Alla Fiera Del Riff: Scott Kempner e Eric “Roscoe” Ambel Di Nuovo Insieme! Del-Lords – Elvis Club

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Del-Lords – Elvis Club – Megaforce (USA)/Blue Rose (EU)

Il detto “It’s Only Rock’n’Roll”, abusato ma sempre valido, e anche quello del sommo vate Muddy, “The Blues Had A Baby And They Named It Rock’n’Roll”, si applicano alla perfezione al nuovo album dei redivivi Del-Lords (ma anche a quelli vecchi), senza peraltro dimenticare la roots music, il rockabilly, il country punk e delle ballate da leccarsi i baffi. Originari di New York, negli anni ’80 erano stati la risposta al Paisley Underground proveniente dall’altra costa, al cowpunk, al country & rock desertico e psichedelico di gente come Green On Red, Dream Syndicate, fino a spingersi ai Giant Sand o ai Thin White Rope, e andando a ritroso, il protopunk dei New York Dolls o dei Dictators, di cui Scott Kempner era stato uno dei membri fondatori. Ma nella prima incarnazione del gruppo, quella di Frontier Days e Johnny Comes Marching Home (dischi che rivaleggiavano con la migliore produzione di Springsteen o di Petty di quegli anni), c’era spazio anche per il sound sixties, ora jingle-jangle alla Byrds, ora rock & pop bluesato alla Creedence, ma anche alle fabbriche di riff degli Stones e dei Beatles, riunite in una unica formazione dai Flamin’ Groovies della prima metà anni ’70.

Quando arrivano sulla scena con il primo album del 1984, c’erano altri revivalisti diversi in circolazione, come i Cramps, i Fleshtones, o i primissimi Blasters che erano più legati al punk o al R&R, mentre i Del-Lords sapevano suonare anche dell’energico power-pop, oltre al rock e agli altri generi citati: Scott Kempner voleva una formazione dove tutti e quattro i componenti fossero anche cantanti, una sorta di versione rock dei Beach Boys della costa Est, riveduta e corretta, ma l’intenzione era quella. Come spesso capita poi la realtà, almeno agli inizi, aveva superato addirittura questa idea. Purtroppo l’avventura è durata solo 6 anni e quattro album ed è rimasta un po’ sconosciuta al grande pubblico, anche se brani come Get Tough, la ballata Livin’ On Love, Burning In The Flame Of Love, il loro più grande successo (?!), la byrdsiana Shame On You o Double Life, un chiaro omaggio a Shake Some Action, sentiti ancora oggi fanno sempre la loro bella figura, come un po’ tutta la produzione. Il gruppo si sciolse nel 1990 e Scott Kempner, nel 1992, pubblicò il suo disco di esordio, Tenement Angels, che sembrava indicare la strada per una gloriosa carriera solista. Peccato che il suo secondo album, Saving Grace, uscirà solo nel 2008, tra l’indifferenza, purtroppo, di quasi tutti. Quindi perché non ripristinare la sigla Del-Lords? I rapporti con Eric Ambel, che nel frattempo si è trasformato anche in eccellente produttore, sono rimasti ottimi, sulla scia delle ristampe dei quattro album, usciti proprio nel 2008 a cura della American Beat, e con la formazione originale, iniziano a lavorare su un EP, poi uscito, un po’ clandestinamente, come Under Costruction (titolo quanto mai profetico) nel 2010 e ripartono con alcune date dal vivo (le prime da oltre vent’anni), prima negli Stai Uniti e poi sette concerti in Spagna, dove sono rimasti molto popolari.

La “costruzione” ha richiesto 3 anni (d’altronde con questa crisi dell’edilizia), ma, a maggio di quest’anno, finalmente, esce questo nuovo Elvis Club, che, sin da titolo, non ha nulla da invidiare ai dischi del passato. Kempner, come di consueto, scrive quasi tutti i brani, Eric “Roscoe” Ambel suona la solista e produce da par suo, il batterista Frank Funaro, picchia con trasporto sui suoi tamburi, l’unico che non è della partita è il bassista Manny Caiati (diventato avvocato nel frattempo), che era presente all’inizio della reunion, ma nel disco è stato sostituito, in modo spero indolore, da Michael Duclos (e da molti altri utillizzati nei vari brani del CD). Tocchi di tastiere ed armonica rendono più armonioso il sound, il resto lo fanno le canzoni, undici nuovi brani e una cover di Neil Young, Southern Pacific, presente in un album non particolarmente amato, per usare un eufemismo, del canadese, vale a dire Re-ac-tor, ma era uno di quelli che si salvava.

Il riff’n’roll domina nell’album, a partire dall’inizio gagliardo di When The Drugs Kick In che ti mette subito di buon umore, con la voce di Kempner che mi ha sempre ricordato, per oscuri motivi, quella di Jorma Kaukonen, almeno a livello di timbro vocale (forse per l’emissione nasale), coretti, chitarre tra jingle-jangle e rock più tirato ma sempre gloriosamente “pop”, nella migliore accezione del termine. Impressione confermata dalla grintosa Princess, ancora più tirata e rocciosa, sempre con le consuete aperture melodiche impiegate con grande classe. Chicks, Man! ci riporta al country punk bluesato dei primi dischi, impersonificato dalla slide di Ambel, ben coadiuvato dall’acustica di Kempner che rafforza il ritmo forsennato della batteria di Funaro e canta sempre alla grande. Flying l’ha scritta ancora Scott ma è il veicolo perfetto per la voce di Roscoe Ambel che, curiosamente, anche in questo caso, sembra quella di un gemello separato alla nascita di Jeff Lynne, meno dotato vocalmente (questo particolare non è mai stato tra gli atout di Eric, ma rimedia abbondantemente con le chitarre), ma in un mood alla Travelin’ Wilburys, con tanto di armonica (Nate Schweber) e armonie vocali da sballo, con le chitarre che sono pronte a riffare di brutto. All Of My Life è la prima delle bellissime ballate presenti in questo Elvis Club, forse la migliore, acustiche ed elettriche quasi twang, un organo hammond piazzato nel posto giusto, molto romantica. 

Everyday, Kempner l’ha scritta con Dion Dimucci, proprio quello dei Belmonts dei bei tempi andati, molto sixties, ricorda le cose migliori di Nick Lowe o dei Rockpile (ma anche qualcosa dei Beatles), con delle armonie vocali perfette da “pure pop for now people” e delle bellissime chitarre arrangiate deliziosamente. Me And The Lord Blues, cantata ancora da Ambel, dimostra che con gli anni non si sono ammorbiditi per nulla, quando è il caso le chitarre ruggiscono ancora, come dimostra il poderoso assolo di wah-wah nella parte finale del brano, il manico c’è sempre. Letter (Unmailed) è un’altra ballatona di quelle strappacuori, acustica e dolce ma con un bel chitarrone che cesella le fasi salienti e l’organo d’ordinanza che torna a farsi vivo, per l’occasione c’è pure un pianoforte. Damaged è rock’n’roll puro, come ai vecchi tempi, Blasters e l’Elvis del titolo nei cuori, leggerina ma molto piacevole, chitarre e pianino malandrino sugli scudi. You Can Make A Mistake One Time, voce distorta e ritmi da hard rockers cattivi quali sono stati, per l’unica collaborazione tra Kemper ed Ambel. Silverlake è un’altra ballata, ma di stampo più elettrico, con le solite belle melodie che si ascoltano con grande piacere. Conclude la già citata Southern Pacific, una canzone tipica di Neil Young nel repertorio con i Crazy Horse, ritmi galoppanti e chitarre fumiganti per uno dei pochi brani che si salvava su Re-ac-tor, apparsa poi in versione differente anche in A Treasure e qui resa in modo gagliardo dai Del-lords, che ci regalano uno dei migliori dischi di rock di questo 2013, fino ad ora.

