Giovanotti Di Belle Speranze! Matthew Curry And The Fury – Electric Religion

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Matthew Curry And The Fury – Electric Religion – matthewcurry.com

Ancora un altro giovane “fenomeno” della chitarra? Ebbene sì! Tradotto in soldoni, trattasi di un nuovo chitarrista (e cantante) che si affaccia sulle scene del rock e del blues. Per fortuna ce ne sono sempre di nuovi da scoprire: evidentemente anche in questi tempi duri per la “musica vera”,  tra una boy band e un talent show, quelli bravi cercano di coesistere con i “miti di plastica” e ritagliarsi un loro spazio attraverso il circuito dei concerti e il passaparola tra gli appassionati. Il giovanotto, Matthew Curry, cura anche il lato estetico, bella pettinatura, adatta ad un ragazzo di 19 anni (ma ne dimostra anche meno), però c’è anche parecchia sostanza in questo Electric Religion, che è già il suo secondo disco https://www.youtube.com/watch?v=WviBuAv7WKg . Presentato dalla stampa come un incrocio tra Joe Cocker e un giovane Jeff Beck, a chi scrive sembra piuttosto una via di mezzo tra il primo Johnny Lang, quello più genuino e ruspante e mister Stevie Ray Vaughan, via Jimi Hendrix (è un mancino), con qualche tocco southern blues. Accompagnato dalla sua band, The Fury, dove opera pure un bravo tastierista, tale Erik Nelson, Curry si scrive le canzoni insieme ai suoi soci, il bassista Jeff Paxton e il batterista Greg Neville, e pazienza se i brani ricordano molto cose già sentite, come si dice nessuno nasce “imparato”, quindi il rock classico e il blues sono, spesso anche con una patina radiofonica non fastidiosa ma che dà un tocco di contemporaneità, gli ingredienti base della ricetta di questo disco, poi ci pensano la bravura di Matthew alla solista, la sua bella voce e una notevole varietà e freschezza negli arrangiamenti e nella costruzione dei brani a farne un prodotto che vale la pena di ascoltare.

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Uno che se ne intende di queste contaminazioni tra rock classico, quello commerciale e il blues, come Steve Miller, lo ha voluto in qualità di opening act nel suo recente tour americano. Il disco di cui ci stiamo occupando è in effetti già uscito da qualche mese, ma circolando a fatica nei circuiti della musica indipendente pochi se ne sono accorti, per cui cerchiamo di dargli una piccola spintarella promozionale, visto che merita https://www.youtube.com/watch?v=KfhAtTeUExk . Il primo brano, Love Me Right, ricorda molto le sonorità del primo Johnny Lang, ma anche, se preferite, quelle di John Mayer, di Bonamassa, persino il Jeff Healey dei brani più orecchiabili, un richiamo ai Cream qui, un tocco radiofonico là, l’organo a creare un tappeto sonoro per le evoluzioni della solista, una bella voce, potente e trascinante e il gioco è fatto. Se poi Matthew Curry lascia spazio al rocker che alberga nel suo spirito, Set Me Free potrebbe essere Hey Joe come l’avrebbe fatta SRV se fosse vissuto ai giorni nostri, riff inconfondibile, solito organo, chitarra che comincia a tagliare l’aria e sezione ritmica che picchia con giudizio, niente di trascendentale ma del solido rock-blues di impronta texana.

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Introdotta dal piano di Nelson Six String Broken Heart è una bella ballata rock, sempre con la chitarra in evidenza e con la voce di Curry che dimostra una sorprendente maturità per la sua giovane età. In questa alternanza tra un rock più commerciale e il migliore blues-rock, Put One Over sembra una traccia perduta dei Double Trouble di Stevie Ray, grinta e classe a volontà, assolo di organo e poi quello di chitarra, la ricetta è proprio perfetta (scusate la rima). Hundred Dollar Feet costruita attorno ad un riff corposo di basso e batteria viene dalla scuola sudista degli ZZ Top https://www.youtube.com/watch?v=PcObdUqxTvg , chitarra che oscilla tra wah-wah e slide, voce carica di “effetti” e poi l’assolo che esplode dalle casse dell’impianto, come si diceva un tempo, ma anche oggi, play loud! JMH, un titolo che potrebbe sembrare criptico, non lo è per l’enigmista e l’appassionato di musica che convivono nel sottoscritto: non sarà per caso J come James, M come Marshall e H come Hendrix, strano! Se poi il brano cita Fire, All Along The Watchtower, Voodoo Child  nel testo, e tanti altri piccoli passaggi che rimandano alla musica del più grande chitarrista della storia della musica rock, non ultimo l’assolo selvaggio che fuoriesce dalla chitarra di Curry, il gioco è fatto.

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Anche la successiva Genevieve è molto hendrixiana, mentre Bad Bad Day è il classico slow blues che non può mancare in un disco di un virtuoso della chitarra, ben sostenuto dal piano e dall’organo di Nelson il nostro Matthew dimostra che tutto quello di buono che si dice su di lui è assolutamente meritato https://www.youtube.com/watch?v=yWmU793w3gs . Ancora un fantastico composito di Jimi e Stevie Ray per una funky Down The Line che avrebbe fatto un figurone anche su Texas Flood https://www.youtube.com/watch?v=Mq_iW2x5sNw . La conclusione è affidata a Louanna, una ballata pop-rock radiofonica che forse c’entra poco con il resto ma è comunque assai piacevole. Ci siamo capiti?!

Bruno Conti

Vecchie Glorie 13. Cactus – An Evening In Tokyo

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Nuovo capitolo della “sottocategoria” Vecchie Glorie. Sarebbe il numero 13 (anche se mi sono accorto di avere fatto due numeri 12 e due spinoff “vecchie glorie sempre in forma”): la rubrica, come i più attenti avranno notato, non tratta di ristampe o materiale d’archivio, ma di gruppi e solisti storici che si ripresentano sul mercato, più o meno nelle formazioni originali, salvo assenti giustificati perché ci hanno lasciato, con nuovi dischi o, in ogni caso, dischi in concerto, incisi in tempi recenti. I Cactus sono un caso emblematico, in quanto Carmine Appice https://www.youtube.com/watch?v=2zhuZgkDH5I  ha firmato un contratto di distribuzione con la Cleopatra Records del materiale pubblicato dalla sua Rocker Records, quindi, oltre al CD di cui state per leggere, stanno per uscire o sono usciti, un altro TKO Tokyo, Live In Japan (che sarà il prossimo a venire recensito), un Live In USA, oltre a Tim Bogert Carmine Appice Friends, questo in studio e Travers & Appice Live In Concert.

appice cactus vari

Diciamo che il “problema” dei Live dei Cactus è che i brani sono pù o meno sempre quelli, ma anche loro, come Allman, Grateful Dead, Phish e Co. vogliono dare fondo agli archivi, anche se non è proprio la stessa cosa. Partiamo con questo comunque.

Cactus – An Evening In Tokyo – Purple Pyramid/Cleopatra

Torniamo quasi agli albori della musica rock, seconda metà anni ’60, in quel di New York, una cinquantina di anni fa, nascono i Vanilla Fudge, un gruppo popolarissimo nell’America di quegli anni, non dimentichiamo che i Led Zeppelin furono il loro opening act in quel periodo dorato. Ma già nel 1969 le cose cominciavano a scricchiolare nel gruppo e Tim Bogert e Carmine Appice, la sezione ritmica, se ne volevano andare per formare un gruppo con Jeff Beck. All’epoca non fu possibile per un incidente che tenne Beck lontano dalle scene per circa un anno e mezzo (ma poi Beck, Bogert & Appice si sarebbero fatti) e quindi i due unirono le forze con Jim McCarthy, il chitarrista dei Detroit Wheels di Mitch Ryder e del Buddy Miles Express e con Rusty Day, che era il cantante degli Amboy Dukes di Ted Nugent (poi assassinato nel 1982 in un caso che coinvolgeva anche la droga, a tutt’oggi irrisolto e ancora aperto, parliamo di Day ovviamente). La band non partecipò a Woodstock, ma all’isola di Wight c’erano, registrò tre dischi con la formazione originale (e un quarto dove non c’erano Day e McCarthy). Fautori del classico hard-rock-blues che imperava all’epoca, forse non furono memorabili come i Vanilla Fudge, ma soprattutto il primo album rimane notevole.

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A questo punto procuratevi un mangianastri o un registratore a cassette (se non lo avete, chiedete a Quentin Tarantino, che pare ne abbia una collezione), schiacciate il tasto fast forward e fatevi proiettare negli anni 2000, giugno 2006 per la precisione, quando si riuniscono tre dei membri originali (uno, per i motivi di cui sopra non poté esserci), McCarthy, Bogert & Appice, con tale Jimmy Kunes, presentato come cantante dei Savoy Brown, dove peraltro fece solo una fugace apparizione nel 1986 e Randy Pratt, altro carneade, ma bravo, all’armonica https://www.youtube.com/watch?v=fuEPkeOg9rM . Da allora, a periodi alterni, come le targhe, si riformano sia i Vanilla Fudge che i Cactus, manca Tim Bogert, nel frattempo si è ritirato dalle scene e il bassista, in entrambe le formazioni, è diventato Pete Bremy. Non aspettatevi il vigore e la forza del gruppo originale, ben documentata anche dal live del 1971 Ultra Sonic Boogie, pubblicata sempre dai tipi della Purple Pyramid/Cleopatra e recensita su queste pagine virtuali dal vostro fedele, all’incirca quattro anni http://discoclub.myblog.it/2010/09/14/un-disco-del-cactus-ultra-sonic-boogie-1971/ , però … Saltate ancora nel tempo, dicembre 2012, Tokyo: il repertorio è per certi versi differente, visto che in quel caso il concerto radiofonico promuoveva l’album Restrictions, di prossima uscita, ma un paio dei “classici” sono in comune. A partire da una chilometrica Evil, con Appice e McCarthy ancora in gran forma, che fanno i numeri ai rispettivi strumenti, soprattutto Appice, un vero martello, Kunes, che è una sorta di piccolo Plant, con i dovuti distinguo, qualche forzatura di troppo, ma comunque in possesso di una voce notevole, ben utilizzata nella band https://www.youtube.com/watch?v=vDN0jlFSrqg , e poi Bro.Bill, il solito blues-rock molto tirato e cadenzato che ci permette di apprezzare l’armonica di Pratt e la chitarra di McCarthy, ma poco altro.

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Il resto viene dal repertorio del gruppo: Swim, un boogie rock ancora molto zeppeliniano, presente come Let Me Swim nel disco d’esordio, One Way…Or Another, che era la title-track del secondo album, altro lungo tour de force in salsa hard-rock che ci permette di gustare l’impatto d’assieme dei Cactus e le evoluzioni dei vari solisti https://www.youtube.com/watch?v=rsUs_S260-s . You Can’t Judge A Book By His Cover è la loro rilettura in chiave diciamo “molto energica” dello standard blues a firma Willie Dixon, altro brano che si avvicina di dieci minuti di durata, ma questo si aspettano i fan del genere, grezzo pur se efficace, con un bel call and response tra chitarra ed armonica. Alaska era su Restrictions e ci permette di godere il gruppo in un mood più rilassato e di classe, prima di approdare alle evoluzioni più psych e spaziali di una Electric Blue, che come la successiva Muscle And Soul, molto riff’n’roll, viene da Cactus V, il disco registrato nel 2006 dalla versione a guida Kunes dei Cactus, entrambe un po’ manieristiche, con tutti i clichés del genere, ma comunque godibili. Di Evil abbiamo già detto, manca all’appello il loro brano forse più celebre, la versione tiratissima di Parchman Farm, scritta da Mose Allison e che risentita ai giorni nostri ha sempre un gran bel tiro. Per concludere ancora gli oltre dieci minuti di Rock n’ Roll Children, nuovamente molto bluesata, ovviamente a modo loro, che si lascia apprezzare non solo per la grinta ma anche per il virtuosismo del gruppo, ovvero picchiano ma con classe, discorso che vale per tutto il disco.

Bruno Conti

Altro Grande Doppio Album Southern Dal Vivo (Ma Anche Triplo)! Blackberry Smoke – Leave A Scar Live North Carolina

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Blackberry Smoke – Leave A Scar Live North Carolina – 2CD o DVD 3 Legged Records – 2 CD+DVD Earache Records

Alla luce del recente, ottimo, Early Morning Shakes pensavo che la punta di diamante del nuovo southern rock statunitense fossero i Whiskey Myers http://discoclub.myblog.it/2014/02/18/vero-southern-rock-whiskey-myers-early-morning-shakes/ . E invece devo ricredermi, con questo doppio CD dal vivo i Blackberry Smoke si aggiudicano lo scettro di nuovi re del rock sudista https://www.youtube.com/watch?v=UaGoEPx1yyc . Gli ingredienti ci sono tutti, capelli lunghe, barbe, cappelli (per quanto nel live il batterista Brit Turner esibisca una vistosa bandana), ma soprattutto tante belle canzoni, tredici delle quali (tutte praticamente) provengono dal loro ultimo album di studio del 2012, The Whippoorwill, disco pubblicato anche in Inghilterra dalla Earache con due tracce in più (ed in effetti, a metà agosto, la stessa etichetta ha edito la versione europea di questo Live, con il CD ed il DVD in una unica confezione https://www.youtube.com/watch?v=ZKCKERcqbF0 , il cosiddetto Combo, altrimenti reperibile solo sul loro sito a 40 dollari). Ultimo dettaglio tecnico: per i misteri della tecnologia, il DVD, che come tipo di supporto può contenere più materiale rispetto al CD, riporta solo 18 brani contro i 22 del doppio album, per cui se trovate il combo meglio.

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Tornando ai Blackberry Smoke, un altro lato distintivo della formazione è quello di provenire da Atlanta, Georgia, una delle capitali della buona musica, nel Sud degli USA. Rodato da circa 250 date all’anno il gruppo arriva all’appuntamento con il classico doppio dal vivo nel migliore dei modi: questo Leave A Scar Live In North Carolina non ha nulla da invidiare ai grandi dischi live doppi che, chi più chi meno, hanno fatto la storia del genere, Live At Fillmore East degli Allman Brothers, Where We All Belong della Marshall Tucker Band (va bene, c’era anche materiale di studio https://www.youtube.com/watch?v=a4Fr5US7Iqs !), One More From The Road dei Lynyrd Skynyrd, il doppio degli Outlaws e quello dei Molly Hatchet, aggiungiamo qualche capitolo delle varie Volunteer Jam di Charlie Daniels, per illustrare anche un lato più country rock che appartiene pure ai Blackberry Smoke, in virtù delle collaborazioni passate con Zac Brown, Jamey Johnson e George Jones, controbilanciato dal rock stonesiano alla Black Crowes o Georgia Satellites, che ogni tanto affiora nei loro brani.

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Un altro dei punti di forza del gruppo è Charlie Starr, cantante carismatico, ottimo autore, seconda chitarra solista, in possesso di una voce che ti può accarezzare nelle ballate o nei pezzi country, dove assume, di volta in volta, tonalità alla Steve Earle, Russell Smith o Bob Seger, o travolgerti con la sua grinta e potenza, nei pezzi più duri e tirati. La formazione si completa con il fratello di Brit, Richard Turner al basso, l’eccellente tastierista Brandon Still, uno dei migliori sentiti nel genere dai tempi del southern classico, concludendo con il chitarrista Paul Jackson, solista sia di quantità, ottimo il lavoro ritmico, sia a livello virtuosistico, una via di mezzo tra Rossington e Collins. A conferma che il repertorio del gruppo è solido e ricco di ottimi brani (pur avendo da attingere per il momento solo da tre dischi di studio, più due EP), non ci sono cover, con una eccezione, che poi vediamo: il concerto si apre con una variazione sul tema classico del patto con il diavolo, questa volta è Shakin’ Hand With The Holy Ghost, ed è subito grande rock, Black Crowes meets Lynyrd, la voce potente e antemica di Starr in primo piano, e tutta la band che rocca e rolla, piano e organo, le due chitarre stonesiane https://www.youtube.com/watch?v=4PWv0qyrxic  e sudiste, wah-wah innestato per Jackson, una sola canzone e ci hanno già ammaliato, potenza e classe subito in evidenza, senza soluzione di continuità si passa a Sanctified, altro esempio di rock ad alta componente di ottani. Testify viene dal primo album, Bad Luck Ain’t No Crime, altro brano molto cantabile, riff rocciosi e ritornello che entra subito in circolo, intermezzo di piano e poi le chitarre iniziano a scambiarsi fendenti con Still che saltella anche all’organo.

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Good One Comin’ On è il primo rockin’ country della serata, qui Starr ricorda moltissimo Russell Smith dei grandissimi Amazing Rhythm Aces, e anche il resto della band non scherza, con la prima slide che fa la sua apparizione. Come Good One apriva l’ottimo Little Piece Of Dixie, così Six Ways To Sunday apriva The Whippoorwill, e qui scatta il boogie, entrano le sonorità alla Lynyrd Skynyrd https://www.youtube.com/watch?v=GFOBID5OXaM , compreso il classico fischio, adatte anche per essere cantate tutti in compagnia, con la birra che scorre a fiumi. Primo intermezzo elettro-acustico con il puro outlaw country della godibilissima Ain’t Got The Blues, deliziosa, come pure Lucky Seven dove le chitarre riprendono a ruggire, ma sempre in un ambito country. Pretty Little Lie è un’altra bella ballatona con uso di slide, che si inserisce in questa porzione più rilassata del concerto che finisce quando parte il riff alla Humble Pie o Black Crowes, fate voi, di Restless, chitarre nuovamente “cattive”, ritmica che inizia a picchiare, la voce sale, si chiama rock, ragazzi miei, e anche Up In Smoke non è male, la band è partita e non li ferma nessuno, riff a destra e a manca, chitarre in overdrive, questi non scherzano. Crimson Moon, il pezzo scritto con Zac Brown, è uno “strano” incrocio tra chitarre alla Zeppelin e lirico southern https://www.youtube.com/watch?v=DW-jKoV_kAI , mentre The Whippoorwill è semplicemente una grande canzone, atmosfere tra i Pink Floyd più bucolici e la West Coast classica, inserite sul tipico sound sudista della band, con grandi risultati anche nella bellissima parte centrale strumentale, con le twin guitars di Starr e Jackson in azione https://www.youtube.com/watch?v=oWCGyBf9bRY . Son Of The Bourbon, viene da uno degli EP ed è country puro e non adulterato  .

