Non Solo “Uno Dei Tanti”! Terry Quiett Band – A Night At The Orpheum

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Terry Quiett Band – A Night At The Orpheum – Lucky Bag Records

Secondo voi un chitarrista e cantante (blues) che è noto come “The Kansas Tornado” dove avrà registrato questo album dal vivo? In che parte sperduta delle lande americane si trova l’Orpheum Theatre? Ma è elementare Watson! Siamo a Wichita, Kansas, in pieno Midwest degli Stati Uniti e Terry Quiett (doppia t, please!), con Jim Gaines al seguito in cabina di regia (già produttore del precedente disco di studio Just My Luck), fiore all’occhiello del “nuovo” sound più rifinito della band, che non perde però il suo stile ruspante, acquisito in una lunga gavetta ed in una decina di album pubblicati in precedenza a livello autogestito. Naturalmente l’ambientazione live è quella ideale per questo blues molto carico anche di rock e boogie, in una collocazione sonora che in America, peraltro, ha decine se non centinaia di praticanti, più o meno validi.

Non voglio scomodare paragoni con illustri chitarristi come fanno i “miei colleghi recensori” sulle pagine del suo sito, chi cita Clapton, chi Larry Carlton, chi l’immancabile Jimi Hendrix, qualche tocco boogie à la ZZ Top, tutti collegamenti che ci stanno ma forse sono un tantino esagerati. Intanto se amate il genere “rock-Blues chitarristico” qui c’è pane per i vostri denti. Il lungocrinito Quiett è un bel manico, ha una voce espressiva, un tantino nasale e di gola ogni tanto, ma della scuola Marriott e dintorni, scrive del buon materiale e sa scegliere alcune cover forse risapute (meno una), ma di sicuro effetto. I suoi pard, Aaron Underwood al basso e Rodney Baker alla batteria, sono solidi veterani in grado di fornire un supporto vibrante e tirato senza scadere nel caciarone o nell’hard di maniera e il risultato finale di questo CD dal vivo sicuramente soddisferà gli aficionados del genere, nulla di nuovo ma un ulteriore “amico” da aggiungere alla lista di quelli che vale la pena di ascoltare, se amate il genere.

Il suono è nitido e ben definito, grazie al lavoro di Gaines, e già dall’iniziale Getting Through Me l’atmosfera è bella calda, con Quiett che strapazza subito le corde della sua chitarra con assoli lancinanti e tirati, vagamente alla Bugs Henderson, altro vecchio maestro del power trio o alla Bonamassa per restare in anni più recenti (ma senza averne la classe). La slide è protagonista in Judgment Day con un suono country-blues che poi rivela delle folate elettriche. Big Man Boogie al giro boogie del titolo sovrappone anche una bella andatura da shuffle classico, mentre Wheelhouse ha ritmi più funky alla Band Of Gypsys, anche per il suono “secco e marcato” di basso e batteria, con Quiett che continua ad inanellare una serie di soli ricchi di tecnica e feeling. Caroline è la classica power blues ballad che ricorda il sound degli Humble Pie dello Steve Marriott citato prima o di certo rock-blues americano dei primi anni ’70. Long Saturday Night è uno dei must del repertorio del trio, il classico slow blues ad alta intensità dove Quiett si dimostra anche padrone di toni e sfumature sottili nel suo incedere da solista e poi di nuovo alla slide per il classico “unisono” voce e chitarra di un blues in solitaria come The Horizon.

La prima cover è quella più inconsueta, una versione di Cover Me (un invito fin dal titolo) di Springsteen che diventa un torrido funky blues alla SRV con un bel solo di complemento, abbastanza difficile da riconoscere obiettivamente se uno non segue il testo. Onesta ma nulla più Gimme Some, più dinamica e tirata Weak Minded Man dove il buon Terry si destreggia sia con la slide che con il wah-wah per un finale hendrixiano che è propedeutico alla seconda cover della serata, proprio una corposa versione di Hear My Train A Comin’ di Mastro Jimi, ancora occasione per mostrare la sua destrezza con la chitarra solista. Just My Friends ha qualche retrogusto da ballata soul ma più che Marvin Gaye ricorda Mick Hucknall, niente di male. Short Dress con un bel funky groove di basso e batteria è l’occasione ancora per qualche esercizio di lascivo uso di slide. E la conclusione è affidata ad un altro classico, questa volta dal repertorio di Eric Clapton, con una poderosa rilettura in crescendo chitarristico di Forever Man che sicuramente incontrerà l’approvazione di Mister Manolenta e chiude in gloria questo Live!

Bruno Conti   

Best Of 2012! Il Meglio Della Stampa Internazionale 3: “I Classici” Rolling Stone & BBC

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Terzo capitolo dedicato al meglio del 2012 visto dalla stampa internazionale (e non solo, visto che la BBC non si può certo definire una rivista, ma è sicuramente un classico). La copertina di Rolling Stone non è di buon auspicio per i lettori di questo Blog, ma al primo posto c’è lui, il Bruce Springsteen con Wrecking Ball!