Bruno Conti 

Cofanetti Prossimi Venturi: Conferme E Sorprese! Allman Brothers Band – Brothers And Sisters + Sly And The Family Stone – Higher!

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Oggi un Post veloce ma, spero, interessante.

Confermata l’uscita per il 25 giugno del Box di 4 CD dedicato a Brothers And Sisters degli Allman Brothers, nel 40° Anniversario della sua uscita, ora ha anche una tracklist definitiva dei suoi contenuti, che è la seguente:

Disc: 1

  • 1. Wasted Words
  • 2. Ramblin’ Man
  • 3. Come And Go Blues
  • 4. Jelly Jelly
  • 5. Southbound
  • 6. Jessica
  • 7. Pony Boy

Disc: 2

  • 1. Wasted Words
  • 2. Trouble No More
  • 3. Southbound
  • 4. One Way Out
  • 5. I’m Gonna Move To The Outskirts Of Town
  • 6. Done Somebody Wrong
  • 7. Double Cross – Gregg Allman, The Allman Brothers Band
  • 8. Early Morning Blues – The Allman Brothers Band, Gregg Allman
  • 9. A Minor Jam

Disc: 3

  • 1. Introduction by Bill Graham
  • 2. Wasted Words
  • 3. Done Somebody Wrong
  • 4. One Way Out
  • 5. Stormy Monday
  • 6. Midnight Rider
  • 7. Ramblin’ Man
  • 8. In Memory Of Elizabeth Reed
  • 9. Satesboro Blues
  • 10. Come And Go Blues

Disc: 4

  • 1. Southbound
  • 2. Jessica
  • 3. You Don’t Love Me / Amazing Grace
  • 4. Les Brers In A Minor
  • 5. Blue Sky
  • 6. Trouble No More
  • 7. Whipping Post

Il primo CD è l’album originale rimasterizzato, il secondo contiene materiale inedito di studio: i brani 1,2 e 6 sono prove del 1972, il brano 3 è una outtake strumentale del 1972, i brani 4 e la 5 sono sempre rehearsals, la 7 e la 8 sono due outtakes del 1973 e il 9° brano è una studio jam del 1974. Il terzo e il quarto CD contengono il concerto completo al Winterland Ballroom di San Francisco del 26 settembre del 1973. Il prezzo, come detto in precedenza, dovrebbe essere contenuto, tra i 35 e i 40 euro, indicativamente.

L’altro cofanetto, quello di Sly & The Family Stone Higher, è previsto più avanti, il 27 agosto per la Sony Epic Legacy, ma si preannuncia interessante perché è il primo Box dedicato all’opera di Sylvester Stewart, che a marzo di quest’anno ha compiuto 70 anni. E mi sembra un omaggio doveroso ad uno dei migliori rappresentanti della Black Music e del funky di sempre (e non solo). Visto che è già disponibile la lista completa dei brani, ve ne rendo edottti, così potete “studiare” per futuri ed eventuali ascolti:

Disc One (1964-1967):
1. I Just Learned How To Swim by Sly Stewart (Autumn Records single, 1964)
2. Scat Swim by Sly Stewart (Autumn single, 1964)
3. Buttermilk (Part 1) by Sly (Autumn single, 1965)
4. Dance All Night by Sly and Freddie (1965, originally unissued)
5. Temptation Walk by Sly (Autumn single, 1965)
6. I Ain’t Got Nobody (For Real) (Loadstone single, 1967)
7. I Can’t Turn You Loose (Loadstone single, 1967)
8. Higher (mono Epic single master, promo only, 1967)
9. Underdog (mono Epic single master, 1967)
10. Bad Risk (mono Epic single master, 1967)
11. Let Me Hear It From You (mono Epic single master, 1967)
12. Advice (A)
13. If This Room Could Talk (A)
14. I Cannot Make It (A)
15. Trip To Your Heart (A)
16. I Hate To Love Her (A)
17. Silent Communications (1967, previously unissued)
18. I Get High On You (version one, 1967, previously unissued)
19. I Remember (1967, previously unissued)
20. My Woman’s Head (instrumental demo, 1967, previously unissued)

 

Disc Two (1967-1968):
1. What’s That Got To Do With Me (1967, previously unissued)
2. Fortune And Fame (1967, previously unissued)
3. What Would I Do (1967, originally unissued, B)
4. Only One Way Out Of This Mess (1967, originally unissued, B)
5. I Know What You Came To Say (1967, previously unissued)
6. Dance To The Music (mono Epic single master, 1967)
7. Ride The Rhythm (C)
8. Color Me True (C)
9. Are You Ready (C)
10. Don’t Burn Baby (C)
11. We Love All (D)
12. Danse A La Musique by The French Fries (mono Epic single, 1968)
13. Small Fries by The French Fries (mono Epic single, 1968)
14. Chicken (mono Epic single master, 1968)
15. Into My Own Thing (E)
16. Life (mono Epic single master, 1968)
17. Love City (1968, previously unissued mono mix)
18. M’Lady (mono Epic single master, 1968)
19. Dynamite! featuring Johnny Robinson on vocals (1968, previously unissued)
20. Undercat (instrumental, 1967, previously unissued)

 

Disc Three (1968-1970):
1. Everyday People (mono Epic single master, 1968)
2. Sing A Simple Song (mono Epic single master, 1968)
3. I Get High On You (version two, 1968, previously unissued)
4. Wonderful World Of Color (instrumental, 1968, previously unissued)
5. Pressure (originally unissued, F)
6. I Want To Take You Higher (mono Epic single master, 1969)
7. Seven More Days (originally unissued, F)
8. Feathers (instrumental, 1968, previously unissued)
9. Somebody’s Watching You (G)
10. Sex Machine (G)
11. Hot Fun In The Summertime (mono Epic single master, 1969)
12. Everybody Is A Star (mono Epic single master, 1969)
13. Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin) (mono Epic single master, 1969)
14. Stand! (LIVE at the Isle of Wight Festival, August 30, 1970, H)
15. You Can Make It If You Try (LIVE, same as track 14, H)
16. Dance To The Music (LIVE, same as track 14, previously unissued)
17. MEDLEY: Music Lover / I Want To Take You Higher / Music Lover (LIVE, same as track 14, previously unissued)

 

