Idealmente, Dalla Scozia Alla California – Martin Stephenson & The Daintees – California Star

martin stephenson california star

Martin Stephenson & The Daintees – California Star – Barbaraville Records

Nuovo disco, tanto inatteso quanto piacevole, questo California Star per Martin Stephenson e i suoi Daintees, dopo alcune buone prove negli anni ’80. Martin Stephenson è un artista strano, non è un personaggio, non ha mai centrato il grande successo, non si è mai piegato alle esigenze di mercato, ma ha sempre prodotto della buona musica. La sua scelta di rimanere nell’ombra lo allontana dalle grandi platee, ma gli consente di preparare con cura tutti i suoi lavori. Chiusa in un primo momento l’esperienza con i Daintees, la band stabile di supporto con la quale ha prodotto interessanti album come Boat To Bolivia (87), Gladsome, Humour And Blue (88), Salutation Road (90) e lo splendido The Boy’s Heart (la sola Sentimental Journey vale il prezzo CD (92), Martin ha intrapreso una carriera solista durante la quale ha pubblicato una manciata di dischi di buon valore (da segnalare Beyond The Leap, Beyond The Law (97), tutti contraddistinti da una particolare vena intimistica, essenzialmente acustici, in cui hanno particolare rilevanza i testi e la calda voce di Stephenson.  

Martin-Stephenson-The-Daintees 1

Riformati i Daintees nel duemila, Martin incide subito un Live In The 21st Century (01) e dopo un’altra lunga pausa Western Eagle (08), prima di arrivare a questo California Star con l’attuale line-up del gruppo composta da John Steel alle chitarre, Lou Short al basso e Kate Stephenson alla batteria: si tratta di un lavoro maturo, il migliore messo in atto da Stephenson nell’ultima decade http://www.youtube.com/watch?v=W0YaeDWs0XA .

Il disco si apre sulle note della sofisticata e rilassante The Ship http://www.youtube.com/watch?v=62QlCUMqetM , mentre nella seguente Streets Of San Sebastian è possibile ascoltare alcuni meravigliosi accordi con la chitarra acustica http://www.youtube.com/watch?v=3-Gt3JHmN00 , in un racconto epico a ritmo .di flamenco (sarebbe stata perfetta in Django Unchained di Quentin Tarantino), per poi passare al pianoforte “honky tonk” di Power That Is Greater, un brano che ricorda lo stile di Jools Holland.

The-Daintees-arrive-at-Glastonbury-2013

La title track California Star è orecchiabile e molto creativa, con una melodia accattivante, cui fa seguito una Ready To Move On, blues di antica memoria, con un fantastico armonicista a dettare il ritmo http://www.youtube.com/watch?v=OL6SmD1oZKE  , ritmo che troviamo anche nella chitarra acustica e nel violino di una Boy To Man, dove Martin dimostra le sue capacità di narratore e cantante http://www.youtube.com/watch?v=_sr_nodUbGM . Si riparte con una delicata Something Special e una Silver Bird For Domenico dove viene evidenziato il lato più romantico di Stephenson http://www.youtube.com/watch?v=jqU-rlcKyqA , mentre Long Way To Go è una perfetta “pop song”, suonata con estrema facilità dal gruppo e con un ritornello immediatamente assimilabile. Un passaggio di violino introduce Sweet Cherwine, un lento e dolce bluegrass da ascoltare sotto un portico, magari su una sedia a dondolo, mentre I’m In Love For The First Time, che conclude il disco, è un reggae firmato dalla compagna di Martin, Helen McCookerybook, che viene da esperienze musicali con un background punk.

MGS-Helen-2011

Martin Stephenson è un “americanofilo”, la sua vena compositiva risente del classico cantautorato d’oltreoceano, e chi scrive ha sempre amato (musicalmente) questo artista dall’animo poetico e sensibile, ho sempre ammirato le sue composizioni e sulla bravura del personaggio non ho mai avuto dubbi. Un bel ritorno quindi, per un cantautore poco inglese (adesso risiede nelle Highlands Scozzesi) e, provando un po’ d’invidia per lui, vi consiglio di cercare questo California Star, un lavoro di notevole intensità, che riscalderà i cuori di coloro che vorranno avvicinarsi al microcosmo musicale di Martin Stephenson con i suoi fidati Daintees. Quindi fidatevi anche voi, si tratta di un personaggio che merita la vostra attenzione.

NDT: Questo CD ha avuto una genesi un po’ particolare: già da Ottobre 2012 veniva venduto solo sul sito, per il “download digitale”, a fine Luglio 2013 sempre attraverso il suo sito in formato fisico, e solo ora con una distribuzione regolare, si fa per dire (anche la rivista Mojo l’ha recensito sul numero di febbraio 2014).  Inoltre sul sito viene venduto anche un tributo alle sue canzoni The Great North Light, fatto da musicisti poco famosi dell’area scozzese, gli unici che hanno una certa notorietà, sono Paul Handyside (di cui mi sono occupato recentemente http://discoclub.myblog.it/tag/paul-handyside/ ) e Colin Devlin.

Tino Montanari

Tra I Primi “Italiani Per Caso”, Sempre Più “Americani”, Per Scelta E Sempre Più Bravi! Mandolin’ Brothers – Far Out

Mandolin Brothers 2014

Mandolin’ Brothers – Far Out – Ultra Sound Records/IRD e download digitale

“Scusate il ritardo”, come disse qualcuno, ma prima era troppo presto per farla, poi travolto dagli eventi e da una salute negli ultimi tempi non fantastica (niente di grave), mi ritrovo ad arrivare quasi buon ultimo a fare la recensione per questo Far Out dei Mandolin’ Brothers, che anche se fatta con ritardo non inficia certo la qualità del disco, rimane sempre un grande album e, in ogni caso, questo sabato, il 25 gennaio, ci sarà pure il concerto di presentazione ufficiale in quel di Pavia a Spazio Musica, praticamente esaurito mi dice il buon Jimmy (anche se perplesso per il ritardo di chi scrive, nella foto qui sotto, riciclata da altri vecchi Post) https://www.youtube.com/watch?v=KWU-l6ZmJwY .

jimmy ragazzon pensa

Il titolo della recensione fa riferimento ad un modo di dire che ho coniato per quelle band, italiche di natali, ma “americane” nel cuore e nella musica, che agiscono in Italia, ed in particolare nella zona di Pavia e dintorni, dove evidentemente si respira l’aria (virtuale) del Texas o del Tennessee, per citare due stati molto musicali degli USA, ma non ci sono, purtroppo, le stesse temperature. Fortunatamente le brume e le nebbie delle bassa Padana non hanno “nascosto” l’ispirazione di Jimmy Ragazzon e soci, che per l’occasione sfornano un disco tutto scritto da loro: come direbbe Mourinho, Zero Covers! E che disco! Almeno il produttore è americano, Jono Manson, anche se quasi naturalizzato italiano, mentre gli ospiti vengono da entrambe le rive del Po. Qualcuno da molto lontano, tipo Cindy Cashdollar e John Popper, oltre al citato Jono, altri vengono da appena girato l’angolo, Edward Abbiati e altri che vi citerò nei vari brani, perché, visto il ritardo, cosa ti ho pensato? Almeno una bella recensione track-by-track, come si usa(va) per gli album “importanti, nelle riviste musicali serie!

cindy cashdollarjohn popper

Come dite? Non è una rivista, va beh che pignoli, un Blog musicale, che una volta era anche un negozio, comunque partiamo! Anche se non paga più come una volta, hanno fatto tredici (brani), spero per loro che rendano abbastanza, in termini di vendite. Una ultima cosa prima di esaminare i brani: ma “Far Out” sta per Fantastico, Distante o “Fuori”? La traduzione dal dizionario è corretta per tutti e tre, ma temo che bisogni essere, per fortuna, un po’ fuori, per fare un disco così nel 2014, e in Italia, bravi ragazzi (anche questo è un complimento, ragazzi, una volta, forse agli inizi, 30 e passa anni fa!). E per citare un altro che veniva più o meno da quelle parti, il Giuanin Brera, il disco ha fatto, o così sembra a chi scrive, un salto sesquipedale di qualità rispetto agli album del passato, che pure non erano certo brutti.

jono manson

I Little Feat, ci piacciono ( a noi e a loro) e “New Paveans”, Louisiana, una strana località tra la bassa e la Crescent City, pure: unendo le due cose otteniamo la traccia di apertura, una Freak Out Trains che profuma anche di Sud degli Stati Uniti in generale, pianino barrelhouse, qualche inflessione dylaniana nel cantato e in un breve intervento di armonica , pedal e lap steel a dare pure una “idea” di western swing, e tutto in un solo pezzo, bella partenza.

Jimmy Ragazzon in Samedan, Photo by Peter Aebi

Per Come On Linda scomodiamo il vecchio Steve Earle di Copperhead Road, quello roots e stradaiolo degli inizi, ma anche rocker intemerato, una ballata di quelle con chitarre, chitarre e ancora chitarre, a manetta, ma anche armonica, organo e un bel duetto tra il signor Jimmy Ragazzon (che firma il pezzo con Marco Rovino, uno dei due chitarristi e titolare del mandolino della ragione sociale del gruppo) e Jono Manson, che si scambiano versi e cantano all’unisono nel coro https://www.youtube.com/watch?v=Ryz0a6ziU-4 . Le citazioni di nomi e possibili riferimenti non sono ovviamente “diminutive”, ma servono per inquadrare la musica, che essendo profondamente americana ed internazionale, per una volta non si può confrontare con De André, Fossati, Battisti o altri italiani, anche bravi, ma ha termini di paragone, assolutamente positivi, con quello che arriva da oltreoceano, per una volta tanto.

Riccardo Maccabruni, Vallemaggia 2010

Someone Else è di Riccardo Maccabruni, che se la scrive, se la canta e se la suona, con tante tastiere, piano e organo, che neanche Ian McLagan dei tempi d’oro dei Faces (a proposito tornano insieme il prossimo anno), ma anche la slide di Paolo Canevari in bella evidenza, una sezione ritmica pimpante (Joe Barreca al basso e Daniele Negro alla batteria) e ben definita nei suoni della produzione di Manson. Un bel rock dal sud (di Londra) da dove venivano i Faces, che però due o tre cose sul R&R le sapevano (vero Black Crowes?).

