Il “Blues Brother” Originale! Curtis Salgado – Soul Shot

curtis salgado.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Curtis Salgado – Soul Shot – Alligator Records

Il nome Curtis Salgado ai più non dirà nulla, ma se partite dall’abbigliamento – giacca nera, occhiali scuri –  e poi vi soffermate sul genere musicale, blues, soul, R&B, e fate un salto temporale a Eugene, Oregon vicino a Portland, dove era la sua base in quegli anni, comincerete a capire. In quel periodo John Belushi era lì per girare il film Animal House e nei ritagli di tempo libero dalle riprese del film frequentava i locali della zona dove si esibiva un giovane musicista con la sua band che era già allora una forza della natura, un artista di culto locale, con degli spettacoli incendiari. I due diventano amici e Curtis Salgado inizia Belushi ai misteri della musica nera e insieme sviluppano l’idea che da lì a poco si  sarebbe trasformata nei Blues Brothers, prima con un tour nazionale che darà vita all’album Briefcase Full Of Blues e poi culminerà nel grandissimo film di John Landis.

I personaggi di Joliet Jake e Elwood Blues, che insieme sono il combinato della “persona” di Salgado, grande cantante ma anche armonicista, creati da Belushi e Aykroyd  che non hanno mai nascosto il debito dovuto a questo signore, anche se la cosa è poco nota (per usare un eufemismo): infatti se controllate attentamente le note dell’album originale, Briefcase, Salgado viene ringraziato, giustamente, e il personaggio interpretato da Cab Calloway nel film si chiama, guarda caso, “Curtis”! Diciamo solo che la sua carriera non ha avuto i riscontri commerciali e finanziari dei personaggi che ha ispirato ma Salgado oltre ad avere avuto il suo gruppo degli Stilettos, ha fatto parte della prima versione della Robert Cray Band, la migliore e poi ha contribuito al successo dei Roomful of Blues, ha cantato con Santana e con la Steve Miller Band dal vivo. Nel corso di una collaborazione con il grande chitarrista Albert Collins è stato lui ad inventare il nomignolo “Master Of The Telecaster”, eppure pensate che il primo album è solo del 1991 e nel corso della sua attività ne sono usciti solo otto compreso questo Soul Shot. Senza dimenticare che nel 2006 gli è stato diagnosticato un tumore al fegato e l’anno successivo è stato sottoposto (grazie ai fondi raccolti dai suoi amici musicisti) a un trapianto per debellare la malattia che nel frattempo si era estesa anche ai polmoni, ma ha superato anche questa prova. E nel 2008 era di nuovo sulla strada a fare concerti e realizzava quello che era il suo migliore album fino ad allora, l’eccellente Clean Getaway che gli valse il Soul Blues Male Artist Of The Year nel 2010.

Ma questo Soul Shot, il primo per la Alligator (che detto per inciso non sbaglia un colpo, Janiva Magness, Joe Louis Walker, JJ Grey & Mofro, Tommy Castro sono le ultime uscite dell’etichetta di Chicago) è ancora migliore. Come dice il titolo “Un’iniezione di soul”, questa volta siamo nel paradiso della musica nera: soul, R&B, funky anni ’70, gospel sono ottimi e abbondanti. Co-prodotto dal vecchio amico di Portland, Marlon McClain, che era il leader di una band nera degli anni ’70, i Pleasure (ho visto poche mani alzate) e da Tony Braunagel, batterista e leader della Phantom Blues Band, uno che del genere se ne intende, l’album è un gioiellino di cui godere profusamente. La voce di Salgado ricorda moltissimo quella del grande Solomon Burke (magari senza i picchi verso il basso e l’alto, ma il corpo centrale è quello), è pure un ottimo armonicista, della scuola soul/R&B, alla Stevie Wonder prima maniera per intenderci, ma maneggia anche il Blues alla grande e in più scrive delle belle canzoni, quattro per l’occasione e sceglie tra il repertorio storico della black music per questo album con una felicità di risultati sorprendente!