Disc Four (1971-1977):
1. Luv N’ Haight (Epic single master, 1971)
2. Family Affair (I)
3. Brave & Strong (Epic single master, 1971)
4. Runnin’ Away (Epic single master, 1971)
5. (You Caught Me) Smilin’ (Epic single master, 1971)
6. Spaced Cowboy (I)
7. You’re The One featuring Little Sister (LIVE on Don Kirshner’s Rock Concert, September 1973, previously unissued)
8. In Time (J)
9. If You Want Me To Stay (Epic single master, 1973)
10. Frisky (Epic single master, 1973)
11. Skin I’m In (J)
12. If It Were Left Up To Me (Epic single master, 1973)
13. Time For Livin’ (Epic single master, 1974)
14. Can’t Strain My Brain (Epic single master, 1974)
15. Loose Booty (K)
16. Le Lo Li (Epic single master, 1975)
17. Crossword Puzzle (Epic single master, 1975)
18. Family Again (Epic single, 1976)
19. Hoboken by Sly Stone (originally unissued, 1975-1977)
20. High by Sly Stone (1975, previously unissued)

Epic Records album index:
A – from A Whole New Thing (originally released November 1967, as Epic LN 24324, mono)
B – from A Whole New Thing (Expanded Edition) (originally released April 2007, as Epic/ Legacy 82796 90277 2)
C – from Dance To The Music (originally released April 1968, as Epic BN 26371)
D – from Dance To The Music (Expanded Edition) (originally released April 2007, as Epic/Legacy 82796 90274 2)
E – from Life (originally released November 1968, as Epic BN 26397)
F – from Life (Expanded Edition) (originally rel. April 2007, as Epic/Legacy 82876 83945 2)
G – from Stand! (originally released April 1969, as Epic BN 26456)
H – from The First Great Rock Festivals Of The Seventies (originally released August 1971, as Columbia C 30807)
I – from There’s A Riot Goin’ On (originally released October 1971, as Epic KE 30986)
J – from Fresh (originally released June 1973, as Epic KE 32134)
K – from Small Talk (originally released July 1974, as Epic PE 32930)

Come vedete ci sono 22 inediti e parecchie rarità, oltre a tanta buona musica.

Bruno Conti

La Prima “Vera” Irish Band Americana! Solas – Shamrock City

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Solas – Shamrock City – Thl Records 2012/2013

Continua il nuovo capitolo della “saga” dei Solas, iniziato con For Love And Laughter (2008), proseguito con il seguente The Turning Tide (2010), per arrivare a questo Shamrock Cit,y con l’attuale line-up composta dallo storico polistrumentista e attuale leader Sèamus Egan, dalla violinista e vocalist di New York Winifred Horan, dal fisarmonicista di Belfast Mick McAuley, dal bravo chitarrista e pianista Eamon McElholm, e dalla nuova vocalist Niamh Varian-Barry, cui tocca l’ingrato compito di succedere alle bravissime Deirdre Scanlan (dal 2000 al 2008) e ultimamente all’irlandese Mairèad Phelan.

Il gruppo formatosi nel lontano ’96, annoverava tra le sue file artisti irlandesi e statunitensi, ed era depositario di un suono corposo, in cui gli strumenti della tradizione venivano accompagnati da un ricco e caldo tappeto percussivo, dove l’elemento celtico era senza dubbio predominante, il tutto certificato dal trittico iniziale, con l’esordio Solas (96), cui faranno seguito Sunny Spells & Scattared (97) e The Words That Remain (98). Il sodalizio iniziale con la label Shanachie Recordsprosegue nell’ambito del folk revival contemporaneo, con album sempre su uno standard elevato come The Hour Before Dawn (2000), The Edge Of Silence (2002), Another Day (2003) e Waiting For An Echo (2005). Scritturati dalla Compass Records e per celebrare la prima decade di attività, i Solas danno vita ad un concerto dal vivo Reunion: A Decade Of Solas (2006) che metteva insieme l’allora attuale line-up, membri fondatori che se ne erano andati da tempo e ospiti di riguardo che avevano suonato nei loro album (evento proposto sia in CD che in DVD).

Fatto il punto della decennale produzione discografica, il gruppo riparte (senza Karan Kasey e John Doyle, gli altri membri fondatori, rientrati per l’occasione, ma che avevano già lasciato il gruppo tra il 1999 ed il 2001) dai due album menzionati all’inizio, dove la brava Mairéad Phelan canta anche motivi di grossi personaggi come Richard Thompson (The Ditching Boy) Bruce Springsteen (Ghost Of Tom Joad), Rickie Lee Jones (una stupenda riedizione di Sailor Song) e brani di autori minori (ma non meno interessanti) quali Josh Ritter (A Girl in The War) e Karine Polwart (Sorry) ,cercando di dare sempre una personale anima celtica.

Con Shamrock City il gruppo propone un progetto ambizioso, un singolare concept album che scava in una storia familiare di immigrazione, con la morte di un certo Michael Conway, prozio del padre di Sèamus Egan, il leader indiscusso della band, avvalendosi, nello sviluppo della storia, di un cast di musicisti ospiti tra i quali Rhiannon Giddens del trio Carolina Chocolate Drops, il grande cantante scozzese Dick Gaughan, Aoife O’Donovan cantante del gruppo folk bluegrass Crooked Still e il bassista dei Lunasa Trevor Hutchinson, che contribuiscono ad un “sound” folk più contemporaneo, dove si fondono le “radici” e la musica celtica. Il disco si apre con Far Americay una ballata scritta da McAuley (il lamento di una madre) che Niamh Varian-Barry canta con profonda e malinconica partecipazione, seguita dalla briosa Tell God and The Devil, mentre Michael Conway è il brano principale nel quale Egan lascia ampio spazio agli strumenti a corda, per farne apprezzare la dolcissima melodia.

Si riparte con uno strumentale sotto forma di reel Girls On The Line, mentre Lay Your Money Down, uno splendido bluegrass, viene preso per mano dalla brava Rhiannon Giddens, seguito dal valzer malinconico Arbor Day, cantato dall’altrettanto brava Aoife O’Donovan, mentre Welcome The Unknown è uno struggente brano strumentale, valorizzato dal violino di Winifred Horan. La parte finale narrativa della storia, inizia con il ballo scatenato dello strumentale High, Wide, and Handsome, poi entra in scena la voce inconfondibile di Dick Gaughan in Labour Song (una storia di minatori), seguito dal tradizionale Am I Born To Die?, arrangiato dai Solas come un brano dei tempi d’oro dei Fairport Convention, dove emerge la voce angelica della Varian-Barry, concludendo con una canzone di speranza, No Forgotten Man in memoria di tale William J.Parks.

I Solas sono sulla breccia dal ’96, passano gli anni anche per loro, eppure l’entusiasmo, l’energia, la voglia di ricercare e creare che sprigionano non si affievolisce e si mantengono su uno standard sempre elevato e significativo. La loro forza resta comunque il collettivo (nonostante i vari cambi di formazione), come certificato da questo lavoro, con la voce della nuova entrata Niamh, il flauto, il whistle e il mandolino di Sèamus, il violino della Winifred, la fisarmonica di Mick, la chitarre e le tastiere di Eamon, per un perfetto equilibrio di brani originali e strumentali. Quello che il vostro “umile recensore” ha chiamato il nuovo capitolo della saga Solas, è un disco davvero splendido e sontuoso, un chiaro esempio di come si possa suonare della celtic music con uno spirito e una ventata di freschezza, e di cui certamente i Solas sono tra gli alfieri nel panorama musicale mondiale.

