Prossimi Dischi, Vicini E Lontani Parte II. Laura Marling, Blackberry Smoke, Steve Earle, James McMurtry + Fotheringay Box

laura marling short move

Seconda parte delle anticipazioni a lunga gittata. Si è aggiunto anche un bel Box.

Laura Marling – Short Movie – Virgin/EMI/Caroline/Ribbon 24-03-2015

La giovane cantautrice inglese, una delle mie preferite tra le ultime generazioni di autori britannici http://discoclub.myblog.it/2011/09/22/giovani-talenti-si-confermano-laura-marling-a-creature-i-don/ , approda al quinto album della sua produzione. Annunciato dalla stessa Marling come un album elettronico (cosa che mi aveva un poco spaventato), in effetti è più elettrico dei precedenti, ma, a giudicare dalle due canzoni che circolano sotto forma di video, molto belle, datemene a iosa di album “elettronici” così. Il disco, concepito in America, dove Laura è andata a vivere da un paio di anni, in quel di Los Angeles, è molto influenzato dai suoni delle metropoli americane, quelli della California, con elicotteri sopra la testa a ogni piè sospinto e uno strano sottofondo sonoro nell’aria, sempre dalle sue parole, che ha ispirato un suono più metallico, urbano, rispetto alle precedenti prove più folk e bucoliche, addirittura un brano, Small Poke è stato ispirato dalla sua esperienza di trovarsi a New York durante l’uragano Sandy e di non avere difesa dalle forze scatenate della natura.

L’album è il primo che viene realizzato senza l’aiuto di un produttore esterno, con Laura Marling hanno collaborato il suo batterista Matt Ingram e l’ingegnere e produttore Dan Cox, insieme hanno realizzato la base del disco, a cui si sono aggiunti Nick Pinki al basso, Tom Hobden dei suoi vecchi amici Noah And The Whale agli archi (che forse perché suona il violino è stato indicato come Tom Fiddle!?) e Ruth De Tuberville al cello.

Warrior’
‘False Hope’
‘I Feel Your Love’
‘Walk Alone’
‘Strange’
‘Don’t Let Me Bring You Down’
‘Easy’
‘Gurdjieff’s Daughter’
‘Divine’
‘How Can I’
‘Howl At The Moon’
‘Short Movie’
‘Worship’
A giudicare dai due brani che potete ascoltare sopra si candida fin d’ora tra i migliori dell’anno, ma vedremo (e sentiremo) meglio al momento dell’uscita.
blackberry smoke holding all the roses
Blackberry Smoke – Holding All The Roses – Rounder/Concord Universal USA – Earache Records UK 10-02-2015
Nuovo album per la band sudista americana, il quarto di studio per il quintetto della Georgia dopo lo strepitoso live dello scorso anno http://discoclub.myblog.it/2014/08/28/altro-grande-doppio-southern-dal-vivo-anche-triplo-blackberry-smoke-leave-scare-live-north-carolina/, è anche il primo che uscirà per una major, almeno negli Stati Uniti, Rounder, del gruppo Universal/Concord- Il disco, prodotto da Brendan O’Brien (Springteen, Pearl Jam, Neil Young, nonché Aerosmith e AC/DC) è decisamente buono, come leggerete nella recensione, già preparata e che verrà pubblicata quando sarà il momento. Nel frattempo un piccolo anticipo…
steve earle terraplane

Steve Earle & The Dukes – Terraplane – New West – CD o Deluxe CD + DVD 17-02-2015

Sedicesimo album solo per Steve Earle, come lascia presagire il titolo, e il fatto che sia stato registrato all’House Of Blues Studio D di Nashville, con la produzione di R.S. Field,  si tratta di un album “ispirato” alle dodici battute classiche, rivisitate nella personale visione del barbuto musicista americano (che, come forse avrete letto, nel frattempo ha divorziato dalla sua settima moglie Allison Moorer, che ha avuto pure lei una vita travagliata come Earle, l’omicidio-suicidio dei genitori quando aveva 14 anni, e la scoperta dell’autismo del figlio avuto con lo stesso Steve, e di cui a marzo è in uscita un nuovo album Down To Believing, ma ne parliamo un’altra volta). Tornando al disco, ne uscirà anche una versione Deluxe, con un DVD che riporta il classico Making Of del disco e tre brani acustici come bonus.

Questa è la lista dei brani:

1. Baby Baby Baby (Baby)
2. You’re the Best Lover That I Ever Had

https://soundcloud.com/newwestrecords/steve-earle-the-dukes-youre
3. The Tennessee Kid
4. Ain’t Nobody’s Daddy Now
5. Better Off Alone
6. The Usual Time
7. Go Go Boots Are Back
8. Acquainted With the Wind
9. Baby’s Just as Mean as Me
10. Gamblin’ Blues
11. King of the Blues

james mcmurtry complicated game

James McMurtry – Complicated Game – Complicated Game Records USA – Blue Rose EU – 24-02-2015

Il grande cantautore texano (uno dei segreti meglio custoditi della canzone americana) interrompe un silenzio di sei anni al livello discografico, con questo nuovo album, prodotto da CC Adcock e Mike Napolitano e che esce a livello indipendente negli Stati Uniti e distribuito in Europa dalla meritoria Blue Rose (in Italia IRD), un disco che viene annunciato come più acustico dei precedenti…

Anche se a giudicare da questo brano non si direbbe. Queste le canzoni contenute nel CD in uscita a fine febbraio:

1. Copper Canteen
2. You Got To Me
3. Ain’t Got A Place
4. She Loves Me
5. How’m I Gonna Find You Now
6. These Things
7. Deaver’s Crossing
8. Carlisle’s Haul
9. Forgotten Coast
10. South Dakota
11. Long Island Sound
12. Cutter

Fotheringay nothing more

Fotheringay – Nothing More – The Collected Fotheringay – 3CD+DVD – Island/Universal 31-03-2015

Per finire, una bella notizia dell’ultima ora (a parte per i portafogli degli appassionati). Dopo i vari cofanetti dedicati a Sandy Denny, carriera solista, BBC Sessions, lavori con i Fairport Convention, ora ne esce uno dedicato al suo breve periodo (un anno, il 1970) con i Fotheringay, che in effetti fruttò un solo album a livello ufficiale uscito ai tempi, un Fotheringay II, uscito postumo su CD nel 2008 per la Fledg’ling Records e un Live Essen, semiufficiale. Ora la Universal pubblica questo cofanetto retrospettivo che ci regala parecchie chicche della band di Sandy Denny ( e Trevor Lucas, Jerry Donahue, Pat Donaldson e Gerry Conway): soprattutto il DVD che presenta quattro brani registrati per la trasmissione tedesca Beat Club che si aggiungono alla scarsa filmografia della bionda cantante inglese (per me la più grande prodotta da quella scena), ma anche, nel terzo CD, sette brani registrati dal vivo ad un Festival in quel di Rotterdam, nell’agosto 1970, mai pubblicati prima, e sette tracce pescate dagli archivi della BBC Radio.

