Non Il Miglior Clapton…Ma Quasi! Slowhand Super Deluxe

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Eric Clapton – Slowhand – 35th Anniversary Edition Polydor/Universal CD – Deluxe 2CD – Super Deluxe 3CD/DVD/Vinyl

Infatti, a mio modesto parere, il più bel disco di studio di Eric Clapton solista, lasciando da parte l’inarrivabile Layla And Other Assorted Love Songs pubblicato a nome Derek And The Dominos, è senza dubbio 461 Ocean Boulevard, uscito nel 1974, anche se Slowhand gli arriva giusto ad un’attaccatura (insieme al sottovalutato Money & Cigarettes del 1983, quello con Ry Cooder come seconda chitarra e Albert Lee, come terza).

Slowhand è comunque l’album più famoso di Clapton, il disco che ha usato il suo soprannome (pare ideato qualche anno prima dal produttore/manager Giorgio Gomelsky per scherzare sul tempo impiegato da Eric per cambiare una corda alla chitarra…anche perché altrimenti Manolenta non sarebbe un gran complimento per un chitarrista) e che contiene al suo interno, forse, i suoi due brani più noti dopo Layla (cioè Cocaine, che come tutti sapete è di JJ Cale, e Wonderful Tonight, dedicata a Pattie Boyd, ex moglie dell’amico George Harrison e sua compagna all’epoca).

Era quindi chiaro che prima o poi sarebbe arrivata un’edizione deluxe: curata dallo specialista in ristampe Bill Levenson, esce in versione singola con quattro bonus tracks, in versione doppia con un pezzo del concerto del 1977 all’Hammersmith Odeon (scelta incomprensibile, come si fa a proporre un concerto troncato sul più bello), ed in versione Super Deluxe con il concerto su due CD (forse neppure in questo caso completo, in quanto dura complessivamente poco più di novanta minuti), più Slowhand senza bonus su DVDAudio e vinile, il tutto in una confezione elegante ed anche innovativa (anche se il pezzo interno mi è rimasto in mano alla terza volta che lo estraevo…).

Il disco originale (prodotto dal grande Glyn Johns, e con dentro vecchi pards di Eric come Jamie Oldaker, Dick Sims e Carl Radle) penso lo conosciate tutti: dopo l’uno-due iniziale CocaineWonderful Tonight, due brani che conosce anche mia nonna che ha più di novant’anni, arriva l’altrettanto bella (e nota) Lay Down Sally, un brano scritto da Clapton (insieme a Marcy Levy e George Terry) ma nel più puro stile laidback di JJ Cale. Next Time You See Her è un’altra bella ballata a firma di Eric, subito seguita da We’re All The Way di Don Williams (uno dei preferiti di Eric), proposta in un delizioso arrangiamento tra country e soul.

Nella seconda parte spiccano la splendida May You Never di John Martyn e la bluesata (unica del disco) Mean Old Frisco, mentre The Core è un po’ tirata per le lunghe e lo strumentale Peaches And Diesel sembra più un brano incompiuto per il quale non è mai stato scritto il testo.

Tra le quattro tracce bonus, spiccano senz’altro la semiacustica Alberta e la fluida Greyhound Bus, ma il vero fiore all’occhiello di questa ristampa è senz’altro la parte dal vivo.

Un Clapton in forma smagliante, che suona veramente come un Dio, i soliti manici citati prima ad accompagnarlo ed un repertorio super (concerto registrato sette mesi prima dell’uscita di Slowhand, dal quale non viene pertanto proposto alcun brano): probabilmente il miglior live di Eric, alla pari con il famoso Just One Night uscito tre anni dopo.

Quattordici brani, quattro dei quali già usciti anni fa sul cofanetto Crossroads 2 (Further Up On The Road e Stormy Monday, due blues sontuosi, la splendida Tell The Truth e la reggae version di Knockin’On Heaven’s Door), gli altri dieci mai ascoltati prima d’ora.

Imperdibile l’inizio, con la bellissima Hello Old Friend, una delle migliori melodie mai uscite dalla penna di Eric, e la grande Sign Language, raramente proposta dal vivo: una delle più belle canzoni degli anni settanta di Bob Dylan, che però era su un disco di Clapton (l’ottimo No Reason To Cry, quello con la Band, proprio in duetto con Bob, una di quelle canzoni che ti fanno capire che Dio esiste…).

Per il resto, una solida Steady Rollin’ Man, una Badge da urlo (altro che mano lenta…), una I Shot The Sheriff di un quarto d’ora (io di solito non amo il reggae, ma qui cazzo se suonano!), per finire con una Key To The Highway perfetta.

E non è che quelle che non ho citato non meritino (forse solo Layla è un po’ tirata via, come se la dovesse fare per contratto), ma mi fermo qui se no il Bruno mi rimprovera che mi allungo troppo.

In definitiva, un cofanetto da avere assolutamente…a meno che non facciano come gli Who con il Live At Hull  e ci facciano uscire tra un anno il concerto all’Hammersmith da solo (magari con qualche altro brano aggiunto, giuro che vado a Londra e all’Eric gli spezzo le braccine, così il prossimo disco lo intitola Brokenhand).

Marco Verdi

P.S *NDB Posso tranquillizzare Marco, sul fatto delle tracce aggiunte, non sull’eventuale pubblicazione, perché lì dipende dalle case discografiche e non da Clapton, quindi lo faranno sicuramente! Il concerto è composto da quei 14 brani, lo testimonia un Bootleg intitolato Live In Great Smoke, Hammersmith Odeon April 27 1977, registrazione soundboard (ossia dal mixer), di cui non dovremmo sapere, ma esiste e ha pure una copertina. Come trovarlo non saprei, ma in rete…

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Non Il Miglior Clapton…Ma Quasi! Slowhand Super Deluxeultima modifica: 2012-12-17T09:55:00+01:00da bruno_conti
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