Tino Montanari   

Anche I Box “A Volte Ritornano”, Riprende L’Uscita Della Serie Complete Motown Singles

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The Complete Motown Singles Vol. 12A  1972- Hip-o Select/Universal 5 CD – 02/07/2013

Dopo 4 anni di inspiegabile attesa riprende l’uscita dei cofanetti dedicati all’integrale dei singoli della Tamla Motown, con il volume 12A, il primo dedicato al 1972. La tiratura come al solito sarà limitata a 7.500 copie non numerate, come è usanza della Hip-o-Select . 113 brani e il 45 giri bonus nella confezione, questo il contenuto:

Disc 1

  1. A Simple Game – Four Tops
  2. L.A. (My Town) – Four Tops
  3. Our Favorite Melody – Jimmy Ruffin
  4. You Gave Me Love – Jimmy Ruffin
  5. A Breath Taking Guy – The Marvelettes
  6. You’re the One for Me Bobby – The Marvelettes
  7. I’m Someone Who Cares – The Originals
  8. Once I Have You (I Will Never Let Go) – The Originals
  9. I’m Someone Who Cares (Promo Stereo Version) – The Originals
  10. Out in the Night – Blue Scepter
  11. Gypsy Eyes – Blue Scepter
  12. Out in the Night (Promo Stereo Version) – Blue Scepter
  13. What It Is? – The Undisputed Truth
  14. California Soul – The Undisputed Truth
  15. Feel Like Givin’ Up – Posse
  16. Take Somebody Like You – Posse
  17. Take a Look Around – The Temptations
  18. Smooth Sailing (From Now On) – The Temptations
  19. Take a Look Around (Promo Stereo Version) – The Temptations
  20. I Want to Be Humble – The Devastating Affair
  21. My Place – The Devastating Affair
  22. I Want to Be Humble (Promo Stereo Version) – The Devastating Affair
  23. Rockin’ Robin – Michael Jackson
  24. Love is Here and Now You’re Gone – Michael Jackson

Disc 2

  1. Can You Give Me Love with a Guarantee – Gladys Knight & The Pips
  2. If You Gonna Leave (Just Leave) – Gladys Knight & The Pips
  3. Can You Give Me Love with a Guarantee (Promo Stereo Version) – Gladys Knight & The Pips
  4. Love Isn’t Here (Like It Used to Be) – Frankie Valli
  5. Poor Fool – Frankie Valli
  6. Love Isn’t Here (Like It Used to Be) (Second Pressing) – Frankie Valli
  7. Poor Fool (Second Pressing) – Frankie Valli
  8. Walk in the Night – Jr. Walker & The All Stars
  9. I Don’t Want to Do Wrong – Jr. Walker & The All Stars
  10. Take Me Clear from Here – Edwin Starr
  11. Ball of Confusion (That’s What the World is Today) – Edwin Starr
  12. I’m Gonna Get You (Part II) – G.C. Cameron
  13. I’m Gonna Get You (Part I) – G.C. Cameron
  14. Help Me Make It Through the Night – Gladys Knight & The Pips
  15. Mr. Fix-It Man – The Sisters Love
  16. You’ve Got to Make the Choice – The Sisters Love
  17. Taos New Mexico – R. Dean Taylor
  18. Shadow – R. Dean Taylor
  19. The Zoo (The Human Zoo) – The Commodores
  20. I’m Looking for Love – The Commodores

Disc 3

  1. What’d I Say – Rare Earth
  2. Nice to Be with You  – Rare Earth
  3. What’d I Say (Promo Stereo Version) – Rare Earth
  4. Let Me Run Into Your Lonely Heart – Eddie Kendricks
  5. Eddie’s Love – Eddie Kendricks
  6. Eddie’s Love (Promo Version) – Eddie Kendricks
  7. Me and Bobby McGee – Thelma Houston
  8. No One’s Gonna Be a Fool Forever – Thelma Houston
  9. What It Is, What It Is – G.C. Cameron
  10. You Are That Special One – G.C. Cameron
  11. Little Bitty Pretty One – The Jackson 5
  12. If I Have to Move a Mountain – The Jackson 5
  13. Automatically Sunshine – The Supremes
  14. Precious Little Things – The Supremes
  15. It’s the Same Old Love – The Courtship
  16. Last Row, First Balcony – The Courtship
  17. It’s the Same Old Love (Promo Stereo Version) – The Courtship
  18. Nihaa Shil Hozho (I Am Happy About You) – Xit
  19. End? – Xit
  20. Nihaa Shil Hozho (I Am Happy About You) (Promo Stereo Version) – Xit
  21. I Can’t Quit Your Love – Four Tops
  22. Happy (is a Bumpy Road) – Four Tops
  23. I Can Make It Alone – Vincent DiMirco
  24. Come Clean – Vincent DiMirco

Disc 4

  1. Superwoman (Where Were You When I Needed You) – Stevie Wonder
  2. I Love Every Little Thing About You – Stevie Wonder
  3. It’s Too Much for Man to Take Too Long – Eric & The Vikings
  4. Time Don’t Wait – Eric & The Vikings
  5. It’s Too Much for Man to Take Too Long (Promo Stereo Version) – Eric & The Vikings
  6. Long Way from Home – Howl the Good
  7. Why Do You Cry – Howl the Good
  8. Long Way from Home (Promo Stereo Version) – Howl the Good
  9. You’re the Man (Part 1) – Marvin Gaye
  10. You’re the Man (Part 2) – Marvin Gaye
  11. I Wanna Be Where You Are – Michael Jackson
  12. We’ve Got a Good Thing Going – Michael Jackson
  13. We’ve Come Too Far to End It Now – Smokey Robinson & The Miracles
  14. Papa Was a Rollin’ Stone – The Undisputed Truth
  15. Friendship Train – The Undisputed Truth
  16. Papa Was a Rollin’ Stone (Promo Stereo Version) – The Undisputed Truth
  17. Get Me Some Help – Chris Holland & T-Bone
  18. If Time Could Stand Still – Chris Holland & T-Bone
  19. Get Me Some Help (Promo Stereo Version) – Chris Holland & T-Bone
  20. Tear It On Down – Martha Reeves & The Vandellas
  21. I Want You Back – Martha Reeves & The Vandellas
  22. Label Me Love – Different Shades of Brown
  23. Life’s a Ball (While It Lasts) – Different Shades of Brown

Disc 5

  1. Mother Nature – The Temptations
  2. Funky Music Sho Nuff Turns Me On – The Temptations
  3. Mother Nature (Promo Stereo Version) – The Temptations
  4. Sail Away – Bobby Darin
  5. Hard Headed Woman – Bobby Darin
  6. I Can’t Give Back the Love I Feel for You – Suzee Ikeda
  7. Mind, Body and Soul – Suzee Ikeda
  8. A Little More Trust – David Ruffin
  9. A Day in the Life, of a Working Man – David Ruffin
  10. A Little More Trust (Promo Stereo Version) – David Ruffin
  11. Money (That’s What I Want) – Blinky
  12. For Your Precious Love – Blinky
  13. Groove Than – Jr. Walker & The All Stars
  14. Me and My Family – Jr. Walker & The All Stars
  15. Lookin’ Through the Windows – The Jackson 5
  16. Love Song – The Jackson 5
  17. Somebody Up There – The Blackberries
  18. But I Love You More – The Blackberries
  19. To Know You is to Love You – Syreeta
  20. Happiness – Syreeta
  21. Somebody Oughta’ Turn Your Head Around – Crystal Mansion
  22. Earth People – Crystal Mansion

Qui cominciamo ad entrare nel repertorio per super specializzati ed appassionati, non ci sono brani particolarmente famosi, a parte qualcosa di Stevie Wonder e dei Jackson 5. Questa versione di Papa Was A Rollin’ Stone degli Undisputed Truth (uscita prima di quella lunghissima dei Temptations) mi piaceva un casino ai tempi!