Rolling Stone’s Top 50 Albums of 2012

  • 01. Wrecking Ball – Bruce Springsteen
  • 02. Channel Orange – Frank Ocean
  • 03. Blunderbuss – Jack White
  • 04. Tempest – Bob Dylan
  • 05. The Idler Wheel is Wiser Than the Driver of the Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do – Fiona Apple
  • 06. good kid, m.A.A.d city – Kendrick Lamar
  • 07. Here – Edward Sharpe and the Magnetic Zeroes
  • 08. Uno – Green Day
  • 09. Celebration Rocks – Japandroids
  • 10. Psychedelic Pill – Neil Young

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E al decimo posto c’è Neil Young, e in mezzo Dylan, Jack White (un nome ricorrente), Fiona Apple e Edward Sharpe. Pensavo peggio per il vecchio Rolling Stone (cinque titoli che posso condividere)!

Lo stesso non posso dire, sorprendentemente, della BBC. Va bene che si sono “modernizzati”, ma così mi pare troppo, comunque:

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1) Kendrick Lamar – good kid, m.A.A.d. city

2) Frank Ocean – Channel ORANGE

3) Dexys – One Day I’m Going to Soar

4) Jessie Ware – Devotion

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5) Totally Enormous Extinct Dinosaurs – Trouble

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6) Death Grips – The Money Store

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7) Busy Signal – Reggae Music Again

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8) David Byrne and St Vincent – Love This Giant

9) Alt-J – An Awesome Wave

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10) Alabama Shakes – Boys & Girls

L’ultimo l’avrei messo (lo metterò) anch’io, nell’aggiunta, insieme a Sister Sparrow & The Dirty Birds, ma molti per me sono degli “illustri”(?!?) sconosciuti.

Alla prossima.

Bruno Conti

Novità Di Dicembre Parte I. Eric Clapton, Buddy Miller & Jim Lauderdale, Phish, Emerson,Lake & Palmer, Peter Paul & Mary, This Is 40 Soundtrack, Willy Mason, Will Hoge

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Ritorna anche la rubrica delle uscite discografiche della settimana con alcuni titoli interessanti che verranno pubblicati domani 11 dicembre e qualcosa uscirà ancora per il 18 dicembre.

Prima di tutto, le varie versioni per il 35° Anniversario dall’uscita di Slowhand di Eric Clapton, forse non il suo album migliore in assoluto, ma sicuramente uno di quelli di maggior successo per la presenza di Cocaine, Wonderful Tonight e Lay Down Sally. Ci sarà la versione singola rimasterizzata, la doppia Deluxe e quella Superdeluxe con 5 dischetti. Francamente, la versione interessante sarebbe quella del cofanetto, che però costa intorno ai 100 euro (qualcosa meno), mentre quella doppia Deluxe è valida ma è “tronca”. Ovvero, oltre all’album in versione remaster con 4 tracce extra c’è un secondo CD con 9 brani dal vivo registrati all’Hammersmith Odeon di Londra il 27 aprile del 1977. Peccato che è solo un pezzo del concerto; il resto si trova nel 4° CD del Box che però ha solo 5 brani. La versione Superdeluxe comprende anche un DVDA in 5.1 con i nove brani dell’album originale in Dolby Surround e il quinto disco è il vinile. E c’è anche quel libro che vedete nell’immagine sopra. Vale la pena? Mah! Tenete conto che una cosa simile era avvenuta per il cofanone di Who Live At Leeds di un paio di anni fa, ma il doppio Live At Hull che era il motivo di interesse di quel box set ora è uscito come DEluxe a parte. Quindi occhio alle finanze. E proprio a voler essere pignoli, alcuni brani del concerto di Clapton, erano già presenti in Crossroads 2 Live In The 70’s.  

A sorpresa esce un CD in coppia di Buddy Miller e Jim Lauderdale (che un paio di mesi fa ne ha pubblicato uno bluegrass con brani di Robert Hunter). Il disco si chiama Buddy And Jim, esce domani per la New West, e da quello che ho potuto ascoltare mi pare un bel disco. Non si tratta di un disco acustico solo di loro due, ma per questo disco di duetti, proprio classico con le voci che si alternano e interagiscono assieme, sono accompagnati da ottimi musicisti come Stuart Duncan (violino. banjo e mandolino), Dennis Crouch (contrabbasso), Russ Pahl (pedal steel e banjo), Marco Giovino (percussioni) e Patterson Barrett alle tastiere, oltre naturalmente a Buddy Miller che suona qualsiasi tipo di chitarra. Sono undici brani, divisi tra classici e pezzi scritti per l’occasione, una piccola delizia di fine anno, nell’ambito roots/country/Americana.

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Un terzetto di album di materiale dal vivo da “epoche” diverse.

Ennesimo DVD (doppio) tratto dagli archivi dei Phish, questo si chiama Star Lake ’98 e ha il sequente contenuto:

Disc 1
1.Trench Town Rock
2.Julius
3.Wolfman’s Brother
4.Time Loves A Hero
5.Bittersweet Motel
6.Reba
7.The Sloth
8.Ginseng Sullivan
9.Fee
10.Maze
11.Sample In A Jar

Disc 2
1.Runaway Jim
2.Meat
3.Limb By Limb
4.When The Circus Comes
5.Down With Disease
6.Wilson
7.Golgi Apparatus

Eichetta Jemp Records, durata 170 minuti.

