Novità Di Gennaio Parte II. Craig Finn, Ingrid Michaelson, Michael Chapman, Radiohead, First Aid Kit, Karen Dalton, Ian Hunter Band, Nada Surf

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Stavo preparando la seconda lista delle uscite di gennaio 2012, op, sono andato un attimo a fare un altro post dedicato alla scomparsa di Johnny Otis, e tac, rieccomi qui. Il piatto sarebbe più ricco ma cominciano con questi. Confermo che escono anche sia il CD che il DVD dei Doors di L.A. Woman, mentre Chimes Of Freedom il tributo a Dylan per Amnesty International confermo che uscirà in Europa il 6 febbraio, mentre in America dovrebbe uscire il 24 gennaio ma non sono sicuro. Escono invece con certezza martedì prossimo:

il primo album da solista di Craig Finn Clear Heart Full Eyes per la Full Time Hobby/Self. Come sapete non è un ennesimo parente kiwi della famiglia dei Crowded House, ma si tratta del leader degli Hold Steady in momentanea licenza dal gruppo. Il disco (che speravo di recensire in questi giorni ma non ho avuto tempo) è decisamente bello, uno dei migliori di inizio anno, registrato in quel di Austin, quindi un filo più rootsy ma non troppo, conferma il talento dell’occhialuto musicista americano.

Le due sorelline svedesi delle First Aid Kit approdano al secondo album The Lion’s Roar sempre per la Wichita Recordings distr. Universal. Ancora meglio di Big Black and Blue di cui vi avevo parlato positivamente da queste pagine virtuali un paio di anni fa, è stato registrato in quel di Omaha, Nebraska con la produzione di Mike Mogis (Bright Eyes e Monsters Of Folk) e nel disco appaiono Conor Oberst e i Felice Brothers. Il brano più bello, forse, è Emmylou, dedicata chissà a chi?

Tornano anche i Nada Surf con The Stars Are Indifferent To Astronomy (bel titolo), etichetta City Slang, c’è anche l’immancabile Limited Edition doppia con 5 bonus tracks acustiche. Non ho avuto tempo di sentire per cui non vi so dire, i cinque album precedenti erano tutti piuttosto buoni.

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Ristampe che passione! Queste tre sono eccellenti, soprattutto quella di Rainmaker di Michael Chapman a cura della Light In The Attic. Si tratta del suo primo album pubblicato in origine nel 1969 e ora disponibile con 6 bonus tracks, 3 rarità e 3 inediti, si dovrebbe trattare, spero, della edizione definitiva visto che era uscito già in CD in altre edizioni. Chapman è uno dei più grandi cantautori inglesi di quegli anni l’anello mancante tra il folk di Jansch e dei Pentangle, John Martyn e il primo Al Stewart, Donovan e il rock, considerando che la produzione è di Gus Dudgeon quello di Space Oddity di David Bowie e i primi dischi, quelli più belli, di Elton John, di cui Michael Chapman avrebbe dovuto essere il chitarrista (perché suona sia l’elettrica che l’acustica alla grande) al posto di Davey Johnstone. Nel disco ci sono, al contrabbasso Danny Thompson e al basso elettrico Rick Kemp degli Steeleye Span. Da avere assolutamente, importante come Roy Harper.

Continua la serie delle riscoperte di materiale inedito di Karen Dalton, contemporanea di Dylan e Fred Neil al Greenwhich Village di New York, era chiamata la Billie Holiday del folk per la sua voce particolare e vissuta. Il disco si chiama 1966, registrato in quell’anno in una “cabina” a Summerville nel Colorado si tratta di un disco acustico dove appaiono anche 4 cover di brani di Tim Hardin che allora nessuno aveva ancora cantato, peccato che ci sono voluti 45 anni per ascoltarli. Etichetta Delmore Recordings. Appena lo ricevo ve ne parlerò più diffusamente e anche della sua storia tragica e drammatica, una delle più sfortunate della musica degli ultimi 50 anni. Chi la conosce sa già, per gli altri fra breve su questo Blog.

Il Live At Rockpalast della Ian Hunter Band feat. Mick Ronson esce sia in CD che DVD per la MIG, Made In Germany, e si tratta della registrazione del concerto tenuto il 19 aprile del 1980 per la WDR la famosa emittente tedesca. Fa il paio con il mitico Welcome To the Club registrato dal vivo dalla stessa coppia e uscito sempre nel 1980. Se non lo avete cominciate da quest’ultimo che è uno dei dischi rock in concerto più belli di sempre.

