Festeggiano 25 Anni (E Spiccioli) Di Carriera Con Un Grande Disco! Blue Rodeo – In Our Nature

blue rodeo in our nature

Blue Rodeo – In Our Nature – Continental Song City/Blue Rose/IRD

Appartengo alla categoria di quelli che pensano che i Blue Rodeo siano una delle migliori band espresse dal rock degli ultimi trenta anni, sempre e comunque. Con due dei migliori autori e cantanti mai usciti dalla scena canadese: Jim Cuddy e Greg Keelor, con il sovrappiù di un ottimo bassista come Bazil Donovan, da sempre con loro. La critica più ricorrente (o il miglior complimento) che viene fatto alla loro musica è quella che i dischi sono sempre molto simili tra loro, ma secondo chi scrive è proprio questo il loro grande merito, il sound che hanno forgiato in questi anni è assolutamente perfetto, in un ambito più ampio che li inserisce nel filone country-rock-roots, Americana (anche se sono canadesi, il continente è quello), con mille rivoli e derivazioni che li uniscono alla Band, agli alfieri del country-rock anni 60/70 (Buffalo Springfield-Poco-Graham Parsons/Flying Burrito), ma anche al rock classico dei Beatles e dei Byrds (per l’eccellente uso delle armonie vocali e una facilità sopraffina nel creare melodie raffinate).

Forse giova loro il fatto di avere due leader, che fin dagli esordi, nella seconda metà degli anni ’80,i brani li firmano insieme Cuddy/Keelor, anche se poi si riconoscono quasi sempre la vena musicale e le voci, più tipicamente country-rock, dalle tonalità “alte”, dolce, ma in grado di essere più grintosa, per Jim Cuddy, più malinconica e riflessiva, dalle tonalità più “basse” per Greg Keelor, pur essendo in grado di essere interscambiabili. Di questo In Our Nature ho letto che è una sorta di ritorno alla forma migliore dopo un lunga assenza (veramente The Things We Left Behind era uscito quattro anni fa, ed era stato salutato, giustamente, come uno dei migliori in assoluto), ma i giudizi, anche il mio (grande-musica-dal-canada-blue-rodeo-all-the-things-we-left-b.html), sono assolutamente opinabili, quindi si accettano, ma si possono anche confutare. Per cui accetto il “ritorno alla forma”, ma è in corso già da parecchio tempo, ammesso che se ne sia mai andata, perché non ricordo dischi brutti dei Blue Rodeo, ma ammetto di essere parziale. La differenza rispetto al disco precedente risiede in un sound più rilassato, forse meno tirato a momenti (nel disco del 2009 c’erano alcuni lunghi brani con epiche cavalcate chitarristiche, tra Young e la psichedelia), frutto dell’ambiente più intimo in cui è stato registrato, ovvero nello studio situato nella fattoria di Greg Keelor dove era stato registrato, 20 anni fa, Five Days In July, uno dei loro dischi migliori in assoluto. Discograficamente parlando la band, tra l’altro, non è rimasta ferma in questo periodo: oltre ai dischi solisti di Cuddy e Keelor, sono uscite la ristampa potenziata di Outskirts, per il 25° dall’uscita originale e un bellissimo cofanetto 1987-1993, solo per il mercato canadese, che copre il periodo classico per la Warner Music, entrambi nel 2012.

E ora questo In Our Nature conferma il momento magico, l’aggiunta negli ultimi anni al nucleo originale, del multi strumentalista Bob Egan, già del giro Wilco, e dell’ottimo tastierista Michael Boguski (che copre il ruolo lasciato vagante dal grande Bob Wiseman, che era l’altro asso nella manica del gruppo nei primi anni) ha aggiunto una maggiore varietà di temi sonori, anche se l’apertura con New Morning Sun è puro Blue Rodeo sound, country-rock classico, con la voce di Cuddy in primo piano, su un tappeto di chitarre e tastiere fantastico e poi quelle armonie vocali incredibili, da ammazzare per averle, melodie ampie ed ariose che ricordano le terre sconfinate del Canada, le chitarre spiegate che si rincorrono dai canali dello stereo, gran musica, semplice ma irresistibile.

Wondering ha un’andatura più malinconica, supportata da uno splendido piano elettrico, dal suono liquido, su cui si innesta la voce maschia e matura di Keelor, che poi si intreccia nuovamente con quella degli altri componenti, un “uno-due” da stendere chiunque e siamo solo agli inizi. Over Me è decisamente country west-coastiano, con un bell’incidere elettroacustico, sempre Cuddy in questa alternanza dei solisti (tra CSN e i migliori America, che nei primi album erano un fior di gruppo). Anche Never Too Late ha quell’incedere, tra florilegi di acustiche ed elettriche, ricorda una Sister Golden Hair degli America, cantata dai Beatles o dalla Band, con un bellissimo dancing bass di Donovan, suono caldo ed avvolgente. When The Truth Comes Out aggiunge un bellissimo organo hammond al suono nitido delle chitarre, molto beatlesiane.

Paradise, Tell Me Again, nuovamente country-rock d’annata, la byrdsiana Mattawa, la stupenda ballata pianistica Made Up Your Mind (che poi diventa sontuosa nel finale), la title-track nuovamente sulle ali del piano elettrico, che si schiude in un finale quasi jazz-psych, la deliziosa In The Darkness,la folkeggiante You Should Know e la delicata Tara’s Blues, con una bellissima pedal steel, fino alla conclusione gloriosa con la lunga Out Of The Blue, una lunga ballata (scritta da Robbie Robertson) che sembra un incrocio tra il Dylan di Pat Garrett e i Procol Harum (quell’organo magico bachiano), ma è quintessenzialmente Blue Rodeo. Mi prostro e confermo la mia ammirazione incondizionata, sono veramente bravi!

Bruno Conti     

Festeggiano 25 Anni (E Spiccioli) Di Carriera Con Un Grande Disco! Blue Rodeo – In Our Natureultima modifica: 2013-11-14T10:47:45+01:00da bruno_conti
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