Paolo Canevari&Marco Rovino, Vallemaggia 2010

Circus è il brano dove appare la brava Cindy Cashdollar alla Weissenborn guitar (l’unico pezzo, evidentemente non avevano i soldi per far durare il soggiorno di più), un ballatone d’atmosfera, forse il più vicino alle sonorità di Still Got Dreams, con uso di fisarmonica (Maccabruni), le solite chitarre a strati, acustiche ed elettriche, un dobro o una national (?). Vi ho mai detto quanto canta bene Jimmy? No. Allora ve lo dico.

Joe Barreca al Nidaba Theatre, Milano,  Photo by Ramona Rotta

Nightmare In Alamo, ovviamente come titolo fa più scena che incubo a Belgioioso! E già quello è un bel partire, se poi il brano è un western rock di quelli cattivi con una storia tra l’epico e il noir, con delle chitarre “malignamente” insinuanti e un organo (hammond?) o almeno che ha un suono che solo l’hammond dovrebbe avere. Il crescendo è fantastico, dal vivo potrebbero farla durare all’infinito, un assolo dietro l’altro, quei quindici minuti, ma già questa versione di studio ha un suo perché. Quello di regalarci della grande musica.

Daniele Negro in Samedan, photo by Peter Aebi

Ask The Devil, firmata Rovino/Ragazzon è uno di quei blues che fa parte del loro DNA da illo tempore, Blues sì ma con tante sonorità rock, sottolineate dall’andatura ciondolante della batteria di Stefano Bortolotti, in prestito per questo brano, che si situa appunto in qualche “incrocio” tra blues e rock e un pizzico di gospel nei coretti finali con una voce femminile (Camilla Sernagiotto).

Sorry If è un altro rock and roll, di quelli duri e puri, cattivi, a grande velocità, con l’armonica inconfondibile di John Popper dei Blues Traveler, che viaggia come un rapido tra Bologna e Roma, o in qualche località percorsa dalle American Railroads, fate voi. Siccome c’erano poche chitarre anche Jono Manson aggiunge la sua elettrica per l’occasione. Se non fosse firmata Rovino/Maccabruni potrebbe essere qualche outtakes dai primi album dei Blues Traveler, quando tiravano come delle schegge!

mandolin' 1

Bad Liver Blues, perché le dodici battute piacciono sempre, è la storia di qualcuno che ha esagerato (ci sono sempre) e il fegato non l’ha presa bene. Il brano sta il grande Muddy e qualche oscuro vinile di Buddy Guy con Junior Wells, Charlie Musselwhite o James Cotton, quei bluesmen che piacciono a Jimmolo, che soffia nell’armonica quasi con goduria.

Short Long Story se non esistesse avrebbero dovuto inventarla, parte come una sorta di ballata con un chitarrone twangy e diventa un country-rock di quelli classici e ritorno, tra picchi e vallate sonore che i Mandolin’ avevano già frequentato nell’EP Moon Road. Anche questa dovrebbe fare sfracelli dal vivo.

E Lotus Eaters è un’altra faccia di questo country-rock molto anni ’70, quando formazioni come Amazing Rhythm Aces, ma anche gli stessi Little Feat o i migliori Commander Cody, per non parlare di Eagles, Poco, Flying Burrito Brothers, Ozark Mountain Daredevils e tantissimi altri, aggiungete a piacere, provvedevano a spargere il verbo di questo stile che prendeva il meglio dalla country music tradizionale e dal rock californiano.

abbiati ragazzon

Black Oil se non l’hanno scritta Levon Helm o Robbie Robertson, e dai credits che riportano Rovino/Ragazzon non dovrebbe essere, non è quell’inedito miracolosamente sopravvissuto allo scorrere del tempo estratto dagli archivi della Band. Ma idealmente, al tempo stesso, lo è, con gli intrecci vocali di Jimmy, Marco e Riccardo, la voce aggiunta di Edward Abbiati, mandolini, fisarmoniche e quella aria da “grazie di tutto, Levon”, in poco più di due minuti procede a dimostrare come si fa a scrivere una gran bella canzone e visto che anche il testo ha una sua ragione, nel libretto assai esauriente del CD, oltre al testo originale c’è anche la traduzione italiana.

My Last Day nuovamente scritta e cantata da Riccardo Maccabruni dimostra ulteriormente che i Mandolin’ Brothers continuano ad esplorare le possibilità di una formazione dove ci sono ben sei musicisti di talento e anche se spesso costa portarli in giro tutti insieme, quando si ritrovano in studio sono in grado di fare dei grandi dischi che dovrebbero essere recensiti anche sulle pagine di riviste come Mojo e Uncut,  non perché sono di moda o il fenomeno del momento, ma perché sono veramente bravi.

mandolin' 2

Hey Senorita, è un altro gioellino sonoro, con il suo tempo da valzerone rock, una slide insinuante e un pre-finale da mexican border, e un finalino da New Orleans Streets, dove arriva anche una sezione fiati che avrà alzato esponenzialmente il budget del disco. Ma per fare delle canzoni così belle, ancora firmata dei due R, Rovino e Ragazzon, il gioco vale assolutamente la candela (non so cosa volevo dire, ma la frase mi è venuta così e siccome ci stava bene l’ho lasciata). Se il crowfunding funziona e avete altre canzoni pronte, direi di insistere. Perfino Springsteen si è messo a fare quasi un disco all’anno.

Per concludere su un’aria di allegria “old school”  (perché in fondo non bisogna proprio prenderci troppo sul serio), che è quella che contraddistingue anche musicalmente questo ottimo album, come avrebbe detto Frate Antonino da Scasazza a Quelli della Notte del signor Alberi: “Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello”. Oppure ancora It’s Only Rock’n’Roll, Sono Solo Canzonette, Trattasi di canzonette…scegliete voi!

Bruno Conti

 

 

Altri Cofanetti In Uscita A Febbraio, E Uno Anche A Marzo: Otis Redding, Aretha Franklin, Little Feat, Deep Purple

otis redding the king of soul frontaretha-queen-of-soul

Continua inesorabile l’uscita di ristampe in cofanetti, più o meno imprescindbili, dedicati ad artisti o gruppi che hanno fatto la storia del rock, o del soul. Come nel caso dei primi due che vi presento: sono, giustamente, noti come il Re e la Regina del Soul e così, senza molta fantasia, sono stati chiamati i box set dedicati a Otis Redding e Aretha Franklin. Addirittura quello che la Rhino aveva dedicato alla grande Aretha, ed uscito una ventina di anni fa (1992), si chiamava proprio così, The Queen Of Soul. Mentre quello, pure in quattro CD, sulla carriera del suo omologo maschile, portava il titolo di Otis!  The Definitive Otis Redding, pubblicato nel 1993. Entrambi sono fuori catalogo da un po’ di anni (anche se con un po’ di pazienza e soldi, si recuperano ancora) ma queste nuove edizioni della Rhino/Atlantic, in uscita entrambe il 4 febbraio, e che non sono le precise repliche dei vecchi long box editi dalla Warner, hanno il grande pregio di uscire a prezzo super speciale. Quello vecchio di Redding aveva 96 brani, mentre questo nuovo ne avrà 92, la confezione della Franklin riportava 82 tracce, questa nuova ne avrà 83. Che non sono poi esattamente le stesse canzoni, meno o più qualcosina, a seconda dei dischetti, ma per esempio quello della Queen Of Soul conterrà anche alcuni brani “rari” che erano stati inseriti nella compilation Rare and Unreleased Recordings from the Golden Reign of the Queen of Soul del 2007. Comunque, per tagliare la testa al “topo”, ecco le tracklist complete di entrambi i cofanetti, con alla fine di ciascuno, l’esatta segnalazione di provenienza dei brani rari (questa volta per Otis, ove possibile, hanno utilizzato le matrici stereo):

Otis Redding – The King Of Soul – 4 CD – Rhino/Atlantic 04-02-2013

CD 1

  1. “These Arms Of Mine”
  2. “Hey Hey Baby”
  3. “That’s What My Heart Needs”
  4. “Mary’s Little Lamb”
  5. “Pain In My Heart”
  6. “Something Is Worrying Me”
  7. “Come To Me”
  8. “Don’t Leave Me This Way”
  9. “Security”
  10. “Chained And Bound”
  11. “Your One And Only Man”
  12. “That’s How Strong My Love Is”
  13. “Mr. Pitiful”
  14. “A Woman, A Lover, A Friend”
  15. “Nothing Can Change This Love”
  16. “It’s Too Late”
  17. “For Your Precious Love”
  18. “Home In Your Heart”
  19. “I’ve Been Loving You Too Long” (Mono Version)
  20. “I’m Depending On You”
  21. “Respect” (Mono Version)
  22. “Ole Man Trouble” (Mono Version)
  23. “Change Gonna Come”

CD 2

  1. Shake”
  2. “Satisfaction”
  3. “Down In The Valley”
  4. “My Girl”
  5. “Rock Me Baby”
  6. “You Don’t Miss Your Water”
  7. “I Can’t Turn You Loose”
  8. “Just One More Day”
  9. “Any Ole Way”
  10. “It’s Growing”
  11. “Cigarettes And Coffee”
  12. “Chain Gang”
  13. “Nobody Knows You (When You’re Down And Out)”
  14. “Good To Me”
  15. “Everybody Makes A Mistake”
  16. “Just One More Day” (Live, 1966)
  17. “Mr. Pitiful” (Live, 1966)
  18. “(I Can’t Get No) Satisfaction” (Live, 1966)
  19. “These Arms Of Mine” (Live, 1966)
  20. “Papa’s Got A Brand New Bag” (Live, 1966)
  21. “Don’t Mess With Cupid”
  22. “My Lover’s Prayer”

CD 3

  1. “Try A Little Tenderness”
  2. “Fa-Fa-Fa-Fa-Fa (Sad Song)”
  3. “I’m Sick Y’all”
  4. “Tennessee Waltz”
  5. “Sweet Lorene”
  6. “Day Tripper”
  7. “You’re Still My Baby”
  8. “Hawg For You” (Mono Version)
  9. “I Love You More Than Words Can Say”
  10. “Let Me Come On Home”
  11. “Open The Door”
  12. “Tramp”
  13. “Knock On Wood”
  14. “Let Me Be Good To You”
  15. “Lovey Dovey”
  16. “New Year’s Resolution”
  17. “Ooh Carla, Ooh Otis”
  18. “White Christmas”
  19. “Merry Christmas Baby”
  20. “The Glory Of Love”
  21. “The Huckle-Buck”
  22. “Tell The Truth”