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Altre due uscite “veloci” per completare questo giro. Ingrid Michaelson è una delle cantautrici americane più interessanti delle ultime generazioni, il nuovo album Human Again esce a livello indipendente per la Cabin 24/Self released ed è direttamente in Deluxe Edition con 3 bonus tracks. Si tratta del suo 5° album e se non la conoscete ve la consiglio vivamente. Come la possiamo definire? Indie-rock può andare. So che non si dovrebbe fare pubblicità ma siccome probabilmente l’avete già sentita magari senza rendervene conto era quella di Be Ok dello spot delle Poste Italiane, Everybody dei Baci Perugina e You And I della Nivea. Un “mito” per i creativi della pubblicità, immagino saranno già in fibrillazione per il nuovo disco e nonostante tutto riesce a fare della buona musica.

Vorrei evitare di commentare. Nuovo DVD e Blu-Ray per i Radiohead The King Of Limb Live From The Basement etichetta Ticker Tape Limited, con libro allegato, quindi costa abbastanza caro e dura solo 54 minuti, boh e mah e non è neanche male, la mia breve recensione!

Alla prossima.

Bruno Conti

Ironia Della Sorte! E’ Scomparso Anche Johnny Otis – The Godfather Of Rhythm & Blues

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Johnny Otis – 28-12-1921/17-01-2012

Batterista, Dj, Direttore d’orchestra, cantante, ma soprattutto scopritore di talenti e uno dei più grandi musicisti della storia del R&B che ha contribuito a lanciare, è morto 4 giorni fa a Los Angeles, California, dove era nato 90 anni fa (spero di vecchiaia). Non per nulla era noto come “Il Padrino del Rhythm And Blues”, da non confondere con il Godfather Of Soul, James Brown!

Ironia della sorte, perchè era stato proprio lui lo scopritore di Etta James, per la quale produsse Roll With Me, Henry conosciuta anche come The Wallflower,il suo primo successo a inizio anni ’50. Nella Johnny Otis Orchestra poi conosciuta come Johnny Otis Show hanno militato anche Little Esther(Phillips) e Big Jay McNeely. Il suo più grande successo fu Willie And The Hand Jive del 1958 poi ripresa anche da Eric Clapton in 461 Ocean Boulevard.

E’ stato anche il padre di Shuggie Otis, grande chitarrista e cantante e talento inespresso, nonchè degno figlio di tanto padre!

Ringrazio il lettore del Blog Stefano Palladini che lo ha segnalato nei Commenti. Qualcosa ogni tanto sfugge, non riesco a tenere tutto sotto controllo.

Bruno Conti

Etta James 25-01-1938/20-01-2012. Se Ne E’ Andata La Seconda Più Grande Cantante Della Musica Soul Di Tutti I Tempi!

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Ovviamente la numero 1 è “The Queen Of Soul” Aretha Franklin. Ma mentre Aretha da più di trent’anni non fa un disco degno della sua fama, Etta James, ancora due mesi fa ha pubblicato un disco bellissimo The Dreamer. Anche se era già minata dalla malattia, prima l’Alzheimer e poi una leucemia terminale, ha voluto lasciare un ultimo testamento sonoro a suggello di una carriera straordinaria iniziata negli anni ’50 come cantante dell’orchestra di Johnny Otis e le registrazioni con la Modern Records che sono state ristampate in CD a cura dell’inglese Ace Records in un doppio The Complete Modern and Kent Recordings nel 2005.

La stessa Ace su etichetta Kent, recentemente stava provvedendo a ristampare anche il suo catalogo completo pubblicato su Chess Records e la stessa Universal, la casa discografica attuale, ha pubblicato, come Hip-o-Select, quindi curatissimo, un meraviglioso cofanetto quadruplo Heart And Soul/A Retrospective che contiene tutto quello che dovreste avere di Etta James e anche di più.

Dopo una lunga pausa discografica, dal 1989 ha girato moltissime etichette pubblicando sempre degli album più che dignitosi spesso eccellenti per approdare alla Verve, etichetta storica, per l’ultimo saluto.

Non ha gradito molto il fatto che a cantare la sua At Last alla Casa Bianca per l’insediamento di Obama fosse stata chiamata Beyoncé (che già l’aveva interpretata nel film Cadillac Records sulla storia della Chess Records) e non gliela ha mandata a dire! Poi si è minimizzato dicendo che era dovuto alla demenza senile ma secondo me era sgorgato direttamente dal cuore (e al cuore e al talento non si comanda)!

Rimane una delle più grandi cantanti di tutti i tempi, in qualsiasi genere e nonostante una vita travagliata dove droghe e alcol hanno avuto una parte non secondaria il suo lascito sonoro è incredibile, perfino una rivista patinata come è diventata Rolling Stone ancora recentemente l’aveva inserita al 22° posto nei “100 Greatest Singers Of All Time”, in una classifica dove al primo e secondo posto c’erano i “suoi rivali” Aretha Franklin e Ray Charles. Alcune sue canzoni rimarranno indimenticabili e le potete ascoltare in questo Post perché qui si parla (e si ascolta musica)!

