Novità Di Settembre Parte IIa. Kings Of Leon, Clannad, Mazzy Star, Dream Theater, Nirvana, Thin Lizzy

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Riprendiamo la rubrica delle novità discografiche, accantonata per fare posto a molte recensioni e post su altre anticipazioni a più lunga scadenza (a parte, oggi, giornata ricca di news, trovate anche quella sul nuovo Rolling Stones Sweet Summer Sun Hyde Park Live e, nei prossimi giorni troverete anche quella sul cofanetto di Clapton, non la riedizione potenziata di Unplugged, ma l’altro, più interessante, Give me strength, in uscita a fine novembre). Oggi va in rete la prima parte, con uscite del 24 settembre, domani segue la seconda con anche recuperi di titoli usciti in questo scorcio di settembre, che non hanno già avuto o avranno uno spazio specifico a loro dedicato e forse anche una terza, se non ci sta tutto, vediamo. Per il momento iniziamo con questi.

Tornano con il loro sesto album di studio i Kings Of Leon, etichetta Rca/Sony, titolo Mechanical Bull, come da copertine, solite edizioni standard e deluxe (con “ben” due brani in più), solito anche il produttore, Angelo Petraglia e la località dove è stato registrato il disco, ovvero il loro studio in quel di Nashville, Tennessee. Spero che questa volta cambi (almeno per chi scrive) questa sorta di involuzione del loro sound, che trasformato la band della famiglia Followill da una ruspante band di southern, rock e roots music in una sorta di versione americana degli U2 ultimo periodo. Mai malvagi ma neanche entusiasmanti, in grado di vendere dischi a paccate in giro per il mondo, quindi dubito che ci saranno grandi mutamenti rispetto al penultimo Come Around Sundown (fenomeni-o-un-altra-occasione-mancata-kings-of-leon-come-ar.html), anche se il bassista Jared ha parlato di un mix tra Youth & Young Manhood e Because of the Times, speriamo!

I Clannad, dopo il Live della reunion una-grande-chi.html e grande tour susseguente, ci hanno preso gusto e sempre per la loro etichetta Arc Music pubblicano il primo disco di materiale originale dai tempi di Landmarks del 1997, con tutti i vari fratelli e cugini Brennan di nuovo in pista, Maire (o Moya come si fa chiamare ora) in primis e tutta la formazione originale al seguito. Solito mix di materiale cantato in inglese e gaelico per uno gruppi storici del folk-rock irlandese. Forse non ho detto che si chiama Nàdùr!

 

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Dopo mesi, anni, decenni di annunci e rinvii esce il nuovo album dei Mazzy Star Seasons Of Your Day, il primo dal lontano 1996. Hope Sandoval e David Roback sono sempre le menti di questo progetto (ma ci sono anche gli altri della formazione originale, che pazienza!), registrato tra la California e la Norvegia: se ne parla molto bene, vedremo se terrà fede alle promesse. Tra gli ospiti Colm O Ciosoig (My Bloody Valentine) e lo scomparso Bert Jansch in un duetto chitarristico con Roback in Spoon (e questo vi lascia capire da quanto tempo è in cantiere il progetto)! Etichetta Rhymes An Hour negli Usa e Republic of Music in Europa, quindi anche loro ora sono autoprodotti e autodistribuiti.

Anche i Dream Theater escono con un nuovo album omonimo Dream Theater, non manca l’edizione CD+DVD che però contiene solo la versione 5:1 del disco. Etichetta Roadrunner, nove nuovi brani tra cui non manca una lunga suite, oltre 22 minuti, Illumination Theory, divisa in cinque parti. I fans e gli amanti del buon hard rock progressivo saranno contenti.

Tra le ristampe annunciate da tempo c’era anche quella di In Utero dei Nirvana, per il 20° anniversario dalla pubblicazione del loro terzo ed ultimo album di studio. Etichetta Geffen/Universal, ne escono varie versioni, singola, doppia Deluxe, tre LP, 3 CD + DVD, la più completa, con il seguente contenuto:

Disc 1
1-12. In Utero (Remastered)
13. Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through The Strip (International bonus track)
14. Marigold (b-side)
15. Moist Vagina. (b-side)
16. Sappy (b-side)
17. I Hate Myself And Want To Die (b-side)
18. Pennyroyal tea (Single mix)
19. Heart-Shaped box (Albini mix)
20. All Apologies (Albini mix)

Disc 2
1-12 In Utero (New 2013 Mix)
13. Scentless Apprentice (Rio Demo)
14. Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle (Word Of Mouth Session)
15. Dumb (Word Of Mouth Session)
16. Very Ape (Rio Demo)
17. Pennyroyal Tea (Word Of Mouth Session)
18. Radio Friendly Unit Shifter (Word Of Mouth Session)
19. Tourette’s (Word Of Mouth Session)
20. Marigold (Pocketwatch – Dave Grohl solo)
21. All Apologies
22. Forgotten tune
23. Jam

Word of Mouth Sessions by Jack Endino with no vocals

Disc 3: Live and Loud complete show
Disc 4: DVD Live and Loud complete show

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Disc three and DVD – Live & Loud: Live at Pier 48, Seattle, WA – 12/13/93

 

  1. “Radio Friendly Unit Shifter”
  2. “Drain You”
  3. “Breed”
  4. “Serve the Servants”
  5. “Rape Me”
  6. “Sliver”
  7. “Pennyroyal Tea”
  8. “Scentless Apprentice” (Cobain, Grohl, Novoselic)
  9. “All Apologies”
  10. “Heart-Shaped Box”
  11. “Blew”
  12. “The Man Who Sold the World” (David Bowie)
  13. “School”
  14. “Come as You Are”
  15. “Lithium”
  16. “About a Girl”
  17. “Endless, Nameless” (Cobain, Grohl, Novoselic)

 

DVD bonus tracks

 