La puntata della trasmissione del Beat Club è questa (così vi gustate anche Stone The Crows, Colosseum e Muddy Waters, oltre ad un brano dei Fotheringay)

E questo è il contenuto completo del cofanetto:

Tracklist
CD1:
1. Nothing More
2. The Sea
3. The Ballad of Ned Kelly
4. Winter Winds
5. Peace In The End
6. The Way I Feel
7. The Pond and The Stream
8. Too Much of Nothing
9. Banks of The Nile
10. The Sea – Demo version
11. Winter Winds – Demo version
12. The Pond and The Stream – Demo version
13. The Way I Feel – Original version
14. Banks of The Nile – Alternate take
15. Winter Winds – Alternate take

CD2:
1. John The Gun
2. Eppie Moray
3. Wild Mountain Thyme
4. Knights of the Road
5. Late November
6. Restless
7. Gypsy Davey
8. I Don’t Believe You
9. Silver Threads and Golden Needles
10. Bold Jack Donahue
11. Two Weeks Last Summer
12. Late November – Joe Boyd mix
13. Gypsy Davey – Joe Boyd mix
14. Two Weeks Last Summer – Joe Boyd mix
15. Silver Threads and Golden Needles – alternative 2004 version
16. Bruton Town – Rehearsal version
17. Bruton Town – 2015 version

CD3:
1. The Way I Feel – Live in Rotterdam
2. The Sea – Live in Rotterdam
3. Too Much Of Nothing – Live in Rotterdam
4. Nothing More – Live in Rotterdam
5. I’m Troubled – Live in Rotterdam
6. Two Weeks Last Summer – Live in Rotterdam
7. The Ballad of Ned Kelly – Live in Rotterdam
8. Banks of The Nile
9. Memphis Tennessee
10. Interview / The Sea – BBC Top Gear
11. The Lowlands of Holland – BBC Folk On One
12. Eppie Moray – BBC Folk On One
13. John The Gun – BBC Sounds of The 70s
14. Bold Jack Donahue – BBC Sounds of The 70s
15. Gypsy Davey – BBC Sounds of The 70s
16. Wild Mountain Thyme – BBC Sounds of The 70s

DVD:
1. Nothing More
2. Gypsy Davey
3. John the Gun
4. Too Much of Nothing

Anche per oggi è tutto, alla prossima!

Bruno Conti

Il Canada Non Ci Tradisce Mai ! Elliott Brood – Work And Love

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Elliott Brood – Work And Love – Paper Bag Records – Deluxe Edition

Emersi qualche anno fa dal calderone dei gruppi “alternative-country”, gli Elliott Brood sono molto popolari in Canada (vincitori nel 2013 dello Juno-Awards nella sezione “roots ”), e ascoltando anche questo Work And Love si ha la sensazione che il paese delle “Giubbe Rosse” si sia improvvisamente trasformato nella nuova “terra promessa” per la musica di qualità. Vengono da Toronto, e il loro esordio arriva con un EP Tin Type (04), anticipazione dello splendido successivo Ambassador (05), un lavoro country-noir che richiama gli album dei Willard Grant Conspiracy. Dopo una breve pausa arriva Mountain Meadows (08), che segna una intrigante svolta rock, che però viene subito abbandonata per ritornare ad un suono più vicino agli esordi con il premiato Days Into Years (12) https://www.youtube.com/watch?v=CWPC3CW61zg , una sorta di concept-album “on the road”.

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Il trio è sempre composto da Mark Sasso voce, chitarre, banjo e armonica, Casey Laforet al basso e tastiere, Stephen Pitkin alla batteria e percussioni, con l’apporto di ricercati turnisti come l’asso della pedal steel Aaron Goldstein, il bassista John Dinsmore,  il trombettista e cornista Michael Louis  Johnson, il tutto registrato in una casa colonica a Bath, Ontario, sotto la produzione esperta del musicista canadese Ian Blurton (è stato il primissimo batterista dei Cowboy Junkies).


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A partire dalla traccia iniziale Little Ones (e vale per tutto il disco) resta difficile credere che tanta musica esca da un solo “trio” (ma con più di dieci strumenti!), un perfetto brano radiofonico con una tromba importante https://www.youtube.com/watch?v=La46U5YELHw , seguita dalle moderne country-song Nothing Left e Tired, mentre Taken è una superba ballata folk dove echeggiano atmosfere “younghiane” https://www.youtube.com/watch?v=yk8cMKNE7A8 . Un tintinnio di campane da chiesa introduce Mission Bell https://www.youtube.com/watch?v=vKZpKg0KYuA , con un suono da film western (sarebbe stata perfetta in un film di Sergio Leone), con la tromba “mariachi” di Johnson protagonista, passando per il delizioso uso del banjo e  della pedal steel nelle ritmate cadenze di Jigsaw Heart https://www.youtube.com/watch?v=gpXEi8ALR8Q  e Each Other’s Kids, la ruvida e graffiante Better Times (cantata da una voce rauca e nasale alla John Fogerty) https://www.youtube.com/watch?v=CuJeZK1HNO0  con qualche influenza negli accordi dei primi R.E.M., andando a chiudere con l’emblematica End Of The Day, una ballatona sospesa tra melodia e malinconia. Nel secondo CD della Deluxe Edition (solo per le prime copie), vengono riproposti in versione acustica Jigsaw Heart, Taken, Nothing Left e Little Ones, più una bonus track, la splendida Don’t Take It Away (da sola vale il prezzo del CD) https://www.youtube.com/watch?v=B-1BA4l9Gb0 , a dimostrazione che a questi ragazzi bastano pochi accordi di chitarra, qualche nota di banjo e un paio di note cantate con l’anima per fare di Work And Love uno dei lavori più affascinanti di “American Music” usciti negli ultimi anni. Da scoprire !

Tino Montanari

Più Che Terribile, Bellissimo, Il Disco ! Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World

decemberists what a terrible world

Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World – Rough Trade/Self

La storia dei Decemberists inizia nel 2000 in quel di Portland, quando un ragazzo nativo del Montana Colin Meloy, insieme al bassista Nate Query e alla organista Jenny Conlee, con la collaborazione del chitarrista Chris Funk e del batterista Ezra Holbrook, pubblicano in maniera artigianale il primo EP 5 Songs (01), dischetto che li lancerà verso la produzione musicale professionale, poi avviata con il primo album ufficiale Castaways And Cutouts (02), dove la band svaria tra dolci melodie, arrangiamenti ariosi e anche una lieve forma di psichedelia. Il secondo lavoro dei Decemberists vede l’entrata in formazione di Rachel Blumberg (alla batteria e seconda voce), Her Majestic (03) è  un disco che coniuga sonorità rurali con l’aggiunta di archi e fiati, una sorta di “concept-album” dedicato ad un tema specifico, formula che si ripropone con Picaresque (05), un lavoro più folk con sprazzi pure di sonorità vicine al pop più “raffinato”, a cui fanno seguire The Crane Wife (06), una “miscellanea” di suoni che vanno da richiami seventies, alla psichedelia, e persino intriganti danze gitane.

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Il grande salto arriva con The Hazard Of Love (09), una vera e propria opera-rock dove danno il loro contributo una serie di ospiti (tra i quali Robyn Hitchcock), con una prima parte composta da ballate e madrigali, e una seconda che si affida ad un rock classico, caratterizzato da un suono progressivo e psichedelico e che prende in parte le distanze dal folk degli esordi, per poi arrivare alla maturità con lo splendido The King Is Dead (11), con una fisionomia quasi “indie-rock” (certificata in tre brani del disco) con la presenza del chitarrista dei R.E.M. Peter Buck e di Gillian Welch, seguito da un EP di inediti Love Live The King (11) http://discoclub.myblog.it/2011/11/06/la-band-dell-anno-the-decemberists-long-live-the-king/ , arrivando poi al primo live ufficiale del gruppo, We All Raise Our Voices To The Air (12), dove si evidenzia ancora una volta la bravura della formazione (che nel corso degli anni, ha annoverato tra i suoi componenti anche Petra Haden, e turnisti di valore come la brava Lisa Molinaro, Jesse Emerson e David Langenes), sempre capitanata dal quarantenne Colin Meloy.