RIP Jamesetta Hawkins, Miss Peaches. Avrebbe compiuto 74 anni fra quattro giorni.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2011! Last But Not Least: Edward Abbiati Dei Lowlands

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Nella Foto non si sta rivolgendo al “cielo” per l’ispirazione ma sta pensando: “Guarda questo rompiballe di Bruno, con tutto quello che ho da fare mi ha chiesto anche la lista dei migliori dischi del 2011 e dove lo trovo il tempo!”. (o forse sta contando?). Ma con due mosse di Ju Jitsu e karate virtuale e “qualche” sollecitazione via mail ecco anche la sua lista. Come sapete questi “esercizi mentali” lasciano un po’ il tempo che trovano ma sono divertenti per chi scrive, perché si ricorda quello che di piacevole a livello musicale è successo nell’anno passato, e per chi legge possono essere fonte di nuove scoperte da condividere, piacevoli si spera (nel caso contrario, sapete che Ed lo trovate a Pavia, casa dei Lowlands, e gli date una fracca di botte se il disco consigliato non ha trovato il vostro gusto). Scherzo, prima che qualcuno mi prenda in parola perché può riguardare anche chi scrive.

Gli perdono la battuta iniziale e l’inserimento del disco di Springsteen che è uscito nel novembre del 2010 e quindi tecnicamente non rientrerebbe nel periodo esaminato ma visto che potrebbe finire tranquillamente in qualsiasi “Best of” da qui all’eternità e ai musicisti in quanto artisti si perdona qualche dimenticanza. Ecco il tutto in “his own words” (io ho inserito solo qualche video e copertina):

 

I musicisti sanno solo contare fino a 4….poi si perdono
 
ecco la mia top 10 (!?!) per il 2011

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Two Cow Garage – Un disco rock fantastico con echi di tutte le band che adoro: Lucero, Marah, You Am I, Punk Rock con influenze nobili, testi scintillanti e ritmi infuocati – Dec 2010

 

Standout Track: Jackson Don’t you Worry & My Great Gatsby

 

Dark River – Un idea pazza (prendere pezzi dell’epoca della guerra civile americana 1860s e farli suonare dalla scena di Austin). Una produzione perfetta con suoni e arrangiamenti sublimi. Un mix di artisti ma il concept si ascolta come se fosse una sola band.

 

Standout track: Johnny Has Gone for a Soldier

 

Social Distortion: Sempre più “appetibili” alle masse. Punk e roots rock si fondono in un disco bellissimo, fieramente invecchiati e maturati.

 

Standout Track: Still Alive

 

Steve Earle – il suo migliore disco dai tempi purtroppo lontani di Transcendental Blues e The Mountain. Trovavo la produzione recente di Steve prigioniera del personaggio Steve ed annoiata…mi sbaglierò ma questo è un disco profondamente sincero di Steve Oggi. Io l’ho sempre adorato per questa sua onestà nel descriversi.

 

Standout track: This City

 

WILCO – il loro migliore disco dai tempi di A ghost is born. Siamo lontani dai capolavori loro, ma ho sentito alcune cose nuove e diverse. Tweedy sempre più leader convinto.

 

Standout Track: One Sunday Morning. 12 mins di perfetta imperfezione. Potrebbe andare Avanti per giorni…

 

Tom Waits – Tom ha fatto un bellissimo disco. Dai suoni alle canzoni. Nulla di nuovo sotto il cielo Waitsiano? Vero…ma questo resta l’ennesimo bel disco di un grandissimo artista.

 

Standout Track: They pay Me

 

Josh T Pearson: Presi il disco dei Lift To Experience il secolo scorso…una rivista inglese gli aveva dato 6 stelle su 5 definendolo il disco del millennio. Ovviamente non era il caso…ma gli scenari apocalittici di quel disco erano fantastici. Josh torna dal lato opposto…canzoni scarne, voce e chitarra, che si snodano come solchi nella montagna…scavati negli anni. Più che ascoltare un disco pare di assistere a una vita.

 

Ryan Adams: per me il maggior talento della mia generazione. Rimasi folgorato dai Whiskeytown quando li vidi al Borderline a Londra e seguì Ryan ovunque andasse….qualche disco di troppo sicuramente, qualche curva superflua per disegnare una traiettoria personale…questo disco però sembra che ryan abbia fatto pace col suo talento. E lo lascia sgorgare libero. Non è un capolavoro. Ma è un ottimo disco di un songwriter incredibile.