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Fine del primo CD, il secondo è anche meglio, forse da 4 stellette: in Everybody’s Knows She’s Mine, grazie anche all’ondeggiante pianino alla Payne di Still, sembra di ascoltare i Little Feat, seguito da una bellissima One Horse Town, che potrebbe essere un brano del miglior Steve Earle cantato da Russell Smith. Ancora dall’EP Honky Tonk Bootlegs una stupenda e malinconica country song come Lesson in A Bottle, e poi Ain’t Much Left Of Me, un grandissimo pezzo rock che non ha nulla da invidiare ai migliori Black Crowes o alle grandi band rock sudiste del passato, un crescendo pazzesco con il gruppo che si scatena in un turbinio di chitarre e tastiere, con la voce di Starr che tiene insieme il tutto https://www.youtube.com/watch?v=_kr9rejHcE4 . Ci si avvicina al gran finale e scatta il rock’n’roll con una rocciosa Leave A Scar, ritmi vorticosi ed energia pura, tra scariche devastanti di chitarre elettriche, poi elevate all’ennesima potenza nella rutilante Sleeping Dogs, un insieme di picchi e vallate di puro rock che sfociano in una parte centrale dove sembra di ascoltare i Grateful Dead inseriti in un contesto southern e poi, dal nulla, arriva l’omaggio ai maestri Allman Brothers, con una lunga citazione di Midnight Rider, prima di rilanciare ancora una volta con un finale a tempo di boogie. E non è  finita, ci sono ancora, (ma non nel DVD) un’altra fusione tra Led Zeppelin e sapori sudisti in Payback’s A Bitch, e Up The Road, una nuova meravigliosa ballata southern che ricorda certe cose epiche della Band, con la chiusura del secondo CD affidata a Shake Your Magnolia, un altro dei loro cavalli di battaglia che mette il suggello su questo album, uno dei migliori Live dell’ultima decade, keep on rockin’!

Bruno Conti         

Il Loro “The Last Waltz”? Lucero – Live From Atlanta

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Lucero – Live From Atlanta – Liberty And Lament Records – 2 CD

I Lucero, dopo oltre quindici anni “on the road” (sono passati anche a Pavia nel mitico locale Spazio Musica, durante il tour italiano nel 2007), e dieci album pubblicati, arrivano al primo live vero e proprio, registrato in tre serate consecutive al Terminal West di Atlanta, Georgia nel Novembre 2013, e che purtroppo, come si vocifera, potrebbe essere il “canto del cigno” della rock band di Memphis https://www.youtube.com/watch?v=MDQ7DKB6-kE .

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La prima apparizione pubblica dei Lucero risale al lontano ’98, quando Ben Nichols e Brian Venable decisero di mettere insieme un gruppo ispirandosi a “personaggi” come Gram  Parsons, Johnny Cash e a band come i Pogues, e nel giro di circa un anno, grazie anche all’amicizia con la famiglia di Jim Dickinson e dei suoi figli, ovvero i North Mississippi All Stars, incidono i loro dischi d’esordio, prima l’omonimo Lucero e subito dopo The Attic Tapes (ristampato nel 2006 per la loro personale etichetta Liberty And Lament), quest’ultimo una raccolta di spartane versioni e demo incise letteralmente nell’attico della casa del padre di Brian Venable;  dopo questa partenza i Lucero costruiscono una loro personale ode alla propria terra, dal titolo inequivocabile di Tennessee (02), per poi fare il salto di qualità con il trittico That Much Further West (03), Nobody’s Darlings (05) e la definitiva maturazione con Rebels, Rogues & Sworn Brothers (06), intervallati da un primo album dal vivo Dreaming In America (CD+DVD), dove sono catturati sul palco sia nei concerti come nel privato, in forma di documentario per la parte video. Con 1372 Overton Park (09) e Women & Work (12) avviene il debutto della band di Ben Nichols con delle etichette più importanti come la Universal Republic e la Ato Records (di proprietà di Dave Matthews), affidandosi per la produzione a Ted Hutt (Gasllight Anthem, Flogging Molly e Chuck Regan) e quindi percorrendo una strada meno roots e più rock, confezionando un “sound” più diretto, sul quale innestare anche arrangiamenti fiatistici.

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I Lucero (stella luminosa in spagnolo) salgono sul palco di Atlanta nella formazione attuale, che vede il leader e frontman Ben Nichols voce e chitarra, Brian Venable alla chitarra solista, Roy Berry alla batteria e percussioni, John C.Stubblefield al basso, Rick Steff al piano, organo e fisarmonica, e la sezione fiati composta da Jim Spake al sassofono e clarinetto e Scott Thompson alle trombe, presentando 32 canzoni che coprono il loro intero catalogo musicale, per oltre due ore di grande musica, il tutto registrato nell’arco di tre torride serate e sotto la produzione di Kevin Houston.

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Il set iniziale inizia immancabilmente con due dei classici del gruppo I Can Get Us Out Of Here e On My Way Downtown, dove la sezione fiati diventa subito protagonista (e lo sarà per tutta la durata del concerto), seguite subito dalle ballate urbane Nights Like These https://www.youtube.com/watch?v=4xqODo6y9lw , I’ll Just Fall https://www.youtube.com/watch?v=0tSWpOSbY-M  e Union Pacific Line, le esplosioni rock di Sounds Of The City, Sweet Little Thing e Raising Hell, passando per il “country alternativo” di Texas & Tennessee https://www.youtube.com/watch?v=lCGhcPu-mWg , il “memphis soul” di Breathless Love, cambiando nuovamente ritmo con il boogie-rock di Women & Work e Juniper, il punk furioso di Tonight Ain’t Gonna Be Good, andando a chiudere la prima parte con le atmosfere sofferte di Slow Dancing, Goodbye Again e una My Best Girl cantata con rabbia da Nichols https://www.youtube.com/watch?v=kOyIM_uGDmY . Dopo una meritata pausa e una buona birra si riparte con i fiati in spolvero di una grintosa Like Lightning, seguita subito da un trittico di ballate di spessore quali Summer Song, It Gets The Worst At Night https://www.youtube.com/watch?v=Jx_Q_kRkxug  e una Mom solo voce, chitarra e piano. In That Much Further West la batteria martella, le chitarre rispolverano dei “riff” alla Clash, per un brano che in questa versione live si arricchisce della sezione fiati, seguita dalla fisarmonica di Rick Steff che supporta una perfetta folk-song come The War, passando per il boogie “old-time”  di All Sewn Up e Rick’s Boogie, la forza evocativa di un classico come What Else Would You Have Me Be?, la travolgente energia di Tears Don’t Matter Much, per poi mettere sul piatto della bilancia un ulteriore trittico di ballate, a partire dalla splendida Drink Till We’re Gone cantata con il cuore da Ben, le note di un piano in Bastard’s Lullaby ad introdurre le influenze soul di It May Be Too Late, la struggente bellezza che si snoda in A Dangerous Thing, fino ad arrivare alle atmosfere hard e psichedeliche di The Last Song e andando a chiudere (con qualche lacrima) con la dolce e pianistica Fistful Of Tears, degna chiusura di una lezione di rock’n’roll che andrebbe mandata a memoria da tutti quelli che non hanno ancora capito bene come dare vita a questa musica, mentre i Lucero hanno afferrato il concetto molto bene.

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Ben Nichols (che ha talento da vendere, autore anche di un notevole esordio da solista, il mini album, Last Pale Light In The West (09), di difficile reperibilità) è la voce e l’anima dei Lucero fin dal primo giorno, ma il resto della formazione non è di mero contorno, in quanto Brian Venable è un chitarrista rock, degno epigono di Neil Young nel periodo Crazy Horse, mentre il batterista Roy Berry è veramente un valore aggiunto, assecondato da un bassista John C.Stubblefield molto lineare, e il nuovo membro (2006) Rick Steff ( già con Cat Power) che con piano, organo e fisa, ha cambiato in modo non indifferente il “sound” del gruppo.

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Nel tempo, i Lucero, e con loro i Drive By Truckers, Gaslight Anthem, Hold Steady e altri di cui si sono perse le tracce (Marah, Slobberbone, Cross Canadian Ragweed), si sono presi il loro spazio e la loro voce, in quanto accomunati da un “background” che affonda le sue radici anche nel punk e nei circuiti indipendenti, con cui il rock americano si è rifondato. Alla fine (forse, ma mai dire mai) del loro percorso, questo Live From Atlanta, potrebbe rappresentare una meravigliosa retrospettiva sulla carriera di una grande rock’n’roll band che nelle “performances” dal vivo (come quasi sempre succede) si esalta e lascia il segno. Per quanto mi riguarda, lunga vita ai Lucero di Ben Nichols e al grande sogno chiamato Rock’n’Roll.

NDT: Se acquisterete, come spero, questo CD, fate come il sottoscritto, sedetevi nel salotto di casa, sorseggiate un buon Whisky o Bourbon (o se siete astemi, un succo di frutta), e ascoltate con il volume a manetta due ore di grande musica! Per una volta chi se ne frega dei vicini.