Peter, Paul and Mary Live In Japan, 1967 è un doppio CD che viene pubblicato dalla Rhino e amplia il vecchio LP (mai pubblicato in compact) relativo al tour giapponese di quell’anno:

Track Listing

Disc One
1. “Sometime Lovin’”
2. “No Other Name”
3. “Another Side Of This Life”
4. “The Good Times We Had”
5. PaulTalk (Japanese Version)
6. “Puff, The Magic Dragon”
7. “Serge’s Blues”
8. “For Baby (For Bobby)”
9. “If I Had My Way”
10. “Don’t Think Twice, It’s Alright”
11. “If I Had A Hammer”
12. “This Land Is Your Land”

Disc Two
1. “When The Ship Comes In”
2. “500 Miles”
3. “Lemon Tree”
4. “Gone The Rainbow”
5. “Hurry Sundown”
6. “Well, Well, Well”
7. “San Francisco Bay Blues”
8. “It’s Raining”
9. “When I Die”
10. “Where Have All The Flowers Gone”
11. “Blowin’ In The Wind”
12. “The Times They Are A’Changin’”

La Shout Factory pubblica la registrazione della famosa California Jam del 1974, o meglio la porzione di Emerson, Lake & Palmer come Live In California 1974. Anche in questo caso tracklist del concerto che non era mai uscito in versione ufficiale:

1. Toccata
2. Still…You Turn Me On
3. Lucky Man
4. Piano Improvisations (Including “Fugue” And “Little Rock Getaway”)
5. Take A Pebble
6. Karn Evil 9, First Impression Part 2
7. Karn Evil 9, Third Impression
8. Pictures At An Exhibition

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Altro trio di uscite per l’11 dicembre.

La prima riguarda la colonna sonora del film This is 40 del regista Judd Apatow. Il CD è pubblicato è pubblicato dalla Capitol ed è interessante perché comprende materiale esclusivo per l’album (quelli in neretto):

1. I’m Your Angel – Yoko Ono
2. Always Judging – Norah Jones
3. What Do You Like? – Graham Parker with Punch Brothers
4. Sick Of You – Lindsey Buckingham
5. Rewrite – Paul Simon
6. Shining Through The Dark (Live) – Ryan Adams
7. Lunch Box Odd Sox – Paul McCartney
8. Brother & Sister – Lindsey Buckingham Featuring Norah Jones
9. Theme 1 (Debbie & Oliver) – Jon Brion
10. Watch The Moon Come Down – Graham Parker & The Rumour
11. Days That We Die – Loudon Wainwright
12. She Acts Like You – Lindsey Buckingham
13. Dull Tool – Fiona Apple
14. Lucky Now (Live) – Ryan Adams
15. I Got You – Wilco
16. Live & Die – The Avett Brothers

Bonus track (digital only):
17. Protection (Live) – Graham Parker & The Rumour

Willy Mason è un bravissimo cantatutore americano che aveva pubblicato due album nel 2005 e 2007 (oltre ad una serie di EP) che avevano ricevuto ottime recensioni, poi sembrava sparito nel nulla (a parte un paio di brani nel disco Hawk di Isobel Campbell e Mark Lanegan). Ora riappare con questo Carry On che è uscito il 5 dicembre per la Fiction/Universal (e uscirà in Italia il 15 gennaio) ed è stato decretato disco del mese da Mojo, con 4 stellette e ha avuto ottime recensioni anche da Uncut (8/10), Q, Sunday Times e altri. Piace anche al sottoscritto che si premurerà di recensirlo più diffusamente nei prossimi giorni. E’ uno di quelli bravi, vecchia scuola e belle canzoni, anche voce interessante.

Un altro cantautore interessante è Will Hoge che ha pubblicato una cospicua serie di album ed EP (gli ultimi dei quali per la Rykodisc) dal 1997 a oggi e di cui ho parlato occasionalmente nel Blog. Con Modern American Protest Music torna a distribuirsi a livello indipendente, si tratta di un EP con 7 brani autodistribuito, disponibile per il download (e, a fatica, anche fisicamente, in teoria dovrebbe essere uscito il 18 settembre). Il motivo di questo richiamo è perché Hoge è candidato ai Grammy come autore di un brano Even If Breaks Your Heart (una delle sue canzoni più belle) che quest’anno è stato inserito nell’album della Eli Young Band di cui avevo parlato questa estate buon-country-rock-dal-texas-via-nashville-eli-young-band-lif.html

Per oggi è tutto, la settimana prossima dovrebbe esserci ancora una puntata sull’uscite del mese e poi iniziamo con le anticipazioni sul 2013. Senza dimenticare il meglio del 2012 e qualche recensione, spero, interessante.

Bruno Conti

Best Of 2012! Il Meglio Della Stampa Internazionale 2:”Gli Alternativi”! NME, Spin & The Wire

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Vi dovessi dire che sono le tre mie riviste “musicali” preferite o che se dovessi applicare l’assunto di Voltaire lo farei a cuor leggero, vi racconterei una balla, visto che c’è poco che condivido nelle loro scelte musicali ma pubblicare tre liste per amore di conoscenza non mi costa nulla e quindi vediamo cosa hanno scelto…

NME Best Albums Of 2012

TOP 10

01. Lonerism – Tame Impala

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02. Visions – Grimes

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03. Channel Orange – Frank Ocean

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04. (iii) – Crystal Castles

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05. An Awesome Wave – Alt-J

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06. Given to the Wind – The Maccabees

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07. Beard Wives Denim – Pond

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08. In the Belly of the Brazen Bull – The Cribs

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09. Jake Bugg – Jake Bugg

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10. Django Django – Django Django

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I video sono proprio quelli dei brani scelti dalla “gloriosa” rivista inglese.