CD 4

  1. Respect” (Live, 1967)
  2. “Can’t Turn You Loose” (Live, 1967)
  3. “I’ve Been Loving You Too Long” (Live, 1967)
  4. “My Girl” (Live, 1967)
  5. “Shake” (Live, 1967) (Stereo Mix Of Single Version)
  6. “Fa-Fa-Fa-Fa-Fa (Sad Song)” (Live, 1967)
  7. “Try A Little Tenderness” (Live, 1967)
  8. “I’ve Got Dreams To Remember”
  9. “Nobody’s Fault But Mine”
  10. “Hard To Handle”
  11. “Thousand Miles Away”
  12. “The Happy Song (Dum-Dum)”
  13. “A Waste Of Time”
  14. “Champagne And Wine”
  15. “A Fool For You”
  16. “I’m A Changed Man”
  17. “Direct Me”
  18. “Love Man”
  19. “Look At The Girl”
  20. “Free Me”
  21. “The Match Game”
  22. “A Little Time”
  23. “Johnny’s Heartbreak”
  24. “Amen”
  25. “(Sittin’ On) The Dock Of The Bay”

CD 1, Tracks 1-2 from Volt single 103, 1962
CD 1, Tracks 3-4 from Volt single 109, 1963
CD 1, Tracks 5-6 from Volt single 112, 1963
CD 1, Tracks 7-8 from Volt single 116, 1964
CD 1, Track 9 from Volt single 117, 1964
CD 1, Tracks 10-11 from Volt single 121, 1964
CD 1, Tracks 12-13 from Volt single 124, 1964
CD 1, Tracks 14-18 from Otis Redding Sings Soul Ballads, Volt LP 411, 1965
CD 1, Tracks 19-20 from Volt single 126, 1965
CD 1, Tracks 21-22 from Volt single 128, 1965
CD 1, Track 23 & CD 2, Tracks 1-6 from Otis Blue/Otis Redding Sings Soul, Volt LP 412, 1965
CD 2, Tracks 7-8 from Volt single 130, 1965
CD 2, Tracks 10-15 from The Soul Album, Volt LP 413, 1966
CD 2, Tracks 16-20 likely from In Person at the Whisky A Go Go, Atco LP 33-265, 1968, rec. 1966
CD 2, Tracks 21-22 from Volt single 136, 1966
CD 3, Tracks 1 & 3 from Volt single 141, 1966
CD 3, Track 2 from Volt single 138, 1966
CD 3, Tracks 3-8 from Complete and Unbelievable…The Otis Redding Dictionary of Soul, Volt LP 415, 1966
CD 3, Tracks 9-10 from Volt single 146, 1967
CD 3, Track 11 and CD 4, Track 12 from Volt single 163, 1968
CD 3, Tracks 12-17 from Otis Redding and Carla Thomas, King and Queen, Stax LP 716, 1967
CD 3, Tracks 18-19 from Atco single 6631, 1968
CD 3, Track 20 from Volt single 152, 1967
CD 3, Track 21 from Stay in School: Don’t Be a Drop-Out, Stax LP A-11, 1967
CD 3, Track 22 and CD 4, Tracks 21-22 from Tell the Truth, Atco LP 33-333, 1970
CD 4, Tracks 1-7 possibly from releases including Historic Performances Recorded at the Monterey International Pop Festival, Reprise 2029, 1970 and The Stax/Volt Revue: Hit the Road Stax, Volume 3: Live in Europe, Stax CD 88009, 1992
CD 4, Tracks 8-9 from Atco single 6612, 1968
CD 4, Tracks 10 & 24 from Atco single 6592, 1968
CD 4, Tracks 11-15 from The Immortal Otis Redding, Atco LP 33-252, 1968
CD 4, Tracks 16-17 & 20 from Love Man, Atco LP 33-289, 1969
CD 4, Track 18 from Atco single 6677, 1969
CD 4, Track 19 from Atco single 6723, 1969
CD 4, Track 23 from Atco single 6742, 1970

Aretha Franklin – The Queen Of Soul – 4 CD – Rhino/Atlantic 04-02-2013

CD 1

  1. “I Never Loved A Man (The Way I Love You)”
  2. “Do Right Woman – Do Right Man”
  3. “Respect”
  4. “Drown In My Own Tears”
  5. “Soul Serenade”
  6. “Don’t Let Me Lose This Dream”
  7. “Baby, Baby, Baby”
  8. “Dr. Feelgood (Love Is A Serious Business)”
  9. “Good Times”
  10. “Save Me”
  11. “Baby, I Love You”
  12. “Satisfaction”
  13. “You Are My Sunshine”
  14. “Never Let Me Go”
  15. “Prove It”
  16. “I Wonder”
  17. “Ain’t Nobody (Gonna Turn Me Around)”
  18. “It Was You” (Aretha Arrives Outtake)
  19. “(You Make Me Feel Like) A Natural Woman”
  20. “Chain Of Fools”
  21. “People Get Ready”
  22. “Come Back Baby”
  23. “Good To Me As I Am To You”
  24. “Since You’ve Been Gone (Sweet Sweet Baby)”
  25. “Ain’t No Way”

CD 2

  1. Think”
  2. “You Send Me”
  3. “I Say A Little Prayer”
  4. “The House That Jack Built”
  5. “You’re A Sweet Sweet Man”
  6. “I Take What I Want”
  7. “A Change”
  8. “See Saw”
  9. “My Song”
  10. “I Can’t See Myself Leaving You”
  11. “Night Life” (Live)
  12. “Ramblin’”
  13. “Today I Sing The Blues”
  14. “River’s Invitation”
  15. “Pitiful”
  16. “Talk To Me, Talk To Me” (Soul ‘69 Outtake)
  17. “Tracks Of My Tears”
  18. “The Weight”
  19. “Share Your Love With Me”
  20. “Pledging My Love/The Clock”
  21. “It Ain’t Fair”
  22. “Sit Down And Cry”
  23. “Let It Be”
  24. “Eleanor Rigby”
  25. “Call Me”

CD 3
 

  1. “Son Of A Preacher Man”
  2. “Try Matty’s”
  3. “The Thrill Is Gone (From Yesterday’s Kiss)”
  4. “Dark End Of The Street”
  5. “You And Me”
  6. “You’re Taking Up Another Man’s Place” (Spirit In The Dark Outtake)
  7. “Don’t Play That Song”
  8. “Why I Sing The Blues”
  9. “Spirit In The Dark”
  10. “My Way” (Spirit In The Dark Outtake)
  11. “One Way Ticket”
  12. “Pullin’”
  13. “Border Song (Holy Moses)”
  14. “A Brand New Me”
  15. “You’re All I Need To Get By”
  16. “Bridge Over Troubled Water”
  17. “Spanish Harlem”
  18. “Lean On Me”
  19. “Spirit In The Dark” (Reprise with Ray Charles)

CD 4

  1. “Rock Steady”
  2. “Young, Gifted And Black”
  3. “All The King’s Horses”
  4. “Oh Me Oh My (I’m A Fool For You Baby)”
  5. “Day Dreaming”
  6. “Mary, Don’t You Weep” (Live)
  7. “Climbing Higher Mountains” (Live)
  8. “Precious Memories” (Live)
  9. “Master Of Eyes”
  10. “Angel”
  11. “Somewhere”
  12. “So Swell When You’re Well”
  13. “I’m In Love”
  14. “Ain’t Nothing Like The Real Thing”
  15. “Until You Come Back To Me (That’s What I’m Gonna Do)”
  16. “Look Into Your Heart”
  17. “Sparkle”
  18. “Something He Can Feel”

CD 1, Tracks 1-10 from I Never Loved a Man the Way I Love You, Atlantic LP 8139, 1967
CD 1, Tracks 11-17 from Aretha Arrives, Atlantic LP 8150, 1967
CD 1, Track 18 outtake from Aretha Arrives, first released on Rare and Unreleased Recordings from the Golden Reign of the Queen of Soul, Atlantic/Rhino CD R2 272188, 2007
CD 1, Tracks 19-25 from Lady Soul, Atlantic LP 8176, 1968
CD 2, Tracks 1-3, 5-8 & 10 from Aretha Now, Atlantic LP 8186, 1968
CD 2, Track 4 from Atlantic single 2546-B, 1968
CD 2, Track 9 from Atlantic single 2574-B, 1968
CD 2, Track 11 from Aretha in Paris, Atlantic LP 8207, 1968
CD 2, Track 16 outtake from Soul ’69, first released on Rare and Unreleased Recordings from the Golden Reign of the Queen of Soul, Atlantic/Rhino CD R2 272188, 2007
CD 2, Tracks 12-15 & 17 from Soul ’69, Atlantic LP 8212, 1969
CD 2, Tracks 18-19, 21-25 and CD 3, Tracks 1 & 4 from This Girl’s in Love with You, Atlantic LP 8248, 1970
CD 2, Track 20 from Atlantic single 2650-B, 1969
CD 3, Tracks 2-3, 5, 7-9, 11-12 from Spirit in the Dark, Atlantic LP 8265, 1970
CD 3, Tracks 6 & 10 outtakes from Spirit in the Dark, first released on Rare and Unreleased Recordings from the Golden Reign of the Queen of Soul, Atlantic/Rhino CD R2 272188, 2007
CD 3, Tracks 13-14 & CD 4, Tracks 1-5 from Young, Gifted and Black, Atlantic LP 7213, 1972
CD 3, Track 15 from Atlantic single 2787, 1971
CD 3, Track 16 from Atlantic single 2796, 1971
CD 3, Tracks 17-18 from Atlantic single 2817, 1971
CD 3, Track 19 from Live at Fillmore West, Atlantic LP 7205, 1971
CD 4, Tracks 6-8 from Amazing Grace, Atlantic LP 2-906, 1972
CD 4, Track 9 from Atlantic single 2941, 1973
CD 4, Tracks 10-12 from Hey Now Hey (The Other Side of the Sky), Atlantic LP 7265, 1973
CD 4, Tracks 13-15 from Let Me in Your Life, Atlantic LP 7292, 1974
CD 4, Tracks 16-18 from Sparkle, Atlantic LP 18176, 1976

