Novità Di Giugno Parte I. I Luf, Houndmouth, Ben Folds Five, Queen Of The Stone Age, Bill Frisell, Scott Walker, Eliza Carthy, Cat Mother, Amazing Rhythm Aces

jethro tull around the live.jpgmoody blues timeless box.jpglegends of the canyon 2009.jpg

 

 

 

 

 

 

 

Questi, già annunciati, escono domani 4 giugno, insieme a molto altro materiale interessante, tra cui…

i luf mat.jpgscott walker scott the collection.jpgqueens of the stone age lilìke clockwork.jpg

 

 

 

 

 

 

Partiamo con il nuovo album de I Luf, si chiama Mat e Famat, esce ad un anno di distanza da I Luf Cantano Guccini e a tre dall’ultimo CD di materiale originale Flel (senza contare box, live ed EP). Sono 14 nuove canzoni di Dario Canossi e Co., con la partecipazione di alcuni ospiti: Daniele Ronda, Vincenzo Vitello, Cerno dei Vad Vuc, questi i titoli, nella consueta alternanza di italiano e dialetto:

Oroloi
Quando la notte piang
Ballata per Vik
Anche tu
Vecchio lupo
Mat e famat
Ninnananna
Trebisonda
Camionisti
Barbos barbel barbù
Lungo la linea del Don
Quando
Giuda della neve
La al de legn

Parlando di cofanetti (letali per i nostri portafogli), in questi giorni, oltre a quelli di cui sopra, è uscita anche la mega edizione di Wings Over America e, a prezzo speciale, quello di Scott Walker Scott The Collection 1967-1970, che contiene i 5 album usciti in quegli anni: Scott, Scott 2, Scott 3, Scott 4 e ‘Til The Band Comes In, tutti in versione rimasterizzata dai nastri originali agli Abbey Road Studio. Etichetta Mercury)Universal.

Esce anche il nuovo, sesto, album di studio per i Queens Of The Stone Age, si chiama …Like Clockwork, esce a sei anni di distanza da Era Vulgaris ed è il primo con la nuova etichetta Matador Records, questi i brani:

1. Keep Your Eyes Peeled
2. I Sat By The Ocean
3. The Vampyre Of Time And Memory
4. If I Had A Tail
5. My God Is The Sun
6. Kalopsia
7. Fairweather Friends
8. Smooth Sailing
9. I Appear Missing
10. …Like Clockwork

E questi gli ospiti: Alex Turner (Arctic Monkeys), Trent Reznor (Nine Inch Nails), Dave Grohl (Foo Fighters), Jake Shears (Scissor Sisters), Mark Lanegan e Elton John (!) in Fairweather Friends.

houndmouth from the hills.jpgbill frisell big sur.jpgben folds five live.jpg








Uno strano terzetto di uscite.

Gli Houndmouth, chi sono costoro?, sono in copertina del Buscadero del mese di giugno. Trattasi di una nuova band che, dopo un EP, pubblicato lo scorso anno, pubblicano per la Rough Trade il loro album di esordio, From The Hills Below The City. Arrivano da Louisville, Kentucky, la città dei My Morning Jacket, e sono stati paragonati, di volta in volta, ai Blitzen Trapper e Cowboys Junkies, al rock classico anni ’70 (The Band), il leader è Matt Myers ma c’è anche una voce femminile, Katie Toupin, che si alterna con Myers e questa volta le radici non sono nella musica folk ma nel rock elettrico. Bravi direi, ne riparliamo!

Ulteriore album per Bill Frisell, ho perso un po’ i conti delle uscite, ma dal lontano 1983 in cui usciva In Line per la ECM, i 35 titoli dovremmo averli superati, oltre a una miliardata di collaborazioni e partecipazioni. Questo nuovo si chiama Big Sur, esce per la Sony Classical (una novità) e come suggerisce il titolo è ispirato dal Glen Deven Ranch di Big Sur, California. Questa volta, oltre al batterista Rudy Royston, è accompagnato da un quartetto di strumenti a corda Jenny Scheinman (violin), Carrie Rodriguez (fiddle and tenor guitar), Eyvind Kang (viola) e Hank Roberts (cello). Non solo jazz, come al solito. 

Tornano, con un disco dal vivo, anche quei “burloni” del Ben Folds Five, cinque nella ragione sociale ma da sempre un piano rock trio, il nuovo disco si chiama semplicemente Live ed è il secondo dalla reunion del 2012, etichetta Sony legacy, ma lui ne aveva già fatto un altro come solista nel 2002, che si chiamava sempre Live. Titoli semplici, facili da ricordare.

eliza carthy wayward.jpgcat mother albion.jpgamazing rhythm aces stacked.jpg

 

 

 

 

 

 

E per finire il post odierno un terzetto di ristampe.