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Questo nuovo lavoro prodotto come di consueto da Tucker Martine (My Morning Jaket, Neko Case e la moglie Laura Veirs tra i suoi clienti ), vede la line-up del gruppo composta oltre che dal cantante, chitarrista  e compositore Meloy, da Jenny Conlee alle tastiere, piano e fisarmonica, Nate Query al basso e contrabbasso, il “nuovo” John Moen alla batteria e percussioni e il multi strumentista Chris Funk ,(che nel frattempo hanno avviato anche una carriera parallela con i Black Prairie) per quattordici brani pervasi da un senso cristallino della melodia, su un consueto impianto folk-rock. Si parte con The Singer Addresses His Audience una ballata acustica, dove spicca la coralità delle voci, seguita dalla baldanzosa Cavalry Captain, una gioiosa sinfonia come Philomena, che ricorda i favolosi anni ’60,  passando per il pomposo pop del singolo apripista Make You Better https://www.youtube.com/watch?v=Xq76aQRmbQA ,  e la trama sonora pianistica e chitarristica di Lake Song https://www.youtube.com/watch?v=_cErckfwG_8 . Con Till The Water’s All Long Gone si ritorna alla ballata elettroacustica, mentre The Wrong Year è ariosa e frizzante, di tutt’altro tenore la sofferta The Wrong Year con arpeggi di chitarra alla Bruce Cockburn https://www.youtube.com/watch?v=98XFrVREkm8 , per poi volare in Irlanda con Carolina Low e Anti-Summersong  in compagnia di violini, bouzouki e fisarmoniche. Ci si avvia al finale con la western-song Easy Come, Easy Go, un altro brano di spessore come Mistral, andando a chiudere con una ballata romantica come 12/17/12 (con una bella armonica che accompagna la melodia), e una meravigliosa A Beginning Song che inizia dentro una cornice acustica, per poi svilupparsi attraverso un crescendo alla Mumford & Sons https://www.youtube.com/watch?v=Cm6xtkX_Dvs .

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Passano gli anni, ma Colin Meloy non perde occasione di confermarsi un grandissimo cantastorie (dentro e fuori dai Decemberists), con un gruppo che rimane sempre fedele a sé stesso, e che negli anni, con merito e coerenza, ha consolidato la propria posizione di riferimento nel grande panorama della musica indipendente americana, e non solo. Le illustrazioni del CD, sono curate, com’è consuetudine, dalla moglie di Meloy, Carson Ellis!

Tino Montanari

decemberists what a terrible world deluxe

*NDB Per i più “ricchi” tra voi esistono anche delle versioni Deluxe dell’album, che trovate qui http://www.myplaydirect.com/the-decemberists/features/33948334

Prossimi Dischi, Vicini E Lontani Parte I. Mark Knopfler, Gov’t Mule & John Scofield, Bob Dylan, Jorma Kaukonen

Mark-Knopfler-Tracker super deluxe mark knopfler tracker deluxe

Riparte anche la rubrica degli anticipazioni a più lunga gittata. In questo primo riepilogo del 2015 otto titoli in uscita tra fine gennaio e fine marzo, con le info aggiornate al momento in cui scrivo, non sono in ordine cronologico. Partiamo con i primi quattro, a seguire prossimamente altri quattro e poi vedremo…

Mark Knopfler – Tracker – Virgin/Universal CD – 2 CD Deluxe – 2 CD+2LP+DVD+Stampa+6 Stampe Fotografiche 17-03-2015

Come il per precedente Privateering usciranno varie differenti edizioni del nuovo album di Mark Knopfler.

Prodotto da Knopfler e Guy Fletcher, all’ascolto del breve trailer sembra un ritorno alle sonorità rock del passato, ma vedremo. Questa è la tracklist dell’edizione singola:

1. Laughs and Jokes and Drinks and Smokes
2. Basil
3. River Towns
4. Skydiver
5. Mighty Man
6. Broken Bones
7. Long Cool Girl
8. Lights of Taormina
9. Silver Eagle
10. Beryl
11. Wherever I Go (featuring Ruth Moody)

La versione Deluxe doppia ha 4 quattro brani in più (38 Special, My Heart Has Never Changed, Terminal Of Tribute To e Heart Of Oak) mentre la Super Deluxe ne avrà ulteriori due, per un totale di 6 brani nel secondo dischetto, però pagare una ottantina di euro in più per 2 canzoni mi sembra alquanto eccessivo, al di là della bella confezione e dei vinili!

gov't mule sco-mule

Gov’t Mule Featuring John Scofield – Sco-Mule – Evil Teen/Provogue-Edel

Questo esce martedì prossimo, 27 gennaio, su Evil Teen negli Stati Uniti e su Mascot/Provogue in Europa. Si tratta di una collaborazione tra la band di Warren Haynes e il chitarrista jazz John Scofield, incisa dal vivo sul finire degli anni ’90, ma mai pubblicata prima. Visto che la band americana sembra lanciata nell’aprire i propri archivi si tratta del secondo album in pochi mesi, speriamo si calmino. Questa la tracklist:

Disc: 1
1. Hottentot (Feat. John Scofield)
2. Tom Thumb (Feat. John Scofield)
3. Doing It To Death (Feat. John Scofield)
4. Birth Of The Mule (Feat. John Scofield)
5. Sco-Mule (Feat. John Scofield)
6. Kind Of Bird (Feat. John Scofield)
Disc: 2
1. Pass The Peas (Feat.John Scofield) [Bonus Track]
2. Devil Likes It Slow (Feat. John Scofield)
3. Hottentot (Feat. John Scofield) [Alternate Version]
4. Kind Of Bird (Feat. John Scofield) [Alternate Version]
5. Afro Blue (Feat. John Scofield)

E questo sopra un breve assaggio.

bob dylan shadows in the night

Bob Dylan – Shadows In The Night – Columbia 03-02-2015

Il nuovo disco di Dylan era stato annunciato già nel corso dello scorso anno, mai poi era uscito il progetto completo dedicato ai Basement Tapes. Probabilmente si trattava di una mossa di marketing della Sony, visto che il centenario della nascita di Frank Sinatra, intorno al cui repertorio è incentrato questo progetto, cade comunque nel 2015.

I brani sono questi, tutti classici standard della canzone americana:

1. I’m A Fool To Want You
2. The Night We Called It A Day
3. Stay With Me
4. Autumn Leaves
5. Why Try To Change Me Now
6. Some Enchanted Evening
7. Full Moon And Empty Arms
8. Where Are You?
9. What’ll I Do
10. That Lucky Old Sun

E sembra che il vecchio Bob improvvisamente abbia ritrovato la voce, alla Dylan naturalmente, anche se il paragone con Ol’ Blue Eyes è ovviamente improponibile.

