Una Musica Che Graffia L’Anima! Malcolm Holcombe – The RCA Sessions

malcolm holcombe the rca sessions

Malcolm Holcombe – The RCA Sessions – Gypsy Eyes Music/Proper Records/Ird – Deluxe Edition CD+DVD

Di Malcolm Holcombe i lettori di questo blog sanno già tutto, avendone chi scrive parlato a suo tempo, per l’uscita dei precedenti lavori Down The River (12) http://discoclub.myblog.it/2012/10/05/lungo-il-fiume-del-country-blues-malcolm-holcombe-down-the-r/  e Pitiful Blues (14) http://discoclub.myblog.it/2014/08/09/le-ballate-pietose-poeta-blues-malcolm-holcombe-pitiful-blues/ , ma torno con piacere a parlarne in occasione dell’uscita di questo nuovissimo The RCA Sessioins, che celebra i 20 anni di carriera di uno dei musicisti più originali della scena folk contemporanea americana. The RCA Sessions è una raccolta di canzoni scritte tra il 1994 e 2014, tratte dai suoi precedenti dieci album e EP (salvo un brano inedito), tutte rifatte in una nuova veste sonora per questa occasione, il tutto con il supporto di una band stellare composta dal fido Jared Tyler a dobro e lap-steel (visto dal sottoscritto a Pavia nel recente concerto al Bar Trapani), Dave Roe al contrabbasso, Ken Coomer (ex Wilco) alla batteria, la brava Tammy Rogers al violino e mandolino, e “special guests” come l’armonicista Jelly Roll Johnson, Siobhan Maher-Kennedy (cantante dei River City People e in seguito corista per Willy DeVille, Steve Earle e altri), e una delle mie cantanti preferite, Maura O’Connell (richiestissima negli ultimi tempi, vedere recensione dell’ultimo lavoro di Tom Russell), il tutto registrato nei mitici RCA Studios di Nashville con la produzione di Ray Kennedy e Brian Brinkerhoff.

Le “sessions” si aprono sul riff acustico di Who Carried You, e proseguono con l’armonica dolce di Jelly Roll Johnson in una suadente Mister In Morgantown, per poi passare al violino di Tammy Rogers di una danzante I Feel Like A Train (era nell’EP Wager),  il blues dei monti Appalachi di Doncha Miss That Water,  le atmosfere rilassate e sofferte di una The Empty Jar, cambiando poi decisamente ritmo con la travolgente Butcher In Town, il punk-blues di To Drink The Rain, e la ballata commovente Early Mornin’, dove la voce di Malcolm sembra uscire dall’anima.

Dopo un sorso opportuno di aranciata (ma temo sia stata altra in passato la sua bibita preferita), si riprende con il folk acustico di I Never Heard You Knockin, per poi trovare l’unico inedito del lavoro una Mouth Harp Man dove si manifesta nuovamente la bravura di Jelly Roll Johnson, per proseguire con il rock-blues tirato di I Call The Shots, seguito dal ritmo mosso My Ol’Radio, con al controcanto la vocina di Siobhan Maher-Kennedy, e una Goin’ Home che viene valorizzata da un coretto importante, mentre Down The River viene riproposta in versione country-agreste; si termina con il violino di Tammy Rogers che accompagna una leggermente “psichedelica” e intrigante Pitiful Blues, e inifne una morbida e avvolgente ballata popolare A Far Cry From Here, cantata in duetto da Malcolm con la voce meravigliosa della cantante irlandese Maura O’ Connell. Il Dvd accluso arricchisce il lavoro con le immagini delle “sessions”, ed è un bel vedere.

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Si può provare a cercare qualsiasi aggettivo per descrivere Malcolm Holcombe e la sua musica, ma  la sua voce baritonale impastata di catrame e i suoi testi, sono solidi come le montagne da cui viene (i monti Appalachi nella Carolina Del Nord) https://www.youtube.com/watch?v=5R_OUKXjm7c , e questo The RCA Sessions  è un’ulteriore conferma della sua bravura, se ce ne fosse bisogno, serve per celebrare nel migliore dei modi vent’anni di carriera, vissuti anche pericolosamente (un periodo a lungo sopraffatto dall’alcolismo), ma portati avanti con la coerenza e la fierezza da un personaggio che deve assolutamente essere scoperto dagli amanti della buona musica, un perfetto beautiful loser. Anche se non è “nuovo”, forse siamo di fronte al suo album più bello in assoluto.

Tino Montanari

Una Epica Saga Del West Lunga Quarant’Anni ! Tom Russell – The Rose Of Roscrae A Ballad Of The West

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Tom Russell – The Rose Of Roscrae – Frontera/Proper Records – 2 CD

Con questo ambizioso nuovo lavoro The Rose Of Roscrae (A Ballad Of The West), Tom Russell chiude una trilogia iniziata con The Man From God Knows Where (98), una saga familiare che narra la storia della famiglia Russell attraverso le varie generazioni, dall’Irlanda agli Stati Uniti, proseguita con Hotwalker (05) un viaggio a ritroso nella memoria e nella storia dell’America  (che coinvolge personaggi del calibro di Charles Bukowsky, Jack Kerouac, Lenny Bruce, Virginia Brown, etc), chiudendo il cerchio con questa epica “saga” popolare, che si sposta dall’Irlanda al Texas, dalla California al Messico, attraversa le pianure e raggiunge il Canada, per 52 tracce (molte narrate, la maggior parte cantate) e con la durata totale di 150 minuti, raccolta in 2 CD, di una storia affascinante.

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Prodotto da Tom Russell e Barry Walsh The Rose Of Roscrae dispone di un gotha di leggendari icone americane tra cui: Jimmie Dale Gilmore, David Olney, Johnny Cash, Joe Ely, Ian Tyson, Augie Meyers, Fats Kaplin, Jimmy LaFave, Ramblin Jack Elliott, Jack Hardy, John Trudell, David Massengill, Guy Clark, Dan Penn, e grandi voci femminili come Eliza Gilkyson, Maura O’Connell, Gretchen Peters e altri che non elenco per non rubare ulteriore spazio.

La “saga” racconta la storia di un giovane irlandese di 16 anni nativo di Templemore, tale Johnny Dutton, che raggiunge l’America alla fine del 1880 per diventare un cowboy, lasciandosi alle spalle il suo primo amore, la rosa di Roscrae, e l’overture, come nei migliori colossal è affidata alla voce drammatica di Jimmie Dale Gilmore, poi durante il percorso troviamo la voce inconfondibile di Johnny Cash in Sam Hall, una fantastica ballata irlandese, come la title track The Rose Of Roscrae https://www.youtube.com/watch?v=dBh3sl3vAa8 , e la melodia trascinante di Hair Trigger Heart, cantate con passione da Tom Russell https://www.youtube.com/watch?v=xfv8rmh5B5Q , incontrando poi sulla strada la coppia Jimmy LaFave e Gretchen Peters, alle prese con una delicata Ain’t No More Cane On The Brazos, un’altra dolce ballata texana come The Hands Of Damien, le note commoventi di Carriekfergus con Finbar Furey, passando per i canti indiani Crazy Horse e Custer’s Luck che non potevano che essere cantati da John Trudell, in coppia con Thad Beckman, andando a chiudere la prima parte di percorso con una commovente She Talks To God affidata nuovamente alla voce di Tom Russell  https://www.youtube.com/watch?v=dNQWuga7Gjs. La seconda parte del viaggio vede la bellissima voce di una rediviva Maura O’Connell declamare come una preghiera l’immortale The Water Is Wide, e riprendere dal punto di vista femminile I Talk To God, lasciando poi spazio alle voci di Eliza Gilkyson in The Bear e The Railroad Boy, e ancora Gretchen Peters, in una straziante ninna nanna messicana come Guadalupe https://www.youtube.com/watch?v=5AOvny2s8Pg , andando poi sul sicuro con una nuova versione del classico Gallo Del Cielo del duo Joe Ely e Ian Tyson, e una versione francofona di Bonnie Dobson del tradizionale En Canadien Errant, per poi calare un tris d’assi come Jimmie Dale Gilmore, Guy Clark e Dan Penn in un medley di Desperados Waiting For A Train (una delle più belle canzoni di sempre), per poi ritornare alle atmosfere irish con The Stable, e il viaggio nei ricordi dell’ormai anziano Johnny Dutton, non poteva che chiudersi con la ripresa da parte di Maura O’Connell (e la sua magnifica voce) di The Rose Of Roscrae, per un lavoro che si candida fin d’ora a essere uno dei dischi dell’anno (l’unico piccolo difetto, forse è un po’ troppo lungo).