Solo per soul men, perditempo astenersi, forse negli Stati Uniti esce prima!

Bruno Conti

Con Quel Nome Possono Fare Ciò Che Vogliono, Ma Fanno Del Country-Rock Sopraffino! I See Hawks In L.A – Mystery Drug

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I See Hawks In L.A. – Mystery Drug – Blue Rose

E al country-rock canonico possiamo aggiungere tocchi di quello “cosmico” di Gram Parsons e quello più “esoterico” di Gene Clark, con o senza Byrds e anche qualche spruzzata psichedelica, ma leggera, dei Grateful Dead più acustici, come dimostra il video che vedete qui sotto. Il tutto cantato principalmente da Rob Waller, il leader e autore in capo del gruppo, con una voce bassa e risonante che può ricordare un Johnny Cash o un Waylon Jennings in alcuni momenti, gli altri due cantanti citati, in altri. Belle canzoni, ricche di melodia e cambi di tempo, con un sound pieno di mille sfumature: in copertina sono in otto, ma nel disco suonano addirittura in dieci, anche se il nucleo principale, oltre a Waller, ruota intorno a Paul Lacques, chitarra solista e voce e al bassista Paul Marshall, anche lui cantante ed autore, con gli altri due, della totalità dei brani del disco. E poi hanno questo nome evocativo, in questo ambito possono competere solo gli Starry Eyed And Laughing, un vecchio gruppo, peraltro inglese, di inizio anni ’70, che prendeva il proprio “patronimico” da un verso di Dylan, loro padre spirituale e dai figliocci Byrds, anche a livello musicale, più jingle jangle degli “Hawks”, come li chiamerò d’ora in poi, per brevità.

La formazione nasce nella California del Sud intorno alla fine degli anni ’90, e sino ad ora, compreso questo Mystery Drug (che esce in questi giorni, in ordine sparso, nei vari paesi), hanno realizzato sette album, uno più bello dell’altro. La caratteristica saliente di questo nuovo album, rispetto ai precedenti, è la presenza della pedal steel, strumento che sta ritornando in auge, suonata da due diversi musicisti, Rick Shea (già con Dave Alvin) e Pete Grant, peraltro solo in cinque brani, che però sono tra i più interessanti del disco (di solito, con minor frequenza, come lap steel, la suona Laques). Ad esempio la bellissima Oklahoma’s Going Dry, un brano che parla dei cambiamenti climatici che stanno preoccupando i contadini e gli allevatori americani, il tutto condito da una musica che scivola deliziosamente sulle corde d’acciaio della pedal steel di Rick Shea, e che pare uscire da un vinile dei primi anni anni ’70 degli Ozark Mountain Daredevils, degli Eagles, ma anche dei Flying Burrito Brothers, con cascate di chitarre elettriche ed acustiche, armonie vocali fantastiche e quell’aria tipicamente sognante della migliore musica Weastcoastiana, pre e post Parsons. Ancora intrecci vocali da brividi nella delicata e più acustica Mystery Drug o nella sognante Yesterday’s Coffee, dove il testo su in caffè invecchiato è una metafora su una relazione che sta finendo, sempre con la pedal steel che si fa largo tra la chitarre acustiche e le voci armonizzanti del gruppo, guidate da Waller, che vocalmente mi ricorda per certi versi anche retrogusti à la Gordon Lightfoot o Neil Diamond, o, tra i “moderni”, per una certa indole malinconica, anche i Son Volt di Jay Farrar. 

Ma gli “hawks” sanno andare anche su tempi rock (e negli album precedenti ce ne sono parecchi esempi) e quindi quando parte un ritmo incalzante, segnato da una slide pungente, come in The Beauty Of The Better States, l’ascoltatore non può non godere, perché gli intrecci delle acustiche e delle voci non vengono meno, ma si arricchiscono di nuove nuances più grintose. We Could All Be In Laughlin Tonight, con il suo testo che cita le cover bands che sera dopo sera eseguono versioni di Free Bird (un omaggio indiretto ai Lynyrd), sembra una sorella minore, nata tanti anni dopo, di canzoni come Tequila Sunrise o certi brani del primo Guy Clark, e perché no, anche Michael Martin Murphey (non nella voce, quella di Waller è troppo maschia e particolare), weeping pedal steel guitar inclusa. One Drop Of Human Blood, con i suoi matrimoni rituali nel deserto e una fisarmonica malandrina che si aggiunge alle operazioni potrebbe ricordare certe canzoni di Tom Russell o Joe Ely, miscelate a quelle canzoni desertiche del Gene Clark prodotto da Thomas Jefferson Kaye (No Other). Sky Island è un’altra bellissima ballata, leggermente mid-tempo, nella quale il gruppo eccelle, con le sue armonie vocali avvolgenti ed emozionanti e la musica acustica, ma ricchissima che esce dai solchi digitali di questo eccellente disco.

E pure quando i ritmi rallentano ulteriormente, come nella dolcissima If You remind Me, con un refrain da ucciderli per quanto sono bravi, non puoi fare a meno di meravigliarti perché sono conosciuti, purtroppo, da così poca gente, anche tra i cultori del genere,  sono meglio del 90% di gruppi che vengono presentati da molta critica come i salvatori del mondo (musicale). Rock’n’Roll Cymbal From The Seventies, fin dal titolo, è decisamente più energica, con le chitarre elettriche nuovamente sugli scudi e una delle autrici aggiunte del brano, la batterista Victoria Jacobs, indaraffata al suo strumento (la Jacobs si alterna alla batteria con altri due strumentisti, Shawn Nourse, quello storico del gruppo e con il fratello del chitarrista Paul Lacques, Anthony, uno dei membri fondatori degli Hawks). Tongues Of The Flames è un breve brano che vive su gli intrecci delle acustiche e delle voci, mentre Stop Driving Like An Asshole, è una divertente presa in giro dei frequentatori delle highways, peraltro molto bella musicalmente, peccato duri solo un minuto e mezzo. My Local Merchants parte come Get back e diventa un brano alla Creedence, un rock’n’roll tirato e coinvolgente, dove la band lascia intuire che anche dal vivo non sono da trascurare, per la loro grinta, peccato che anche questa sia cortissima. Ma ci rifacciamo con la conclusiva The River Knows, quasi otto minuti di magia sonora, dove la pedal steel ripende il ruolo che le compete, circondata dalle acustiche insinuanti e dalle armonie vocali magnifiche del trio Waller-Lacques-Marshall, mentre il ritmo del brano si fa sempre più incalzante, in un crescendo fantastico, dove la pedal steel è protagonista assoluta, ma è tutto l’insieme che funziona come un orologio svizzero, costruito in California dai I See Hawks In L.A, prendere nota e non dimenticare.