Jorma Kaukonen – Ain’t In No Hurry – Red House 17-02-2015

Lui non ha fretta, noi neppure, quando vuole regalarci un nuovo disco è sempre bene accetto, questo è il terzo disco solista che esce per la Red House, la piccola etichetta fondata da Greg Brown (per inciso, ma che fine ha fatto uno dei miei preferiti?). Venendo al disco di Jorma Kaukonen, prodotto da Larry Campbell e con la partecipazione del vecchio pard Jack Casady, nonché di Barry Mitterhoff, Larry Campbell, con la moglie Teresa Williams, e la sezione ritmica formata da Myron Hart e Justin Guip. C’è anche un ennesimo brano inedito di Woody Guthrie, tra i testi ritrovati dalla famiglia a cui Kaukonen ha aggiunto della nuova musica, con l’aiuto del produttore Campbell. Qualche pezzo originale e qualche classico del blues e del folk, questa la lista completa delle canzoni:

1. Nobody Knows When You When You’re Down and Out
2. The Other Side of the Mountain
3. Suffer Little Children to Come Unto Me
4. In My Dreams
5. Sweet Fern
6. Ain’t in No Hurry
7. Brother Can You Spare a Dime
8. Where There’s Two There’s Trouble
9. The Terrible Operation
10. Bar Room Crystal Ball
11. Seasons in the Field

Nei prossimi giorni gli altri titoli di prossima uscita.

Bruno Conti

Novità Di Gennaio Parte I. Another Day, Another Time Celebrating Llewyn Davis, Decemberists, Waterboys, Ryan Bingham, Belle And Sebastian, King Crimson, Justin Townes Earle

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Anno nuovo, ripartiamo con la rubrica delle uscite discografiche imminenti, bando alle ciance e iniziamo con le novità più interessanti (per il blog) in uscita martedì 20 gennaio. In verità il primo titolo, negli Stati Uniti, è già uscito il 13 gennaio, comunque…

Another Day, Another Time, Celebrating The Music Of Inside Llewyn Davis – 2 CD Nonesuch/Warner

I più attenti avranno notato che accanto al doppio CD c’è anche l’immagine del DVD (peraltro uscito nella primavera dello scorso anno) che però contiene un documentario e non l’intero concerto tenutosi nel settembre del 2013 alla Town Hall di New York per celebrare l’uscita del film dei fratelli Cohen Inside Llewyn Davis, film che era una specie di versione romanzata e fittizia degli anni di Dave Van Ronk (e Dylan e Ramblin’ Jack Elliott, e tutti gli altri che si muovevano nel Greenwhich Village dei primi anni ’60). Credo che la Nonesuch abbia pubblicato solo il CD perché i diritti del DVD sono di proprietà di un’altra casa di produzione, Studiocanal in Europa (Sony Pictures in USA https://www.youtube.com/watch?v=QPQP9Xp9dnU). In ogni caso, per chi è interessato il DVD dura circa un’ora e quaranta minuti e, oltre a varie porzioni del concerto, contiene anche interviste, filmati delle prove e materiale vario originale degli anni ’60.

Mentre il doppio CD, che contiene 34 brani, è il resoconto dell’intera serata (forse, perché questa non la vedo nella tracklist del CD https://www.youtube.com/watch?v=nb70f4DtHdw e neppure questa  https://www.youtube.com/watch?v=-hQZyeMLMag) coordinata da T-Bone Burnett, come la colonna sonora del film, e contiene i seguenti brani:

Disc 1
  1. 1 Tumbling Tumbleweeds – Punch Brothers
  2. 2 Rye Whiskey – Punch Brothers
  3. 3 Will the Circle Be Unbroken? – Punch Brothers
  4. 4 The Way It Goes – David Rawlings
  5. 5 The Midnight Special – Willie Watson
  6. 6 I Hear Them All/This Land Is Your Land – Willie Watson
  7. 7 New York – The Milk Carton Kids
  8. 8 Tomorrow Will Be Kinder – The Secret Sisters
  9. 9 You Go Down Smooth – Lake Street Dive
  10. 10 Please Mr. Kennedy – Adam Driver
  11. 11 Four Strong Winds – Conor Oberst
  12. 12 Man Named Truth – Conor Oberst
  13. 13 Blues Run the Game – Colin Meloy
  14. 14 Joe Hill – Colin Meloy
  15. 15 All My Mistakes – The Avett Brothers
  16. 16 That’s How I Got to Memphis – The Avett Brothers
  17. 17 Head Full of Doubt/Road Full of Promise – The Avett Brothers
Disc 2
  1. 1 Mama’s Angel Child – Jack White
  2. 2 Did You Hear John Hurt? – Jack White
  3. 3 We’re Going to Be Friends – Jack White
  4. 4 Waterboy – Rhiannon Giddens
  5. 5 ‘S Iomadh Rud Tha Dhìth Orm/Ciamar A Nì Mi ‘n Dannsa Dìreach – Rhiannon Giddens
  6. 6 Hang Me, Oh Hang Me – Oscar Isaac
    https://www.youtube.com/watch?v=X672aJ3iytY
  7. 7 Green, Green Rocky Road – Oscar Isaac
  8. 8 Tomorrow Is a Long Time – Keb’ Mo’
  9. 9 Rock Salt & Nails – Bob Neuwirth
  10. 10 The Auld Triangle – Marcus Mumford
    https://www.youtube.com/watch?v=9vi14x4nCpQ
  11. 11 Didn’t Leave Nobody but the Baby – Carey Mulligan
  12. 12 Which Side Are You On? – Chris Thile
  13. 13 House of the Rising Sun – Dirk Powell
  14. 14 Give Me Cornbread When I’m Hungry – Marcus Mumford
  15. 15 I Was Young When I Left Home – Marcus Mumford
  16. 16 Fare Thee Well (Dink’s Song) – Oscar Isaac
  17. 17 Farewell – Marcus Mumford

Quindi temo che bisognerà acquistarli entrambi, soprattutto se amate la buona musica folk.

decemberists what a terrible world

The Decemberists – What A Terrible World, What A Beautiful World – Capitol Usa/Rough Trade EU

A quattro anni dal precedente (e bellissimo) The King Is Dead, che debuttò direttamente al n° 1 delle classifiche americane, a dimostrazione che anche la musica di qualità vende, esce il nuovo album della band di Portland, Oregon, capitanata da Colin Meloy. Se ne parla molto bene e a giorni, magari lunedì o martedì, recensione completa sul Blog, per il momento…

waterboys modern blues

Waterboys – Modern Blues – Harlequin and Clown

Dopo il grande successo (tra gli appassionati) del cofanetto dedicato alle sessions di Fisherman’s Blues, torna la band di Mike Scott e Steve Wickham, con un nuovo album, annunciato da mesi, registrato con l’aiuto di musicisti americani, tra cui David Hood, leggendario bassista dei Muscle Shoals Studios, nonché babbo di Patterson, leader dei Drive-by-Truckers.