 

Standout Track: Dirty Rain

 

Dave Alvin – eleven eleven

 

Non mi divertivo tanto con un disco di Dave Alvin dai tempi della sacra trinità (King Of California / Blackjack Dave / Public Domani). Voce, canzoni e band….esattamente dove li amo.

 

Standout Track: No Worries Mija

 

Rod Picott – Forse manca rispetto ad altri dischi il pezzo“facile” ma i testi, la pasta sonora e la produzione sono di primissimo piano. A volte penso che l’unico difetto di Rod sia quello di essere “apparso” qualche anno dopo il boom dell’alt country


Standout Track: Little Scar

Eric Taylor – Live at the Red Shackj

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Per me il live più bello dell’anno e sicuramente uno dei dischi dell’anno. Eric è un peso massimo. Qui, circondato da amici che lo ammirano sfodera un disco di una profondità e sincerità disarmante. Come tutti i pugili ti guarda negli occhi col mento coperto…prima che te ne accorgi ti ha già messo al tappeto. Python si rivela il miglior chitarrista italiano per gusto e sound.

 

Standout Track: Dean Moriarty

 

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Green Like July: LA band alessandrina / pavese del momento. Video sul new yorker / Album registrato in Nebraska / recensito ovunque hanno compiuto il non facile compito (dio sa se lo so) di abbracciare il mondo folk / country / indie rock. Disco che scorre via come se esistesse da sempre. Giù il cappello.

 

Standout Track: A Better Man

 

North Mississippi All Stars: un disco che è una veglia funebre….prodotto PER Luther Dickinson c’è scritto sul retro. Un atto di amore per certe canzoni, certi suoni e certa musica. E per un padre che non c’è più. Se non avessimo tutti voluto bene a luther sembrerebbe di essere di troppo…ma qui c’è posto anche per noi.

 

Standout Track: Let it Roll

 

Infine

 

Ristampa dell’anno:

 

DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN

 

Il disco della mia vita. IL disco. I 10 comandamenti del rock…..bellissimo cofanetto, cd, outtakes, dvd….con una considerazione. Nulla del fantastico materiale aggiunge una virgola alla bellezza di quel disco. Perfetto.

 

Lucinda Williams / War On Drugs / Walkabouts devo ancora sentirli….i dischi costano… 😉

ED Abbiati

Post scriptum

Uno o due non li conoscevo neppure io (non si finisce mai di impare, e ascoltare). Sul fronte Lowlands, il nuovo disco è Top Secret ma per ingannare l’attesa:

http://www.noisetrade.com/LOWLANDSband  Lowlands live from Newport (Bryn Mawr FM Broadcast)  FREE DOWNLOAD
 
ecco un piccolo live in attesa del nuovo disco.

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Già ero caduto in errore io, trattasi di Newport, Wales non States (anche se gli Stati Uniti…ma non si può dire). Pero vi posso dire che si tratta di un eccellente mini-set elettroacustico con un suono “naturale” di ambiente dello studio delizioso e le voci e gli strumenti molto ben delineati. E le canzoni, manco a dirlo, sono belle. Sul sito della Noisetrade c’è scritto che se fate una offerta libera serve per le spese di preparazione del nuovo album se no, comunque, è gratis, non vi espellono dal sito!

Bruno Conti

P.S. del post scriptum: E se volete vi potete fare anche una bella compilation da ascoltare in macchina o sull’I-Pod.

Very Heavy, Very Hard! Guitar Pete – Raw Deal

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Guitar Pete – Raw Deal – Grooveyard records 

Vero nome Peter Vincent Brasino, quindi uno dei “nostri” (e se è per questo il batterista è Anthony Bernardo e l’executive producer Joe Romagnola)! Luogo di provenienza New York City. Genere musicale: uhm vediamo, power trio rock blues, più rock che blues, tipo Blindside Blues band dei giorni nostri (coi quali condividono l’etichetta) o per risalire al passato, Frank Marino, Pat Travers,gli ZZTop di mezzo, Robin Trower, Point Blank e Blackfoot. Quindi tra southern rock molto ma molto duro, hard rock classico, molti hendrixiani come vedete, non escluso l’originale che era stato abbondantemente omaggiato nel precedente Live At the Blues Warehouse.

Cosa vi dovete aspettare? Chitarre a manetta con wah-wah in overdrive, ritmica tra Black Sabbath e improvvise accelerazioni, vocione alla Billy Gibbons dei vecchi tempi, una cover di Gimme Back My Bullets dei Lynyrd Skynyrd dove fanno una fugace apparizione anche delle chitarre acustiche e una armonica e i tempi si placano momentaneamente. Per il resto, chitarra, assoli, chitarra, assoli, ho dimenticato qualcosa? Chitarra!

