Sono Sempre Una Garanzia! Avett Brothers – Magpie And The Dandelion

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Avett Brothers – Magpie And The Dandelion – American Recordings CD

Di questi tempi è di norma far passare almeno due-tre anni, quando non ancora di più, tra un disco e l’altro, l’usanza di fare uscire un lavoro nuovo ogni anno (ed a volte anche due) si è interrotta più o meno con l’avvento degli anni ottanta: perciò sono rimasto molto sorpreso quando ho visto tra le uscite del mese di Ottobre un nuovo album degli Avett Brothers, dato che il loro precedente CD, l’eccellente The Carpenter, è appunto uscito nel 2012.

Quando ho letto che Magpie And The Dandelion, questo il non facilissimo titolo del disco, era frutto delle stesse sessions di The Carpenter ho storto un po’ il naso e mi sono detto : “Vuoi vedere che, tanto per sfruttare il successo del loro ultimo disco (arrivato fino al n. 4 di Billboard), hanno pubblicato gli scarti di quel CD facendolo passare come una novità?”. Già il primo ascolto ha però fugato ogni dubbio: Magpie And The Dandelion non suona affatto come una raccolta di outtakes, ma anzi è in grado di stare a fianco di The Carpenter al medesimo livello.

La band dei fratelli Seth e Scott Avett (coadiuvati come sempre da Bob Crawford, Joe Kwon, Mike Marsh e Paul DeFiglia) ormai non sbaglia un colpo: io la considero personalmente come tra i migliori gruppi in giro in America attualmente, al pari di Old Crow Medicine Show, Mumford & Sons (anche se sono inglesi), Decemberists, Low Anthem, Fleet Foxes e chi più ne ha più ne metta; il loro stile si può collocare giusto a metà tra i primi due gruppi che ho citato, hanno la grinta e lo spirito old-time-country-bluegrass dei primi e la freschezza pop dei secondi, e Magpie And The Dandelion (prodotto ancora una volta da Rick Rubin) si colloca comodamente tra i migliori dischi della seconda parte dell’anno in corso.

L’album esce in due versioni (e te pareva), una normale con undici canzoni ed una deluxe con quattro brani in più (e con un diverso disegno delle gazze in copertina): per la verità ci sarebbe anche una terza versione con due ulteriori pezzi, ma è in vendita solo presso la catena americana Target. Un altro episodio quindi riuscito, pubblicato anche per sfruttare l’onda lunga del successo della tournée americana del sestetto, ma soprattutto un signor disco che non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori.

Open-Ended Life apre splendidamente l’album: una scintillante ballata elettrica guidata da chitarra, piano, banjo ed armonica, con una melodia di grande bellezza e purezza. Poi a metà il brano si velocizza e diventa addirittura irresistibile: grande inizio. Morning Song è più intima ed acustica, il piano di DeFiglia sparge qua e là note di gran classe ed il motivo ha un impatto emotivo molto alto: un brano fluido, evocativo, senza una sbavatura.

Never Been Alive ha un arrangiamento molto cosmic country, quasi come se Gram Parsons fosse ancora tra noi e partecipasse al disco come special guest; Another Is Waiting è il primo singolo, la strumentazione è sempre classica e tradizionale, anche se la melodia tradisce le influenze pop del gruppo. Un brano potente e quasi perfetto nel suo mix di antico e moderno.

Bring Your Love To Me è meno diretta e più interiore, ma la capacità dei due fratelli Avett nel songwriting viene forse evidenziata maggiormente in questi brani più riflessivi; Good To You ha un bellissimo accompagnamento a base di piano e cello (ma nel finale entra anche la sezione ritmica), ed il motivo rivela che anche i Beatles fanno parte del bagaglio di influenze dei ragazzi; Part From Me ha un mood tra il folk ed il cantautorale, e qui ci vedo qualcosa del Paul Simon dei primi dischi da solista, con l’aggiunta di una leggera atmosfera country.

Skin And Bones ripropone ancora quella miscela unica tra pop e bluegrass per la quale il gruppo è famoso, ed il refrain è uno dei più coinvolgenti di tutto il disco; Souls Like The Wheels, registrata dal vivo, è una deliziosa ballata acustica, una voce ed una chitarra nel silenzio e tanto feeling. Bella anche Vanity, ancora pop-rock di gran lusso, qui con la componente traditional quasi assente: un’altra grande melodia che potrebbe facilmente diventare un altro instant classic per il gruppo. Per contro, The Clearness Is Gone è un country-rock che non disdegna riferimenti a certa musica country-rock degli anni settanta, quando la California era, musicalmente parlando, al centro del mondo.

Qui termina la versione “normale” del disco, mentre l’edizione deluxe (e quella Target) offrono quattro (sei) dei migliori brani dell’album in versione demo, un’aggiunta interessante che mostra come il gruppo avesse le idee chiare fin dal principio (in parole povere, non sono molto diverse da quelle definitive, ma Morning Song e Vanity mi piacciono quasi di più così).

Un altro gran bel disco per i fratelli Avett: il rischio è che, pubblicando un CD all’anno di questo livello, ci abituino troppo bene.

Marco Verdi

Sono Sempre Una Garanzia! Avett Brothers – Magpie And The Dandelionultima modifica: 2013-11-01T11:05:51+01:00da bruno_conti
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