La prima è una antologia doppia dedicata a Eliza Carthy, si chiama Wayward Daughter, lo stesso titolo della sua biografia e viene pubblicata dalla Topic, distr. Proper. Lei è una delle rare “degne figlie di tanto padre” (e madre), ossia Martin Carthy e Norma Waterson, e in questi 31 brani estratti da più di venti anni di carriera (21 per la precisione), possiamo ascoltare uno dei migliori talenti del folk inglese (e non solo). Non è una vecchia decrepita, è nata nel 1975 ma suona professionalmente da quando ne aveva 17. Ci sono anche alcune chicche per chi ha già tutto, insieme a molti duetti e brani tratti da album di altri artisti:

 
Disc: 1
1. Worcester City
2. Great Grey Back – With Tom Wright
3. Two Tears
4. The Rose And The Lily – Eliza Carthy & Norma Waterson
5. Mr Walker – With The Kings Of Calicutt
6. Colourblind – With The Ratcatchers
7. Jacky Tar
8. Grey Gallito – Salsa Celtica With Eliza Carthy
9. Newry Town – Waterson:Carthy
10. Blood On My Boots
11. Billy Boy; The Widow’s Wedding
12. The Forsaken Mermaid – Waterson:Carthy
13. I Know My Love – Eliza Carthy & Nancy Kerr
14. Gallant Hussar – With The Ratcatchers
15. Space Girl – Imagined Village
16. May Song – Waterson:Carthy
Disc: 2
1. Little Big Man
2. Child Among The Weeds – With The Red Band
3. Rolling Sea – With Warren Ellis & The Rogue’s Gallery Band
4. Cold, Wet & Rainy Night; The Grand Hornpipe
5. Lemady – Eliza Carthy & Martin Green, featuring Eddi Reader
6. Jack Frost – Waterson:Carthy
7. Willow Tree
8. The Company Of Men – Orchestra arranged and conducted by Van Dyke Parks
9. Adieu, Adieu
10. Mother – With The Kings of Calicutt
11. Crystal Spring – Waterson:Carthy
12. Blow The Winds; The Game Of Draughts
13. Mohair – With The Ratcatchers
14. The Nightingale; For Kate – Eliza Carthy & Norma Waterson
15. Britain Is A Car Park

Per chi non la conosce indispensabile, anche per gli altri difficile resistere.

La Real Gone Music, come tutti i mesi, pubblica una belle serie di ristampe, alcune veramente oscure, tra le più interessanti in uscita il 4 giugno, prima di tutto, il secondo album dei Cat Mother And The AllNight Newsboys per dargli tutto il titolo che gli compete. Un paio di mesi fa era uscita la riedizione del primo, quello prodotto da Jimi Hendrix, ora viene pubblicato Albion Doo-Wah, ai tempi su Polydor, secondo molti il loro migliore in assoluto, registrato in quel di Woodstock e dalle sonorità più roots rispetto al precedente. Prima volta in CD.

Erano già usciti per la Collectors’ Choice, ma ora vengono ripubblicati con una nuova rimasterizzazione dai nastri analogici per la prima volta, i due album in 1 CD degli Amazing Rhythm Aces, i primi due e i migliori della band di Russell Smith, uno dei migliori gruppi rock americani degli anni ’70, degni contemporanei di LittLe Feat e Band. Tra country, blues, rock e ballate meravigliose, Stacked Deck e Too Stuffed To Jump sono imperdibili. Forse l’ho già detto altre volte, ma, repetita iuvant, erano una delle band preferite in assoluto da Franco Ratti, che di musica se ne intendeva.

Alla prossima.

Bruno Conti

Un Altro “Amico” Del Blog, Sempre Da Pavia, Lowlands In Concerto In Piazza Della Vittoria – 8 Giugno 2013

8giugno web.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed Abbiati me lo aveva anticipato durante l’amichevole conversazione che abbiamo avuto ad Aprile in occasione del Record Store Day di quest’anno record-store-day-2013-lowlands-left-of-the-dial-ed-abbiati-s.html (la trovate qui, e il giorno dopo la seconda parte), ora è confermato in modo ufficiale, in questa estate che tarda ad arrivare, speriamo in bene e che Giove pluvio abbia altri impegni, sabato sera, 8 giugno 2013, alle 21.30, i Lowlands in concerto nell’ambito delle manifestazioni che ogni anno si svolgono in Piazza della Vittoria in quel di Pavia.

lowlands-uk-tour1-300x300.jpg

 

 

 

 

 

 

E’ l’occasione per ascoltare dal vivo uno delle migliori band italiane e, già che ci siete, se non l’avete ancora fatto, per acquistare anche il loro EP che contiene le cover di Left Of The Dial e Everybody Knows This Is Nowhere. Lo so, è bieca promozione, ma loro sono bravi e lo meritano. Mi raccomando, è pure gratis!

Bruno Conti

Un Amico Del Blog: Così Disse Jimmy Ragazzon. Stanno Per Tornare I Mandolin’ Brothers!