  1. “Very Ape” (Live & Loud rehearsal)
  2. “Radio Friendly Unit Shifter” (Live & Loud rehearsal)
  3. “Rape Me” (Live & Loud rehearsal)
  4. “Pennyroyal Tea” (Live & Loud rehearsal)
  5. “Heart-Shaped Box” (Original Music Video and Director’s Cut)
  6. “Rape Me” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  7. “Pennyroyal Tea” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  8. “Drain You” (Live on Nulle Part Ailleurs – Paris, France)
  9. “Serve the Servants” (Live on Tunnel – Rome, Italy)
  10. “Radio Friendly Unit Shifter” (Live in Munich, Germany)
  11. My Best Friend’s Girl” (Ric Ocasek) (Live in Munich, Germany)
  12. “Drain You” (Live in Munich, Germany)

e le tracce del terzo disco e del DVD, con extra

Live And Loud esce anche a parte come DVD, vedete voi, comunque il cofanetto non costa poco, ci si avvicina ai 100 euro.

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E parlando di ristampe finiamo oggi con due ennesime ripubblicazioni della discografia in ordine cronologico dei Thin Lizzy.  Questo mese, sempre il 24 settembre, escono, Renegade, in versione singola e il doppio Deluxe di Thunder And Lightning, gli ultimi due della serie delle ristampe degli album di studio della band di Phil Lynott. Distribuzione Universal come di consueto, questi i contenuti delle ristampe potenziate:

Thin Lizzy Renegade

1. Angel Of Death
2. Renegade
3. The Pressure Will Blow
4. Leave This Town
5. Hollywood (Down On Your Luck)
6. No One Told Him
7. Fats
8. Mexican Blood
9. It’s Getting Dangerous
10. Trouble Boys
11. Memory Pain
12. Hollywood (extended version) 12″ mix
13. Renegade (edited) 7A
14. Hollywood (7″ A Promo) edited

Thin Lizzy Thunder and Lighting


Disc: 1
1. Thunder and Lightning
2. This Is The One
3. The Sun Goes Down
4. The Holy War
5. Cold Sweat
6. Someday She Is Going To Hit Back
7. Baby Please Don’t Go
8. Bad Habits
9. Heart Attack
Disc: 2
1. Angel of Death – Live B Side
2. Don’t Believe A Word – Live B Side
3. Emerald – Live in Hammersmith ’81
4. Killer On The Loose – Live Hammersmith ’81
5. The Boys Are Back In Town – Live in Hammersmith ’81
6. Hollywood – Live in Hammersmith ’81
7. The Sun Goes Down – Demo
8. Bad Habits – Demo
9. This Is The One – Demo
10. Thunder and Lightning – Demo
11. Cold Sweat – Demo
12. Baby Please Don’t Go – Demo
13. Heart Attack – Demo
14. The Holy War – Demo
15. Someday She’s Gonna Hit Back – Demo

Per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Praticamente L’Ennesimo Greatest Hits!The Rolling Stones – Sweet Summer Sun: Hyde Park Live

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The Rolling Stones – Sweet Summer Sun: Hyde Park Live

– Eagle Vision DVD – 2CD + DVD – Blu Ray – 3LP + DVD – Deluxe 2CD + DVD + BluRay

Questa non è una recensione anticipata del nuovo live dei Rolling Stones, che uscirà a metà Novembre…o forse sì, dato che, visto il contenuto, siamo davanti ad uno di quei classici casi in cui si sa esattamente cosa aspettarsi.

Ma andiamo con ordine: lo scorso Agosto era già stata messa a disposizione su ITunes, per un periodo limitato, la registrazione del meglio dei due concerti che le Pietre Rotolanti hanno tenuto a Luglio a Londra, nell’immensa cornice di Hyde Park, 44 anni dopo la storica prima volta, nella quale celebrarono la figura di Brian Jones, scomparso appena due giorni prima, ed introdussero il nuovo chitarrista Mick Taylor. Quindi la notizia che per il periodo natalizio questo live verrà pubblicato anche nel formato “fisico” non mi ha stupito più di tanto, e come vedete sopra anche questa volta si sono sbizzarriti con i formati (è previsto anche un nuovo download), ma sono comunque riusciti a farla grossa con la tracklist, come potete vedere qua sotto (la versione in triplo LP contiene gli stessi brani del CD):

DVD & Blu-ray

1) Start Me Up   2) It’s Only Rock ‘n’ Roll    3) Street Fighting Man   4) Ruby Tuesday   5) Doom And Gloom   6) Honky Tonk Women   7) You Got The Silver   8) Happy   9) Miss You   10) Midnight Rambler   11) Gimme Shelter   12) Jumpin’ Jack Flash   13) Sympathy For The Devil   14) Brown Sugar   15) You Can’t Always Get What You Want   16) (I Can’t Get No) Satisfaction

CD

Disc One: 1) Start Me Up   2) It’s Only Rock ‘n’ Roll    3) Tumbling Dice   4) Emotional Rescue   5) Street Fighting Man   6) Ruby Tuesday   7) Doom And Gloom   8) Paint It Black   9) Honky Tonk Women   10) You Got The Silver   11) Before They Make Me Run

Disc Two: 1) Miss You   2) Midnight Rambler   3) Gimme Shelter   4) Jumpin’ Jack Flash   5) Sympathy For The Devil   6) Brown Sugar   7) You Can’t Always Get What You Want   8) (I Can’t Get No) Satisfaction

Quindi, con tutto lo spazio a disposizione sui supporti visivi (DVD e Blu Ray), quei geni della casa discografica, o gli Stones stessi (o tutti e due insieme) hanno avuto la bella pensata di metterci sopra solo 16 canzoni, e tre in più sul doppio CD, che però non verrà venduto da solo ma soltanto accoppiato con il DVD (ma non con il Blu Ray, per quello dovrete prendere la versione deluxe, dove troverete anche il DVD ed un libro di 60 pagine). A questo punto, considerando che il prezzo di tutti i supporti dovrebbe essere abbastanza contenuto (miracolo!), vorrei proprio conoscere chi si prenderà il supporto visivo da solo, senza il CD abbinato…

Ma poi, guardando con attenzione, vedrete che sul DVD c’è Happy, non presente sul CD! Che…burloni (mi sono auto-censurato).