“Ho visto dei falchi a Los Angeles” ed erano magnifici! 

La ricerca continua.

Brunio Conti

*NDB Non ci sono video dei brani nuovi, ma si capisce lo stesso che sono bravi, la riprova qui sotto.

Un Fiume Di Note Di “Rock Sudista”! JJ Grey & Mofro – This River

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JJ Grey & Mofro – This River – Alligator Records 2013

Spendere con coscienza il proprio denaro nell’acquisto dei costosissimi CD è cosa ardua, la scelta è vasta, l’offerta supera senza dubbio la domanda, e organizzare le risorse è obiettivamente difficile. Chi avrà un po’ di spregiudicato coraggio ed acquisterà il CD di JJ Grey & Mofro (uno dei gruppi di qualità che riescono ad ottenere un certo successo anche nelle chartsamericane), non rimarrà certo deluso. Vengono da Jacksonville (Florida), e il gruppo è costituito dal leader e frontman JJ Grey voce, tastiere, chitarre e armonica a bocca, Andrew Trube chitarra acustica e elettrica, Anthony Farrell piano e organo, Todd Smallie al basso, Anthony Cole alla batteria, e la sezione fiati composta da Art Edmaiston al sassofono tenore e Dennis Marion alla tromba, per un suono che si sviluppa in diversi generi tra soul, funky, R&B, blues e southern rock. Il loro esordio discografico avviene con due album a nome Mofro, ovvero Blackwater (2001) e Lochloosa (2004) distribuiti dalla Fog City, poi messi sotto contratto dalla storica label Alligator (e questo è molto indicativo) sfornano Country Ghetto (2007), Orange Blossoms (2008), la raccolta The Choice Cuts (2009), Georgia Warhorse (2010), e, buon ultimo, lo splendido live Brighter Days (2011) testimonianza del concerto tenuto alla Variety Playhouse di Atlanta ragazzi-che-grinta-jj-grey-and-mofro-brighter-days.html

Risalendo il fiume (This River) JJ Grey e i suoi Mofro incontrano il funky di Your Lady, She’s Shady e Florabama, il Rhythm’n’Blues di Tame A Wild One, 99 Shades Of Crazy e Write A Letter, il soul di Somebody Else e Standing On The Edge, il blues-funky di Harp & Drums, fino ad arrivare dolcemente alla foce del fiume con due strepitose ballate acustiche, The Ballad Of Larry Webb e la title track This River.

La musica di JJ Grey & Mofro scorre proprio come il St.John’s River che attraversa Jacksonville (a cui il disco è dedicato), a volte lenta e sinuosa (nelle ballate), più spesso impetuosa (nei brani funky), a volte spumeggiante (con il R&B e soul), ma con un groove che rimanda a nomi illustri della scena black music (James Brown e Otis Redding su tutti) e che trova una ulteriore spiccata maturità. Ascoltando This River non mi stupisce che questa band non abbia ancora sfondato in Italia (dove il mercato discografico è molto particolare, abituato a sonorità più facili), ma se però siete in vena di ascoltare della buona musica (nera), dove la musica per essere tale deve avere un’anima, qui trovate “trippa per gatti” (NDB), basta far girare il CD e stappare una birra (vi consiglio la Murphy), il resto viene da sé.

Tino Montanari

Un Altro Box “Inspiegabile”! Steve Earle – The Warner Bros Years

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Steve Earle – The Warner Bros Years – Shout Factory 4 CD + 1 DVD – 25-06-2013

Ma perché le case discografiche (e la Shout in particolare tra quelle specializzate in ristampe, vedasi Kiko dei Los Lobos lo scorso anno, è recidiva), godono a porlo “in quel posto” agli acquirenti di musica, con delle confezioni veramente assurde e costose. Al di là del contenuto relativo solo ai tre album che Steve Earle ha pubblicato tra il ’95 e il ’97, Train A Comin’ (1995), I Feel Alright (1996), e El Corazón (1997), probabilmente dipende dai diritti d’autore e quindi si raccolgono i dischi di cui si è “proprietari. Il materiale aggiunto però é “pura cattiveria”: per averlo, bisognerà sborsare una bella cifra, ricomprarsi dischi che si hanno già e così si diviene felici possessori di un CD e di un DVD dal vivo completamente inediti. Live at the Polk Theater (1995) è il primo concerto tenuto dopo essere stato rilasciato dalla prigione, alla fine della sua detenzione (ospiti Emmylou Harris e Bill Monroe) e To Hell And Back: Live at Cold Creek Correctional Facility (1996), un concerto filmato nell’istituto di correzione di Nashville, Tennessee (prigione di stato suona troppo crudo?) e andato in onda su MTV, nel 1996 appunto, qui lo vedete tutto 14538666. E relativo libretto di 40 pagine con note firmate dallo stesso Earle. Tutto bellissimo per chi non ha i dischi in oggetto, ma per i fans di Steve, che sono la maggioranza e quelli più interessati, un disco doppio, magari a prezzo speciale, sarebbe stato l’ideale. Forse era troppo semplice, mistero!?

Grande musica, però!

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte VIII. Jason Boland, Randall Bramblett, Shinyribs, Jeffrey Foucault, Jude Johnsone, Chip Taylor

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Ultimi sei titoli per questo giro di novità relativo al mese in corso, ne rimangono alcuni che verranno recensiti singolarmente e quelli in uscita il 28 maggio. Partiamo con i primi tre.

Jason Boland viene dall’Oklahoma e quindi a pieno titolo fa parte del cosiddetto movimento “Red Dirt”, che prende il proprio nome dal colore del terreno che si trova in quello stato americano. Siamo nell’area country, ma di quello pimpante, che è anche non lontano parente e discendente del movimento Outlaw e del country texano. Questo è il 9° lavoro di Jason Bolland (& The Stragglers) (compresi due live): Dark & Dirty Mile, è uscito la scorsa settimana per la Proud Souls/Thirty Tigers e contiene nove brani originali di Bolland e un paio di altri autori, oltre ad essere prodotto da Shooter Jennings, garanzia di qualità.

Si era citato il nome di Randall Bramblett, per la sua partecipazione in un CD della Real Gone Music che conteneva un paio di ristampe di vecchi album dei Sea Level, ma questo signore, cantante, tastierista, chitarrista e sassofonista è in pista da metà anni ’70 (il suo primo album, That Other Mile, risale al 1975) e ha suonato anche come sessionman in centinaia di dischi nel corso di questo periodo: da Gregg Allman a Bonnie Raitt, da Robbie Robertson a Stevie Winwood passando per la quasi omonima Bonnie Bramlett, i Widespread Panic, tanto per citarne alcuni, con un stile influenzato dal blues, dal folk, dal rock, ma soprattutto dal southern in tutte le sue declinazioni, anche con influenze gospel. Questo nuovo The Bright Spots, uscito nei giorni scorsi per la New West, è un ulteriore esempio del suo ottimo “artigianato” musicale!