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Ultimando questa “trilogia” con The Rose Of Roscrae Tom Russell ha firmato il suo capolavoro, il nostro è un artista che per oltre quattro decenni e con 28 album alle spalle (se non ho sbagliato i conti) ha scritto una serie di canzoni che sono state interpretate dai musicisti più disparati, tra i quali ricordiamo Johnny Cash, Joe Ely, Jerry Jeff Walker, Suzy Bogguss, Nanci Griffith, Dave Alvin, Peter Case, Hugh Moffatt, e ancora tra gli altri Barrence Whitfield, con cui ha inciso due splendidi album Hillbilly Voodoo (93) e Cowboy Mambo (94) ormai introvabili, migliorando negli anni la sua scrittura e incidendo dischi che sono delle vere e proprie operazioni culturali, e sarebbe un delitto non accorgersi della bravura di questo personaggio, specialmente dalle nostre parti e  per i lettori (spero molti) di questo blog. Epico!

Tino Montanari

Novità Di Aprile Parte II. Olivia Chaney, Alabama Shakes, Bodeans, John Mayall, Jimbo Mathus, Dwight Yoakam, Villagers, Soundstage Blues Summit, Railroad Earth

Olivia Chaney The Longest River

Ultima parte dedicata alle novità in breve di Aprile, andiamo a ritroso con le uscite, magari di alcune non escludo una recensione completa, mentre quelle che non vedete la avranno sicuramente. Mi sono accorto che era rimasto indietro un titolo tra quelli in uscità il 28 aprile, cioè oggi, almeno negli Stati Uniti, in Italia uscirà il 12 maggio: si tratta dell’esordio su etichetta Nonesuch di Olivia Chaney, una cantante inglese messa sotto contratto dall’etichetta americana del gruppo Warner, che fa parte anche lei della ristretta (ma non troppo) pattuglia di nuovi talenti che vale la pena investigare. Nata a Firenze nel 1982, con mamma australiana, cresciuta a Oxford e ora basata a Londra, la Chaney, come si desume dalla nata di nascita, non è più una giovanissima, ed in effetti ha già collaborato con vari musicisti e gruppi inglesi negli anni passati, dagli Zero 7 a Seth Lakeman, nel penultimo disco di Alasdair Roberts A Working Wonder Stone, ai collettivi Folk Police e Concerto Caledonia, oltre ad altri, quindi discograficamente e in concerto Olivia è sempre stata molto attiva, ma in effetti questo The Longest River è il suo disco d’esordio (a parte un EP pubblicato nel 2010) https://www.youtube.com/watch?v=v0lr8ax_mm4 . In possesso della classica voce da folksinger, chiara e cristallina, il repertorio di Olivia Chaney oscilla tra proprie composizioni, brani tradizionali folk, il tutto con arrangiamenti dove la chitarra acustica o il piano https://www.youtube.com/watch?v=-rGUInwyCRQ , vengono arricchiti da arrangiamenti di archi, tocchi di harmonium suonati dalla stessa Chaney, violino e viola, chitarre eletriiche arpeggiate, sonorità che ci catapultano nel classico mondo del british folk degli anni ’70, quello dei Fairport, dei Pentangle, dell’Albion Band delle sorelle Collins, quindi bella musica tra le influenze della nostra amica, che cita anche Dylan, sui dischi del quale ha imparato a suonare la chitarra, aggiungerei anche le prime Judy Collins e Joni Mitchell, quelle più classiche. Comunque se volete verificare (e finché dura, poi rimarranno validi gli altri due link) qui potete ascoltare l’intero album in streaming nel soundcloud http://www.thebluegrasssituation.com/read/listen-olivia-chaney-longest-river

alabama shakes sound & color

Il primo disco degli Alabama Shakes di Britanny Howard era stato un fulmine a ciel sereno: rock alla Janis Joplin, soul della Stax, southern rock, blues elettrico, il tutto miscelato alla perfezione e veicolato dalla poderosa voce della ragazza di Athens, Alabama. Per questo nuovo Sound And Color, pubblicato il 21 aprile, come il precedente etichetta Rough Trade, si segnala un passaggio verso sonorità più “moderne”: prodotto da Blake Mills, autore lo scorso anno del buon Heigh Ho, in questo album c’è molto meno rock classico e più contemporary soul (qualcuno ci ha visto l’impronta di Prince per il falsetto o della Winehouse per il suono ricco di eco, ma il funky non lo ha inventato l’amico di Minneapolis e il falsetto lo usava spesso anche Joan Armatrading) https://www.youtube.com/watch?v=iraraKH0_Tk , per cui meno ruspante e genuino del precedente, diciamo che l’effetto è meno immediato, ma nell’insieme non mi dispiace, anzi, a tratti è intrigante https://www.youtube.com/watch?v=-oib0a2_itA  e comunque non mancano brani vicini al sound di Boys And Girls https://www.youtube.com/watch?v=x-5OX7CO26c . Questo è uno di quelli che vorrei recensire più approfonditamente, e sempre tempo permettendo, lo sto ascoltando con attenzione, quindi rimando il giudizio definitivo, per il momento positivo con riserva, però preferisco il precedente.

bodeans i can't stop

Secondo album in studio della formazione dei Bodeans senza Sam Llanas ( e dodicesimo complessivamente); Kurt Neumann e il nuovo Sam Hawksley, si dividono le parti di chitarra e basso, la produzione del disco e in alcuni brani anche la batteria, quando non c’è Kenny Aronoff che è una garanzia, almeno sulla carta. Alle tastiere c’è il pavese Stefano Intelisano, da quasi tre lustri trasferitosi in quel di Austin, Texas. Il CD si chiama I Can’t Stop, etichetta Free And Alive Records, non ho avuto occasione di sentirlo, quindi mi astengo dai giudizi anche se ho letto delle critiche positive, ma i tempi gloriosi degli anni ’80 e ’90 mi sembrano passati.

john mayall live in 1967

Questo tecnicamente farebbe parte dei “bootleg ufficiali radiofonici” recensiti recentemente, ma esce per una fantomatica Forty Below Records e si tratta di un rarissimo concerto dei Bluesbreakers di John Mayall, anzi una serie di concerti, tenuti nel brevissimo periodo, tre mesi nel 1967, da qui il titolo, in cui quelli che sarebbero diventati da lì a poco i Fleetwood Mac, Peter Green, John McVie e Mick Fleetwood divisero il palco con Mayall https://www.youtube.com/watch?v=GRA33BMkuZE , anche se solo Green partecipò poi alla registrazione di A Hard Road. Chi legge il Blog sa che Peter Green è uno dei miei chitarristi preferiti in assoluto e quindi non potrei mai parlare male di questo CD, però la qualità a tratti è veramente scadente, mentre soprattutto in alcuni dei blues lenti https://www.youtube.com/watch?v=rgFIGZ4xspo si gode della tecnica e del feeling di colui  https://www.youtube.com/watch?v=OwCAPDwYic0 che allora sostituì Eric Clapton nella formazione, senza farlo assolutamente rimpiangere https://www.youtube.com/watch?v=irhdeQhurj8 . Valore storico 10, qualità sonora complessiva 6.5, quelli che ho linkato sono tutti incisi piuttosto bene per l’epoca, considerando che vengono da vecchi bootleg.

jimbo mathus blue healer

Dovrebbe essere il dodicesimo album solista di Jimbo Mathus questo Blue Healer, Live e dischi come Tri-State Coalition compresi, ma esclusi quelli registrati con il suo primo gruppo Squirrel Nut Zippers, in teoria ancora in attività e con la South Memphis String Band . Il disco, il terzo per la Fat Possum, è la consueta miscela di rock-blues, country, ballate sudiste, southern rock tirati come l’iniziale Shoot Out The Lights, con Eric Ambel alla chitarra solista https://www.youtube.com/watch?v=1RHIn8zbloE, i tempi scanditi dall’organo e ancora dalla chitarra della poderosa title-track https://www.youtube.com/watch?v=vydkLzSTJQM o mid-tempo tra country e New Orleans come la pianistica Love And Affection https://www.youtube.com/watch?v=5jlco87Rfqo e sembra quindi uno tra i suoi migliori in assoluto, tutti i dodici brani di ottima qualità, senza cedimenti, e che confermano la classe e la bravura di questo musicista di Oxford, quella del Mississippi però!

