L’Ultimo Del 2013 O Il Primo (Grande) CD Del 2014? Fate Voi! Bocephus King – Amarcord

bocephus king amarcord

http://vimeo.com/81283021

Bocephus King – Amarcord – Appaloosa/IRD

E’ uscita in questi giorni (nella settimana tra Natale e Capodanno, quindi vogliamo considerarlo l’ultimo album del 2013 o il primo del 2014?) questa antologia dedicata a James Perry, in arte Bocephus King, geniale e un po’ folle, artisticamente parlando, musicista canadese. Curata da Andrea Parodi, al quale Bocephus (pseudonimo d’arte anche di Hank Williams Jr, il figlio di…, a cui Perry ha aggiunto un King) aveva prodotto il disco di esordio, si tratta di un giusto omaggio all’arte di uno dei cantautori più interessanti usciti dal continente nordamericano nell’ultimo ventennio.

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Contiene brani tratti da tutti gli album della discografia, cinque in tutto: Joco Music del 1996 (poi ristampato con una maggiore reperibilità (!?) nel 2003), A Small Good Thing, secondo alcune biografie e discografie, cito, anzi linko testualmente:” comincia la sua carriera musicale nel 1998 quando esce il suo secondo lavoro A SMALL GOOD THING (del primo disco infatti non si sa praticamente nulla)”…zzo vuol dire, come fa uno a iniziare la sua carriera con il secondo lavoro? Salvo poi inserire nelle suddette discografie Joco Music come disco del 2003, ma allora qualcosa se ne sa! Misteri della stampa musicale, su cui non voglio indagare ulteriormente, ma se fate un Google in rete lo trovate con facilità. Nel 2000 esce The Blue Sickness, il secondo ed ultimo lavoro pubblicato dalla New West, attratta verso un autore di talento come Bocephus King, poi mollato in fretta, forse anche per una non grande affidabilità, per usare un eufemismo. Le stesse discografie sono di difficile interpretazione: A small good thing per alcune esce nel 2008, per altre nel 2009, The Blue Sickness viene attribuito sia alla New West come alla Tonic Records, che pubblica tutti gli altri album del nostro.

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Quello che è certo è che devono passare quattro-cinque anni (con l’intermezzo della ripubblicazione di Joco) prima che esca il nuovo album, All children believe in heaven, e siamo nel 2005, circa. Lunghissima pausa condita da molti problemi e nel 2011 esce Willie Dixon God Damn!, album che lo riporta ai suoi migliori livelli, ma nessuno di quelli citati scende sotto livelli medio-alti. Presentato come una sorta di incrocio tra Dylan, Springsteen, Waits, con echi di Woody Guthrie e Prince (!), una spruzzatina di Morricone e Townes Van Zandt, ma il sottoscritto trova anche molto Morrison (Van), DeVille, retrogusti di blues e della Lousiana, ognuno http://www.youtube.com/watch?v=jhKhbZivYIY ci “sente” qualcosa di diverso, comunque una musica e dei testi molto ricchi di immagini, assai variegati, sempre diversi tra loro, uniti solo dalla qualità elevata dei contenuti.

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Questa antologia pesca, come detto, da tutti gli album della discografia: tre brani a testa, più una cover finale “inedita” di Senor di Bob Dylan e una outtake, sempre unreleased,  What we talk about when we talk about Love, tratta dalle sessions per Willie Dixon God Damn, e una radio version (ma in quale radio?) di Eight and a half che era su The Blue Sickness. Quindi, per chi ha tutto, due inediti e mezzo, il gioco vale la candela? Beh, intanto la confezione è molto bella, edizione digipack con taschina che contiene un libretto succosissimo con tutti i testi delle canzoni, tradotti anche in italiano da Flavia Lazzarin, oltre a due brevi saggi, uno di Parodi e l’altro dello stesso James Perry (Bocephus King)!

Certo che a sentirle tutte insieme queste canzoni fanno un gran bell’effetto: dagli inizi semi-acustici ed indipendenti del primo Joco Music, registrato in quel di Point Roberts, Wisconsin, nella casa di famiglia, dal tipo sbarbato che ci guarda dalla foto di copertina, ai capitoli successivi registrati (e concepiti) in giro per gli Stati Uniti e nel natio Canada. Veramente tante belle canzoni, vale quasi la pena di ricomprarsele o, meglio ancora, per chi non lo conosce e non vuole “rischiare” tutta la discografia, di lanciarsi alla scoperta di un talento che fa parte di quella benemerita categoria che viene definita dei “Beautiful Losers”, ma spero per lui che il termine non abbia quei connotati negativi che spesso assume per le vite di chi viene associato al club! Un po’ pirata, un po’ signore, un poco freakettone, come si desume dalle foto, ma sicuramente un gran talento.