 

Spin’s Best Albums of 2012

Top 10


  1. Frank Ocean – channel ORANGE
  2. Kendrick Lamar – good kid, m.A.A.d city
  3. Japandroids – Celebration Rock
  4. DJ Rashad – TEKLIFE Vol. 1 – Welcome to the Chi
  5. Miguel – Kaleidoscope Dream
  6. Bat for Lashes – The Haunted Man
  7. Swans – The Seer
  8. Killer Mike – R.A.P. Music
  9. Ty Segall – Twins
  10. Santigold – Master of My Make-Believe

 

E questi sono quelli di…

The Wire

Top 10 Albums

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  1. Laurel Halo – Quarantine
  2. Sun Araw & M Geddes Gengras meet the Congos – Icon Give Thank
  3. Actress – RIP
  4. Jakob Ullmann – Fremde Zeit Addendum
  5. Jason Lescalleet – Songs About Nothing
  6. CC Hennix & The Chora(s)san Time-Court Mirage – Live at the Grimm Museum 1
  7. Bob Dylan – Tempest
  8. Julia Holter – Ekstasis
  9. Carter Tutti Void – Transverse
  10. Ricardo Villalobos – Dependent and Happy

Se vi state chiedendo cosa ci faccia Tempest di Bob Dylan al 7° posto della lista di Wire, me lo sono chiesto anch’io, ma non ho saputo darmi una risposta!

Visto che parliamo di resoconti e classifiche, se per caso non conoscete Spin, rivista americana ormai bimestrale, per darvi una idea, sono quelli che a maggio scorso hanno pubblicato la lista dei loro “100 Greatest Guitarists”, con questi risultati (solo i primi 10), per non farvi soffrire troppo.

1 Lee Ranaldo & Thurston Moore
2 Kevin Shields (My Bloody Valentine)
3 John Fahey
4 Kurt Cobain
5 J Mascis
6 Prince
7 Tom Verlaine and Richard Lloyd (Television)
8 Johnny Ramone
9 Eddie Hazel (Funkadelic)
10 Jam Master Jay (Run-DMC)

Inutile dire che Jimi Hendrix non è nei primi 100 e che al 100° posto c’è Skrillex. Va bene la provocazione, ma pigliare per il culo! Se non ti piacciono i chitarristi classici basta non pubblicarla e “trattare” solo gli alternativi (perché John Fahey, Tom Verlaine, Richard Lloyd e Eddie Hazel sono fior di chitarristi “classici”). Comunque se la volete vedere spins-100-greatest-guitarists-all-time

Fine degli “alternativi”, domani i classici, con Rolling Stone e la BBC e le mie “alternative”. Ormai sono entrato nel gorgo e per qualche giorno sono alle prese con queste liste, anche se dovrei postare qualche recensione e le ultime uscite interessanti di Dicembre.

Bruno Conti

Best Of 2012! Il Meglio Della Stampa Internazionale: Mojo & Uncut

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Come promesso ecco la lista dei migliori dischi del 2012 secondo Mojo, e già che c’ero ho aggiunto anche quella di Uncut, con la rivista diretta dal “vecchio” Allan Jones, che, come direbbe Rino Tommasi, riacquista punti nel mio personalissimo cartellino. Una classifica è a scendere, (Mojo) dall’1 al 20, l’altra (Uncut) a salire, dal 20 al n° 1, meritatissimo. Devo constatare che Jack White con Blunderbluss è molto in alto anche in quella di Uncut, per cui me lo andrò a risentire con più attenzione, anche se mi sembra un buon album ma non eccelso.

Mojo Top 20

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  1. Jack White – Blunderbuss
  2. Frank Ocean – Channel Orange
  3. Bill Fay – Life Is People
  4. Leonard Cohen – Old Ideas
  5. Dexys – One Day I’m Going To Soar
  6. The Black Keys – El Camino
  7. Django Django – Django Django
  8. Dr. John – Locked Down
  9. Julia Holter – Ekstasis
  10. Bob Dylan – Tempest
  11. Scott Walker – Bisch Bosch
  12. Tame Impala – Lonerism
  13. The xx – Coexist
  14. Hot Chip – In Our Heads
  15. Cat Power – Sun
  16. Bobby Womack – The Bravest Man In The Universe
  17. Mark Lanegan Band – Blues Funeral
  18. Orbital – Wonky
  19. Advance Base – A Shut-In’s Prayer
  20. Lee Fields & the Expressions – Faithful Man

Per esempio, questo disco non lo avevo considerato e invece è dell’ottimo soul…molto seventies, degno di Kiwanuka che mi era piaciuto moltissimo.