ryan bingham fear and saturday night

Ryan Bingham – Fear And Saturday Night – Humphead Records

Dopo i clamorosi successi degli esordi, culminati in un Oscar, un Golden Globe e un Grammy, per The Weary Kind, contenuta nella colonna sonora di Crazy Heart, torna Ryan Bingham, anche lui tornato alla distribuzione indipendente, con un nuovo album che è stato presentato addirittura come il migliore della sua carriera, a tre anni di distanza da Tomorrowland che probabilmente era stato il peggiore. Vedremo, e sentiremo. Questa era nella colonna sonora di Joe

belle and sebastian girls in peacetime

Belle And Sebastian – Girls In Peacetime Want To Dance – Matador

Nuovo disco per la band inglese, che è andata a registrare questo nuovo capitolo della loro discografia ai Maze Studios di Atlanta. In alcuni brani c’è un ritorno alle vecchie sonorità, pop raffinato https://www.youtube.com/watch?v=n-3sluZGTzk magari con l’aggiunta magari di più chitarre, ma in altri quattro o cinque, come lascia presagire il titolo, tra le fonti di ispirazione citano la techno di Detroit e Giorgio Moroder. Quindi un bel mah…

king crimson live at the orpheum

King Crimson – Live At The Orpheum – CD + DVA – DGM/Panegyric

Robert Fripp non è uomo da mezze misure, sia nelle formazioni delle sue band, in questo caso sono i King Crimson del tour 2014 con i tre batteristi https://www.youtube.com/watch?v=N1JapuD0ikk , sia nelle durate delle uscite discografiche. Dopo il cofanetto da 28 dischetti di Starless e il doppio CD The Elements Tour Box, con materiale registrato tra il 1969 e il 2014, questa volta la doppia confezione contiene 41 di musica registrata all’Orpheum Theatre di Los Angeles tra il 30 settembre ed il 1° ottobre, sette brani ripetuti nei due dischetti:

1. Walk On: Monk Morph Chamber Music
2. One More Red Nightmare
3. Banshee Legs Bell Hassle
4. The ConstruKction of Light
5. The Letters
6. Sailor’s Tale
7. Starless

Questa è l’attuale line-up della band:
Gavin Harrison – Pat Mastelotto – Bill Rieflin – Mel Collins – Robert Fripp – Jakko Jakszyk – Tony Levin

justin townes earle absent fathers

Justin Townes Earle – Absent Fathers – Vagrant Records Usa/Loose Music Uk

Anche questo nuovo titolo di Justin Townes Earle (a proposito il babbo Steve Earle è in uscita con il nuovo Terraplane il prossimo 17 febbraio) è già uscito la scorsa settimana, sia negli States come in Europa, si tratta del seguito di Single Mothers, pubblicato da pochissimo, a settembre, e presenta l’altra faccia della medaglia. In effetti il disco avrebbe dovuto uscire come doppio, ma poi è stato editato in due parti, che comunque mantegono lo stesso sound e le stesse atmosfere musicali. A me il precedente non era dispiaciuto, ascolteremo.

Per oggi è tutto, alle prossime uscite.

Bruno Conti

Uno Degli Inventori Del “Detroit Rock”! Scott Morgan – Revolutionary Action

scott morgan revolutionary

Scott Morgan – Revolutionary Action – 2CD Easy Action

Scott Morgan è un personaggio leggendario, peccato che pochi sappiano della sua esistenza: nativo di Ann Arbor, Michigan, la sua carriera inizia più di 50 anni fa con un album registrato con i Rationals nel 1964, quando i suoi futuri soci della scena rock musicale di Detroit, i vari MC5, Stooges, Bob Seger, Amboy Dukes, Mitch Ryder, dovevano ancora decidere cosa fare delle loro carriere.

Rationals-thumb-400x309-114430Scott "Rock Action" Asheton and Scott Morgan of Sonic's Rendezvous Band, Ann Arbor, 1977

Il piccolo problema è che circa per i successivi 25 anni il nostro amico non pubblicherà praticamente più nulla a livello discografico: se si esclude, a metà anni ’70, un 45 giri con la Sonic’s Rendezvous Band, il gruppo dell’amico Fred “Sonic” Smith, chitarrista degli MC5 e marito di Patti Smith, dobbiamo aspettare infatti il 1989 perché esca Rock Action, sotto il nome Scott Morgan Band (con Gary Rasmussen al basso dalla Sonic Rendezvous Band e anche nel gruppo di Patti Smith e Scott Asheton degli Stooges alla batteria) per una piccola etichetta francese, la Revenge. Naturalmente non se ne accorge nessuno, ma questa volta Morgan persiste e forma gli Scots Pirates, sempre con Kathy Deschaine, che era già la seconda voce femminile nel primo disco e tra i vari chitarristi impiegati in seguito troviamo anche Michael Katon, oggi ottimo solista di rock-blues, ma il disco che ne consegue Action Now, esce solo per una etichetta di Ann Arbor, la Schoolkids Records, filiazione di un negozio di dischi (!?!), che pubblicherà anche, l’anno dopo, Revolutionary Means sempre a nome Scots Pirates. Potete immaginare quanto sia stata capillare la distribuzione.

scott morgan three chords

Ma oggi l’inglese Easy Action pubblica questo doppio CD, Revolutionary Action che contiene i tre album, con il raro 45 giri Can You See Me, una cover di Jimi Hendrix registrata dal vivo nel 1984, come bonus. Tutto ciò avviene sull’onda del “successo” del triplo Three Chords And A Cloud Of Dust, una retrospettiva della carriera di Scott Morgan, pubblicata lo scorso anno, sempre dalla Easy Action, e alla quale la rivista Rolling Stone, in uno dei suoi rari attimi di lucidità ha assegnato cinque stellette https://www.youtube.com/watch?v=rQRypVxxqTM . Naturalmente anche in questo nuovo doppio impera quel sound tra proto-garage psichedelico,  molto rock con tracce R&B, blue collar alla Grushecky, Springsteen, Miami Steve Zandt, Mitch Ryder e tutti gli eroi di questa epopea del rock di culto americano, di cui quelli che vengono da Detroit vengono salutati nell’omonimo brano che apre il primo dischetto, con una litania di nomi classici che vengono sciorinati in una canzone che sembra un brano di Springsteen quando faceva il Detroit Medley, Rock & Rhythm & Blues: Wilson Pickett, John Lee Hooker, Barrett Strong, Smokey Robinson, Bob Seger, Mary Wilson, Aretha Franklin, Stooges e mille altri vengono citati con il ritmo del pezzo che si fa sempre più incalzante https://www.youtube.com/watch?v=LFFvrmRuXQw . Ma tutti i brani del primo album viaggiano spediti con Rasmussen e Asheton che dettano i ritmi e la voce e la chitarra di Morgan che macinano rock, pensate anche al primo Bob Seger, ma ancora più rock o al power pop-rock dei primi Flamin’ Groovies, Heaven And Earth, Eagle Dance, I Want More si susseguono implacabili, tutti brani sconosciuti, ma ricchi di una grinta e di una voglia di fare musica ammirevoli, tra echi di Stones, New York Dolls, Patti Smith Group, tutta musica buona insomma, si dipanano queste canzoni sconosciute ed estremamente godibili https://www.youtube.com/watch?v=VtluGvFjS5g .