In America la chiamano Kickstarter Campaign o Crowdfounding, che non è il titolo di una canzone del nuovo album, in Italia potremmo definirla Campagna Raccolta Fondi e visto che i Mandolin’ Brothers sono bravi, belli e giovani (non mi torna qualcosa, ma c’è del giusto in quanto vi dico) contribuisco a spargere il verbo.

Nelle loro parole:

I primi di marzo sono iniziate le registrazione del quarto lavoro in studio dei Mandolin’ Brothers! Si tratta del primo “full lenght” di inediti dopo l’apprezzato Still got dreams. Al loro fianco il cantautore/produttore Jono Manson e ospiti del calibro di John Popper e Cindy Cashdollar! Se vuoi aiutare i Mandolin a realizzare il nuovo disco, puoi ancora farlo! In cambio riceverai l’album a casa, sarai citato sul sito e sul disco e potrai procurarti un bootleg live o altri gadget esclusivi!

Andate qui bc9e1a5b6f7346f0af4136dd56ee65f8, oppure sul loro sito http://www.mandolinbrothersband.com/ e guardate come e cosa fare!

Provo a contattare Jimmy e se ha tempo, voglia e mani di fata, gli chiedo se vuole aggiungere qualcosa, nel frattempo mi raccomando!

Bruno Conti

“Sconosciuta”? Ma Non Per Tutti! Jude Johnstone – Shatter

jude johnstone shatter.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jude Johnstone – Shatter – Bojak Records 2013

Quello che unisce il sottoscritto, il titolare di questo blog e il compianto Franco Ratti (e, si spera, “molta” altra gente), è la passione musicale per Jude Johnstone, una signora nata nel Maine, ma californiana di adozione che, tanto per cambiare, è tra i segreti meglio custoditi del cantautorato femminile americano. La Johnstone ha iniziato la sua carriera musicale alla precoce età di otto anni, e già a sedici suonava in una band. Scoperta da Clarence Clemons (il mitico sassofonista della E-Street Band e compagno di bevute del Boss), negli anni ha scritto canzoni per grandi artisti come Bonnie Raitt, Bette Midler, Trisha Yearwood, Johnny Cash (la famosa Unchained che dava il titolo al secondo album della serie American Recordings), Jennifer Warnes, Stevie Nicks e tanti altri che evito di menzionare per mancanza di spazio. Ero venuto a contatto con la musica di Jude all’epoca dei suoi primi due dischi da solista, l’esordio Coming Of Age (2003) e soprattutto On A God Day (2005), dove si rivelava una cantautrice dotata e ispirata che faceva un buon uso soprattutto del pianoforte. In seguito i suoi lavori Blue Light (2007), Mr.Sun (2008), Quiet Girl (2011) e anche questo ultimo Shatter sono mutati, hanno preso una impronta diversa, con composizioni dai toni più jazzati, raffinati e intimi, in cui ha riscoperto le sue radici, fatte di ascolti di Sarah Vaughan e Tony Bennett.  

Shatter, prodotto dalla stessa Johnstone e registrato nei Mad Dog Studios di Los Angeles (CA), si avvale di fidati strumentisti, gente del calibro di Danny Frankel alla batteria, Radoslav Lorkovic alle tastiere e alla fisarmonica, Kevin McCormick alle chitarre, Marc Macisso al sax, Dan Savant alla tromba, più altri musicisti di area “losangelina”.

Ad aprire il disco è la title track Shatter, un brano che strappa il cuore, mentre nelle successive What A Fool e The Underground Man la matrice jazz si fa più intensa. La Johnstone si destreggia sia nelle ballate più oscure come When Does Love Get Easier e Girl Afraid, in cui si apprezza uno splendido duetto tra piano e fiati, sia nei brani in cui è maggiore l’influenza blues, come nel caso specifico di Touchdown Jesus, dove brilla il piano di Lorkovic. Una tromba lancinante introduce la splendida Halfway Home, una canzone lenta e sensuale, seguita dal valzer cadenzato di Who Could Ask For More, e verso la fine fanno capolino la ninna nanna di Your Side Of The Bed e il suono caraibico di Free Man dove imperversa il sax di Marc Macisso.

Per chi ha amato i dischi di Rickie Lee Jones e attualmente quelli di Mary Gauthier, Shatter sarà una piacevole sorpresa, infatti Jude Johnstone ha messo insieme undici brani di ottima fattura, dagli arrangiamenti raffinati e dall’anima dolce e romantica. Mi auguro che molti di voi si accostino a questa grande cantautrice, in quanto questo lavoro è un disco dal fascino incredibile, che pur non aggiungendo nulla alla storia musicale americana, evoca un tempo che non c’è più, con canzoni che sembrano fatte apposta per far chiudere gli occhi e costruirci sopra un sogno, e questo mi basta a definirlo un piccolo gioiello di poesia musicale.  

Tino Montanari