 


Uncut Top 20


20 The xx – Coexist
19 Neneh Cherry And The Thing – The Cherry Thing

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18 Sharon Van Etten – Tramp
17 Grimes – Visions

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16 Ty Segall – Slaughterhouse

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15 Field Music – Plumb
14 Paul Buchanan – Mid Air
13 Dexys Midnight Runners – One Day I’m Going To Soar

12 Go-Kart Mozart – On The Hot Dog Stands

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11 Tame Impala – Lonerism
10 Bruce Springsteen – Wrecking Ball
09 Neil Young & Crazy Horse – Psychedelic Pill

08 Grizzly Bear – Shields

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07 Ty Segall & White Fence – Hair

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06 Bill Fay – Life is People

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Questo disco mi piace moltissimo e anche se non l’ho inserito nella mia prima Top Ten è solo perché in quel momento preciso non me lo sono ricordato. Non male per uno che uffficialmente non pubblicava nulla di nuovo da oltre 40 anni. Questo è il vero “comeback of the year” (più di Dexys, solo 27 anni e Graham Parker & The Rumour, 32 anni)!

05 Frank Ocean – Channel Orange


04 Dr. John – Locked Down
03 Jack White – Blunderbuss

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02 Bob Dylan – Tempest

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01 Leonard Cohen – Old Ideas

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Per l’occasione rispolvererei un vecchio tormentone di “Mai Dire Gol”, ovvero la dichiarazione di Garzya: “sono completamente d’accordo a metà col mister”, che mi sembra perfetta per l’occasione. Come al solito queste classifiche sono anche uno spunto, una occasione, per segnalare dischi interessanti o anche riproporli, condendoli con qualche copertina e, soprattutto, qualche video.

Nei prossimi giorni altre classifiche di fine anno da riviste, blog, siti, oltre ad alcune specifiche di categoria e “una serie” di Best Of The Rest di chi vi scrive, che mi permettono di ritornare su quello che più mi è piaciuto durante l’anno e almeno segnalare alcune cose che per ragioni di tempo ho dovuto tralasciare.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2012. Un Altro Collaboratore!

 

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Pensa che ti ripensa, l’anno scorso si era “allargato”, quest’anno “dagli una mano si prendono il braccio”, la lista si è vieppiù dilatata (l’anno scorso se non sbaglio erano 23 più alcune categorie extra, nel 2012 sono diventati oltre 30) ma dato che sono io il primo “trasgressore” si accetta tutto. Quindi questa è la lista di Tino Montanari (magari i caratteri di stampa uguali agli altri, si potevano tentare, in ogni caso…):

DISCO DELL’ANNO: LEONARD COHEN – OLD IDEAS

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CANZONE DELL’ANNO: BETH HART – CAUGHT OUT IN THE RAIN

COLONNA SONORA: LAWLESS – NICK CAVE & WARREN ELLIS

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DISCO BLUES: GUY DAVIS – THE ADVENTURES OF FISHY WATERS 

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DISCO COUNTRY: TRAMPLED BY TURTLES – STARS AND SATELLITES

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DISCO ITALIANO: FRANCESCO DE GREGORI – SULLA STRADA

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DISCO LIVE: WALKABOUTS – BERLIN

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DISCO SOUL: SOLOMON BURKE – THE LAST GREAT CONCERT

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COFANETTO DELL’ANNO: COWBOY JUNKIES – THE NOMAD SERIES

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RISTAMPA DELL’ANNO: WILLY DEVILLE – LIVE IN PARIS AND NEW YORK

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GRUPPO ITALIANO: GIARDINI DI MIRO’ – GOOD LUCK

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DVD MUSICALE: O.A.R. – LIVE ON RED ROCKS

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CONCERTO: ALEJANDRO ESCOVEDO – PAVIA

 

ALTRI DISCHI:

ZACHARY RICHARD – LE FOU

JOHN HIATT – MYSTIC PINBALL

PAUL SIMON – LIVE IN NEW YORK CITY

BOB DYLAN – TEMPEST

BAND OF HEATHENS – THE DOUBLE DOWN LIVE IN DENVER

MARLEY’S GHOST – JUBILEE

DREW NELSON: TILT A WHIRL

WIDESPREAD PANIC – WOOD

SPAIN – THE SOUL OF SPAIN

MUMFORD & SONS – BABEL

RUSTED ROOT – THE MOVEMENT

ED ROMANOFF – ED ROMANOFF

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OTIS GIBBS – HARDER THAN HAMMERED HELL

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MARY GAUTHIER – LIVE AT BLUE ROCK

MARK KNOPFLER – PRIVATEERING

DEVOTCHKA – LIVE WITH THE COLORADO SYMPHONY

DECEMBERISTS – WE ALL RISE OUR VOICES

THE MYSTIX – MIGHTY TONE

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POGUES – THE POGUES IN PARIS

THE WHITE BUFFALO – ONCE UPON A TIME IN THE WEST

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MICK FLANNERY – RED TO BLUE

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JAMES YORKSTON – I WAS A CAT FROM A BOOK

CORY CHISEL & THE WANDERING SONS – OLD BELIEVERS

MARY CHAPIN CARPENTER – ASHES & ROSES

RIVER CITY EXTENSION – DON’T LET THE SUN GO DOWN ON YOUR ANGER

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JEFF BLACK – PLOW THROUGH THE MYSTIC

BETH HART – BANG BANG BOOM BOOM

WOVENHAND – LIVE AT ROEPAN

SEAN ROWE – THE SALESMAN & THE SHARK

CALEXICO – ALGIERS

MINNESOTA – ARE YOU THERE

LOWLANDS – BEYOND

Tino Montanari

P.s. Ogni occasione è buona per segnalare nomi nuovi o tralasciati nel corso dell’anno, questi “esercizi” valgono anche come occasioni per segnalare sempre e comunque della buona musica. La lista del BEST 2012 di Mojo la pubblico domani. Vi basti sapere che il miglior disco dell’anno per la rivista inglese è Blunderbluss di Jack White. Non perché sia brutto, tutt’altro, ma il migliore. Mah!

