Meglio Di Quanto Ricordassi! Gary Moore – Back On The Streets Ristampa Potenziata

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Gary Moore – Back On The Streets – Universal 24-09-2013 UK 1-10-2013 ITA

Sono passati all’incirca due anni  e mezzo dalla morte di Gary Moore, avvenuta nel febbraio del 2011, e dopo la pubblicazione, soprattutto di materiale dal vivo inedito, da parte della Eagle/Edel che era l’ultima etichetta dell’artista irlandese, ora anche la Universal comincia a ristampare i vecchi dischi del chitarrista. E lo fa partendo proprio dal primo disco solista di Moore (se non contiamo Grinding Stone che era uscito nel 1973 come Gary Moore Band, disco interlocutorio ma non malvagio, dopo gli anni con gli Skid Row, non quelli “terribili” americani, ovviamente): il disco, pubblicato in origine nel 1978 dalla MCA, risentito oggi, a parere di chi scrive, non è per nulla male, anzi, decisamente un buon disco di rock. Rock in tutte le sfaccettature: hard rock, jazz-rock, blues rock, rock melodico e persino punk rock. Con tutta la maestria di Gary, che anche se non sempre viene riconosciuto tra i maestri dello strumento, è comunque un signor chitarrista. Gli anni passati nei Colosseum II e i vari passaggi con i Thin Lizzy del suo grande amico Phil Lynott hanno lasciato un segno più che evidente sullo stile eclettico e forse un po’ frammentario di Back On The Streets. Ma anche se quelli erano gli anni dell’esplosione del punk e della new wave in Gran Bretagna, il rock classico aveva sempre un forte seguito tra gli appassionati e gruppi e solisti non erano irreggimentati in generi a compartimento stagno.

E così nel disco vengono praticamente utilizzate due formazioni: quella jazz-rock dei brani dal 4 al 7, dove a fianco di Moore sono nuovamente Don Airey alle tastiere e John Mole al basso, reduci dall’appena terminata avventura con i Colosseum II e con l’aggiunta di Simon Phillips alla batteria, soprattutto nei tre strumentali, la lunga Flight Of The Snow Moose, Hurricane e What Would You Rather Bee Or A Wasp, che dimostrano che non avevano nulla da invidiare nelle loro evoluzioni a velocità supersonica  a formazioni come i Brand X di Phil Collins o i Gong di Pierre Moerlen, senza risalire a Mahavishnu Orchestra, Return To Forever o Tony Williams Lifetime. Ma c’era tutto un florilegio di chitarristi inglesi in quegli anni, da Allan Holdsworth a Gary Boyle, passando per lo stesso Jeff Beck, che frequentavano questo genere musicale, magari un po’ turgido e iper tecnico che però ha sempre avuto molti seguaci. Ma nel disco c’è anche l’hard poderoso dell’iniziale Back On the Streets, dove Phillips e Airey dimostrano di saperci fare anche in un ambito rock, la chitarra solista raddoppiata di Gary Moore ricorda molto il sound dei Thin Lizzy e il wah-wah innestato nell’assolo è devastante.

Phil Lynott canta e suona il basso, con Brian Downey alla batteria, in una magnifica versione della “sua” Don’t Believe A Word, una delle più belle canzoni scritte dal colored irlandese, anche con il suo repentino cambio di tempo nel finale, grande brano, con la chitarra di Moore che attinge a sonorità mutuate dal suo grande maestro Peter Green! La stessa formazione accelera ulteriormente temi e ritmi, in una frenetica Fanatical Fascists, scritta sempre da Lynott, ma cantata da Gary, che per la veemenza potrebbe ricordare il punk di gruppi come i Clash o gli Stiff Little Fingers che imperavano in quegli anni. In mezzo ai brani jazz rock c’è una strana Song For Donna, una canzone d’amore che illustra anche il lato più dolce della musica di Moore, sempre presente negli anni, con delle ballate spesso melodiche (e scritte con Lynott) come la insinuante Parisienne Walkways, qui cantata da Phil ma che sarebbe diventata un cavallo di battaglia imprescindibile nei concerti di Moore e il suo primo grande successo nelle classifiche inglesi, una via di mezzo tra le melodie di Peter Green e Carlos Santana.

Il brano Track Nine, il primo delle bonus tracks, nonostante il nome, non ha nulla a che vedere con gli esperimenti dei Beatles, ma è sempre un furioso jazz-rock, mentre l’altra bonus, Spanish Guitar, uscita nel 1979 come singolo in Norvegia, appare in ben tre versioni (non c’era altro?), una cantata da Lynott, una da Moore e una strumentale ed è una specie di variazione sul tema francese di Parisienne Walkways, questa volta in “salsa” spagnola e santaneggiante. In definitiva un bel dischetto, considerando anche che esce a prezzo speciale,  per la gioia degli amanti dei chitarristi, ma non solo, un ulteriore tassello nella carriera di Gary Moore, che toccherà i suoi vertici nel periodo Blues!

Esce a fine mese.

Bruno Conti   

Meglio Di Quanto Ricordassi! Gary Moore – Back On The Streets Ristampa Potenziataultima modifica: 2013-09-08T18:33:00+02:00da bruno_conti
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