I pavesi Lowlands del mio amico Ed Abbiati hanno preso il loro nome da una canzone dei Gourds, l’ottimo gruppo americano, texani per la precisione, che è una sorta di piccola Band. Gli Shinyribs sono una costola di quella formazione e prendono il moniker dal soprannome di Kevin Russell che è il leader anche di questa band di cui avete potuto leggere nel Blog per il precedente album Well After Awhile shinyribs. A tre anni di distanza ci riprovano con Gulf Coast Museum e centrano ancora l’obiettivo. Piccolo grande disco, da beautiful losers o “carbonari” perfetti, come preferite. Etichetta Nine Mile, sarebbe uscito da un mesetto, ma la citazione la merita comunque. 

 

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Un altro terzetto di “clienti abituali” del Blog.

Prima Jeffrey Foucault, al nono album di studio, collaborazioni con i Redbird e Cold Satellite incluse, sempre citato in queste  rubriche sulle uscite discografiche ma mai con un suo post specifico (ma in futuro…). Ottimo singer-songwriter roots, questa volta schiaccia il pedale sul rock in alcuni brani ma è sempre presente la giusta quota di ballate. Il disco si chiama Cavalcade e Foucault, molto amato dal critico americano Greil Marcus, usufruendo anche lui della Kickstarter Campaign per autofinanziarsi, con la collaborazione della poetessa Lisa Olstein, confeziona una ulteriore ottima prova discografica. Assolutamente da scoprire.

Jude Johnstone è una delle mie cantautrici preferite tra le “sconosciute”, passione condivisa anche dallo scomparso Franco Ratti: si tratta di una cantante “anomala” ma bravissima. Ogni due o tre anni pubblica un album nuovo, questo Shatter, sempre per la sua Bojak Records, non se la fila nessuno regolarmente, ma intanto le sue canzoni sono state incise da Emmylou Harris, Bonnie Raitt, Stevie Nicks, Johnny Cash (la bellissima Unchained), Trisha Yearwood, Bette Midler, Jennifer Warnes e nei suoi dischi sono apparsi la stessa Harris, Clarence Clemons, Valerie Carter, Jackson Browne (più volte), Buddy & Julie Miller, Rodney Crowell che ne ha più volte magnificato le virtù, anche per il nuovo album. Un motivo ci sarà, basta scoprirlo!

Ennesimo disco per Chip Taylor, per citare alcune sue particolarità: grande cantante, autore, giocatore d’azzardo, zio di Angelina Jolie, fratello di Jon Voight, partner musicale di Carrie Rodriguez, e soprattutto, grande musicista. Ci siamo occupati di lui recentemente perché era l’autore di quel bellissimo brano dedicato alla strage avvenuta in Norvegia un paio di anni fa, This Darkest Day dalla-norvegia-con-passione-paal-flata-wait-by-the-fire-song.html, e anche di tutte le altre canzoni presenti in quel CD, visto che era un tributo a lui dedicato. Ora, nel suo nuovo doppio album Block Out The Sirens Of This Lonely Wordl, appare la sua versione di quel brano, insieme a tante altre stupende ballate che confermano la innata classe di un altro”grande vecchio” (Chip Taylor è del 1940). L’etichetta, come per tutti i suoi dischi degli ultimi venti anni è la Train Wreck. Anche i video sono bellissimi.

That’s all folks, alla prossima!

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte VII. Sound Of Contact, Darius Rucker, Texas, Clive Gregson, She & Him, JC Brooks & The Uptown Sound

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Altri sei titoli oggi e sei domani e siamo alla pari con le uscite fino al 21 maggio, ma la settimana prossima, a conferma di un mese ricco, sono annunciate altre novità, a partire dal nuovo album di Laura Marling, Once I Was An Eagle, già annunciato tra i migliori dell’anno, alcuni DVD tra quelli anticipati, Wings Over America, il nuovo Alice In Chains, il box dei Judas Priest, John Fogerty, Wrote A Song For Everyone, che doveva uscire da 600 anni, ma andiamo con ordine…

Partiamo con i Sound Of Contact. Chi sono costoro, incidono per la Century Media ora gruppo Fontana/Universal, di solito casa di metallari indiavolati, ma se vi dico il nome del leader, Simon Collins, forse si svela tutto: ebbene sì, è proprio il figlio di…Phil, ma vocalmente assomiglia di più a Peter Gabriel. Il sound è a cavallo, tra i Marillion, i Genesis di Trick Of The Tail, qualcosa del babbo e Peter, Porcupine Tree, Pink Floyd, ovviamente non manca il prog rock classico, il brano conclusivo Mobius Slip dura 19 minuti e 35 secondi, qualcuno ha detto The Lamb Lies On Broadway o Foxtrot? Vi ho sentito! Naturalmente il disco è un concept album sui viaggi nello spazio e nel tempo e altrettanto naturalmente Simon Collins, oltre ad essere il cantante e principale autore della band, suona la batteria. Ed ha anche già fatto tre album da solista tra il 2000 e il 2009 e come da foto (e video) sembra suo padre quando aveva i capelli. Pensavo peggio.

Il nome Darius Rucker non dice moltissimo al di fuori degli appassionati del country di buona fattura (lo so è un nero, ne esistono e ne sono esistiti che facevano country), ma se ricordiamo che era il leader degli Hootie & The Blowfish, gruppo che vendette gazillioni di copie del loro disco di esordio Cracked Rear View, per la precisione 16 milioni di copie, uno dei venti dischi più venduti nella storia delle classifiche americane, esatto proprio loro! Vedo manate sulla fronte che partono. E proprio in questo periodo si parla di un tour (e forse di un disco) per festeggiare il 20° anniversario dell’avvenimento, ma l’anno prossimo perché il disco è del 1994. Nel frattempo Darius pubblica True Believers che è il suo quarto album di studio da solista (ma il terzo country), etichetta Capitol Nashville, quindi in teoria gruppo Universal, ma in Inghilterra è 19/Wrasse Records e in Italia non penso esca per il momento. Nel CD c’è una cover di Wagon Wheel degli Old Crow Medicine Show (la facevano dal vivo insieme) e tra gli ospiti appare anche Sheryl Crow, quindi country, ma con giudizio, e poi lui è bravo.

In questo periodo di reunion tornano anche i Texas di Sharleen Spiteri, che tra i gruppi inglesi che facevano del pop-rock negli anni ’80, ’90 e ’00, erano tra i migliori. Ricordo un duetto con Paul Buchanan dei Blue Nile nell’ultimo abum della band, Red Book del 2005, anche se quello classico rimane il primo Southside del 1989, quello che conteneva I Don’t Want A Lover. Il nuovo album si chiama The Conversation è uscito ieri, 21 maggio, per la Pias (Play It Again Sam), anche in versione Deluxe doppia con un secondo CD che contiene 10 brani dal vivo. Tra gli autori dei brani anche Richard Hawley e Bernard Butler.

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E adesso un terzetto soprattutto per addetti ai lavori.

Clive Gregson mi è sempre piaciuto moltissimo, sin da quando era il leader degli Any Trouble, fine anni ’70, anni ’80, anche su etichetta Stiff Records, molto vicini come sound ( e lui come voce) a Elvis Costello ma anche a Graham Parker. Poi da solo o, soprattutto, in coppia con Christine Collister ha pubblicato una decina di album deliziosi (soprattutto per merito di lei, ma anche Gregson si difendeva alla grande) e contemporaneamente erano anche membri fissi della band di Richard Thompson come vocalist aggiunti. Negli anni 2000 il buon Clive ha continuato a pubblicare album da solista e questo nuovo This Is Now è un ennesimo ottimo esempio del suo stile pop-rock tipicamente britannico, con molte belle canzoni. Etichetta Gregsongs, quindi non di facile reperibilità, ma varrebbe le pena (oppure cercate l’opera omnia di Clive Gregson & Christine Collister)! Come diceva Nick Lowe Pure Pop For Now People.

