Bei Tempi! Allman Brothers Band – American University Washington, D.C. 12/13/1970

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Allman Brothers Band – American University Washington, D.C. 12/13/1970 Allman Brothers Band Recording Co. 

La storia e l’importanza degli Allman Brothers nella storia della musica rock sono arcinote quindi non vi tedierò ancora una volta con la loro storia, ma due o tre parole per inquadrare questo CD sono quantomeno doverose. Correva l’anno 1970, “Bei Tempi”, e gli Allman avevano pubblicato da poco il loro secondo album di studio Idlewild South. Provenienti da Jacksonville, Florida ma basati in quel di Macon, Georgia in quel periodo dell’autunno’70 stavano gravitando soprattutto nell’area Nord Ovest degli States con concerti equamente divisi tra stadi e locali come il Fillmore East di New York dove l’anno successivo avrebbero registrato il mitico At Filmore East.

Nelle parole di Bert Holman, attuale (ma già da molti anni) manager del gruppo e ai tempi giovane di belle speranze alla American University di Washington, DC la band era già all’apice della sua potenza dal vivo in quel periodo e tramite i suoi auspici e quelli di altri studenti dell’università gli Allman Brothers, provenienti da due date al Fillmore East nei giorni precedenti, e quindi rodatissimi, vengono ingaggiati per due concerti da tenersi nello stesso giorno nei locali dell’ateneo, una palestra con meno di 1000 posti. Se vi dicessi che il gruppo suonò questi due concerti di fronte ad un locale semi pieno ci credereste? Probabilmente no, ma sempre secondo il nostro attendibile testimone è quello che successe. Qualche previdente personaggio decise di registrare il tutto e quindi possiamo ascoltare i risultati in questo American University Washington, D.C del 13 dicembre 1970.

Ovviamente le apparecchiature tecniche dell’epoca erano un po’ rudimentali e quindi il mix finale che è arrivato ai giorni nostri consiste di un canale, quello di sinistra, preso dal soundboard originale stereo, mentre quello di destra è occupato dal suono ricavato da un microfono d’ambiente; magici tecnici ed archivisti sotto la supervisione di Tom Dowd hanno cavato dal cilindro comunque un album con un suono più che soddisfacente ancorché con dei piccoli problemi tecnici di tanto in tanto. Tipo il delitto di lesa maestà per cui la versione fantastica di Stormy Monday con un ispiratissimo Duane Allman sfuma brutalmente dopo 5 minuti perché era finito il nastro o, tra gli altri fattori negativi che non consentono una votazione migliore (perché il giudizio va inserito in una prospettiva storica) c’è il fatto che il tutto dura “solo” poco più di un’ora, quindi niente concerto completo, ma solo un estratto dalle due gigs, un bel doppio si sarebbe meritato anche 4 stellette. Per il resto è l’occasione di ascoltare Duane & Gregg Allman, Dickey Betts, Berry Oakley e i due batteristi Jaimoe e Butch Trucks quasi al top delle loro capacità che avrebbero raggiunto nei concerti al Fillmore del marzo successivo e nei mesi a seguire, documentati da altri concerti storici come lo Stonybrook del settembre 1971, sempre pubblicato in questa serie dalla loro etichetta personale, prima che la scomparsa di Duane nell’ottobre del 1971 ponesse fine alla prima fase di questa saga che continua ancora, con ottimi risultati, fino ai giorni nostri. Se Duane Allman e Dickey Betts erano una coppia formidabile di chitarristi ma non i migliori presi singolarmente (anche se Duane…), lo stesso si può dire, oggi, per Warren Haynes e Derek Trucks che insieme sono fantastici ma divisi…pure.

Tornando al CD in questione, era già uscito nel 2002 e in effetti le copie che circolano oggi non sono una ulteriore ristampa ma probabilmente solo una nuova tiratura destinata a rendere felici gli appassionati della band che se l’erano perso al primo giro.  Sono solo sette brani ma che brani! Dall’iniziale Statesboro Blues in una versione concisa ma assai efficace, passando per Trouble No more che era nel primo album e Don’t Keep Me Wonderin’ che si trovava sul citato Idlewild South, abbiamo modo di gustare la genesi di questo turbine di musica che fondeva rock, blues, psichedelia, improvvisazione, in quel genere che fu definito “southern rock” perché arrivava dagli stati del Sud ma era semplicemente grande musica. Anche Leave My Blues Alone e la già ricordata, tronca, Stormy Monday, rinforzano queste certezze, prima dell’esplosione finale con due dei loro grandi cavalli di battaglia (purtroppo non c’è In Memory Of Elizabeth Reed);, prima una ciclopica You Don’t Love Me di oltre 15 minuti, con la sezione ritmica a macinare grooves sempre scintillanti, per consentire ai tre solisti, Duane, Dickey e Gregg, di inventare musica come pochi altri hanno saputo fare nella storia del rock. Poi, annunciato da uno dei riff più conosciuti di sempre, parte un vero tour de force, con una bellissima e lunghissima versione di Whippin’ Post, oltre venti minuti di goduria totale. E in quello stesso mese sarebbe uscito Layla di Derek & The Dominos dove c’era Duane Allman alla slide e che li avrebbe proiettati verso la grande notorietà e la gloria imperitura. Forse non fondamentale, per i motivi ricordati sopra, ma per chi ama questa musica una bella (ri)scoperta! “Allman Brothers Brand” come riporta la copertina, per l’attento osservatore.

Bruno Conti

Bei Tempi! Allman Brothers Band – American University Washington, D.C. 12/13/1970ultima modifica: 2012-05-10T15:13:00+02:00da bruno_conti
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