Tino Montanari

Bob Dylan Basement Tapes Complete E Lost In The River The New Basement Tapes, Costello Mumford T-Bone Burnett & Co. – Entrambi In Uscita A Novembre!

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Bob Dylan And The Band – The Basement Tapes Complete The Bootleg Series Vol. 11 – 6 CD Columbia Legacy 04/11/2014

Bob Dylan And The Band – The Basement Tapes Raw – 2 CD o 3 LP Columbia Legacy

E in principio furono questi…

bob dylan basement tapes

O meglio, in principio ci furono una serie di bootleg, uno in particolare, chiamato Great White Wonder, “uscito” nel 1969, che iniziò a svelare il contenuto di quella cornucopia di delizie che sarebbe stata nota come The Basement Tapes. Una serie di registrazioni, durate alcune mesi, avvenute nella cantina di una casa chiamata “Big Pink” a West Saugerties, sobborghi di Woodstock, New York, dove Bob Dylan, reduce dal suo misterioso incidente motociclistico, e Robbie Robertson, Rick Danko, Richard Manuel, Garth Hudson e, arrivato più tardi, Levon Helm, ovvero The Band, diedero alla luce (ma anche no) più di cento canzoni che avrebbero potuto cambiare ancora di più la storia della musica rock https://www.youtube.com/watch?v=1lD-64YsRg0 . Purtroppo, a parte qualche brano, che riuscì a scappare, i più noti I Shall Be Released, The Mighty Quinn, This Wheel’s On Fire e You Ain’t Going Nowhere, il resto delle canzoni rimase cocciutamente negli archivi di Dylan e della casa discografica, fino al 1975,  annoin cui venne pubblicato un doppio LP da parte della Columbia Records, con 16 brani di Dylan e 8 della Band, in rigoroso mono. Disco che fu un grande successo su entrambi i lati dell’oceano, entrando nei Top 10 sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito.

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Ripubblicato in CD in varie occasioni, l’ultima quella che vedete effigiata più sopra, nel 2009, sempre con 24 brani. Quando negli anni ’90 inizio ad uscire la Bootleg Series si pensò che uno dei primi dischi a subire il trattamento Deluxe sarebbe stato questo e invece abbiamo dovuto aspettare fino al capitolo 11, ma alla fine ci siamo, il 4 novembre usciranno The Basement Tapes Complete, 138 brani registrati in quella “mitica” estate del 1967, The Summer Of Love,  raccolti in un cofanetto da 6 CD, che negli Stati Uniti è annunciato per la “modica” cifra di 150 dollari, oltre a due versioni, in 2 CD o 3 LP, definite Raw, che contengono 38 “highlights” estratti dal Box completo, con un libretto da 56 pagine ad illustrarne i brani contenuti. L’edizione Deluxe, con libro rilegato da 120 pagine, conterrà questi brani:

Disc: 1
1. Edge of the Ocean
2. My Bucket’s Got a Hole in It
3. Roll on Train
4. Mr. Blue
5. Belshazzar
6. I Forgot to Remember to Forget
7. You Win Again
8. Still in Town
9. Waltzing with Sin
10. Big River (Take 1)
11. Big River (Take 2)
12. Folsom Prison Blues
13. Bells of Rhymney
14. Spanish is the Loving Tongue
15. Under Control
16. Ol’ Roison the Beau
17. I’m Guilty of Loving You
18. Cool Water
19. The Auld Triangle
20. Po’ Lazarus
21. I’m a Fool for You (Take 1)
22. I’m a Fool for You (Take 2)

Disc: 2
1. Johnny Todd
2. Tupelo
3. Kickin’ My Dog Around
4. See You Later Allen Ginsberg (Take 1)
5. See You Later Allen Ginsberg (Take 2)
6. Tiny Montgomery
7. Big Dog
8. I’m Your Teenage Prayer
9. Four Strong Winds
10. The French Girl (Take 1)
11. The French Girl (Take 2)
12. Joshua Gone Barbados
13. I’m in the Mood
14. Baby Ain’t That Fine
15. Rock, Salt and Nails
16. A Fool Such As I
17. Song for Canada
18. People Get Ready
19. I Don’t Hurt Anymore
20. Be Careful of Stones That You Throw
21. One Man’s Loss
22. Lock Your Door
23. Baby, Won’t You be My Baby
24. Try Me Little Girl
25. I Can’t Make it Alone
26. Don’t You Try Me Now

Disc: 3
1. Young but Daily Growing
2. Bonnie Ship the Diamond
3. The Hills of Mexico
4. Down on Me
5. One for the Road
6. I’m Alright
7. Million Dollar Bash (Take 1)
8. Million Dollar Bash (Take 2)
9. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 1)
10. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 2)
11. I’m Not There
12. Please Mrs. Henry
13. Crash on the Levee (Take 1)
14. Crash on the Levee (Take 2)
15. Lo and Behold! (Take 1)
16. Lo and Behold! (Take 2)
17. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 1)
18. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 2)
19. I Shall be Released (Take 1)
20. I Shall be Released (Take 2)
21. This Wheel’s on Fire
22. Too Much of Nothing (Take 1)
23. Too Much of Nothing (Take 2)

Disc: 4
1. Tears of Rage (Take 1)
2. Tears of Rage (Take 2)
3. Tears of Rage (Take 3)
4. Quinn the Eskimo (Take 1)
5. Quinn the Eskimo (Take 2)
6. Open the Door Homer (Take 1)
7. Open the Door Homer (Take 2)
8. Open the Door Homer (Take 3)
9. Nothing Was Delivered (Take 1)
10. Nothing Was Delivered (Take 2)
11. Nothing Was Delivered (Take 3)
12. All American Boy
13. Sign on the Cross
14. Odds and Ends (Take 1)
15. Odds and Ends (Take 2)
16. Get Your Rocks Off
17. Clothes Line Saga
18. Apple Suckling Tree (Take 1)
19. Apple Suckling Tree (Take 2)
20. Don’t Ya Tell Henry
21. Bourbon Street

Disc: 5
1. Blowin’ in the Wind
2. One Too Many Mornings
3. A Satisfied Mind
4. It Ain’t Me, Babe
5. Ain’t No More Cane (Take 1)
6. Ain’t No More Cane (Take 2)
7. My Woman She’s A-Leavin’
8. Santa-Fe
9. Mary Lou, I Love You Too
10. Dress it up, Better Have it All
11. Minstrel Boy
12. Silent Weekend
13. What’s it Gonna be When it Comes Up
14. 900 Miles from My Home
15. Wildwood Flower
16. One Kind Favor
17. She’ll be Coming Round the Mountain
18. It’s the Flight of the Bumblebee
19. Wild Wolf
20. Goin’ to Acapulco
21. Gonna Get You Now
22. If I Were A Carpenter
23. Confidential
24. All You Have to do is Dream (Take 1)
25. All You Have to do is Dream (Take 2)

Disc: 6
1. 2 Dollars and 99 Cents
2. Jelly Bean
3. Any Time
4. Down by the Station
5. Hallelujah, I’ve Just Been Moved
6. That’s the Breaks
7. Pretty Mary
8. Will the Circle be Unbroken
9. King of France
10. She’s on My Mind Again
11. Goin’ Down the Road Feeling Bad
12. On a Rainy Afternoon
13. I Can’t Come in with a Broken Heart
14. Next Time on the Highway
15. Northern Claim
16. Love is Only Mine
17. Silhouettes
18. Bring it on Home
19. Come All Ye Fair and Tender Ladies
20. The Spanish Song (Take 1)
21. The Spanish Song (Take 2)

Non mi addentro ulteriormente nella disamina dei brani, in quanto so che, quando sarà il momento, nella vicinanza dell’uscita, l’amico Marco Verdi (ora impegnato in un trasloco, auguri o son cacchi tuoi, come preferisci!) saprà intrattenervi con dovizia di dettagli su questa importantissima uscita discografica.

lost on the river new basement tapes

Ma la storia non finisce qui. Infatti, lo stesso giorno, ma più probabilmente l’11 novembre, la Harvest/Universal pubblicherà questo Lost On The River – The New Basement Tapes che documenta, in due versioni, entrambe in singolo CD, ma una con 15 brani e l’altra Deluxe con 20 brani (MAH!?! Non capirò mai il perché), il risultato delle sessions tenute nel mese di marzo di quest’anno ai Capitol Studios di Hollywood da Elvis Costello, Rhiannon Giddens (Carolina Chocolate Drops), Taylor Goldsmith (Dawes), Jim James (My Morning Jacket) e Marcus Mumford (Mumford & Sons), sotto la produzione di T-Bone Burnett, al quale lo stesso Dylan aveva affidato i testi di due dozzine di brani “incompiuti”, che gli stessi artisti sopra citati hanno provveduto a completare ed incidere https://www.youtube.com/watch?v=Iq66_lWB7I4 . Si dice che ne siano stati registrati anche altri, per cui potremmo aspettarci ulteriori capitoli di questa operazione meritoria, ma per il momento quelli che verranno pubblicati sono i seguenti:

1. Down On The Bottom
2. Married To My Hack
3. Kansas City
4. Spanish Mary
5. Liberty Street
6. Nothing To It
7. Golden Tom Silver Judas*
8. When I Get My Hands On You
9. Duncan And Jimmy
10. Florida Key
11. Hidee Hidee Ho #11
12. Lost On The River #12
13. Stranger
14. Card Shark
15. Quick Like A Flash*
16. Hidee Hidee Ho #16*
17. Diamond Ring*
18. The Whistle Is Blowing*
19. Six Months In Kansas City (Liberty Street)
20. Lost On The River #20

*Deluxe Edition only

The-New-Basement-Tapes-Lost-On-The-River-Box-Set-Fan-Poster

C’è anche un sito http://store.universalmusic.com/thenewbasementtapes/ , dove per soli 120 dollari potete comprare la versione limitata in cofanetto per fan, quella che vedete qui sopra.

