I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Riviste Americane: Rolling Stone, Billboard, Spin

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Proseguiamo con le liste dei migliori dischi del 2014, mentre procede lo spoglio delle liste ricevute da alcune band e solisti “italiani per caso”, dovrebbe essere pronto per il fine settimana, vediamo, nel frattempo, visto che ieri ho saltato, oggi le tre principali riviste musicali americane insieme. Partiamo con Rolling Stone che, rispetto ai migliori dell’anno sulla sponda britannica, riserva qualche sorpresa.

Rolling Stone 10 Best Albums Of The Year

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1) U2 – Songs Of Innocence Ohibò, me lo hanno stroncato ovunque e qui è addirittura al primo posto! E non è finita, guardate chi c’è al n°2!

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2) Bruce Springsteen – High Hopes E lo troverete anche nella lista di Ed Abbiati, Lowlands, con spiegazione del perché.

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3) The Black Keys – Turn Blue Questo e il CD di Springsteen sono nella lista anche dei peggiori dell’anno della rivista Spin, una di quelle che pubblica anche questa gradatoria, magari alle fine dei post dedicati ai migliori ne pubblico, per curiosità, pure uno sui presunti peggiori.

4) St. Vincent – St. Vincent

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5) Miranda Lambert – Platinum Questo è l’unico disco country (mi sembra, a memoria) visto nei migliori dell’anno, dovendo scegliere avrei preferito la collega nelle Pistol Annies, Angaleena Presley, con l’ottimo American Middle Class http://discoclub.myblog.it/2014/11/10/cognome-importante-pero-parenti-angaleena-presley-american-middle-class/.

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6) Charli XCX – Sucker Mi sembrava strano che fin qui le classifiche fossero relativamente buone, un po’ di “sano” electropop ci mancava!

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7) Lana Del Rey – Ultraviolence Questo viene classificato come Art Pop, ma la parrocchia mi pare quella.

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8) Run The Jewels – Run The Jewels 2 Anche l’hip-hop latitava, ma i votanti di Rolling Stone rimediano.

9) Mac De Marco – Salad Days Già apparso in una lista inglese, questo signore canadese non mi sembra proprio il miglior cantautore dell’anno, anche se, come dicevo nell’altro post, non è malaccio.

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10) Taylor Swift – 1989 Era quasi inevitabile. Capisco nelle classifiche di vendite (o meglio, come diceva Ferrini a Quelli della notte, non lo capisco ma mi adeguo), ma addirittura tra i migliori dischi dell’anno? E lo troverete, a sorpresa, in una lista di un sito musicale dove mai avrei pensato di trovarlo.

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Ecco la lista di Billboard, la rivista più istituzionale del settore, proprio quella delle classifiche, con qualche sorpresa.

Billboard 10 Best Album Of The Year – Critics’ Picks

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1) Taylor Swift – 1989

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2) Run The Jewels – Run The Jewels 2

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3) Sam Smith – In The Lonely Hour Questo sarebbe il “nuovo soul”, 176 milioni di contatti su YouTube https://www.youtube.com/watch?v=pB-5XG-DbAA, devo ammettere che c’è molto di peggio in giro, però…

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4) Jenny Taylor – The Voyager Questo, per esempio, è un bel disco, e sì quello sullo sfondo è proprio Ryan Adams

https://www.youtube.com/watch?v=jlUXexTAye0

http://discoclub.myblog.it/2014/08/07/jenny-senza-johnny-jenny-lewis-the-voyager/

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5) Ed Sheeran – X

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6) Bleachers – Strange Desire ??? Mai sentito, piacevole comunque https://www.youtube.com/watch?v=ldk2pLyVZ4c

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7) Lykke Li – I Never Learn La signorina sarebbe anche brava, anche se non sono ancora riuscito ad inquadrare quale genere faccia https://www.youtube.com/watch?v=RNa060RGEMo

8) Aphex Twins – Syro

9) The War On Drugs – Lost In The Dream Rolling Stone fino ad ora è l’unico che non lo ha inserito nei Top 10, comunque confermo, il disco è veramente bello e anche dal vivo non scherza(no) https://www.youtube.com/watch?v=XF7ttxjgWeo

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10) Freddie Gibbs & Madlib – Pinata Ancora un disco hip-hop, quest’anno (per fortuna) pochi nelle liste dei migliori di fine anno.

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Anche i critici della Bibbia americana del rock alternativo americano hanno dovuto soccombere, ancora una volta il disco dell’anno è quello della creatura di Adam Granduciel Lost In the Dream

Spin 10 Best Albums of 2014

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) Parquet Courts – Sunbathing Animal

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3) Run The Jewels – Run The Jewels 2

4) Jenny Lewis – The Voyager

5) Caribou – Our Love

6) Sun Kil Moon – Benji

7) Future Islands – Singles

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8) Tinashe – Aquarius Un bel boh, ammetto l’ignoranza, genere non soul, addirittura R&B. Bravissima, sembra Rihanna, mah…https://www.youtube.com/watch?v=NFa98Al2Kf4

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9) Tune-Yards – Nikki Nack

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10) The New Ponrographers – Brill Bruisers Non riesco a farmeli piacere del tutto, ci canta anche Neko Case, che è una delle mie preferite tra le voci delle ultime generazioni, ma spesso sono troppo dispersivi, a cavallo di mille generi, fin troppo pop, ma fanno parte dei miei “piaceri segreti”, sono bravi https://www.youtube.com/watch?v=9SaHXd4RhDs

Anche per oggi è tutto, vediamo se riesco a preparare per il fine settimana il best of dell’anno 2014 compilato da alcuni artisti, in ogni caso domani recensione dell’ultima raccolta di Mary Black, ci vediamo!

Bruno Conti

 

 

Southern Christian Rock, Esiste? Rhett Walker Band – Here’s To The Ones

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Rhett Walker Band – Here’s To The Ones – Essential/Provident/Sony

Le tipologie di musica presenti sul mercato Americano sono quasi infinite (all’incirca), se mettiamo insieme la Christian Rock Music ed il Southern, dovremmo ottenere un cosiddetto Southern Christian Rock, e anche se sulla carta sembra improbabile, è proprio il genere che fa la Rhett Walker Band, un quartetto di Nashville, Tennessee, allargato a cinque, per la registrazione di questo loro secondo album, Here’s To The Ones, pubblicato da quella che pare una etichetta indipendente, ma è distribuito dalla potente Sony Music. Ovviamente il leader della band è Rhett Walker, cantante e chitarrista, figlio di un predicatore dell’area di Aiken, South Carolina, che firma la quasi totalità dei brani, alternandosi con i compagni di avventura, Joe Kane, che è l’altro chitarrista (ad una miriade di strumenti a corda), Kenny Davis, alla batteria, con l’aggiunta di Kevin Whitsett, che è il bassista e Paul Moak, terzo chitarrista, cantante, produttore e all’occorrenza tastierista.

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Il risultato che otteniamo è, come si diceva, questo connubio di testi religiosi, ma non biechi, anche se titoli come Love Like Jesus, Adam’s Song, la stessa title-track, sono abbastanza esplicativi, uniti però ad un suono che deve molto al classico sound di Allman Brothers, Marshall Tucker e Lynyrd Skynyrd, ma anche ad altri tipi di rock americano, e fa sì che la Rhett Walker Band, anche grazie a lunghe tournée per gli States, sia indicata tra le migliori nuove band, vessillifere del suono del Sud degli Stati Uniti. I nomi citati hanno certamente una storia ed uno spessore musicale acquisito in anni di carriera, e sicuramente, tra i nomi nuovi, Whiskey Myers e Blackberry Smoke, per dire, sono un paio di gradini sopra, ma grinta e vigore non fanno difetto a Rhett Walker e soci, come l’iniziale Clone mette subito in chiaro, ritmica pompatissima (forse anche troppo), chitarre in libertà, buone armonie vocali, forse un suono troppo levigato e vicino ad un hard-rock mainstream, grazie ai mezzi della major che li appoggia, che evidenzia coretti e riff radiofonici https://www.youtube.com/watch?v=goELrmdvPZs .

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Ma Here’s To the Ones, con i suoi piacevoli intrecci di pedal steel, chitarre acustiche ed elettriche, un suono vicino al country-rock della città che li ospita, ha un giusto gusto per melodie ariose e begli intrecci vocali che si lasciano ascoltare senza troppi pensieri, con la grintosa voce del leader a guidare il gruppo https://www.youtube.com/watch?v=DLVagJU-KtA . Episodi più melodici, come Love Like Jesus, spostano la bilancia della musica verso sonorità forse troppo ruffiane e commerciali https://www.youtube.com/watch?v=ciWHZUKXXho . Diciamo che la stoffa c’è, ma le sirene della musica da classifica che rende uniforme molto di quello che viene spacciato per rock nelle charts americane, sono dietro l’angolo, per cui anche Adam’s Son mescola buoni spunti e riff chitarristici ad arrangiamenti che, come direbbe qualche comico, mi fanno accapponare i capelli. Insomma senza fare una contabilità di tutti i brani, gli episodi molto commerciali si alternano a pezzi più ruspanti, spesso anche all’interno dello stesso brano, vedi Dead Man,  con le due anime (visto che parliamo di christian rock) che cercano di convivere.

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Comunque l’acustica The Mystery con i suoi notevoli intrecci vocali e un bel dobro a caratterizzarla https://www.youtube.com/watch?v=OUmEGpNREnA , la ballata pianistica The Other Side, con inserti quasi gospel e qualche parentela con Desperado https://www.youtube.com/watch?v=Au9xRKro1Ng  , l’antemica Amazed, il classico R&R di Someone Else’s Song, stanno ad indicare che la stoffa c’è, forse annacquata dagli arrangiamenti a tratti troppo carichi e da una tendenza a sbracare. Insomma a chi li indica come il futuro del southern rock, magari un ripasso della materia sarebbe d’uopo, comunque le quattro tracce presenti nella versione Deluxe del disco, tra cui il rock grintoso Lift Me Up, la lunga cover di Takin’ Care Of Business dei Bachman Turner Overdrive https://www.youtube.com/watch?v=m0P4jzbkexg  e una Gonna Be Alright ripresa dal vivo, indicano che se forse non siamo proprio di fronte ai nuovi profeti della musica sudista sicuramente questo CD contiene del buon rock americano, insomma senza dover gridare al miracolo sono dei più che “onesti lavoratori”.

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Q Magazine & NME

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Completiamo lo spazio dedicato alle principali riviste musicali britanniche con Q e NME. I titoli scelti dai “colleghi” inglesi più o meno sono sempre quelli, si è capito, quindi vi propongo solo i primi dieci posti per entrambi, iniziamo con Q:

Q Magazine Best of 2014

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) Alt-J – This Is All Yours Anche questo mi “sfugge”, genere viene indicato Art Pop, strano ma comprensibile https://www.youtube.com/watch?v=-mhgfXgwdls

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3) Damon Albarn – Everyday Robots

4) Manic Street Preachers – Futurology

5) Beck – Morning Phase

6) St. Vincent – St. Vincent

7) Sharon Van Etten – Are We There

8) FKA Twigs – LP1 Mi sono rassegnato

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9) Future Islands – Singles Un po’ di bel synth pop ci mancava! Sono andati anche da Letterman https://www.youtube.com/watch?v=1Ee4bfu_t3c

10) Aphex Twins – Syro

E questi sono i dieci titoli del glorioso New Musical Express, la più longeva rivista inglese, qualche variazione sul tema c’è.

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NME Best of 2014

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1) St. Vincent – St. Vincent

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2) Mac De Marco – Salad Days Questo non me lo aspettavo, un cantautore canadese, sconosciuto ai più, pure a me, al secondo posto dei migliori dell’anno, giudicate voi, non sembra male, tra glam, pop e rock https://www.youtube.com/watch?v=0HQqXllXpfQ

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3) The War On Drugs – Lost In The Dream

4) Aphex Twins – Syro

5) Caribou – Our Love

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6) La Roux – Trouble In Paradise Della nostra amica potevo continuare tranquillamente a farne a meno

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7) Merchandise – After The End Incidono per la 4AD, se può dare un’idea del genere, ma forse no, sembrano inglesi ma vengono da Tampa, genere indicato “indie rock” https://www.youtube.com/watch?v=X-eoKXzlUJ0

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8) Jamie T – Carry On The Grudge Stesso genere del precedente, indie rock, ma lui viene da Londra https://www.youtube.com/watch?v=-tmoaFAT108

9) Sleaford Mods – Divide And Exit

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10) Ex Hex – Rips https://www.youtube.com/watch?v=2AxIA4042WA

Mah! Commentavo, tra me e me, questa classifica. Con le prossime liste ci trasferiamo dall’altra parte dell’oceano, poi passiamo a vedere i siti più importanti, sia riviste che di vendita. Ai prossimi giorni, quindi.

Bruno Conti

Musica Senza Confini, Tra Jazz, Folk, Country E Blues ! Regina Carter – Southern Comfort

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*NDB. Come promesso andiamo ai recuperi di fine anno per alcuni titoli tra i Best del 2014 che erano “sfuggiti” nel corso dell’annata!

Regina Carter – Southern Comfort – Sony Music

Regina Carter è considerata, dagli addetti ai lavori, la violinista jazz più importante e significativa della sua generazione, dopo il leggendario Stephane Grappelli. Nel tempo la sua bravura e la sua fama sono state consacrate grazie alla collaborazione con artisti del calibro di Wynton Marsalis,  la Lincoln Center Jazz Orchestra, Cassandra Wilson, per rimanere nell’ambito del jazz, ma anche nella black music Mary J.Blige, Faith Evans e altri l’hanno chiamata a collaborare nelle loro registrazioni. Dopo l’esordio con Rhythms Of The Heart (99) e il successivo Motor City Moments (01), la Carter ha iniziato un percorso di studio e rilettura delle proprie origini a partire da I’ll Be Seeing You (06) dove interpretava in chiave jazz gli “standards” preferiti dalla madre, al ricco patrimonio culturale africano con Reverse Thread (10), per poi arrivare a questo nuovo Southern Comfort, un tuffo nella tradizione folk e rurale dell’Alabama (in cui il nonno paterno faceva il minatore) https://www.youtube.com/watch?v=nDO1SL-gj98 .

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Per questa registrazione la Carter si avvale di musicisti con un “background” consono al progetto, come i chitarristi Adam Rogers e Marvin Sewell, i bassisti Chris Lightcap e Jesse Murphy, il fisarmonicista Will Holshouser, ed il batterista Alvester Garnett, per undici tracce che spaziano dalla musica cajun ai primi gospel, ai canti di lavoro dei minatori di carbone, oltre ad alcuni brani più contemporanei, il tutto condito dalle note del suo magico violino. Il viaggio nella memoria di Regina inizia con la ballabile Miner’s Child, per poi approdare subito al funky di Trampin’ (che in origine era una vecchia melodia blues), mentre Hickory Wind è di una tenerezza straziante con il violino e fisarmonica ad accompagnare la melodia, e Shoo-Rye era una canzone per bambini dei monti Appalachiani rifatta con una inclinazione bluegrass, cambiando poi ritmo con una Blues De Basile dalla forte aria celtica. Il viaggio riparte con le dolci note “bluesy” di una meravigliosa I’m Going Home https://www.youtube.com/watch?v=Txmn7g0ZxY8 , a cui fa seguito un brano di Hank Williams Honky Tonkin’ dove il jazz assorbe il country, mentre una sfumatura di flamenco si nota in Cornbread Crumbled In Gravy, passando per le percussioni tribali di See See Rider https://www.youtube.com/watch?v=KI7NrmTqjn8 , la sorprendente I Moaned And I Moaned  dall’arrangiamento rock, e terminando il viaggio della memoria con le aperture free-jazz di una accattivante e lunga Death Have Mercy/Breakaway.

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Regina Carter, Bach e Paganini, li ha studiati al conservatorio, il blues e il jazz li ha conosciuti girando per le strade di Detroit (la sua città), ma è in questo lavoro che raggiunge l’apice del suo talento, perché la scelta degli strumenti e il repertorio, abbinata ad una tecnica mozzafiato, dona un fascino antico a Southern Comfort e l’effetto è davvero suggestivo https://www.youtube.com/watch?v=zhIDV73awY0 , perché per lei musica raffinata e tradizione sono inseparabili. Per chi scrive, Regina Carter ha pubblicato uno dei dischi più riusciti e interessanti del 2014 (è uscito a Marzo), caldo e profumato come un buon Bourbon da gustare in queste fredde sere, magari proprio del Southern Comfort.

Tino Montanari

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Uncut

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Dopo i migliori di Mojo eccoci ad Uncut, un’altra rivista musicale inglese molto autorevole. Ecco i loro Top 20 e qualche altra classifica dedicata a singoli settori.

Best Of 2014

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1) The War On Drugs – Lost In The Dream

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2) Leonard Cohen – Popular Problems

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3) Aphex Twins – Syro

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4) Fka Twigs – LP1 Io continuo a non “capire”, fino a pochi mesi fa Tahliah Barnett faceva la ballerina, poi improvvisamente pochi mesi fa, a 26 anni, ha visto la “musica del futuro” e ha fatto questo disco. Se questo è il futuro datemi il passato, come nel disco subito sopra.

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5) Sharon Van Etten – Are We There

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6) Robert Plant – lullabyand…The Ceaseless Roar https://www.youtube.com/watch?v=W3h7KdJKEIM

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7) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers Questo signore è uno dei preferiti del Blogger http://discoclub.myblog.it/2012/05/17/piccoli-dischi-di-culto-hiss-golden-messenger-poor-moon/ e http://discoclub.myblog.it/2014/02/10/il-nebraska-michael-c-taylor-hiss-golden-messenger-bad-dept/, ma colpevolmente non mi sono occupato di questo nuovo album, dovrò rimediare (se trovo il tempo, se no fidatevi, è bellissimo pure questo) https://www.youtube.com/watch?v=Hkdsr-NpyDI

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8) Damon Albarn – Everyday Robots

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9) St. Vincent – St. Vincent

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10) Sun Kil Moon – Benji  Altro disco molto bello, Mark Kozelek ne fa troppi in un anno (Bonamassa è un dilettante al suo confronto), ma quando azzecca quello giusto come questo…sentire per credere https://www.youtube.com/watch?v=UtndQzCUEY4

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11) Toumani Diabaté & Sidiki Diabatè – Toumani & Sidiki

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12) Caribou – Our Love

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13) Ty Segall – Manipulator Anche di questo signore ci siamo occupati nel Blog http://discoclub.myblog.it/2013/09/11/un-folksinger-anomalo-ty-segall-sleeper-5682721/ e definire pure lui prolifico è usare un eufemismo, il “problema” è che ogni disco ha un genere diverso https://www.youtube.com/watch?v=7Una2_QKzkw

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14) Real Estate – Atlas https://www.youtube.com/watch?v=O2AeQDIw2j4 Anche questi sono bravi, approvo, magari 14° disco dell’anno è troppo…

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15) Rosanne Cash – The River And The Thread Questo è nella mia Top 10, quindi sono completamente d’accordo, secondo me non è più in alto nelle classifiche perché gli ha nuociuto il fatto di essere uscito a gennaio, Uncut ha dato 10 come voto e poi solo 15°. Probabilmente nel frattempo molti se lo sono dimenticato nelle liste di fine anno. Gran disco comunque http://discoclub.myblog.it/2014/01/07/dieci-pagella-uncut-il-primo-grande-disco-del-2014-rosanne-cash-the-river-and-the-thread/

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16) Gruff Rhys – American Interior Molto amato nel Regno Unito il gallese, leader dei Super Furry Animals, racconta in questo disco la storia della ricerca di una tribù di Nativi Indiani che parlavano gallese! Sembra affascinante e lo è: sono usciti anche un documentario https://www.youtube.com/watch?v=j5ql1aNvM0c , un libro e una app sull’argomento https://www.youtube.com/watch?v=Smn6MyiOM_0

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17) Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone Pure questo è nella mia Top 10 personale: molti non amano la voce della Williams, ma il disco vale uno “sforzo” di volontà per ascoltarlo ed esserne gratificati, oppure rimanere dello stesso parere https://www.youtube.com/watch?v=Y2MlWvNk4Cg

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18) Swans – To Be Kind   https://www.youtube.com/watch?v=1jSdTBGhDSg

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19) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes https://www.youtube.com/watch?v=3dE3qmNKZl8

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20) Stephen Malkmus & The Jicks – Wig Out At Jagbags Anche questo CD è uscito il 7 gennaio, come Rosanne Cash https://www.youtube.com/watch?v=zYC5JASqWnI

Aggiungiamo i 5 migliori dischi della categoria “Americana” (ma senza dirlo a Dan Stuart dei Green On Red che odia il termine e se lo scopre mi “incendia” la mail)!

5 Best Americana Albums

1) Hiss Golden Messenger – Lateness Of Dancers

2) Rosanne Cash – The River And The Thread

3) Lucinda Williams – Down Where The Spirit Meets The Bone

4) Hurray For The Riff Raff – Small Town Heroes

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5) Steve Gunn – Way Out Weather Altro disco notevole!

Le cinque migliori ristampe dell’anno, sempre secondo Uncut:

La ristampa dell’anno

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Bob Dylan – Bootleg Series vol.11 – The Complete Basement Tapes

2) Slint – Spiderland (???)

3) The The – Soul Mining

4) Underworld – Dubnobasswithmyheadman un altro bel ???

5) Led Zeppelin Remasters – I-II-III

A parte qualche “sorpresa”, un paio anche nelle ristampe, le liste di fine anno di Uncut sono interessanti.

Nei prossimi giorni altre liste.

Bruno Conti

 

 

In Visita Notturna Al “Grande Fiume”! The Mystix – Midnight In Mississippi

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The Mystix – Midnight In Mississippi – Mystix Eyes Records

Non c’è due senza tre (parafrasando un’antico proverbio), così, dopo i Deadman e i Gathering Field dei giorni scorsi, completo questa triade di artisti di culto, parlandovi del nuovo lavoro, Midnight In Mississippi, dei Mystix, un “ensemble” di veterani musicisti di area bostoniana, di cui avevo già recensito il precedente Mighty Tone (12) http://discoclub.myblog.it/2012/05/08/viaggio-nelle-radici-della-musica-the-mystix/ .

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L’attuale line-up di questo mini “supergruppo”, oltre alla confermata presenza del grintoso frontman Jo Lily alla chitarra, annovera musicisti, minori ma validissimi, del calibro di Bobby Keyes (Mary J.Blige) alla chitarra ritmica, il grande bassista Jesse Williams (John Hammond, Al Kooper, Duke Robillard e altri), Matt Leavenworth (Maria Muldaur, Jerry Lee Lewis) al violino e mandolino, la bravissima armonicista Annie Raines (Paul Rishell, Susan Tedeschi), Dennis McDermott (Rosanne Cash, Marc Cohn) alla batteria e percussioni, e alle tastiere Tom West (Susan Tedeschi, Peter Wolf): circondato da questi fantastici musicisti mi viene difficile pensare che possa uscire un disco di poca qualità, e infatti Jo Lily offre undici brani pieni di nostalgia pescati dal repertorio di alcuni grandi artisti blues e R&R, ma non solo.

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Si parte bene con la title track Midnight In Mississippi, firmata dallo stesso Lily, mentre il grande Jimmie Rodgers viene omaggiato con la sua Jimmie’s Blues con l’armonica della Raines a dettare i tempi https://www.youtube.com/watch?v=yTgGtiorEs0 , passando poi a due brani portati al successo da Jimmy Reed Thing’s Ain’t What They Used To Be https://www.youtube.com/watch?v=BidV8J43Tmw  e I’m Going Upside Your Head https://www.youtube.com/watch?v=Xc3i9DXTDmc , intervallati da una bellissima versione di Sunnyland di Elmore James cantata alla grande, con la sua voce di catrame, da Jo https://www.youtube.com/watch?v=GlC7obTdH6A , e il blues acustico di Dream Girl (Slim Harpo) con l’armonica e il violino che si fondono quasi all’unisono https://www.youtube.com/watch?v=peB9AJNDEgU , si riparte con un altro brano firmato da Lily, A Lifetime Worth Of Blues, una splendida ballata da afterhours con un violino dolcissimo che accompagna la melodia, per poi passare a una sofferta Out Of My Mind (Jerry Lee Lewis), al ruspante Johnny Cash di Walking The Blues, al ritmo “dixie” di Jelly Roll dei fratelli di New Orleans, Louisiana, Clarence e Spencer Williams, andando a chiudere con il country-valzer Which Side Of Heartache, dove violino e mandolino accompagnano ancora una volta il tessuto musicale del brano.

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Midnight In Mississippi è quindi un lavoro con un buon equilibrio di brani originali e di cover, una serie di canzoni eccellenti suonate al meglio da questi musicisti “mercenari”(nel senso buono), che non conoscono solo la storia della loro musica, ma anche il dolore e il vissuto delle tante storie personali, e questo album è in fondo una collezione di una musica senza tempo, il suono di un’America rurale rappresentato da un album pieno di “anima”, che potrebbe interessare soprattutto a tutti gli amanti dei buoni dischi https://www.youtube.com/watch?v=OtQfaaz8WBU e di questi Mystix in particolare, un gruppo che sa come suonare questo tipo di repertorio musicale, preso dalle radici dei vari stili utilizzati, con un piccolo sforzo per recuperare i loro CD, diciamo di non facile reperibilità!

Tino Montanari

I Migliori Dischi Del 2014, Liste Di Fine Anno. Mojo

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Dopo il post dedicato alle scelte dei collaboratori e del vostro, spero, Blogger preferito (che si riserva comunque di integrare le proprie scelte con un altro paio di liste aggiuntive), come tutti gli anni andiamo ad esaminare cosa hanno scelto in giro per lo mondo. Premetto che il sottoscritto preferisce, ed applica, la scelta di pubblicare, oltre al risultato finale, anche le singole scelte dei redattori, in quanto il risultato finale magari premia dischi meno “nobili”, ma più ricorrenti nelle liste, in quanto la somma aritmetica non sempre corrisponde alla effettiva qualità dei prodotti. Ma visto che si tratta di liste che vogliono soddisfare la curiosità di chi è alla ricerca di nuova musica o di conferme dei propri artisti preferiti, diciamo che possoni essere propedeutiche nell’indirizzare verso questo o quel disco, e in tal senso spesso la firma di un articolo indirizza i gusti del lettore, specie se si è in sintonia e si rispetta l’autore dell’articolo. Oppure sappiamo chi dover picchiare se acquistiamo qualcosa che non ci è piaciuto. Comunque bando alle ciance e partiamo con i migliori dischi del 2014 secondo la rivista inglese Mojo. Considerando che il sistema del countdown, cioè dall’ultimo al primo, mi piaceva solo nella Hit Parade di Lelio Luttazzi (o chi per esso), ho rovesciato le liste, e si va, canonicamente, dal 1° a scendere. Cerco di non commentare, a meno che l’impulso si faccia irresistibile!

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1) Beck – Morning Phase

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2)The War On Drugs – Lost In The Dream

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3) Sleaford Mods – Divide And Exit (??)

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4) Jack White – Lazaretto

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5) St. Vincent – St. Vincent

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6) Steve Gunn – Way Out Weather

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7) Julie Byrne – Rooms With Walls And Windows

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8) Damon Albarn – Everyday Robots

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9) FKA Twigs – Lp1 (come genere viene riportato R&B, ma francamente il Dance & Electronics che riportano alcune liste mi sembra più consono, più il secondo del primo, sicuramente sono io che non “capisco” perché ha milioni di contatti su YouTube,  sentire per credere https://www.youtube.com/watch?v=2jhTiLuGezI

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10) The Bug – Angels And Devils Ma che stia cambiando Mojo? Questo è catalogato come dubstep https://www.youtube.com/watch?v=HkM0rnfVp10

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11) Sharon Van Etten – Are We There Questo piace anche a me, segnalato nel Blog mesi fa https://www.youtube.com/watch?v=1Z4OmCci3Oo

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12) Caribou – Our Love

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13) Ty Segall – Manipulator

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14) Elbow – The Take Off And Landing Of Everything

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15) Sturgill Simpson – Metamodern Sounds In Country Music

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16) Wild Beats – Present Tense

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17) Angel Olsen – Burn Your Fire For No Witness

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18) Kate Tempest – Everybody Down

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19) Robert Plant – Lullaby And…The Ceaseless Roar

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20) Manic Street Preachers – Futurology

La lista prosegue fino ai primi 50, ma mi fermo qui, per evitare lungaggini, domani vediamo cosa dice Uncut.

Bruno Conti

 

 

Non Solo Country! Zac Brown Band – Greatest Hits So Far…

zac brown band greates hits

Zac Brown Band – Greatest Hits So Far… – Southern Ground/Atlantic

Diciamo subito che il giudizio qualitativo è inversamente proporzionale alla quantità di album che possedete della Zac Brown Band, più ne avete e meno interessante è, ovviamente, addirittura se li avete tutti, direi inutile, ma certo non brutto. Quattordici brani, di cui undici sono stati al n°1 delle classifiche USA, estratti dai tre album di studio (più uno, Home Grown pubblicato a livello indipendente nel 2005), gli ultimi due al primo posto delle classifiche di Billboard, due dischi Live più un EP sempre dal vivo, e infine un EP The Grohl Sessions vol.1, uscito a dicembre del 2013, Non si può certo dire che il nostro sia uno sconosciuto, anzi direi il contrario, eppure, per una volta, anche le vendite non sono inversamente proporzionali alla qualità dei dischi: la band, basata ad Atlanta, Georgia, propone una energica miscela di country-rock, perlopiù, southern rock e classic rock, quindi la tipica musica americana, ma lo fa con una grinta, una passione, una perizia ed una bravura, che sono ammirevoli nell’ambito di una musica che per definizione si definisce commerciale. Chi ha già tutti gli album del gruppo può anche smettere di leggere e mettersi in attesa del nuovo album, annunciato per l’estate del 2015.

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Se non avete nulla o comunque poco di loro, vi consiglierei di iniziare con uno dei live https://www.youtube.com/watch?v=gmp2B-DpiwA , preferibilmente il triplo, 2 CD + 1 DVD, Pass The Jar, che è veramente fantastico https://www.youtube.com/watch?v=qJ4zolmxZUo , arrivato “solo” al 2° posto delle classifiche, ma anche i tre dischi di studio sono ottimi. Se viceversa non vi fidate e volete toccare con mano prima di approfondire, questo Greatest Hits So Far… va benissimo e quindi si giustifica il giudizio altamente positivo della raccolta, perché le 14 canzoni sono tutte decisamente belle, se apprezzate questo genere musicale ovviamente, e non siete fans di Pharrell, Bruno Mars o Katy Perry, che vendono come Zac Brown ma non fanno esattamente lo stesso genere. Chicken Fried, firmato come la quasi totalità dei brani da Zac Brown e dal suo co-autore Wayne Durrette (con qualche aiuto qui e là, dai componenti la band e da Shawn Mullins e Jason Mraz, in un brano ciascuno), è la canzone che li ha fatti conoscere e forse meglio li rappresenta, avendo venduto più di 4 milioni di copie, dicasi quattro milioni https://www.youtube.com/watch?v=e4ujS1er1r0 : e pensate è pure bella, una tipica country song, come quelle che negli anni ’70 facevano gente come Loggins And Messina, Charlie Daniels, i Poco, la Nitty Gritty, mettete voi il nome che più vi piace, niente di trascendentale ma tremendamente piacevole, tra violini, chitarre e la voce piacevolissima del leader, ben sostenuta dalle armonie vocali dei suoi soci. Whatever It Is era sempre su The Foundation, il primo disco per la Atlantic, ed è altrettanto gradevole e fruibile, come pure Toes, quella firmata con Shawn Mullins, un filo più pop ma niente di nefando https://www.youtube.com/watch?v=lB8Nkn3Xjes , qualche rimando al Messico e alla musica solare di Jimmy Buffett, di cui fra un attimo.

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Free, altro numero 1 (è ovvio che in questo disco si trovano tutte le canzoni più commerciali, ma non è un delitto), ancora più morbida, potrebbe anche ricordare lo stile di gente come James Taylor, Jackson Browne o gli Eagles. Anche Highway 20 Ride, l’ultimo singolo tratto dal primo album, rimane sempre su queste coordinate sonore, mentre As You Walk Away, viene dal successivo You Get What You Give, ed è un duetto con la superstar del country di Nashville, Alan Jackson, che si è adattato allo stile della Zac Brown Band, e non viceversa. Colder Weather è una ballata pianistica sempre molto seventies, Knee Deep è il duetto con Jimmy Buffett, un po’ più mosso ma niente di travolgente https://www.youtube.com/watch?v=9n5G0qFBsHM . Come avrete intuito in questa raccolta i tempi sono quasi sempre abbastanza raccolti, se volete lo Zac Brown più scatenata dovete rivolgervi ai Live, forse la successiva Keep Me In Mind vira verso un country-rock più mosso e “funky” se così si può dire https://www.youtube.com/watch?v=3_DTZGtaELo , ma No Hurry, con il violino di Jimmy De Martini e la pedal steel di Clay Cook in evidenza, rialza i contenuti saccarini, ma senza rischi di diabete. Da Uncaged vengono gli ultimi quattro brani, The Wind, uno sforzo compositivo di tutto il gruppo, finalmente un brano dove si va a tutta velocità, tra country-rock e bluegrass, finalmente trascinante e rappresentativo del loro spirito più vivace https://www.youtube.com/watch?v=Ef201LbbAPE , anche Jump Right In, dagli inserti quasi caraibici, è decisamente mossa e ricorda le cose migliori di Buffett, prima di lasciare spazio ad un’altra classica love ballad come Goodbye In Her Eyes e a Sweet Eyes, leggermente più mid-tempo, ma sempre nello spirito morbido di questo Greatest Hits, arrivato “solo” al 5° posto delle classifiche country di Billboard e al 20° di quelle generali!

Bruno Conti

A Proposito Di Bluesmen Di Classe! Jw-Jones – Belmont Boulevard

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Jw-Jones – Belmont Boulevard – Blind Pig/Ird

JW-Jones è un elegante, distinto, ed ancora giovane (34 anni secondo Wikipedia, 33 secondo Allmusic, ma mettersi d’accordo no? Non è che sia nato durante le guerre puniche e si sono persi i documenti nel comune della sua natia Ottawa! Oh, sì?) bluesman, chitarrista e cantante molto raffinato, ma anche di sostanza, con una cospicua discografia già alle sue spalle, in Europa per la Crosscut, in Canada su Northern Blues, ma ha inciso anche per la Ruf: questo Belmont Boulevard, il primo per la Blind Pig Records, è il suo ottavo album. E, non a caso, il nostro amico viene “scoperto” da Tom Hambridge, che è una sorta di “eminenza grigia”, controparte di T-Bone Burnett, Don Was o Joe Henry in ambito Blues, il produttore di “classe” che tutti vorrebbero dietro la consolle (Keb’ Mo’, Joe Louis Walker, Devon Allman, James Cotton, Buddy Guy, George Thorogood, tra i suoi clienti recenti), ma anche ottimo batterista, ingegnere del suono, autore  di canzoni, catalizzatore di musicisti: il tutto nei suoi studi di registrazione di Nashville, dove il blues contemporaneo sta vivendo una sorta di nuova giovinezza, almeno a livello di freschezza di suoni e di arrangiamenti. Quindi niente sonorità troppo paludate o arcaiche, ma neppure una esagerata concessione ai suoni più commerciali del moderno music business, un giusto mix, che viene confermato per questo Belmont Boulevard https://www.youtube.com/watch?v=NfggjbIQpLU .

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Diciamo che se nei sette dischi precedenti JW-Jones (scritto proprio così, che vorrà dire? Mah…) era alla ricerca di un suo suono, oscillando tra il blues più classico e canonico, fino allo swing al boogie, al Chicago blues, qualche tocco di soul e R&B, il tutto forse troppo timido e rispettoso, ma con parecchi sprazzi di classe genuina, per l’occasione Hambridge gli ha costruito un suono molto vicino anche al rock-blues (senza esagerazioni) ma tenendo conto pure della tradizione, con il solito suono nitido, brillante e “spinto” del batterista. Prendete l’uno-due dei primi brani, Love Times Ten è un solido blues elettrico, dalla costruzione quasi texana, scritta da Hambridge e Colin Linden, con il piano e l’organo di Reese Wynans e la seconda chitarra di Rob McNelley, subito a titillare la solista di Jones https://www.youtube.com/watch?v=a63rwD00lIg , in possesso anche di una voce piacevole senza essere straordinaria, sostenuti dalla solida ritmica di Hambridge e del bassista Dave Roe, viceversa Watch Your Step, è un super classico del blues, scritto da Bobby Parker, suonata da mille, e il cui classico riff è stato usato dai Beatles sia per I Feel Fine che per Day Tripper https://www.youtube.com/watch?v=bocE10AOs7U , e anche attraverso il suono Les Paul di Jones si gusta appieno. Blue Jean Jacket, ancora con l’ottimo interscambio delle due chitarre, è sempre del solido blues contemporaneo, vicino al Robben Ford più sbarazzino https://www.youtube.com/watch?v=bEpioYU2pEY .

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Anche Coming After Me ha questo suono “moderno” ma non scontato, chitarra pungente e tastiere sempre in bella evidenza, molto laidback ma godibilissimo. Don’t Be Ashamed è uno dei quattro brani dove JW è accompagnato dal suo gruppo abituale, Laura Greenberg al basso e Jamie Holmes alla batteria, un suono più “cattivo” e meno lineare degli altri brani, sempre con l’ottima solista di Jones in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=fLP2XtnVv3c , che poi in Thank You, una sua composizione in solitaria, si ritaglia un suono quasi alla Clapton primi anni ’70 e in Magic West Side Boogie, nonostante il titolo, sembra di ascoltare una jam strumentale tra i primi Yardbirds e i Fleetwood Mac di Peter Green, ancora con i suoi pard abituali, più ruvidi e meno rifiniti dei sessionmen di Hambridge, ma comunque validi https://www.youtube.com/watch?v=U3dgnNlSPKQ . Anche What Would Jimmie Do? ha quel suono protosixties che forse piazza a quel Jimmie anche un cognome come Vaughan (l’altro fratello!), potrebbe essere, visto che uno dei suoi gruppi favoriti sono proprio i Fabulous Thunderbirds! If It Feels This Good Tomorrow è semplicemente una bella canzone di classico stampo rock, piacevole e radiofonica persino, nel senso più nobile https://www.youtube.com/watch?v=gVy3pmZKx1U . What’s Inside Of You è uno di quei bluesacci ispidi e tirati, classici della penna di Buddy Guy, e JW-Jones non si tira indietro, con un fluido assolo ricco di grinta e feeling, per poi tornare al classico T-Bird sound texano di una vivace e pimpante Never Worth It, per infine lasciarci con una intensa, distorta ed assai “lavorata” Cocaine Boy, che ci propone il suo lato più rude, selvaggio e ruvido, quasi sperimentale. Un bel disco!

Bruno Conti    

“Sentieri Selvaggi” ! Gathering Field – Wild Journey

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Gathering Field – Wild Journey – Wild Journey Records

Tornano dopo due anni dall’album live tratto da una occasionale reunion (recensito come sempre puntualmente su queste pagine virtuali http://discoclub.myblog.it/2011/09/16/occasioni-mancate-occasioni-ritrovate-gathering-field-live-1/), quando già si cominciava a pensare che la loro carriera ventennale fosse ormai giunta al termine: in effetti questo Wild Journey è il primo disco in studio da una dozzina d’anni a questa parte, ma i pochi che li conoscono credo che non si siano certamente dimenticati come i Gathering Field fossero bravi. Il gruppo originario di Pittsburgh, come i “compagni di merenda” Rusted Root (anche loro tra i miei preferiti, ma sicuramente non fanno lo stesso genere), è una rock-band di formazione classica, solida e ben modellata, che vive come sempre sulle composizioni del leader Bill Deasy e sulla chitarra e il piano di Dave Brown, ben coadiuvati dal basso di Eric Riebling, dalla batteria di Ray DeFade, dalle tastiere di John Burgh e con il nuovo membro Clark Slater aggiunto alla seconda voce; il risultato sono dodici brani di roots-rock classico, con qualche spruzzata di country https://www.youtube.com/watch?v=xl7mDqmfHvo .

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I sentieri cominciano a dipanarsi con l’iniziale Wild Journey, una ballata elettrica dalla melodia avvincente, a cui fanno seguito le ritmate Something Holy e When Hearts Go Cold, entrambe con un bel lavoro delle chitarre, mentre la pianistica Brooklyn Honey è più introversa, molto rilassante e cantata alla meglio dalla voce profonda e calda di Deasy. Si riparte con il “groove” più ritmato di Never Gonna Let It Go e l’incedere country di Love No Longer, la fiera accattivante melodia di Not Ready Yet,  e la tambureggiante elettro-acustica Days Fly Away. Con Rough Landing si viaggia dalle parti della Dave Matthews Band, seguita dalla splendida Wild Summer Wind, grande “ballad” elettrica cantata e suonata con trasporto (la canzone migliore di tutto il disco per il sottoscritto), arrivando a concludere il viaggio con la melodia struggente di Disassemble, un bellissimo brano (con un piano limpidissimo) dal testo molto malinconico, e con la bucolica Learning To Stay dall’andamento country-western.

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I Gathering Field sono la classica band americana con un suono vicino alle radici del grande rock, e Wild Journey è un lavoro composito, ben strutturato, pieno di solide ballate elettriche nella grande tradizione della canzone d’autore a stelle e strisce (Mellencamp, Dylan, Springsteen), perché in fondo questi sono i grandi “eroi” di Deasy e Brown, ed il suono della band inevitabilmente risente di questo retaggio.

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Per questo finale di annata un lavoro da non sottovalutare (se lo avessi sentivo prima sarebbe entrato nella mia “listina” dei Top), un disco maturo e musica di qualità per una band che aspetta solo, come un regalo di Natale a sorpresa (ma anche per la Befana,o quando volete, visto la non facile reperibilità), di essere conosciuta come merita dagli appassionati del rock americano.

Consigliato!

Tino Montanari