A proposito di coppie nuovo album, il terzo (oltre ad un disco natalizio) dei She And Him. Proseguendo nella tradizione dei precedenti si chiama Volume 3, è uscito il 14 maggio (come Gregson) per la Merge/Double Six Records. Ancora delizioso pop molto 60’s e raffinatissimo, come nel precedente she+and+him. Attrici che cantano, sì, se sono brave e “lei” che è Zooey Deschanel lo è e pure “lui” M. Ward, se la cava, sempre ben assortiti e piacevoli.

Anche JC Brooks & The Uptown Horns sono clienti abituali del Blog new-old-soul-jc-brooks-the-uptown-sound-want-more.html e confermano di essere “campioni” del nuovo soul ma “vecchio”, ricco di grinta ed energia e che voce. Appena possibile recensione, nel frattempo ve lo segnalo, si chiama Howl ed è uscito ieri per la mitica Bloodshot Records di Chicago, distr. IRD.

Domani si continua.

Bruno Conti

Novità Di Maggio Parte VI. The National, Marshall Tucker Band, Todd Wolfe, Indigenous, Tea Leaf Green, Glenn Jones

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La band di Matt Berninger (e delle coppie dei fratelli Dessner e Devendorf), ossia i National – o, secondo alcuni, i The National, però è una grossa pirlata, visto che “the” in inglese è l’articolo determinativo che sostituisce indifferentemente i nostri il, lo, la, i, gli, le, quindi sarebbe “i I National”, ma ieri in televisione per commemorare Ray Manzarek ho sentito parlate di “i The Doors”, sic, fine della digressione grammaticale – una delle migliori band americane, originarie dell’Ohio ma residenti a Brooklyn, New York, pubblicano il loro nuovo album in studio, Trouble Will Find Me, il sesto della discografia. L’etichetta è la 4AD, il disco esce oggi e, come di consueto, è molto buono: indie rock, post punk, indie folk, baroque pop, alternative country, sono alcuni dei generi che vengono loro affibbiati, ma, secondo il sottoscritto, fanno del rock classico, dei giorni nostri ma che si riallaccia alle migliori tradizioni del passato, non per nulla vengono paragonati ai Joy Division e a Nick Cave, ma anche ai Wilco e Leonard Cohen. Tra gli ospiti presenti nel disco le brave St. Vincent e Sharon Van Etten, Sufjan Stevens e Richard Reed Parry degli Arcade Fire, tutta gente che è sulla loro lunghezza d’onda. Semplicemente bella musica.

La Marshall Tucker Band da Spartanburg, South Carolina festeggia la propria “elezione” nella South Carolina Music Hall Of Fame, con la pubblicazione, da parte della Shout Factory, di questo CD Live From Spartanburg, South Carolina, registrato il 19 settembre del 1995, per l’occasione del gruppo originale c’erano ancora Doug Gray, Paul Riddle, Jerry Eubanks e George McCorkle, oltre a Charlie Daniels, presente in gran parte dei brani e ai due batteristi degli Allman, Butch Trucks e Jaimoe. Ci sono tutti i classici, in versioni lunghe, poderose e vibranti. L’uscita ufficiale è il 28 maggio. La MTB è ancora in pista e fa dell’ottimo Southern Rock, nonostante il cap(p)ello bianco, ma quella serata è da incorniciare, anche per gli ospiti presenti.

Todd Wolfe con la sua band è un cliente abituale del Blog todd+wolfe, e quindi mi limito a segnalarvi l’uscita del suo nuovo album, l’ottavo, Miles To Go, in America autogestito, in Europa distribuzione Hypertension, visto che poi, probabilmente, ci ritornerò più diffusamente, anche se il CD è uscito già da qualche giorno, ma non ci rincorre nessuno Power-trio rock-blues energico (ma non solo) con aggiunta di tastiere ed armonica, chitarre a profusione, un misto di brani originali e cover, che spaziano da Forty Four di Chester Burnett (a.k.a. Howlin’ Wolf) a Valley Of The Kings di Marc Cohn, per arrivare a The Inner Light di George Harrison che era il lato B di Lady Madonna, un po’ di psichedelia “indiana”. Uno bravo.

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Anche gli Indigenous di Mato Nanji ricorrono abitualmente nel Blog un-chitarrista-che-fa-l-indiano-indigenous-featuring-mato-na.html, il nuovo album Vanishing Americans esce come di consueto per la Blues Bureau Inr’l/Shrapnel di Mike Varney e come genere siamo dalle parti di Todd Wolfe (potete leggere al link qui sopra). Data di uscita il 21 maggio, anche di questo probabilmente si riparlerà più diffusamente nel mio periodo mensile dedicato al rock-blues, per il momento un assaggio per chi non lo conosce.

E dei Tea Leaf Green secondo voi non si è mai parlato nel Blog? Certo che sì (ma di cosa non si è parlato?): jam-bands-che-passione-tea-leaf-green-radio-tragedy.html). Ottavo album di studio (oltre ad una decina di Live) per una delle migliori Jam Bands della Bay Area, si chiama In The Wake ed è uscito da qualche giorno per la loro etichetta, Greenhouse Records. Anche su questo, se trovo il tempo, vorrei ritornarci con un Post dedicato, ma non è facile, per cui, almeno in breve, vi segnalo tutte le uscite più interessanti e il più tempestivamente possibile.

Di Glenn Jones diffusamente non vi ho parlato mai (e ho fatto male), se non segnalando il precedente disco The Wanting, sempre in questa rubrica, ma ora ne esce già uno nuovo My Garden State, sempre distribuito dalla Thrill Jockey. Jones non è uno nuovo, in circolazione da fine anni ’80, quando era il leader dei Cul De Sac, una band di rock sperimentale, nel corso del tempo si è trasformato un un fantastico chitarrista acustico (e banjoista), influenzato dall’American Primitivism dei grandissimi Robbie Basho e John Fahey (e tanti altri che non citiamo ma conosciamo, anche in questo caso sarebbe bello parlarne, prendo nota) e insieme allo scomparso Jack Rose (e altri) è stato uno dei prosecutori della loro opera.

Sempre a proposito di tempo, quando mi siedo di fronte alla tastiera del computer, purtroppo non ho ancora sviluppato un rapporto telepatico con lo stesso e quindi devo pensare a cosa e di chi devo scrivere e, per esempio, come nel caso del breve ricordo di ieri dedicato allo scomparso Ray Manzarek è venuta una cosa un po’ striminzita anche se sentita: d’altronde quando si parla di queste cose è come se fosse morto un parente alla lontana, un cugino o uno zio che non vedevi da tanti anni, ma al quale eri affezionato, perché avevi condiviso con lui, nel caso di un’artista, la sua musica, nella veste di ascoltatore, quindi almeno qualche riga per celebrarlo è il minimo per qualcuno che si è “amato”! 

A domani, con altre novità.

Bruno Conti