Swing Brother Swing – Live Al Milestone Di Piacenza 15.01.2012 – Distribuzione Indipendente
La modalità di distribuzione dopo nome del gruppo e titolo, è un eufemismo per significare che il disco se lo fanno e se lo vendono da soli.
Ancora una volta si parla di musica italiana, “gezz”, scritto così potrebbe anche essere, ma i più accorti, già dal nome del gruppo, avranno intuito che si tratta di jazz, o meglio di un incrocio tra la musica americana e la canzone italiana vicina a questi stilemi. Il nome Sergio “Tamboo” Tamburelli era già ricorso nelle pagine virtuali di questo Blog, collegato alle imprese della band pavese dei Lowlands e in particolare la sua partecipazione al tributo a Woody Guthrie, dove immodestamente lo paragonavo vocalmente a Tom Waits. Poi una cosa tira l’altra, e sia pure in ritardo, eccomi qui a parlare dell’altra, e principale, attività musicale del buon Tamboo. Non ci sono fini nascosti, solo della sana promozione, per della buona musica, vogliamo chiamarlo un “piccolo marketting”? E chiamiamolo così.
Quelli che leggono il Blog sanno che qui non tratto spesso né di musica italiana né di jazz perché, come direbbe un recensore di stampo anglosassone come il sottoscritto “It’s not my cup of tea”, ma non perché non ami i generi, solo per mere questioni di tempo. Già non ce la faccio a sentire tutti i dischi che dovrei e vorrei, figuriamoci a recensirli, ma l’eccezione conferma la regola e, in ritardo come detto sopra, visto che è già uscito da qualche mese, eccomi a parlare di questi Swing Brother Swing. Chi sono costoro? Oltre al suddetto Tamboo, voce, e visto il cognome, washboard, abbiamo Pietro Bonelli alla chitarra e fondatore della band, Daniele Petrosillo al contrabbasso, Fabio Villaggi alla batteria e, per l’occasione, nella formazione a sei con fiati, Claudio Perelli al sax alto e clarinetto e Gianni Satta a tromba e cornetta. I 6 assi di cuori, come simpaticamente ripresi nella foto interna del CD in formato digipack. Il disco è registrato a Piacenza, ma se non sbaglio (e non lo faccio) loro sono dell’area del pavesotto, che, se non è entrata ancora in vigore la nuova distribuzione delle province, non fa parte dell’hinterland milanese, come mi è capitato di leggere in rete!
Due cose che sono saltate all’occhio “dell’abile recensore”: l’omaggio, nel logo del CD, neppure troppo velato, ad una nota etichetta discografica che non citiamo, per evitare che li faccia restare in mutande per richiesta danni e la durata di un paio di brani che ci danno l’occasione di addentrarci nel contenuto del dischetto. Che durate sono 4.68 per Carina e 4.89 per Basin Street, riportate nel retro dell’album? Non sono più 60 i secondi per minuto? Oppure queste copie sono destinate a diventare come il Gronchi rosa, materiale per collezionisti, mistero!
Otto brani e una breve intro per questo disco: il protagonista è soprattutto il bravo Sergio “Tamboo” Tamburelli, che è un entertainer, tradotto in italiano intrattenitore, ma anche “chiacchierone”potremmo dire, a causa dei lunghi intermezzi parlati e le introduzioni, mai troppo didattiche, ai brani, assai piacevoli, parte dello spettacolo in fondo. Gli altri musicisti swingano di gusto, tra musica italiana e classici del jazz. Permettete Signorina era uno dei classici di Nicola Arigliano, un crooner italiano che ha vissuto due momenti di gloria, prima negli anni ’60 con partecipazioni Sanremesi e la pubblicità di un famoso digestivo e poi nuovamente a cavallo tra fine anni ’90 e primi 2000 con una seconda giovinezza. Tamboo mescola il suo timbro vocale alla classica inflessione vocale di Arigliano, come fa pure nel primo omaggio al suo vero idolo, il grande “Satchmo”, Louis Armstrong, altro sanremese dell’epoca, di cui interpreta C’Est Si Bon, che era un brano francese portato al primo successo in inglese da Eartha Kitt, ma poi diventato uno dei cavalli di battaglia di Armstrong, di cui Tamburelli si diverte a riproporre il timbro vocale e facendolo si sente che gode come un riccio in questa sua veste di entertainer. Carina è un brano che fu portato al successo da un altro grande interprete della canzone italiana, Fred Buscaglione, ma la faceva anche Arigliano e, in anni più recenti, Ray Gelato, altro cultore del genere. Ovviamente il brano si presta al medley e in corso d’opera si trasforma in Hello Dolly che non poteva mancare.
Basin Street è una delle vie principali di New Orleans, culla dello swing, del jazz e del dixieland e di mille altri generi, ma è anche il nome di un altro celeberrimo brano di Armstrong. A proposito di brani, il nostro amico canta e gigioneggia con il pubblico, prova a farli cantare in vece della sezione fiati di Count Basie, con risultati devo dire non eclatanti (Sergio, lascia perdere, noi italiani andiamo bene per cantare le “opere” di Ramazzotti, Baglioni, al limite Vasco, quelli più meritevoli se la cavano con Bruce) ci introduce al washboard ma lascia anche ampio spazio agli altri musicisti, soprattutto Claudio Perelli, al sax e al clarinetto, che nel corso del concerto sale al proscenio più volte meritandosi quel featuring sulla cover del disco. Guarda Che Luna, ancora di Buscaglione, viene presentata come un esempio di torch song all’italiana raffrontata a quelle classiche della grande Billie Holiday, una canzone della quale, detto per inciso, dà il nome al gruppo. 20 KM Al Giorno è l’altro grande standard dell’opera di Nicola Arigliano e la versione di questo Live gliene rende merito.
Poi c’è il gran finale con Sing Sing Sing che sul CD risulta di 5 minuti e 10 ma dal counter del mio lettore si avvicina ai sette, la versione strumentale è attribuita a Benny Goodman che l’ha resa imperitura, ma secondo me è un composito con la versione originale, che era cantata, e fu scritta da un personaggio e musicista che questo genere ha frequentato con grande profitto, un altro Louis figlio di New Orleans, che fa Prima di cognome. L’ultimo brano è un ulteriore omaggio a New Orleans, un’altra strada, Bourbon Street Parade, e un’altra impersonificazione del mitico Ambassador. Le ultime parole captate dal microfono sono “A noi piace divertirci”, detto dal Tamboo al suo pubblico ed è un po’ la filosofia di questo disco. Sarà jazz o swing, come preferite, ma sempre musica per “Carbonari”, quindi adatta a questo Blog. Non credo il CD sia facilissimo da reperire ma se siete adepti del genere un piccolo sforzo vale la pena di farlo, e poi “buon divertimento” anche a voi!
Bruno Conti