Bocephus king joco music

Già, le canzoni: dai suoni scarni ma perfettamente compiuti di On The Hallelujah Side, con quel violino insinuante che ricorda tanto Dylan quanto DeVille ma è molto Bocephus King, la voce non così scartavetrata come quella di Waits e le dediche, scritte nel libretto, a Joseph Spence, grande chitarrista delle Bahamas, adorato tanto da Bloomfield quanto da Ry Cooder, passando per Juanita, altra ballata gridata alla luna, dedicata a Juanita DesJardins, uno dei tanti personaggi straordinari che popolano le canzoni di Perry, con un mandolino struggente, che si fa largo tra organo e chitarre spagnoleggianti, che tanto ricorda certe cose del Dylan di Street Legal intrecciato con il Tom Waits degli esordi. Lay Down, una delizia notturna per voce, piano, un tocco di Synth e una chitarra “atmosferica” affidata alle sapienti mani di Steve Dawson.

bocephus king a small good thing

E questi sono solo i tre brani tratti da Joco Music, poi ci sono, cito alla rinfusa, altre canzoni straordinarie come Blues For Buddy Bolden http://www.youtube.com/watch?v=m8W4YOCMIEAtra Joe Camilleri e Dirk Hamilton, altri due fedeli “adepti” del primo Van Morrison o altri ritratti di femme fatales, come Ruby e Josephina http://www.youtube.com/watch?v=hs49yTVMXCQ , il blues jazzato di The Way The Story Goes  , o lo Springsteen dei primi due album tratteggiato nella deliziosa Nowhere At All,  Ballad Of The Barbarous Night è, come da nome, una ballata di una bellezza sontuosa, degna delle cose migliori di Dylan o Van Morrison. La versione inedita, per la radio dei vostri sogni, di Eight And A Half (con omnichord, synth, chitarre spagnole, sitar, alla faccia degli arrangiamenti scarni del primo disco) e ancora ricordi cinematografici in Goodnight Forever Montgomery Clift (bellissima, ma ce n’è una brutta?) e qui e là vengono citati anche Ava Gardner, Robert Mitchum, il tram Chiamato Desiderio e la Gatta Sul Tetto Che Scotta, ovvero Elizabeth Taylor.

L’altro inedito, con un titolo preso a prestito da una novella di Raymond Carver, come si diceva, viene dalle sessions per l’ultimo disco Willie Dixon God Damn ed è un gospel in salsa New Orleans dalla incontenibile energia. La cover di Senor di Dylan, viene da una session fatta in compagnia di due maestri indiani, durante la quale Bocephus King ha registrato Street Legal nella quasi totalità, così dice nelle note del libretto, dove promette che prima o poi lo farà uscire. Ma c’è da credergli? La scorsa estate, durante il suo tour, non doveva uscire un doppio, tutto di cover, Love Letter To Nina Simone poi mutato in St. Eunice, che fine ha fatto? Comunque “accontentiamoci” per il momento di questo Amarcord, sedici canzoni, una più bella dell’altra, fa niente se le conosciamo quasi tutte, questa antologia rende piena giustizia alla bravura di un piccolo genio come questo signore. Un plauso alla Appaloosa/IRD e ad Andrea Parodi per l’operazione. Questa volta mi autocito: sono solo tre parole, Gran Bel Disco, vale anche per le ristampe e le antologie!

Bruno Conti

P.s Mi è venuto in mente chi mi ricorda la voce di James Perry, ce l’avevo lì sulla punta della lingua o in punta di tastiera, per tutto il tempo in cui ho elaborato e scritto il post, altro genere ma la voce è molto simile: Howard Werth degli Audence, quelli di House On The Hill, doveva anche entrare nei Doors al posto di Jim Morrison! Citazione colta, non c’entra niente ma mi andava di dirlo.

L’Ultimo Del 2013 O Il Primo (Grande) CD Del 2014? Fate Voi! Bocephus King – Amarcordultima modifica: 2013-12-30T19:05:45+01:00da bruno_conti
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