Novità Di Gennaio Ultima Parte! Tre Che Erano Sfuggiti. Eric Bibb, Laurie Morvan Band, The Refugees

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Somo tre uscite “piccine, piccine” ma se non se ne parla in un Blog di e per “Carbonari” della musica non sarebbero molti quelli che si occuperebbero di questi tre CD. Cominciamo con il segnalarne l’uscita, magari poi anche un approfondimento specifico non è escluso, sempre tempo permettendo.

Eric Bibb uno ne pensa e cento ne fa: tre nel 2011, tra cui un live, e sono tutti belli. Il 2012 inizia con questo Deeper In The Well, che oltre al suo magico folk-blues cantato con quella bellissima voce che si ritrova, si arricchisce di profumi della Louisiana, di gospel, di zydeco e di cajun come nella sorprendente cover di The Times They Are-A-Changin’. Etichetta Dixiefrog, è uscito in questi giorni.

Il nuovo album delle Refugees si chiama Three anche se è il loro secondo album (forse perché sono in tre?). Per chi non le conoscesse sono tre delle migliori cantautrici americane diciamo di “culto”, ovvero Wendy Waldman, che produce anche il tutto ed era stata una delle più brave cantanti (ed autrici) americane degli anni ’70 con Linda Ronstadt e Karla Bonoff. Insieme a Kenny Edwards e Andrew Gold (andrew%20gold) aveva fatto parte anche dei Bryndle. Le altre due sono Deborah Holland (tra l’altro, ex cantante degli Animal Logic con Stanley Clarke e Stewart Copeland) e Cindy Bullens (cindy%20bullens), altra “presenza” in questo Blog. Inutile dire che le tre sono molte brave e sono state presentate anche come una sorta di versione femminile di C S & N. Etichetta Wabuho Records (?!?) come il precedente Unbound, ma, stranamente, è già disponibile anche in Italia in questi giorni. Per questo album recensione sicura.

Per finire, una mia “cliente” personale sul Buscadero, della Laurie Morvan Band avevo recensito il precedente Fire It Up vincitore del Blues Foundation Award per il 2010 (ma pubblicato nel 2009). E vi posso assicurare che la “ragazza” ha una gran voce, potente ed espressiva, e suona la chitarra come pochi colleghi maschi si possono vantare di fare. Tra blues, rock, funky e soul, il nuovo CD si chiama Breathe Deep ed esce per la Screaming Lizard Records.

Dove vado a prenderli? Non lo so, ma vi assicuro che non me li invento, esistono e sono belli.

Come mi piace dire sempre…e la ricerca continua!

Bruno Conti

Che Delusione! Parziale E Futura, Ma Pur Sempre Delusione. Roxy Music – The Complete Studio Recordings 1972-1982

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Roxy Music – The Complete Studio Recordings 1972-1982 – Virgin/EG Records – 02-04-2012

In questo 2012 si festeggiano anche i 40 anni di carriera discografica dei Roxy Music e quindi quale migliore occasione per pubblicare un bel Box retrospettivo sulla carriera di Bryan Ferry, Brian Eno (solo nei primi due album), Andy Mackay, Phil Manzanera, Paul Thompson e Graham Simpson (nella foto e nella prima formazione); poi sarebbero transitati vari altri membri nella formazione, tra cui i più importanti sono stati Eddie Jobson e John Gustafson.

Questo cofanetto: 8 CD + 4 DVD esce a quasi 17 anni dal precedente Thrill Of It All pubblicato a fine 1995. Chissà quanti tesori inesplorati avranno trovato nei loro archivi? Niente! Praticamente ci sono gli otto album di studio e alla fine di ciascuno sono stati inseriti i brani che all’epoca era usciti come 45 giri, lati A e B e qualche remix. Le stesse cose all’incirca che apparivano nel quarto dischetto del cofanetto appena citato. Se poi consideriamo che i quattro DVD sono audio e quindi contengono solo gli album in versione per audiofili capite perché parlo di delusione. Senza dimenticare che erano uscite anche delle belle versioni degli album in mini-CD Vinyl Replicas. Se non uscisse il 2 aprile avrei pensato ad uno scherzo. Il tutto naturalmente, visti i contenuti, immagino costerà una cifra. E per aggiungere probabile “danno alla beffa” sono previste altre pubblicazioni nel corso dell’anno per festeggiare l’evento (saranno lì gli inediti). Per il momento questa è la lista completa:

TRACKLISTING

CD1: Roxy Music

1. Re-make/Re-model

2. Ladytron

3. If There Is Something

4. 2HB

5. The Bob (Medley)

6. Chance Meeting

7. Would You Believe?

8. Sea Breezes

9. Bitters End

Bonus Tracks:

10. Virginia Plain

11. The Numberer

CD2: For Your Pleasure

1. Do The Strand

2. Beauty Queen

3. Strictly Confidential

4. Editions Of You

5. In Every Dream Home A Heartache

6. The Bogus Man

7. Grey Lagoons

8. For Your Pleasure

Bonus Tracks:

9. Pyjamarama (Island Mix)

10. Pyjamarama (Polydor Mix)

11. The Pride And The Pain

12. Do The Strand (USA 7” Mix 3:19) **never been available on CD before**

CD3: Stranded

1. Street Life

2. Just Like You

3. Amazona

4. Psalm

5. Serenade

6. A Song For Europe

7. Mother Of Pearl

8. Sunset

Bonus Track:

9. Hula Kula

 

CD4: Country Life

1. The Thrill Of It All

2. Three And Nine

3. All I Want Is You

4. Out Of The Blue

5. If It Takes All Night

6. Bitter Sweet

7. Triptych

8. Casanova

9. A Really Good Time

10. Prairie Rose

Bonus Tracks:

11. The Thrill Of It All – 1977 Greatest Hits Edit (4’20) ) **never been available on CD before**

12. Your Application’s Failed

13. The Thrill Of It All (USA 7” Mix 3:20) **never been available on CD before**

CD5: Siren

1. Love Is The Drug

2. End Of The Line

3. Sentimental Fool

4. Whirlwind

5. She Sells

6. Could It Happen To Me?

7. Both Ends Burning

8. Nightingale

9. Just Another High

Bonus Tracks:

10. Love Is The Drug (USA 7” Mix 3:00) **never been available on CD before**

11. Sultanesque

12. Both Ends Burning (7” Mix 3:58) **never been available on CD before**

13. For Your Pleasure – Live **never been available on CD before**

CD6: Manifesto

1. Manifesto

2. Trash

3. Angel Eyes (***rock version***)

4. Still Falls The Rain

5. Stronger Through The Years

6. Ain’t That So

7. My Little Girl

8. Dance Away (***ballad Version***)

9. Cry, Cry, Cry

10. Spin Me Round

Bonus Tracks:

11. Trash 2

12. Dance Away (Single Version)

13. Dance Away (Canadian Extended 12” Mix)

14. Angel Eyes (Single Version)

15. Angel Eyes (12” Single Version)

CD7: Flesh And Blood

1. The Midnight Hour

2. Oh Yeah

3. Same Old Scene

4. Flesh And Blood

5. My Only Love

6. Over You

7. Eight Miles High

8. Rain Rain Rain

9. No Strange Delight

10. Running Wild

Bonus Tracks:

11. Oh Yeah (7” Version) **never been available on CD before**

12. Manifesto (Remake)

13. South Downs

14. Lover

15. Jealous Guy

16. To Turn On You (1981 B-Side Version) **never been available on CD before**

CD8: Avalon

1. More Than This

2. The Space Between

3. Avalon

4. India

5. While My Heart Is Still Beating

6. The Main Thing

7. Take A Chance With Me

8. To Turn You On

9. True To Life

10. Tara

Bonus Tracks:

11. Avalon (7” Single Version) **never been available on CD before**

12. Always Unknowing

13. Take A Chance With Me (7” Single Version) **never been available on CD before**

14. Take A Chance With Me (USA 7” Mix) **never been available on CD before**

15. The Main Thing (12” Single Version)

16. The Main Thing – Remix **never been available on CD before**

DVD 1: Roxy Music / For Your Pleasure

DVD 2: Stranded / Country Life

DVD 3: Siren / Manifesto

DVD 4: Flesh + Blood / Avalon

E questi erano gli inediti nel 4° disco di Thrill Of It All:

Disc 4 (singles, rare and unissued material)
1.The Virginia Plan (single)
2.The Numberer (unreleased song)
3.Pyjamarama (single)
4.The Pride And Pain (unreleased song)
5.Manifesto (New Version)
6.Hula Kula (unreleased song)
7.Trash 2 (unreleased song)
8.Your Application’s Failed (unreleased song)
9.Lover (rare song from Miami Vice soundtrack)
10.Sultanesque (unreleased song)
11.Dance Away (extended version)
12.South Downs (unreleased song)
13.Angel Eyes (extended version)
14.Always Unknowing (unreleased song, though avalible as a bonus song in some new Avalon editions.
15.The Main Thing (extended remix)
16.India (B-side to More Than This Single)
17.Jealous Guy (single)

Per questa volta rinuncio, grazie!

Bruno Conti

P.s Naturalmente mancano tutti gli album dal vivo e i DVD Video!

Novità Di Gennaio Parte III. Gretchen Peters, Ringo Starr, Bap Kennedy, Lana Del Rey, Darrell Scott, Metallica, Joe Louis Walker, The Pines, Lulu Gainsbourg, Ruthie Foster, Eccetera

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Ultima corposa emissione di novità per il mese di gennaio: partiamo con i “giovani”! Iniziamo con Lulu Gainsbourg, se dovessi fare una recensione di questo From Lulu To Gainsbourg parlerei di una riunione di una confraternita di “sussurratori” (con un paio di eccezioni). E se ricordate il babbo Serge Gainsbourg neppure lui scherzava, ma in confronto al figlio sembra un urlatore. Il CD, che esce martedì 31 in Italia ed Europa tutta per la Decca/Universal, in Francia era già stato pubblicato il 14 novembre. C’è uno stuolo di ospiti notevoli e molti dei brani più noti del genitore, rivisitati (Lulu è nato dal secondo matrimonio, quindi è il fratellastro di Charlotte Gainsbourg, la figlia di Jane Birkin, fine del gossip). Se devo essere sincero non mi dispiace neppure anche se non mi strappo i capelli dalla gioia. Ci sono Rufus Wainwright, Marianne Faithfull, un duetto tra Lulu e Scarlett Johansson in Bonnie & Clyde, un altro duetto tra Vanessa Paradis e Johnny Depp (l’ultimo?), Shane MacGowan che canta in francese e anche Iggy Pop, ma lui ha dei precedenti. E ancora Sly Johnson, Ayo, Melanie Thierry, “M”. Lui, reduce dalla Berkley School Of Music produce, suona, canta e arrangia.

Per correttezza vi segnalo, sempre martedì 31 gennaio, l’uscita dell’esordio discografico di Lana Del Rey con Born To Die, su etichetta Polydor/Universal. Come saprete si tratta dell’esordio discografico più “atteso del momento” (non so da chi, però!), a sentire certa stampa, anche italiana. Le radio commerciali stanno già festeggiando.