C’è il R&B trascinante di What You Gonna Do?, dalla penna di Bobby Womack, gioioso e inondato di fiati e coretti celestiali, con una band che suona alla grandissima: oltre al citato Braunagel (che negli anni ’70 e ’80 andava dallo stesso parrucchiere di Bolton e di Salgado, cercate le foto) ci sono Mike Finnigan all’organo e Jim Pugh al piano, una coppia che ti stende, Johnny Lee Schell coadiuvato dallo stesso McClain alle chitarre in alcuni brani e Larry Fulcher al basso, più Joe Sublett e Darrell Leonard a pompare ai fiati e Lenny Castro aggiunto alle percussioni, i risultati sono da ascoltare per credere. Love Comfort Zone uno dei brani firmati da Salgado è miele per le orecchie dell’appassionato del genere, puro Solomon Burke, Gettin’ To Know You è un funky da favola dal vecchio repertorio di George Clinton con fiati all’unisono che spingono la sezione ritmica e la voce verso vette notevoli di goduria, come se gli anni ’70 non fossero mai finiti e Salgado comincia anche a scaldare l’armonica. A proposito di armonicisti, le note del libretto sono curate da Dick Shurman, che per i due o tre che non lo conoscono era il Magic Dick della J Geils Band, uno che conosce molto bene l’argomento come il suo ex datore di lavoro, quel Peter Wolf che ci ha deliziato un paio di anni con il magnifico Midnight Souvenirs e qui siamo su quelle coordinate sonore.

She Didn’t Cut Me Loose, altro brano originale, tra funky d’annata e lo Stevie Wonder anni ’70 è sempre notevole. Fantastico il R&B fiatistico di Nobody But You, scritto da Charles Hodges, collaboratore storico di Al Green, per O.V. Wright, un altro che del genere se ne intendeva: sua era la versione originale di That’s How Strong My Love Is che poi avrebbero ricantato mastro Otis e i Rolling Stones. E i risultati si sentono, Curtis ci mette del suo, come pure nella bellissima soul ballad Let Me Make Love To You dove dà fondo alle sue risorse vocali per una interpretazione da brividi, degna dei maestri citati finora. Il brano era degli O’Jays, puro Philly Sound carico di deep soul in una accoppiata formidabile. Per stenderti definitivamente Curtis Salgado si cimenta con una cover maiuscola (e fedele all’originale, lui che può) della trascinante Love Man del grande Otis Redding, Stax sound in excelsis con la band che riprende le sonorità di Booker T. & The Mg’s & Co con notevole fedeltà.

He Played His Harmonica, la terza canzone scritta da Salgado, con il clavinet di Kurt Clayton che si aggiunge alle procedure è ancora ottimo funky anni ’70, tra blue eyed soul di gran classe e sonorità alla Marvin Gaye. Baby Let Me Take You In My Arms è stato uno dei successi dei Detroit Emeralds, altro grande gruppo vocale R&B dei primi anni ’70, un mid-tempo mellifluo con i fiati in primo piano a stuzzicare le acrobazie vocali di Salgado. Franck Goldwasser si unisce alla chitarra per una ripresa magnifica del classico soul lento di Johnny Guitar Watson (faceva anche quelli!), una Strung Out da antologia della musica soul. E sul dilemma finale, A Woman or The Blues, che probabilmente non verrà mai risolto, si conclude in puro stile tra Blues Brothers, gospel e Solomon Burke d’annata, questo gagliardo Soul Shot che si merita fin d’ora un posto d’onore tra i migliori dischi del genere dell’anno.

Anche se comprate pochi dischi quest’anno non fatevi mancare questo, ne vale la pena! In teoria esce il 10 aprile negli States, ma in Italia circola già in anticipo.

Bruno Conti

P.s. Per la serie collegamenti d’idee, vi consiglio nuovamente il disco di un altro Curtis, Stigers che con Let’s Go Out Tonight ha fatto veramente un ottimo lavoro e, sempre la prossima settimana, esce anche un doppio CD dal vivo postumo di Solomon Burke intitolato The Last Great Concert per la Rockbeat Records. Problema di quest’ultimo, il prezzo e la reperibilità.

Il “Blues Brother” Originale! Curtis Salgado – Soul Shotultima modifica: 2012-03-25T19:27:00+02:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo