Liste Di Fine Anno: I Peggiori Dischi Del 2014? E Anche I Migliori!

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Come promesso, a livello di curiosità (come sempre in queste classifiche che lasciano il tempo che trovano), ecco la lista dei peggiori dischi del 2014 secondo la critica musicale mondiale. Prima vi presento quello che è risultato facendo la media di tutte le classifiche di riviste e siti che hanno pubblicato “the worst of 2014”, poi qualche nome importante che è incappato nei giudizi negativi di singole testate.

1) Architecture In Helsinki – NOW + 4EVA “Vince” il premio come peggiore in assoluto il disco che vedete effigiato all’inizio del Post. E’ davvero così brutto? https://www.youtube.com/watch?v=aWMJkvjWqx4  O c’è di peggio? Giudicate voi! https://www.youtube.com/watch?v=CrdXLBYbVa8

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2) Anand Wilder – Break Line The Musical https://www.youtube.com/watch?v=IvmejiX3FeQ

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3) Jessie J – Sweet Talker https://www.youtube.com/watch?v=Ksq-2ULKmX0

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4) Kaiser Chiefs – Education, Education, Education & War https://www.youtube.com/watch?v=rppSbo4LGsc

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5) The Kooks – Listen https://www.youtube.com/watch?v=ODXISEN8p4w

6) Pixies – Indie Cindy Ebbene sì! Poi le scelte, come si sa, sono soggettive https://www.youtube.com/watch?v=IAxqFo59TBs

7) Dog Bite – Tranquilizers Non conosco, quindi non giudico (non si può sentire tutto) https://www.youtube.com/watch?v=FXauGl7py-Y

8) Linkin Park – The Hunting Party Apperò! https://www.youtube.com/watch?v=f-erYcBbO_c

9) Neil Young – Storytone Ma come? Avrei pensato più all’altro disco di Young dell’anno A Letter Home. Magari non sarà il quasi capolavoro di cui vi ha parlato Marco Verdi sul Blog http://discoclub.myblog.it/2014/11/16/il-bisonte-sbaglia-due-volte-fila-neil-young-storytone/, però non mi sembra un brutto disco, anzi…https://www.youtube.com/watch?v=sDQbJP0PxUM

10) Wiz Khalifa – Blacc Hollywood Questo appoggio pienamente https://www.youtube.com/watch?v=BoxkNJocqWQ

Qualche “sorpresa”, sparsa qui e là.

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Il Boss Bruce Springsteen con High Hopes è terzo nella lista di Paste, 16° in quella di Pitchfork, 11° in quella dei suoi “nemici storici” di Spin, ma francamente metterlo tra i peggiori mi pare eccessivo. Forse possiamo parlare di parziale delusione.

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Anche Sinead O’Connor I’m Not Bossy I’m The Boss risulta ottava nel Worst of Rolling Stone, 4° in quella di Paste, mentre quelli della rivista Spin, che sono leggendari, riescono a premiare i War On Drugs Lost In The Dream come disco dell’anno e ad inserirlo anche al 10° posto tra i peggiori, dei geni!

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Il New Musical Express inserisce gli U2 di Songs Of Innocence al 14° posto tra i peggiori (ma non appare poi, stranamente, in molte altre liste), mentre Paste “castiga” i Sun Kil Moon di Benji, che sono 12esimi nella lista aggregata dei migliori.

E per finire le liste internazionali, questo è la classifica generale del Best Of 2014, la somma di tutte le riviste e i siti. Manco a dirlo vince

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream 251 punti

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2) St. Vincent – St. Vincent 234 punti

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3) Run The Jewels – Run The Jewel 2 221 punti

Vi risparmio quelli dal quarto al sesto, ma se avete letto le liste in questi giorni ve li potete immaginare. E se leggete il Blog regolarmente sapete anche che la musica in circolazione è molto meglio di come appare in queste classifiche (de gustibus non est disputandum …), però se ne può discutere, parlando di tutt’altro, almeno secondo il “gusto” di chi ci scrive.

Quindi un bel “Happy New Year” a tutti. Ci vediamo fra un anno!

Bruno Conti

L’Ultimo Botto Di Fine Anno ! Leonard Cohen – Live In Dublin

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Leonard Cohen – Live In Dublin – Sony Music – 3CD – 3CD/DVD –  3CD/Blu-Ray

Dopo Live In London (09) e Songs From The Road (10), questo Live In Dublin  è il terzo concerto dal vivo che il grande cantautore-poeta canadese estrae dai suoi numerosi tour Europei: sono tre ore di grande musica (e per la prima volta un concerto completo dalla prima all’ultima canzone, per i suoi numerosi “fans” (ai quali sono fiero di appartenere). Il concerto è stato registrato nel Settembre del 2013 all’Arena 02 della splendida capitale Irlandese, con Cohen che come sempre si avvale di musicisti di fama mondiale (probabilmente la sua migliore band di sempre a parte l’assenza di Dino Soldo al sax), con al basso Roscoe Beck, Neil Larsen alla fisarmonica e tastiere, Rafael Gayol alla batteria e percussioni, il virtuoso Javier Mas a suonare tutti gli strumenti a corda, Mitch Watkins alle chitarre, il violino moldavo di Alex Bublitchi , e alle armonie vocali la sua “partner” di lunga data Sharon Robinson, e le sempre soavi Webb Sisters, ancora presenti nel gruppo lo scorso anno, per una “performance” magnifica dove in un mix unico si combinano elementi blues, jazz e pop, con frammenti di stili europei e zingareschi https://www.youtube.com/watch?v=n2GAYDYGddk .

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Il primo set inizia con la consueta, scura e profonda, Dance Me To The End Of Love, a cui fanno seguito la “biblica” The Future, la sempre carismatica Bird On The Wire, qui arrangiata in versione soul-jazz, mentre la chitarra del barcellonese Javier Mas incanta in Everybody Knows (dove si nota ancora una volta la bravura delle coriste) https://www.youtube.com/watch?v=8IfmiKnZi3E , e anche nel lungo intro spagnoleggiante di una struggente Who By Fire. Con The Gypsy’s Wife la band recupera il suono tzigano dei tempi di Recent Songs (79) , a cui Cohen fa seguire un trittico di brani tratto dal recente Old Ideas (12) Darkness, Amen e la dolce e meravigliosa Come Healing, accompagnata dalle voci angeliche delle Webb Sisters https://www.youtube.com/watch?v=MUB1O2cT2gM , canzoni che reggono lo show con la stessa forza dei classici di sempre, andando a chiudere la prima parte con Lover Lover Lover dal classico New Skin For The Old Ceremony (74), e la spirituale Anthem.