dwight yoakam second hand

Dwight Yoakam sono parecchi anni che non sbaglia un album, dopo “le tre pere” del 2012 http://discoclub.myblog.it/2012/09/26/tre-pere-e-palla-al-centro-dwight-yoakam-3-pears/, l’artista che tutti pensano californiano, per il suo amore per il Bakersfield sound del suo idolo Buck Owens o al limite di Nashville, per la sua chiara estrazione country (rock), ma in effetti è nato a Pikeville, piccola località del Kentucky, centra ancora l’obiettivo con Second Hand Heart, quattordicesimo album in quasi 30 anni di carriera (se non contiamo i dischi di cover, quelli natalizi, i Live, le compilations). Uno dei rari casi in cui il successo di vendita, con i dischi sempre nelle Top 20 generali e Top 5 country, questo nuovo compreso, e quello di critica, quasi unanime nei giudizi favorevoli, coincidono https://www.youtube.com/watch?v=J3mazds9omg . Dieci brani, otto nuovi firmati da Dwight, una cover del traditional Man Of Constant Sorrow, legata agli Stanley Brothers https://www.youtube.com/watch?v=bYfAON5WM64  e una scritta da Anthony Crawford (collaboratore storico di Yoakam e leader dei Sugarcane Jane, con la moglie Savana Lee), dal titolo criptico di V’s Of Birds  https://www.youtube.com/watch?v=nd5U3tgcGGw una bella ballata. Il CD è uscito il 14 aprile per la Warner Nashville, è prodotto dallo stesso Dwight Yoakam ed è il solito classico country, ma di quello buono, lontano mille miglia dal sound ammuffito di molte produzioni attuali provenienti da Nashville https://www.youtube.com/watch?v=UaSf947O38Y

villagers darling arithmetic

Nuovo disco, il terzo per i Villagers, gruppo irlandese che ruota intorno alla personalità di Conor O’Brien, piccolo genietto della musica britannica. Lo stile viene definito indie folk, ma secondo chi scrive, da subito affascinato dalla sua musica e dal suo talento http://discoclub.myblog.it/2010/06/18/anche-lui-di-nome-fa-conor-the-villagers-becoming-a-jackal/, poi ribadito nel successivo (Awayland), tutti su Domino, come anche questo Darling Arithmetic, il nostro è un degno successore della grande tradizione della buona musica che viene dal Regno Unito (ma non solo). Il nuovo album, come al solito giustamente incensato dalla rivista Mojo (e da tutte le altre) https://www.youtube.com/watch?v=_hD0wd2HUVs , ha un suono ancora più intimo e tranquillo dei precedenti https://www.youtube.com/watch?v=8UsYbProrac , registrato in solitaria da O’Brien in una piccola località nei pressi di Dublino, contiene nove bozzetti delicati (undici nella versione Deluxe per il download) dove si può gustare il raffinato gusto per i particolari di questo talentuoso musicista https://www.youtube.com/watch?v=icaRVYQ5-Nc .

soundstage blues summitrailroad earth live red rocks

Per concludere un paio di segnalazioni di DVD musicali, entrambi usciti solo sul mercato americano. Il primo, Soundstage Blues Summit In Chicago, 1974 attribuito a Muddy Waters and Friends, è sicuramente molto interessante, però NTSC Regione 1, durata solo 59 minuti, etichetta Sony Legacy. Per il resto, a giudicare dai contenuti e dai musicisti presenti, si tratta di una piccola chicca:

  1. Blow Wind Blow – Introduction performed by Muddy Waters
  2. Long Distance Call performed by Muddy Waters
  3. Messin’ with the Kid performed by Nick Gravenites & Junior Wells
  4. Stop Breaking Down performed by Junior Wells
  5. Mannish Boy performed by Muddy Waters
  6. Wang Dang Doodle performed by Willie Dixon & KoKo Taylor
  7. Walking Through the Park performed by Johnny Winter
  8. Hootchie Kootchie Man performed by Muddy Waters & Willie Dixon
  9. Sugar Sweet performed by Dr John
  10. Got My Mojo Workin’ performed by Muddy Waters

Tra i musicisti presenti in questo concerto registrato nel luglio del 1974, oltre a quelli citati, anche Mike Bloomfield, Phil Guy, Luther Snake Boy Johnson, Robert Margolin alle chitarre, Jerry Portnoy all’armonica (che si aggiunge a Junior Wells), Buddy Miles e Willie  Big Eyes Smith alla batteria e Pinetop Perkins al piano e Calvin Fuzz Jones e Rollo Radford al basso.

L’altro DVD come durata non ha problemi, anzi, sono circa 180 minuti, quasi tre ore, Live At Red Rocks, come recita il titolo, quindi nello stupendo anfiteatro naturale nei pressi di Denver, Colorado, nel luglio del 2013. In questo caso la difficoltà sta nella reperibilità, distribuito direttamente negli Stati Uniti dai Railroad Earth attraverso la loro etichetta Black Bear Records https://www.youtube.com/watch?v=GSthr–YsR4e nel prezzo, oltre i 30 dollari più le spese di spedizione (ma cercando si trova anche a meno). Ne varrebbe la pena perché la grass jam band del New Jersey è fantastica dal vivo (ma anche in studio http://discoclub.myblog.it/2014/01/24/gli-ultimi-fuorilegge-del-jam-roots-grass-railroad-earth-last-of-the-outlaws/), la location è suggestiva, il suono e le immagini sono fantastiche.

E’ tutto, alla prossima, vado a vedermi Beth Hart!

Bruno Conti

Novità Di Aprile Parte Ib. Blur, Proclaimers, Charlie Parr, Dusty Springfield, Fuller & Kaz, Mavis Staples

blur the magic whip

Proseguiamo, sempre con le uscite del 28 aprile. Nuovo album per i Blur, su etichetta Parlophone distr. Warner, il primo disco di studio da 16 anni a questa parte, nella formazione originale a quartetto ( l’ultimo fu 13 del 1999): in mezzo ci sono stati Think Tank, nel 2003, come trio e con molti ospiti, e diverse reunion Live per mini-tour vari tra il 2009 e il 2014. Quindi The Magic Whip è l’ottavo album di studio della band inglese, contiene dodici brani (13 nella versione giapponese) ed è stato prodotto da Craig Street. Critica inglese entusiasta, media delle recensioni oltre le 4 stellette, sentiremo. https://www.youtube.com/watch?v=Sp1ks7PTzng e https://www.youtube.com/watch?v=UQQObIQ63T0 per il momento.

proclaimers let's hear it

Altra istituzione del pop britannico, i Proclaimers dei gemelli scozzesi Reid (da non confondere con i fratelli omonimi, sempre scozzesi, dei Jesus And Mary Chain). Registrato nei famosi studi gallesi Rockfield, con la produzione di Dave Eringa (The Who, Wilko Johnson & Roger Daltrey, The Manic Street Preachers, Idlewild), il CD Let’s Hear It For The Dogs esce per la Cooking Vinyl e segue Like Comedy del 2012 (stessa etichetta) e li conferma tra i migliori rappresentanti di quel pub-rock inglese che partendo dai Brinsley Schwarz e passando per Costello, Graham Parker e i Rockpile di Dave Edmunds e Nick Lowe arriva ai giorni nostri https://www.youtube.com/watch?v=eeCkyrzofVw , una perfetta fusione di musica britannica ed americana e l’album, ad un ascolto veloce, suona veramente bene, fresco e pimpante https://www.youtube.com/watch?v=XkEywDBat-k  come ai tempi d’oro di I’m Gonna Be (500 Miles) https://www.youtube.com/watch?v=r1OggKaCFKQ  e King Of The Road https://www.youtube.com/watch?v=pFrU6M84d_8 . Se non conoscete meritano un approfondimento, magari almeno il Best del 2002!

charlie parr stumpjumpercharlie parr 1

Charlie Parr, il cantante, chitarrista e armonicista, nativo di Duluth, Minnesota (eppure questa località mi dice qualcosa), dopo una miriade di album per varie minuscole etichette indipendenti, un paio di collaborazioni con i Black Twig Pickers, parte di un album live con i Trampled By Turtles, approda per questo nuovo Stumpjumper in casa Red House. In questo disco, per la prima volta (con le eccezioni citate or ora) Parr utilizza una backing band fissa, guidata da Phil Cook, giro Megafaun, Hiss Golden Messenger. Come vedete dalla foto di fianco alla copertina del CD, il buon Charlie è un tipo “originale”, molto old Style, ma i suoi dischi sono sempre validi ed interessanti, tra blues, country e folk https://www.youtube.com/watch?v=AtCRyXuYw8E , molto popolare in Australia, dove la sua musica è stata spesso utilizzata dalla televisione locale, per registrare questo suo nuovo album si è recato nella Carolina del Nord, ed il risultato è un disco leggermente più elettrico del solito, con a tratti la presenza di una sezione ritmica discreta che arrichisce il suo lavoro alla chitarra acustica e alla resonator slide e la presenza di banjo, chitarre acustiche e voci di supporto, oltre all’elettrica e alla steel del produttore Phil Cook, che non snaturano però la natura della musica, rendendola solo meno austera e più ricca negli arrangiamenti.

dusty springfield faithful

Un paio di ristampe della Real Gone Music. Dusty Springfield, come è noto ai più, è stata una delle cantanti inglesi più popolari nel periodo anni ’60 in cui imperversavano i Beatles, poi sul finire della decade decide di recarsi sull’altra sponda dell’oceano e registra per la Atlantic uno strepitoso disco intitolato Dusty In Memphis, quello con Son Of A Preacher Man per intenderci https://www.youtube.com/watch?v=DjydOI4MEIw , un disco da 5 stellette di critica, poi bissato da A Brand New Me, un disco registrato ai famosi Sigma Sound Studios di Filladelfia, uscito nel 1970 https://www.youtube.com/watch?v=UmVOXvOi9Qk . Ci doveva essere, nel 1971, un terzo album registrato negli States, sotto la supervisione di Jeff Barry (quello che firmava le sue canzoni insieme a Ellie Greenwhich, una delle coppie di autori di maggior successo della musica americana): ma di quella collaborazione vennero pubblicati solo 2 singoli, per un totale di 4 brani, ma ne furono registrati altri nove, già apparsi a rate, come bonus, nelle ristampe dei due album citati prima, soprattutto nella versione Deluxe della Rhino di Dusty In Memphis ed in vari cofanetti retrospettivi dedicati alla sua carriera. Ora la Real Gone ha messo in sequenza le tredici canzoni per (ri)creare questo Faithful, che avrerebbe dovuto essere il suo terzo album per la Atlantic https://www.youtube.com/watch?v=hevFAs2S4UI . Quindi, in teoria (e in pratica), niente inediti, però un disco potenzialmente interessante per chi non già ha tutto della Springfield.

craig fuller & eric kaz

Altra ristampa targata Real Gone è quella dell’unico disco realizzato dalla coppia Craig Fuller Eric Kaz. Nomi che ai non appassionati non diranno molto ma al sottoscritto sì (avevo anche il vinile ai tempi, poi l’album era uscito in CD, ma da molti anni era fuori catalogo), la ristampa della etichetta americana viene definita Expanded, “trucchetto” che la Real Gone usa spesso (e visto quanto fanno pagare ultimamente, almeno in Europa, i loro CD, non sempre è simpatico), quando poi la traccia bonus è una sola e perdipiù la cosiddetta single version del brano Annabella, che così appare tre volte nel disco. Per chi non lo conosce ricordiamo che Craig Fuller è stato la voce solista dei Pure Prairie League (e poi nei Little Feat nel periodo post Lowell George), una delle migliori formazioni country-rock degli anni ’70 e Eric Kaz era nei Blue Magoos, poi hanno suonato insieme nella breve avventura degli American Flyer, una sorta di supergruppo dove c’erano anche Steve Katz dei Blood, Sweat & Tears e Doug Yule dei Velvet, mentre questo disco omonimo è un classico esempio di raffinato pop-rock americano con influenze californiane e blue-eyed soul, inciso nel 1978 con la partecipazione di moltissimi ospiti, J.D. Souther, Russ & Leah Kunkel, Leland Sklar, Michael McDonald, Leo Sayer. Disco non fondamentale ma assai piacevole, visto che ormai anche nell’ambito ristampe stiamo “quasi” raschiando il fondo del barile (ma qualche chicca si trova sempre). Piace molto al tipo che ha caricato i video su YouTube e che lo definisce il “più grande album di tutti i tempi” https://www.youtube.com/watch?v=7mnFeX7C5zohttps://www.youtube.com/watch?v=6DENLqfXMiI (già il fatto che il suo nickname sia Eric Kaz forse è indicativo).

mavis staples your good fortune

Per concludere, un mini album di Mavis Staples Your Good Fortune, uscito a sorpresa in questi giorni per la Anti, sono solo quattro canzoni frutto di una collaborazione con il cantante e chitarrista Son Little, un nuovo musicista messo sotto contratto dalla Anti, due brani nuovi e due rifacimenti “moderni” di vecchi classici degli Staples Singers. La voce è sempre strapitosa, il sound a tratti ricorda quello lavorato di alcuni brani dell’ultimo disco degli Alabama Shakes. Comunque interessante anche se non indispensabile quanto forse sarà il documentario Mavis! presentato al South by Southwest di Austin https://www.youtube.com/watch?v=_D1NaGhapCI e https://www.youtube.com/watch?v=0p74TwOhm0o.

Domani continuiamo con gli altri album interessanti di Aprile, andando a ritroso nel mese.

Bruno Conti

Non Sono Di “Miami”, Ma Sono Veramente Bravi ! Miami & The Groovers – The Ghost King

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Miami & The Groovers – The Ghost King –M&G distr. Ird Records

Nonostante lo si dia per morto e sepolto, il rock’n’roll dal taglio più “stradaiolo” continua ad avere i suoi seguaci anche dalle nostre parti. Lo dimostra una scena italiana che forse non sarà un vero e proprio movimento, eppure mai come in questa ultima decade ha dato segni di crescita a livello strettamente professionale, con suoni e dischi che riportano ai nomi dei Cheap Wine, i Lowlands del mio amico Ed Abbiati, i Mandolin’ Brothers, i Rusties e sicuramente anche i Miami & The Groovers guidati da Lorenzo Semprini, tutte band che provengono dall’albero “genealogico” dei Rockin’ Chairs di Graziano Romani (che per fortuna sono tornati, e sono in tour fino a Luglio).

A 10 anni dall’esordio discografico con Dirty Roads (05), seguito da altri buoni lavori come Merry Go Round (09), Good Things (12), e l’ottimo live No Way Back (13) (uscito in formato CD+DVD) http://discoclub.myblog.it/2013/11/23/sempre-piu-italiani-caso-dalla-east-coast-romagna-shore-ora-anche-dvd-piu-cd-dal-vivo-miami-the-groovers-way-back/ , i Miami tornano con questo nuovo lavoro The Ghost King sempre nella formazione tipo, composta dall’indiscusso leader, autore e cantante Lorenzo Semprini alle chitarre ritmiche, Marco Ferri alla batteria, Luca Angelici al basso, Beppe Ardito alle chitarre acustiche e elettriche, Alessio Raffaelli (anche nei Cheap Wine) alle tastiere e pianoforte, con l’apporto alle registrazioni di Federico Mecozzi al violino, Massimo Marches al mandolino, e ai cori Michele Tani e Marcello Dolci.

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Le canzoni del “Re Fantasma” partono con la potente scarica di energia di The King Is Dead, con un bel lavoro del violino di Mecozzi (il sesto uomo, che parte dalla panchina della formazione), seguita dalla pianistica e letterata On The Rox (ispirata alla biografia di John Belushi) e dalla saltellante Hey You, passando per la splendida ballata pianistica Back To The Wall, le gioiose atmosfere balcaniche di Hallelujah Man, e per la dolcissima danza di The Other Room. I “ghostbusters” di Lorenzo ripartono con la tirata Don’t (The Tuxic Waltz), il folk-rock notturno violinistico di We Can Rise, mentre nella rurale Waiting For My Train con il mandolino di Marches in spolvero, si viaggia dalle parti degli Old Crow Medicine Show, andando a chiudere con un’altra ballata di spessore come Spotlight, e infine la bonus-track Heaven Or Hell (uscita dalla penna di Beppe Ardito), un trascinante brano da “pub irlandese”, dove i Pogues incontrano Joe Strummer per una sana bevuta.

miami and the groovers 2

Partiti come una “cover band” di Bruce Springsteen, i riminesi Miami & The Groovers al quinto giro di giostra sono diventati una realtà del rock&folk italiano (e internazionale), rockers di provincia per vocazione che vivono di prestazioni dal vivo (come testimoniano gli innumerevoli concerti fatti ogni anno), con canzoni che vanno a prendersi dalla strada alla maniera dei grandi Del Fuegos di Boston Mass, piene di musica e energia. Lorenzo Semprini e i suoi Miami & The Groovers, (come gli altri gruppi citati all’inizio), sono ragazzi nati per correre e cantare storie di vagabondi e sognatori in nome del rock, perché per fare della buona musica non è necessario nascere in America e suonare al Fillmore o al Beacon Theatre, lo si può fare benissimo dalle nostre parti (specialmente per le band in questione) nella nostra bella, ma musicalmente immatura Italia.

