Più Stevie Ray Che Jimi Ma Sempre Chris Duarte Group – Blues In The Afterburner

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Chris Duarte Group – Blues In The Afterburner – Blues Bureau/Provogue/Edel              

Se Infinite Energy dello scorso anno segnalava un deciso ritorno in forma per Chris Duarte, questo nuovo Blues In The Afterburner mi sembra il suo migliore in assoluto dai tempi di Texas Sugar/Strat Magick quello che lo aveva segnalato come il migliore contendente per il trono vacante di erede di Stevie Ray Vaughan. Lo so che l’ho già scritto altre volte, ma che volete farci, sono monotono, mi ripeto, anche se questa volta la qualità dell’album giustifica la fiducia. Decimo album della sua discografia (anche se esisterebbe un Chris Duarte & The Bad Boys pubblicato nel 1987 in una tiratura di 1100 copie!) segnala l’uscita del vecchio batterista della formazione, Chris Burroughs e l’utilizzo di due musicisti di studio per la registrazione del disco.

Non si direbbe perché il CD che ne è risultato è quello più coeso e riuscito dai tempi dell’esordio discografico. Duarte in una intervista parla anche di “Americana” per alcuni momenti dell’album ma mi sembra che in effetti il buon Chris abbia alzato il volume della chitarra a 11 e realizzato i suoi migliori assoli a livello discografico in tutti i brani contenuti in questo Blues In The Afterburner che tiene fede al suo titolo e mi sembra nettamente superiore al suo quasi omonimo Afterburner degli ZZTop in ambito Texas Blues.

Pronti:via, Another Man è una partenza sparata nel migliore stile alla SRV con la chitarra di Duarte che comincia a mulinare note e assoli alla grande con la sezione ritmica che ricrea il classico groove ciondolante alla Vaughan (non sarà originale ma suona un gran bene e per vie indirette si risale fino a Jimi). Make Me Feel So Right ha tempi più accelerati, vagamente rock and roll alla Johnny Winter con le mani che scorrono velocissime sul manico della chitarra. Bottle Blues è appunto un torrenziale hard blues texano che avrebbe incontrato l’approvazione di Stevie Ray mentre Milwaukee Blue  nonostante il titolo è  uno di quei brani con derive country/Americana ma sempre con “tiro” da rocker. Hold Back The Tears è una lunga traccia di stampo psichedelic/hendrixiano dove Duarte improvvisa liberamente alla pari con i migliori chitarristi in circolazione. Summer’s Child ha delle sonorità jazz latine più raffinate mentre Searching For you è un ferocissimo hard-rock che non lascia cadere la tensione chitarristica di questo disco che non ha momenti di stanca a differenza di altre sue prove discografiche nel passato, la chitarra rilancia continuamente i suoi temi con verve ed inventiva e una grande tecnica. Grana grossa nei suoni ma finezza nello stile.

Black Clouds Rolling è un fantastico slow blues tra Red House e Texas Flood dove Chris Duarte instilla tutta la sua passione per i due musicisti citati e il risultato ripaga l’ascoltatore appassionato di chitarra. Don’t Cha Drive Me Crazy è un R&R leggerino redento dal solito notevole lavoro della solista. Born To Race è un’altra feroce cavalcata di stampo rock-blues  con il nuovo batterista Aron Haggerty che utilizza il suo miglior groove alla Mitch Mitchell. I’ve Been A Fool è l’altra escursione in territori country che interrompe la tensione emotiva del disco (e non c’entra molto con il resto, ma son ragazzi, del 1963, lasciamoli divertire). Gran finale pirotecnico con lo strumentale jazzato Prairie Jelly dove tutti e tre gli strumentisti improvvisano in piena libertà.

Come dicevo nella recensione dell’album precedente chris%20duarte (sono monotono): per amanti della chitarra! Esce tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.

Bruno Conti

Più Stevie Ray Che Jimi Ma Sempre Chris Duarte Group – Blues In The Afterburnerultima modifica: 2011-09-15T12:17:00+02:00da bruno_conti
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