In un brano, Kansas City, Johnny Depp ha sostituito Costello che si era dovuto assentare per la durata di una session. Il tutto è stato ripreso dal regista Sam Jones, per un documentario Lost Songs: The Basement Tapes Continued, che verrà trasmesso sul canale Showtime negli Stati Uniti il 21 novembre e poi, chissà, magari uscirà in DVD e Blu-Ray. Non dovrebbero esserci altri musicisti coinvolti, i partecipanti, che hanno registrato tutto in presa diretta, come nell’album originale, hanno provveduto a registrare anche la parte strumentale, scambiandosi ai vari strumenti nel corso delle diverse takes delle canzoni.

Ovviamente anche di questo, come del Dylan, se ne parlerà ancora a tempo debito.

Bruno Conti

Bocephus King: A Ottobre il Nuovo Album Illusion Of Permanence, Per Ora Tour Italiano

bocephus king illusion of permanence

A metà ottobre la Appaloosa Records/IRD pubblicherà il nuovo CD di Bocephus King (la copertina non sarà questa, penso): nel frattempo l’artista canadese di Tsawwassen presenterà il nuovo album The Illusion Of Permanence in un tour italiano, già in corso, di cui vi segnalo solo le date a venire:

30/8 MASCALUCIA (CT) – ANFITEATRO TRINITA’ MANETTI – ETNA IN BLUES – www.etnainblues.it/

31/8 PROVAGLIO D’ISEO (BS) – MONASTERO DI SAN PIETRO IN LAMOSA – www.franciacortalaif.it/ – h 20.30 Alberto Caltanella (flatpicking) / Bocephus King (folk – Canada) / Fernando Perez (world music – Spagna)

1/9 – PIOMBINO – GATTAROSSA

4/9 – LUGAGNANO DI SONA ( VR ) AL GIARDINO DI LUGAGNANO

5/9 – CANTU’ – 1e 35

6/9 GALLARATE (VA) – MUSEO MAGA – h. 20.00 – free entry –www.museomaga.it/

7/9 SELVA DI VAL GARDENA (BZ) – KRONESTUBE / HOTEL CORONA

8/9 SELVA DI VAL GARDENA (BZ) – KRONESTUBE / HOTEL CORONA

Questo è un breve estratto del nuovo album https://soundcloud.com/irdsrl/bocephus-king-the-illuson-of-permanence e qui potete leggere quanto avevo scritto sul Blog in relazione all’ultima ottima antologia Amarcord http://discoclub.myblog.it/2013/12/30/lultimo-del-2013-o-il-primo-grande-cd-del-2014-bocephus-king-amarcord/.

Questi i musicisti impiegati nel disco, detti anche The Orchestra Familia Production:

Bocephus King Vocals / Guitar
Charlie Hase Pedal Steel Guitar
Owen B. Connell Piano & Keyboards
Wynston Minckler Upright Bass/Bass Guitar
Ali Razmi Tar, Setar, Vocals

https://www.youtube.com/watch?v=7HB9leUC5Rc

Bocephus king joco music

Per l’occasione l’Appaloosa ristamperà anche il primo album di Bocephus (James Perry), Joco Music, da lungo non più disponibile. Pare, ma non ne sono certo, che nel corso del tour verrà anche venduta in anteprima una “edizione speciale” (qualsiasi cosa voglia dire) del nuovo album.

Appena possibile, naturalmente, recensione completa del nuovo album.

Bruno Conti

Novità Di Agosto Appendice. Justin Hayward, Robyn Hitchcock, Brad Paisley, Shovels And Rope, Guy Clark, Danny Bryant, Arthur Brown, David Wiffen, Wagons, Phil Ochs, Kinks, Tribute To Jean Ritchie

justin hayward spirits live justin hayward spirits live dvd

Consistente appendice alle uscite del mese di agosto: titoli in uscita il 26 agosto, alcuni che erano sfuggiti nei precedenti Post e alcune novità di cui non è certa la data di pubblicazione. In ogni caso molti CD (e DVD) interessanti, per cui, visto il numero elevato, partiamo:

proprio con una pubblicazione prevista in tutti e tre i formati, CD DVD e Blu-Ray, si tratta di Spirits… Live, dai concerti che Justin Hayward ha tenuto nell’autunno del 2013 sulla costa occidentale degli Stati Uniti, per promuovere il suo disco Spirits In The Western Sky, ed in particolare la data conclusiva del tour, al Buckhead Theatre di Atlanta. Naturalmente in quella che è stata solo la sua seconda tournée negli USA, senza i Moody Blues, non potevano mancare anche alcuni brani tratti dal repertorio del gruppo inglese https://www.youtube.com/watch?v=ffyHZ556ncE , 15 brani in tutto. Con DVD e Blu-Ray che hanno oltre un’ora di contenuti speciali (tra i quali tre brani extra), un lungo documentario sul dietro le scene. Pubblica la Eagle Rock, domani 26 agosto.

robyn hitchcock the man upstairs

Sempre domani, per la Yep Rock, esce il nuovo album di Robyn Hitchcock, The Man Upstairs, di cui avevo letto mirabilie. Ad un veloce ascolto, pur amando Hitchcock, e prima ancora i Soft Boys, devo dire che il disco non mi ha entusiasmato, anche se, trattandosi di un disco molto intimista, mi riprometto ascolti futuri. Il fattore che lo rende interessante è che si tratta di un disco acustico (e fin qui nulla di strano, il nostro amico Robyn in passato ne ha fatti altri, a partire dall’ottimo I Often Dream Of Trains), anzi un disco folk, prodotto da Joe Boyd, sulle tracce delle sue collaborazioni con Nick Drake e Fairport Convention. E quindi questo album, il ventesimo della sua discografia in studio, si avvale solo di tre musicisti, oltre a Hitchcock, Charlie Francis al piano, Jenny Adejayan al cello e la norvegese Anne Lise Frokedal, alla chitarra e soprattutto alle armonie vocali. Cinque composizioni nuove e cinque cover, tra le quali The Ghost In You dei Psychedelic Furs https://www.youtube.com/watch?v=52DUrv1gCUw , To Turn You On dei Roxy Music e The Crystal Ship dei Doors, quest’ultima in particolare, le migliori. Tra i brani nuovi piacevoli Comme Tojours (in un franco-inglese delizioso) e San Francisco Patrol https://www.youtube.com/watch?v=cm9ydhJNyN0 . Le camicie sempre bellissime!

brad paisley moonshine

Dall’altra parte dell’oceano arriva il nuovo album di Brad Paisley, uno dei pochi countrymen di Nashville che vale la pane di ascoltare. Il disco si chiama Moonshine In The Trunk, esce per la Arista e presenta 15 brani, quasi tutti scritti da Paisley, da solo o in compagnia, con l’eccezione di Gone Green di Kenny Lewis, dove Paisley duetta con Emmylou Harris https://www.youtube.com/watch?v=SnvUSHYrg60 (c’è un altro duetto, High Life, con Carrie Underwood) e una cover di un brano di Tom T. Hall, Me And Jesus, inserita come bonus. C’è anche un brano JFK 1962, su un famoso discorso tenuto da John Fitzgerald Kennedy quell’anno e vari brani dove si possono apprezzare anche le qualità di Brad come musicista, ottimo chitarrista in particolare https://www.youtube.com/watch?v=egF3LGg9k_k . Però l’escursione a tempo disco di Crushin’ It e il loop elettronico di Limes se li poteva risparmiare, ma bisogna accontentare anche il mercato, evidentemente.

shovels and rope swimmin' time

Sempre in ambito country, ma decisamente più orientati verso il bluegrass, l’Americana e la roots music in generale, arrivano gli Shovels & Rope, un duo composto da Michael Trent e Cary Ann Hearst, che dopo il successo del precedente O’ Be Joyful, che gli ha fatto vincere il premio come Migliori Artisti Emergenti nella categoria, pubblicano questo nuovo Swimmin’ Time, sempre per la Dualtone. Questa volta il suono sembra parzialmente più elettrico ed influenzato dal rock https://www.youtube.com/watch?v=SgJMyU8kbLw , anche se le immancabili armonie vocali, loro marchio di fabbrica, non mancano https://www.youtube.com/watch?v=h1n7FAsiezo . Sentiremo meglio.