Come vedete quelle due o tre canzoni “carine” le potete trovare in entrambi i cofanetti. Scherzi a parte, se non avete già i vecchi box direi che è l’occasione per calmare una lacuna terrificante nelle vostre discoteche.

little-feat-box

Stesso discorso, in ambito rock, per quelli che sono stati tra i più grandi in assoluto nella storia della musica americana degli anni ’70 (e anche dopo, fino ad oggi, anche se senza Lowell George non è esattamente la stessa cosa). Il cofanetto dei Little Feat, perchè di loro stiamo parlando, si chiamerà Rad Gumbo. The Complete Warner Bros. Years 1971-1990 ed in 13 CD ripercorrerà la storia di una delle migliori band di tutti i tempi (un po’ lo stesso lavoro che è stato fatto recentemente per Ry Cooder, sempre dalla Warner/Rhino e sempre ad un prezzo assai contenuto, che dovrebbe oscillare intorno ai 50 euro, poco più, poco meno, a seconda dei vari paesi). La data fissata per l’uscita è il 25 febbraio p.v. Gli inediti, saranno quelli contenuti nel tredicesimo CD, Selections From Hotcakes and Outtakes, il cofanetto della Warner Archives, uscito nel 2000, e verranno recuperati per questa nuova confezione, oltre alle varie bonus tracks contenute nelle ristampe dei singoli CD che si sono succeduti nel corso degli anni, in primis per la Deluxe Edition doppia di Waiting For Columbus. Anche in questo caso ecco la lista dei singoli brani e album:

Disc 1: Little Feat (Warner Bros. WS 1890, 1971)

  1. Snakes on Everything
  2. Strawberry Flats
  3. Truck Stop Girl
  4. Brides of Jesus
  5. Willin’
  6. Hamburger Midnight
  7. Forty-Four Blues/How Many More Years
  8. Crack in Your Door
  9. I’ve Been the One
  10. Takin’ My Time
  11. Crazy Captain Gunboat Willie

Disc 2: Sailin’ Shoes (Warner Bros. BS 2600, 1972)

  1. Easy to Slip
  2. Cold Cold Cold
  3. Trouble
  4. Tripe Face Boogie
  5. Willin’
  6. A Apolitical Blues
  7. Sailin’ Shoes
  8. Teenage Nervous Breakdown
  9. Got No Shadow
  10. Cat Fever
  11. Texas Rose Café

Disc 3: Dixie Chicken (Warner Bros. BS 2686, 1973)

  1. Dixie Chicken
  2. Two Trains
  3. Roll Um Easy
  4. On Your Way Down
  5. Kiss It Off
  6. Fool Yourself
  7. Walkin’ All Night
  8. Fat Man in the Bathtub
  9. Juliette
  10. Lafayette Railroad

Disc 4: Feats Don’t Fail Me Now (Warner Bros. BS 2784, 1974)

  1. Rock & Roll Doctor
  2. Oh, Atlanta
  3. Skin It Back
  4. Down the Road
  5. Spanish Moon
  6. Feats Don’t Fail Me Now
  7. The Fan
  8. Medley: Cold Cold Cold/Tripe Face Boogie

Disc 5: The Last Record Album (Warner Bros. BS 2884, 1975)

  1. Romance Dance
  2. All That You Dream
  3. Long Distance Love
  4. Day or Night
  5. One Love Stand
  6. Down Below the Borderline
  7. Somebody’s Leavin’
  8. Mercenary Territory

Disc 6: Time Loves a Hero (Warner Bros. BS 3015, 1977)

  1. Hi Roller
  2. Time Loves a Hero
  3. Rocket in My Pocket
  4. Day At the Dog Races
  5. Old Folks Boogie
  6. Red Streamliner
  7. New Delhi Freight Train
  8. Keepin’ Up with the Joneses
  9. Missin’ You

Disc 7: Waiting for Columbus (Live) (Warner Bros. 2BS 3140, 1978)

  1. Join the Band (Live @ Lisner Auditorium, Washington D.C. – 8/10/1977)
  2. Fat Man in the Bathtub (Live @ Lisner Auditorium. Washington D.C. – 8/8/1977)
  3. All That You Dream (Live @ Lisner Auditorium, Washington D.C. – 8/8/1977)
  4. Oh Atlanta (Live @ Lisner Auditorium, Washington D.C. – 8/8/1977)
  5. Old Folks’ Boogie (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/4/1977)
  6. Dixie Chicken (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/3 and 8/4/1977)
  7. Tripe Face Boogie (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/2 and 8/3/1977)
  8. Rocket in My Pocket (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/2/1977)
  9. Time Loves a Hero (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/4/1977)
  10. Day or Night (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/4/1977)
  11. Mercenary Territory (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/2/1977)
  12. Spanish Moon (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)

Disc 8: Waiting for Columbus: Expanded Edition (bonus disc from Warner Bros./Rhino R2 78274, 2002)

  1. Willin’ (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  2. Don’t Bogart That Joint (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  3. A Apolitical Blues (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/3/1977)
  4. Sailin’ Shoes (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/10/1977)
  5. Feats Don’t Fail Me Now (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/9/1977)
  6. One Love Stand (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/9/1977)
  7. Rock and Roll Doctor (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/9/1977)
  8. Skin It Back (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/2/1977)
  9. On Your Way Down (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/10/1977)
  10. Walkin’ All Night (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  11. Cold, Cold, Cold (Live @ The Rainbow Theatre, London – 8/4/1977)
  12. Day at the Dog Races (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/9/1977)
  13. Skin It Back (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  14. Red Streamliner (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  15. Teenage Nervous Breakdown (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)

Disc 9: Down on the Farm (Warner Bros. HS 3345, 1979)

  1. Down on the Farm
  2. Six Feet of Snow
  3. Perfect Imperfection
  4. Kokomo
  5. Be One Now
  6. Straight from the Heart
  7. Front Page News
  8. Wake Up Dreaming
  9. Feel the Groove

Disc 10: Hoy-Hoy! (Warner Bros. 2BSK 3538, 1981)

  1. Rocket in My Pocket (Acoustic Demo)
  2. Rock ‘n’ Roll Doctor (Alternate)
  3. Skin It Back (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  4. Easy to Slip (Original Sailin’ Shoes Version)
  5. Red Streamliner (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  6. Lonesome Whistle (Lowell George Demo)
  7. Front Page News (Original Melody)
  8. The Fan (Live 1974)
  9. Forty-Four Blues (Original Little Feat Version)
  10. Teenage Nervous Breakdown (Original 1969 Demo)
  11. Teenage Nervous Breakdown (Live @ Lisner Auditorium Washington D.C. – 8/8/1977)
  12. Framed
  13. Strawberry Flats (Original Little Feat version)
  14. Gringo
  15. Over the Edge
  16. Two Trains (Live 1973)
  17. China White
  18. All That You Dream (Live from Lowell George Tribute Concert feat. Linda Ronstadt)
  19. Feats Don’t Fail Me Now (Live 1976)

Disc 11: Let It Roll (Warner Bros. 25750, 1988) 

  1. Hate to Lose Your Lovin’
  2. One Clear Moment
  3. Cajun Girl
  4. Hangin’ on to the Good Times
  5. Listen to Your Heart
  6. Let It Roll
  7. Long Time Till I Get Over You
  8. Business As Usual
  9. Changin’ Luck
  10. Voices on the Wind

Disc 12: Representing the Mambo (Warner Bros. 26163, 1990)

  1. Texas Twister
  2. Daily Grind
  3. Representing the Mambo
  4. Woman in Love
  5. Rad Gumbo
  6. Teenage Warrior
  7. That’s Her, She’s Mine
  8. Feelin’s All Gone
  9. Those Feat’ll Steer Ya Wrong Sometimes
  10. The Ingenue
  11. Silver Screen

Disc 13: Selections from Hotcakes and Outtakes (Warner Bros./Rhino R2 79912, 2000)

Track list to be determined

Come vedete dell’ultimo dischetto non c’è ancora la lista definitiva dei brani, ma si presume, salvo scherzetti dei compilatori che potrebbero costringere all’acquisto anche chi ha già tutto, che dovrebbe avere lo stesso contenuto del quarto CD di Hotcakes & Outtakes. La parola anche in questo caso è “splendido”! (lo so, si ricompra sempre la stessa roba, ma per chi ha perso il primo giro o per le nuove generazioni, anche se dubito fortemente; un’altra parola è: imperdibile)!

deep purple made in japan

Per finire, una segnalazione, visto che non si sanno ancora con precisione i contenuti e l’esatta data di uscita. Qualcuno dirà: ma non erano già uscite un tot di versioni di Made In Japan dei Deep Purple? Sì, ma questa è quella per il 40° anniversario dalla data di pubblicazione del doppio vinile originale. Ah beh, allora. Intanto una delle novità è che la farà la Universal, che nel frattempo ha acquisito i diritti del vecchio catalogo EMI. Poi che sarà un cofanetto di 4 CD, con le date complete a Osaka del 15 e 16 agosto 1972, più il 17 a Tokyo, nei primi tre dischi, e, curiosamente, un quarto che riporterà tutti i bis dei vari concerti (quindi ci becchiamo tre volte Black Nights, quasi in sequenza). Ma non è finita, perchè ci sarà un quinto dischetto, un DVD, con un documentario realizzato per l’occasione, con l’aggiunta di vario materiale per audiofili: il video non c’è perché i concerti all’epoca non furono ripresi. Per i “maniaci sessuali” del vinile ne uscirà una versione addirittura in nove LP!!! Il tutto è stato, dicono, “rimixato”, non rimasterizzato, uhm?!? La data indicativa dovrebbe essere fine marzo, quando ci saranno ulteriore notizie nuovo Post.

Direi che è tutto anche per oggi, à la prochaine!

Bruno Conti

Suoni Di Casa (Di Tab Benoit) E Tanta Slide, Ma Non Solo! Damon Fowler – Sounds Of Home

damon fowler sounds of home

Damon Fowler – Sounds Of Home – Blind Pig/IRD

Molti sono convinti che questo sia il terzo album di Damon Fowler, al limite il quarto, contando anche il CD dei Southern Hospitality (con Jp Soars e Victor Wainwright), ed in effetti è vero, ma solo contando la produzione con l’etichetta Blind Pig.