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La seconda parte del set riparte con le tastiere della celebre Tower Of Song, seguita poi da una dolcissima Suzanne, trascinata dal violino e dai cori, dagli accordi acustici di Chelsea Hotel #2, il lento incedere di Waiting For Miracle, per poi approdare al momento migliore della serata con la bilingue, sofferente ed emotiva, The Partisan, in una versione da brivido, impreziosita dagli accordi di Mas durante i versi in francese, brano che si merita l’ovazione del pubblico in sala. Dopo un inchino e un saluto al pubblico, il “maestro” riparte con le note avvolgenti di In My Secret Life, lasciando il palco alla Robinson per la ballata pianistica Alexandra Leaving, e poi ritornare con la sua voce baritonale alle atmosfere retrò della nota I’m Your Man https://www.youtube.com/watch?v=YuCpTi0EtbU , che fa da preludio alla famosissima e “coverizzata” da quasi tutti Hallelujah (forse l’unica canzone di Cohen conosciuta a livello universale), recitandola come solo il suo “creatore” potrebbe fare, un brano che non ha bisogno di presentazione, il secondo set termina con la poesia di Garcia Lorca, il fascinoso valzer Take This Waltz. Sulle note finali di questa canzone la band se ne va dal palco, per poi tornare ovviamente per una serie di “encores” che iniziano con la spettacolare versione “tzigana” della bellissima So Long, Marianne https://www.youtube.com/watch?v=DgEiDc1aXr0 , seguita dai sussurri di Going Home con il violino moldavo che colpisce direttamente al cuore, il basso pulsante che introduce First We Take Manhattan, dove la voce di Leonard e l’apporto delle coriste danno al brano un tono inaspettato, mentre la dolente Famous Blue Raincoat entra nell’anima, con uno dei testi più commoventi di sempre https://www.youtube.com/watch?v=DHqqlm9yf7M . Le bellissime voci delle sorelle Webb danno corpo alla melodia sognante di If It Be Your Will, avviandosi poi al gra finale con la solita coinvolgente Closing Time, rispolverando anche il blues vellutato di I Tried To Leave You e andando a chiudere un concerto magnifico con una inaspettata cover di Save The Last Dance For Me (con un’introduzione quasi “caraibica”) dei Drifters. Applausi!

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Sono quasi cinquant’anni ormai che Leonard Cohen porta avanti la missione di poeta, romanziere e cantautore, e chi lo segue dall’inizio della sua carriera sa cosa aspettarsi da questo vecchio signore, un gentiluomo che quando sale sul palco è rispettoso del pubblico e dei suoi superbi musicisti, che ringrazia col gesto del cappello e presenta con un rispettoso inchino. Anche in questo concerto (come negli altri), il suono è perfetto, non assordante, governato dall’equilibrio e dalla misura, distribuito su canzoni immortali, riconosciute ed apprezzate, cantate con il senso della misura, che con Cohen diventa perfezione. All’inizio della carriera, il grande canadese amava dire “di voler essere solo un poeta minore”, ora (per chi scrive) rimane senza ombra di dubbio il massimo poeta che la canzone d’autore abbia saputo esprimere, non male per uno che ha intrapreso di nuovo la carriera di cantante e ricominciato a fare concerti per le note necessità economiche.

NDT: Nel DVD oltre al concerto completo, vengono proposti come bonus i video delle canzoni Show Me The Place, Anyhow e Different Sides, estratti da Old Ideas e registrati in Canada nel 2013.

Tino Montanari

Un Grande “Artigiano” Del Blues. Magic Slim & The Teardrops – Pure Magic

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 Magic Slim & The Teardrops – Pure Magic – Wolf

Un paio di anni fa avevo recensito quello che è poi diventato l’ultimo album di Magic Slim, Bad Boy, pubblicato dalla Blind Pig, un buon disco ma non uno dei suoi migliori http://discoclub.myblog.it/2012/09/18/un-ragazzaccio-dal-mississippi-magic-slim-and-the-teardrops/ . Probabilmente Morris Holt (vero nome di Magic Slim) non pensava che sarebbe stato il suo album finale, ma il destino la pensava in modo diverso, e nel febbraio del 2013, Magic, come amava essere chiamato, da quando l’altro Magic, Sam gli aveva dato il suo soprannome, ci ha lasciato, mentre era on the road, per le complicazioni, cuore, polmoni, fegato, di vecchi problemi di salute che avevano caratterizzato i suoi ultimi anni, sempre coraggiosamente in tour. Ancora nel maggio del 2013 gli è stato assegnato un premio postumo come miglior “Traditional Blues Male Artist”, lui che in vita ne aveva vinti moltissimi. Uno degli ultimi rappresentanti del classico blues elettrico di Chicago, Holt, nativo della zona del Mississippi, come già ricordavo nella recensione, non è stato forse uno dei grandissimi del blues della Windy City, ma sicuramente uno dei migliori performer diciamo della seconda fascia, vocalist ruspante, ottimo chitarrista e grande showman, Magic Slim ha dato il meglio di sé con la sua formazione dei Teardrops, il classico quartetto con due chitarre a fronteggiarsi, ben sostenute da una sezione ritmica, dove il drive era fornito dal fratello di Morris, Dennis Holt, al basso, e da Earl Howell alla batteria, con l’asso nella manica che era la seconda chitarra di John Primer (poi autore di una ottima carriera solista, che prosegue ai giorni nostri): proprio con questa formazione (attiva dal 1982 al 1995) vengono registrate la tracce di questo CD, dal vivo a Vienna, quindi nella sua dimensione ideale, pubblicate postume dalla Wolf Records, l’etichetta austriaca con la quale il musicista americano ha pubblicato parecchi album nella sua carriera.

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Le note ci dicono che il materiale è inedito su CD, registrato tra il ’92 e il ’95, mi fido, non ho verificato, e sicuramente si tratta di un eventuale (mai dire mai) canto del cigno più consono alla classe ed alla qualità del bluesman di Torrance: una bella sequenza di “classici” e “ brani minori” delle 12 battute, di cui si dice Magic Slim avesse in repertorio una quantità sterminate di canzoni tra cui pescare per i suoi show al fulmicotone. Dopo la classica introduzione di Primer per scaldare il pubblico, siamo subito nelle note di Love Somebody, un vivace brano di Jimmy Dawkins, altro grande rappresentante della scuola del blues elettrico di Chicago https://www.youtube.com/watch?v=9DVlXmHa_DE , poi una Going To California di uno dei maestri, Albert King, uno slow dai tratti torridi dove la chitarra viaggia spedita e sicura https://www.youtube.com/watch?v=AXFgLhXvk-s , seguito da un super classico, dall’andatura ondeggiante ed inconfondibile, come I’m Ready, brano firmato da Willie Dixon e uno dei maggiori successi di Muddy Waters https://www.youtube.com/watch?v=t9ZmuZSIdCY . Di nuovo un brano dal songbook di Albert King, I Got The Blues, vero manifesto di intenti e per portare qualche variazione, sempre presente negli spettacoli di Slim, Lovin’ You (Is the Best Thing That Happened To Me) è una canzone di Milton Campbell, dai tratti sonori più vicini al soul https://www.youtube.com/watch?v=E8sVkCSUf9w e al R&B, per poi tornare, nella lunga Since I Met You Baby, a firma Ivory Joe Hunter, a quei brani lenti e sofferti che sono la vera essenza di questa musica.

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L’unico brano firmato da Morris Holt, See What You’re Doin’ To Me, è un altro di quei brani adattissimi per aizzare il pubblico, prima di stenderlo nuovamente con una lenta ed intensissima Spider In My Stew, sempre a firma Dixon, portata al “successo” da Buster Benton, che era il cantante delle Willie Dixon’s Blues All-Stars, brano poco noto ma sicuramente non minore. Una chiacchierata di Magic Slim con il pubblico spezza un poco il ritmo del concerto virtuale costruito dai compilatori del CD, ma una tosta Look Over Yonder’s Wall dell’accoppiata Arthur Crudup/Elmore James sistema la cose, prima di regalarci un altro lento di quelli folgoranti e lancinanti come Jimmie e un altro shuffle divertertente come Do You Mean It? dalla penna di Ike Turner. Anche la finale Call My Job era nel repertorio di Albert King e fa la sua ottima figura, discorsetto finale, applausi, titoli di coda, se sarà l’ultimo di Magic Slim miglior testamento non poteva esserci, non un Maestro, ma un grande Artigiano!

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Siti Musicali: American Songwriter, Paste E Pitchfork

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Continuiamo con le nostre classifiche dei migliori album dell’anno. Questa volta tocca a tre dei siti musicali più famosi. Cominciamo con American Songwriter che per gusti musicali è quello che più si avvicina al nostro Blog, anche se una scelta, come dicevo qualche post fa, mi ha un poco destabilizzato, soprattutto perché fatta a discapito di un titolo che mi sarei aspettato non solo nella top 10, ma addirittura al primo posto, come hanno fatto rilevare molti lettori del sito http://www.americansongwriter.com/2014/11/american-songwriters-top-50-albums-2014/, parlo di Lucinda Williams Down Where The Spirit Meets The Bone, che non è neppure nei primi 50, mistero! Ecco la lista:

American Songwriter’s Top 10 Albums of 2014

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1) Sturgill Simpson – Metamodern Sounds In Country Music Sono solo tre parole “Gran Bel Disco” https://www.youtube.com/watch?v=_EGCwKp1Xss

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2) The War On Drugs – Lost In The Dream

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3) Strand Of Oaks – Heal

https://www.youtube.com/watch?v=vUic8qvv-u8

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4) Taylor Swift – 1989 Pleaaase?!?

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5) Ryan Adams – Ryan Adams https://www.youtube.com/watch?v=EMHvwsLxUek

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6) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes

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7) Angel Olsen – Burn Your Fire For No Witness https://www.youtube.com/watch?v=0CQSOoFlaxI

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8) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers

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9) John Fullbright – Songs

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10) First Aid Kit – Stay Gold  https://www.youtube.com/watch?v=veHUZMoKObc

Dopo quelli di American Songwriter ecco i Top 10 di Paste.

BestAlbums 2014 Top 10 Pase

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) St. Vincent – St. Vincent

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3) Run The Jewels – Run The Jewels 2

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4) King Tuff – Black Moon Spell

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5) Alvvays – Alvvays

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6) Sylvan Esso – Sylvan Esso

7) Beck – Morning Phase

8) Sharon Van Etten – Are We There

9) First Aid Kit – Stay Gold

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10) Courtney Barnett – The Double Ep: The Sea Of Split Peas https://www.youtube.com/watch?v=6d_WdcDev9c

E finiamo le liste di oggi con i migliori di Pitchfork. Sempre più o meno quelli sono, tra ambient, nu-disco, hip-hop e elettronica, non il massimo per i miei gusti, a parte un paio. Sono i primi 10, per documentazione, gli altri 40 ve li risparmio

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1) Run The Jewels – Run The Jewels 2

2) FKA Twigs – LP1

3) The War On Drugs – Lost In The Dream

4) Aphex Twins – Syro

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5) Grouper – Ruins

6) Swans – To Be Kind

7) Sun Kil Moon – Benji

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8) Todd Terje – It’s Album Time

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9) Ariel Pink – pom pom

10) Caribou – Our Love

E’ tutto per oggi, nei prossimi altre classifiche di fine anno (e forse recensioni, dipende dal tempo).

Bruno Conti

 

 

 

Per Chi Ama I Beatles E’ Sempre Stato Il “Quesito”! Meglio Lennon o McCartney?

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Nel corso degli anni è sempre stata una domanda che ha infiammato i cuori degli appassionati dei Beatles. Meglio John Lennon o Paul McCartney? O tutti e due? O nessuno dei due, e quindi, soprattutto negli ultimi anni, qualcuno ha preferito George Harrison. Che anche chi preferisce gli Stones e non risponde (ma per chi scrive la miglior risposta, in entrambi i casi, è tutti e due!).

Un filmmaker americano, Matt Schichter della Sacred Goose Productions, ha provato a far rispondere alla domanda in Lennon or McCartney: A Beatles Documentary, dove, nel corso di 34 minuti, 550 celebrità hanno espresso il loro parere, estrapolato da varie interviste realizzate negli ultimi dieci anni. Non ho contato le risposte e quindi non vi so dire chi ha vinto, se siete (anal)itici fate voi il conteggio e fatemelo sapere, oppure godetevi semplicemente il documentario.

Come canzone natalizia vince sicuramente Lennon, ma la questione rimane aperta, come il sesso degli angeli!

Tanti Auguri di Buon Natale!

Bruno Conti

Dal Nostro Inviato Nel Passato! David Crosby – Live At The Matrix, December 1970

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DAVID CROSBY – Live At The Matrix, December 1970 – Keyhole Records

Ehm…ma come? Siamo già alle soglie del 1971? No…non è possibile, ho appena comprato Chunga’s Revenge ed il primo ottobre sono andato a vedere gli Stones al Palalido con mio padre (grazie Palo!)….vuoi mika dire che quel quadratino di umida carta assorbente, con il volto ghignante di Yuri Gagarin stampigliato sopra, mi abbia scombussolato così tanto???  Mah….non ho più il fisico, si vede…

*NDB Questo è il bootleg completo!

Comunque, al momento ho tra le mani questa registrazione pirata, ma con una buona qualità audio, di David Crosby & Friends. In  pratica un’anteprima live al Matrix di San Francisco del suo primo album solo, che dovrebbe uscire il prossimo anno e che si preannuncia molto, molto interessante. Accompagnato da Captain Trips in persona, Jerry Garcia, e da due suoi adepti quali Phil Lesh e Mickey Hart, ci propone alcune sue nuove composizioni, un brano già conosciuto ed alcuni pezzi degli stessi Grateful Dead.

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Il Matrix deve essere un bel posticino accogliente ed informale, al punto da mettere i 4 a loro agio ed in assoluto relax dato che, dopo una bluesata e preparatoria versione di Drop Down Mama, eseguono un meraviglioso brano, per ora inedito, dal titolo: Cowboy Movie. Crosby lo introduce ironizzando e dicendo che insieme ad amici, erano seduti sul divano di casa a guardare la televisione, a mangiarsi appunto una TV dinner e a vedere un B Movie su indiani & cowboys, che ha poi ispirato il pezzo. Trattasi di un vero e proprio capolavoro, che mette in pratica la cosiddetta Legge di Miles: less is more.