Tino Montanari

Novità Di Aprile Parte Ia. Zac Brown Band, 10,000 Maniacs, Eaves, Paul Brady, Joan Armatrading, Rory Gallagher, Bill Fay

zac brown band jekyll + hyde

Solito appuntamento con il riepilogo delle novità discografiche più interessanti di fine mese, quelle di cui non si è parlato o si parlerà nei giorni a venire con Post specifici, o di cui vi avevo dato conto con netto anticipo, per esempio le versioni doppie e triple della raccolta del periodo Warner di Eric Clapton, Forever Man, peraltro priva di inediti e rarità, o il box da 9 CD The Island Years dedicato agli Spooky Tooth, e ancora al nuovo Great Lake Swimmers, A Forest Of Arms, tutti e tre in uscita il prossimo 28 aprile. Questa volta niente Live radiofonici, ma comunque moltissime altre uscite notevoli, partendo da quelle previste per martedì prossimo e poi andando a ritroso, le altre, uscite in precedenza, comunque ci saranno varie parti dedicate all’argomento, quindi direi di partire.

Sul finire dello scorso anno vi avevo parlato della raccolta di successi della Zac Brown Band http://discoclub.myblog.it/2014/12/14/country-zac-brown-band-greatest-hits-so-far/, ora la band della Georgia torna con un nuovo album di studio Jekyll + Hyde, il sesto disco di studio del gruppo (compresi i due pubblicati a livello indipendente), il primo che esce per la nuova etichetta Republic del gruppo Universal: sono ben 16 brani, dove oltre ai soliti country e southern della band ci sono anche aperture verso rock e blues, grazie alla presenza come ospiti di Chris Cornell e Sara Bareilles, collaborazioni a livello di canzoni con Al Anderson, Keb’ Mo’, Darrel Scott, Rich Robinson, Amos Lee, Roger Waters (ebbene sì), oltre ad una cover, Dress Blues, dal primo disco solista di Jason Isbell https://www.youtube.com/watch?v=uJbCAtyUl3Q. Il disco, ad un primo ascolto veloce, pare notevole, a conferma del livello qualitativo raggiunto dal gruppo sudista, senza mai sfiorare il capolavoro riescono a fondere musica da classifica, quindi anche canzoni orecchiabili, con materiale più ricco di sostanza, anche se la dimensione live rimane il loro contesto migliore.

10.000 maniacs twice told tales

Come tutti sapranno Natalie Merchant non fa più parte dei 10.000 Maniacs dal lontano 1993, lasciando con il botto dopo l’ottimo MTV Unplugged, ma John Lombardo ha continuato con gli altri componenti originali della band, aggiungendo la cantante Mary Ramsey, molto simile vocalmente a Natalie, che poi nel corso degli anni ha lasciato ed è ritornata nel gruppo più volte, come pure Lombardo https://www.youtube.com/watch?v=USsA0ngKAoM . Ora sono presenti entrambi in questo nuovo Twice Told Tales che esce per la Cleopatra (non sempre sinonimo di qualità certa per chi scrive) e l’idea alla base del progetto è intrigante, un disco dedicato alla musica celtica ed irlandese, soprattutto brani tradizionali classici, ma c’è anche una cover di The Song Of Wandering Aengus, il brano di Christy Moore che musicava un poema di W.B. Yeats; il CD è molto piacevole, sembra quasi che il gruppo abbia sempre fatto questo tipo di musica, niente di trascendentale ma molto godibile https://www.youtube.com/watch?v=VBoQC0WVSB4

eaves what green feels like

Come avrete notato, sul Blog, oltre ad occuparci di “classici” del presente e del passato, siamo sempre alla ricerca di nomi nuovi ed intriganti da segnalarvi, i cosiddetti “carbonari”. Questa volta è il turno di tale Eaves, al secolo Joseph Lyons, un cantautore inglese, che dopo un primo EP passato abbastanza sotto silenzio, esordisce per la Heavenly con questo What Green Feels Like, un disco dove i paragoni con Nick Drake (e anche la famiglia Buckley), che spesso la stampa inglese usa a sproposito, sono del tutto giustificati https://www.youtube.com/watch?v=ton5dpJvNGs . Atmosfere malinconiche e tipicamente britanniche, con arrangiamenti di chitarra acustica che poi si aprono all’improvviso https://www.youtube.com/watch?v=EplthGATqCQ, una voce che assomiglia a tratti in modo impressionante a quella di Nick, una manciata di belle canzoni: vado sulla fiducia, perché ne ho sentite solo tre finora, che mi paiono assai intriganti, questa Timber, pianistica, ha dei tocchi anche alla Neil Young https://www.youtube.com/watch?v=Sw_qvDx4xMI. Giudicate voi, ma si sembra molto interessante.

paul brady vicar st, sessions vol.1

Un altro cantautore, Paul Brady,  tipico prodotto delle isole britanniche, Irlanda del Nord per la precisione, i cui dischi non sempre sono stati all’altezza della sua reputazione (veniva considerato una sorta di Jackson Browne europeo ma ogni tanto, se mi passate il termine, ha la tendenza a Christopher Crossizzarsi), ma che, di tanto in tanto, ci regala dei dischi interessanti ed intriganti. Il nuovo CD per la Proper, The Vicar St. Sessions Vol.1, sembra uno di questi casi: brani estratti da una serie di ben 23 consecutive serate, tenute nell’ottobre del 2001, da Paul Brady per celebrare la sua musica (e non solo), con una serie impressionante di ospiti, che in questo primo capitolo rispondono ai nomi di Mark Knopfler, Bonnie Raitt, Gavin Friday & Maurice Seltzer, Sinead O’Connor, Van Morrison (presente con una sontuosa Irish Hearbeat, ma come potete sentire nel filmato, ne hanno cantato altre due che speriamo appariranno nel volume 2 https://www.youtube.com/watch?v=kbfjVwKxkB4), Eleanor McEvoy, Curtis Stigers e Ronan Keating (non tutti sono perfetti). Nel secondo volume dovrebbero apparire anche Maura O’Connell, Moya Brennan dei Clannad, Mary Black, Brian Kennedy e molti altri. Comunque il signore è bravo anche di suo, e scrive bellissime canzoni, oltre ad avere una voce assai particolare ed espressiva https://www.youtube.com/watch?v=OqYmiqv7Sqw

joan armatrading whatever's for us

Un paio di ristampe tanto per gradire: la prima, a cura della Esoteric, è la ripubblicazione del primo disco di Joan Armatrading (scittto con Pam Nestor), uscito nel lontano 1972 per la A&M/Cube e poi in CD, solo brevemente negli anni ’80/’90, ma irreperibile da anni, molto bello, assai vicino come atmosfere sonore al primo Elton John, di cui usava molti degli stessi musicisti e comunque la Armatrading, negli anni ’70, non ha sbagliato un disco, uno più bello dell’altro, per una delle più grandi cantautrici espresse dalla scena britannica. Sentire please https://www.youtube.com/watch?v=IatLVlThV-E, https://www.youtube.com/watch?v=dN7uX8bpKVk e https://www.youtube.com/watch?v=QQw13bWtMws. Solo un piccolo assaggio.

rory gallagher irishman in new york

In effetti questa non è una ristampa, ma un “nuovo” album inedito dal vivo di Rory Gallagher, un doppio CD Live intitolato Irishman In New York, pubblicato dalla Rockbeat e non dalla Capo o dalla Eagle che ultimamente stanno ristampando il materiale dei suoi archivi. Si tratta di un raro concerto registrato nell’ottobre del 1979 a New York al My Father’s Place, per un broadcast radiofonico (ottima incisione), con il classico trio insieme a Gerry McAvoy e Ted McKenna, una vera forza della natura, senti che roba https://www.youtube.com, /watch?v=lQRvhJMQvxs

bill fay who is the sender

Per concludere la prima parte della prima parte (se mi scusate il bisticcio) nuovo album per un altro personaggio più unico che raro. Bill Fay, nel 2012 tornava, dopo 40 anni di oblivio, con un nuovo album http://discoclub.myblog.it/2012/08/13/il-ritorno-di-un-genio-bill-fay-life-is-people/ che ne confermava lo status di “leggenda della musica” folk alternativa. Ora, tre anni dopo, non lascia, ma raddoppia, con un nuovo CD, altrettanto affascinante, dal titolo Who Is The Sender?, etichetta Dead Oceans, quindi non di facile reperibilità https://www.youtube.com/watch?v=8cJWoox3l7Q. A giudicare da queste anticipazioni ha colpito ancora nel segno https://www.youtube.com/watch?v=TjAdWEptHQ4 e https://www.youtube.com/watch?v=K5gtT0CACnI

Per il  momento è tutto, a presto.