Risalendo nel passato, il musicista di Brandon, Florida (un paesino nei pressi di Tampa Bay, quasi una “istigazione” giovanile al Blues), aveva già pubblicato tre dischetti, tra cui un live, usciti con distribuzione indipendente, a cavallo della scorsa decade, o dello scorso secolo se preferite. Gli ultimi tre sono notevolissimi, di Sounds At Home ci occupiamo immediatamente, e lo confermano uno dei massimi talenti emergenti del nuovo blues, come chitarrista, soprattutto alla slide, dove è veramente letale , e come cantante, con una voce che è una via di mezzo tra uno Steve Marriott, un filo meno potente, e un vecchio cantante soul (che sono quasi la stessa cosa)! Se poi aggiungiamo che la produzione del nuovo album è affidata a Tab Benoit (che scrive quattro pezzi con Fowler, e canta e suona, con discrezione, nel disco) il risultato è pressoché matematico: gran bel disco, con un sound da sballo.

Registrato nei Whiskey Bayou Studios (un nome, un programma) di Houma, Lousiana, di proprietà di Benoit, il disco è un’ode alla buona musica, principalmente blues, ma non solo. Grande chitarrista slide , anche se non forse della scuola virtuosistica alla Derek Trucks o Sonny Landreth, o di quella più rigorosa ma immaginifica di un Ry Cooder (a cui mi pare più vicino), senza dimenticare Winter, il nostro Damon si disbriga bene anche con le accordature tradizionali, per quanto con un tipo di suono un po’ sghembo, aspro, molto ritmico, comunque trascinante. Prendete l’iniziale Thought I Had It All, con il bottleneck che inizia a scivolare quasi con libidine sul manico della chitarra e Fowler che canta con una voce tiratissima e “cattiva”, come quella che aveva il giovane Marriott o altri giovani bianchi che si sono cimentati con il blues-rock nel corso degli anni: l’atmosfera è sospesa e minacciosa, la sezione ritmica scandisce il tempo con grande perizia e il brano, e il disco, prendono subito quota, con l’assolo nella parte centrale che è veramente letale.

E siamo solo al primo brano. Il secondo, scritto con Tab Benoit, e che è quello che dà il titolo all’album, Sounds Of Home, ci porta dalle parti delle paludi della Lousiana, dove ci aspetta un personaggio pittoresco, ma di grande carisma come Big Chief Monk Boudreaux, che con il suo vocione vissuto aiuta il “giovane” Damon a spargere il seme del blues, del rock e della bayou music dei vecchi Creedence più ingrifati di Fogerty, con la giusta grinta, gustosissimo il breve ed intricato solo nella parte finale. Trouble, scritta ancora con Benoit, ed Ed Wright, che aveva firmato anche il brano iniziale, è una sinuosa e sensuale ode al funky-soul più genuino, con un groove della sezione ritmica che spinge il piedino irresistibilmente a muoversi e lui che canta divinamente, mentre si occupa con amore della sua chitarra, titillata quasi con piacere, che meraviglia! Spark sfodera ritmi quasi da R&R e con un pizzico dello Springsteen più gioioso (sto dando i numeri?), ma ancora anche tanto Fogerty, e i due qualche punto in comune ce l’hanno. Old Fools, Bar Stools And Me (bel titolo) è uno slow blues & soul, molto cadenzato, quasi attendista, ma aspetta che ti aspetta, quando parte l’assolo ti stende al tappeto sotto lo sgabello del bar. Where I Belong avrebbe potuta suonarla Ry Cooder nei suoi dischi degli anni ’70, quelli del blues alle radici della musica, un train sonoro semplice e una slide misurata, ma sempre in grado di fare i numeri, con Benoit che lo aiuta alla ritmica acustica.

Grit My Teeth, a tempo di boogie Fowler si misura con ZZ Top o Thorogood, con la chitarra che va quasi subito in overdrive nell’altra galassia. A questo punto così ti va a pensare quel geniaccio del Damon? Una bella cover di Alison di tale Declan Patrick McManus, per la mamma, Elvis Costello per tutti gli altri, che viene “soulificata” (se si può dire, non credo, ma ormai l’ho scritto) e trasportata nel Sud degli Stati Uniti, dalle parti di Memphis o Muscle Shoals, con tanto di assolo come quelli che faceva Duane Allman nei singoli Stax od Atlantic https://www.youtube.com/watch?v=SFmA4BqrmbU  e potrebbe fare adesso il suo erede Derek Trucks, bellissimo! In Tv Mama Damon Fowler si cimenta con il repertorio di uno dei maestri della slide, Johnny Winter, e il risultato è quasi un pari, e qui si viaggia alla grande https://www.youtube.com/watch?v=S60cGLAz5s0. Per completare lo spettro delle influenze c’è anche una Do It For The Love che è una ballata “country got soul” con Tab Benoit impegnato alla pedal steel. E per finire la cover di un traditional come I Shall Not Be Moved, che parte all’incirca a tempo di ragtime e diventa un gospel, ancora quasi cooderiano nei suoi sviluppi. Consigliato, questo è uno bravo!

Bruno Conti

Un Songwriter “Tormentato” – Rod Picott – Hang Your Hopes On A Crooked Nail

rod picott hang your hopes

Rod Picott – Hang Your Hopes On A Crooked Nail – Welding Rod Records

L’ultima volta che ho visto Rod Picott (in un concerto vicino a Pavia nel 2007) stava ancora con la brava cantante e violinista Amanda Shires: oggi la Shires è sposata con il cantante e chitarrista Jason Isbell (ex Drive By Truckers), e, per chi scrive, questo lavoro sembra portarne le logiche conseguenze.

rod picott amanda shires

Rod Picott è nato in una “smalltown” del Maine e ha cominciato relativamente tardi la sua vita professionale da musicista. Nel 2001, a 35 anni, riesce a lasciare il suo lavoro di operaio edile e pubblica il primo disco, Tiger Tom Dixon’s Blues (da riscoprire), che gli permette finalmente di essere un musicista a tempo pieno, un album che contiene un piccolo capolavoro, Broke Down (miglior singolo nelle radio americane) http://www.youtube.com/watch?v=HbYYaGoihUY che in seguito diventerà una “hit” per il suo amico Slaid Cleaves. Rotto il ghiaccio, il suo talento, ben considerato da molti colleghi, fra questi Fred Eaglesmith, Mary Gauthier, Gurf Morlix, Ray Wylie Hubbard e lo stesso Cleaves, lo porta ad incidere 6 dischi in studio, il notevole Stray Dogs (02), Girl From Arkansas (04), il live acustico Travel Log Volume One (05), Summerbirds (07), la fruttuosa collaborazione con Amanda Shires in Sew Your Heart With Wires (08), Welding Burns (11), e a suonare costantemente in giro per l’America (e sempre più spesso in Europa e in Italia) http://www.youtube.com/watch?v=-bJ6IkRPIsI . Finita la storia con la Shires, si trasferisce in pianta stabile ad Austin (patria dei songwriters), e da lì riappare con questo nuovo lavoro,Hang Your Hopes On A Crooked Nail (un titolo più corto no?), prodotto da RS Field, un tipo che nella sua scuderia ha avuto “personcine” come Billy Joe Shaver, Sonny Landreth, Hayes Carll, Webb Wilber e gli Earle (padre e figlio). Per quanto riguarda il suono, elettroacustico questa volta, Rod si è circondato di musicisti rodati, Dave Coleman alle chitarre elettriche, James Haggerty alle chitarre acustiche, Mark Pisapia alla batteria, Joe Pisapia alla pedal steel, Lex Price al mandolino e la dolce Jennie Okon alle armonie vocali, il risultato sono quaranta minuti di onesta canzone d’autore americana.

rod picott 1

Tutto lo sviluppo del disco è organizzato in funzione della voce di Rod Picott, che ricorda un po’ l’impostazione da “storyteller” (alla John Prine), e questo si nota principalmente nei brani scritti a quattro mani col suo amico Slaid Cleaves, l’iniziale You’re Not Missing Anything e Where No One Knows My Name, mentre con la sognante Dreams http://www.youtube.com/watch?v=UQe7Jd_Nmbc  e in I Might Be Broken Now si ricompone il sodalizio con l’ex fiamma e partner musicale Amanda Shires http://www.youtube.com/watch?v=IgeHWM9SCys . Il disco scorre piacevolmente tra una tambureggiante 65 Falcon http://www.youtube.com/watch?v=DZRDauKBm0Q , la matrice prettamente “texana” di Mobile Home, una ballata coi fiocchi, dotata di una melodia coinvolgente come All The Broken Parts, la scintillante Milkweed, accompagnata dal piano di Joe Pisapia, e a chiudere, con la intima Nobody Knows dove Rod sembra cantare con il cuore in mano.

rod picott 2

Se vi piacciono i cantautori con la voce sommessa e leggermente roca, le atmosfere soffuse ed acustiche, Hang Your Hopes On A Crooked Nail di Rod Picott fa per voi, un disco diretto e suonato con gusto e prodotto in modo inappuntabile, secondo la critica in giro per il mondo, e anche secondo lo stesso Picott, forse il suo migliore in assoluto. Vale la pena di approfondire la conoscenza di questo signore, bastano poche buone canzoni, e Rod ne scrive parecchie: i dischi non sono di facile reperibilità ma valgono appunto lo sforzo della ricerca.