Ed infine, per ricollegarmi al titolo del post, vorrei fare un commento sulla tracklist: sicuramente gli Stones sapevano in anticipo che questi concerti sarebbero stati registrati per essere pubblicati, e quindi non si poteva rischiare un po’ di più con la scelta delle canzoni. Quello che avremo tra le mani fra un mese e mezzo circa sarà infatti l’ennesima collezione di successi, anche se dal vivo, mentre nelle precedenti serate del tour (chiamiamolo tour, anche se i ritmi non erano proprio massacranti) i nostri avevano proposto diverse chicche.

Invece qui gli unici motivi di interesse sono la raramente suonata Ruby Tuesday, la nuova Doom And Gloom (avevano fatto anche One More Shot, ma qui non c’è, magari si sforzavano) e la Midnight Rambler con Taylor ospite alla solista…e ho sorvolato sulla presenza di Emotional Rescue, che considero uno spreco di spazio (sul CD e DVD) e tempo (per chi ascolta). Inoltre, chi ha ascoltato l’anteprima su ITunes, parla di un gruppo non proprio al massimo della forma, il che mi fa pensare che  questo live se lo accaparreranno solo i fans (ai quali, sigh, appartengo).

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Agli altri, se proprio devo consigliare un live degli Stones, a parte lo storico Get Yer Ya Ya’s Out!, direi senz’altro di buttarsi su Shine A Light, sia il doppio CD che il DVD con il film-concerto di Martin Scorsese.

Marco Verdi

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*NDB. Oppure lanciarsi sui due bellissimi cofanetti di quattro DVD ciascuno, Four Flicks e The Biggest Bang, ma anche su Ladies And Gentlemen e Some Girls: Live In Texas che sono stati raccolti in un unico boxettino.

Caspita Se Picchiano! Two Tons Of Steel – Unraveled

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Two Tons Of Steel – Unraveled – Smith Entertainment CD 2013

Avere uno come Lloyd Maines, cioè il miglior produttore texano, pronto a cancellare qualsiasi impegno pur di produrre un tuo disco non è roba da tutti. E’ ciò che succede ai Two Tons Of Steel, band proveniente da San Antonio, ormai tra le veterane del panorama musicale (sono in giro da diciotto anni), che ha avuto l’onore di avere Maines dietro la consolle in molti dei suoi lavori. Cosa che accade puntualmente anche in questo Unraveled (che esce a quattro anni di distanza da Not That Lucky), nuovo ed elettrizzante capitolo della carriera del quartetto guidato da Kevin Geil (con Brian Duarte, Paul Ward e Jake Marchese).

Non sono molto prolifici, incidono ogni tre-quattro anni, ma state sicuri che raramente sbagliano un colpo: il loro è un hard-rockin’ country vigoroso ed energico, con decisi elementi punk nel dna, un sound diretto e chitarristico che ha portato Maines a definirli una delle migliori band texane in circolazione. Un complimento mica da ridere, vista la moltitudine dei gruppi operanti nel Lone Star State, ma Maines non è certo l’ultimo arrivato, e quando parla lo fa a ragion veduta: Unraveled ci offre la consueta miscela di country-rock ad alto tasso adrenalinico suonato a tutto ritmo; dopo quasi vent’anni Geil e soci si intendono alla perfezione, e la maestria di Maines nel rendere pulito e calibrato il sound è la ciliegina sulla torta. 

Dal vivo, poi, sono una vera bomba.Per la verità l’inizio è un po’ così così: Really Want You è un brano tosto, tra country e punk, decisamente energico ma con poche frecce al sua arco dal punto di vista melodico. Molto meglio Crazy Heart (un brano scritto da Augie Meyers), sempre suonata in modo duro ma con maggior feeling: alla canzone viene tolto l’elemento tex-mex tipico del suo autore e viene aggiunta una robusta dose di cowpunk, ed il tutto funziona. Ease My Mind ha ancora un ritmo alto, ma l’accompagnamento elettroacustico stempera un po’ i toni, dimostrando che i TTOS non sono solo forza ma anche sostanza e cervello; Busted è un celebre brano di Harlan Howard, ma portato al successo da Johnny Cash, un pezzo che qui riceve il tipico trattamento rock’n’country ad opera dei nostri, con ottimi esiti. L’inizio stentato è ormai un ricordo.

Mama è un honky-tonk elettrico e roccato, This Life Of Mine è invece una bellissima cowboy song, decisamente trascinante (ed un po’ sboccata), che dimostra che i TTOS sanno anche scrivere ottime canzoni. No Beer è un divertente hardcore country, nel quale il protagonista, accanito bevitore texano, va all’Oktoberfest a Monaco di Baviera pieno di aspettative e non riesce neanche a farsi una birra; Hell Cat è dura e diretta, senza fronzoli, mentre Pool Cue rievoca in maniera spinta lo spirito di Waylon Jennings.     

L’album termina con la roccata One More Time, in cui i Two Tons adottano quasi uno stile alla John Fogerty, e con Can’t Stop Us Now, un punkabilly dal ritmo indiavolato, degna conclusione di un disco che fa ben pochi prigionieri.

Garantisce Lloyd Maines.

Marco Verdi

Gaelic Folk Rock. Manran – The Test

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Manran – The Test – Manran Records – 2013

Sono un sestetto, vengono dalla Scozia, questo The Test è il loro secondo album (anche il primo, omonimo, del 2011, è un buon album, fateci un pensierino), fanno del folk-rock, o meglio del celtic-rock, meglio ancora, visto che usano molto quel linguaggio, del gaelic rock. Quindi discendono e si ispirano sicuramente ai Runrig (e anche  ai Capercaillie), altra band scozzese, di cui riprendono anche un brano in questo disco. Il loro stile è sicuramente influenzato dal rock, vista la presenza di una sezione ritmica e la presenza di chitarre acustiche e tastiere (suonate anche da Phil Cunningham, il produttore del disco e, nell’ordine, anche lui scozzese ed ex componente dei grandi Silly Wizard), ma soprattutto molto folk, contrassegnato dalla presenza di parecchi brani tradizionali e da diverse composizioni in gaelico (caratteristica che hanno in comune anche con i Waterboys, dei quali eseguivano nel primo album Sunny Sailor Boys o Maraiche Nan Aigh, per dirla in gaelico e perché no, pure i Clannad, altra band che ha fatto grande uso della lingua celtica, che proprio in questi giorni pubblica un nuovo disco di studio, dopo tanti anni).

Caratteristica della band è quella di avere nel proprio repertorio molto materiale strumentale, lunghe gighe e reels, dove violino, highland pipes e whistle, suonate da Ewen Henderson e uillean pipes e flauto di legno, suonati da Ryan Murphy, si amalgamano con una sezione ritmica molto marcata, à la Moving Hearts (per ricordare un’altra banda molto amata nel passato, anche se non hanno un Christy Moore in formazione): MSR, posta in apertura, fonde le due anime, lunghe improvvisazioni strumentali con improvvisi cambi di tempo, si alternano a sezioni cantate in gaelico da Norrie MacIver che è il cantante del gruppo, nonché chitarrista.

L’energia e la grinta sono palpabili ma si stemperano nella bella ballata mid-tempo Tamhasg (con questi titoli mi si impastano anche i tasti del PC) (Shadow per gli amanti della lingua inglese) e nella incalzante Dhèanainn Sùgradh, che in inglese farebbe I Will Sport With The Black-Haired Girl, misteri delle lingue antiche. 10k Tattie è un medley solo strumentale di tre brani, dal sound tipicamente folk, sempre con l’immancabile sezione ritmica presente a sottolineare le evoluzioni dei solisti del gruppo, che oltre ai citati Henderson e Murphy, si avvale anche dell’ottimo Gary Innes all’accordion, i continui cambi di tempo sono all’ordine del giorno, come nel buon folk-rock che si rispetti.

Per dimostrare che a scuola hanno studiato anche l’inglese ecco un’altra bella ballata, Maria (aah che sollievo!), scritta per la parte musicale dal bassista Ross Saunders, anche se trattasi di medley con Kerlou, naturalmente in gaelico, molto evocativo nel suo andamento. The Test, a dimostrazione della democrazia compositiva che vige nel gruppo, porta la firma del batterista Scott Mackay, e questo è  inglese, ragazzi, un bel brano melodico quasi pop-rock, con le tastiere di Cunningham a sottolineare gli inserti tradizionali degli strumenti a corda e fiato, fondamentalmente una bella canzone. Jigs, come evidenzia il titolo è un altro lungo medley strumentale che profuma di vecchi brani di Fairport Convention o Steeleye Span, trascinante e spumeggiante come si conviene al buon folk (rock).

Tillidh Mi( I’ll Return) è la cover dei Runrig di cui vi dicevo in apertura di recensione, tratto dal primo album Play Gaelic e scritta ai tempi dai fratelli MacDonald, secondo me è un pezzo di rock gaelico, ho come questa impressione! The Fishing Boat, una collaborazione tra Lisa Sinclair, cantante scozzese a me sconosciuta e il pianista jazz islandese Astvaldur Traustasson (ma allora ditelo con ‘sti nomi) che illustra nuovamente il lato più melodico e riflessivo dei Manran e Overtime, un nuovo lungo vorticoso medley diviso in quattro parti, concludono più che degnamente il nuovo lavoro di questa band, che comincia a farsi conoscere in giro per il mondo e che sento di consigliare spassionatamente agli amanti del genere, forse non un capolavoro, un poco semplicistico in alcuni momenti, ma sicuramente un disco dai fondamentali solidi, il cuore batte ai giusti ritmi. Naturalmente, file under folk!

Bruno Conti

Ma Allora E’ Vero! Ry Cooder And Corridos Famosos – Live In San Francisco

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Ry Cooder And Corridos Famosos – Live in San Francisco – Nonesuch CD

Quando ho letto qualche mese fa che il grande Ry Cooder stava per pubblicare un album live, elettrico e con tanto di full band, con egli stesso come leader (come una “qualunque” rockstar), pensavo di aver letto male, tanto più che l’unico live album ufficiale della sua carriera “rock”, Showtime, risale al lontano 1977.

Invece, come ho scritto nel titolo del Post, è assolutamente vero: c’è da dire che è dal 2005 che Cooder è tornato a fare dischi a suo nome nel modo tradizionale (Chavez Ravine, così così anche perché Ry cantava solo quattro brani, seguito poi da altri quattro splendidi dischi a tema, dei quali quello dello scorso anno, Election Special, è forse il migliore  ho-come-l-impressione-che-mitt-romney-non-gli-piaccia-e-nean.html) dopo quasi vent’anni di colonne sonore e collaborazioni strane e meno strane (ricordo con piacere il disco con Ali Farka Touré, Talking Timbuktu, il supergruppo dei Little Village – ma una bella ristampa con un bonus CD dal vivo no? – e soprattutto il primo Buena Vista Social Club, che ha sdoganato in una botta sola quasi un secolo di musica cubana).

Live è stato registrato nel 2011, casualmente (o forse no) nello stesso luogo dal quale provenivano le performance poi finite su Showtime, cioè la Great American Music Hall di San Francisco: sul palco con Ry ci sono il figlio Joachim alla batteria, la quasi cognata Juliette Commagère alla voce, Robert Francis al basso e le due voci nere, l’habitué Terry Evans ed Arnold McCuller.

Poi, come ciliegina (e che ciliegina), abbiamo il mitico Flaco Jimenez all’accordion ed un gruppo di giovani fiati messicani, dieci elementi, denominati La Banda Juvenil, che suonano come dei veterani. Ebbene, con un corredo così, il risultato non può che essere notevole, ed infatti Cooder, che è in serata di grazia, si amalgama alla perfezione con la sua large band (chiamata per l’occasione Corridos Famosos), deliziandoci con dodici canzoni, una meglio dell’altra, che fanno risultare Live anche più bello di Showtime.

Il concerto inizia con Crazy ‘Bout An Automobile, con Ry subito padrone con la sua leggendaria slide, la voce forte ed intonata, ed il gruppo (per ora senza i messicani) che lo segue subito come un treno; Why Don’t You Try Me aggiunge i fiati, per un trascinante brano a metà tra l’errebi e le sonorità di New Orleans (come la precedente è tratta da Borderline).

Boomer’s Story è il primo vero pezzo forte della serata, una versione lenta, struggente, di grande feeling, un classico assoluto rivisitato alla grande; Lord Tell Me Why è molto annerita, ed è quella che mi piace meno, ma poi arriva Flaco ed i nostri partono con un’irresistibile versione dell’evergreen di Woody Guthrie Do Re Mi, davvero splendida.

School Is Out prosegue con il ritmo e con i duelli tra la chitarra di Cooder e la fisa di Jimenez, ma poi arriva The Dark End Of The Street, che era già un highlight di Showtime, ed il livello sale alle stelle (gli americani direbbero “show-stopper”): sette minuti incredibili, con il nostro che suona in maniera divina, ed il pubblico in totale silenzio, quasi incredulo.

El Corrido De Jesse James, uno dei pezzi più recenti di Ry, fa riprendere la fiesta, mentre Wooly Bully (proprio il successo di Sam The Sham & The Pharaos) riempie la sala di ritmo e di rock’n’roll. Volver Volver, già un classico nel repertorio dei Los Lobos, viene cantata (bene) dalla Commagere, mentre il finale è appannaggio di una versione piuttosto dura e spigolosa di Vigilante Man (ancora Guthrie) e del superclassico di Leadbelly Goodnight Irene, con tutti i musicisti assieme sul palco, un’altra rilettura da manuale (questo è un po’ l’anno della riscoperta di questa canzone, già Eric Clapton ne aveva fatta un’ottima versione nell’ultimo Old Sock  manolenta-va-ai-caraibi-eric-clapton-old-sock.html).

Grande disco: peccato solo che non sia doppio (e che non ci sia anche il DVD accluso).

Marco Verdi

Good News From Louisiana! Honey Island Swamp Band – Cane Sugar

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Honey Island Swamp Band – Cane Sugar – Louisiana Red Hot CD

Ecco un disco che mantiene quello che promette. Gli Honey Island Swamp Band (HISB da qui in poi) sono un quintetto fondato all’inizio della scorsa decade da Aaron Wilkinson e Chris Mulé (che sono anche i due leader del gruppo), originari di New Orleans ma conosciutisi a San Francisco, dove si erano trasferiti a seguito dell’uragano Katrina. Nella metropoli californiana hanno fatto comunella con quelli che poi completeranno la attuale formazione della band, cioè Sam Price, Garland Paul e Trevor Brooks, anche loro fuggiti dalla capitale della Louisiana in seguito al disastro del 2005, e dopo una lunga serie di concerti hanno inciso il loro primo disco, un EP, oggi molto difficile da reperire, ai famosi Record Plant Studios di Sausalito.

Ad esso sono seguiti altri due album, nel 2009 e 2010 (nel frattempo hanno fatto ritorno nella loro città natale), ma è soltanto con Cane Sugar, il loro nuovo lavoro, che hanno trovato una distribuzione a carattere nazionale. Gli HISB sono stati definiti una band di Bayou Americana, e se vi aspettate una miscela di country, rock e puro New Orleans sound…è esattamente quello che avrete! Cane Sugar è infatti uno stimolante e riuscito cocktail di suoni e colori, con sonorità che ricordano un mix di Little Feat, The Band, Dr. John, rock sudista, un pizzico di country ed un filo di blues, dodici brani che si ascoltano tutti d’un fiato, senza cadute di tono o riempitivi. Wilkinson e Mulé si alternano al canto, ma quello che più impressiona è il suono, solido e compatto come se stessimo parlando di una band che suona insieme da almeno trent’anni: la ciliegina sulla torta sono i sessionmen, oscuri (tranne Mickey Raphael, armonicista di Willie Nelson) ma bravissimi, con un plauso particolare per l’ottima sezione fiati, quasi indispensabile per un gruppo della “Big Easy”.

Change My Ways apre il disco con uno swamp-rock paludoso, dominato dalla slide di Mulé, con un suono tra John Fogerty, la Band ed i Feat, un brano pulsante e perfetto per iniziare il nostro viaggio nel Bayou. Black And Blue è più mossa, ha il sapore del Sud in ogni nota, un miscuglio ancora di Band con Zac Brown o, se vogliamo, i Gov’t Mule più leggeri: sentite il piano di Brooks, sembra quasi Allen Toussaint.  Cast The First Stone è bluesata, ma sempre ricca di suoni e di ritmo, e se chiudete gli occhi potrete immaginare di essere in mezzo ai vicoli di New Orleans; One Shot è annerita e meno immediata, ma l’accompagnamento è sempre molto fluido, mentre Cane Sugar è scorrevole, limpida, solare, con elementi country ad insaporire ulteriormente il piatto.