La voce di David è perfetta nel declamare le lente e sognanti strofe, che narrano la storia di alcuni banditi che, dopo una rapina al treno, tornano al loro accampamento e vengono traditi dalla bella squaw, che in realtà è una rinnegata dello sceriffo, insomma una della legge. E’ lei che distrae il nostro eroe con le solite moine, il quale, ferito e sconfitto, morirà tristemente alla periferia di Albuquerque, “nella più desolata visione che abbiate mai avuto”.

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Penso sinceramente che questa sia una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato in vita mia. Il basso di Lesh, con il suono fatto di  gomma liquida è grandioso, la batteria di Hart è discreta e  rarefatta, incalzante quando necessario. Ma è la chitarra davvero lisergica e lacerante di Garcia a definire l’atmosfera, insieme alla splendida voce di David, rendendo il brano praticamente un raga di oltre 9 minuti, che vorresti non finisse mai. Mi aspetto che, incisa in studio con tutti i crismi e gli arrangiamenti definitivi, questo pezzo diventi uno dei massimi esempi della musica rock contemporanea. Ma, almeno in questo caso, la bellezza non ha confini e si prosegue con un altro grande pezzo di Crosby, cioè quella Triad rifiutata dai Byrds (che poi ci hanno ripensato) ma registrata dai Jefferson Airplane nel loro album del ’68 Crown Of Creation, anche questa in una grande interpretazione, intensa, rilassata e fluida.

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Poi è il turno di The Wall Song, anch’essa inedita e forse non ancora debitamente compiuta, ma  sempre nel puro stile di Crosby; quindi Bertha e Deep Elem Blues, dal repertorio classico dei Dead. Quasi a chiudere, ma prima dell’ultima perla, una buona versione dello standard Motherless Children. Dulcis in fundo, il concerto termina con un altro fantastico inedito, Laughing, di 10 minuti abbondanti, in cui tutta la sensibilità e la classe dell’autore e della band che lo accompagna, si manifestano in un brano etereo e spirituale, quanto sublime. Alla fine non resta che rimettere la puntina sul primo solco e riascoltare il tutto ancora molte volte, quasi increduli, abbandonandoci alle paradisiache vibrazioni fluttuanti dallo stereo.

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Insomma questo 1970, già ricco di altri capolavori come American Beauty, Zeppelin III, Abbey Road, il Jack Johnson di Miles Davis, solo per citarne alcuni, finisce in grande bellezza, anche se lo scioglimento dei Fab Four, prorio all’inizio del nuovo decennio, mi ha causato una certa paranoia. Quindi non vedo l’ora di ascoltare questo primo album solista di Croz che, stando ad alcune indiscrezioni fatte filtrare dal settimanale Melody Maker, sarà affiancato da tutto il gotha musicale della West Coast. Si sussurra infatti delle collaborazioni di Young, Nash, Joni Mitchell, di alcuni membri dei Jefferson Airplane e dei Dead, altri amici e nomi illustri: insomma le basi per un album davvero epocale ci sono tutte e quindi basta solo attendere https://www.youtube.com/watch?v=Q18Tht5bBtg .

Buon 1971 a tutti & Happy Trails!

Un ringraziamento al mio amico Paolo Canevari, promettente chitarrista, per i suggerimenti storico-biografici.

Jimmy Ragazzon

 

P.s

Da una verifica casuale mi sono accorto che questo è il Post n° 2000 del Blog, e li trovate ancora tutti in rete, quindi tanti auguri in tutti i sensi!

Bruno il Blogger

A Conclusione Di Un Anno Terribile A Livello Di Decessi Nell’Ambito Musicale Ieri E’ Morto Anche “L’Acciaio Di Sheffield” Joe Cocker 1944-2014

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A pochi giorni di distanza dalla scomparsa di Ian McLagan, compianto grande tastierista di Small Faces e Faces (colpevolmente non ricordato nel Blog, ma lo dico qui), ieri se ne è andato anche John Robert Cocker, per tutti Joe Cocker, uno dei 100 grandi vocalist della storia del rock per la rivista Rolling Stone. Aveva 70 anni, essendo nato a Sheffield il 20 maggio del 1944, mentre la morte è avvenuta a Crawford, Colorado, dopo una lunga battaglia contro un cancro ai polmoni che lo affliggeva da tempo. Vediamo di ripercorrerne  la carriera musicale.

Tutti lo ricordano per l’immortale apparizione al Festival di Woodstock del 1969, mentre cantava una cover meravigliosa di With A Little Help From My Friends, il celebre brano dei Beatles che gli ha dato imperitura fama, anche grazie alle spastiche mosse che accompagnavano quella esibibizione dal video. Ma la sua carriera era iniziata già nel 1964, con, non a caso, un’altra versione di un brano dei Beatles, I’ll Cry Instead, pubblicata dalla Decca, che poi a fine anno si sbarazzò del suo contratto (evidentemente era un vizio della etichetta inglese quello di sbagliare la scelta, come era successo per i quattro di Liverpool): comunque in quel brano alla chitarra, oltre a Big Jim Sullivan, c’era Jimmy Page, che avrebbe poi partecipato anche alle sessions del primo album, With A Little Help From My Friends, inciso agli Olympic e Trident Studios di Londra agli inizi del 1968, ma pubblicato solo nella primavera del 1968, sulla scia dell’enorme successo della title-track. In mezzo, tra il 1966 e il 1968, Joe Cocker fece parte della Grease Band, il gruppo che poi avrebbe segnato la parte iniziale della sua carriera, e di cui faceva parte, fin dall’inizio, il grande pianista e organista Chris Stainton.

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In questo primo disco si trovavano anche memorabili versioni di Feelin’ Alright, Bye Bye Blackbird, Marjorine, Just Like A Woman, Don’t Let Me Be Misunderstood I Shall Be Released, ma tutti i brani di quell’album erano notevoli, come i musicisti utilizzati, oltre a Page e Stainton, tra i tanti, Henry McCullough, Albert Lee, Tommy Eyre, Stevie Winwood, Bj Wilson dei Procol Harum, oltre ad alcune grandi vocalist come Merry Clayton, le sorelle Holloway, Madeline Bell, Rosetta Hightower, alla faccia di quelli che dicono che i nomi(e i musicisti) non sono importanti!

Nello stesso anno esce il secondo album omonimo, Joe Cocker, altro disco bellissimo, prodotto da Leon Russell, che contribuisce anche con due canzoni, una di Dylan, una di Cohen, e tre degli amati Beatles (una Let It Be, come b-side di un singolo). Nel disco suona la Grease Band, oltre a Russell, George Harrison, di cui viene ripresa Something, Sneaky Pete Kleinow e Clarence White, chitarristi aggiunti, oltre alle solite fantastiche voci femminili di supporto, arricchite da Bonnie Bramlett e Rita Coolidge.