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Non mancano brani più raffinati, come Dante, quasi alla Garland Jeffreys, o Josie’s Well e Everything, sempre con la voce della Deschaine che complementa alla perfezione quella di Morgan. Senza ricordarli tutti, visto che i titoli non dicono nulla, il primo disco è ottimo tutto. Comunque anche quando il suono del basso si fa più rotondo e la batteria assume caratteristiche più 80’s/90’s https://www.youtube.com/watch?v=-wyn6ZSCQ3M  e appare qualche tastiera “orrida”, tipica dell’epoca, una certa classe traspare sempre e la grinta non diminuisce poi troppo, anche se il “sound” a tratti sintetico, risente di quegli anni in modo periglioso, Can You See Me è comunque gagliarda. Infatti Revolutionary Means torna ad un suono hendrixiano e psichedelico, per il resto è R&R come non se ne fa più con chitarre fumanti e grandi atmosfere, provare per credere Stick To Your Guns o Flawed Diamonds, veramente potenti: anche in questo caso qualche piccola caduta di tono a livello sonoro, ma per il resto “It’s Only Rock’n’Roll” alla Stones e ci piace, addirittura in certi momenti del terzo album sembra di ascoltare la band di Lou Reed ai tempi di Rock’n’Roll Animal, con chitarre ovunque. Un personaggio da (ri)scoprire e anche tante belle canzoni che sarà un piacere ascoltare praticamente per la prima volta e poi di nuovo, e ancora!

Bruno Conti

Come Stanno Le Cose Dopo La Fine Di Un Matrimonio ? Andy White – How Things Are

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Andy White – How Things Are – Floating World Records 2014

A distanza solo di un anno ( si fa per dire, è uscito il 25 Febbraio dello scorso anno, ma viene distribuito solo ora dalle nostre parti) è con grande piacere che mi accingo a (ri)parlarvi del “ribelle gentile” Andy White; come mi successe da che rimasi folgorato da Rave On, Andy White (86), il suo splendido album d’esordio, e come sempre mi accade, da allora ho seguito la sua carriera (con alti e bassi), e mi sono appassionato alle sue produzioni, anche se onestamente quell’episodio rimane in assoluto il suo lavoro migliore, il più ruvido e spontaneo, in cui aleggiava il suo spirito libero. Da allora il ragazzo “dell’Ulster” con una certa frequenza ha pubblicato vari album: Kiss The Big Stone (88), Himself (90), Out There (92), Destination Beautiful (94), una intrigante collaborazione sotto il nome di Alt (con Liam O’Maonlai dei grandi Hothouse Flowers e Tim Finn dei Crowded House) Altitude (95), Teenage (93). Dopo un periodo di stasi e alcune raccolte (la migliore è Rare (99) che conteneva versioni alternate di brani già noti, outtakes e performance sparse del periodo precedente), ritorna con un buon lavoro Boy 40 (03) che ricalca le incisioni dell’esordio, spiazzando poi il suo pubblico con un album sperimentale dal titolo emblematico Garageband (06), dal suono corposo, con molto ritmo e un uso intelligente della parte elettronica, ritornando di nuovo alle sue radici con il significativo titolo Songwriter (09), registrato in quel di Vancouver con l’apporto di alcuni dei più bei nomi della scena canadese, John Leckie, Allison Russell delle Po’ Girl, Stephen Fearing dei poco conosciuti Blackie And The Rodeo Kings, con l’apporto di membri delle Be Good Tanyas e della Neko Case Band. Dopo una breve pausa trova collaborazione con Stephen Fearing con l’omonimo Fearing And White (11), recensito su queste pagine dal sottoscritto http://discoclub.myblog.it/2011/06/20/una-misteriosa-strana-coppia-fearing-and-white/ , e Tea And Confidences (14) (un’altra collaborazione con Fearing, uscita più o meno in contemporanea con il nuovo album), prima di tornare in studio con questo lavoro solista How Things Are, dal forte impatto emotivo (racconta della dolorosa fine di un matrimonio durato quindici anni). Il disco registrato interamente nel proprio studio The Growlery, insieme al figlio Sebastian alla batteria e percussioni, e con un’intera sezione d’archi suonata dalla sola violinista Domini Forster, propone uno stile che spazia da un vigoroso pop-rock, a tracce piacevoli in forma più acustica https://www.youtube.com/watch?v=OYbdHmFEfcw .

Andy White Back Cover Photo

In questi brani ricchi di “ricordi dolorosi” Andy ha messo il suo genio letterario e musicale, sin dall’iniziale Driftin’  con un arrangiamento che ricorda i primi R.E.M., a cui fanno seguito una straziante Separation Street con echi à la Van Morrison, le trame acustiche di You Got Me At Hello , Band Of Gold e All It Does Is Rain https://www.youtube.com/watch?v=3oVY_Pd-IzU , passando per i ritmi sincopati di Jessica Says, le note melodiche di Everyone’s In Love, e ancora la “dylaniana” Closest Thing To Heaven, lo strumentale  Thank You, chiudendo questa storia sulla fine di un matrimonio con una struggente ballata alla McCartney come Picture Of You, e già che siamo in tema di Beatles, citando addirittura John Lennon nella traccia conclusiva Who Said We’re Gonna Get Another Lennon.

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In circa trent’anni di onorata carriera Andy White, nato e cresciuto a Belfast ma cittadino del  mondo (oggi vive a Melbourne in Australia), è riuscito a costruire una solida base di fedelissimi “fans” che lo seguono nei suoi concerti all’estero (è stato anche nel mitico Spazio Musicadi Pavia), tenendo alto il vessillo della canzone d’autore, e facendolo con la naturalezza e la semplicità di un talento innato che meriterebbe la giusta attenzione dagli amanti della buona musica.

Tino Montanari

*NDB Proprio in questo mese di gennaio Andy White è in giro per l’Italia a presentare il suo nuovo album:

ITALY

Jan 8 OSNAGO (LC) La Locomotiva
Jan 9 GARDA (VR) Can e Gato*
Jan 10 COSTERMANO (VR) La Val*
Jan 12 REGGIO EMILIA (RE) Aloisius*
Jan 13 LIVIGNO (SO) Marco’s Pub*
Jan 14 PAVIA (PV) Spaziomusica*
Jan 15 LIVORNO  Surfer Joe Diner (Radio Folk Festival)
Jan 16 VERCELLI (VC) Birrificio BSA Glu Glu Club
Jan 17 TREVIGLIO (BG) Big Mamy
Jan 18 SCANDIANO (RE) Red Mosquito*
Jan 19 CANTÙ (CO) All’Una e Trentacinque Circa*
Jan 22 ALESSANDRIA (AL) Mag Mell
Jan 23 GORIZIA (GO) L’Alchimista
Jan 24 MILANO (MI) Arci Noeuva

* feat. Lele Borghi on drums

Quasi Meglio Degli Originali? Hayseed Dixie – Hair Down To The Grass

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Hayseed Dixie – Hair Down To My Grass – Nuclear Blast Records

Quando nel 2000 un gruppetto di amici decise di assumere la denominazione di Hayseed Dixie (anzi all’inizio l’omaggio doveva essere ancora più esplicito, AC/Dixie, ma quando intervennero gli avvocati della Sony, per una probabile causa, optarono per il nome che tutti conosciamo, a livello linguistico l’effetto è lo stesso, ma meno evidente), per pubblicare nel 2001 il loro primo album, A Hilbilly Tribute To AC/DC, venne coniato il termine rockgrass, che tuttora campeggia nella maglietta sulla copertina del nuovo disco. Il disco fu un sorprendente successo, vendendo più di 250.000 copie solo negli Stati Uniti, ma avendo un buon risultato in tutto al mondo, ad esempio 1° posto nelle classifiche australiane. Certo i musicisti che si celavano dietro i simpatici pseudonimi, Cooter Brown, Cletus, Barley Scotch, il leader, voce solista e strumentista tuttofare, tutt’ora in formazione e che all’anagrafe risponde al nome di John Wheeler, costoro probabilmente non immaginavano che nel 2015 la band sarebbe stata ancora in attività, avendo pubblicato nel corso degli anni la bellezza di 14, tra album ed EP, ognuno con un argomento più o meno definito, ma tutti eseguiti in quello stile bluegrass tipico, avendo come tratto unificante il fatto di riprendere brani celebri della musica rock (e non solo) per riproporli, con chitarra, violino, mandolino, banjo,  e contrabbasso, in versioni rigorosamente acustiche.

