I Nuovi Outlaws. Brandon Rhyder That’s Just Me

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Brandon Rhyder – That’s Just Me – Brandon Rhyder.com Self-released

Qual è la differenza tra la Red Dirt Music che viene dall’Alabama e quella che viene dal Texas? Mai capita. Forse gli interpreti di Red Dirt potrebbero essere i nuovi Outlaws (nel senso di Waylon’n’Willie)? Qui mi sentirei di rispondere affermativamente. Tra il country Red Dirt e quello di Nashville (e non solo), oggi c’è la stessa differenza che c’era un tempo tra il country commerciale che veniva dalla capitale del Tennessee (non tutto ovviamente) e l’outlaw country, quello di Bakersfield (mi viene sempre da scrivere Baskerville, ma quello era il mastino di Sherlock Holmes) o la musica di gente come Merle Haggard che da lì veniva. Poi i limiti che dividono un genere dall’altro sono molto labili, c’è sicuramente del country-rock, perfino del pop, ma di qualità, southern rock, perché molti vengono dal Texas, una giusta dose di bluegrass e country acustico et voilà, i giochi sono fatti.

Brandon Rhyder, attraverso sette album (due live), pubblicati in una dozzina di anni di carriera, ha dimostrato di conoscere questa arte di fondere gustosamente tutte queste influenze, unite ad una indubbia capacità di scrivere belle canzoni, e con questo nuovo That’s Just Me si dimostra ancora cantante ed autore affidabile, magari non farà mai il capolavoro, mai i suoi dischi sono solidi e godibili. Nel precedente Head Above Water si era fatto aiutare alla produzione da Walt Wilkins, questa volta si affida a Matt Powell, autore anche di un paio di brani del CD, e già chitarrista nel precedente ottimo Live At Billy Bob’s Texas. Tra i co-autori di Rhyder ci sono anche Wade Bowen e Josh Abbott (leader della band omonima), che di Red Dirt, Southern e country se ne intendono.

Il risultato è un buon album, le canoniche dodici canzoni, equamente divise tra rockers, ballate e mid-tempo, con l’apertura affidata a Haggard, un brano dall’andatura ondeggiante che oscilla tra gli Yippie-Yi-Ya del country tradizionale e un violino insinuante suonato da Marian Brackney, che ci rimanda alle atmosfere di Desire di Dylan, quando Scarlet Rivera ci deliziava con i suoi interventi strumentali, ottimo il lavoro di Powell alla solista e godibilissimo il cantato di Rhyder, in possesso di una voce calda e insinuante. La title-track That’s Just Me replica la formula, ancora con il violino sugli scudi, mentre il banjo e la solista di Powell sono un piacere per le orecchie e le armonie vocali di Andrea Whaley aggiungono fascino a questa bella canzone country, perché di questo si tratta, e diciamolo! Se la country music è fatta bene si ascolta con piacere e anche Leave, che aggiunge una pedal steel alla formula musicale, mantenendo le armonie vocali femminili, il violino che cambia mano e passa a Tahmineh Guarany e gli interventi puliti e concisi della solista di Matt Powell, lo conferma. Love Red è un gradevole mid-tempo dalle melodie semplici mentre Pray The Night scritta con il “collega” Wade Bowen è un ballatone mosso da classifiche country (dove l’album nonostante la distribuzione indipendente è regolarmente entrato), con qualche aggancio con il sound country-rock californiano, vagamente alla Jackson Browne.

Scat Kitty è più vicina agli stilemi della bluegrass song, energica e con retrogusti elettrici, ma con violino, banjo e mandolino in primo piano. Richest Poor People ha un’aria alla Mr.Bojangles, dolce e scanzonata, Don’t Rob Me Blin, viceversa, ha la slide di Powell, che è l’autore del brano, come strumento guida e un suono che vira verso un country-southern più grintoso. Undercover Lover, una collaborazione tra i due, dal ritmo scandito e bluesy è un altro buon esempio di country meticciato con il rock, quasi tendente al pop di buona fattura. Some People è un altro mid-tempo con violino e chitarra in evidenza, cantato con la consueta perizia, se vi piacciono i vari Bleu Edmonson, Pat Green, Cory Morrow, Randy Rogers e soci, qui c’è pane per i vostri denti. Hell’s Gate scritta in coppia con l’ottimo southern rocker Josh Abbott è un ulteriore energico tassello in questo affresco di buon country-rock. Ad inizio di recensione vi avevo parlato di ballate, in effetti se l’è tenuta per ultima, un bel duetto con l’autrice Marcia Ramirez, Let Him è una classica slow ballad texana di quelle perfette e conclude su una nota positiva un album che conferma Brandon Rhyder tra i nomi da tenere d’occhio, se amate il genere.

Bruno Conti  

I Nuovi Outlaws. Brandon Rhyder That’s Just Meultima modifica: 2013-09-12T10:58:11+02:00da bruno_conti
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