Cathy Lemons – Black Crow – Vizztone
Cathy Lemons non è una “giovane pischella del bigoncio” è una veterana (“Mistress of The Blues” recita il suo sito) che da oltre 25 anni si muove in quel territorio che sta tra Blues (principalmente), soul, rock, funky e un pizzico di gospel. Nella sua carriera ha cantato con Stevie Ray Vaughan, John Lee Hooker (già nel lontano 1987), Tommy Castro, Anson Fundeberbergh, con cui ha mosso i primi passi, Doug James e Volker Strifler che appaiono anche come ospiti in questo Black Crow, il terzo album della sua discografia.
Definita una sorta di Howlin’ Wolf in gonnella e dalla voce vellutata e ipnotica, ma le iperboli sono all’ordine del giorno, soprattutto nella critica blues, direi che si tratta “semplicemente” di una brava cantante, tanto per avere una idea potremmo essere più o meno dalle parti di una Janiva Magness (forse non così brava, per onestà): nativa del Wisconsin, ma cresciuta musicalmente in Texas (dove ha conosciuto Funderburgh e SRV), la Lemons, già dalla seconda metà degli anni ’80 opera soprattutto nella Bay Area, San Francisco e dintorni. Anche la brava Cathy, come altre donne nel blues, pure la Magness appena citata, è stata una “late starter”: il primo disco, Dark Road è uscito nel 2000, quando di anni ne aveva già 42 (sempre dire l’età delle signore, per par condicio). Il secondo, Lemonace, esce nel 2010, poi ha sciolto la sua partnership musicale ed affettiva con il bassista Johnny Ace, che durava da 17 anni ed è iniziata la parte tre della sua carriera, con dolori d’amore e nella vita che sono spesso l’oggetto di canzoni struggenti e ricche di pathos: la nostra amica Cathy ne ha scritte sei per questo nuovo album, registrato con la sua nuova band che vede Stevie Gurr alla chitarra, Paul Olguin al basso (che ha lavorato con Maria Muldaur e Bonnie Raitt, altre due donne che trattano bene l’argomento), Theron Person alla batteria, Kevin Zuffi alle tastiere, tutti bravi ma non particolarmente conosciuti, più Doug James al sax (dalla band di Jimmie Vaughan e dai Roomful Of Blues).
Il risultato è un disco solido e piacevole, uscito da poco per la Vizztone, una etichetta che ultimamente ha pubblicato i lavori di Bob Corritore, Candye Kane, della Ruff Kutt Blues Band, Dave Riley, in passato Bob Margolin, che è uno dei fondatori della piccola casa, ed è una certezza in questo ambito musicale. Il suono è bello pimpante, come la voce, quindi si parte con una I’m A Good Woman, scritta da Kim Wilson, un bel errebì dal groove poderoso, con ritmica e gli interventi delle due chitarre e del sax che sostengono la voce sicura e grintosa della Lemons https://www.youtube.com/watch?v=eWPlwi88c_w . Ain’t Gonna Do It ha un’aria più country got soul, porta la firma di Kieran Kane ed è più rilassata della precedente ma sempre ben arrangiata, con armonica e chitarre che si dividono la scena, nell’arrangiamento molto memphisiano. La title-track, Black Crow, è una bella ballata quasi di stampo sudista, potrebbe ricordare certe cose à la Lynyrd Skynyrd o Gregg Allman, rarefatte ma ricche di atmosfera, con quei crescendo tipici delle migliori cose del genere https://www.youtube.com/watch?v=ycrCDnswEDE . Stevie Gurr si divide tra chitarra ed armonica, come nell’ottima Hip Check Mama, a tempo di boogie, dove tutta la band ci dà dentro di gusto e la Lemons arrochisce la sua voce, tra Raitt e Magness, per rendere più rovente il tono della canzone.
Non manca uno slow super classico come You’re In My Town Now dove Cathy gigioneggia come richiesto dal tipo di canzone, con Gurr alla chitarra e Zuffi al piano che la istigano nel giusto modo. Notevole anche la cover di It All Went Down The Drain un brano di Earl King che riceve nuovamente quel trattamento country-soul, tra New Orleans e Memphis anche grazie alla chitarra slide di Volker Strifler, che aggiunge quel pizzico di pepe alle procedure, molto bella, come la precedente peraltro. The Big Payback è proprio quella di James Brown, e quindi vai col funky, chitarrina con wah-wah, voci femminili di supporto, il sax di Doug James, il piano, tutti perfetti nel titillare la Lemons, che ci mette del suo https://www.youtube.com/watch?v=qMtrS6n2hfI . I’m Going To Try è un’altra ballatona di quelle emozionanti, un poco Etta e un poco Janis, con chitarra, organo e sax che disegnano le loro linee per permettere la migliore resa alla voce di Cathy Lemons. Texas Shuffle, come da titolo, è un omaggio all’arte di SRV, un bel blues con la chitarra di Volker Strifler che pompa alla grande. Ancora le dodici battute in evidenza con The Devil Has Blue Eyes, un brano che riprende le leggende dei classici di Robert Johnson, solo voce, acustica ed armonica, usati con gusto e perizia, che sono i tratti più evidenti di questo bel disco. Un altro nome da tenere d’occhio, prendere nota!
Bruno Conti