Tino Montanari

Uno Degli Ultimi Veri “Guitar Heroes”? Tinsley Ellis – Midnight Blue

tinsley ellis midnight blue

Tinsley Ellis – Midnight Blue – Heartfixer/Landslide

Tinsley Ellis è uno degli ultimi “guitar heroes” del rock moderno. Su piazza dalla metà degli anni ’70 ha iniziato ad incidere con gli Heartfixers (dove ha cantato per un breve periodo anche Nappy Brown) agli inizi degli anni ’80, intraprendendo quasi subito una carriera solista che lo ha portato ad incidere una quindicina di album per etichette anche importanti come la Alligator (dove è andato e venuto più volte), la Capricorn e la Telarc. Nato ad Atlanta, Georgia ma cresciuto in Florida, Ellis è un tipico musicista del Sud degli Stati Uniti, ma è anche un grande ammiratore di quello che si definisce “british blues”, Yardbirds, Animals, Cream, Stones, e molti altri, in più i suoi dischi, in passato, sono stati prodotti da Tom Dowd e Eddy Offord, gente che ha lavorato con Eric Clapton, Lynyrd Skynyrd, Derek and The Dominos, Allman Brothers, Rory Gallagher, Yes, tanto per non fare nomi, e tra coloro che sono stati ospiti dei suoi album ci sono musicisti come Chuck Leavell, Peter Buck e Derek Trucks (qui da bambino) http://www.youtube.com/watch?v=Y01jR5XXzQo .

ellis haynes trucks

Se girate sul suo sito ci sono delle foto (anche recenti) che lo ritraggono sul palco proprio con Trucks, Warren Hayes e gli altri Allmans, e dalle facce compiaciute dei musicisti non sembra capitato lì per caso http://www.youtube.com/watch?v=YL8ITfkGTQ0 . Ho recensito parecchi suoi CD per il Buscadero in passato, anche l’ultimo per la Alligator (che poi non gli ha rinnovato il contratto), Speak No Evil, uscito nel 2009, peraltro molto buono. Lo scorso anno ha pubblicato per la sua etichetta, la Heartfixer (dove erano usciti i primi dischi, una vita fa) Get It, un disco tutto strumentale http://www.youtube.com/watch?v=bFtzUuoN3cM  che non mi aveva convinto fino in fondo (anche se suonato benissimo), proprio perché Tinsley Ellis è uno di quei rari chitarristi in circolazione nel rock-blues che ha anche una bella voce, potente e profonda, con qualche similitudine con Chris Rea se avesse preso il suo amore per il blues più seriamente.

tinsley ellis 1

Come chitarrista non si discute, qui siamo alla pari con gente come Clapton, Beck e soci, tecnica sopraffina e grinta notevolissima, un suono decisamente rock, soprattutto in questo disco, ma anche capace di sposare il blues primo amore, il southern rock più genuino e anche spunti R&B. Accompagnato da una band di ottimi musicisti in questo Midnight Blue, Ted Pecchio al basso, della Tedeschi Trucks Band e Kevin McKendree e Lynn Williams, rispettivamente tastierista e batterista del gruppo di Delbert McClinton, Ellis ha scritto i dieci brani che compongono il disco, come quasi sempre nei suoi dischi solo materiale originale. L’iniziale If The River Keeps Rising parte con un timido arpeggio acustico e poi diventa subito una poderosa cavalcata elettrica con la chitarra di Tinsley, in modalità slide, a macinare rock-blues come solo lui (e pochi altri) sanno fare, organo e sezione ritmica lo coadiuvano in modo perfetto, se amate il genere è una vera goduria.

tinsley ellis 2

Mouth Turn Dry rievoca il sound di gente come i Chicken Shack di Stan Webb, heavy rock anni ’70 di ottima fattura, che picchia duro ma con classe, non sono necessariamente due cose incompatibili. Surrender è una bella rock ballad con venature rhythm and blues ( i due amici di McClinton conoscono bene l’argomento) con un attacco che ricorda in modo impressionante la musica dello spot della Nespresso (pubblicità gratuita), fateci caso, potrebbero sostituirla con questa, che è pure meglio e la chitarra viaggia sempre che è un piacere. It’s Not Funny sembra un pezzo del Clapton primi anni ’70, in trasferta a New Orleans, la chitarra ha sempre quel suono pieno e corposo, ricco di sfumature, ciò che solo i grandi solisti sanno estrarre dal loro strumento, normale o slide non importa. See No Harm è uno slow di quelli da prendere ed incorniciare, con il supporto del piano di Kevin McKendree Ellis provvede a dimostrare come si suona o’blues! The Only Thing è un altro brano dalle influenze claptoniane, più Cream qui, duro e cattivo, ma che chitarra ragazzi!

tinsley ellis 3

In Peace And Love, altro pezzo di rock classico, forse un po’ di maniera, Tinsley Ellis duetta con sé stesso, sdoppiandosi anche al wah-wah mentre Harder To Find ha un sound più vicino al Clapton anni ’80 (ancora, ebbene sì), forse non il migliore, ma il brano è piacevole, potrebbe avere un futuro radiofonico (magari!) http://www.youtube.com/watch?v=qLweMeTi0oY . That’s My Story è un boogie-rock di impianto southern, tipo i vecchi ZZ Top, quelli migliori. Kiss Of Death invece pure, sembra Blue Jean Blues part 2 o Since I’ve Been Loving You, trattasi di slow blues http://www.youtube.com/watch?v=Ty2qEVlwBG0 , di quelli tosti ed incendiari, cantato e suonato con grande maestria, da uno di quelli bravi, non posso che confermare, “guitar heroes” così non se ne fanno quasi più!

Bruno Conti

Una Voce Magica Per Cuori Sensibili! Sarah Gillespie – Glory Days

sarah gillespie glory days

Sarah Gillespie – Glory Days – Pastiche Records

Stalking Juliet (09), l’esordio di Sarah Gillespie, è stato uno dei tanti miei innamoramenti musicali, bissato poi dal seguente In The Current Climate (11) e da un’introvabile EP The War On Trevor  (12). Per quelli che (purtroppo) non la conoscono, dovete sapere che Sarah è nata a Londra da madre americana e padre inglese, e sballottata tra Inghilterra e Stati Uniti, qui si è trasferita al compimento dei diciotto anni, viaggiando molto e assimilando le influenze musicali di grandi nomi come Bessie Smith, Bob Dylan, Cole Porter e molti altri bluesmen e jazzisti. Tornata a Londra la Gillespie (in occasione di un suo concerto al famoso Ronnie Scott’s), incontra il sassofonista Gilad Atzmon (che poi diventerà suo produttore), che la porta a suonare in tutti i locali, jazz club e pub dell’Inghilterra, con la critica che finalmente si accorge di questo talento, che nella sua musica mischia jazz, folk ed elementi mediorientali in un mix di poesia, con testi intensi ed immediati.

sarah gillespie gilad atzmon

Questo nuovo lavoro Glory Days http://www.youtube.com/watch?v=DueiVNLx7T4 , prodotto dal polistrumentista di origine israeliana Gilad Atzmon al sassofono, fisarmonica, clarinetto e chitarre elettriche, oltre a Sarah chitarra e voce, si avvale di musicisti di grande valore  come Enzo Zirilli (che risiede e lavora stabilmente a Londra da anni) alla batteria e percussioni, il fido Ben Bastin al contrabbasso, Kit Downes al pianoforte e Marcus Bates al corno francese, alle prese con una serie di canzoni tutte scritte dalla penna di Sarah Gillespie (eccetto il famoso conclusivo traditional St.James Infirmary).

sarah gillespie gilad atzmon 1

Una chitarra acustica introduce Postcards To Outer Space, il brano di apertura dell’album, una performance per voce e chitarra, di impronta “mitchelliana” http://www.youtube.com/watch?v=u0XiTjLEmYo ,seguita dalla title track Glory Days (nessuna relazione con il brano di Springsteen), dedicata alla defunta madre Susan Ann Broyden, una perfetta folk-song, con fisarmonica e corno francese a dettare il ritmo, mentre Sugar Sugar è un altro esempio di melodia folk jazz, che valorizza le capacità della band http://www.youtube.com/watch?v=1icYP1xs5ng .Oh Mary è il secondo brano per chitarra e voce, dove si dimostra la bravura di strumentista di Sarah http://www.youtube.com/watch?v=8AAc4Yl2px4 , mentre il valzer Signal Failure viene ripescato dall’EP The War On Trevor http://www.youtube.com/watch?v=CFWRPrBsR-g , per poi passare all’arrangiamento esotico e sensuale di The Bees And The  Seas, con la fisa di Atzmon e gli strumenti di Bastin e Zirilli sugli scudi. Si riparte con una canzone politica The Soldier Song (storia di un disoccupato, che si arruola nell’esercito per avere una retribuzione), cui fanno seguito le atmosfere “jazzate” di Babies And All That Shit, per  poi chiudere con St.James Infirmary, rifatta in una chiave New Orleans, dove il clarinetto di Gilad e la voce languida di Sarah, valorizzano un brano immortale.

sarah gillespie

Sono sempre più convinto che per trovare dei talenti come Sarah Gillespie bisogna rivolgersi nei circuiti indipendenti (e non nei contesti televisivi di successo sopravvalutati come X Factor), e la dimostrazione è questo Glory Days, dove la Gillespie confeziona piacevoli e raffinate ballate acustiche, accompagnate dalla chitarra, mischiando blues e jazz, gypsy swing e una spruzzata di “vaudeville”, con qualità che l’assimilano a quella nobile tradizione di cantautrici storiche, per volare alto, come Judee Sill, Karen Dalton e la già menzionata Joni Mitchell. Per chi scrive, un talento da tenere d’occhio (quindi non solo Laura Marling)!

Tino Montanari  

*NDB Anche questo album è uscito a giugno dello scorso anno e fa parte dei “recuperi” del Blog di dischi interessanti di cui non si era parlato per vari motivi. Come ha detto qualcuno, la buona musica non ha una data di scadenza, come il latte e lo yogurt, quindi buon ascolto, se vorrete e la ricerca prosegue!

Novità Di Gennaio Parte Ib. Sharon Jones, Blood, Sweat And Tears, James Vincent McMorrow, Buddy Guy And Junior Wells, Jennifer Nettles, Gaslight Anthem

sharon jones give the peoplebuddy guy and junior wells play the blues

Ecco la seconda parte delle novità in uscita questa settimana.