Per essere sinceri, alla fine del CD, da segnalare, c’è una bella versione di nove minuti del classico slow di Nick Gravenites Love Me Or I’ll Kill You, il classico blues lento potente e tirato. Guitar Pete è molto bravo, una tecnica notevole, ma se considerate di grana grossa Bonamassa (che è di un’altra categoria) qui sfociamo nel Very Heavy Very Hard se vogliamo parafrasare il titolo del famoso disco degli Uriah Heep! Tra le diversioni, lo strumentale vagamente funky Mudslinger e l’altro mid-tempo Dead and gone, nonché il riff zeppeliniano di Too far Gone. All’inizio c’è la sequenza tiratissima di Raw Deal, Battle Cry e All Fired Up con gli ingredienti citati prima.

Per chi ama le “sensazioni forti”.

Bruno Conti

Sta Arrivando! Bruce Springsteen – Wrecking Ball 6 Marzo 2012

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Bruce Springsteen – Wrecking Ball – Sony/Columbia 06-03-2012

 

 

Naturalmente c’è anche una Special Edition con 2 brani in più!

Bruce Springsteen’s new album has been set for March 6 release on Columbia Records. Marking his 17th studio album, Wrecking Ball features 11 new Springsteen recordings and was produced by Ron Aniello with Bruce Springsteen and executive producer Jon Landau.

1. We Take Care of Our Own
2. Easy Money
3. Shackled and Drawn
4. Jack of All Trades
5. Death to My Hometown
6. This Depression
7. Wrecking Ball
8. You’ve Got It
9. Rocky Ground
10. Land of Hope and Dreams
11. We Are Alive

A special edition of Wrecking Ball will also be available including exclusive artwork and photography and two bonus tracks:

12. Swallowed Up
13. American Land

Bruno Conti

Who Is Tom Northcott, E Da Dove Diavolo E’ Sbucato Fuori?

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Tom Northcott – Sunny Goodge Street: The Warner Bros Recording – Rhino Handmade 21-02-2012

Periodicamente nella posta (elettronica) ricevo degli aggiornamenti sulle prossime uscite ed altre interessanti iniziative della Rhino Handmade. Oggi è arrivata questa missiva che parla della imminente (?) uscita, il 21 febbraio, di questo, come al solito, lussuoso e costoso manufatto dedicato a tale Tom Northcott. E infatti l’oggetto della mail era “Who is Tom Northcott?. Ho seguito il link e mi sono andato a sentire i canonici 30 secondi per brano che si possono ascoltare come anteprima. Ma, allo stesso tempo, visto che il nome mi diceva qualcosa, sono andato alla ricerca nei miei “potenti archivi” e qualcosa è saltato fuori. Intanto in rete ho trovato che in Canada nel 2010 è uscito addirittura un libro su di lui, però allargando l’immagine della copertina si legge ” High Quality Content by WIKIPEDIA articles!”, e allora ditelo sono capace anch’io di fare un libro cosi che costa, tra l’altro, oltre 60 dollari!! Nel frattempo ho trovato nell’hard disk i due dischi di Tom Northcott in mio possesso virtuale – The Best Of Tom Northcott pubblicato dalla Warner Canada nel 1970 e Upside Downside uscito l’anno successivo e candidato ai Juno Awards – e mi sono dato all’ascolto. Il Best raccoglie anche materiale antecedente al periodo Warner e che non sarà nel CD della Rhino (20 brani in tutto, con i 10 brani del Best originale, qualche singolo e versione alternativa): i brani registrati nel 1965 come Tom Northcott & The Vancouver Playboys e Tom Northcott Trio sono tipici del sound British Invasion di quegli ann, beat e qualche tocco di psichedelia.

Ma il materiale registrato per la Warner tra il 1966 e il 1969 è altra cosa: intanto i produttori sono Leon Waronker e Leon Russell, e il materiale potremmo definirlo folk-pop-baroque-psichedelico. Ci sono cover di due brani di Harry Nilsson, 1941 e The Rainmaker, con gli arrangiamenti orchestrali di Jack Nitzsche e la voce di Tom Northcott ha dei punti in comune con quella del grande cantautore e, mi ci sono scervellato tutto il giorno, soprattutto nei brani più intimisti, con Jim Croce. Tra questi brani ci inserirei una cover di Girl Of The North Country di Dylan che ha anche tocchi tra Beatles e Beach Boys e quella di Sunny Goodge Street di Donovan. Molto belle anche una poetica ed acustica And God Created Woman e la ricercata (per i tempi) Who Planted Thorns In Miss Alice’s Garden con accenni psych.