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Opera che farà da preludio alla esplosione termonucleare che sarà l’anno successivo il disco dal vivo Mad Dog And Englishmen, uno dei primi casi di sesso, droga e rock’n’roll, registrato nel marzo del 1970 al Fillmore East di New York, e pubblicato nel corso degli anni in tantissime edizioni. Prima Lp doppio, poi CD singolo, CD Deluxe doppio, DVD e anche, come The Complete Fillmore East Concerts, in un box da 6 CD edito dalla Hip-o-select in tiratura limitata e molto costosa, che sarà il caso di riproporre, a un prezzo più contenuto, in questa infausta occasione, per una volta facendo opera meritoria.

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In mezzo, nell’agosto del 1969, il primo giorno del Festival di Woodstock, accompagnato dalla Grease Band, Cocker regalò una memorabile esibizione, dove tra le tante cose, “inventò” anche l’air guitar. Spettacolo replicato pochi mesi dopo anche alla Isola di Wight.

Questi vertici non verranno mai più raggiunti negli anni successivi, quindi il resto dell’articolo (che rischiava di diventare una succursale della Enciclopedia Treccani o di Wikipedia) sarà meno analitico.

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Nel 1972 in Europa come Something To Say e di nuovo come Joe Cocker, negli USA nel 1973, esce l’album qui sopra, che probabilmente è l’ultimo grande disco della sua carriera, anche se i due, forse tre, dischi successivi sono ancora fior di raccolte di canzoni e la voce, nonostante i problemi di droga e soprattutto alcol, è ancora quel ruggito tra rock e soul, con ampie porzioni di blues & R&B, con qualche caduta di stile, che ha sempre caratterizzato la sua musica.

I Can’t Stand A Little Rain del 1974, con la prima apparizione di You Are So Beautiful, che diventerà uno dei suoi standard.

Nel 1976 oltre a Stingray, ancora un buon disco, vengono pubblicati dalla vecchia casa discografica, per capitalizzare sul suo successo, due dischi, ormai irreperibili in CD, per quanto assai interessanti, Live In LA, inciso nel 1972 e Space Captain, inciso tra il 1970 e il 1972, entrambi con materiale dal vivo proveniente dai suoi anni d’oro.

L’ultimo album degli anni ’70, Luxury You Can Afford, non memorabile, però contiene la sua versione di A Whiter Shade Of Pale https://www.youtube.com/watch?v=d-SMj2Im6c0

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Nel 1982 Sheffield Steel, il disco registrato con musicisti caraibici e prodotto da Chris Blackwell, il boss della Island, rinnova i fasti del passato e lo stesso anno arriva anche il megasuccesso del duetto con Jennifer Warnes, Up Where We Belong, dalla colonna sonora di Ufficiale e Gentiluomo.

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Negli anni ’80 escono ancora questi quattro album, e a parte il successo megagalattico di You Can Leave Your Hat On, il brano di Randy Newman contenuto nella colonna sonora di 9 Settimane e 1/2, il suono diventa progressivamente “terribile”, almeno a parere di chi scrive. E anche le due decadi successive, a parte qualche CD o DVD dal vivo, dove la classe del performer risalta ancora, non sono particolarmente memorabili, tra un Pavarotti and Friends, una comparsata con Zucchero e altre amenità del genere. Questa volta il suo duetto nella colonna sonora di Bodyguard non è quello di successo (anche se le royalties devono averlo reso comunque felice), Woodstock ’94, 25 anni dopo, mah… Forse, come ha giustamente ricordato Billy Joel circa tre mesi fa, quando annunciò pubblicamente che Joe Cocker era ammalato gravemente, è un delitto che questo grande cantante non sia stato ancora inserito nella Rock And Roll Hall Of Fame dei grandi della musica.

Queste sono state tra le sue ultime apparizioni in concerto. Lo ricordiamo con grande affetto ed imperitura ammirazione (soprattutto per la prima parte di carriera).

R.I.P Joe Cocker!

Bruno Conti

 

 

 

 

Brisbane Mancava? Ancora Dall’Australia ! Halfway – Any Old Love

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Halfway – Any Old Love – Plus 1 Records

Gli Halfway sono una band di otto elementi con sede a Brisbane in Australia, da cui provengono tre membri del gruppo:  il bassista Ben Johnson, Luke Peacock alle tastiere e pianoforte e il chitarrista John Willsteed (ex Go-Betweens), mentre John Busby voce e chitarra acustica, Chris Dale voce e chitarra elettrica e Elwin Hawtin batteria e percussioni sono di Rockhampton nel Queensland, mentre i due fratelli Noel e Liam Fitzpatrick pedal steel e banjo e mandolino, dalla mia amata Dublino. Questo ricco “ensemble” esordisce con Farewell To The Fainthearted (04) dal suono roots-rock mosso e galoppante, a cui hanno fatto seguire Remember The River (06) https://www.youtube.com/watch?v=e5KVvhZHqo4 , che annoverava tra gli ospiti Rob Younger (lo storico vocalist dei Radio Birdman), e dopo una breve pausa An Outpost Of Promise (10) https://www.youtube.com/watch?v=t3IzVC39QbE fino ad arrivare a questo nuovo lavoro Any Old Love, vincitore del Air Award Winner 2014 (come miglior album country indipendente australiano), prodotto da Robert Forster (co-fondatore con Grant McLennan del grande gruppo indie-rock Go-Betweens).

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Any Old Love è un “concept-album”, diviso in quattro parti, intervallate dalla title track a sua volta spezzata in quattro frammenti , sulla storia di  un ex fantino, anche se la cosa abbastanza particolare, ma non unica, è che quasi tutti i tredici brani sono canzoni d’amore, a partire dal trittico iniziale Dropout https://www.youtube.com/watch?v=9vjJ_6ZpkUE , Honey I Like You https://www.youtube.com/watch?v=VV_ehogmfV0  e Hard Life Loving You, musicalmente con chiari punti di riferimento con i primi Son Volt, Wilco e Whiskeytown, mentre Dulcify https://www.youtube.com/watch?v=91ssAp9328I e Shakespeare Hotel risentono molto della produzione di Forster, per poi farci sobbalzare con il cow-punk di Factory Rats, la malinconia di Erebus & Terror, andando a chiudere con le struggenti ballate (specialità della casa) Sunlight On The Sills e The Waking Hours, cantate dai due “songwriters” Chris e John.

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La formula degli australiani Halfway rimane fortunamente invariata, e loro sono senza dubbio una delle band di punta del circuito “roots-rock” tradizionale in madre patria, sempre molto vivaci ma ancora poco noti e apprezzati al di fuori dell’Oceania (complice anche una concorrenza spietata), ma Any Old Love rimane un lavoro tutto sommato affascinante, suonato con una certa freschezza, che alla lunga nella resa complessiva risulta credibile, e quindi per chi ancora non li conosce e se siete in cerca di epigoni del classico sound down under, potrebbero fare al caso vostro.