Una che in radio si ascolta raramente, ma è comunque molto brava, è Gretchen Peters che reduce dal disco in coppia con Tom Russell approda con questo Hello Cruel World all’etichetta Proper Records, sinonimo di qualità. Con lei ci sono, tra gli altri, Will Kimbrough, Viktor Krauss, Kim Richey, Doug Lancio (l’ultimo chitarrista di John Hiatt) e Rodney Crowell. Genere? Ottimo… ah intendete genere musicale? Direi country-roots-folk-rock cantautorale, può andare?

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Per la serie “guarda chi si rivede”, non ci posso credere, sempre su Proper, esce il nuovo album di Bap Kennedy. E chi è, diranno molti di voi? Era il cantante degli Energy Orchard, grande band irlandese degli anni ’90 e poi solista in proprio. Steve Earle ha detto di lui, “il miglior cantautore che abbia mai visto” e Mark Knopfler gli ha prodotto questo The Sailor’s revenge che esce anche in versione doppia Deluxe (quindi occhio perché pare che sia una tiratura limitata, già provveduto, grazie), con altri 11 brani nel secondo CD. Nel disco suonano, oltre a Knopfler, Jerry Douglas, Glen Worf, Michael McGoldrick, John McCusker. Non dimenticate che Bap Kennedy è uno dei pochissimi che ha co-firmato dei brani con Van Morrison. Qui siamo proprio nell’artista di “culto” all’ennesima potenza.

Darrell Scott, dopo l’esperienza con la Band Of Joy di Robert Plant torna alla carriera solista con questo Long Ride Home, il suo settimo album che esce su etichetta Full Light. Questo signore, oltre a suonare la chitarra alla grande, ha una voce bellissima, che so, tra Lyle Lovett e Guy Clark da giovane, quindi country-folk-roots per chi ama le categorie, Americana perfino, aggiungerei (ma non ditelo a Dan Stuart che si inc…a). Molto bello da quello che ho sentito ( e l’ho sentito bene). Potrebbe sorprendervi.

The Pines è il gruppo di Benson Ramsey, il figlio di Bo, chitarrista e produttore di Greg Brown per molti anni e anche qui fa il suo mestiere. In questo terzo album Dark So Gold, sempre per la Red House, il gruppo si amplia fino a 9 elementi, ma il sound rimane sempre quel country-folk-blues ricco di atmosfere e anche suggestioni dylaniane nel cantato di alcuni brani.

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Questi invece sono per la serie “chi non muore si rivede”. Ringo Starr (che se vuole può “toccarsi”) quest’anno compie 72 anni ma continua imperterrito a fare dischi “alla Ringo”. Questo è uno di quelli “belli” (posso dirlo con cognizione di causa, visto che è un mesetto che lo ascolto, poi non ho avuto tempo di recensirlo, ma questa è un’altra storia). Dall’iniziale Anthem scritta con Glenn Ballard dove si riprende il riff di Birthday dei Beatles (o me lo sono sognato?) passando per la cover dell’amato Buddy Holly in Think It Over e brani scritti con Van Dyke Parks, Dave Stewart e Joe Walsh che suonano anche nel disco (se non puoi avere Lennon-McCartney ti “accontenti”) tutto è molto piacevole. Nel CD appaiono anche Kenny Wayne Sheperd, Benmont Tench, Don Was, Edgar Winter e addirittura Charlie Haden. Etichetta Hip-O-Records/Universal esce sempre martedì 31 gennaio.

Il secondo disco della Johhny Otis Story On With The Show 1954-1974 doveva comunque uscire per la Ace prima della sua recente scomparsa e quindi potete proseguire con la riscoperta di uno dei “grandi” del soul-R&B.

Anche Eddie Holland appartiene alla categoria. Non ha fatto il cantante per molto ma come autore nel famoso trio Holland-Dozier-Holland ha scritto un gazillione di successi per Supremes, Four Tops e tantissimi altri assi della eichetta Tamla-Motown. In questo doppio It Moves me pubbblicato nei prossimi giorni dalla Ace Records c’è tutto quello che ha inciso tra il 1958-1964, 56 brani in totale. E cantava pure bene, al livello dei suoi compagni di etichetta, provare per credere.

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Altri due che cantano benissimo. Il primo è Joe Louis Walker che esordisce con questo eccellente Hellfire per la Alligator, e suona anche la chitarra come pochi in circolazione. Ma visto che ho promesso la recensione completa (a momenti, si spera) per ora mi limito a consigliarlo a tutti. Ruthie Foster è gia il secondo CD che pubblica a distanza di pochi mesi, dopo l’ottimo Live At Antone’s ora esce questo altrettanto bello Let It Burn per l’etichetta Blue Corn Music. Materiale originale ma anche alcune cover, classici Johnny Cash, Crosby,Stills and Nash e Los Lobos, ma anche Black Keys e Adele che ormai evidentemente si sono creati una reputazione nel mondo della musica. Registrato come al solito in quel di New Orleans, Piety Street Studio, tra gli ospiti, George Porter Jr dei Meters, i Blind Boys Of Alabama e il “mitico” William Bell della Stax Records. Grandissima voce.

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Le ultime tre uscite sono un po’ miste. Partiamo con un doppio Cd edito dalla Edsel Records, si tratta dell’opera omnia, quattro album in 2 CD, dei JoJoGunne, che a molti non diranno molto, ma si tratta della formazione di Jay Ferguson e Mark Andes, che erano il cantante e il bassista degli Spirit. Tra il 1971 e il 1975 hanno registrato questi album di rock americano classico, tra boogie e hard, avendo anche un ottimo successo. Se vi piacciono Doobie Brothers, ZZTop, Grand Funk, Foghat qui c’è trippa per gatti.

Cambiando completamente genere questo Transatlantic Sessions è il quinto volume di una serie di DVD (spesso doppi) che raccolgono il frutto degli incontri di musicisti dai due lati dell’oceano che si trovano per una serie di jam sessions in libertà. Questa volta i padroni di casa (si dovrebbe dire “host” ma poi ci chiudono anche a noi) sono Jerry Douglas per l’America e Aly Bain per il Regno Unito. Ma ci sono anche, tra i tantissimi (se allargate l’immagine della copertina li potete leggere tutti): Eric Bibb (di cui è uscito un disco nuovo in questi giorni, ne parlerò), Sam Bush, John Doyle, Bela Fleck, Sarah Jarosz, Alison Krauss, Amos Lee, Donal Lunny, Sharon Shannon, Danny Thompson. Lo svantaggio è che si fatica a trovarlo e costa caro.

Per finire i Metallica, reduci dal successo del disco con Lou Reed, pubblicano questo Beyond Magnetic per la Vertigo, un EP con quattro brani (ma che dura quasi mezz’ora) con materiale non utilizzato nell’album Death Magnetic.

Anche per oggi è tutto (doppio Post giornaliero ancora una volta, non stiamo mica a pettinare le bambole)!

Bruno Conti

Una Band Di “Culto”! The Men They Couldn’t Hang – Demo’s And Rarities Voll. 1&2

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The Men They Couldn’t Hang – Demo’s and Rarities Vol. 1-2 – Vinyl Stac Records – 2011

Gruppo sfortunato e simpatico questo dei The Men They Couldn’t Hang, che ha avuto solo un grande handicap, quello di trovarsi sulla strada dei Pogues, coloro che negli anni ottanta venivano ritenuti i migliori nel campo dell’alternative folk, e di non riuscire di conseguenza a trovare un proprio spazio “al sole” nell’immenso mercato del folk rock anglofilo e internazionale, anche se sinceramente la loro proposta musicale non possedeva l’inventiva della band dello “sdentato” Shane MacGowan. In ogni caso il gruppo inglese aveva fornito delle buone prove sin dall’esordio con Night of a Thousand Candles (1985), How Green Is The Valley (1986), Waiting For Bonaparte (1988), Silvertown (1989), Domino Club (1990), e lo splendido live Alive, Alive O (1991), che concludeva prematuramente la loro unione.

E sì che i presupposti c’erano: le chitarre e le voci stile Byrds, un notevole senso dell’armonia, brani piacevoli e scorrevoli, per un “sound” attraente e invitante, baldanzoso e vivace, a tratti irresistibile. Dopo alcuni anni di riflessione a causa di una separazione affrettata e poco convinta, i TMTCH tornano ad incidere dischi a partire da Never Born To Follow (1996), Big Six Pack (1997), The Cherry Red Jukebox (2003), Smugglers and Bounty Hunters (2005), per finire a Devil On The Wind (2009), abbandonando quasi completamente le contaminazioni dei primi lavori.

Ora, sono venuto in possesso di queste ristampe di due raccolte di “Demos & Rarities” (e molti album della discografia sono comunque ancora in produzione), che con merito e intelligenza spaziano nel periodo degli anni ’80, saccheggiando indubbiamente i lavori più significativi del gruppo, i già menzionati How Green Is The Valley, Silvertown e Domino Club. La formazione è quella originale con Stefan Cush alle chitarre elettriche, Philip “Swill” Odgers voce e chitarra acustica, Paul Simmonds al bouzouki e mandolino, Ricky McGuire al basso, Jon Odgers alla batteria, Nick Muir al piano e fisarmonica. Paul Simmonds che firma buona parte dei pezzi, in particolare è un piccolo genio. Fra i brani più popolari che compaiono in queste raccolte di piccoli tesori del “gaelic-punk”, figurano Rosettes, e Margaret Pie, del buon rock celtico, e ballate di ampio respiro come Australia, Billy Morgan, Family Way, che fanno rivivere storie e paesaggi d’ispirazione “anglofila”. La cosa più interessante del secondo volume riguarda i pezzi inediti che vengono ripescati dalle “sessions” di The Domino Club, e precisamente Broadway Melody, More Than Enough, e Walking To Wigan Casino, che a distanza di circa vent’anni, a confronto di quello che ci viene propinato da certi gruppi di oggi, rimangono attuali e di alto livello.

Mi auguro che l’uscita di queste “compilation” potrà servire a recuperare punti e credibilità verso una critica specializzata (musicale) che li aveva spesso snobbati, una band che attanaglia sempre l’attenzione dell’ascoltatore con tanta grinta  e una grande anima che caratterizza il loro “sound”, che nel tempo si è fatto più omogeneo e maturo. Un gruppo, quello dei The Men They Couldn’t Hang , che non merita assolutamente di essere dimenticato.

Tino Montanari

Un Bel DVD Dal Vivo In Scozia Ci Mancava! Richard Thompson – Live At Celtic Connections

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Richard Thompson Band – Live At Celtic Connections – Eagle Rock DVD/Blu-Ray

Mi sembra che siano già alcuni giorni che non vi parlo di Richard Thompson? Quale occasione migliore che l’imminente uscita, martedì prossimo 31 gennaio, di questo DVD tratto da un concerto tenuto nel gennaio 2011 alla Royal Concert Hall di Glasgow nell’ambito del Festival Folk Celtic Connections. Sono 145 succosi minuti, più una intervista e un paio di brani tratti dal Cambridge Folk Festival negli extra, di puro, non adulterato Richard Thompson, venti brani, di cui la prima parte è dedicata allo stupendo ultimo album Dream Attic, uno dei migliori del 2010 meglio-di-cosi-e-difficile-richard-thompson-deam-attic.html, e il resto è una carrellata attraverso il suo sterminato repertorio.

Questi i brani contenuti nel dischetto.

1) The Money Shuffle

2) Among The Gorse, Among The Grey

3) Haul Me Up

4) Burning Man

5) Here Comes Geordie

6) Demons In Her Dancing Shoes

7) Big Sun Falling In The River

8) Stumble On

9) Sidney Wells

10) A Brother Slips Away

11) If Love Whispers Your Name

12) The Angels Took My Racehorse Away

13) Can t Win

14) One Door Opens

15) Al Bowlly s In Heaven

16) I ll Never Give It Up

17) Wall Of Death

18) Tear Stained Letter

19) Take Care The Road You Choose

20) A Man In Need

Imperdibile per gli appassionati e ideale anche per chi si vuole accostare ad uno dei più grandi musicisti della musica britannica (non solo folk, anzi!) e, da non dimenticare, uno dei più originali e straordinari chitarristi attualmente in circolazione.

Questa era una breve “anticipazione” sulle uscite discografiche di martedì prossimo, il resto domani. Di Leonard Cohen avete già letto la recensione completa e sto preparando anche quella del nuovo, ottimo, Joe Louis Walker.

Quindi alla prossima.

Bruno Conti

L’ultimo Capolavoro? Leonard Cohen – Old Ideas

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Old Ideas – Leonard Cohen – Columbia/Sony Music 31-01-2012

Ritorno in grande stile, a quasi otto anni di distanza dal precedente disco registrato in studio Dear Heather, questo Old Ideas, dodicesimo in totale sempre per la Columbia, del grande poeta-cantautore canadese Leonard Cohen. Confesso che, personalmente, l’attesa per queste dieci canzoni era spasmodica, in quanto consapevole dei tempi abituali dell’autore mi sono chiesto se questo poteva essere l’ultimo lavoro di una carriera leggendaria, consacrata di decennio in decennio da capolavori immortali, capaci di insediarsi ai vertici della musica mondiale. A quarantacinque anni dal suo esordio Songs of Leonard Cohen (1967) il grande canadese si conferma come una delle figure più vere, durature ed intriganti della nostra musica.

Nato da una famiglia ebrea della “middle class” di Montreal nel 1934, Leonard  ha iniziato prima come scrittore pubblicando due novelle che gli hanno dato fama mondiale: The Favorite Game e Beautiful Losers, ma intanto scriveva anche canzoni, e la cantautrice Judy Collins incise una versione di Suzanne, che divenne un brano di culto. Dopo aver debuttato come cantante al Festival Folk di Newport (1967), e con la citata Suzanne che entrò nelle classifiche pop americane nella versione di Noel Harrison, figlio dell’attore Sir Rex Harrison, la sua popolarità ed il suo culto sono cresciuti, anno dopo anno, sino a raggiungere vette incredibili.

Il nuovo disco è stato prodotto oltre che dall’autore, anche da Ed Sanders (che come vedete nella foto sopra, non è quello dei Fugs), Patrick Leonard, Dino Soldo (anche al sax), e la storica collaboratrice Anjani Thomas , e lo stile vocale non varia dalle opere precedenti, Leonard declama con la sua voce bassa e calda, non avulsa da un certo fascino, le sue lenti ballate. Tra i musicisti che accompagnano il “maestro” ci sono quelli abituali della sua ultima “touring band”, con uno stuolo di “vocalists” come Dana Glover, Sharon Robison, le Webb Sisters (Hattie e Charley Webb), e una delle sue “muse” preferite Jennifer Warnes ospite in Show Me the Place.

L’iniziale Going Home è lenta quasi parlata, con le coriste che tolgono un po’ di tensione alla composizione, un brano classico che conferma la straordinaria voce dell’autore, capace di tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore quasi senza cantare. Amen è il brano più lungo del lavoro (più di sette minuti), brano dall’incedere lento, caldo e sensuale. Show Me the Place è una ballata pianistica di struggente bellezza, dove oltre alla voce della già citata Warnes dà un notevole contributo il violino “delicato” di Bela Santelli, per un brano da brividi, perfetto per le lunghe serate invernali che ancora ci attendono. Un giro di basso introduce The Darkness, altro brano quasi parlato, con le coriste in sottofondo che danno profondità alla canzone. Con Anyhow salgono in cattedra le sorelle Webb con le loro voci, sostenute da un pianoforte che ricorda le atmosfere di Casablanca.

Crazy To Love You è una grande canzone d’amore, declamata con la consueta maestria da Cohen, e i brevi contrappunti di piano e chitarra creano il giusto equilibrio di fondo, e il brano cresce in modo perfetto. Ancora le voci  delle Webb Sisters (inconfondibili), introducono una Come Healing, dove la melodia è maestosa e prende sin dalle prime note, con un crescendo lento, quasi ciclico, in cui la voce dell’autore sembra recitare un monologo. Banjo è fresca, leggiadra, spiritosa, una canzone semplice che sembra uscita da un disco degli anni sessanta, arrangiata in modo leggero. Lullaby (già conosciuta dai fans, in quanto eseguita nell’ultimo Tour), una storia profondamente romantica, una melodia intensa, resa tale anche dall’interpretazione vocale, molto sentita del grande cantautore, e al controcanto da una grandissima Sharon Robinson. Il disco si chiude gloriosamente con la dolce Different Sides, un brano che sviluppa un suono tenue ed un bel motivo di fondo lasciando fluire in modo elegante, con vari strumenti, la melodia.

