Ricominciamo Pure, Con Un Gruppo Di Irlandesi “Malati” D’America! Bap Kennedy – Let’s Start Again

bap kennedy let's start again

Bap Kennedy – Let’s Start Again – Proper/Ird 2 CD Deluxe Edition

Come sembrerebbe suggerire il titolo, questo Let’s Start Again (sesto album di materiale originale, dicono quelli che parlano bene, ma se ne ha anche fatto uno, Hillbilly Shakespeare, che erano tutte cover di Hank Williams, a casa mia sono sette) potrebbe essere una ennesima ripartenza per la carriera di Bap Kennedy, con tutto che ultimamente, dopo una carriera di alti e bassi, le cose sembrano andare piuttosto bene per il musicista irlandese. L’ultimo album, The Sailor’s Revenge, prodotto da Mark Knopfler e di cui trovate la recensione sul Blog (http://discoclub.myblog.it/2012/02/14/dall-energia-del-frutteto-alla-vendetta-del-marinaio-bap-ken/), insieme alle note biografiche e ad un breve excursus sulla discografia (l’unica cosa che posso aggiungere, ad integrazione, è che il fratello è Brian Kennedy, altro bravo musicista, collaboratore in passato di Van Morrison, ma musicalmente abbastanza lontano dallo stile del nostro), aveva avuto ottime recensioni e un discreto riscontro di vendite, sempre nell’ambito di una piccola label di successo come è la Proper. Per questo nuovo album Bap ha preferito circondarsi dei musicisti della sua band, qualche ospite, ma nessuno dal nome eclatante, bravi però, ovviamente l’immancabile moglie Brenda Boyd Kennedy, che oltre a suonare il basso e occuparsi delle armonie vocali, ha anche realizzato la foto della copertina del CD. Il tutto è stato registrato in Irlanda del Nord, con il co-produttore abituale e vecchio pard, Mudd Wallace (quando non ci sono in ballo amici famosi!) e il risultato è, stranamente, il disco con il suono più americano, o se preferite “Americana”, della carriera di Kennedy, quasi nessuna traccia delle melodie celtiche e irlandesi che apparivano in Sailor’s Revenge , un sound comunque molto rootsy, per una decina di belle canzoni che confermano il talento dell’ex Energy Orchard.

https://www.youtube.com/watch?v=qEfSAYotVdQ

L’ho ascoltato parecchie volte, è un po’ di tempo che ci giro attorno come ascolti, e, parere personale, mi sembra un filo inferiore al suo predecessore, che forse era più malinconico e maestoso (ma secondo altri questo Let’s Start Again è invece migliore dell’album del 2012, punti di vista rispettabili): diciamo che il disco si riavvicina musicalmente agli esordi solisti di Domestic Blues, il disco prodotto da Steve Earle ( il nostro Martin ha sempre avuto delle ottime frequentazioni, anche con Van Morrison, col quale ha firmato un brano in passato, oltre ad essere entrambi di Belfast). Le prime due canzoni hanno un sound che per certi versi mi ha ricordato (rispettabili anche le mie impressioni?), chissà perché, tra i tanti, il Bob Dylan degli anni ’70, soprattutto la seconda, Revelation Blues, che con il suo violino insinuante (John Fitzpatrick), ricorda i ghirigori di Scarlet Rivera in Desire, anche se la voce di Bap è ovviamente diversa da quella di Bob, ma il ritmo incalzante, i tocchi di mandolino e pedal steel, possono ricordare lo Zimmy ai limiti del country tzigano  . E già nell’ottima iniziale Let’s Start Again, questo suono delle radici “americane” è molto marcato, pedal steel a manetta (o a pedale schiacciato a fondo, se preferite), un bell’organo, mandolino, chitarre acustiche, la brava Brenda Boyd che fa la Emmylou Harris della situazione, tutto molto bello e dylaniano.If Things Don’t Change è più Lovettiana, nel senso di Lyle, o comunque texana (aggiungere nomi a piacere), un western swing cantautorale, delicato e divertente, con i vocalisti di supporto che si divertono quasi in modalità doo-wop, la pedal steel che continua ad impazzare ed una levità di fondo deliziosa.

King Of Mexico, fin dal titolo, ci porta sulla mexican border, la linea di confine con il Messico, una fisarmonica sbarazzina, gli strumenti a corda in evidenza, un pianino delicato suonato da John McCullough che raddoppia la fisa canonica, coretti da baffuti messicani, il tutto dalla verde Irlanda, potrebbe essere un brano dei Los Lobos, La Bamba al rallentatore. Song Of Her Desire è una ballata quasi sussurrata, questa volta in punta di dobro, sempre con quel leggero train sonoro incalzante che dà l’impressione di una musica sempre in movimento, in ogni caso altra ottima canzone. Fine prima parte, la migliore!

Nei vecchi dischi ci sarebbe una pausa per cambiare la facciata del vinile, che volendo esiste e passare a Radio Waves, un bel valzerone country dallo spirito upbeat, con gli sha-la-la dei coristi che gli danno quell’aria demodè che andava sulle vecchie onde radio, mandolini, pedal steel e una chitarrona twangy intensificano lo spirito campagnolo del brano e tutto scorre molto piacevolmente, ma forse manca quello spirito malinconico del disco precedente. Che è successo? Sono andato a bere un bicchiere d’acqua, torno e qualcuno mi ha cambiato il CD e mi ha messo Lyle Lovett & His Large Band, scusate controllo. No, in effetti è sempre quello di Bap Kennedy, Heart Trouble il brano, ma l’effetto swing di violini, steel, mi pare anche un vibrafono, l’immancabile piano, coretti ancora doo-wop, ricorda il texano dalla strana pettinatura. Under My Wing introduce ritmi caraibici, direi calypso addirittura, ma suonato in qualche balera sul confine tra Messico e Texas, cantato con quella voce da irlandese triste che è nelle corde del nostro amico Bap, i soliti sha-la-la, un bel mix di generi . Strange Kid è nuovamente un country-swing-rock (si può dire? ma sì!), mandolini, chitarrine, violini, dobro e vocine delicate si sprecano in questa ulteriore piacevole rimpatriata nelle radici del suono americano. Ancora  country caraibico, più Buffett che Lovett per l’occasione, per una disincantata e divertente Fool’s Paradise. Si conclude con Let It Go, che per uno che ha fatto un intero disco di brani di Hank Williams era quasi inevitabile ed immancabile, con la moglie Brenda a fare la seconda voce, come dei novelli Gram e Emmylou, e vai con violino e pedal steel, maestro.

In definitiva un bel dischetto. Potete, anzi dovete, comprare la Deluxe Edition doppia, visto che costa poco di più, anche se poi le chicche sono solo due versioni inedite acustiche di un paio di brani da The Sailor’s Revenge,Jimmy Sanchez e Please Return To Jesus, le altre nove sono una sorta di greatest songs dagli album precedenti. La mia preferenza l’ho già espressa all‘inizio, ribadisco, ma averne comunque di dischi così. Esce ufficialmente domani 4 febbraio.

Bruno Conti

Ricominciamo Pure, Con Un Gruppo Di Irlandesi “Malati” D’America! Bap Kennedy – Let’s Start Againultima modifica: 2014-02-03T21:55:28+01:00da bruno_conti
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