Bruno Conti

Sono Passati “Solo” Tredici Anni! Torna James Taylor il 16 Giugno Con Before This World

james taylor before this world cd standard

james taylor before this world

James Taylor – Before This World – Decca/Concord/Universal CD/CD+DVD/2CD+DVD 16-06-2015

Solo una breve anticipazione. A tredici anni dal precedente album di studio October Road torna James Taylor con un nuovo album Before This World che è annunciato come un ritorno alle sue sonorità anni ’70 (ma aveva poi mai cambiato di molto il suo stile nel corso degli anni? Comunque vedremo). L’album uscirà in almeno tre diverse versioni il prossimo 16 giugno: versione standard con 10 brani, questi:

1. Today Today Today
2. You And I Again
3. Angels Of Fenway
4. Stretch Of The Highway
5. Montana
6. Watchin’ Over Me
7. SnowTime
8. Before This World / Jolly Springtime
9. Far Afghanistan
10. Wild Mountain Thyme

Versione CD+DVD che aggiunge There We Were: The Making of James Taylor’s Before This World, documentario di circa 30 minuti che racconta la storia della realizzazione dell’album e infine una Super Deluxe Edition tripla, con un secondo CD audio di cui al momento si parla solo genericamente di “extra audio tracks”, senza sapere ancora quali e soprattutto quante saranno (speriamo in bene, visto che all’origine il disco era stato annunciato come composto da undici brani). In compenso sui siti americani è già apparso un prezzo indicativo intorno agli 80 dollari, ovvero il solito salasso, anche considerando la presenza di quel bel libro di 40 pagine ed i memorabilia che si vedono nella foto della confezione, mi sembra comunque “caruccio”. Appena si sapranno i titoli delle canzoni extra aggiornerò questo Post.

Questo è il singolo che precede l’album, ed in effetti sembra un ritorno al classico sound anni ’70.

A domani per una corposa “session” dedicata alle novità discografiche di Aprile.

Bruno Conti

P.S. Sempre per lo stesso giorno, 16 giugno, è annunciato anche un nuovo Neil Young The Monsanto Years, registrato con i figli di Willie Nelson, Lukas e Micah e la loro band, Promise Of The Real. Non è ancora confermato al 100%, però il 5 luglio parte il tour americano di Young, e quindi se due indizi fanno una prova…

July 5 – Milwaukee, WI @ Summerfest
July 8 & 9 – Denver, CO @ Red Rocks
July 11 – Lincoln, NE @ Pinnacle Bank Arena
July 13 – Cincinnati, OH @ Riverbend Music Center
July 14 – Clarkston, MI @ DTE Energy Music Theatre
July 16 – Camden, NJ @ Susquehanna Bank Center
July 17 – Bethel, NY @ Bethel Woods Center for the Arts
July 19 – Essex Junction, VT @ Champlain Valley Expo
July 21 – Wantagh, NY @ Jones Beach
July 22 – Great Woods, MA @ Xfinity Center
July 24 – Oro-Medonte, ONT @ Wayhome Festival

Bel Disco, Forse Troppe Ballate, Ma Dal Vivo…Beth Hart – Better Than Home

beth hart better than home

Beth Hart – Better Than Home – Provogue/Mascot/Edel

Il nome di Beth Hart solitamente non si accosta al termine singer songwriter, o se preferite, in italiano, cantautrice. Quando pensiamo alla cantante di Los Angeles il suo stile viene avvicinato alle grandi interpreti del rock e del soul, da Etta James ad Aretha Franklin, passando per Janis Joplin e Grace Slick, e naturalmente anche Tina Turner, una che, soprattutto nella prima parte della sua carriera, ha saputo fondere i due generi alla perfezione. Ma Beth Hart ha sempre scritto le sue canzoni, non dimentichiamo che il suo primo successo fu la canzone LA Song (Out Of This Town) che nel lontano 1999 fu utilizzata nell’ultima stagione di Beverly Hills, 90210, anche se erano altri tempi. Poi, con il tempo, la nostra amica si è costruita una grande reputazione come interprete dal vivo, una delle rocker più intemerate in circolazione, in possesso di una voce potente ed espressiva, temprata da migliaia di concerti, ma, nella prima parte della carriera, forse, anche un po’ troppo tamarra e sopra le righe, “esagerata”, come dimostra il peraltro pregevole DVD e CD LivAt Paradiso, registrato nel famoso locale di Amsterdam https://www.youtube.com/watch?v=EbwggC8tdhU , e che ha inziato la sua fortunata storia con il pubblico olandese. Però la fama (sempre limitata, non da stadi o talent vari, anche se… https://www.youtube.com/watch?v=d26gbMol7IA notare la differenza tra le due) e i riconoscimenti della critica sono venuti con gli ultimi album, soprattutto quelli registrati in coppia con Joe Bonamassa, due in studio e uno del dal vivo, fantastico, registrato sempre ad Amsterdam http://discoclub.myblog.it/2014/04/11/potrebbe-il-miglior-live-del-2014-beth-hart-joe-bonamassa-live-amsterdam/.

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Se volete verificare la sua potenza di performer dal vivo non dovete fare altro che recarvi all’Alcatraz di Milano il prossimo martedì 28 aprile per l’unica data italiana del suo tour europeo (biglietti dovrebbero essercene ancora), OK, non è accompagnata da Bonamassa con la sua band, ma avendola già vista dal vivo nel suo primo passaggio in Italia, vi posso assicurare che è un evento da non perdere, Beth Hart è un vero animale da palcoscenico, degna in tutto e per tutto, vocalità, presenza scenica e repertorio, delle grandi cantanti del passato, ed in possesso anche di una genuinità e una simpatia che la rendono unica. Tornando al nuovo disco, forse proprio il repertorio potrebbe essere l’unico punto debole di questo nuovo Better Than Home https://www.youtube.com/watch?v=cWDMsvyHKQo : un disco basato su molte ballate scritte dalla stessa Beth, e pochi pezzi rock, soul & blues, come negli ultimi dischi in coppia con Bonamassa (ma tutti e due, separatamente, hanno già promesso che ci sarà un nuovo capitolo nel 2016, e se lo dicono entrambi c’è da crederci), non dimentichiamo comunque che andiamo a confrontarci con una seria di cover che vengono dal repertorio di gente come Billie Holiday, Etta James, Aretha Franklin, Ike & Tina Turner, ma anche Buddy Miles, Al Kooper, Melody Gardot, tra le nuove leve, e ancora Tom Waits, Ray Charles, Bill Withers, Delaney And Bonnie, quindi è quasi inevitabile che questi pezzi da novanta confrontati con le canzoni scritte dalla Hart possano risultare difficili da raffrontare https://www.youtube.com/watch?v=QgBff_8pJoQ . Ma persistendo nell’ascolto, come ha fatto chi vi scrive, questo nuovo album, alla lunga, ha un suo fascino e un suo perché.