guy clark an american dream

Uno che il country lo ho sempre “dominato” alla grande, Nashville o non Nashville, è sempre stato Guy Clark. La Raven australiana pubblica in questi giorni un doppio CD che raccoglie  quattro album del cantautore texano, comunque imperdibili: mancano Old # 1 e Texas Cookin’ del 1975-1976, usciti per la RCA mentre troviamo i tre usciti per il gruppo Warner, il disco omonimo del 1978 https://www.youtube.com/watch?v=cTwE8DVpM9cThe South Coast Of Texas del 1981 e Better Days del 1983, più Boats To Build pubblicato dalla Elektra/Asylum nel 1992. Manca anche Old Friends che era uscito per la Sugar Hill nel 1989. Edizione molto curata, rimasterizzata e con le solite note molto dettagliate dell’etichetta Down Under. Difetti? Niente inediti e come tutti i dischi australiani costa un botto. Se non li avete (ma esistono tutti singolarmente in compact) fateli vostri, in caso contrario astenersi, se non siete dei collezionisti “malati”! Ho dimenticato qualcosa? Ah, sì il titolo: An American Dream, Classic Albums 1978-1992.

danny bryant temperature

Dopo l’ultimo album Hurricane, dove Danny Bryant era stato affiancato dal produttore e tastierista heavy Richard Hammerton, non sempre con risultati felici, e l’ottimo disco dal vivo Night Life: Live In Holland, esce un nuovo album, il terzo per la tedesca Jazzhaus (in effetti la data dovrebbe essere il 2 settembre o forse il 29 agosto) che segna un ritorno al rock-blues, tirato e senza compromessi https://www.youtube.com/watch?v=2OFw4tbxA6U , dell’artista inglese, un vero virtuoso della chitarra. Reduce dal tour accompagnato dalla band di Walter Trout (anche con il figlio in formazione), per raccogliere ulteriori fondi per lo sfortunato arista americano: a proposito è stato operato, gli hanno trapiantato un nuovo fegato e pare che sia in via di guarigione. Il disco si chiama Temperature Rising e penso che se ne parlerà nel Blog prossimamente, per cui mi astengo da giudizi, ma pare decisamente buono.

arthur nrown zim zam zin

Questa non è una ristampa, per quanto possa sembrare incredibile si tratta di un nuovo disco del Crazy World Of Arthur Brown, uscito la settimana scorsa, il 18 agosto, 46 anni dopo il leggendario esordio, quello che conteneva Fire per intenderci, il settantenne artista britannico pubblica un nuovo disco Zim Zam Zim, per la Bronzerat Records, e non sembra neanche brutto. E’ uscito la settimana scorsa, contiene dieci nuovi brani, il “vocione” è sempre quello (sembra Tom Waits a momenti) https://www.youtube.com/watch?v=yXYgLPBfF_w  e anche lo stile, un misto di rock, psychedelia, blues e “stranezze, con qualche spunto elettronico non fastidioso, lo rende un artista comunque interessante anche quasi cinquanta anni dopo il suo tempo.

david wiffen david wiffen

Questo disco era uscito in origine nel 1971, meno celebrato di quello che viene considerato il capolavoro di David Wiffen, Coast To Coast Fever si tratta comunque di un grande album dell’artista canadese, se non altro perché contiene una delle sue canzoni più belle in assoluto, quella Drivin’ Wheel https://www.youtube.com/watch?v=wNGnNA7gwKk , ripresa recentemente anche da David Bromberg nel suo ultimo album, ma in passato cantata da Tom Rush, Byrds, Roger McGuinn, Cowboy Junkies, i fratelli Robinson dei Black Crowes, persino Rumer. Il disco, pubblicato ai tempi dalla Fantasy, aveva avuto una versione in CD “semi-ufficiale” della Akarma, e ora questa nuova edizione, uscita a fine luglio, per la americana Water Records, con quattro bonus tracks. Ho letto che il suono della rimasterizzazione pare non sia eccelso (penso comunque migliore della edizione Akarma), ma la cosa è controversa, per cui si applicherà il sistema San Tommaso, ossia ascoltiamo e poi vi sapremo dire.

wagons acid rain

Per la serie album di non facile reperibilità, come per Wiffen qui sopra, anche il nuovo disco degli australiani Wagons, Acid Rain & Sugar Cane, è uscito a fine maggio in Australia e ai primi di luglio nel resto del mondo (ma non ce ne siamo accorti), etichetta Spunk Records/Six Shooter prodotto da Mick Harvey, Ex Bad Seeds, pare sia bello come i precedenti, nella sua (in)consueta miscela di country-rock https://www.youtube.com/watch?v=WXoiX2bFPDY , ballate alla Nick Cave o alla Johnny Cash https://www.youtube.com/watch?v=6eWPkraf6mo , pezzi alla ZZ Top https://www.youtube.com/watch?v=Hlqf43YSP1g  e R&R. Sulla carta sembra strano ma nei dischi precedenti, almeno cinque, più uno a nome Henry Wagons, funzionava!

phil ochs live again

Negli ultimi mesi sono usciti alcuni album dal vivo “inediti” di Phil Ochs, qualcuno ufficiale, altri meno, per quanto provenienti da broadcasts radiofonici. L’ultimo della serie è questo Live Again!, come al solito solo voce e chitarra acustica: si tratta di un concerto registrato allo Stables Di East Lansing il 26 maggio del 1973 https://www.youtube.com/watch?v=853oNAqObXg . Pubblicato dalla Rockbeat Records che recentemente ha pubblicato dei CD d’archivio dal vivo molto interessanti e ben registrati, a partire da quello al My Father’s Place di NY di Roy Buchanan, oltre ai classici di Ochs contiene anche una versione riveduta e corretta di un brano Here’s To The State Of Mississippi che per l’occasione diventa Here’s To The State Of Richard Nixon, apparsa all’origine solo nella doppia antologia in vinile Chords Of Fame.

kinks lola versus powerman

Il 18 agosto la Legacy della Sony/Bmg ha ristampato nella classica versione doppia Deluxe anche Lola Versus Powerman And The Moneygoround Part 1, che mancava all’appello nella serie delle ristampe potenziate https://www.youtube.com/watch?v=LemG0cvc4oU . Nel doppio CD è contenuta anche la colonna sonora di Percy del 1971, oltre alla solita quota di demos e versioni alternate. Questa è la lista completa dei brani:

CD 1: Lola Versus Powerman and the Moneygoround Part One plus bonus tracks

  1. The Contenders (2.42)
  2. Strangers (3.18)
  3. Denmark Street (1.59)
  4. Get Back in Line (3.04)
  5. Lola (4.01)
  6. Top of the Pops (3.39)
  7. The Moneygoround (1.43)
  8. This Time Tomorrow (3.21)
  9. A Long Way from Home (2.26)
  10. Rats (2.38)
  11. Apeman (3.51)
  12. Powerman (4.16)
  13. Got to Be Free (2.59)
  14. Anytime (3.32)
  15. The Contenders (Instrumental Demo) (3.00)
  16. The Good Life (3.16)
  17. Lola (Alternate Version) (5.16)
  18. This Time Tomorrow (Instrumental) (3.17)
  19. Apeman (Alternate Stereo Version) (3.40)
  20. Got to Be Free (Alternate Version) (2.02)

Tracks 1-13 originally released on Lola Versus Powerman and the Moneygoround, Part One, Pye LP NSPL 18359, 1970 Tracks 14-20 previously unreleased

CD 2: Percy plus bonus tracks

  1. God’s Children (3.17)
  2. Lola (Instrumental) (4.42)
  3. The Way Love Used to Be (2.12)
  4. Completely (3.39)
  5. Running Round Town (1.03)
  6. Moments (2.56)
  7. Animals in the Zoo (2.19)
  8. Just Friends (2.35)
  9. Whip Lady (1.18)
  10. Dreams (3.42)
  11. Helga (1.53)
  12. Willesden Green (2.25)
  13. God’s Children (End) (0.28)
  14. Dreams (Remix) (3.21)
  15. Lola (Mono Single) (4.06)
  16. Apeman (Mono Single) (3.52)
  17. Rats (Mono Single) (2.40)
  18. Powerman (Mono) (4.25)
  19. The Moneygoround (Mono Alternate Version) (1.39)
  20. Apeman (Alternate Mono Version) (3.40)
  21. God’s Children (Mono Film Mix) (3.16)
  22. The Way Love Used to Be (Mono Film Mix) (2.04)
  23. God’s Children (End) (Mono Film Mix) (0.49)

Tracks 1-13 originally released on Percy, Pye LP PSPL 18365, 1971
Tracks 14, 18-21, 23 previously unreleased
Tracks 15-17 originally released on various singles, 1970
Track 22 originally released on Percy, Castle CD ESMCD 510, 1998

dear jean ritchie

Alcuni siti di vendita lo danno come già uscito, ma quello ufficiale della Compass Records riporta come data di pubblicazione il 2 settembre. Si tratta di Dear Jean, Artists Celebrate Jean Ritchie, un doppio CD tributo che giustamente omaggia una delle “grandi signore” del folk americano, celebre per i suoi bellissimi album su Folkways, a cavallo tra la fine anni ’50 e gli anni ’60, ma già in azione con il suo dulcimer degli Appalachi dalla decade precedente https://www.youtube.com/watch?v=CBPLbwqvXLU . Conosciuta come “The Mother Of Folk” Jean Ritchie, 91 anni a dicembre dello scorso anno è una delle più importanti artiste della musica tradizionale americana  ed in questo CD, a fianco di artisti poco conosciuti, ci sono alcuni dei migliori interpreti del genere, provenienti da diverse generazioni, anche se manca Emmylou https://www.youtube.com/watch?v=x1dZB63gwcQ Questa è la lista completa dei brani e dei musicisti che appaiono nei 2 CD:

Disc: 1
1. Black Waters (John McCutcheon, Tim O Brien, Suzy Bogguss, Kathy Mattea, Stuart Duncan and Bryn Davies)
2. Now is the Cool of the Day (Molly Andrews)
3. The L&N Don’t Stop Here Anymore (Robin and Linda Williams with John Jennings)
4. Morning Come, Maria s Gone (Janis Ian)
5. Lord Bateman (Sally Rogers and Howie Bursen)
6. High Hills and Mountains (Al, Alice and Ruth)
7. Young Man Who Wouldn’t Raise Corn (Peggy Seeger)
8. West Virginia Mine Disaster (Susie Glaze)
9. With Kitty I’ll Go (Mick Lane with Pat Broaders)
10. I Celebrate Life [Spoken Word] (Pete Seeger)
11. Pretty Betty Martin (Kathy Reid-Naiman)
12. Shady Grove (Sparky and Rhonda Rucker)
13. The Cuckoo (Sam Amidon)
14. Thousand Mile Blues (Dan Schatz)
15. Blue Diamond Mines (Riki Schneyer)
16. The Bluebird Song (John McCutcheon)
17. Go Dig My Grave (Dale Ann Bradley and Alison Brown)
18. Jubilee (Kathy Mattea and Friends)
Disc: 2
1. One I Love (Judy Collins)
2. Let the Sun Shine Down on Me (Kim and Reggie Harris)
3. My Dear Companion (Cathy Fink and Marcy Marxer)
4. Last Old Train s a-Leavin (Peter Pickow, Jon Pickow, and Kenny Kosek)
5. Wintergrace (Debra Cowan and John Roberts)
6. Pretty Saro (Robbie O Connell)
7. Fair Nottamun Town (Elizabeth LaPrelle)
8. Golden Ring around the Susan Girl [Instrumental] (Matt Brown)
9. I’ve Been a Foreign Lander (Atwater-Donnelly)
10. One More Mile (Rachael Davis)
11. Farewell to the Mountains (Magpie)
12. I’ve Got a Mother (Starry Mountain Singers)
13. Jemmy Taylor-O (Big Medicine)
14. Brightest and Best (Lorraine and Bennett Hammond)
15. Hangman (Ralston Bowles and May Erlewine-Bernard)
16. Jackaro (Archie Fisher)
17. Who Killed Cock Robin? (Oscar Brand and Jean Ritchie)
18. Twilight a-Stealing (The Ritchie Nieces)Disc 1
19. The Peace Round (Jean Ritchie and Friends)

Anche per questa volta è tutto, alla prossima.
Bruno Conti

Nuovo Capitolo Della Serie “Bravo, Ma Basta?” Philip Sayce – Influence

philip sayce influence

Philip Sayce – Influence – Mascot/Provogue/Edel

Philip Sayce è uno dei miei “clienti” abituali e ogni tanto mi ritrovo a parlare dei suoi dischi http://discoclub.myblog.it/2010/05/14/hard-rock-blues-dal-canada-philip-sayce-inner-revolution/, ma  non ho ancora capito bene che genere faccia esattamente. O meglio, l’ho capito ma non lo condivido in toto: facendo parte il nostro della categoria dei “guitar heroes”, il genere è un rock-blues assai energico che spesso sfocia in un heavy rock un po’ di maniera, il talento c’è, anche lo stile non difetta, ancorché influenzato (non per nulla il titolo del nuovo album è Influence) https://www.youtube.com/watch?v=3QCzJuduDf8  da mille diversi chitarristi, da Jimi Hendrix, il maestro assoluto a Stevie Ray Vaughan https://www.youtube.com/watch?v=6lkRiAaWQxU , passando per Eric Clapton (che lo ha chiamato anche all’ultimo Crossroads Guitar Festival), Jeff Healey, con cui ha suonato in passato https://www.youtube.com/watch?v=EOeKcwr2YYE : entrambi canadesi, anche se Sayce in effetti è nato nel Galles.

philip sayce 1

Nella sua musica c’è anche qualcosa del compagno di etichetta Joe Bonamassa, magari quello più tamarro e rocker dei primi album o dei Black Country Communion, purtroppo, di tanto in tanto, affiora anche un sound alla Lenny Kravitz o tipo la Melissa Etheridge meno ispirata, con la quale peraltro ha diviso, come lead guitarist, i palchi di tutto il mondo per quattro anni. Ho ascoltato il disco in streaming qualche tempo prima dell’uscita, che comunque avverrà questo martedì 26 agosto (il 2 settembre in Italia), e quindi non ho tutte le informazioni sull’album, però ad un ascolto rapido mi sembra buono, forse addirittura uno dei suoi migliori, con i soliti pregi e difetti dei dischi di Sayce. Come detto, nel calderone sonoro di Philip confluiscono mille influenze, sia nei brani originali quanto nelle cover, in questo album assai eclettiche https://www.youtube.com/watch?v=6qMuhy-Qqig .

philip sayce 2

Si passa in un baleno dall’hard rock più tirato, a ballate melodiche ma sempre ricche nel reparto chitarristico, brani hendrixiani puri, omaggi ai Little Feat, a sorpresa una bella Sailin’ Shoes o Graham Nash, ancor più sorprendentemente con Better Days, una di quelle ballate classiche e senza tempo, che forse il tempo ha dimenticato, ma non il nostro amico che le rende giustizia con classe e buon gusto. Buon gusto che manca in molte delle orge di wah-wah a manetta, coretti idioti e cliché heavy, come in Easy On The Eyes o in Evil Woman, che non è né quella dei Black Sabbath né quella degli ELO, che sembrano entrambi dei brani di seconda mano del peggior Bon Jovi, con un figlioccio di Hendrix alla chitarra, bravo ma assai scontato. Altrove gli omaggi a Jimi riescono meglio, come nelle atmosfere futuristiche di Triumph, un brano strumentale che ha un giro di accordi che sembra un incrocio tra gli Who diTommy e l’opera omnia di Hendrix. O in Out Of My Mind, un omaggio al Jimi più frenetico di Fire e Crosstown Traffic,anche se ovviamente la classe e l’esecuzione non sono proprio le stesse, però la chitarra c’è e si sente.

philip sayce 3

Nell’ambito Hendrix, leggasi quindi come orge di wah-wah, sorprende parzialmente una discreta versione di Green Power, un brano minore del repertorio di Little Richard, che francamente non conoscevo, anche se poi, con l’aiuto del produttore Dave Cobb, che inserisce dei coretti femminili decisamente irritanti, riescono quasi a rovinarla. L’iniziale Tom Devil non è male, sembra un brano dei Cream di Wheel’s On Fire, sempre con i dovuti distinguo e soprattutto per la parte musicale, mentre il lato vocale è quello dove Sayce deve ancora migliorare, e di molto. I’m Going Home è un’altra tiratissima versione del rock according to Philip, decisamente meglio Fade Into You, una lenta cavalcata elettroacustica tra i Pink Floyd e la psichedelia, uno dei territori sonori dove bisognerebbe insistere, chitarre tirate ma sognanti, un po’ Trower e un po’ Gilmour, quindi mille volte derivative, ma cionondimeno molto piacevoli. Tra i momenti positivi c’è anche una bella Blues Ain’t Nothing But A Good Woman, a cavallo tra Healey e Bonamassa, con un gagliardo assolo di Sayce, che anche in questo album. è uno dei motivi che salva il giudizio finale, almeno per gli amanti del genere, rock, sempre rock, fortissimamente rock (anche troppo) e quindi alla fine il solito, bravo, ma…solo per chitarrofili https://www.youtube.com/watch?v=X5kVmCZGSZ8  e https://www.youtube.com/watch?v=QaiGPUSyRS0? Comunque in giro c’è molto, ma moolto di peggio!

Bruno Conti

Siamo Tutti Sulla Stessa Barca (Del Blues)! Elvin Bishop – Can’t Even Do Wrong Right

elvin bishop can't even

Elvin Bishop – Can’t Even Do Wrong Right – Alligator/IRD

Elvin Bishop se non può essere considerato uno dei “grandissimi” del Blues elettrico dell’epoca d’oro, a cavallo anni ’60 e ’70, ne è comunque uno dei più longevi esemplari (72 anni a ottobre). Già sulle scene di Chicago (pur essendo originario della California) fin da inizio anni ’60, è stato il secondo chitarrista, a fianco di Michael Bloomfield, della Butterfield Blues Band, e di questo gliene saremo eternamente grati. Ma pur essendo solista di pregio, anche alla slide, non è mai stato un grande cantante, pur avendo, stranamente, migliorato, con il passare degli anni le sue performances vocali. Il suo periodo migliore, e di maggior successo commerciale, è coinciso con la sua permanenza alla Capricorn Records, nella seconda metà degli anni ’70, quando si era dato decisamente al rock, pur mantenendo inalterate le sue capacità di bluesman di vaglia https://www.youtube.com/watch?v=OIyWTB5vMuY . Come molti, ha avuto varie fasi stilistiche, cambiando diverse etichette nel corso degli anni: ad esempio ha già avuto un passaggio in casa Alligator tra il 1988 e il 2000, incidendo per loro ben cinque album, poi per i casi della vita le strade si sono divise e Bishop. dopo vari passaggi, nel 2008 era approdato alla Delta Groove, per cui ha registrato tre album, tra cui un eccellente disco dal vivo Raisin’ Hell Revue, che riprendeva le tracce del suo miglior disco degli anni settanta.