Partiamo con il nuovo CD di Sharon Jones And The Dap-Kings. La cantante nera americana approda al suo quinto disco per la Daptone Records. Doveva uscire nel 2013 ma era stato posticipato a causa del cancro al cancreas che l’aveva colpita. Sembra che la malattia sia stata risolta, tanto che sarà presto in tournée con li suo gruppo (la dimensione ideale per vederla e sentirla, una vera forza della natura). Comunque il soul verace ed old school si apprezza in pieno anche in questo Give The People What They Want: volete soul? volete soul? Sì, eccolo, 10 brani tosti, poco meno di 35 minuti di musica (nelle versioni Deluxe, peraltro di non facile reperibilita e per il dowload ci sono 2 brani in più e un video) http://www.youtube.com/watch?v=PrOYkHjdpdM . Tra l’altro se andate al cinema in questo periodo la potrete vedere nel nuovo film di Martin Scorsese, The Wolf Of Wall Street, mentre canta Goldfinger in pieno stile James Bond http://www.youtube.com/watch?v=AxIhhgzBY_Q . In ogni caso se vi piacciono il soul e il R&B classici non cercate troppo, o lei o Charles Bradley, con una punta abbondante di preferenza per Sharon.

Buddy And Guy And Junior Wells Plays The Blues è uno dei dischi di blues elettrico più belli di sempre: nella versione “normale” singola è regolarmente in produzione, su etichetta Rhino, però la Handmade, alcuni anni fa, ne aveva pubblicata una versione doppia Deluxe in edizione limitata e numerata non più disponibile. Ora la Friday Music ripubblica, sempre in versione doppia Deluxe e limitata (ma allora è un vizio) questo classico del Blues http://www.youtube.com/watch?v=kmOZl1tnxNs . Il disco, uscito in origine nel 1972, è famoso, anche e soprattutto, perché è co-prodotto da Tom Dowd ed Eric Clapton, che suona naturalmente nel disco insieme a Dr.John e Mike Utley alle tastiere, la J.Geils Band e A.C.Reed al sax. Nella versione doppia potenziata ha 23 tracce, 13 in più di quella singola, che comunque, se le vostre finanze non ve lo permettono, va benissimo lo stesso. In ogni caso è un gran disco!

blood sweat and tears complete columbia singlesjames vincert mcmorrow post tropical

Questo doppio CD dei Blood, Sweat And Tears The Complete Columbia Singles ad essere sinceri è già uscito da un paio di mesi, però visto che non ne avevo ancora parlato lo faccio ora. Pubblicato dalla Real Gone Music, come da titolo, raccoglie tutti i singoli pubblicati dalla band fondata da Al Kooper e poi guidata per lunghi anni da David Clayton-Thomas. Dei BS And T sono uscite, nel corso degli anni, le ristampe più o meno di tutta la discografia (i primi due album imprescindibili) ma per l’occasione, per rompere gli ex ministri Maroni ai completisti, l’etichetta ha inserito cinque versioni di brani che appaiono per la prima volta in CD. Questa è la tracklist:

Disc One

I Can’t Quit Her

House in the Country

You’ve Made Me So Very Happy

Blues—Part II

Spinning Wheel

More and More

And When I Die

Sometimes in Winter

Hi-De-Ho

The Battle

Lucretia Mac Evil

Lucretia’s Reprise

Go Down Gamblin’

Valentine’s Day

Lisa, Listen to Me

Cowboys and Indians

 

Disc Two

So Long Dixie

Alone

I Can’t Move No Mountains

Velvet

Roller Coaster

Inner Crisis

Save Our Ship

Song for John

Tell Me That I’m Wrong

Rock Reprise

Got to Get You into My Life

Naked Man

No Show

Yesterday’s Music

You’re the One

Heavy Blue

James Vincent McMorrow chi è costui? E’ un cantante irlandese molto interessante che per registrare questo suo secondo album, Post Tropical, se ne è andato a Torneo (giuro!), un piccolo paesino tra El Paso, Texas ed il confine messicano. L’etichetta è la Believe Recordings distr. Emi/Universal, Vagrant negli USA e l’album mi sembra molto interessante, cantato con una voce in falsetto pazzesca  che ha fatto scattare paragoni con Bon Iver e James Blake (ma al sottoscritto piace molto di più questo signore) questo è il video di Cavalier http://www.youtube.com/watch?v=j0DvjgagJko e questa la versione Live a dimostrazione che sa anche cantare, non è un prodotto creato in studio http://www.youtube.com/watch?v=JOYAXJpjyYw. Un poco neo-soul furturistico ma non è l’unica canzone bella del disco http://www.youtube.com/watch?v=jgE3AengS0A

jennifer nettles that girlgaslight anthem live in london dvd

In tutt’altro genere altro nome nuovo (va beh, facciamo seminuovo) è quello di Jennifer Nettles, la cantante degli Sugarland, una band di country-pop popolarissima negli Stati Uniti. Perché ve ne parlo? Perché il disco, That Girl,  che esce per la Mercury Nashville/Universal, è stato prodotto da Rick Rubin che di solito non si scomoda per le mezze calzette e contiene una versione di Like A rock http://www.youtube.com/watch?v=EqvLc1xrt3o , una delle mie canzoni preferite di Bob Seger. Non so se il resto del disco è bello (sentirò) però questa versione è notevole. Nell’album, tra il milione di musicisti utilizzati da Rubin, suona anche il tastierista dei Faces (di prossima reunion. è ufficiale lo ha confermato Rod Stewart) Ian McLagan e questo è sinonimo di qualità.

Per finire con le uscite di questa settimana un DVD: Gaslight Anthem Live In London, etichetta Island/Mercury/Universal. La copertina “sembrerebbe” un omaggio a London Calling dei Clash (ma giusto quel poco) però sono indeciso se consigliarvelo, il concerto sarebbe anche bello, però, cazzarola, neanche 40 minuti per un video non sono pochini? Mah…allora meglio questo http://www.youtube.com/watch?v=p8ttMVE04dU che è gratis e dura di più.

Alla prossima.

Bruno Conti

 

Novità Di Gennaio Parte Ia. Railroad Earth, Blackie And The Rodeo Kings, Mary Chapin Carpenter, Lucinda Williams, Mark Lanegan, Poco

railroad earth last of the outlawsblackie and the rodeo kings south

Con l’anno nuovo riparte la rubrica dedicata alle novità discografiche, dopo la lunga pausa, praticamente dalla prima decade di dicembre a metà gennaio non era più uscito quasi nulla, se non alcuni dischi “minori”, ma non per questo meno interessanti, recensiti con Post as hoc. Come pure alcuni dischi come Springsteen, Rosanne Cash (devo ammettere che, avendo visto finalmente la confezione della versione Deluxe singola di The River And The Thread, veramente bella, per una volta, sono d’accordo con la casa discografica che ha realizzato questa confezione, costa, ma ne vale la pena, oltre che per i contenuti eccellenti), Bocephus King e altri, sono stati recensiti in anteprima. Alcuni cofanetti di prossima uscita hanno avuto lo spazio delle anticipazioni a lunga gittata, per cui nel confermarvi che i tre dischi sopra citati, oltre al volume 12B della serie dei singoli della Motown sono usciti ieri, 14 gennaio, vediamo cosa altro c’è, diviso in due parti, visto che i titoli interessanti (almeno per il Blog, poi esce altro che non ci interessa) sono parecchi (e alcuni di questi sicuramente avranno diritto anche ad una recensione personalizzata)!

Dall’America il nuovo CD dei Railroad Earth, si chiama Last Of The Outlaws esce su etichetta Black Bear e conferma la band di Todd Sheaffer e John Skehan tra le più interessanti in ambito Bluegrass/Country/Rock/Jam http://www.youtube.com/watch?v=cKxYLjj6tdg  . Cè un lungo brano All That’s Dead May Live Again, diviso in quattro parti, che supera i dieci minuti di lunghezza e anche Grandfather Mountain sfiora i nove minuti, ma in alcuni brani mi sembra di scorgere anche un lavoro più rifinito e minuzioso a livello di canzoni, con dei brani che ricordano, per certi versi, anche i vecchi pezzi dei migliori Poco, quelli degli inizi, con un occhio pure alla melodia. Bel disco in ogni caso http://www.youtube.com/watch?v=5UzLANcRML4

Dal Canada arriva il nuovo disco, South, il settimo o l’ottavo (a seconda se Let’s Frolic e Let’s Frolic Again valgono per uno o per due) dei Blackie And The Rodeo Kings, dopo il bellissimo Kings And Queens del 2011, quello delle collaborazioni con tante voci femminili http://discoclub.myblog.it/2011/07/20/blackie-and-the-rodeo-kings-re-e-regine/. Questa volta Stephen Fearing, Colin Linden e Tom Wilson, in rigoroso ordine alfabetico, rivolgono la loro attenzione al suono del Sud degli Stati Uniti (anche se il primo brano si chiama North http://www.youtube.com/watch?v=VbI0pFbkEF0da qualche parte bisogna pur partire) e, manco a dirlo, ancora una volta centrano l’obiettivo, con la loro miscela di country, rock, roots music, un pizzico di blues, tre belle voci e penne http://www.youtube.com/watch?v=g8JvKDoQvi0 . L’etichetta non è più la gloriosa True North dei tempi passati e neppure la Dramatico dell’ultimo disco ma una nuova File Under Music, un nome, un auspicio, basta aggiungere good e poi partire alla ricerca del disco.

mary chapin carpenter songs from the movielucinda williams lucinda williams

Altre due uscite che riguardamo in questo caso voci femminili. Il primo è il nuovo disco di Mary Chapin Carpenter, Songs From The Movies, etichetta Zoe Music/Rounder/Universal, è uscito ieri 14 gennaio http://www.youtube.com/watch?v=McLl3UUl67k . Si tratta delle rivisitazione in chiave orchestrale di alcuni brani classici del repertorio della cantante americana, con gli arrangiamenti a cura di Vince Mendoza, una orchestra di 63 elementi e un coro di quindici, più la partecipazione, tra gli altri, di Peter Erskine, Luis Conte e Matt Rollings. Registrato agli Air Studios di Londra, proprio quelli fondati da Goerge Martin. Forse vi sarà capitato di leggere delle recensioni non particolarmente favorevoli dell’album, per non dire negative, dopo quelle entusiatiche che avevano accolto il precedente Ashes And Roses (http://discoclub.myblog.it/2012/06/10/un-gusto-acquisito-mary-chapin-carpenter-ashes-and-roses/), mentre altri, tra cui il famoso sito Allmusic, ne parlano in termini entustiatici. Come saprà chi legge questo Blog io sono un grande estimatore della cantante di Washington, DC (ma nata a Princeton, NJ) ma devo dire che questa volta, pur avendo sentito il disco un po’ frettolosamente sono più d’accordo con le recensioni negative, anche se non in modo radicale. In effetti è un po pallosetto, ma non così brutto e noioso come dipinto, e nessuna delle nuove versioni è superiore a quelle originali, insomma Joni Mitchell con Travelogue aveva fatto decisamente meglio. Comunque proverò a sentirlo meglio, in caso lo recensisco.