Un brano come l’iniziale Might As Well Smile si pone nel solco di quelle ballate soul Memphis style che deliziavano le orecchie degli ascoltatori nel periodo d’oro di questa musica https://www.youtube.com/watch?v=SRpdpxRg5xs , punteggiata dal lavoro dei fiati e delle coriste la canzone è una piattaforma perfetta per ascoltare la voce della Hart, che in fondo è il suo punto di forza, tenera e vulnerabile, espressiva e potente, con un phrasing perfetto acquisito con il passare del tempo ed ora giunto alla maturità. Non guasta la bravura dei musicisti utilizzati, a partire da Larry Campbell, chitarrista che ha suonato con molti dei grandi, diciamo giusto Levon Helm e Dylan, l’ottimo Charlie Drayton alla batteria (con Madeleine Peyroux, Dar Williams e Bettye Lavette, ma anche con in passato con Keith Richards, Simon & Garfunkel, Neil Young, Johnny Cash e una miriade di altri), anche Zev Katz, il bassista, ha un CV di tutto rispetto. Le mie perplessità (e anche quelle di Beth, in alcune interviste rilasciate, dove esprimeva la sua riluttanza a lasciare un produttore come Kevin Shirley, con cui aveva lavorato benissimo negli ultimi album) risiedevano nel nome del nuovo produttore, arrangiatore e tastierista, tale Rob Mathes, uno che, partito, con Chuck Mangione, nel corso degli anni si era fatto un nome arrangiando eventi come il Pavarotti and Friends, l’insediamento di Obama alla Casa Bianca, i concerti al Lincoln Center, oltre ai dischi di George Michael, Panic At The Disco ed altre amenità del genere. Invece devo dire che l’album, pur non essendo un capolavoro, è decisamente, come dico nel titolo del Post, un “Bel disco”!

beth hart 2 beth hart 1

Il formato musicale preponderante è la ballata, ma se i punti di riferimento sono l’Elton John anni ’70 (una delle passioni della Hart), il blue-eyed soul, le canzoni di Laura Nyro e Carole King, fatte le dovute proporzioni, per bilanciare, aggiungiamo una Adele, nei suoi momenti migliori, e con un carico di musica nera e gospel, che la giovane cantante inglese non ha nel suo bagaglio, forse più Rumer (con cui Mathes ha collaborato), un’altra innamorata degli anni ’70 e delle belle canzoni. Prendete due brani come Tell ‘Em To Hold On, una canzone pianistica strepitosa che potrebbe ricordare nella sua costruzione in crescendo l‘Elton John “americano https://www.youtube.com/watch?v=4TgrjTPlCsY , quello di Tumbleweed Connection, con retrotoni gospel ed una interpretazione vocale da sballo con Beth che lascia andare in libertà e a piena potenza la sua voce, o come un’altra ballata melodica e malinconica come Tell Her You Belong To Me, dove l’arrangiamento di archi (e fiati) accentua il tono appassionato della canzone, ricca di pathos, pochi tocchi ben piazzati di chitarra, il dualismo piano-organo e quella voce magica che galleggia sull’ottimo arrangiamento di Mathes (chiedo venia per avere pensato male) https://www.youtube.com/watch?v=CYABiE1-FAQ . Trouble è uno dei rari momenti dove la grinta proverbiale di Beth Hart esce allo scoperto, tra riff chitarristici che mi hanno ricordato i Beatles (perché? Non so, così, un’impressione) e voce sparata alla Tina Turner, quando divideva ancora i palchi con Ike, scariche di fiati all’unisono e quel pizzico di gigioneria che dal vivo verranno, immagino, ulteriormente, amplificati (vedere, e sentire, per credere)  https://www.youtube.com/watch?v=MGUA3eiNYH4. E che dire di Better Than Home, la title-track, una bellissima ballata mid-tempo melodica, quasi pop, ma di quello di altri tempi, con un giro di basso “geniale” che la percorre, e un ritornello che si memorizza con grande piacere.

beth hart 3 beth hart 4

Pure St. Teresa rimane in questo spirito à la Elton John, con florilegi pianistici di gran classe e la vocalità trattenuta ma perfetta per questo tipo di brano, e addirittura in We’re Still Living In The City, se possibile, il suono si fa ancora più scarno, solo voce e una chitarra acustica, con gli archi sullo sfondo, e poi in primo piano, a colorare il suono, in un modo che Paul Buckmaster avrebbe approvato,  mentre in The Mood That I’m In va di groove, tra funky e swing, con una chitarrina pungente ed un eccellente lavoro d’assieme di tutti i musicisti impiegati e la voce sempre godibile di Beth, qui un poco più vivace, non ti dà la scossa di molti dei brani con Bonamassa, ma l’insieme è più mosso. Mechanical Heart è un’altra ballata struggente, quella scelta come motivo promozionale per presentare l’album prima dell’uscita https://www.youtube.com/watch?v=nM2N4BeRkFE,  bellissima, ariosa, radiofonica nel senso più nobile del termine, con gli archi che la avvolgono e la nobilitano in modo deciso. As Long As I Have A Song potrebbe, come ricordavo all’inizio, avvicinarsi alle sonorità di grandi cantautrici come Laura Nyro o Carole King, anche se con la voce di Beth Hart che è uno strumento di grande fascino di per sé. Conclude la bonus track (ormai un obbligo per le case discografiche) Mama This One’s For You, dove Beth siede al piano in solitaria per un sentito omaggio alla sua amata genitrice.

Concludendo, questo Better Than Home, più lo senti più ti piace, bisogna ascoltarlo diverse volte, ma poi ti entra dentro e anche se non ha la forza dirompente delle collaborazioni con Bonamassa ( e della sua chitarra) è forse il suo miglior disco da solista, o da cantautrice, se preferite. Comunque dal vivo è imperdibile!

Bruno Conti

Dischi Dal Vivo, “Nuovi E Vecchi”, Più O Meno Ufficiali! Parte 3: Gene Clark, Jerry Garcia Old In The Way, Captain Beefheart, Billy Joel, Jackson Browne, Blackfoot

gene clark the fyrebirds live at the rocking horse

Andiamo a concludere, con la terza parte, questo excursus su alcune delle uscite più interessanti in ambito live non ufficiali, diciamo “ufficiosi”. Doppio il CD attribuito a Gene Clark – The Fyrebirds Live At The Rocking Horse Saloon, Hartford Connecticut, January 13th 1985, pubblicato dalla Keyhole proprio in questi giorni (è il più recente come uscita di tutti quelli di cui si è parlato): si tratta di due set tratti da una data del 1985, entrambi partono con 3 brani di Gene Clark, poi entra la band. Molti i classici presenti, citati alla rinfusa Tried So Hard https://www.youtube.com/watch?v=R6ky04JKXr8 , Rodeo Rider, So You Want to be A Rock and Roll Star in una versione di oltre 15 minuti, Eight Miles High, con il tempo molto rallentato rispetto all’originale, ma sempre sui 9 minuti, queste due concludono il concerto, Kansas City Southern, I Feel A Whole Lot Better, She Darked the Sun, Mr Tambourine Man, Silver Raven, Train Leaves Here This Mornin’, She Don’t Care About Time, per un totale di 24 brani. La qualità sonora è piuttosto buona, anche se forse a tratti c’è troppo eco sul microfono di Gene, ma è una mia impressione, e la batteria (probabilmente Michael Clarke dei Byrds), ogni tanto prevale sul sound d’assieme della band, bel concerto.

jerry garcia old in the way live at the record plant

Questa volta l’etichetta è la Klondike, uscito nell’estate dello scorso anno, Jerry Garcia Old & In The WayLive At The Record Plant Sausalito California 21 April 1973 è un buon documento della band acustica bluegrass alternativa formata dal leader dei Grateful Dead registrata per un concerto promozionale andato in onda per la KSAN-FM, in aggiunta a Garcia ci sono Richard Greene al violino e non Vassar Clements, David Grisman naturalmente al mandolino e Peter Rowan alla voce, oltre a John Kahn al contrabbasso. La qualità sonora migliora dopo un inizio stentato, non è fantastica, ma neppure pessima, bisogna alzare il volume ma si ascolta e si parte pure con un brano catturato praticamente alla fine dell’esecuzione, questa la lista dei brani eseguiti:

01. (end of) Going to the Races
02. Willow Garden
03. Kate Hill
04. ‘till the End of the World Rolls ‘round
05. Panama Red
06. Hard Hearted Heart Breaker
07. Bonaparte’s Retreat (Soldiers Joy)
08. Wild Horses
09. Lost in a World Without You
10. Knockin’ on Your Door
11. Lonesome L.A. Cowboy
12. Fanny Hill
13. White Dove
14. Land of the Navajo
15. The Blue Mule

captain beefheart live 1966-67

Per gli amanti del Capitano un doppio CD che lo cattura proprio agli inizi della carriera, è un Don Van Vliet ancora nella fase blues e questo CD, Live 1966-67, nuovamente Keyhole (l’etichetta che pubblica la maggior parte di questi broadcasts radiofonici) è il documento di varie esibizioni di Captain Beefheart and His Magic Band, prima un concerto all’Avalon Ballroom del 1966, che secondo gli esperti, in parte non era mai stato pubblicato e poi materiale vario registrato dal vivo nel 1967, oltre a demos ed esibizioni radiofoniche, alcune uscite su Grow Fins il box ufficiale dedicato alle rarità, ma non tutto, quindi un must per i fan. Anche in questo la qualità è variabile, ottima, per l’anno in cui è stato registrato, la parte del concerto, il resto è molto variabile, tipicamente da bootleg.