Dovete anche avere pazienza se le pagine del Blog diventano “pesanti”, tra video ed immagini, e quindi ci mette un po’ di tempo a caricare, ma poi ne vale le pena, sempre buona lettura e buona visione e ascolto.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2012. Un Altro Anno Di Musica!

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E anche quest’anno siamo arrivati ai resoconti di fine anno, il meglio dei dischi del 2012. Questa è la mia versione “light” del Best Of 2012, quella che poi uscirà sul Buscadero di Gennaio 2013. Ma visto che una delle libertà che mi posso concedere con il Blog è di pubblicarne quante più me ne verranno in mente (e con tutti i titoli possibili e immaginabili, senza limiti di numero), diciamo che la lista in questione riguarda ciò che mi è venuto mente nel momento preciso (i primi che mi sono venuti), poi mi riservo di integrarla con tutti i meritevoli dimenticati, con i beautiful losers (per “carbonari”, se volete), con le ristampe, i DVD e tutto ciò che è sfuggito ad un primo giro. Oggi inserirò anche quella del Tino e la prima delle internazionali (Mojo). Questo è quanto, sotto lo sguardo benevolo dei due “giovani” effigiati qui sopra, (non sono in ordine di preferenza), per il momento…:

Best Of 2012

Bob Dylan – Tempest

Leonard Cohen – Old Ideas

Ian Hunter – When I’m President

Ry Cooder – Election Special

Bruce Springsteen – Wrecking Ball

Avett Brothers – The Carpenter

Hiss Golden Messenger – Poor Moon

Mumford And Sons – Babel (Gentlemen Of The Road Edition 2CD +DVD)

Mary Gauthier – Live At Blue Rock

Mark Knopfler – Privateering

Ristampa Dell’Anno

B.B. King – Ladies And Gentlemen Mr. B.B. King (versione 10 CD)

E questa è solo quella “ufficiale”, per i tempi regolamentari, poi ci saranno i tempi supplementari e i rigori.

Bruno Conti

Americani A Berlino! Walkabouts – Berlin

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 *NDB. Dopo la recensione del DVD la-vita-in-un-film-the-walkabouts.html, il buon Tino torna sulla scena del crimine con il nuovo album dal vivo, evidentemente è un gruppo che gli piace, a lui la parola!

The Walkabouts – Berlin – Glitterhouse 2012

Diversamente da quello che hanno “strombazzato” diversi siti musicali in questi giorni (per chi scrive), questo non è il primo album ufficiale live dei Walkabouts, in quanto sempre per la Glitterhouse, sono usciti in precedenza Live In Europe (1994) e Prague (2007), senza tralasciare i vari “bootleg”, Live in Ljubljana (2002) uno dei più belli. Fatta questa doverosa precisazione, il concerto è stato registrato il 14 Luglio di quest’anno al C-Club di Berlino, durante il recente tour Europeo. La selezione dei 13 brani è notevole, circa metà della scaletta (giustamente) pesca dall’ottimo ultimo disco Travels in The Dustland (2011), ma sono ben rappresentati New West Motel (93), Setting The Woods On Fire (94), Devil’s Road (96), Ended Up A Stranger (2001) e il trascurato Acetylene (2005). Sono saliti sul palco, oltre ai due ex-coniugi fondatori del gruppo Chris Eckman e Carla Torgerson entrambi chitarra e voce, i componenti di lunga data Michael Wells al basso, Glen Slater alle tastiere, Terry Moeller alla batteria e il nuovo componente Paul Austin alla chitarra.

Si parte con Rainmaker Blues tratta dall’ultimo album, con le chitarre e la batteria che dettano un ritmo incalzante, cui fa seguito una Rebecca Wild dolce e malinconica, mentre The Dustlands  viene, se possibile, migliorata, con sonorità alla Giant Sand. L’intro di The Light Will Stay On (una delle loro più belle canzoni), ancora oggi, a distanza di anni, mi regala emozioni profonde, come quelle che dispensa Bordertown, una ballata pianistica, con la meravigliosa voce della Torgeson e la chitarra di Eckman, a ricamare una melodia “celestiale”. Con Long Drive in a Slow Machine, sembra che sul palco siano saliti Neil Young e i suoi Crazy Horse, brano con il suono di chitarre abrasive e ritmo indiavolato, mentre la seguente Lazarus Heart, dall’incipit incalzante e improvvise aperture di archi e tastiere, è molto “cinematografica”. Si riparte con un altro classico del gruppo, una Jack Candy caratterizzata da un’orgia di chitarre elettriche e cantata quasi rabbiosamente da Carla e a seguire Every River Will Burn, brano che inizia con la batteria a dettare il ritmo, poi entra un approccio vocale più energico e crudo, che mi ricorda i mai dimenticati Thin White Rope. Acetylene è di nuovo concentrata su batteria e basso, che scandiscono il tempo, sulle voci di Carla & Chris e accordi di chitarra secchi e rabbiosi, mentre la seguente The Stopping Off Place, è una delle canzoni più dure, degna di un Steve Wynn d’annata.

