Michael Fracasso – Saint Monday – Little Fuji Records 2011
Penso che ormai Austin, e più in generale il Texas, si possa considerare il punto di riferimento della scena cantautorale americana. Infatti ai precursori Hancock, Gilmore, Ely, Clark, e il compianto VanZandt, via via si sono aggiunti i vari McMurtry, Earl Keen, Escovedo, e il nostro Michael Fracasso.Fracasso è probabilmente, insieme a Jimmy LaFave, il più grande tesoro nascosto di Austin, e il suo orizzonte musicale e poetico si era già ben delineato con l’esordio di Love & Trust del lontano 1993, seguito due anni dopo dallo splendido When I Lived in The Wild. Nel 1998 sforna World ina Drop of Water, cui segue nel 2001 il bellissimo Live Back to Oklahoma: Live at the Blue Door.APocketful of Rain del 2004 e Red Dog Blues del 2007, sono purtroppo dei lavori meno riusciti, e dopo una breve pausa torna con questo Saint Monday, e dopo un primo e frettoloso ascolto, mi sembra tornato sulla strada giusta.
Michael possiede una voce personale, perennemente attraversata da una vena di tristezza, che si colloca tra Willie Nile e Steve Forbert, ed un approccio sia compositivo che interpretativo temprato nell’amore (musicale) di Dylan. Il risultato comunque è sempre un distintivo talento, ben evidenziato dalle dieci composizioni. tutte a sua firma (unica eccezione una cover di John Lennon), dense di liriche evocative e memorabili melodie. Coinvolti nel progetto sono i validi musicisti che abitualmente lo accompagnano, vale a dire Jim Lewis alle chitarre, George Reiff al basso, Mark Patterson alla batteria, e Patty Griffin “vocals” e gradita ospite in un brano.
L’iniziale While The Night Is Young, racchiude in sé la potenzialità di un grande hit ed un po’ di “airplay” non farebbe certo del male, i “pettyani” non potranno fare a meno di apprezzare Eloise e Little Lover non riesce a catturare l’attenzione. Elizabeth Lee ha delle sonorità particolari in rapporto alle tematiche abituali di Michael, mentre Saint Monday che dà il titolo al lavoro, “love song” triste e malinconica, regala una cascata di emozioni. Ada, Ok con al controcanto la Griffin , è un brano dall’incedere country con Roy Orbison nel cuore, mentre la dolce Broken Souvenirs è un piccolo gioiello elettroacustico. Gypsy Moth non mi entusiasma, mentre la cover di Working Class Hero di Lennon è rilevante (per il sottoscritto la versione migliore rimane quella dei Green Day). Chiude il CD Another Million una sorta di ninna-nanna con piano e voce, che rivela il lato più intimo dell’autore.
Sono ancora in pochi (penso) coloro che conoscono Michele (si proprio Michele dato che nelle sue vene scorre sangue italiano, di Montecassino per la precisione), un artista semplice e sincero, mai invadente, che lascia sempre in evidenza il cuore, lo spirito creativo delle sue canzoni, che vengono offerte nel migliore dei modi, ma sono convinto che la considerazione di chi lo vorrà scoprire, non tarderà ad arrivare. Alla prossima !
Capitolo tre delle mie scelte dell’anno, le riviste “serie” pubblicano almeno 50 dischi per il meglio più le categorie “speciali e quindi sono in linea, proseguiamo…
Blackie And The Rodeo Kings – Kings and Queens
Garland Jeffreys – The King Of In Between
Jonathan Wilson – Gentle Spirit
Ollabelle – Neon Blue Bird
Tom Russell – Mesabi
E questa, forse, è la canzone più bella dell’anno!
Beth Hart Joe Bonamassa – Don’t Explain
Questa nel disco non c’è, ma è talmente bella…
Laura Marling – A Creature I Don’t Know
Anche questo avrei dovuto metterlo nei Top 10, ma purtroppo come dice la parola sono solo dieci! Non ha 21 anni è impossibile, è troppo brava!
JJ Grey & Mofro – Brighter Days
Dirk Hamilton – Thug Of Love Live
The Bridge School Concerts 25th Anniversary Edition
E il triplo DVD concorre come migliore dell’anno nella sua categoria.
Per oggi può bastare, fine della parte tre, segue!
Israel Nash Gripka – Working Class Hero And Other Favorites – CRS Limited Edition
Già due album pubblicati quest’anno da Israel Nash Gripka, ed entrambi molto belli, lo avevano imposto come uno dei personaggi emergenti di questa annata ma evidentemente il fuoco dell’ispirazione non si è ancora spento ed ecco allora questo Working Class Hero And Other Favorites, un Mini Album venduto solo ai concerti e sul sito della Continental Record Services oppure scaricabile in rete come MP3.
Sono solo 7 brani, voce e chitarra acustica, ma è comunque bellissimo, ricco dell’intensità dei “dischi ufficiali” con la voce principale strumento della magia di queste canzoni. Piccoli gioiellini che lo allontanano, stranamente vista la veste acustica, dai paragoni con Neil Young (magari ricco di steroidi) e lo spostano verso uno stile non dissimile dal primo David Gray e da altri cantautori che si ispirano al grande Van Morrison del periodo americano o, si potrebbe dire, Bob Dylan cantato con una voce alla Van Morrison, che mi sembra il maggiore termine di paragone per questo CD.