Nel disco successivo, il leggendario, in quanto introvabile, Upside Downside, ci sono anche versioni eccellenti di I Think It’s Going To Rain Today di Randy Newman e Suzanne di Leonard Cohen (ci torniamo tra un attimo). Nel 1973 si ritira dalle scene e fonda a Vancouver i Mushroom Studios (qualche residuo psichedelico è rimasto attaccato ai capelli) dove negli anni hanno registrato anche le Heart, Bachman-Turner Overdrive, Sarah Mclachlan, Jane Siberry, Tegan & Sara e si dice siano passati anche i Led Zeppelin e Diana Ross. Ma… nel 1997 ha inciso un ulteriore album Joyful Songs Of Leonard Cohen (di questo ho solo sentito dei frammenti) con l’approvazione e il beneplacito del grande collega canadese che si è fatto anche riprendere senza l’immancabile cappello con pelata a vista di entrambi.

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E questo è quello che appare nel sito northc.html :


Tom Northcott
Canada 1997

l.  The guests
2.  Dance me to the end of love
3.  I left a woman waiting
4.  Paper thin hotel
5.  True love leaves no traces
6.  If it be your will
7.  Tower of song
8.  I’m your man
9.  Tonight will be fine
10. Hallelujah

Tom Northcott and his band: Daryl Burgess – drums, Norm Fisher – bass,
Robbie Steininger – electric guitar, Michael Creber – piano, organ, synth


Dear Tom,

..and thank you for your gifts, the red wine, the brandy, and especially your CD “Joyful Songs of Leonard Cohen”. I am grateful to you for the title and for the understanding behind the title. Thank you for your honest voice, your musical and technical skills, and for this fraternal gesture.

We haven’t been drinking much up here since you left, but I think we’re going to open that red wine tonight.

Here’s to you, Tom.

Mt.Baldy Zen Centre, July 26, 1997. Leonard

Leonard and Tom at the Rinzai Zen Center on Mt. Baldy, July 1997. The photo was taken by Tom’s son, Dan Northcott.

 

Il disco della Rhino Handmade di Tom Northcott uscirà il 21 febbraio prossimo e costerà come al solito un pacco di soldi, presumo tra i 30 e i 40 euro, se vi ha interessato buon ascolto.

E ricordate che la ricerca prosegue, c’è sempre qualcosa di “nuovo” da trovare!

Bruno Conti

Un Altro Sconosciuto “Perdente”, Ma Di Valore! Michael J. Sheehy

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Se amate i “losers”, i personaggi con le parabole da perdenti, penso di avere il musicista che soddisferà le vostre esigenze. A metà degli anni novanta, dopo un lungo periodo di eccessi, il nostro amico Michael John Sheehy fonda con un gruppo di amici i Dream City Film Club (sfigata band britannica che aveva per modelli Elvis Presley e i Virgin Prunes). Nonostante tutto, il gruppo non si sa come, ottiene numerosi ingaggi nei Club della zona e un contratto discografico con la Beggars Banquet, e Michael è senza dubbio la mente creativa e nel giro di pochi anni è pronto ad affrontare una carriera solista di notevole qualità. Il lavoro d’esordio Sweet Blue Gene è del 2000, e come nei seguenti Ill Gotten Gains (2001), No Longer My Concern (2002), la musica del musicista inglese, è composta da atmosfere intimistiche, crepuscolari e ammalianti che l’autore  sa creare con indubbia maestria.

Dopo qualche anno di riflessione Sheehy, torna nel 2007 con Ghost On The Motorway (con una brano bellissimo Twisted Little Man, che era nella colonna sonora della serie televisiva Deadwood), e con l’ultimo With These Hands del 2009, una sorta di “concept album”, ideato su un Musical ambientato nei primi anni ’60, che narra la storia di Francis Delaney, un pugile fittizio che richiama la storia del film Lassù qualcuno mi ama, interpretato dal grande e mai dimenticato Paul Newman.

 

Michael  J. Sheehy, ha imparato ad amare la musica nei pub chiassosi e malfamati di Londra, e nel tempo è diventato un ottimo musicista (suona le tastiere e la chitarra con molta abilità), ma è innanzitutto un narratore di storie, all’interno delle quali è racchiusa la parte più preziosa, intima e oscura della sua vita. Se amate la musica di Tom Waits e Nick Cave, penso che non farete fatica ad entrare nelle coordinate musicali di questo magnifico “perdente”, un altro dei tanti, forse troppi, illustri sconosciuti, un autore completo e sensibile, da seguire con estremo interesse anche in futuro.

Tino Montanari

Un “Vecchietto” Arzillo E Gagliardo! Little Freddie King – Chasing Tha Blues.

