Piovono Chitarristi, Il Ritorno 2! Simon McBride – Crossing The Line

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 *NDB. Visto che il tempo atmosferico, purtroppo, lo consente, continuiamo a farli piovere!

 Simon McBride – Crossing The Line – Nugene Records

C’è tutta una NWOBBG (New Wave Of British Blues Guitarists) e anche dall’Irlanda del Nord (per il soggetto in questione): Danny Bryant, Aysnley Lister, Oli Brown, Matt Schofield, Joanne Shaw Taylor, Bex Marshall, Chantel McGregor, Virgil (McMahon) And The Accelerators, i due Ian, Parker & Siegal e ora (ma già da un po’ di tempo, come per la maggior parte di quelli citati) Simon McBride. Quest’ultimo, nativo di Belfast, e quindi tecnicamente britannico, è un ex metallaro pentito e redento: pensate che nel lontano 1994, a 15 anni, vinceva il premio come Young Guitarist Of The Year della rivista Guitarist e pochi mesi dopo veniva assoldato dalla band metal Sweet Savage, per sostituire l’ex Def Leppard Vivian Campbell, come chitarra solista e rimaneva poi con loro fino al 1998, il tempo di registrare anche un paio di albums. Nel 1998 appunto incontra Andrew Strong, il protagonista dei Commitments e torna a suonare soul, R&B, blues che erano stati i primi amori della sua gioventù musicale, quelli che lo avevano convinto a darsi alla musica non solo come professione. Dopo parecchi anni di “palestra” come accompagnatore, decide di dedicarsi ad una carriera solista e per l’etichetta specializzata Nugene (anche la casa di Matt Schofield e Ian Siegal) inizia la sua nuova vita come “bluesman”, anche se sempre con una forte propensione per il rock, come testimoniano le due cover di Free e Hendrix, presenti nel suo disco di esordio Rich Man Falling.

Dopo di quello ha pubblicato un altro album di studio, uno dal vivo, Nine Lives, e ora questo Crossing The Line (già uscito da qualche mese). Se vogliamo creare uno slogan potremmo dire “Giovani Clapton (o Rory Gallagher?) crescono: ma a 34 anni si è ancora giovani? Nella musica, e nel blues in particolare, forse sì. E quindi in questo, peraltro buono, album convivono le varie anime di McBride, un rock-blues torrido temperato da uno spirito soul, un certo “modernismo” sonoro allenato dal passato metallaro, una ulteriore componente radiofonica, se questo tipo di musica passa anche in radio, in Italia sicuramente no, ma in altri paesi sì, e penso a gente come Jonny Lang, John Mayer, Kenny Wayne Sheperd che vendono “paccate” di dischi avendo sempre tenuto ben presente una anima commerciale, che non sempre li fa amare totalmente dalla critica, ma alimenta questa loro ambizione a diventare (se mai vorrà ritirarsi) il futuro Clapton, in concorrenza magari con Bonamassa, che per il momento è decisamente il più eclettico del gruppone (con note di merito anche per Schofield, Lister e Siegal)!

Tornando a questo McBride, il primo brano, Lead us away, parte con una svisata che sembra provenire proprio da quel passato hard (in musica naturalmente) e poi si sviluppa con un groove che può ricordare sia il Bonamassa rock che i vecchi Free o meglio i loro “figliocci” Bad Company, Go Down Gamblin’ è una cover di un vecchio brano di David Clayton-Thomas, tratto da Blood, Sweat & Tears 4, per un gruppo che dopo la cover della coppia Hart/Bonamassa sembra tornato di moda, il sound è sempre hard anziché no, un po’ di maniera ma onesto. No Room To Breathe è una ballatona vagamente alla Gary Moore che si salva in virtù del buon lavoro alla solista di McBride. Anche Don’t Be A Fool  nonostante un organo di supporto, suonato sempre da Simon, coretti vari e ritmi più funky, al di là della solita chitarra non rimarrà negli annali del rock. A livello di lenti, molto meglio Starve This Fever che nel lavoro della solista ha un qualcosa di Beck, inteso come Jeff, per la sua intensità. Alcatraz, con una piccola sezione fiati, si avvale della lezione soul imparata con Strong, buona interpretazione vocale ma è sempre un soul “bianco” annacquato, né troppo nero, né troppo rock, si può fare di meglio.

One More Try può ricordare il suono dei citati Jonny Lang o John Mayer, commerciale ma con giudizio, A Rock and A Storm è un brano acustico che ci permette di apprezzare la destrezza tecnica di McBride, sicuramente un chitarrista molto dotato. Heartbreaker non è quella dei Free e neppure degli Zeppelin, ma pesca da quel bacino con qualche “impressione hendrixiana”! Home To Me è una cover scritta dal conterraneo irlandese Gareth Dunlop, un giovane moderno soul man in pectore e anche la Down to the wire (revisited) già presente nel CD precedente è un lento di buon impatto. Come per gli album passati, già al vaglio di chi scrive, piace ma senza entusiasmare!

Bruno Conti    

Piovono Chitarristi, Il Ritorno 2! Simon McBride – Crossing The Lineultima modifica: 2013-05-12T13:40:43+02:00da bruno_conti
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