Per Lucinda Williams si tratta della ristampa, in versione doppia Deluxe, dell’omonimo Lucinda Williams, uscito in origine nel 1988 e poi ristampato una prima volta in CD nel 1998 per la Koch Records, con alcune bonus tracks. Si tratta del terzo album della discografia della Williams, quello con Passionate Kisses, brano casualmente portato al successo proprio dalla Mary Chapin Carpenter di cui leggete qui sopra http://www.youtube.com/watch?v=IMGMT3_Dx4k . E anche Changed The Locks aveva avuto una cover di pregio da parte di Tom Petty nella colonna sonora di She’s The One. Quindi un disco di quelli belli, da non confondere con i due acustici degli esordi registrati a cavallo fine anni ’70, primi anni ’80. Il remastering è stato finanziato con l’ormai collaudato sistema del crowdfunding attraverso Pledge Music e nel secondo dischetto c’è un intero concerto registrato a Eindhoven in Olanda nel 1989 con Gurf Morlix alla chitarra, più altri sei pezzi sempre registrati dal vivo per varie emittenti radiofoniche http://www.youtube.com/watch?v=g1sob8iICHw . Esce per la Thirty Tigers e costa poco più di un singolo, quindi direi che si può, anzi si deve, fare. Bello, anzi bellissimo!

mark lanegan has godpoco legend inidan summer

Per finire due ristampe, anzi una antologia con rarità e un twofer, 2in1.

Mark Lanegan esce con questo doppio Has God Seen My Shadow? An Anthology 1989-2011, pubblicata dalla benemerita Light In The Attic, raccoglie materiale tratto dai suoi album solisti e dalle varie collaborazioni, nel corso degli anni, con Isobel Campbell, Soulsavers, Queens Of The Stone Age e Gutter Twins, 20 brani in tutto, più un secondo dischetto con 12, dicasi dodici, brani inediti http://www.youtube.com/watch?v=t6Mex48Eixk . Questo il contenuto:

Disc 1:
Bombed
One Hundred Days
Come To Me
Mirrored
Pill Hill Serenade
One Way Street
Kimiko’s Dream House
Low
Resurrection Song
Shiloh Town
Creeping Coastline Of Lights
Lexington Slow Down
Last One In The World
Wheels
Mockingbirds
Wild Flowers
Sunrise
Carnival
Pendulum
The River Rise

Disc 2 (all previously unreleased):
Dream Lullabye
Leaving New River Blues
Sympathy
To Valencia Courthouse
A Song While Waiting
Blues For D (Vocal Version)
No Contestar
Big White Cloud
Following The Rain
Grey Goes Black
Halcyon Daze
Blues Run The Game (Live)
Anche questo costa all’incirca come un singolo, quindi, uomo avvisato…

Se ne parlava giusto sopra in riferimento ai Railroad Earth. Legend e Indian Summer dei Poco erano usciti negli anni ’90 e ’00 anche in versione CD, ma spesso in versioni non di grande qualità sonora, in qualche caso tratte dai dischi in vinile, a parte le edizioni giapponesi, spesso costose e di difficile reperibilità. Ora la BGO provvede a ristamparli in un unico dischetto che contiene entrambi gli album. Indian Summer, uscito in origine per la MCA nel 1977 http://www.youtube.com/watch?v=iZOuSSmkoaY (é questo quello con la ristampa orribile della Lemon, presa pari pari dal vinile) e Legend del 1978, sempre MCA, il disco di maggior successo della formazione americana http://www.youtube.com/watch?v=a1cZ05l5jrs . Forse gli ultimi due album decenti, anzi buoni, del grande gruppo country-rock per il quale ammetto una grande ammirazione, soprattutto per i dischi dal 1969 al 1974 su Epic (più il live del 1976) che secondo chi scrive, sono tra i migliori in assoluto usciti nel genere, bellissimi e spesso sottovalutati. E Keeping The Legend Alive uscito nel 2004 e poi di nuovo nel 2006 come Alive In The Heart Of The Night è un bellissimo disco dal vivo http://www.youtube.com/watch?v=yoPJdvowc5Y , con Paul Cotton, Rusty Young, George Grantham e Richie Furay in qualche brano, di nuovo in formazione, quasi la migliore formazione del gruppo dove negli anni hanno militato anche Jim Messina , Randy Meisner e Timothy B. Schmit. Se vi capita.

Alla prossima.

Bruno Conti

E Sono Tre Consecutivi, Uno Meglio Dell’Altro! Charlie Musselwhite – Juke Joint Chapel

charlie musselwhite juke joint chapel

Charlie Musselwhite – Juke Joint Chapel – Henrietta Records

Charlie Musselwhite in questi ultimi anni sta vivendo una sorta di seconda o terza giovinezza, dopo l’eccellente The Well che nel 2010 lo aveva visto esordire per la Alligator e l’ottimo Get Up registrato in coppia con Ben Harper, e candidato ai Grammy nel 2013, il musicista di Kosciusco, Mississippi, probabilmente il più grande armonicista bianco vivente, e uno dei più grandi di sempre, pubblica un ennesimo album, uscito sul finire del 2013 per la piccola etichetta Henrietta Records e quindi non facilissimo da reperire http://www.youtube.com/watch?v=t1rtvFx9Ypo .

charlie musselwhite the wellben harper charlie musselwhite

Si tratta della registrazione di un concerto dal vivo tenuto nell’agosto del 2012 al Juke Joint Chapel, in quel di Clarksdale, Mississippi, uno dei luoghi di nascita del blues. Devo ammettere che il CD ad un primo frettoloso ascolto non mi era parso straordinario, “business as usual” per Musselwhite, un buon disco ma niente per cui stracciarsi le vesti. E invece, ascolto dopo ascolto, questo Live si rivela uno dei migliori della carriera di Charlie: fresco e pimpante, ancora con una voce in pieno controllo, con la consueta, innata, maestria all’armonica, accompagnato dalla propria band, che ormai lo segue da parecchi anni – Matthew Stubbs, chitarrista tra i migliori attualmente in circolazione in ambito Blues, l’eclettico June Core, batterista tra i più capaci tecnicamente, anche per il suo passato nel funk e nel jazz e il bassista Mike Phillips, solido e inesorabile nel tenere il ritmo, ma capace, di tanto in tanto, di virare le sonorità del suo strumento verso un walking bass di Motowniana memoria – Musselwhite sciorina il meglio del suo repertorio (e questo spesso fa la differenza, dal vivo o su disco) in un concerto ad alta gradazione e ricco di classici, ma non solo.

shack-up-inn

L’apertura è affidata a Bad Boy, un brano scritto da Eddie Taylor, che è l’essenza delle classiche 12 battute del Blues, cantato con convinzione da Charlie che comincia a soffiare con forza nel suo strumento, mentre Stubbs, oltre ad accompagnare, con economia di suoni, inizia ad estrarre dal suo strumento una serie di solo subito efficaci. L’atmosfera si scalda subito e la band si lancia in una rivisitazione di Roll Your Moneymaker (non Shake!), con la chitarra pungente di Stubbs ancora in evidenza, e tutto il gruppo che risponde alle esortazioni vocali del leader con un arrangiamento corale di rara efficacia. Il primo momento topico del disco (già notevole fino ad ora) è una versione da train time di un brano di Tony Joe White, As The Crow Flies, che ben si adatta alle dodici battute, Core è prodigioso dietro i suoi tamburi e i due solisti si lanciano in acrobatiche improvvisazioni sonore che deliziano il pubblico presente e noi ascoltatori privilegiati http://www.youtube.com/watch?v=ElUh83Z2QYc . Gone Too Long serve per prendere il fiato un attimo http://www.youtube.com/watch?v=BJEDkDaS18M  prima di lanciarsi in una lunga e travolgente versione di It Ain’t Right, uno dei cavalli di battaglia di Little Walter (e di Musselwhite), presa di petto a ritmi ancora più frenetici della cover di White, qui il tempo del treno è quello di un rapido in piena corsa, con l’armonica in grado di acrobazie sonore veramente letali, sembra di essere tornati ai tempi della prima Charley Musselwhite’s Southside Band, quella che esordiva su Vanguard nel lontano 1967, quest’anno, a fine gennaio, sono 70 gli anni anche per il nostro amico, ma dall’energia profusa non si direbbe.

charlie musselwhite 1

Inutile dire che anche Stubbs ci dà dentro alla grande. Poi si lanciano in Strange Land, il primo brano a portare la firma del titolare del disco, ma che per il drive alla Bo Diddley che gli appioppano con una vigoria inconsueta, potrebbe essere la versione abbreviata di Who Do You Love tratta da Happy Trails, con armonica aggiunta e con Stubbs che fa i numeri, notevole. E non è finita, Blues Overtook Me, una sorta di biografia in musica della vita del grande bluesman, a tempo di classico Chicago Blues, quello che ha sempre frequentato, anche quando ha lasciato la fredda Chicago per il calore della California http://www.youtube.com/watch?v=pm9LgnwCRJE . River Hip Mama ha la vigoria del blues dei primi Stones, quando idolatravano la musica che giungeva dall’America, breve e concisa http://www.youtube.com/watch?v=brLtg-ktC4A , prima di concedersi ad un suono più classico per la successiva Blues Why Do You Worry Me? Per variare il menu, Feel It In Your Heart, dai ritmi spezzati, ha quasi un flavor country & western misto a sapori latini, il tutto applicato al blues. I’m Going Home è un altro bel esempio di 12 battute classiche condite con i tempi del rock, coinvolgente e diretto e precede la conclusione immancabile dei concerti di Musselwhite, Christo Redentor, uno strumentale nel repertorio della band fin dai tempi in cui Harvey Mandel era la chitarra solista del gruppo, l’unico lento della serata, ma che finale, tra blues, jazz ed improvvisazione allo stato puro, quasi un peccato che finisca così presto. E anche Charlie fa triplete!  

Bruno Conti