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 Little Freddie King – Chasing Tha Blues – Madewright Records

Little Freddie King non è stato sicuramente uno dei “grandi” del Blues e neppure tra i più prolifici, ma un posticino tra gli onesti gregari sicuramente lo merita. Nato a McComb, Mississippi nella zona delle piantagioni nel luglio del 1940, cugino di Lightnin’ Hopkins, a 14 anni anni si trasferisce a New Orleans. Nel frattempo impara a suonare la chitarra sia acustica che elettrica dal padre, basando il suo stile su Freddie King (di cui, per onestà, non avvicina neppure lontanamente la perizia tecnica) ma con un approccio più country blues e suona soprattutto nei juke joints dove molti anni dopo si ritornerà con il sound dell’etichetta Fat Possum con la quale, casualmente o meno, Fred Eugene Martin (vero nome) ha inciso un album nel 2005. Ma prima, anche lui, ha avuto una vita travagliata e una carriera quantomeno ricca di alti e bassi (più i secondi direi a giudicare dai testi), il primo album con Harmonica Williams è del 1969 (a 29 anni, quindi un “giovane” per i parametri del Blues), per registrare il secondo Swamp Boogie in quel di New Orleans ne dovranno passare altri 27. Si dice il “difficult second album” ma qui abbiamo esagerato! Poi negli anni 2000 ha registrato abbastanza regolarmente pubblicando 5 dischi compreso questo Chasing The Blues.

Che è un disco onesto, sanguigno, quasi eroico, nel riprendere le 12 battute classiche per una dozzina di brani che ricordano molto i dischi della maturità di musicisti come Muddy Waters o John Lee Hooker.  Accompagnato dalla sua band questo arzillo signore sa ancora far vibrare le corde della chitarra e con una voce vissuta e malinconica ma ancora ricca di sfumature canta delle mille disgrazie della vita: l’infanzia nelle piantagioni, la perdita di tutti i suoi averi, casa compresa, nell’uragano Katrina e un ritorno a casa per scoprire una infezione nelle mura del nuovo appartamento, sangue, sudore e lacrime assortite, gli manca una bomba atomica in testa e qualche rapina a mano armata e le ha avute tutte. Nel disco, oltre all’armonicista Lewis Di Tullio si sente anche un pianista non identificato e il groove è perlopiù abbastanza rilassato, tipico di New Orleans, dove è stato registrato,  ma contiene molto classico Chicago Blues e anche quel boogie reiterato alla Hooker che fa muovere il piedino.

Si parte con Born Dead, un brano che non avrebbe sfigurato nel repertorio di Waters ed è un piccolo classico di suo, per passare alle trame più agili di Crackho Flo e al boogie primigenio di Lousiana Train Wreck introdotta dal fischio di un treno, sempre argomenti “allegri” nei testi come si diceva in sede di presentazione, niente virtuosismi particolari ma un suono molto curato nei particolari con armonica, piano e chitarra che si dividono gli spazi con la voce di Little Freddie King. Ci sono tutti gli ingredienti classici, lo slow blues di Got Tha Blues On My Back, nuovamente il boogie sapido alla John Lee Hooker di Pocket Full Of Money. I tempi pigri di Back In New Orleans e l’omaggio al titolare del nome, King Freddie’s Shuffle, uno strumentale dal sound volutamente arcaico ma non noioso come quello di molti bluesmen attuali dediti al recupero delle radici.

Great Great Bamboozle è un altro divertente strumentale più ritmato mentre Night Time In Treme è un omaggio alla sua città di adozione, nuovamente un brano strumentale con i tre solisti della band che si dividono equamente gli spazi. Bywater Crawl ha quel sound da juke joint delle produzioni della Fat Possum di R.L. Burnside o di Junior Kimbrough, un ulteriore pezzo strumentale dal ritmo incalzante dove sembra che accada poco ma c’è tutto un mondo alle spalle se sentita a volumi alti. Standin’ At Your Door è un altro sofferto blues di impianto classico mentre Mixed Bucket Of Flood presentata come special bonus track si avventura in sonorità moderne tra elettronica, hip hop e nu soul con risultati alterni e spiazzanti.

Scevro dalla bonus track un buon album di Blues indirizzato soprattutto agli appassionati del genere.

Bruno Conti  

Vecchie Glorie 9. Wishbone Ash – Elegant Stealth

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 Il reparto “Vecchie Glorie” è sempre pronto, quando serve riapre!