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Ovviamente la formula alla lunga è diventata un po’ risaputa (anche se ci sono stati, soprattutto negli ultimi anni, dischi interamente cantati in norvegese, singoli in finlandese e tedesco, e altre amenità del genere, usciti a livello autogestito), ma con questo album, il primo pubblicato da una etichetta come la Nuclear Blast, dopo che il gruppo negli anni aveva pubblicato per la Dualtone e la Cooking Vinyl, pare che avendo deciso di affrontare delle canzoni, quasi tutte, non politically correct, o se preferite alla romana (detto da un milanese), “nun se possono vede”, sembrano avere riacquistato una freschezza e una piacevolezza che sembrava mancare da qualche anno. Gridare al capolavoro è indubbiamente difficile, ma Don’t Stop Believin’ dei Journey è una bella partenza, in un tripudio di pickin’ a velocità frenetica di mandolino, banjo e strumenti acustici vari, oltre alla bella voce di Wheeler e dei suoi soci, Jake Bakesnake Byers, Johnny Butten e Hippy Joe Hymas, questa volta in trasferta in Cumbria, Regno Unito, anziché nei soliti studi di Nashville, Tennessee. Se poi nella successiva Eye Of The Tiger, “indimenticabile” tema di Rocky III, si aggiunge il violino ed una citazione di Ghost Riders of The Sky, quantomeno il divertimento è assicurato. Violino e banjo che duettano anche in un’altra rivisitazione alla velocità del suono di Final Countdown https://www.youtube.com/watch?v=VbZ8yMgQ6uk : a questo punto avrete capito quale è il genere che non si può nominare, il cosiddetto AOR, lite metal, rock duro ma non troppo, come volete chiamarlo, caro ai capelloni in giro per il mondo, come da titolo del disco.

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Non vi rimane che mettervi comodi in poltrona e sentire cosa combinano i nostri amici, non c’è limite al peggio, mi riferisco agli originali: We’re Not Gonna Take It dei Twisted Sister https://www.youtube.com/watch?v=TjkVwzON5IE , Summer of ’69 di Bryan Adams (questa per essere sinceri non era brutta, il nostro amico è riuscito recentemente a fare molto di peggio all’incontrario, nel suo ultimo disco di cover), Pour Some Sugar On Me dei Def Leppard https://www.youtube.com/watch?v=Z9nW3kOAEk4 , Dude Looks Like A Lady degli Aerosmith, senza voler essere offensivi verso chi ama il genere, diciamo che non è quello che prediligo, per usare un eufemismo. Livin’ On A Prayer dei Bon Jovi https://www.youtube.com/watch?v=GmihSQ8XNC0 , Wind Der Veranderung (sarebbe Wind Of Change degli Scorpions nella versione tedesca), tutti brani famosissimi e non così orribili, però non in cima alle mie preferenze, anche se una gagliarda We Are The Road Crew dei Motorhead aveva un suo perché. Gli ultimi due brani mi piacciono anche nella versione originale, Comfortably Numb dei Pink Floyd e Don’t Fear The Reaper dei Blue Oyster Cult, e quindi anche il trattamento bluegrass con spirito rock degli Hayseed Dixie, non rovescia troppo il fascino degli originali. Simpatico, spesso frenetico e divertente ancora una volta, ma forse siamo arrivati alla frutta? Vedremo!

Bruno Conti

I Migliori Dischi Del 2014: Una Postilla. Buscadero E Addetti(O) Al Lavoro

buscader gennaio2015

Visto che ci scrivo mi sembra doveroso aggiungere alle liste dei migliori dischi del 2014 anche quella pubblicata sul numero di Gennaio del Buscadero. La mia personale l’avete già letta un mesetto fa, questa è quella che risulta dai voti dei redattori:

DISCO DELL’ANNO:

lucinda williams down where

LUCINDA WILLIAMS – Down Where The Spirit Meets The Bone
(20 voti)

jackson browne standing in the breach

JACKSON BROWNE – Standing In The Breach (12 voti)

leonard cohen popular problems front

LEONARD COHEN – Popular Problems (10 voti)

johne mellencamp plain spoken

JOHN MELLENCAMP – Plain Spoken (9 voti)

john hiatt terms of my surrender

JOHN HIATT – Terms of My Surrender (9 voti)

JOE HENRY – Invisible Hour (8 voti)

ROSANNE CASH – The River & The Thread (7 voti)

BOB SEGER – Ride Out (7 voti)

DAVID CROSBY – Croz (7 voti)

BOB DYLAN & THE BAND – Basement Tapes Complete (7 voti)

ERIC CLAPTON & Friends – The Breeze (7 voti)

W. JOHNSON & R. DALTREY – Going Back Home (7 voti)

ROBERT PLANT – Lullaby And …..The Ceaseless Roar (7 voti)

Come vedete molte delle scelte coincidono con quelle del Blog, come postilla della postilla vi propongo un punto di vista differente, ossia le scelte di un addetto ai lavori, Claudio Magnani della Universal, naturalmente in versione Deluxe potenziata (essendo nel campo discografico)  e personalizzata, con tanto di countdown, rispetto a quella apparsa sul Buscadero:

2014:

joe henry invisible hour

15. JOE HENRY / INVISIBLE HOUR

frazey ford indian ocean

Molto bello, concordo…

14. FRAZEY FORD / INDIAN OCEAN

sam amidon lily-o

13. SAM AMIDON / LILY-O Anche questo è un bel disco https://www.youtube.com/watch?v=Fw2X9dMtDmc

over the rhine blood oranges

12.OVER THE RHINE / BLOOD ORANGES IN THE SNOW “Natalizio”, ma come quello dei Blue Rodeo, per tutte le stagioni https://www.youtube.com/watch?v=s7SkZ2FBeAY

11. DELINES / COLFAX

tinariwen inside

10. TINARIWEN / INSIDE-OUTSIDE

peter rowan dharma blues

9. PETER ROWAN / DHARMA BLUES  https://www.youtube.com/watch?v=IWIszSa5fA8

8. SUN KILL MOON / BENJI

7. HISS GOLDEN MESSENGER / LATENESS OF DANCERS

medeski scofield

6. MEDESKI SCOFIELD MARTIN WOOD / JUICE

5. BECK / MORNING PHASE

4. NATALIE MERCHANT

3. LUCINDA WILLIAMS / DOWN WHERE THE SPIRIT MEETS THE BONE

garrett lebeau rise

2. GARRETT LEBEAU / RISE TO THE GRIND Gioiello sopraffino. Red Young. Roscoe Beck. J.J. “two plates” Johnson. Notturno. Bluesy. Laidback. Minimale: dove gli altri aggiungono, Garrett Lebeau toglie…

*NDB Tutto vero, però il disco è del 2013 https://www.youtube.com/watch?v=Y2LNw4wo1W0

eric clapton & friends call me the breeze

1. ERIC CLAPTON & FRIENDS / THE BREEZE, A TRIBUTE TO J.J. CALE

 