Miss What I Got è invece puro country: il mandolino è lo strumento guida e la melodia fuoriesce limpida e pura, con un bel botta e risposta tra solista e coro. Prodigal Son torna al Sud, con la voce roca di Wilkinson che prende subito possesso del brano, mentre la slide ricama puntuale sullo sfondo; la cadenzata Just Another Fool, elettroacustica e con fisa alle spalle, è forse un po’ risaputa ma si ascolta con grande piacere.Johnny Come Home è puro Feat-sound, con elementi funky fin qui assenti, Pills è solare e bucolica, ancora country di grande spessore, che dimostra che i nostri sono a loro agio anche con sonorità non propriamente della Louisiana (anche se un tocco di cajun da qualche parte lo avrei gradito). L’elettroacustica Never Saw It Comin’ e la fluida Strangers, puro southern sound, chiudono in bellezza un disco fresco ed inatteso, da parte di una band da tenere d’occhio.

Potrebbero essere i nuovi Subdudes.

Marco Verdi

Ma Allora Ci Prendono Per La Gola, E Un Po’ Anche Per I Fondelli! Joe Bonamassa – Tour De Force

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Joe Bonamassa – Tour De Force – Various Editions – 29-10-2013

Ci eravamo lasciati con Joe Bonamassa (e Beth Hart) con la possibilità dell’uscita in autunno di un disco (DVD e quant’altro), relativo ai concerti che avrebbero tenuto in insieme in Olanda in giugno per la registrazione di questo ipotetico album. Ed ora arriva l’annuncio a fine ottobre uscirà il nuovo Live di Joe Bonamassa, Tour De Force. Già, ma vi chiederete voi, perché tutte quelle copertine e confezioni diverse? Perché ci stanno pigliando per la gola (e per il culo, per dirla chiaramente, nel titolo del Post sono stato diplomatico), infatti questo nuovo prodotto non è relativo a quel tour con la brava Beth, ma si tratta di quattro, dicasi quattro, diversi concerti registrati in quel di Londra, in diverse locations, nel corso dell’ultimo Tour, e quindi perché non fare quattro belle edizioni in DVD o Blu-Ray, una per ogni concerto? Detto fatto, il 29 ottobre potrete scegliere o, dolorosamente, per le vostre finanze, comprarle tutte e quattro.

Ma poiché alla casa discografica di Bonamassa sono molti buoni hanno pensato di fare anche due Box Set che raccolgono tutti i quattro concerti, in vendita sul suo sito: una edizione, la prima che vedete effigiata, raccoglie in un cofanetto a forma di amplificatore i quattro DVD (doppi), una t-shirt e un libretto e costerà la misera cifra di 129 dollari + spese. La seconda edizione aggiunge 2 biglietti con annesso “meet and greet” per qualsiasi concerto futuro del buon Joe. Vale a dire, che prima del concerto potrete andare amabilmente a chiaccherare del più e del meno con Bonamassa nel backstage. E tutto questo per “soli” 399 dollari + spese, ma affrettatevi perché è limitato (ma visto il prezzo ci sarà anche la cena?).

Naturalmente i 4 DVD divisi costeranno molto meno, ma stiamo lì a guardare il vil denaro? Sì! Per cui vediamo i contenuti dei vari concerti, che però sono decisamente diversi tra loro e quindi potrebbero valere il sacrificio.

Live At The Borderline – Power Trio Jam

– Double disc digipak
– Contains over 1 hour of additional bonus footage and a 28 page booklet
– NTSC format
– Runtime: 155 minutes 39 seconds


Track Listing:

Albion (Intro)

I Know Where I Belong

Spanish Boots

Your Funeral My Trial

Blues Deluxe

Pain And Sorrow

Happier Times

Steal Your Heart Away

Miss You, Hate You

The River

Burning Hell

Don’t Burn Down That Bridge

Story Of A Quarryman

Are You Experienced?

 

World’s End (Credits)


Live At Sheperd’s Bush – Blues Night

– Double disc digipak
– Contains over 1 hour of additional bonus footage and a 28 page booklet
– NTSC format
– Runtime: 103 minutes 47 seconds


Track Listing:

Albion (Intro)

Slow Train

So It’s Like That

Midnight Blues

Last Kiss

So Many Roads

You Better Watch Yourself

Chains & Things

Lonesome Road Blues

Stop!

I Got All You Need

The Great Flood

The Ballad Of John Henry

Asking Around For You

Further On Up The Road

World’s End (Credits)


Live At Hammersmith Apollo – Rock and Roll Night

– Double disc digipak
– Contains over 1 hour of additional bonus footage and a 28 page booklet
– NTSC format
– Runtime: 122 minutes 44 seconds

Track Listing:

Albion (Intro)

Seagull

Jelly Roll

Richmond

Athens To Athens

Woke Up Dreaming

Cradle Rock

When the Fire Hits the Sea

Dustbowl

Dislocated Boy

Driving Towards The Daylight

Who’s Been Talking

Jockey Full Of Bourbon

Tea For One

Lonesome Road Blues

The Ballad Of John Henry

Sloe Gin

Just Got Paid

World’s End (Credits)

Live At The Royal Albert Hall – Acoustic/Electric Night

– Double disc digipak
– Contains over 1 hour of additional bonus footage and a 28 page booklet
– NTSC format
– Runtime: 140 minutes 28 seconds


Track Listing:

Albion (Intro)

Palm Trees, Helicopters and Gasoline

Seagull

Jelly Roll

Black Lung Heartache

Around the Bend

Jockey Full Of Bourbon

From the Valley

Athens to Athens

Slow Train

Last Kiss

Dustbowl

Midnight Blues

Who’s Been Talking

Happier Times

Driving Towards The Daylight

The Ballad of John Henry

Django

Mountain Time

Sloe Gin

Just Got Paid

World’s End (Credits)

Il tutto è stato registrato in quattro diverse serate nel mese di marzo e prodotto da Kevin Shirley. Non ci sono stati ospiti, o meglio gli “ospiti” erano alcune chitarre vintage tra cui la storica Gibson appartenuta prima a Peter Green e poi a Gary Moore. Che dire, pazienza, e iniziamo a risparmiare.

