La Chitarra E’ Il Suo “Amuleto” Portafortuna! Chris Duarte – Lucky 13

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Chris Duarte Group – Lucky 13 – Blues Bureau/Shrapnel Records

Ormai credo non occorra ribadire per l’ennesima volta chi sia Chris Duarte, e che genere faccia! Detto mille volte (più o meno) su queste pagine virtuali, due l’anno scorso: nel 2013 infatti Duarte ha pubblicato sia un disco nuovo in studio che un doppio Live http://discoclub.myblog.it/2013/09/13/nuovi-guitar-heroes-chris-duarte-group-live-5685960/ . Diciamolo ancora una volta: power guitar trio o se preferite Texas blues-rock. Con la sua immancabile Fender Stratocaster acquistata quando era un ragazzino il buon Chris cerca sempre di infiammare gli appassionati dei grandi chitarristi https://www.youtube.com/watch?v=BzNMlyxpD8Q  e anche se non ha mai tenuto fede completamente alle previsioni che lo volevano come l’erede designato di Stevie Ray Vaughan, sempre in quei dintorni musicali si è mosso, tra blues, rock and roll, piccoli tocchi di jazz, ma negli ultimi anni, grazie al sodalizio con Mike Varney, proprietario e factotum della Shrapnel records, co-produttore anche di questo album, si è spostato, di tanto in tanto, verso un suono più heavy, quasi confinante con il metal o con le “esagerazioni” della scuola Satriani-Vai-Van Halen. Quindi quello che bisogna capire di ogni album di Duarte non è tanto il genere (che è un derivato) quanto la qualità del disco in oggetto https://www.youtube.com/watch?v=quzHYx2e7WQ .

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Questo Lucky 13 (sarà mica il suo tredicesimo album?) lo vede affiancato da una nuova, ennesima, sezione ritmica, John McKnight alla batteria e Kevin Vecchione al basso, e alle prese con quattordici brani che portano tutti la sua firma, quindi niente cover per l’occasione. Pertanto la domanda inevitabile è, un buon disco? A giudicare dalla partenza direi sicuramente di sì: You Know You’re Wrong è subito un poderoso rock-blues, a cavallo tra Hendrix e SRV, le due principali influenze di Chris, una solida ritmica, un cantato più convincente del solito e poi partono le evoluzioni della solista, tirate ma molto ben delineate anche a livello sonoro, insomma quello di meglio che ci si aspetta da questi tipi di dischi, tanta chitarra ma suonata con costrutto, la tecnica non è certo quella che fa difetto a questo signore, magari ogni tanto le idee diventano confuse. Questa volta pare che ci siamo, è uno dei dischi “giusti”, Angry Man è puro Texas blues-rock con la chitarra e la sezione ritmica che ci danno dentro di gusto, persino con le dovute sfumature R&R presenti negli episodi migliori della sua discografia, anche Crazy For Your Love è uno di quegli “strascicati” blues texani che erano tra le perle dell’opera di Vaughan https://www.youtube.com/watch?v=IJDw183eJEg , con Duarte che va a pescare anche un cantato alla Joe Walsh, o questa è l’impressione di chi scrive, mentre Who Loves You, con la ritmica che swinga di brutto, ha addirittura una patina sonora vecchio stile. Ottima anche Here I Come, sempre eccellente blues-rock old fashioned, ma ad alta gradazione chitarristica.

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Addirittura la lunga Let It Go è il classico slow blues tiratissimo che non può mancare in questo tipo di dischi, un brano di quelli da “faccine”, avete presente quando i solisti vanno a pescare fino in fondo alle loro budella l’ispirazione e la tensione per rilasciare degli assolo di devastante intensità e quindi il viso del chitarrista si contorce in espressioni facciali che fanno temere episodi fisici irreversibili, e questo mi pare il caso, anche se non posso verificare. E fin qui tutto bene, anzi benone, quasi 35 minuti di ottima musica, pure Man Up non è male, un rockettino di quelli leggeri ma piacevoli, proprio alla Joe Walsh vecchia maniera. Ma poi il tamarro che è in Duarte (e probabilmente in Varney) esplode, voci distorte e filtrate, chitarre esagerate, ritmica fracassona, per una Not Chasing It dove l’idea di un Hendrix futurista si scontra con la pochezza di idee, ma sempre meglio di Weak Wheels che sembra Jimi fatto, dai Red Hot Chili Peppers, non benissimo https://www.youtube.com/watch?v=ktKO94ED6mc. Ain’t Gonna Hurt No More, per fortuna ci riporta al classico, confortevole rock-blues, molto derivativo, va bene, ma almeno suonato con passione e perizia, anche se non si tratta di un brano memorabile, lavoro della solista alla parte https://www.youtube.com/watch?v=ktKO94ED6mc . Poi c’è una mini-suite Meus Via Vita Suite divisa in tre parti: una sognante e leggermente psichedelica Let’s Go For A Ride, dal suono molto West-coastiano, Minefield Of My Mine, che vira verso l’Hendrix più sperimentale, una cavalcata strumentale ricca di invenzioni chitarristiche e infine Setting Sun, dove l’organo di Art Groom, accentua la vena acida di questo lungo brano, che peraltro è tra le cose migliori mai trovate nella discografia di Duarte, che ci lascia per concludere, con un altro strumentale, Jump The Trane, un boogie rock’n’roll che ci permette di sperimentare nuovamente la grande tecnica di questo virtuoso dello chitarra elettrica. Quindi questa volta molte più luci che ombre, a parte quella sbandata nella parte centrale, uno dei dischi migliori della sua discografia.

Bruno Conti

La Chitarra E’ Il Suo “Amuleto” Portafortuna! Chris Duarte – Lucky 13ultima modifica: 2014-11-20T11:36:11+01:00da bruno_conti
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