Un Altro Bruce Ovvero Una Serata Indimenticabile (Ma Come Fa?) – Springsteen A San Siro – 7 Giugno 2012

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Ho gli “ospiti-collaboratori” del Blog con l’ormone impazzito e allora vai con un altro resoconto del Wrecking Ball Tour italiano di Bruce Springsteen con la E Street Band, questa volta tocca a Milano e a Marco Verdi. One, two, three…!

Bruno Conti

 

Un giorno, quando mio figlio sarà grande ed avrà a sua volta dei figli (o dei nipotini), potrà raccontare loro che il giorno del suo undicesimo compleanno ha assistito al concerto della più grande rock’n’roll band al mondo di quel periodo.

Avendo infatti deciso di non potermi perdere l’ennesimo concerto del Boss allo stadio Meazza di Milano, quest’anno ho chiesto a mio figlio se voleva accompagnarmi (con me è già venuto a vedere Willie Nile, Paul Simon, Mark Knopfler e Bob Dylan, piaciuti tutti tranne Dylan, ma far capire il Bob attuale ad un bimbo è un’impresa ardua…), e la sua risposta è stata subito affermativa, in gran parte, da grande appassionato di calcio, attratto dalla possibilità di vedere San Siro dall’interno.

Per quanto mi riguarda, questa per me è la settima volta, la seconda al Meazza, la quinta con la E Street Band (le altre due con la Seeger Sessions Band), e sinceramente pensavo di non poter vedere nulla di meglio rispetto al concerto di tre anni fa a Torino (a mio parere superiore anche al fantastico DVD registrato a Londra durante lo stesso tour), una serata incredibile con una scaletta pazzesca (ne cito solo tre: Loose Ends in apertura, Travelin’ Band dei Creedence ed una rarissima Drive All Night).

Ebbene, questa sera avrò la dimostrazione che con Bruce non si può mai dire, in quanto il Boss riserverà al pubblico milanese una serata che definire storica non è esagerato: tre ore e quaranta di concerto, il secondo per durata non di questo tour…ma della carriera!!!

(Per i curiosi, il più lungo è stato al Nassau Coliseum di Long Island la notte di Capodanno del 1980).

Il titolo del post (ma come fa?) si riferisce ovviamente alla tenuta fisica e vocale di Bruce: a quasi 63 anni è impensabile che un essere umano possa fare quello che ho visto stasera, cioè cantare , correre, saltare, ballare, per quasi quattro ore, senza quasi intervalli tra un brano e l’altro, e senza avere un solo calo di voce.

Sapendo che il nostro si è sempre tenuto alla larga da droghe, anfetamine o eccitanti vari (non è mai stato visto nemmeno con una sigaretta!) rende ancora più sovrumana la sua prestazione: ed il tempo sembra essersi fermato solo per lui, in quanto sia Nils Lofgren che soprattutto il suo compagno di scorribande sul palco Little Steven (o Steve Van Zandt se preferite) questa sera li ho visti più statici del solito.

Non ho intenzione di descrivere la serata per filo e per segno, sarebbe una ripetizione dell’ottimo resoconto del concerto di Trieste fatto dal “collega” Graziano Ongetta, ma mi limiterò comunque a citare gli episodi salienti, che non sono stati certo pochi (33 canzoni in tutto, di cui 10 bis!).

La serata è abbastanza calda, non pioverà come a Firenze dopo quattro giorni, e Bruce ed i suoi salgono sul palco alle 20.40 circa, attaccando subito con We Take Care Of Our Own, che rende subito palese la differenza tra ascoltare un disco di Springsteen e vederlo dal vivo: se la versione in studio del brano mi aveva fatto storcere la bocca, questa sera sembra un’altra canzone, ed il pubblico è subito caldo e partecipe come se si trovasse davanti ad un classico al pari di Thunder Road.

La scaletta della serata è piuttosto standard, ma sono l’intensità ed il feeling a fare la differenza, oltre all’ormai bravura on stage da consumato performer di Bruce, che passa quasi metà del concerto in mezzo al pubblico, fa cantare bambini, ballare giovani fans femminili, oltre ad un intermezzo assolutamente esilarante in cui “ruba” ad un fan un pupazzo a molla con la sua faccia e lo mette tra lui ed il microfono, facendo sembrare che sia il pupazzo a cantare.

Bello l’uno-due vintage di Spirit In The Night e The E Street Shuffle, dove il suo gruppo si traveste da perfetta soul band, commovente Jack Of All Trades (il brano migliore dell’ultimo album, a mio parere), uno dei momenti più toccanti della serata insieme al lungo applauso tributato dai 60.000 di San Siro allo scomparso Clarence Clemons durante Tenth Avenue Freeze-Out, oltre ad una splendida The Promise eseguita su richiesta da Bruce solitario al pianoforte.

E che dire del poker di brani rock’n’roll di circa metà set: Johnny 99, Out In The Street, No Surrender (con l’attacco sbagliato due volte, e Bruce che la seconda urla divertito: “We fucked up again!”) e Working On The Highway, una sequenza in grado di stendere una mandria di tori.

Perfino mio figlio, che non conosceva affatto Springsteen, urla, batte le mani, canta ritornelli che non conosce nel suo inglese da quinta elementare (solo nei bis, pur apprezzando la musica, si siederà stravolto, chiedendomi più volte: “Ma quando finisce?”).

I bis, appunto: per una rockstar normale di solito sono tre, massimo quattro se il pubblico non ti vuole fare andare via.

Questa sera Bruce arriva a dieci, praticamente un mini concerto: inizia con Rocky Ground, un brano del nuovo disco che non mi fa impazzire, ma stasera gli perdono tutto, e poi via con Born In The U.S.A., che non è mai stata tra le migliori del Boss, ma è comunque un inno e stasera l’adrenalina la fa sembrare bellissima, per poi proseguire con l’immancabile Born To Run, una Cadillac Ranch a richiesta (e qui viene giù lo stadio), un’intensa e stringata Bobby Jean, Dancing In The Dark, durante la quale Bruce invita ben due ragazze a ballare sul palco (una chiede di ballare con Jake Clemons, sassofonista nipote di Clarence, molto bravo, e viene prontamente accontentata), per poi finire con la già citata Tenth Avenue Freeze-Out.

E qui si sono chiusi finora tutti i concerti di questo tour, ma stasera no, stasera è una di “quelle” sere, ed ecco che Bruce dopo i saluti riprende la chitarra e ci regala una tonante Glory Days ed una festosa e gioiosa Twist And Shout: non c’è una sola persona allo stadio che non balli, servizio d’ordine compreso.

Ora è veramente finita, è mezzanotte e venti, e se l’altra volta il vicinato ha fatto problemi per un quarto d’ora in più dopo le undici questa sera rischiamo di trovare Claudio Trotta impiccato sul pennone più alto di San Siro.

Ma credo sia solo per questo che Bruce si è fermato, si vede che ne ha ancora voglia.

E noi pure.

Alla prossima Bruce, tanto per te il tempo si è fermato.

 Marco Verdi

Un Altro Bruce Ovvero Una Serata Indimenticabile (Ma Come Fa?) – Springsteen A San Siro – 7 Giugno 2012ultima modifica: 2012-06-14T08:31:00+02:00da bruno_conti
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