Avviso per i giovani naviganti: non giudicatelo troppo in fretta, Leonard Cohen ha 77 anni, ma è ancora in grado di emozionare nel profondo, di parlare con una voce in grado di toccare qualunque generazione, con le sue ballate poetiche e senza tempo, di straordinario impatto emotivo, con canzoni intense, letterarie, che richiedono tempo ed attenzione, come quando si legge un bel libro, canzoni che danno (a chi scrive) una soddisfazione ed una sensazione di piacere profondo, come ben poche altre. Lunga vita Leonard.

P.S.: Ringrazio Bruno, che conoscendo il mio “innamoramento” musicale per questo artista, mi ha concesso il privilegio di scrivere queste righe. Quando scende a Pavia, cena pagata !

Tino Montanari

Una “Viaggiatrice” Particolare. Kathleen Edwards – Voyageur

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Kathleen Edwards – Voyageur – Rounder/Universal

La canadese Kathleen Edwards, giunta al suo quarto album con questo Voyageur, come forse saprete  per averlo letto, era partita per un “viaggio” alla ricerca di un produttore e di un nuovo suono e l’ha trovato nella persona di Justin Vernon (in arte Bon Iver), ma ha anche trovato l’amore. Questo nuovo album allo stesso tempo si unisce alla nutrita schiera dei “divorce album” in quanto tra metafore varie racconta la storia del collasso del suo matrimonio con il suo precedente produttore e compagno di vita Colin Cripps. Questa è in soldoni la storia della genesi e della realizzazione di questo album che martedì prossimo vedrà la pubblicazione anche sulle lande italiche dopo essere uscito, prima in America e poi in Europa nelle scorse settimane.

Lei, al sottoscritto piace, ma questo album ha scatenato una serie di commenti (forse anche superiori al valore del disco): chi l’ha stroncato senza pietà in Italia, chi l’ha osannato anche troppo in Inghilterra via Stati Uniti (il recensore di Uncut). Secondo me siamo in una onesta via di mezzo. Il disco si ascolta piacevolmente, ha più di un punto di contatto con il sound dell’ultimo omonimo album di Bon Iver ma pure qualche reminiscenza (peraltro poche) con il suo passato roots. Alcuni brani sono anche orecchiabili, vogliamo dire, più nobilmente, radiofonici, e non è un’offesa o una degradazione, se ogni tanto alla radio con il piattume che circola, ogni tanto, si possono sentire anche canzoni di chi qualcosa da dire ce l’ha, non può certo far male alle orecchie e al cuore di chi li ascolta.

 

Il disco, registrato tra Fall Creek nel Wisconsin e Toronto, Canada si avvale di una piccola pattuglia di collaboratori e ospiti ma il “grosso” del lavoro strumentale lo fa Justin Vernon che si destreggia tra chitarre acustiche ed elettriche, tastiere, banjo, basso e “l’odiato” synth pietra dello scandalo (che ad essere onesti un po’ rompe la balle ma non troppo), mentre Kathleen Edwards suona molte chitarre acustiche, piano e organo, un evocativo violino nella malinconica ballata A Soft Place To Land, entrambi si alternano al vibrafono in un paio di brani, non proprio uno strumento da musica orecchiabile se proprio vogliamo.

 

Il collega canadese Jim Bryson (molto bravo, ha fatto cinque album a nome suo), una costante nei dischi della Edwards firma il brano Sidecar e appare costantemente come musicista nel disco. Anche Hawksley Workman altro quotato cantautore canadese pur di partecipare siede alla batteria in un paio di brani (ma è uno dei tanti strumenti che suona). E nel brano finale, la lenta avvolgente e ipnotica For The Record le armonie vocali sono a cura di Norah Jones. Mi piace ricordare anche il folk-pop brioso dell’iniziale Empty Threat e la atmosfere più raccolte di House Full Of Empty dall’impronta più acustica che ricorda i lavori passati di Kathleen Edwards. Mint ha un suono più rockeggiante vagamente (ma molto vagamente) alla Sheryl Crow mentre Pink Champagne potrebbe ricordare le sonorità meno austere della connazionale Sarah McLachlan con un bell’insieme corale. E ricordiamo pure pure Change The Sheets che mi ha fatto rimembrare i Cranberries del primo periodo (qui da David Letterman).

 

Insomma se vi piacciono le voci femminili di talento, questo Voyageur non è un capolavoro ma nemmeno una “schifezza”. Quando si è proprio incerti sui risultati finali si usa estrarre dal cilindro il termine “lavoro di transizione”. Si può fare!

Bruno Conti

Si Ritorna Sempre Sul Luogo Del Delitto, Ovvero Dischi Così Belli Se Ne Fanno Pochi! Richard And Linda Thompson – Shoot Out The Lights

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Richard And Linda Thompson – Shoot Out The Lights – Rhino Handmade/Warner – 2 CD

Non è nuovo, la Rhino Handmade lo aveva reso disponibile sul proprio sito l’11 novembre del 2010 per i “soliti” immancabili 40 dollari più spese di spedizione, ma visto che in questi giorni la Warner europea lo rende nuovamente disponibile, se avete in mente di fare una “pazzia finanziaria” (perché sempre caro costa) questo è il momento!

Uno dei più bei “divorce album” di tutti i tempi: brani come Don’t Renege On Our Love e Did She Jump Or Was She Pushed la dicono lunga sull’argomento, ma ci sono almeno tre delle più belle canzoni mai scritte da Richard Thompson e interpretate con quella che allora era la moglie Linda (nata Peters), Walking on A Wire, A Man In Need e Wall Of Death. Tra le più belle in assoluto anche nella storia della musica pop(olare) tutta e pure il resto del disco non scherza.