 

Si ritorna alla ballata d’atmosfera con una Horizon Fade, cantata in duetto in modo commovente, per poi chiudere in modo trionfale, un concerto memorabile, con gli oltre dodici minuti di Grand Theft Auto, che a tratti ricorda certe evoluzioni “psichedeliche” dei Dream Syndicate.

I Walkabouts con questo Live, festeggiano degnamente il loro trentennale di carriera, dimostrando di essere una band in grandissima forma, una formazione che spazia dal rock, al folk-country e persino a certe forme di garage-psichedelico, e nel tempo il loro suono è cresciuto in maniera esponenziale, e questo magico show berlinese, certifica la loro grandezza anche sulla scena musicale europea.

Tino Montanari

I Migliori Dischi Del 2012! Partiamo Con I Collaboratori (Uno, Per Il Momento).

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Si avvicina quel periodo dell’anno in cui è il momento di tirare le somme. Di solito si partiva o il 7 o l’8 Dicembre con la prima lista dei migliori del 2012 (la mia, versione “breve”, che poi andrà anche sul Buscadero, è pronta ma la posterò nel fine settimana). Nel frattempo (e visto che per ragioni concertistiche oggi non ho avuto tempo per un altro post) vi anticipo quella di Marco Verdi, che da buon pensatore piemontese già da tempo mi ha inviato la sua lista del Best Of 2012, che vado a rivelarvi:

 BEST OF 2012

Disco dell’anno:   

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BOB DYLAN – Tempest

Seguono, ad una attaccatura: 

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RY COODER – Election Special

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BRUCE SPRINGSTEEN – Wrecking Ball

Gli altri:

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LED ZEPPELIN – Celebration Day

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MUMFORD & SONS – Babel

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THE AVETT BROTHERS – The Carpenter

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IRIS DEMENT – Sing The Delta

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IAN HUNTER – When I’m President

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MARK KNOPFLER – Privateering

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LEONARD COHEN – Old Ideas

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PAUL SIMON – Live In New York City

DVD dell’anno:  

LED ZEPPELIN – Celebration Day

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Canzone dell’anno (ex-aequo): 

BOB DYLAN – Tempest

RY COODER – Going To Tampa

ALEJANDRO ESCOVEDO – Bottom Of The World

Concerto dell’anno: 

BRUCE SPRINGSTEEN – Milano (non è una novità)

TOM PETTY – Lucca (anche perché chissà quando lo rivediamo in Italia)

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Ristampa dell’anno:   JOHNNY CASH – The Complete Columbia Recordings (una scelta che credo metta d’accordo tutti: potevo citare il box dei Velvet, quello di B.B. King, Slowhand, Thick As A Brick, ecc., ma davanti all’Uomo In Nero c’è solo da togliersi il cappello. Per lo più in un box dove circa metà del materiale è inedito su CD)

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Delusione dell’anno: BEACH BOYS – That’s Why God Made The Radio (un disco moscio, senza mordente e troppo patinato: in una parola inutile. Sarebbe bastata solo la tournée)

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Sòla dell’anno:  DEEP PURPLE – Machine Head 40th Anniversary (per il commento vi rimando al mio post sull’hard rock) a pari merito con AC/DC – Live At River Plate (bella questa cosa di pubblicare il DVD nel 2011 ed il CD nel 2012, attendo una confezione DVD+CD per il 2013…)

(NDM: la differenza tra delusione e sòla è che la delusione è un disco inciso in buona fede, meglio se atteso in maniera spasmodica da pubblico e critica, che però si rivela poco o per nulla riuscito, mentre la sòla è la classica fregatura perpetrata dalle case discografiche verso l’acquirente-fan-pollo da spennare)

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Occasione perduta dell’anno:  ROLLING STONES – Grrr! – Tutte le versioni (poteva rientrare anche nella categoria “sòla dell’anno”, ma, come ho già scritto in precedenza, sono convinto che con un po’ di buona volontà, ad esempio mettere le stesse canzoni, ma in versioni alternate o dal vivo o comunque inedite invece della solita antologia, avremmo avuto forse la ristampa dell’anno)

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Rivelazione dell’anno:  TENDER MERCIES – Tender Mercies  (un ottimo disco di classico rock americano, un grazie ai Counting Crows per averceli fatti scoprire)

*NDB. Per questa volta passi, ma il disco è uscito a ottobre del 2011 come fa testo la data del video…

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Sorpresa dell’anno:  ZZ TOP – La Futura  (nel senso che dopo le ultime cocenti delusioni, gli anni di silenzio ed i continui ritardi mi aspettavo una solenne ciofeca, ed invece è un bel disco)

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Disco “Piacere Proibito” dell’anno: Rush – Clockwork Angels

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Disco “dimenticato” (o sottovalutato) dell’anno: Michael Kiwanuka – Home Again (in Italia, a parte Bruno, ne hanno parlato davvero in pochi, e raramente come avrebbero dovuto, ma questo è uno davvero bravo)

Marco Verdi

*NDB (Nota del Blogger o Bruno, come preferite). Come tutti gli anni, se volete, senza impegno (in questo Blog non c’è la febbre da prestazione del numero dei commenti, perché come amministratore, dalle statistiche vedo checomunque i lettori sono diverse migliaia, direi anche decine di migliaia) potete postare la vostra lista dei migliori dell’anno in musica, appunto nei commenti. Se qualcuna mi parrà interessante la travaserò direttamente sul Blog oppure la potrete leggere direttamente lì. Grazie fin d’ora.