Le versioni sono tutte eccellenti: a partire da una riscrittura acustica di Basket Case dei Green Day, ho controllato varie volte perché non ci credevo. ma gli autori sono proprio Billie Joe Armstrong, Mike Pritchard, Frank Wright, quindi si tratta proprio di quel brano che si tramuta in una intensa ballata acustica degna del miglior Springsteen di Nebraska oltre che al Van Morrison appena citato. E che dire di una cover bellissima di Chelsea Hotel di Leonard Cohen? Niente, si ascolta e si gode.
Un altro brano che da canzone bella ma normale si trasforma con effetto Cenerentola in una bellissima Principessa è Evening Gown che era uno dei brani migliori di Wandering Spirit l’album solo del 1993 di Mick Jagger, ma qui diventa un brano folk da stream of consciousness, in questo caso “libero cantare”. Ottima anche la versione di Hey Joe che da brano legato indissolubilmente a Jimi Hendrix si riappropria delle proprie radici folk presenti nella versione originale di Billy Roberts.
Ci sono anche due notevoli canzoni di Gripka, non ne avesse già scritte abbastanza, Gin And Pills e Red Dress (già su Barn Doors) che lo confermano come uno dei migliori cantautori delle nuove leve. Ovviamente la ciliegina sulla torta è una grande versione della classica Working Class Hero che rimane uno dei brani più intensi ed impegnati dell’intera opera di John Lennon.
Posso solo aggiungere che Israel Nash Gripka è veramente bravo, perfetto rocker o grande folksinger, quello che trovate è comunque bello, compresa la ristampa europea di pochi mesi fa del suo album del 2009 New York Town. Non potete sbagliare! Questo video di due delle rivelazioni dell’anno insieme lo conferma.
This One’s For Him – A Tribute To Guy Clark” – Icehouse Music 2CD
Di solito non includo i tributi nelle mie classifiche di fine anno, in quanto molto spesso, per quanto riuscito sia il disco in questione, c’è sempre qualche versione palesemente inferiore al brano originale, o qualche artista che c’entra come i cavoli a merenda con il cantante o gruppo oggetto del tributo.
Negli anni ne sono usciti tantissimi, anche più di uno dedicato allo stesso artista, alcuni poco riusciti, altri molto belli, altri imperdibili (cito a memoria Deadicated, in omaggio ai Grateful Dead, Not FadeAway dedicato a Buddy Holly – altro che i due usciti quest’anno! – Beat The Retreat con le canzoni di Richard Thompson, oltre al live tratto dal famoso concerto per Bob Dylan svoltosi a New York nel 1992), e non c’è dubbio che questo This One’s For Him, che ha per oggetto le canzoni del grande GuyClark rientri nella categoria imperdibili.
Se leggete questo Blog saprete certo chi è Clark: texano, uno dei maggiori songwriters d’America (in Texas è considerato al pari di Townes Van Zandt, ed un gradino più su anche di una leggenda vivente come Willie Nelson), è uno che non ha mai sbagliato un colpo. Schivo, riservato, quasi ombroso, è una vera fonte di ispirazione continua per i nostri cantautori preferiti, e non solo texani; in quasi quarant’anni di carriera ha pubblicato solo una quindicina di album, ma tutti di assoluto livello (Old No. 1, il suo esordio del 1975, è uno dei massimi capolavori del cantautorato mondiale, ma tra i suo dischi più validi citerei anche The South Coast Of Texas, Better Days, Boats To Build, Dublin Blues, Workbench Songs e lo stupendo live di pochi mesi fa, Songs &Stories,ma consiglio caldamente anche tutti gli altri che non ho nominato).
Oggi, direi finalmente, viene pubblicato questo sontuoso tributo, curato dal bravo Shawn Camp, in collaborazione con Verlon Thompson (chitarrista, è il leader della touring band di Guy, oltre che suo abituale collaboratore): due CD, trenta canzoni, con una serie incredibile, e credo irripetibile, di musicisti coinvolti, la crema del Texas (e non solo). Joe Ely, Steve Earle, Willie Nelson, Lyle Lovett, Terry Allen, Kris Kristofferson, Rodney Crowell, John Prine e molti altri (li scoprirete man mano che parlerò del disco), il tutto con una house band alle spalle (che rende il lavoro ancora più unitario) guidata da Camp e Thompson, con calibri come Lloyd Maines, Glenn Fukunaga e GlennWorf in session, gente che suosuonerebbe bene anche con una coperta sulla testa. Non manca nessuno, forse solo Michelle Shocked (per dire una che ha sempre dichiarato il suo amore per Clark), ma non è che negli ultimi anni Michelle abbia fatto molto per far sì che qualcuno si ricordasse di lei… In breve, una goduria: purtroppo il disco non è di reperibilità facilissima (e la versione con la prima copertina credo sia già esaurita, ora circola la seconda versione con sulla cover una foto anni settanta di Guy e della moglie Susannah), ma con un po’ di tenacia lo trovate, e ne vale la pena.