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Il titolo di una delle canzoni, Everybody’s In The Same Boat (“siamo tutti sulla stessa barca”, non sapevo che anche gli americani utilizassero questo modo di dire, peraltro universale), ci permette di esaminare una delle peculiarità della musica di Elvin, che ha sempre avuto questa caratteristica, per ovviare alle sue non grandi capacità vocali, del “raconteur”, piccoli aneddoti e storielle, spesso divertenti, con cui il nostro intrattiene l’ascoltatore, sorta di mini talkin’ blues, nel disco ce n’è un altro, in coppia con Charlie Musselwhite, Old School, dove i due si raccontano a vicenda dei bei tempi andati, senza dimenticare di cimentarsi ai rispettivi strumenti, su un groove che ricorda molto i vecchi classici (qualcuno ha detto Walkin’ Blues?). https://www.youtube.com/watch?v=omyYA2syhhk  Anche Can’t Even Do Wrong Right,  posta in apertura, ha questo scorrere discorsivo, con Bishop che ce la racconta prima di rilasciare un breve e ficcante assolo. Più grintosa la cover di Blues With A Feeling, dal repertorio di Walter Jacobs, con Elvin ben supportato alle armonie vocali dall’ottimo Mickey Thomas e poi protagonista di ottimi assolo sia alla slide quanto alla solista. Mickey Thomas, vecchio pard nei dischi anni ’70 https://www.youtube.com/watch?v=DyMMEmwFQUE , e poi cantante dei Jefferson Starship, è uno di quei bianchi che sanno cantare il blues ed il soul con voce chiara e potente, come dimostra in una Let Your Woman Have Her Way dal piglio gospel-soul e dalla notevole intensità, con tutta la band che segue il cantante e il leader, alla chitarra, in una interpretazione di rara efficacia, nel brano forse migliore dell’intero album, grande l’assolo di slide. Eccellente anche No More Doggin’, uno strumentale di Chicago Blues, dove l’interplay fra Bishop e Musselwhite dimostra che la classe non è acqua e la coppia, ai rispettivi strumenti, è ancora in grado di alzare la temperatura.

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Everybody’s In The Same Boat, come detto, è una di quelle favolette con morale che piacciono al nostro amico, ma è anche fior di blues, down & dirty direbbero quelli che se intendono, con il coretto che stempera la “serietà” dell’argomento. Al settimo brano, improvvisamente, Bishop ci trasporta in quel di New Orleans, il pianista Steve Willis si sposta alla fisarmonica e a ritmo di gumbo, Dancin’ ci porta dalle parti delle paludi della Louisiana. Anche lo strumentale Honest I Do, grazie al suono della fisa, mantiene questo spirito, ma a dominare sono le due soliste spesso all’unisono (l’altra è quella di Bob Welsh, ottimo in tutto il disco e co-produttore dell’album). Boo Weevil, scritta da Fats Domino, più che cajun e fatta a tempo di zydeco, divertente e trascinante come si conviene al genere, con il vocione vissuto di Bishop che ben si adatta alla filosofia della canzone, ovvero quella di divertire. Stesso obiettivo ma diversa provenienza per una scatenata Hey-Ba-Ba-Re-Bop, registrata dal vivo, che avrebbe fatto la gioia del suo autore, quel Lionel Hampton che è stato uno degli “antenati” del R&R e che va a concludere un disco che se non ci porta a riva quantomeno ci garantisce una quarantina di minuti di onesta musica da parte di un “arzillo vecchietto” https://www.youtube.com/watch?v=kQvrAwNDisU !

Bruno Conti

“Bollino Blu” Di Garanzia Per Joe Camilleri! Black Sorrows – Certified Blue

black sorrows certified blue

Black Sorrows – Cerified Blue – Head Records

Il loro ultimo lavoro il triplo CD Crooked Little Thoughtshttp://discoclub.myblog.it/2013/03/26/piccoli-pensieri-ma-grande-musica-dalla-lontana-australia-t/ ), è stato uno dei dischi più belli dello scorso anno (ma anche uno dei più difficili da rintracciare, vista la scarsa reperibilità, disponibile solo sul mercato Australiano), quindi potete immaginare il piacere con il quale ho accolto il postino, quando mi ha consegnato in questi giorni un pacchettino contenente il nuovo disco dei Black Sorrows, Certified Blue. Il gruppo capitanato da Joe Camilleri (cantante, autore, sassofonista, produttore), da circa un trentennio a questa parte è indiscutibilmente una delle migliori band australiane (e non solo), giunta con questo Certified Blue (se non ho sbagliato il conto. *NDB Confermo, anche sul loro sito http://www.theblacksorrows.com.au/ !) al diciassettesimo album, e il buon Joe, come sempre, la fa da padrone, essendo autore di tutte le canzoni, aiutato nella stesura dei testi dal compagno di lunga data Nick Smith (salvo un breve esilio in Better Time https://www.youtube.com/watch?v=dgRPaQoawIs ): in totale per quindici brani alla ricerca delle ispirazioni più varie. Registrato nei Woodstock Studios di Melbourne, con l’attuale line-up composta oltre che dal leader Camilleri, voce, chitarra, sassofono, mandolino e dobro, da Claude Carranza alle chitarre acustiche e elettriche, John McAll piano, organo e tastiere, Angus Burchall alla batteria e percussioni, Mark Gray al basso e la moglie di Joe, Atlanta Coogan, alle armonie vocali, e come ospiti eccellenti musicisti locali tra cui Ed Bates, Stuart Fraser, Patrick McMullin, Haydn Meccitt, Jason Vorherr, Tim Wilson, Eric Budd, e il non trascurabile apporto (geniale) di due ensemble musicali, il Silo String Quartet e i Voodoo Sheiks, che danno anche una impronta orchestrale al lavoro (nel progetto sono stati coinvolti un totale di 25 musicisti, praticamente una piccola orchestra).

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Il disco inizia con la delicata Roaring Town (una canzone che può ricordare il compianto J.J. Cale), tutta giocata sul morbido tocco di chitarra di Joe, mentre la title track Certified Blue https://www.youtube.com/watch?v=NVYdZ9I71Ls  e Can’t Give Up On You alzano il ritmo https://www.youtube.com/watch?v=UJ4_iUQaEhI , con largo uso di fiati, si passa poi alle abituali ballate che vengono dal cuore, brani come Wake Me Up In Paradise (in stile Burt Bacharach), Lovers Waltz e Big Heartache , ai ritmi “dixieland” di Save Me, e al moderno “swing” di Return Of The Voodoo Sheiks https://www.youtube.com/watch?v=oZVMhxdu0D8 . Righteous Blues ricorda certe atmosfere soffuse care al mai troppo lodato Garland Jeffreys,  Man Of Straw e The Devil Came Knockin’ On Sunday, hanno il gusto del bel tempo andato; non dimentichiamo neppure il “boogie” di Until I Make You Mine. in duetto con la moglie Atlanta, pagando poi dazio con Dear Lord e Call Me A Fool https://www.youtube.com/watch?v=fOmW3o6h8VY  allo “zio” Van Morrison, per andare a chiudere con il brano finale Gates Of Hell, dove la band si cimenta in una “allegra sarabanda” di suoni e generi, marchio di fabbrica dei Black Sorrows.

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Quest’anno la Band festeggia il 30° anniversario, e Joe Camilleri il 50° di carriera musicale (con 45 album alle spalle e circa 150 concerti all’anno), essendosi meritatamente guadagnato la reputazione di un musicista che lavora ancora sodo e sa connettersi con il suo pubblico https://www.youtube.com/watch?v=8xE7zSxLjt0 , che percepisce la sua passione per la musica e per il suonare dal vivo, con quel senso di avventura che continua ad assecondarlo.

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Se nei vostri gusti musicali cercate il rock, con influenze blues, soul, country, gospel, swing, honky-tonk, un pizzico di ska, le ballate lente e soffuse che alternano sapientemente il suono acustico a quello elettrico, il tutto cantato da una voce bellissima, con Certified Blue avete trovato tutto questo, anche se poi, come detto, la reperibilità dei CD è un po’ difficoltosa (ma vale assolutamente la pena di cercarli): una band storica del rock australiano che la stampa specializzata italiana (ad esclusione della rivista Buscadero e di questo Blog http://discoclub.myblog.it/2010/10/03/il-camilleri-d-oltreoeceano-black-sorrows-4-days-in-sing-sin/ ) ha quasi sempre snobbato, ma se volete siete ancora in tempo per rimediare, se invece siete già dei fans non aggiungo altro!

Tino Montanari