Tino Montanari

Il Meglio Del 2014 Di E Secondo Alcuni Gruppi E Solisti “Italiani Per Caso”: Ed Abbiati + Lowlands, Mandolin’ Brothers, Cheap Wine, Paolo Bonfanti, Fabrizio Poggi & Chicken Mambo, Fargo (Ex Psychic Twins)

Abbiati Cacavas Me And The Devillowlands love etc

La Domenica del Disco Club, supplemento festivo (di solito sono quelli più lunghi)! Il Meglio del 2014, altre classifiche.

Nel primo Post dedicato a questi resoconti di fine anno mi ero ripromesso di segnalare anche alcuni dei migliori dischi di artisti italiani (sia pure di chiara impostazione angloamericana) che mi era capitato di ascoltare nel corso dell’annata! Poi mi è venuta l’idea di ampliare la cosa e di chiedere anche a loro quali sono stati i dischi, i concerti o qualche evento e libro che hanno apprezzato in questo 2014 che sta per per finire e che, come è il fine ultimo di queste liste, magari vi farà scoprire qualche disco interessante che non conoscete o vi era sfuggito nel corso dell’anno. E’ stato un processo laborioso e particolare di cui vi presento ora i risultati. La differente lunghezza delle loro risposte dipende anche dal quantitativo di dischi (e altro) che mi hanno segnalato: per esempio Marco Diamantini dei Cheap Wine solo due album e un concerto. Se notate un certo conflitto d’interessi nelle varie liste (cioè molti di loro si segnalano a vicenda, ovviamente non è casuale, ma va benissimo, visto che si tratta di stima reciproca e le vendite, purtroppo, non schizzano al cielo, anche se si cerca di aiutare sempre). I loro dischi viceversa (sta diventando complicato?) sono quelli che ho scelto io come “migliori del 2014). Come a scuola (e c’è chi è più fortunato) procediamo per ordine alfabetico). Quindi tra i dischi migliori usciti vi segnalo sia il CD di Edward Abbiati & Chris Cacavas Me And The Devil http://discoclub.myblog.it/2014/06/02/accoppiata-anglo-italo-americana-quel-pavia-chris-cacavas-ed-abbiati-me-and-the-devil/ , quanto il disco dei Lowlands Love, Etc. http://discoclub.myblog.it/2014/11/21/continua-linvasione-delle-band-pavesi-lowlands-love-etc-disco-concerto/ , mentre questa è la lista “commentata” del meglio del 2014 di Ed (con il quale ho fatto una chiacchierata/Intervista alcuni giorni orsono che mi riprometto di pubblicare sul Blog quanto prima, operazione che spero di ripetere anche con Jimmy Ragazzon e altri, visto che la buona musica “italiana” va incentivata): già che ci siete ai link trovate anche quanto scritto dal sottoscritto sul Blog relativamente a questi album. Partiamo: Buona Lettura!

Ed Abbiati Best Of 2014

Questi li ho ascoltati tanto e con tanto piacere… non sto a dire se sono migliori o peggiori ma sono quelli che mi sono piaciuti!!

 I dischi che ho sentito ed ascoltato di più quest’anno.

Ne ho presi pochi pochi e non ho ancora sentito quello di Lucinda che probabilmente sarebbe in top 3!

cheap wine beggar town.

  1. Cheap Wine “Beggar Town” –  il disco che ho ascoltato di più e con più piacere quest’anno. Profondo ed ampio. E’ il loro disco che apprezzo di più. Meriterebbero più vento nelle loro vele.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4dl5T8GXwc

phil cody cody sings zevon

Phil Cody “Phil sings Warren Zevon” – il principale compagno di viaggio per tutta l’estate. La sua “Mutineer” è più bella dell’originale. Bella scelta di brani e grande rispetto per le canzoni.

https://www.youtube.com/watch?v=VuFI4gwoKBY

stiv cantarelli banks of the lea

Stiv Cantarelli & The Silent Strangers “Banks of Lea” – ex compare di etichetta UK, tre dischi bellissimi uno dopo l’altro. Come fare Blues senza sembrare di impersonare qualcun’altro…The real deal.

https://www.youtube.com/watch?v=suYES-nnFco

sinead o'connor i'm not bossy

Sinead O’Connor “I’m not Bossy, I’m the Boss” – Sinead è una vera fuoriclasse sia nelle interpretazioni che nella scrittura. Qui mi ha sorpreso per l’energia e l’onestà con cui si mostra. “Take Me To Church” è un inno incredibile. “Ho fatto cosi tante cose brutte che fa male…”

https://www.youtube.com/watch?v=jMzY_KQIKjU (video dell’anno!)

mandolin' brothers far out

Mandolin’ Brothers “Far Out” – il miglior disco dei Mandolin. Punto. Hey Senorita e Circus avrei voluto scriverle io!  https://www.youtube.com/watch?v=6_AdZMuZQJg

Marah-presents-mountain-minstrelsy

Marah “Presents Mountain Minstrelsy Of Pennsylvania” – il talento di Dave Bielanko è talmente ampio che nonostante una serie incredibile di occasioni sprecate continua a tornare a galla e ad essere originale e vitale. Testi del 18mo secolo, e una folk band che ha più punk nelle vene di tutta quanta New York oggi. https://www.youtube.com/watch?v=JrtooewzJxw

*NDB Io questo fisicamente come CD non l’ho mai visto, solo per il download, però mi fido di Ed

joe henry invisble hour

Joe Henry “Invisible Hour” – quando ho saputo che era un disco folk con archi e fiati ho pronunciato parole da non ripetere davanti alle mie figlie. Sentendo il disco ho pensato che fosse una delle cose più belle sentite negli ultimi anni

https://www.youtube.com/watch?v=cRp1w8Zqr4g

war on drugs lost

The War on Drugs “Lost in the Dream” – trovai  il loro disco d’esordio nel 2009 a un euro in un negozio di Bruges. Lo presi per la copertina e mi innamorai della band. Quel disco fu uno dei riferimenti quando mixai il disco “Beyond” (A Philly proprio!). Questo disco li ha elevati all’attenzione di tutti. E’ bello vedere che un bel disco renda più nota una band. https://www.youtube.com/watch?v=vkLOg252KRE

matthew ryan boxers

Matthew Ryan “Boxers” –  sono un fan di Matthew dall’esordi. Uno di quelli che ascolto a ogni uscita. Contiene per me la canzone più bella dell’anno: “Until Kingdom Come”

https://www.youtube.com/watch?v=5hr9CfxTko8

alessandro battistini cosmic sessions

Alessandro Battistini “Cosmic Sessions” – Conosco Ale dai tempi dei Mojo Filter del mio amico Carlo Lancini. Questo disco mi ha sorpreso per la sua soffice e tranquilla originalità. Senza trucchi il disco si fa sentire e risentire. Un bel “summer album”  https://www.youtube.com/watch?v=d-mRxLn-IHs

anthony d'amato the shipwreck

10bis: Anthony D’amato “The Shipwreck from the Shore” – regalo natalizio di Rigo. Molto molto bello. The Nu-Folk movement grows and grows… https://www.youtube.com/watch?v=blLNXFyD2PE

*NDB Non conosco, sentito solo dei pezzetti, mi fido di Ed e c’è comunque il link

bruce springsteen high hopes

Last but not least, quest’anno Springsteen ha fatto uscire un disco di scarti (Da The Rising fino al più recente). Molti pezzi minori (infatti scartati in precedenza) ma vedendo in questa fine d’anno molti accanirsi su questo disco (ok) e su di lui come autore (mmmm…), e parecchi di questi sono songwriters pure, dico che personalmente sono felice che sia uscito anche solo per questa canzone. E che mi piacerebbe sognare di arrivare a tali vette un giorno. Chi tenta di scrivere canzoni dovrebbe avere un pò di orecchio e rispetto per un mastro compositore di canzoni.  https://www.youtube.com/watch?v=j3m0BXVKPu0

Film dell’anno?