Apre Rodney Crowell con That Old Time Feeling, che inizia per voce e chitarra, poi entra di soppiatto il resto della band: un’ottima resa di una canzone molto bella, ma Crowell (quotatissimo songwriter a sua volta) non lo scopriamo certo oggi. Lyle Lovett si cimenta con Anyhow, I Love You, una slow country song con il pianoforte in evidenza (l’ottimo Matt Rollings, Lyle è l’unico ad usare membri della sua band, ed il risultato gli dà ragione): Lovett canta con la sua solita voce quasi indolente e riesce a farla sua con la consueta classe. Ho sempre reputato Shawn Colvin una brava artista che raramente è riuscita ad esprimere il suo potenziale, ma con All He Want Is You posso dire che riesce a centrare il bersaglio: atmosfera leggermente western, interpretazione intensa e sentita. Shawn Camp (ma allora Shawn è un nome da donna o da uomo?) si prende i riflettori per una splendida Homeless, una delle canzoni più toccanti di Clark, resa in maniera magistrale: una delle gemme più preziose del doppio dischetto. Reputo Ron Sexsmith abbastanza lontano dal mondo di Guy Clark, ma qui non sfigura affatto con la sua versione di Broken Hearted People (se l’è scelta bella il buon Ron…ma ha mai scritto canzoni brutte Clark?). Rosanne Cash è brava e lo sappiamo, e Better Days è perfetta per le sue corde vocali; Desperados Waiting For A Train non ha bisogno di presentazioni, è a mio parere la canzone più bella mai scritta da Clark, ed una delle più belle in assoluto degli anni settanta: vi dico solo che la fa Willie Nelson e non aggiungo altro. Pelle d’oca, e d’altronde il buon WIllie saprebbe rivitalizzare anche il songbook di Britney Spears.
Rosie Flores ci regala un’interpretazione bluesata e discretamente elettrica di Baby Took A Limo ToMemphis, piena di grinta e texana nel profondo; Kevin Welch è uno dei miei texani preferiti, lo seguo fin dal suo esordio omonimo ancora country-oriented di una ventina di anni fa e non mi ha mai tradito (ed il mio Fattore C mi ha anche portato una volta ad averlo come vicino di posto su di un volo Milano-Atlanta, e ho scoperto una persona semplice, gentile e squisita – impagabile la sua espressione facciale quando ho mostrato di conoscerlo a menadito!): Magdalene è eseguita con il suo solito feeling, e con la sua tipica voce espressiva, che migliora con l’età. Non male Suzy Bogguss con Instant Coffee Blues, grande Ray Wylie Hubbard con la divertente Homegrown Tomatoes, brano che rivela anche una vena umoristica in Clark (come se da noi DeGregori cantasse i pregi del basilico fresco coltivato sul balcone di casa).; Bravino John Townes Van Zandt II (rifà Let Him Roll), ma non è facile essere il figlio di Townes, bravissimo il grande Ramblin’ Jack Elliott, uno che emette carisma solo quando apre bocca, con il western tune The Guitar: classe pura. James McMurtry non cambia stile neanche se gli spari, e quindi anche Cold Dog Soup è trattata alla maniera di un Lou Reed made in Texas, mentre Hayes Carll si dimostra uno dei giovani più interessanti in circolazione,con un’ottima versione di WorryB Gone.
E questo è solo il primo CD: tirate il fiato che comincio con il secondo. Joe Ely è un altro che comprerei anche se facesse un disco intitolato Joe Ely sings the yellow pages shaving himself under the shower: Dublin Blues sembra una canzone sua, passo lento ed epico, solita grande voce e feeling a grappoli. Magnolia Wind è un duetto tra John Prine ed Emmylou Harris (per la serie: due grandi al prezzo di uno), un brano toccante ed intenso, reso ancora più bello dalla voce espressiva (e un po’ invecchiata) di John e da quella sempre cristallina di Emmylou. Il tris d’assi con cui si apre il secondo CD si completa con Steve Earle, che ci regala un’ottima The Last Gunfighter Ballad, scarna e spoglia ma ricca di pathos, con una melodia di fondo quasi dylaniana (se è vero che His Bobness ha influenzato tutti i cantautori venuti dopo di lui, allora vale anche un po’ per Clark). Verlon Thompson sceglie AllThrough Throwin’ Good Love After Bad (titoli facili mai), e così come Shawn Camp sul primo CD, piazza una delle zampate migliori (giocano in casa…): un delizioso brano country & western, che Verlon rilascia in perfetta linea con lo stile del suo autore.