billy joel greenval ny 1977

Billy Joel, per chi scrive, negli anni ’70 era un eccellente cantautore rock, oltre che grande pianista, poi è stato abbastanza alterno nella sua carriera, ma questo Greenvale, New York. May 6th 1977 CW Post University dimostra tutto il valore del musicista di New York e la serata è scintillante, e pure la qualità sonora è notevole https://www.youtube.com/watch?v=L6hbd4CkbaY, ottima la scelta dei brani, gran bel concerto, doppio CD, etichetta Klondike, è uscito in questi giorni:

1 – Miami 2017
2 – Somewhere Along The Line
3 – Summer, Highland Falls
4 – Piano Man
5 – Scenes From An Italian Restaurant
6 – James
7 – Angry Young Man
8 – NY State Of Mind
9 – Trevellin’ Prayer
10 – Just The Way You Are
11 – The Entertainer
12 – You’re My Home
13 – Root Beer Rag
14 – She’s Got A Way
15 – The Ballad Of Billy The Kid
16 – I’ve Loved These Days
17 – Captain Jack
18 – Worse Comes To Worse
19 – Ain’t No Crime
20 – Say Goodbye To Hollywood
21 – Weekend Song
22 – Souvenir

jackson browne live at main point 1975

Ci sono in giro due CD che si chiamano Live At The Main Point di Jackson Browne, uno doppio relativo al concerto del 1973 con David Lindley e questo triplo della Klondike Live At The Main Point September 7th 1975, registrato due anni dopo, di nuovo con Lindley, nel famoso locale di Brym Mawr, PA, teatro anche di alcune leggendarie esibizioni di Bruce Springsteen. 33 canzoni con parecchi brani di Warren Zevon (diciamo tre), per esempio una Werewolves Of London ( o Love, come è scritto sul retro del CD, bah) con tanto di citazione proprio di Springsteen https://www.youtube.com/watch?v=99xA7g2mmu0.
Qualità sonora buona, etichetta Klondike.

blackfoot fox theater

Ce ne sarebbero molti altri di Live interessanti (ma ci saranno altre occasioni di parlarne) quindi concludiamo questo giro con i Blackfoot, una delle migliori formazioni del southern rock più duro e tirato, siamo nell’anno del tour per promuovere l’album Marauder, l’ultimo bello che hanno fatto, il CD dal vivo si intitola Fox Theater Atalnta 24 07 81, etichetta Klòndike, uscito un mesetto fa, incisione molto buona, faceva parte della serie radiofonica della King Biscuit Hour: https://www.youtube.com/watch?v=xKMCR7NJdhc qui all’armonica c’è Shorty Medlocke, il nonno di Ricky Medlocke, giuro. E questi suonavano ragazzi https://www.youtube.com/watch?v=Rz76WipdeOM

Bruno Conti

Dischi Dal Vivo, “Nuovi E Vecchi”, Più O Meno Ufficiali! Parte 2: Flying Burrito Brothers, Moby Grape, Blues Project, Frank Zappa & Captain Beefheart, Joni Mitchell, Doobie Brothers

flying burrito brothers seattle pop festival

Anche questo CD dal vivo è stato pubblicato dalla Keyhole, più o meno a ottobre dello scorso anno, e riguarda i Flying Burrito Bros al Seattle Pop Festival July 27th 1969 al Gold Creek Park di Woodinville, Washington in un Festival a cui parteciparono anche Chicago, Santana, Chuck Berry, Byrds, Led Zeppelin. La qualità sonora, in questo caso, non è fantastica, comunque non orrrida visto il periodo da cui proviene, ma il concerto è interessante, con questa scaletta:

1. Close Up The Honkytonks
2. Dark End Of The Street
3. Mental Revenge
4. Image Of Me
5. Christine’s Tune
6. Sin City
7. Out Of Control
8. Wake Up Little Susie
9. You Win Again
10. We’ve Got To Get Ourselves Together
11. She Thinks I Still Care
12. Dream Baby
13. Lucille
14. Take A Message To Mary
15. Train Song
16. South Cave Blues

moby grape live at stony brook

Nuovamente Keyhole e ancora più indietro nel tempo andiamo per questo CD dei Moby Grape Live At Stony Brook University, NY, October 22nd 1968. Qualità sonora variabile, mediamente non memorabile, il concerto però è notevole, grande versione di Can’t Be So Bad, questi i brani contenuti nel dischetto:

1. Mr. Blues
2. 8:05
3. Trucking Man
4. If You Can’t Learn From My Mistakes
5. Can’t Be So Bad
6. Sitting By the Window
7. Murder In My Heart For the Judge
8. Fall On You
9. After All
10. Hey Grandma
11. It’s a Beautiful Day Today
12. Miller’s Blues/Omaha

blues project live at the matrix

Sempre edito dalla Keyhole anche questo CD, un doppio dei Blues Project Live At The Matrix September 1966, quindi sempre più indietro nel tempo, 17 brani con la formazione originale guidata da Al Kooper all’organo, Danny Kalb alla chitarra solista, Steve Katz alla seconda chitarra e armonica, Andy Kulberg al basso e al flauto e Roy Blumenfeld alla batteria. Grande concerto, qualità sonora più o meno simile ai live ufficiali dell’epoca, ma la durata è di quasi due ore, c’è anche la versione originale di Ma Che Colpa Abbiamo Noi, Cheryl’s Going Home e due versioni di Flute Thing, oltre a I Can’t Keep From Crying Sometimes, Lousiana Blues, Wake Me Shake Me e tutti gli altri classici.

frank zappa captain beefheart providence

La registrazione di questo doppio CD viene dallo stesso tour da cui fu estratta la parte live del mitico Bong Fury. Siamo nell’aprile del 1975 Frank Zappa & Captain Beefheart insieme al Providence College, Rhode Island, broadcast radiofonico di buona qualità dove scorrono Camarillo Brillo, Stink Foot, The Torture Never Stop, Montana, e molte altre con e senza Don Van Vliet, oltre due ore di concerto, il doppio della durata di Bongo Fury, che non era neppure tutto dal vivo, quindi direi fondamentale per gli zappiani e chi non ce l’ha già come bootleg https://www.youtube.com/watch?v=HRd1h0gImM4. Etichetta ancora Keyhole.

joni mitchell newport folk festival

Continuiamo con i titoli della Keyhole, questo è uscito a fine gennaio del 2015: Joni Mitchell Newport Folk Festival 19th July 1969, la qualità sonora è molto buona, l’unica critica è che ci sono 8 brani, poco più di mezz’ora di musica, ma possiamo ascoltare:

1. Chelsea Morning
2. Cactus tree
3. Night in the City
4. For Free
5. Willy
6. The Fiddle and the Drum
7. Both Sides Now
8. Get Together

Bellissimo concerto, uno dei migliori degli anni del periodo folk https://www.youtube.com/watch?v=DXe95iTtci0

doobie brothers ultrasonic studios

Uscito circa un mese fa, indovinato, è della Keyhole, fa parte della serie di concerti registrati agli Ultrasonic Studios di cui si è parlato anche recentemente sul Blog (Little Feat, Bonnie Raitt, Lowell George, Ry Cooder), titolo dedicato aid Doobie Brothers Ultrasonic Studios, West Hampstead, NY, 31st May 1973, siamo nel periodo di maggiore splendore della band (e un live ufficiale della band in CD non esiste, considerando che il Farewell Tour, Rhino o giapponese circola solo prezzi assurdi, e comunque è relativo al periodo 1983, quando il gruppo era in fase calante, pur essendo un buon concerto). Sentite come suonavano in quell’anno https://www.youtube.com/watch?v=zPNOTTZdeM0 e in questo concerto trasmesso dalla radio WLIR FM 92.7 anche meglio, poco importa se ci saranno stati 18 spettatori (per dire) e la qualità sonora non è meravigliosa, sound un po’ crudo però una sequenza Long Train Running, Listen To The Music, China Grove e Rockin’ Down The Highway non è malaccio.

Domani proseguiamo e concludiamo con altri titoli Live.

Bruno Conti