“Tra Le Rosse Rocce”. O.A.R. – Live On Red Rocks

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Live On Red Rocks – O.A.R. –  Wind-up records – 2 CD o DVD

Questo concerto al Red Rocks Amphitheatre di Denver, Colorado(registrato il 15 Luglio 2012), è stato un vero evento, come lo fu il precedente DVD dal vivo Live From Madison Square Garden, filmato nel 2007 su un palcoscenico esclusivo e prestigioso, ambìto da ogni musicista (con 18.000 spettatori presenti). Ancora piuttosto sconosciuti al pubblico internazionale ed ignorati da buona parte della critica, gli O.A.R. (acronimo di Of A Revolution), attivi dalla fine degli anni ’90, nascono come “college band” in Ohio,dove riescono in breve tempo a crearsi un nutrito seguito di fans grazie ai numerosi concerti, e come molte giovani formazioni americane, vendono i propri dischi via internet.

Dall’esordio di The Wanderer (97) ad oggi hanno pubblicato undici album e ben cinque sono dal vivo: Any Time Now (2002), 34th & 8th (2004), il citato Live from Madison Square Garden (2007), Hello Tomorrow EP (2009) e l’ottimo quadruplo Rain Or Shine (2010). Negli Stati Uniti la band è famosa, molto famosa, non come la Dave Matthews Band, ma poco ci manca, e infatti hanno un suono abbastanza simile, proponendo un brillante amalgama sonoro, che contamina il classico rock americano  (Counting Crows) con spruzzate di pop, elementi roots e virate reggae, una musica che dal vivo fa faville e si trasforma in ispirate e colorite jam. Gli O.A.R.  sono: Marc Roberge leader indiscusso voce e chitarra, Richard On chitarra solista, Jerry DePizzo sassofono, Benj Gershman al basso e Chris Culos alla batteria e in questa performance live, si avvalgono di una incredibile sezione fiati (Mikel Paris, Jon Lampley e Evan Oberla), presenza costante durante i concerti delle ultime due estati.

Le due ore abbondanti di Live On Red Rocks si aprono con l’iniziale Dangerous Connection, con un serrato crescendo di percussioni e fiati, seguite dalla sempre trascinante Shattered (Turn the Car Around) con grande partecipazione del pubblico, passando al classico american rock di Gotta Be Wrong Sometimes, fino al vulcanico rock, tra brillanti passaggi strumentali di Heard The World, il divertente reggae-rock di The Last Time e The Wanderer, e gli otto minuti di Delicate Few sospesa tra singhiozzi reggae e il tubare del sax, liberando con improvvise accelerazioni la creatività del brano. Si riprende con la seconda parte del concerto, dove gli O.A.R. svelano l’attitudine che li ha spesso associati al mondo delle jam band liberando nuovamente la creatività, modificando gli arrangiamenti delle canzoni e dilatandone i tempi, a partire dalle ipnotiche pulsazioni di Love & Memories, dalle morbide trame elettroacustiche di Mr. Moon, arricchita da pregevoli rifiniture pianistiche, e poi ancora il brano sincopato dall’intro acustica Ladanday, che acquista gradualmente forza e ritmo su un robusto tessuto sonoro di chitarre e fiati, proseguendo con la  ballata Irish Rose, tra languidi assolo del sax e limpidi ricami dell’acustica di Roberge, le percussioni etniche di Black Rock, il possente reggae-ska di That Was A Crazy Game of Poker, la delicata I Feel Home, e gli oltre 11 minuti di una “psichedelica” War Song preceduta da una lunga introduzione strumentale, a chiusura di un concerto splendido e trascinante.

Gli O.A.R. (per chi scrive) sono la conferma che il rock nato in provincia è molto più radicato nella gente, in quanto la band (originaria del Maryland) fa una musica positiva, vitale ed energica, in cui convergono la melodia del pop, la grinta del rock, i caldi contorni dei caraibici ritmi del reggae e la fantasia delle jam band (ultimamente estrinsecata dall’apporto della sezione fiati), un suono che è il ritratto di una formazione che si è fatta strada con le proprie forze, in modo onesto e sincero, che  raduna una platea infinita in piena estate, cosa che solo le grandi band riescono a fare.

Tino Montanari

NDT: Il DVD riporta la stessa scaletta del CD, più un documentario girato nel corso del “Crush Tour” del 2012, durante il quale si può sentire una canzone nuova degli O.A.R. Inside Out. Meriterebbe di essere visto anche solo per la “location” dove si è svolto (fra le montagne del Colorado). Buona visione o ascolto, o entrambi!