Pensavo che The Dark fosse più adatta ad un’interpretazione maschile, ma Terri Hendrix mi smentisce e piazza una performance da brividi, del tutto inattesa; la splendida L.A. Freeway è una delle più note di Guy, ed a Radney Foster basta riprenderla con assoluta fedeltà per fare un figurone. Brava Patty Griffin con The Cape, bravissimo come sempre il grande Kris Kristofferson con l’intensa Hemingway’s Whiskey, un’altra song che sembra uscita più dalla penna di Kris che da quella di Clark. Gary Nicholson, Darrell Scott e Tim O’Brien ci regalano una mossa e swingata TexasCookin’, mentre Jack Ingram si prende una delle più belle, cioè Stuff That Works, e fornisce una prova da manuale, con un’interpretazione decisamente dylaniana (sentire per credere). Randall Knife è una delle canzoni più personali e toccanti di Clark (è dedicata a suo padre), e Vince Gill non sfarfalleggia come gli capita di fare ogni tanto, ma mostra grande rispetto per la versione originale: ottima prova. Ho sempre pensato che il bravo Robert Earl Keen fosse una sorta di “figlio illegittimo” di Guy Clark, e Texas 1947 ne è la riprova: fluida, discorsiva e coinvolgente, si trasforma nella seconda parte in un bluegrass texano, polveroso ed arso dal sole. Perfino Terry Allen esce dal suo prolungato ritiro per farci sentire ancora la sua voce, e dimostra di non aver perso lo smalto: Old Friends è un’autentica perla, con la voce stagionata di Terry che dispensa emozioni a piene mani. A quando un disco nuovo, Terry?; Il doppio album si chiude con The Trishas (una discreta She Ain’t Goin’ Nowhere) e con l’ultima sorpresa, cioè il grande Jerry Jeff Walker che walkereggia con My Favorite Picture OfYou, facendola sua al 100%.
So di essermi dilungato un pochino, ma penso che uno come Guy Clark si meriti qualche parola in più: se vi ho convinto…buona ricerca! Personalmente, parlandone mi è venuta voglia di riascoltarlo…
La prima lista dei migliori del 2011, quella “ufficiale” dei canonici 10 che poi apparirà anche sul Buscadero l’ho pubblicata i-migliori-dischi-del-2011-un-anno-di-musica.html, ma come promesso o minacciato mi ero riservato di ampliarla con tutto il resto che mi è piaciuto musicalmente in questo anno che sta per finire. Dopo aver partorito quella lista in seguito a lunghe “agonie” subito me ne sono venuti in mente a decine altri che avrebbero meritato (aiutato dal mio “collega” che vedete ad inizio Post) e in qualità di “duce unico”, amministratore e compilatore del Blog ve le sparo giù, magari a rate, tenendo a parte le categorie Box, Ristampe e Outsiders, e senza dimenticarmi della promessa di pubblicare il meglio delle varie riviste di settore. L’avvertenza è anche quella di non fare dei Post troppo lunghi (per quanto graditi da chi legge) e di non caricare troppi video e immagini che rendono la pagina “pesante” per chi non ha una buona connesione Internet, quindi cerco di dividere il “Best Of the Rest” magari in ordine cronologico come si è presentato durante l’anno, partiamo. Ah, dimenticavo, ringrazio e apprezzo complimenti ma anche eventuali critiche che appaiono nei Commenti, leggo tutto anche se non sempre rispondo e vi rinnovo l’offerta se volete pubblicare i vostri “migliori dell’anno” nell’ambito musicale.
Il primo disco molto bello dell’anno, e che avrei inserito tra i Top 10, è stato quello degli Over The Rhine The Long Surrender…
Gregg Allman – Low Country Blues
Sean Rowe – Magic
North Mississippi Allstars – Keys To Kingdom
Amos Lee – Mission Bell
Brandi Carlile – Live At Benaroya Hall
Paul Simon – So Beautiful Or So What (Collector’s Edition), così ne approfitto per ricordarvi questa ulteriore versione doppia, dopo la normale e la Deluxe uscite ad Aprile, a metà Novembre è uscita un ulteriore versione con un DVD con 5 brani registrati dal vivo alla Webster Hall di New York con So Beautiful or So What,” “Dazzing Blue,” “The Afterlife,” “Mother and Child Reunion,” e “Slip Slidin’ Away.” E che caspita!, non si può comprare 18 volte lo stesso disco! O sì?
David Bromberg – Use Me
Dave Alvin – Eleven Eleven
Questo però nei migliori dieci lo dovevo mettere! Se volete potete considerare questo Post anche come un “consiglio per gli acquisti natalizi” o come quelle compilations che una volta si facevano in cassetta e poi in CD e ora sull’Ipod, il piacere di consigliare agli amici!
Zachary Richard – Some Day – Live at The Montreal Jazz Festival – DVD
Quest’anno il Natale per il sottoscritto è arrivato in anticipo. Grazie al meritevole interessamento del titolare di questo “blog” (il mio amico Bruno), sono entrato in possesso di questo introvabile Concerto, registrato nel 2009 nell’ambito del Festival International de Jazz de Montreal, di uno degli artisti più importanti della Louisiana, che risponde al nome di Zachary Richard. Nato a Scott nel 1950, Zachary fin da giovane rimane influenzato dalla musica tradizionale del luogo, impara a suonare piano e chitarra e in seguito si accosta alla fisarmonica. Dopo l’università diventa musicista, e dal 1975 si sposta a vivere in Canada dove comincia ad incidere dischi. Bayou de Mystères del 1976 lo vede esordire brillantemente, l’anno seguente incide l’acclamato Mardi Gras (considerato da molti critici il miglior lavoro del primo periodo), nel 1978 è la volta di Migration, disco d’oro in Canada, e Allons Danser del 1979 e il doppio Live in Montreal (con Sonny Landreth alla chitarra solista), chiude un quinquennio decisamente positivo.