Lego Movie & Dragon Trainer 2

The Complete Basement Tapes, ma magari…

Merry Xmas from Lowlands!!

https://www.youtube.com/watch?v=0ral3hh3Ycw

Ed Abbiati

 

cheap wine beggar town

Marco Diamantini è stato molto succinto e parco di parole, questo è quanto:

Dischi: “Me and the devil” (Ed Abbiati & Chris Cacavas), “Love Etc.” (Lowlands).
Concerto: Neil Young (Barolo).
Tanti auguri di buone feste.
Marco Diamantini

Comunque l’album dei Cheap Wine rimane un signor disco http://discoclub.myblog.it/2014/10/06/il-grande-rock-abita-anche-italia-molto-tempo-cheap-wine-beggar-town-album-concerto/

paolo bonfanti exiledigipack NP 0035 bonfanti 8213.cdr

In effetti in ordine alfabetico veniva prima Paolo Bonfanti, quindi per farmi perdonare oltre a Friend Of A Friend disco acustico registrato in coppia con Martino Coppo http://discoclub.myblog.it/2014/06/27/italiani-paolo-bonfanti-martino-coppo-friend-of-friend/ , vi ricordo anche quello elettrico Exile On Backstreets uscito sul finire del 2013 http://discoclub.myblog.it/2013/10/16/italiani-per-caso-da-genova-paolo-5731139/

E queste le scelte di Paolo arrivate in due parti, prima concerti e libri, poi un ripensamento discografico:

Eccomi qui!
In realtà anch’io poca roba: due concerti che ho visto soprattutto per valore affettivo, gli Eagles a Lucca e Crosby a Como; e un po’ di libri riguardanti le mie ultime manie, fisica e matematica! (da uno che già con le tabelline ha il suo bel daffare è abbastanza pazzesco!), “L’Universo Matematico” di Max Tegmark, “La Natura non è come ci appare” di Carlo Rovelli e “La rinascita del tempo” di Lee Smolin.
Magari se elenco anche qualche cd sarebbe meglio!
Eccoli:
david crosby croz
DAVI D CROSBY – “CROZ”
john hiatt terms of my surrender
JOHN HIATT – “TERMS OF MY SURRENDER”
john mellencamp trouble no more live at town hall
JOHN MELLENCAMP – ” TROUBLE NO MORE. LIVE AT TOWN HALL”
mavis staples we'll never
MAVIS STAPLES – “WE’LL NEVER TURN BACK” *NDB Sarebbe del 2007, ma si accettano anche scoperte tardive!
csny1974cover
CSN&Y – 1974
Paolo Bonfanti
mandolin' brothers far out
Come ebbe a dire lo stesso Jimmy Ragazzon nella sua recensione sul blog relativa al disco di Jono Manson, “Conflitto d’interessi?…What? http://discoclub.myblog.it/2014/03/14/conflitto-interessi-what-jono-manson-angels-on-the-other-side/, quindi mi accodo anch’io e pubblico il resoconto di un “collaboratore” saltuario, ma sempre molto gradito, del Blog (imminente una sua recensione di uno dei suoi prescelti tra i migliori, così devi lavorare, vero Jimmy?).

Premettendo che ho avuto davvero poco tempo per ascoltare, ecco  i miei preferiti:

Top Ten 2014:

bob dylan basement tapes complete

Bob Dylan & The Band: The Basement Tapes – Complete

joe henry invisble hour

Joe Henry: Invisible Hour

dave & phil alvin common ground

Dave & Phil Alvin: Common Ground

gary clark jr live

Gary Clark Jr. : Live

lucinda williams down where

Lucinda Williams: Down Where The Sprit Meets The Bone

captain beefheart sun zoom spark

Captain Beefheart & His Magic Band: Sun Zoom Spark

david crosby live at the matrix

David Crosby: Live At The Matrix 1970  in attesa di recensione

ian hunter rant band live uk

Ian Hunter & The Rant Band: Live In The UK 2010

jono manson angels

Jono Manson: Angels On The Other Side

richard lindgren sundown

Richard Lindgren: Sundown On A Lemon Tree

 

Album Italiano

Abbiati Cacavas Me And The Devil

Chris Cacavas & Edward Abbiati:  Me And The Devil

 

Concerto

 

Dave & Phil Alvin – Gallarate

 

Libro

 

James Lee Burke: Wayfaring Stranger  –  Orion Books

brothers keeper todd meadows

Canzone dell’Anno:
 
Brothers Keeper: Bring The Man Down

Jimmy Ragazzon

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E per finire ecco i Fargo (che erano i Psychic Twins http://discoclub.myblog.it/2014/05/19/quindi-ci-siamo-album-2-concerto-psychic-twins-small-world-black-and-white/, ma sono sempre loro): Fabrizio “Fargo” Friggione compone le musica e Massimo Monti scrive i testi e quindi ha “scritto” anche la lista dei loro dischi migliori dell’anno) :

Best Of 2014 Fargo

david crosby croz

David Crosby CROZ

lucinda williams down where

Lucinda Williams WHERE THE SPIRIT MEETS THE BONE

foo fighfers sonic

Foo Fighters SONIC HIGHWAYS

jackson browne standing in the breach

Jackson Browne STANDING IN THE BREACH 

johnny winter step back

Johnny Winter STEP BACK

bob seger ride out

Bob Seger RIDE OUT

Massimo Monti

E questo è l’altro ex gemello psichico (questa volta non monozigote):

David Crosby CROZ

Foo Fighters SONIC hIGHWAYS

paolo nutini caustic love

Paolo Nutini CAUSTIC LOVE https://www.youtube.com/watch?v=ELKbtFljucQ

dr. john ske-dat-de-dat the spirit of satch

Dr. John SKE-DAT-DE-DAT THE SPIRIT OF SATCH https://www.youtube.com/watch?v=Ab23oyKYc4w

ray lamontagne supernova

Ray LaMontagne SUPERNOVA

https://www.youtube.com/watch?v=C4AgBwQyGq4

Mi scuso se eventualmente il tutto può risultare un po’ confuso, ma ho dovuto fare l’editing di molte cose scritte con sistemi e in date diverse, con aggiunte e ripensamenti e non essendo un tecnico forse il risultato non è perfetto, comunque spero accettabile.

