Sconosciuti Ma Molto Bravi! – New American Farmers – Brand New Day

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New American Farmers – Brand New Day – Big Barncat CD

Anche se è targato 2013, questo è uno dei migliori dischi che ho ascoltato durante questo inizio anno.

*NDB Il disco è uscito nella primavera del 2013, ma se è bello, come vedete ultimamente sul Blog, se ne parla senza problemi. Uno “sgub” al contrario, il Tony Sales che suona la batteria nella band non è “quello” dei Tin Machine, che suonava il basso!

I New American Farmers sono un duo formato da Paul Michael Knowles e Nicole Storto, e sono la naturale evoluzione dei Mars, Arizona, un monicker sotto il quale hanno inciso ben quattro album, decisamente ardui da reperire http://www.youtube.com/watch?v=5XEIawDp0iY .

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Ma l’interesse al momento è spostato verso il lavoro di esordio dei NAF (vado di acronimo per far prima), intitolato Brand New Day, che si rivela essere un piccolo grande disco di rock californiano, strettamente imparentato con il country (o come sono stati definiti dalla stampa USA, Cosmic Americana).

Un suono che ha decisi punti di contatto con i Byrds post-Sweetheart Of The Rodeo, quelli guidati da Roger McGuinn con Clarence White come alter ego, ma anche con Tom Petty, sia per il timbro vocale di Knowles sia perché comunque Petty stesso ha sempre avuto i Byrds come influenza principale; qualche punto di contatto si trova anche con i Beatles e, se non altro perché stiamo parlando di un duo uomo-donna, come la collaborazione tra Gram Parsons ed Emmylou Harris.

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E poi ci sono le canzoni: nove brani originali più una cover (ed una bizzarria finale), brani di valore assoluto, eseguiti con grande feeling dai due, assieme ad una manciata di amici (in session c’è perfino il quasi dimenticato Gene Parsons, un altro link con i Byrds quindi); ad un ascolto distratto potrebbero sembrare derivativi, ma la materia è talmente buona che alla fine Brand New Day brilla di luce propria e non riflessa.

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E infine Knowles e la Storto sono due songwriters coi fiocchi, e lo dimostrano facendoci tornare per una manciata di minuti ai gloriosi giorni in cui la California era, musicalmente parlando, al centro del mondo.

L’album dura circa poco più di mezz’ora, ed è diviso in due come i vecchi vinili (this side e that side), un altro rimando ad un periodo davvero irripetibile.

L’iniziale Everywhere sembra proprio provenire da uno degli ultimi LP dei Byrds: un brano vivace guidato dal banjo e dalla steel, con una grande melodia e la voce di Knowles giusto a metà tra Petty e McGuinn http://www.youtube.com/watch?v=-r5_l7qILfw .

Miglior inizio non ci poteva essere.

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La limpida Brand New Day sembra una outtake di Petty con George Harrison alle spalle (l’intro di slide è da brividi lungo la schiena), con poche ma suggestive note di piano come ciliegina: un brano splendido, sentire per credere; la tenue Sad Hotel, perfettamente cantata a due voci, è invece un’intensa ballata dominata dalla steel, un pezzo a dir poco evocativo.

Una tromba introduce la fluida Don’t Wait For Me Here, che fonde mirabilmente jingle-jangle byrdsiano ed armonie beatlesiane; Can’t Get It Out Of My Head è proprio il classico del 1974 scritto da Jeff Lynne per la ELO, qui riproposta con la sola voce femminile di Nicole ed un arrangiamento cameristico per steel e quartetto d’archi, che lascia nuda la bella melodia del brano http://www.youtube.com/watch?v=2Z1lLqeqJUI .

Una versione che dimostra anche una bella dose di inventiva da parte dei due.

Con l’acustica Faking The Divine torniamo ad atmosfere californiane, una canzone di spessore che sembra uscire dall’ultimo disco dei Byrds (prima dell’estemporanea reunion dei cinque membri originali), quel Farther Along che a mio parere andrebbe assolutamente rivalutato: bello l’assolo centrale per tromba mariachi.

La bella Good And Sober ha addirittura una ritmica boom-chicka-boom di cashiana memoria http://www.youtube.com/watch?v=7bKGZ7AdCEQ , con la voce di Paul che dà profondità ad un brano già bello di suo; Open Arms è invece un ottimo slow dai toni epici, con una melodia che ha qualche punto di contatto anche con The Band, ed un assolo distorto di chitarra a metà brano che crea un contrasto intrigante con il clima classico e rilassato del brano: uno degli highlights del CD.

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Hypocrite è più roccata e diretta http://www.youtube.com/watch?v=5XEIawDp0iY , mentre la pianistica How Do We Do It? è una dolce ballata eseguita con feeling enorme: voce, piano e nient’altro, come fa ogni tanto Neil Young.

Chiude la strana Sunday Market, che più che una canzone è un collage di versi di animali, voci umane e rumori ambientali, con in sottofondo un tizio (probabilmente Knowles) che ad un certo punto intona Che Sarà di José Feliciano, e per di più in italiano!

A parte il finale bizzarro, un disco comunque di tutto rispetto, una bella sorpresa che mi sento di consigliare a chiunque.

Sentiremo ancora parlare dei New American Farmers, o almeno lo spero.

Marco Verdi

Sconosciuti Ma Molto Bravi! – New American Farmers – Brand New Dayultima modifica: 2014-01-08T18:42:08+01:00da bruno_conti
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