In seguito la sua creatività subisce un rallentamento in quanto Vent D’Eté del 1981 è discreto, mentre Zach Attack del 1984 registrato a Parigi non è esaltante. Dopo un doppio antologico Looking Back del 1987, inizia ad incidere per la Rounder (mitica etichetta del Massachussetts), e Zach’s bon ton e Mardi gras Mambo gli aprono finalmente le porte del mercato americano. Women in the Room del 1990 è un gran bel disco, passano due anni e Zach si rimette in pista con Snake Bite Love, probabilmente il migliore del secondo periodo, che si chiude con l’ottimo CapEnragè del 1996, distribuito dalla nostra I.R.D. Dopo una doppia antologia Travailler c’est Trop Dur del periodo 1976-1999 (dal titolo vagamente ambiguo), Richard abbraccia la lingua francese “tout court” e dopo Cap Enragè, sforna una “triade” di capolavori che parte da Coeur Fidèle del 2000, cui fa seguito Lumière Dans Le Noir del 2007, per chiudere il cerchio con l’immancabile Last Kiss del 2009.
La band che lo accompagna sul palco di Montreal vede nelle sue file musicisti poco conosciuti ma bravissimi quali David Torkanowsky al piano, Shane Theriot alle chitarre, Paul Picard alle percussioni, Yolanda Robinson ai cori, oltre al nostro Zach chitarra acustica e fisarmonica, per un suono denso di umori, ricco di invenzioni, di brani universali con accenti zydeco, cajun,. Rhythm and Blues, etc. Ogni brano delle 21 canzoni qui presentate è suonato in versioni insolite, con nuovi arrangiamenti per meglio catturare l’atmosfera “live”, con assoli di armonica dello stesso ZacharyRichard (suona anche la fisarmonica naturalmente).
L’inizio del concerto è volutamente in versione acustica con Dansé e Petit Codiac, seguita dopo una breve presentazione della formazione, da Last Kiss tratta da uno degli album più recenti, e il brano seguente non poteva che essere One Kiss per dare un senso compiuto all’argomento. No French, noMore uno dei successi del primo periodo viene eseguita in modo sommesso da Zach, mentre la seguente La Ballade de Dl-8-153 con armonica d’ordinanza, è prettamente in versione “bluesy”. Il ritmo si alza con una Snake Bite Love impreziosita dal controcanto di Yolanda, come nella seguente e delicata Au Bord de Lac Bijou. Una pianistica The Ballad of C.C.Boudreaux introduce un “trittico” di brani spettacolari, con una Some Day in versione “soul” con la voce della Robinson degna della tradizione delle cantanti di “colore”, per finire con una Sweet Daniel lenta e struggente, con un buon assolo di chitarra elettrica. Si riparte con O’Jesus ( brano che ricorda il genocidio del Rwanda) in versione “rap-blues”, mentre Filè Gumbo introdotta da un assolo di armonica è segnatamente in stile “honky-tonky”.
Arriva a sorpresa l’unica cover della serata, uno dei capolavori di Robbie Robertson, una meravigliosa Acadian Driftwood tutta giocata in duetto tra Zach e Yolanda (nel disco in studio c’era Celine Dion), mentre The Levee Broke è una ballata acustica di un certo respiro che racconta del dramma dell’uragano Katrina e dell’alluvione a New Orleans. Dancing at Double D’s e Crawfish sono brani che il songwriter della Louisiana ci ha fatto conoscere e amare, la musica “cajun” della sua terra natia. Ci si avvia alla fine con delle canzoni d’amore, come la splendida Cotè Blanche Bay, seguita dalle delicate Je Voundrais Aimer e La Promesse Cassè, per chiudere con uno dei brani più belli della suo immenso bagaglio musicale La Ballade de Jean Batailleur, una ballata di grande respiro, dalla melodia avvolgente, rifatta in modo “roots” con una notevole sofferta interpretazione vocale di Zach. Eterna.
Zachary Richard è un personaggio che mi è molto caro, un musicista che ha vissuto parecchio anche in Canada (nella regione del Quebec), che ha acquistato nel tempo sempre più il ruolo di paladino della tradizione culturale francofona del nord America, che ha tentato di proporsi in due lingue, il francese e l’inglese, cercando di mettere a contatto due mondi, dalle vicende storiche profondamente diverse. Questo è un DVD “per gli amanti della musica” come dice lo stesso Richard in perfetto italiano alla fine di un brano, non è di facile reperibilità, ma se vi sbattete un po’ si può trovare, e allora passerete un Buon Natale, con i miei migliori Auguri.