Direi che per oggi è tutto, nei prossimi giorni altre liste.

Bruno Conti

 

 

 

La Colonna Sonora Di Una Vita! Mary Black – Down The Crooked Road

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Mary Black – Down The Crooked Road – The Soundtrack – 3ù Records

La carriera di Mary Black, una delle figure fondamentali della canzone tradizionale prima e anche della canzone pop irlandese, in seguito, cominciò nel lontano ’75 e prosegue tutt’oggi con inalterato successo. La piccola Mary nasce in una famiglia di musicisti: il padre era un violinista di Rathlein (una piccola isola della costa irlandese), e la madre una cantante di music-hall di Dublino, e in casa cantavano e suonavano tutti, oltre al padre e alla madre anche i tre fratelli e la sorella Frances. La scelta iniziale di Mary Black fu per la musica popolare tradizionale, il cosiddetto folk, con il gruppo General Humbert, con i quali mosse i primi passi e incise la prima cassetta (altri tempi). La sua voce squillante e cristallina non passò certo inosservata, e sostenuta dal produttore Declan Sinnott (Horslips, ma senza incidere con loro,poi Moving Hearts e Christy Moore) incise un LP come cantante solista intitolato semplicemente Mary Black (82), che ebbe subito successo e le permise di entrare a fare parte del gruppo folk De Dannan, condividendo le parti vocali con un altra grande, Dolores Keane. Il gruppo era già molto famoso , e di conseguenza a Mary si presentò l’occasione di viaggiare molto in Europa e negli Stati Uniti, e quindi di farsi conoscere a livello internazionale, incidendo con loro Song For Ireland  https://www.youtube.com/watch?v=7Se8r579MEY (83) e Anthem (85). Nel frattempo la Black non rinunciò a proseguire la carriera solista incidendo Collected (84) e Without The Fanfare (85) e apparendo in molte “compilation” e come ospite di artisti famosi come Van Morrison, Christy Moore e Joan Baez, nelle loro registrazioni.

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Lentamente Mary passò dal repertorio folk più tradizionale ad uno più pop (nel senso “nobile” del termine e comunque sempre di ottimo livello) pubblicando The Time It Gets Dark (87) che diventò disco di platino, così come l’acclamato No Frontiers (89), con il quale conquistò definitivamente un certo successo anche negli Stati Uniti. Da allora non si contano più i premi vinti e la permanenza dei suoi dischi ai primi posti delle classifiche, soprattutto irlandesi, dove, con Christy Moore, è regina incontrastata: ecco quindi susseguirsi Babes In The Wood (91), intervallato dalle compilations di interpreti femminili A Woman’s Heart volume 1 e 2 (che annoverava fra le tante la sorella Frances Black, Dolores Keane, Sinèad Lohan, Eleanor McEvoy, Maura O’Connell, Sinèad O’Connor, Mary Coughlan, Sharon Shannon) https://www.youtube.com/watch?v=-3nLjGQpUOU , The Holy Ground (93), Circus (95), Shine (97) con versioni dei brani di David Gray, Speaking With The Angel (99), lo splendido Mary Black Live (03), Full Tide(05), l’ultimo lavoro in studio Stories From The Steeples (11) che ho avuto il piacere di recensire su queste pagine http://discoclub.myblog.it/2011/12/03/eccola-di-nuovo-mary-black-stories-from-the-steeples/ , e varie raccolte tra le quali non posso non menzionare Twenty Five Years, Twenty Five Songs (08) anche in versione DVD, di cui il buon Bruno (in qualità di titolare del blog) ha parlato da par suo, sempre su queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2010/05/18/la-piu-bella-voce-d-irlanda-mary-black-twenty-five-years-twe/ .

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Questo “nuovo”disco è uscito a Ottobre. in concomitanza con il lancio della sua autobiografia Down The Crooked Road, e The Soundtrack quindi non è altro che la colonna sonora della sua vita, diciotto canzoni dal suo repertorio (selezionate dalla stessa Black) che coprono 30 anni della sua carriera, impreziosita da brani tratti da esibizioni live e duetti con artisti che hanno condiviso la sua voce e talento. Scorrendo la tracklist, oltre ai brani più noti, Mary pesca dal suo “songbook” personale canzoni della tradizione irlandese come Colcannon con la Black Family, la dolcissima I Live Not Where I Love, e la celeberrima Paddy’s Lamentation con il suo ex-gruppo De Dannan, collaborazioni importanti con Imelda May in Mountains To The Sea https://www.youtube.com/watch?v=Ba_WrxaEwU0 , Dolores Keane e Emmylou Harris in una danzante Sonny https://www.youtube.com/watch?v=7Se8r579MEY , e una strepitosa cover live di Bob Dylan Ring Them Bells in duetto con Joan Baez e al pianoforte Pat Crowley. Dal repertorio live vengono pure riproposte una sempre accorata No Frontiers https://www.youtube.com/watch?v=eYtF-k1YahY , una galoppante Past The Point Of Rescue con le percussioni e la fisarmonica di Dave Early che dettano il ritmo, e la malinconia tipicamente irlandese di Ellis Island, andando poi ad omaggiare due grandi cantautrici, la brava Mary Chapin Carpenter in The Moon And St.Christopher https://www.youtube.com/watch?v=LapGt7t682c  e la mai dimenticata Sandy Denny nell’arcinota Who Knows Where The Time Goes.

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Pensando di fare cosa gradita (ai “fans” della Black, ma soprattutto a chi vuole avvicinarsi a questa superba cantante della Emerald Isle) ecco la tracklist dei brani:

1        – Carolina Rua

2        – The Moon And St. Christopher

3        – Another Day

4        – The Loving Time

5        – Schooldays Over

6        – Colcannon with The Black Family

7        – No Frontiers Live

8        – Mountains To The Sea with Imelda May

9        The Circus

10    – I Live Not Where I Love

11    – Ring Them Bells with Joan Baez

12    – Past The Point Of Rescue Live

13    – Faith In Fate

14    – Sonny with Dolores Keane & Emmylou Harris

15    – Moments

16    – Ellis Islands Live

17    – Paddy’s Lamentation with De Dannan

18    – Who Knows Where The Time Goes

Mary Black vive oggi a Dublino, dove è sposata con un dirigente della Dara Records (la sua storica casa discografica), ha tre figli (di cui uno Danny fa parte del gruppo musicale rock Coronas), e si può certamente affermare (senza mancarle di rispetto) che sia una splendida sessantenne, che dal Gennaio del prossimo anno si appresta ad iniziare l’ennesimo tour mondiale, forse l’ultimo, per una magnifica artista che nel corso della sua lunga carriera ha conquistato milioni di cuori in tutto il mondo. Quindi lunga vita a Mary!

Tino Montanari