Se ci aggiungete un secondo disco con undici brani dal vivo tratti da quel “mitico” tour direi che è difficile resistere (se non fosse per il prezzo e la non facile reperibilità)! Per darvi un ulteriore stimolo, questa è la lista completa dei brani (alla fine del secondo CD, quello dal vivo, c’è anche una hidden track, una versione di The Price Of Love degli Everly Brothers, tratta da una vecchia cassetta, per il resto il sound è superbo come in tutti i Rhino Handmade):

Disc 1
1. “Don’t Renege On Our Love”
2. “Walking On A Wire”
3. “A Man In Need”
4. “Just The Motion”
5. “Shoot Out The Lights”
6. “Back Street Slide”
7. “Did She Jump Or Was She Pushed?”
8. “Wall Of Death”

Disc 2 – Live
1. “Dargai”*
2. “Back Street Slide”*
3. “Pavanne”*
4. “I’ll Keep It With Mine”*
5. “Borrowed Time”*
6. “Did She Jump Or Was She Pushed?”*
7. “I’m A Dreamer”*
8. “Honky Tonk Blues”*
9. “Shoot Out The Lights”*
10. “For Shame Of Doing Wrong”*
11. “Dimming Of The Day”*  

Uomo (e donna) avvisati…! E se vedete le mie liste di fine anno (di ogni anno) sapete perché, il nome Richard Thompson non manca mai, anche quando non ha fatto nulla (le ristampe non mancano mai).

Bruno Conti

Toh, Ancora Un Texano! Cory Morrow – Live At Billy Bob’s Texas

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Cory Morrow – Live At Billy Bob’s Texas – Smith Music Group 2012 (CD + DVD)

Esponente di punta di quell’ondata infinita di cantautori usciti nell’ultima decade dal Texas, Cory Morrow è tra i più accreditati talenti del gruppo, insieme a Pat Green, Jack Ingram, Kevin Deal, Roger Creager, Dub Miller, Bleu Edmondson e chissà quanti altri dietro di loro. Se Bruce Springsteen, prima di decidersi ad incidere un “live” ha fatto uscire sette lavori in studio, Tom Petty cinque, e John Mellencamp non si è ancora deciso, il buon Cory invece, la cui carriera è iniziata nel lontano 1997 con l’omonimo The Cory Morrow Band, (e altri sette album in studio), giunge con questo lavoro al quarto live, dopo Double Exposure: Live (2001), Full Exposure: Live (2003), e l’ottimo Live from Austin, Tx (2007), ed è un operazione ambiziosa in quanto al normale CD è anche accoppiato un DVD, una moda che sta prendendo sempre più piede sul suolo Americano.

Registrato al “mitico” Billy Bob’s Texas – Fort Worth il 17 Giugno 2011, settanta minuti intensi in cui Morrow ripassa le miglior pagine del suo “songbook”, infilando alla fine anche un paio di azzeccate “covers”, superando a pieni voti la prova con una band tosta che sa stare sul palco con disinvoltura, composta da John Carroll alle chitarre, Jon Cearley al basso, il pluristrumentista Kim Deschamps pedal steel, lap steel, dobro, mandolino, Clint Litton alla batteria e Brendon Anthony al violino, per un repertorio tutto sudore, grinta e ritmo.

Si parte subito con le “rockeggianti” Ramblin’ Man e Nothing Better, gran ritmo e chitarre in tiro, mentre Lonesome è un country piuttosto sostenuto ed efficace, che può contare su un invitante assolo di pedal steel e fiddle. Good Intentions è un brano che sembra uscito dalla penna del grande Billy Joe Shaver (una delle maggiori influenze di Cory , insieme a Steve Earle), cui segue una Lead Me On più country, che mantiene la sua anima texana. Spinning Around the Moon Fly è una palpitante ballad dalla bella melodia chitarristica, mentre Brand New Me è un country sostenuto ed efficace. Hold Us Together è strepitosa, parte come una folk song tradizionale solo voce e chitarra, poi entra la band ed il brano si trasforma in una ballata elettrica di turgida bellezza. Splendida. Il concerto prosegue disinvolto e ruspante più che mai, con tracce intense ed irrequiete come All Said and Done un country-boogie molto trascinante, che il pubblico mostra di gradire, mentre Drink One More Round è spensierata con continui cambi di tempo.

Relativamente ai brani elettrici si fa notare Restless Girl con cadenze honky tonky, mentre 21 Days uno dei suoi cavalli di battaglia è una perfetta road song dal ritornello epico che richiama certe cose di Joe Ely. Ci si avvia alla fine con la poderosa A Love Like This, mentre nella seguente Gettin’ Ready to Rain la band è precisa e puntuale come un orologio svizzero, e riveste la canzone di un sound compatto e senza fronzoli. Tra le covers una edizione tutta grinta della bella ballata di Darrell Scott It’s A Great Day to be Alive, che è da considerarsi un omaggio al suo bravissimo autore, e una convintissima revisione di Let My Love Open the Door di Pete Townshend, resa velocissima e con uno smagliante arrangiamento elettrico. La conclusione viene affidata a Beer, suonata a tutto ritmo sudore e divertimento.

Cory Morrow è maturato, canta bene, le sue canzoni sono strutturate su temi classici, con una ritmica sempre sul pezzo, arrangiamenti poderosi ed un bel gioco chitarristico dietro alla voce. Se amate il genere, soprattutto quello più vicino al rock, nelle cui storie i fuorilegge sono sempre più simpatici degli sceriffi e il bourbon scorre a fiumi, è inevitabile innamorasi prima o poi di Cory, un artista di vaglia, di quelli di cui il Texas va fiero. Provare per credere.