Lance Lopez – Handmade Music (Ltd. Edit.) – MIG Made in Germany
Il nostro amico Lance Lopez, di cui mi ero già occupato lo scorso anno in occasione dell’uscita del CD Salvation From Sundown che conteneva anche un bel DVD registrato al Rockpalast lance%20lopez, fa dell’onesto rock-blues, che mischia lo stile del Texas divenuto sua terra di elezione, con il rock “energico” dei grandi chitarristi inglesi ed in particolare della triade Clapton-Beck & Page. Quindi cosa ottenete se unite il southern rock-blues degli ZZ Top al suono di Stevie Ray Vaughan e Johnny Winter, ci spalmate una abbondantissima dose di Jimi Hendrix (il suo vero idolo assoluto) affidate il tutto alle abili mani di Jim Gaines il suo produttore di fiducia (quello di Santana, Steve Miller Band,Thorogood, il John Lee Hooker di The Healer), poi vi recate a registrare nei leggendari ArdentStudios di Memphis (per Lopez il luogo dove gli ZZ Top hanno registrato Sharp Dressed Man, ThorogoodBad To the Bone e Jimmy Page ha mixato Led Zeppelin III)?
Probabilmente otterrete questo Handmade Music che unisce il boogie fervido del trio texano nell’iniziale Come Back Home cantato con una voce rauca e ruvida che mi ha ricordato, non so perché, forse a causa di una somiglianza non fortuita, il Popa Chubby più ruspante. Sound e assoli di chitarra di gran fattura che ritornano anche nella successiva Hard Time e poi si stemperano in una gustosa hard rock ballad di notevole appeal come Let Go dove chitarre acustiche e organo e la produzione professionale di Gaines allargano lo spettro sonoro del disco. Visto che il trucco ha funzionato una volta viene ripetuto, con successo, anche nella successiva Dream Away, un altro ottimo esempio di lunga ballata in crescendo che proviene dal miglior southern rock d’annata. Ma lo stile preferito è quel rock-blues intriso di boogie con una solida sezione ritmica nelle mani del bassista Chris Gipson e del batterista JimmyDereta, di solito lo chiamiamo power trio e non ci si sbaglia mai, non sarà originale, sentito mille volte, ma se ci affidiamo a un buon manico come Lance Lopez e con una produzione professionale nelle mani di Gaines, brani come Get Out and Walk e Your Love hano un perché, specialmente se uno apprezza il genere.
Non sempre tutto funziona, Travelling Riverside Blues sarà pure il famoso brano di Robert Johnson che suonavano anche gli Zeppelin ad inizio carriera, ma in questa versione abbastanza anonima potrebbe essere Crossroads o Walkin’ Blues, il riff più o meno è quello. Letters con il suo organo aggiunto ed una maggiore verve, potrebbe essere un pezzo d’annata della Steve Miller Band o di Clapton, niente di trascendentale fino all’orgia hendrixiana di wah-wah nella parte centrale che ci rende il sorriso. Non male anche l’ottimo strumentale Vaya Con Dios dove si lavora molto di toni e di finezza sulla chitarra con Lopez che mette di nuovo in mostra le sue indubbie qualità tecniche. E che dire della cover di Black Cat Moan il celebre brano di Don Nix che faceva il suo bel figurone nell’album di Beck, Bogert & Appice? Fa la sua “porca figura” anche in questo Handmade Music come un dovuto omaggio al Jeff Beck rocker! Le due tracce bonus alla fine (nella versione limited da 12 pezzi) sono una leggera ma piacevole versione di Can(t) You Feel It? un brano scritto dallo scomparso DanHartman ma lo faceva anche, se non ricordo male (ho controllato, c’è), Johnny Winter in Still AliveAnd Well e proprio in Zona Cesarini un gagliardo slow blues Lowdown Ways che ritorna alle radici della musica di Lance Lopez e chiude in gloria quello che si può definire un buon album, nel suo genere, ovvero file under blues-rock!
Una curiosità finale: chissà se nel tour con Winter sfoggia ancora quel bel completino alla Zorro che aveva nel filmato del Rockpalast?
Questo è il meglio del 2011 secondo i gusti di Marco Verdi, altro collaboratore del Blog, con annessi e connessi, quisquiglie e pinzillacchere, ecco qua, come al solito ho inserito qualche video e copertina!
Bruno Conti
I DIECI DISCHI DELL’ANNO:
THE DECEMBERISTS: The King Is Dead
THE LOW ANTHEM: Smart Flesh
FLEET FOXES: Helplessness Blues
WILLIE NELSON: Remember Me, Vol. 1
BRANDI CARLILE: Live At Benaroya Hall
WARREN HAYNES: Man In Motion
CHRIS ISAAK: Beyond The Sun
STONEWHEEL: Feel Like Yesterday
VV.AA: This One’s For Him: A Tribute To Guy Clark
RYAN ADAMS: Ashes & Fire
QUELLI CHE…PER UN PELO (o come si diceva una volta, i “dischi caldi”):
LOU REED & METALLICA: Lulu
MARIANNE FAITHFULL: Horses And High Heels
JUNE TABOR & OYSTERBAND: Ragged Kingdom
NORTH MISSISSIPPI ALL STARS: Key To The Kingdom
GEORGE THOROGOOD: 2120 South Michigan Avenue
TOM RUSSELL: Mesabi
DAVID BROMBERG: Use Me
NEIL YOUNG: A Treasure
GREGG ALLMAN: Low Country Blues
RISTAMPE DELL’ANNO:
THE BEACH BOYS: Smile
THE WHO: Quadreophenia
THE ROLLING STONES: Some Girls Deluxe
DVD DELL’ANNO:
GEORGE HARRISON: Living In The Material World, by Martin Scorsese
CANZONI DELL’ANNO:
“Apothecary Love” dei Low Anthem
“The Love That Faded” di Bob Dylan
(NDB, in effetti erano 500 anni che Bob Dylan non cantava così bene!).