Bruno Conti

Chissà Cosa Ne Pensa Dave Grohl? Chris Shiflett & The Dead Peasants – All Hat And No Cattle

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Chris Shiflett & The Dead Peasants – All Hat And No Cattle – SideOneDummy CD

Chris Shiflett, noto ai più per essere il chitarrista dei Foo Fighters, ci aveva stupito tre anni orsono quando pubblicò l’omonimo Chris Shiflett & The Dead Peasants, un riuscito disco di rockin’ country che aveva spiazzato un po’ tutti. Evidentemente Chris ci ha preso gusto, in quanto ora fa uscire il seguito di quel disco, All Hat And No Cattle, facendoci capire che il suo non era un esercizio estemporaneo (tra l’altro, oltre ai Foo Fighters, suona anche nella cover band punk Me First And The Gimme Gimmies), ma una vera e propria carriera parallela.

La cosa bella è però il fatto che Chris sa il fatto suo, ha grinta e feeling da vendere, ed il gruppo alle sue spalle (Luke Tierney, Derek Silverman, Mitch Marine, Marty Rifkin e Jeff Gross) lo segue come un treno: in parole povere, sembra un gruppo texano con già diversi dischi alle spalle, e non una band creata quasi per divertimento. Se il primo disco ci aveva fatto drizzare le orecchie, All Hat And No Cattle è anche meglio, in primis perché Chris ha deciso di fare un disco di covers di classici country (e quindi le canzoni ci sono, eccome), ma soprattutto perché i ragazzi hanno preso ancora più confidenza con la materia. Gran ritmo, chitarre sempre in primo piano, una discreta voce (non molto carismatica, forse questo è l’unico anello debole) ed una serie di belle canzoni a cui viene data nuova linfa, grazie anche alla produzione dello stesso Shiflett, decisamente rock.

L’iniziale Guitar Pickin’ Man (di Don Rich) è sintomatica: ritmo altissimo, chitarre in prima fila e pianoforte che non si tira indietro, puro rock’n’roll with a country touch. Good Time Charlie’s è un brano di Danny O’Keefe (ma l’hanno fatta un po’ tutti, da Waylon a Willie, passando per Yoakam fino ad Elvis e Jerry Lee), ed è un vivace honky-tonk, anch’esso pieno di ritmo (avete presente Dale Watson?), con la band che dimostra di sapere il fatto suo. Pop A Top (un successo minore per Jim Ed Brown ma soprattutto per Alan Jackson) è resa con grande aderenza all’originale, Chris canta bene ed i suoi lo seguono senza perdere un colpo: un altro paragone calzante potrebbe essere con i BR5-49.

Happy Part Of Town (Wynn Stewart), introdotta da un chitarrone alla Duane Eddy, ha un deciso sapore anni sessanta, anche se la purezza del suono è indiscutibilmente made in 2013. Skid Row (Merle Haggard) è puro country, ritmato, solare, coinvolgente, quasi da square dance, Live Fast, Love Hard, Die Young non è certo da meno, e non sfigura di certo di fronte all’originale di Faron Young (e non è poco). Playboy (Buck Owens), ancora honky-tonk, ha l’energia di Yoakam (ma non la voce), King Of Fools (ancora Owens) avrebbe fatto invidia a George Jones, mentre A Woman Like You, unico brano originale della raccolta, dimostra che Chris è in grado di tenere alto il livello anche con le sue canzoni: rock’n’roll allo stato puro, state fermi se ci riuscite.

Chiude Are You Sure Hank Done It This Way?, una delle signature songs di Waylon Jennings, resa in maniera superba, forte, tesa e grintosa, una delle migliori del lotto, anche se vocalmente Waylon stava su un altro pianeta.Se il primo disco di Chris Shiflett con i suoi Dead Peasants poteva essere considerato una sorpresa, adesso dobbiamo parlare di assoluta realtà del panorama country-rock: non nascondo che mi piacerebbe un bel disco dal vivo.

Marco Verdi

Vecchi Guitar Heroes, Per Un’Ultima Volta! Alvin Lee – The Last Show

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Alvin Lee – The Last Show – Rainman Records

Alvin Lee ci ha lasciati qualche mese fa, quando l’inverno si stava mutando in primavera, all’inizio del mese di marzo, a 68 anni, per le complicazioni di un intervento chirurgico di routine, e ora, giustamente, famiglia ed amici pubblicano questo album postumo dal vivo, che lo fotografa nel suo elemento preferito, su un palco, al Ribs & Blues Festival, in quel di Raaite, Olanda, il 28 maggio del 2012, per quello che è stato il suo ultimo concerto dal vivo. Anche se la sua ultima prova discografica rimane Still On The Road To Freedom, uscita a settembre dello scorso anno (e che come ha testimoniato chi scrive, lo aveva riportato a livelli più che buoni dopo anni di dischi non fantastici, per usare un eufemismo  quasi-forty-years-after-alvin-lee-still-on-the-road-to-freed.html), la dimensione Live era quella ideale per uno dei “guitar heroes” più carismatici della storia del rock, forse non tra i più bravi in assoluto, ma in grado di regalare emozioni agli amanti del rock e del blues elettrico, e anche del R&R.

Lee amava da sempre esibirsi soprattutto sui palchi dei Festival, anche per l’ambiente e la musica che si respirava intorno e quindi anche la sua ultima esibizione è avvenuta in questo tendone di fronte a 5.000 spettatori, ai quali ha regalato ancora una volta i classici del suo repertorio, insieme agli amati country e rock’n’roll. Con Richard Newman alla batteria e Pete Pritchard al basso e contrabbasso, Alvin rivisita, in trio per l’occasione, le pietre miliari del suo repertorio , in compagnia della sua amata e immancabile Gibson 335 e quindi scorrono i due super classici I Can’t Keep From Cryin’ Sometimes, il brano di Al Kooper, posto come di consueto nella prima parte del concerto, e che è l’occasione per rendere omaggio ai classici di Cream, Hendrix e altri grandi della chitarra, oltre a qualche new entry inserita nel corso degli anni e nel finale, Going Home, che ancora una volta rinverdisce il mito di Woodstock, con i suoi riffs velocissimi, le citazioni di brani r&r e rockabilly e la sua consumata abilità di showman.