ARCHIVES:

sun ra in the orbit

5. SUN RA AND HIS ARKESTRA / IN THE ORBIT OF RA

velvet underground the velvet underground

4. VELVET UNDERGROUND / VELVET UNDERGROUND (3)

3. BOB DYLAN / BASEMENT TAPES

2. ALLMAN BROTHERS BAND / THE 1971 FILLMORE EAST RECORDINGS

captain beefheart sun zoom spark

1. CAPTAIN BEEFHEART / SUN ZOOM SPARK  https://www.youtube.com/watch?v=ss0Vcb_4K6A

Ed una nuova sezione…

CLASSICI RIASCOLTATI AMPIAMENTE NEL 2014:

5. IAN DURY & THE BLOCKHEADS / MR. LOVE PANTS (1997)

4. RICKIE LEE JONES / IT’S LIKE THIS (2000)

3. PAOLO FRESU & URI CAINE / THINGS (2006)

2. FABRIZIO DE ANDRE’ / ANIME SALVE (1996)

1. DAVID SYLVIAN / DEAD BEES ON CAKE (1999)

Cool runnings…

Claudio

P.s. Sembra strano, ma lavora davvero per una casa discografica, ovviamente è inteso come un complimento e quindi anche qui troverete alcuni “suggerimenti” per scoprire altri dischi interessanti!

Bruno Conti

I Primi Passi Di Bonnie Raitt – Under The Falling Sky

bonnie raitt under the falling sky

Bonnie Raitt – Under The Falling Sky – 2 CD FMIC Records

Altra eccellente uscita per questa FMIC Records (??), la stessa che ha pubblicato di recente il bellissimo Carnegie di James Taylor http://discoclub.myblog.it/2015/01/10/altro-live-forse-il-piu-bello-james-taylor-carnegie/ , anche in questo caso di tratta di un doppio, però vero, come durata, che riporta due diverse esibizioni di Bonnie Raitt, registrate per dei broadcast radiofonici, quindi qualità sonora ottima, il 22 febbraio del 1972 ai Sigma Studios di Filadelfia la prima, e il 9 dicembre 1973 ai Record Plant di Sausalito, California, la seconda. Per i fans di Bonnie Raitt, questa volta, a differenza del pur ottimo Ultrasonic Studios 1972 https://www.youtube.com/watch?v=1GALqVg3biE  dove la rossa californiana divideva la scena con Lowell George e John Hammond, entrambe le esibizioni sono a tutti gli effetti suoi concerti. E sono uno più bello dell’altro: nel primo, benché le note riportino “Bonnie Raitt, Guitar Vocals, Solo Performance”, la nostra amica è accompagnata dall’inseparabile Freebo al basso, oltre che, saltuariamente, anche da T.J. Tindall alla chitarra elettrica e da John Davis all’armonica.

bonnie raitt 1° bonnie raitt give it up

La Raitt all’epoca, nonostante avesse poco più di 22 anni, era già una formidabile cantante e una bravissima chitarrista, soprattutto alla slide, e anche una discreta pianista. Il repertorio, come nei primi due dischi, Bonnie Raitt e Give It Up, accolti giustamente in modo entusiastico dalla critica, era un’eccitante miscela di blues, brani scritti da cantautori emergenti (e non, la title-track del CD porta la firma di Jackson Browne) e ballate dall’aura soul degna delle migliori cose di Laura Nyro, ma anche canzoni da cantautrice alla Joni Mitchell (ovviamente una non elide l’altra) La voce delle Raitt era chiara e squillante, con appena un accenno di quella raucedine che l’avrebbe resa una delle voci di riferimento della musica americana. Giustamente, ancora oggi, quando si vuole fare un complimento ad una nuova cantante che si muove tra rock e blues, si dice “sembra Bonnie Raitt”!

bonnie raiit young Bonnie Raitt live 2

Nei due dischetti in oggetto si ascolta una giovane signora, in bilico tra timidezza e, probabilmente, una “leggera ebbrezza” da sostanze varie, che avrebbe condiviso negli anni a venire con il moroso Lowell George, presente in forza con i suoi Little Feat nel terzo album del 1973, Takin’ My Time, altro disco splendido uscito nell’ottobre del 1973, un paio di mesi prima del secondo concerto radiofonico, quello elettrico di nuovo con Freebo, più David Maxwell al piano, Joel Tepp alla chitarra e clarinetto e Dennis Whitted alla batteria. Premesso che nei due CD non c’è un brano scarso che sia uno, tra i migliori come non ricordare, nel disco “acustico”, in ambito Blues, versioni travolgenti di Rollin’ And Tumblin’ con il magico bottleneck della Raitt in azione, Mighty Tight Woman e Women Be Wise, dell’amata Sippie Wallace,  una torrida Finest Lovin’Man, con John Davis all’armonica e TJ Tindall alla solista e l’altro super classico Walkin’ Blues, tra i brani dei cantautori, Bluebird di Stills, il citato brano di Jackson Browne, Any Day Woman di Paul Siebel, stupenda, Too Long At The Fair di Joel Zoss, la pianistica Thank You, scritta dalla stessa Raitt, che sembra un brano perduto della Nyro, una deliziosa Can’t Find My Way Home, che se la batte con la versione dei Blind Faith, ma ripeto, sono tutte belle, un’oretta di delizie elettroacustiche https://www.youtube.com/watch?v=nLaqHor-apo  .

bonnie raitt live 1 bonnie raiit young 2

Il secondo CD ha “solo” 12 brani contro i 16 del primo, l’incisione, comunque molto buona, è forse un filo inferiore, ma qui ascoltiamo Bonnie Raitt in versione elettrica: si parte con Love Me Like A Man, un blues fenomenale scritto da Chris Smither https://www.youtube.com/watch?v=QXLP8_2B2sw , con un grande David Maxwell al piano, un altro brano di Sippie Wallace, You Got To Know How, con una atmosfera retrò da anni ’20-’30, grazie al clarinetto di Joel Tepp. I Thought I Was A Child è un altro brano scritto da Jackson Browne, molto mitchelliano pure questo https://www.youtube.com/watch?v=_GJZ2gzkAKo , eseguito in sequenza con Under The Falling Sky, una versione molto più rock di quella dell’altro concerto https://www.youtube.com/watch?v=81ibYvc1PW4 . Ricorderei anche Give It Up And Let It Go, un brano della stessa Bonnie, che serve per introdurre la band che la accompagna, tratto dal secondo album, con grande uso della slide e preceduto da uno slow blues come Everybody’s Crying Mercy (come si fa a scegliere dei brani? Sono tutti belli!) con un grandissimo Maxwell. I Feel The Same, un’altra perla di Smither e la stupenda Guilty di Randy Newman  https://www.youtube.com/watch?v=fmGlY-8cFCU provengono entrambe da Takin’ My Time, il disco dell’epoca, oltre ad un altro dei piccoli capolavori del primo periodo della Raitt, Love Has No Pride https://www.youtube.com/watch?v=KbqXMQCq59U , scritta da Eric Kaz e Libby Titus (detto per inciso, prima moglie di Levon Helm, mamma di Amy e poi compagna di Donald Fagen), si conclude con Baby I Love You, un altro bluesazzo tirato che Bonnie ha cantato varie volte con BB King, anche nel disco dei duetti. Mi sa che ancora una volta vi tocca mettere mano ai portafogli!

Bruno Conti