DELUSIONI DELL’ANNO:
I due tributi a BUDDY HOLLY
ROBBIE ROBERTSON: How To Become Clairvoyant
BUDDY MILLER: The Majestic Silver Strings
PREMIO “SOLA” 2011:
Le ristampe dei QUEEN
Marco Verdi
P.S. Devo dire che il Live At Benaroya Hall di Brandi Carlile non è piaciuto solo a me. A parte un altro collaboratore del Buscadero è piaciuto a molti. E nelle mie prossime liste aggiunte dei migliori lo troverete.
Questa è l’ultima lista dell’anno, poi salvo ripensamenti e qualche “dimenticanza” la rubrica della Novità dovrebbe andare in pensione fino all’inizio del prossimo 2012. Ma prima…
Come già annunciato oltre al Queen 40, nella sua campagna di ristampe la Universal chiude col botto: quel manufatto che vedete qui sopra si chiama Live At Wembley Roadie Box Super Deluxe Package e contiene:
DOPPIO CD E DOPPIO DVD – REPLICA DEI BIGLIETTI E VIP PASS DEL CONCERTO – POSTER WEMBLEY SHOW – 1986 TOUR MAP – SCIARPA ”FRIENDS WILL BE FRIENDS” – PUPAZZO GONFIABILE DI FREDDY MERCURY – CAMICIA QUEEN VINTAGE HAWAIANA – BOX NUMERATO
Il tutto “solo” per poco di più di 150 euro. Se però avete qualche soldo in più da investire in un bel regalo (direi circa il doppio) potete rivolgervi al Queen Orb (Usb) ovverosia tutto quello che avreste dovuto avere dei Queen in una chiavetta USB:
TUTTI GLI ALBUM IN STUDIO DEI QUEEN – AUDIO CON FILE DIGITALI FLAC IN ALTA DEFINIZIONE ED MP3, COMPATIBILI SIA CON PC CHE MAC – LA CHIAVETTA USB E’ CONTENUTA IN UN CIONDOLO PLACCATO ORO – VELVET BOX SET -BOX NUMERATO
Se però avete più o meno gli stessi soldi ma altre preferenze musicali martedì 13 dicembre vi potrete precipitare ad acquistare Elvis Costello & The Imposters The return Of The Spectacular Spinning Songbook e giocare alla Ruota della Fortuna nelle feste natalizie. Se invece preferite seguire il consiglio dello stesso Elvis e non acquistare questo cofanetto il prossimo anno il CD e il DVD dei concerti al Wiltern Theatre di Los Angeles dello scorso maggio saranno disponibili anche sciolti.
Sempre a proposito di cofanetti se avete comprato la Super o Uber Deluxe Edition di Achtung Baby degli U2 vi sarete accorti che conteneva (tra l’altro) un DVD inedito appositamente girato per l’occasione intitolato From The Sky Down. Ebbene sì, ora la Mercury/Universal lo pubblicherà, sempre il 13 dicembre, anche in edizione Blu-Ray con circa 50 minuti extra. Ma il problema per i fans è che ad entrambe le edizioni è stato aggiunto del materiale in più girato alla presentazione del film al Festival di Toronto, con intervista integrale e tre videoclip acustici. Secondo quello che riporta il comunicato stampa della casa. Siete contenti?
Oltre a quello dell’opera omnia dei Be Bop Deluxe di cui vi parlavo mesi orsono ora esce anche questo The Practice Of Everyday Life: Celebrating 40 Years Of Recordings dedicato sempre a Bill Nelson. Si tratta di un cofanetto di 8 CD con il meglio della sua carriera solista, dei Be Bop Deluxe e dei Red Noise con più di 150 brani che illustrano 40 anni di carriera, dal 1971 al 2011, con 11 inediti, due BBC Radio One Sessions del 1981 e 1983 e un bel libro di 68 pagine che completa l’opera, l’etichetta è la Cocteau e dovrebbe costare tra i 60 e gli 80 euro.
Ultimo cofanetto, quello più numeroso come CD compresi, si chiama Manfred Mann’s Earth Band 40TH Anniversary Box Set e contiene in 21 CD tutta la discografia del grande gruppo inglese e la solita cifra di inediti. L’etichetta che pubblica (solo import come per Bill Nelson) è la Creature Music. Qui si superano abbondantemente i 150 euro però avete tutti gli album del gruppo:
Manfred Mann’s Earth Band,Glorified Magnified,Messin,Solar Fire,The Good Earth,Nightingales And Bombers,The Roaring Silence,Watch,Angel Station,Chance,Somewhere In Africa,Live In Budapest,Criminal Tango,Masque,Manfred Mann’s Plains Music,Soft Vengeance,Mann Alive(2-cd -Gatefold Sleeve),2006,Live In Ersingen 2011,Leftovers.
