Quasi Più Springsteen Di Bruce! Joe D’Urso & Stone Caravan – Sway

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Joe D’Urso & Stone Caravan – Sway – Schoolhouse Records – 2013

Joe D’Urso un rocker (dal pelo duro), è in pista da quasi venticinque anni (arriva da Rockland County a nord di New York) e, accompagnato dai suoi fidati Stone Caravan, con Sway, arriva al tredicesimoalbum di una più che dignitosa carriera. Joe è un “clone” di Bruce Springsteen, come Dan Bern lo è di Bob Dylan, e come Bern scrive canzoni di buona fattura, la sua musica e le sue liriche parlano della grande terra americana, di figure perdenti che inseguono un sogno e delle illusioni che ne derivano. Per quelli che lo seguono dagli inizi (come chi scrive), è inutile ricordare i suoi album, ma mi permetto di menzionare, l’ottimo esordio con Mirrors, Shoestrings & Credit Card (1996), cui faranno seguito Glow (1998) e Rock & Roll (2000), un paio di dischi dal vivo, l’ormai introvabile Audience Of One (acustico) e il doppio elettrico One More Song Live (2009) e le due ultime produzioni Cause (2006) e Down Here By The River (2010).

Due brevi note sul personaggio: Joe D’Urso (il cognome tradisce le sue radici), ha una storia più che interessante alle spalle, in quanto per anni ha lavorato come “procacciatore” di molte star che passavano nel New Jersey e le influenze degli U2 prima e di Springsteen e Leonard Cohen poi, lo hanno spinto verso una carriera completamente diversa da quella che lui (e la sua famiglia) avevano pianificato. E così dopo aver imbracciato la chitarra e suonato in polverose small towns di provincia  (una sana e robusta gavetta), il nostro Joe, con i suoi Stone Caravan, raggiunge una solida notorietà, ma essendo un ragazzo semplice, preferisce continuare ad incidere per piccole etichette, in modo così da percorrere un cammino scelto unicamente da lui. In seguito si crea una sua label, e questo gli permette di togliersi molte soddisfazioni, avendo creato in vari paesi (Italia inclusa), una fitta rete informativa che gli consente di essere vicino ad un pubblico che lo stima.

Nelle dodici canzoni di questo Sway, nove portano la sua firma, mentre le tre “cover” escono dalla penna di “personcine” come Steve Van Zandt, Willie Nile e del compianto Terence Martin (che ammetto di non conoscere) e con il sostegno abituale di Sam LaMonica alla batteria, Steve Pavia alla tromba, Lou DeMartino al basso, Tony Pellagrosi alle tastiere (chissà da dove provengono le loro famiglie?), Greg Lykins alle chitarre, Neil Berg al piano, la brava vocalist Rita Harvey  e il nostro Joe alla chitarra acustica, ci trascinano con la loro musica ad una festa ad Asbury Park. La festa infatti inizia con Come Down With Me (Asbury Park), dove una robusta sezione fiati è dirompente nella sua linea melodica, mentre la cadenzata Brand New Start ci regala una canzone fresca e godibile.Si riparte con il rock and roll di Hanging Out in Tucson dall’intro vigorosissimo e roccato, con un ottimo pianoforte (oserei dire alla Roy Bittan) che accompagna tutto lo sviluppo del brano, cui fa seguito uno dei punti più alti del disco, la dolcissima Sway una ballata malinconica e spezzacuori,  cantata in duetto con la Harvey.

Arriva il momento di It’s Been A Long Time (brano scritto da Van Zandt per Southside Johnny per lo splendido album Better Days), e questa versione rivisitata da D’Urso , viene resa al meglio grazie anche al suono poderoso della band, che si ripete alla grande nella trascinante All My Friends, ritmata, energia e feeling in puro Springsteen-style. La cover di I’ll Take All The Blame del cantautore Terence Martin (un doveroso omaggio ad un’artista poco conosciuto e sfortunato), è una ballata di grande spessore, ben sostenuta da una melodia forte e da un gioco di chitarre di primaria importanza, niente a che di vedere con l’impetuosa One Guitar di Willie Nile (pescata dall’album The Innocent Ones), puro rock che si ascolta tutto di un fiato. Con Love Her Blues si vira verso un blues d’annata, con il piano di Neil Berg  in evidenza, mentre la seguente Summertime Dreaming è un tirato honky-tonky , un brano che mi ricorda il primo Bob Seger (quello per intenderci di Ramblin’ Gamblin’ Man) dove la bravura dei musicisti alcune volte sovrastava il “leader”. Si chiude con Freedom, una canzone trascinante che lascia il segno per la cadenza ritmica, gli assolo delle chitarre slide e il cantato liberatorio di Joe, mentre la conclusiva NYC Taxi Ride  è uno brano strumentale suonato alla Willie DeVille, perfetto per l’entrata in scena dei suoi meravigliosi concerti live.

Joe D’Urso rimane un clone del Boss, su questo non ci piove, ma questo Sway, proprio come certi dischi di Bruce è fatto di ballate lente, focosi rock’n’roll, in un’alternanza piuttosto rigorosa e la voce di Joe modulata sulle tonalità calde del rocker del New Jersey, avvalora ancor di più le note similitudini dei due. Bel ritorno di un musicista che fa del blue-collar rock nell’oscurità, da anni, ma è “musica sana”, che meriterebbe una maggiore attenzione per la serietà e la costanza con cui continua il suo percorso.

NDT: Una nota di colore, più lo vedo e più fisicamente mi ricorda il mio amico Ed Abbiati dei Lowlands. Separati alla nascita?

Tino Montanari

“Sway” Track Listing:
1. Come Down Tonight (Asbury Park) – D’Urso
2. Brand New Start – D’Urso
3. Hanging Out in Tucson – D’Urso/Berg
4. Sway – D’Urso
5. It’s Been A Long Time – Van Zandt
6. All My Friends – D’Urso/Sica/Albanese
7. I’ll Take All The Blame – Martin/Hicks
8. One Guitar – Nile/Lee
9. Love Her Blues – D’Urso/Berg
10. Summertime Dreaming – D’Urso/Albanese
11. Freedom – D’Urso/Berg
12. NYC Taxi Ride (Instrumental) – Berg/D’Urso

Quasi Più Springsteen Di Bruce! Joe D’Urso & Stone Caravan – Swayultima modifica: 2013-03-07T11:52:00+01:00da bruno_conti
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