In mezzo c’è spazio per uno dei vecchi riti del rock, l’assolo di batteria in I’m Writing You A Letter, la veloce citazione di Country Thing, l’immancabile Slow Blues In C , che ci riporta alle origini dei Ten Years After, qui resa con feeling e le immancabili nuances jazzate, sempre presenti nello stile del chitarrista inglese. Il R&R dal repertorio di Elvis (suo grande eroe) di My Baby Left Me e la tripletta di classici del rock dei TYA, Hear Me Calling, posta in apertura di concerto e le due perle rock-blues I Woke Up This Morning e Love Like A Man (ripresa in una nuova versione nell’ultimo album solista, allora non ancora pubblicato). Sentite mille volte, ma si ascoltano sempre con piacere, Alvin, ancora in ottima voce, in quel tardo pomeriggio dà ancora una volta, parafrasando il titolo di un brano dei Kinks “Give The People What They Want”, quello che la gente vuole, ascoltare del sano ed inossidabile rock, che purtroppo ha perso per la strada uno dei suoi interpreti più “leggendari”! Sicuramente non un capolavoro, ma un onesto lavoro, arricchito da qualche zampata della vecchia classe,  per concludere degnamente quasi 50 anni on the road! Sarà veramente l’ultimo? Non credo.

Bruno Conti

Rockin’ In Texas…Sotto La Luna. Reckless Kelly – Long Night Moon

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Reckless Kelly – Long Night Moon – No Big Deal Records 2013

Long Night Moon (se non ho sbagliato i conti) è l’ottavo album in studio dei Reckless Kelly, il gruppo dei fratelli Braun approdato a Austin in cerca di fortuna musicale da una piccola cittadina dell’Oregon (Bend), e in pista ormai dal lontano ’98, con l’esordio di Millican (che annoverava tra i suoi estimatori Mary Cutrufello). I Reckless Kelly sono depositari del più classico suono che viene etichettato come “americana” (*NDB. Anche se Dan Stuart non approverebbe) che hanno maturato attraverso altri due dischi, accolti molto bene dalla critica, come Acoustic: Live at Stubb’s (99) e The Day (2000), per poi approdare alla Sugar Hill Records con gli ottimi Under The Table and Above The Sun (2003) e Wicked Twisted Road (2005). Dopo il live Reckless Kelly Was Here (2006), nuovo cambio di etichetta, questa volta con la Yep Roc Records, con due album, l’interlocutorio Bulletproof (2008) e il tributo al misconosciuto Pinto Bennett (barbuto cowboy dell’Idaho) con Somewhere In Time (2010), chiudendo il cerchio con il precedente lavoro in studio Good Luck & True Love (2011) che celebrava quindici anni “on the road” e la distribuzione con la loro No Big Deal Records , come in questo Long Night Moon.

Nella musica dei Reckless Kelly traspare, come detto, l’anima dell’americana sound, con la voce solista del cantante chitarrista  Willy Braun che si integra alla perfezione con il sound del gruppo, e il fratello Cody lo supporta al meglio con violino, mandolino e armonica; il resto dei componenti si è ormai stabilizzato con il bravo polistrumentista David Abeyta, Jay Nazz alla batteria e percussioni, Joe Miller al basso, e per questo lavoro musicisti di rilievo come l’immenso Lloyd Maines alla pedal-steel, Bukka Allen al piano e organo, Jeff Plankenhorn al dobro, il tutto registrato nei noti studi di Austin, Cedar Creek Recordings.

La “serenata texana” inizia con la title track Long Night Moon, una maestosa ballata lussureggiante, con un bel lavoro di Maines alla pedal-steel, cui seguono Real Cool Hand e Irish Goodbye, brani dal classico suono Reckless, mentre Every Step Of The Way sono quattro minuti di sventagliate di chitarre e armonica.  Con Be My Friend (In Real Life) si affronta il tema sociale e politico, un piccolo inno all’amicizia, con un’armonia fluida e lineare, The Girl I Knew è un mid-tempo dotato di un ritornello che cattura immediatamente, mentre I Can’t Stand It è più elettrica e corposa (classica ballata country rock), mentre The Last Goodbye (il singolo estratto dall’album) è una country ballad dal suono scorrevole e armonioso. Si riparte con Didn’t Mean To Break Your Heart (una delle più belle del CD) dove gli strumenti accompagnano una voce perfetta, che danza intorno ad armonica e violino, seguita da The Only Home I’ve Ever Know dal delizioso andamento cajun, per poi chiudere il “madrigale” con una splendida, malinconica e lenta Idaho (dedicata allo Stato da dove provengono i fratelli Braun), con l’armonica che vibra, mentre la voce, commossa, racconta la sua storia.

Sono passati due anni dall’ultimo lavoro in studio, ed il quintetto ritorna (per chi scrive) con il disco più completo e maturo della loro carriera, non hanno certo perso la carica e l’entusiasmo dei ragazzi di campagna, in quanto i Reckless Kelly fanno del sano e vibrante roots rock, con chitarre e violino come strumenti guida, e la musica dirompente e equilibrata, si gusta dal primo ascolto. Per chi già li conosce, possono piacere o meno i dischi dei Reckless Kelly, i fratelli Braun suonano sempre la stessa canzone, ma nel corso degli anni hanno imparato a suonarla bene come pochi altri, e per quanto mi riguarda, forse non entreranno mai nella galleria degli “indimenticabili”, ma vi assicuro, è un vero piacere ascoltare e recensire Long Night Moon.

Tino Montanari