Wishbone Ash – Elegant Stealth – Golden Core/Zyx Records

Vorrei iniziare questa recensione con uno sfoggio di pensiero Veltroniano (il “ma anche”) applicato alla filosofia di Catalano (quello di Arbore, il re dell’ovvietà). Ovvero: questo album non è male ma anche, allo stesso tempo, non mi sembra che dopo oltre 40 anni di onorata (e travagliatissima) carriera i Wishbone Ash abbiamo molto di nuovo da dire (e ti pare). Allo stesso tempo, per continuare con gli stereotipi, si potrebbe dire che dal vivo sono comunque meglio e ancora validi.

Tra gli inventori delle Twin Lead Guitars in Europa, sulla scia (e più meno in contemporanea) con quanto facevano gli Allman Brothers sull’altra sponda dell’Atlantico, il gruppo di Andy Powell (unico membro originario ancora in formazione), Ted Turner, Martin Turner (nessun grado di parentela) e Steve Upton è stato in grado di regalare nella prima parte degli anni ‘70 agli appassionati del rock di qualità una serie di ottimi album, almeno fino a Wishbone Four e anche il superbo doppio Live Dates, poi hanno fatto, con vari cambi di formazione, ancora buona musica fino alla fine della decade, culminata con la pubblicazione del nuovo Live Dates II. Da allora hanno tirato a campare, sempre validi nei concerti dal vivo e con vario interessante materiale d’archivio ripescato da diverse etichette discografiche a rendere interessanti alcune antologie e raccolte pubblicate nell’ultimo trentennio: il loro rock melodico, raffinato, con elementi folk e acustici, unito ad una notevole varietà stilistica e all’indubbia perizia tecnica dei vari chitarristi che si sono succeduti negli anni, li ha resi una delle migliori formazioni del rock britannico.

Era dal 2007 del discreto Power Of Eternity che non pubblicavano un disco nuovo in studio e questo Elegant Stealth non sembra destinato a cambiare le cose, in bilico come sempre, nell’ultimo periodo, tra quel rock melodico tendente all’A.O.R e lo splendore strumentale delle due chitarre soliste (anche se il finlandese Muddy Manninen non sembra sempre all’altezza di chi lo ha preceduto). Ci sono tentativi di spostarsi verso un rock più grintoso come nello strumentale Mud-Slick dove la presenza dell’organo di Don Airey li spinge verso lidi vicini ai Deep Purple con buoni risultati. O di utilizzare sonorità folk-rock come in Can’t Go It Alone con il violino di Pat McManus pronto alla bisogna per cercare di ricreare atmosfere alla Fairport Convention o alla Jethro Tull, ma la voce non memorabile, direi blanda di Powell (si può essere “blandi” facendo rock? Evidentemente sì anche se dovrebbe essere un ossimoro) rovina l’effetto “progressivo” della parte strumentale con aperture melodiche fin troppo orecchiabili nel cantato, sembra John Wetton, che ha fatto parte della formazione, o meglio vorrebbe sembrare.

Eppure i Wishbone Ash hanno sempre saputo creare quel connubio tra acustico ed elettrico: per esempio ricordo una bellissima ballata come Ballad Of The Beacon su Wishbone Four dove la parte iniziale melodica poi si trasformava in sferzate rock quando Andy Powell e Ted Turner intessevano le loro trame chitarristiche, con Man With No Name ritorna con buoni risultati questo mix tra melodia e rock soprattutto quando il buon Andy rispolvera il pedale wah-wah per l’occasione, già sentito ma non male. Anche l’iniziale Reason To Believe (che ritorna alla fine in una versione quasi techno, per fortuna come traccia nascosta) con il suo ritmo galoppante, le belle armonie vocali e le due chitarre soliste all’unisono ha dei momenti dell’antico splendore del gruppo, per la serie “la classe non è acqua”, non preoccupatevi ho quasi esaurito le ovvietà! Warm Tears, ha grinta e un bel lavoro della batteria e delle chitarre che per molti gruppi in ambito rock sarebbe già prodigioso ma tra il cantato poco brillante (per usare un eufemismo) di Powell e una certa ripetitività si perde per strada. Give It Up e Seaching For Satellites fanno parte anche loro del “vorrei ma non posso”, tra rock e interventi melodici, ma senza molto nerbo, solite chitarra dalla timbrica eccellente ma dopo tre secondi te le sei dimenticate. Probabilmente l’altro brano che si può apprezzare, dopo un inizio funky con iun basso alla Another One Bites The Dust , è la lunga, quasi 8 minuti, Big Issues che si redime con la lunga parte centrale strumentale dove l’alternanza delle due soliste (anche con wah-wah) ricorda i bei tempi che furono.

Sufficienza stentata in virtù del loro glorioso passato (e in giro c’è molto di peggio) ma se ne può anche fare tranquillamente a meno oppure comprare qualcuno dei vecchi album!

Bruno Conti