Tino Montanari

Semplice, Fresco, Efficace Ma Anche Raffinato! Craig Finn – Clear Heart Full Eyes

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Craig Finn – Clear Heart Full Eyes – Full Time Hobby/Distr. Self/Vagrant negli States

Ho iniziato a seguire Craig Finn, nella sua qualità di leader degli Hold Steady, dal disco Boys And Girls In America del 2006. Un disco che mi ha veramente colpito per potenza e qualità, uno dei dischi di rock classico americano più bello dell’ultimo decennio e degno erede di quella lunga sequenza di musicisti che da Springsteen passando per Graham Parker, Paul Westerberg (e i Replacements), direi anche Jim Carroll e tornando indietro nel tempo Lou Reed ha saputo coniugare musica e testi in un tutt’uno indivisibile (tanto per citarne qualcuno, i primi che mi vengono in mente, ma ce ne sono mille altri). La potenza del rock e delle immagini visionarie, delle storie di tutti i giorni, dei personaggi ricorrenti, delle iperboli e dei riferimenti criptici, del riff malandrino e della ballata strappacuore sono tra le armi vincenti della musica di Finn.

Il disco del 2006 e poi il successivo Stay Positive sono i picchi creativi del gruppo di Brooklyn, poi la fuoriuscita del tastierista Franz Nicolay che dava quel tocco in più (abbondante) di classe alla musica della band ha innestato una fase di transizione a livello creativo e qualitativo nell’album del 2010  Heaven Is Whenever che paradossalmente (ma non troppo, perché non è un brutto disco, affatto) è stato il loro maggior successo commerciale. Nel frattempo gli Hold Steady, con il nuovo membro aggiunto Steve Selvidge, ex chitarrista dei Lucero, sono tornati un quintetto e a settembre hanno iniziato a registrare il nuovo album, ma, always in the meantime, il nostro amico Craig Finn, in trasferta in quel di Austin, Texas e con la produzione di Mike McCarthy, noto per i suoi lavori con gli Spoon e con il gruppo con il nome più lungo del mondo (o quasi)…And You Will Know Us By The Trail Of Dead, ha registrato questo Clear Heart Full Eyes.

Finn ha detto che il titolo fa riferimento alla trasmissione televisiva Friday Night Lights (High School Team in Italia, per la malsana abitudine di tradurre in inglese un titolo inglese) serie che non conosco e ha aggiunto che Clear Heart sta per “onestà e trasparenza” e che Full Eyes suggerisce “esperienza”. Il suono del disco come indica il titolo del Post è più semplice di quello degli Hold Steady dove la musica è firmata dal chitarrista Tad Kubler ma poi la realizzazione l’ha reso efficace, fresco e raffinato (così mi cito anch’io) con l’aiuto del batterista Josh Block dei White Denim, il bassista Jesse Ebaugh degli Heartless Bastards, Will Johnson dei Centro-Matic che ha contribuito solo alle armonie vocali e, molto importante, la pedal steel (ma anche la solista) di Ricky Jackson dei Phosphorescent che caratterizza il sound dell’album.

Sono 11 brani che evidenziano come di consueto il cantar-parlando di Craig Finn che non sarà mai un grande cantante ma viene messo in bella luce dalla produzione di McCarthy che pone la voce in primo piano e rende i testi più evidenti e godibili che negli Hold Steady. Se poi le canzoni sono tutte belle con qualche punta di eccellenza, il gioco è fatto: abbiamo uno dei dischi migliori di inizio stagione!

Qualche titolo? L’iniziale Apollo Bay con le sue atmosfere sospese e minacciose sulle quali si librano le chitarre, normale e pedal steel del bravissimo Ricky Jackson che mi hanno ricordato, per quegli strani accostamenti di idee che di tanto in tanto ti colgono, le sonorità di Bill Frisell quando si avvicina al rock. Agile e raffinata nella ritmica anche l’eccellente When No One’s Watching sempre con la timbrica inconsueta delle chitarre e un contrabbasso pulsante che insinua tra le pieghe della batteria del bravo Block(se non conoscete i White Denim siete sempre in tempo a rimediare)!

No Future ha un taglio rock più vicino al sound degli Hold Steady mentre New Friend Jesus con inserti acustici, chitarre di taglio country e una voce femminile di supporto ha un suono più roots e giustifica il viaggio al Sud. Jackson con chitarre ricche di delay e eco e la voce raddoppiata di Finn è un altro brano molto bello, ma non pare che ce ne siano di mediocri. Terrified Eyes mi è sembrata addirittura un brano del miglior Nick Lowe con Finn che sfodera un cantato alla Graham Parker (che è contiguo a Lowe). Western Pier è una ballatona d’ambiente con una pedal steel avvolgente che ti culla mentre Honolulu Blues è il singolo che era uscito in anteprima in vinile per il Record Store Day a novembre.

Visto che lo ho nominate tutte concludiamo con le ultime tre: Rented Room non ci sarà nella versione del disco in vinile e noi ce ne faremo una ragione, peccato perchè si tratta di un ennesimo brano molto bello. Quasi a tempo di valzerone country, bellissima anche Balcony sempre con quel delizioso suono delle chitarre di Jackson che aleggiano su tutto l’album. Not Much of Us con tanto di falsa partenza è un’altra malinconica ballata country con ampio uso di pedal steel e conclude in gloria un album che già si propone tra i migliori di questo 2012, siamo solo all’inizio ma chi ben comincia…

Bruno Conti