Compreso quel Live In Ersingen 2011 registrato appositamente per il cofanetto il 22 di luglio di quest’anno. La loro versione di Blinded By The Light mi è sempre piaciuta un casino!
Ultime uscite che in qualche paese erano già state pubblicate e in altri no, per sicurezza citiamo anche questi. Charlotte Gainsbourg pubblica questo Stage Whisper per la Wea/Elektra. Si tratta di un cofanetto a tiratura limitata con 1 CD con otto brani nuovi incisi per l’occasione, 1 CD dal vivo con 11 brani e 1 DVD con 16 brani per oltre un’ora di musica. Non so quanto sia facile da reperire. Dovrebbe uscire anche una versione solo con i 2 CD, credo. Notare che tutto dura poco più di 66 minuti e quindi ci stava comodamente in un compact solo.
Il grande Roger Chapman (che solo per essere stato la voce solista dei Family si merita un posto imperituro nella storia della musica rock) pubblica un ennesimo CD dal vivo con i suoi Shortlist. Si chiama Maybe The Last Time Live e, forse, potrebbe essere il suo ultimo disco in concerto. Etichetta Hypertension. E se vi ricorda Peter Gabriel non è un caso, ma è il contrario!
Il disco Scala & Kolacny Brothers in molti paesi è uscito da diversi mesi ma a seconda del paese si aggiungono brani dedicati a cantanti locali. Come molti sapranno si tratta di un coro femminile belga diretto ed accompagnato dai due fratelli Kolacny che si dedica a rivisitare brani famosi (e qualche loro composizione). Hanno già pubblicato una decina di album nella loro carriera e questo ultimo è entrato anche nelle classifiche di vendita italiane.
Una volta ogni tanto rispolvero il mio “amico Numero Uno” per questa rubrica. Questo è l’elenco “corposo” di uno dei collaboratori del Blog, Tino Montanari, che come si desume dal titolo del Post è originario di Pavia e dintorni. Nei prossimi giorni arriveranno quello di Marco Verdi (che sta studiando), gli aggiornamenti, ampliamenti e appronfondimenti delle mie liste e il meglio di quello che arriva dal mondo. Una prima notazione al volo desunta dalle riviste musicali inglesi, settimanali e mensili, è una sorta di plebiscito per Let England Shake di PJ Harvey che vince nel Regno Unito in tre giornali su quattro. Non mi era sembrato un disco così straordinario, bello però… ma visto che nei prossimi giorni, il 13 dicembre, esce il più volte rimandato DVD dallo stesso titolo o meglio Let England Shake: 12 Short Film By Seamus Murphy che contiene tutti i dodici brani dell’album trasformati in video con l’aggiunta di un 13°, una versione live di England in solitaria, mi riprometto di riascoltarlo e approfondire con un Post ad hoc.
Nel frattempo vogliate gradire la lista del buon Tino, con qualche copertina e video inserito per insaporire il menu (quelli che non erano già apparsi nel Blog):
The Best of 2011
ALBUM FOLK – June Tabor & Oysterband – Ragged Kingdom ALBUM BLUES – Trampled Under Foot – Wrong Side of the Blues ALBUM COUNTRY – Jackson Taylor & The Sinners – Let the Bad Times Roll
ALBUM SOUL – Sharon Lewis & Texas Fire – The Real Deal
ALBUM ITALIANO – Luigi Maieron – Vino, Tabacco e Cielo
RISTAMPA – Richard Thompson – Live at The BBC SOUNDTRACKS – Rita Chiarelli – Music from the Big House
ERIC ANDERSEN – The Cologne Concert SEAN ROWE – Magic OVER THE RHINE – The Long Surrender
BRANDI CARLILE – Live At Benaroya Hall DIRK HAMILTON – Thug of Love Live WHISKEY MYERS – Firewater DANNY CLICK – Life Is a Good Place ROMI MAYES – Lucky Tonight
ANNA CALVI – Anna Calvi
TOM RUSSELL – Mesabi JONATHAN WILSON – Gentle Spirit
RYAN ADAMS – Ashes & Fire KENNETH BRIAN BAND – Welcome To Alabama JOE BONAMASSA & BETH HART – Dont’ Explain THE HORRIBLE CROWES – Elsie ISRAEL NASH GRIPKA – Barn Doors Spring Tour – Live in Holland JAMES MADDOCK – Live at Rockwood Music Hall DECEMBERISTS – The King is Dead RUTHIE FOSTER – Live at Antone’s CHUCK RAGAN – Covering Ground
JOSHUA BLACK WILKINS & THE FORTY VOLTS – While You Wait JJ GREY & MOFRO – Brighter Days
WALKABOUTS – Travels in the Dustland
Tino Montanari
Si è un po’ allargato come numero di scelte, ma va benissimo, perché come dice il famoso detto latino “melius abundare quam deficere”, questo per l’angolo della cultura e poi avevo detto io di abbondare pure senza problemi, sempre in considerazione della politica del Blog, “più è lungo e più piace”, ovviamente il Post, cosa avevate pensato!?