Novità Di Settembre Parte IV. Keith Richards, Judy Collins, Dave & Phil Alvin, Robert Forster, Glen Hansard

keith richards crosseyed heart

Altre novità in uscita venerdì 18 settembre: prima di tutto il nuovo album solista di Keith Richards, Crosseyed Heart esce a 23 anni di distanza dal precedente Main Offender, ma il suo principale collaboratore è rimasto il batterista e produttore Steve Jordan, con l’aiuto di Waddy Watchel e Bernard Fowler. Quindici brani contenuti nel CD pubblicato dalla Republic/Universal (ma negli USA la catena Best Buy ne pubblica una versione con una traccia extra, che però è solo una versione alternata di Love Overdue:

1. Crosseyed Heart
2. Heartstopper
3. Amnesia
4. Robbed Blind
5. Trouble
6. Love Overdue
7. Nothing On Me
8. Suspicious
9. Blues in the Morning
10. Something for Nothing
11. Illusion
12. Just a Gift
13. Goodnight Irene
14. Substantial Damage
15. Lover’s Plea

Tra i musicisti presenti anche gli altri X-Pensive Winos Ivan Neville alle tastiere e Sarah Dash alla voce, oltre all’ospite Norah Jones che duetta con Keith in Illusion. Goodnight Irene è proprio il celebre brano di Leadbelly, l’unica cover del disco, mentre il singolo estratto dall’album è Trouble.

judy collins strangers again

Altra giovinetta, alla tenera età di 76 anni Judy Collins pubblica un nuovo album Strangers Again, per la propria etichetta Wildflowers distribuzione Cleopatra; si tratta di un disco di duetti, credo una novità assoluta per “Judy Blue Eyes” e a differenza di altri prodotti similari della Cleopatra, questa volta sembra tutto materiale originale, niente brani riciclati da altri dischi e il cast che appare nel disco comprende sia grandi nomi della musica del passato quanto interessanti personaggi emergenti. Questa la lista delle canzoni con relativi ospiti:

 1. Strangers Again feat. Ari Hest
2. Miracle River feat. Michael McDonald
3. Belfast To Boston feat. Marc Cohn
4. When I Go feat. Willie Nelson
5. Make Our Garden Grow feat. Jeff Bridges
6. Feels Like Home feat. Jackson Browne
7. From Grace feat. Thomas Dybdahl
8. Hallelujah feat. Bhi Bhiman
9. Someday Soon feat. Jimmy Buffett
10. Stars In My Eyes feat. Aled Jones
11. Send In The Clowns feat. Don McLean
12. Races feat. Glen Hansard

Un paio, Ari Hest (anche se ha pubblicato una quindicina di dischi fino a oggi e ha scritto la title-track del nuovo album https://www.youtube.com/watch?v=bjS9o5W2WSc ) e Aled Jones (cantante gallese anche lui con una discografia sterminata), non sono molto popolari, ma Michael McDonald, Marc Cohn, Willie Nelson, Jeff Bridges, Jackson Browne, Jimmy Buffett Don McLean, in ordine di apparizione, non hanno certo bisogno di una presentazione, mentre gli emergenti Thomas Dybdahl, Bhi Bhiman Glen Hansard, hanno già mostrato il loro valore in più occasioni (e di un paio abbiamo parlato nel Blog). E anche alcune delle canzoni sono molto celebri: pezzi di Leonard Bernstein, Sondheim, Randy Newman, James Taylor e l’amato Leonard Cohen con una versione di Hallelujah che non vedo l’ora di sentire!

glenn hansard didn't he ramble

Proprio Glen Hansard, uno dei partecipanti al disco della Collins, pubblicherà il 18 settembre per la Epitaph/Anti Didn’t He Ramble, il suo secondo album solista, dopo l’esordio con Rhythm And Repose del 2012, ed una lunga serie di EP usciti a cavallo dei due album. L’irlandese Hansard, ex Frames Swell Season, si fa aiutare in questo disco da due Sam, Amidon Bean (conosciuto dai più come Iron And Wine). 

Questa è la lista dei brani, l’uscita del disco è anticipata dal video di Winning Streak che conferma la classe e le qualità di questo cantautore classico, uno dei migliori delle ultime generazioni, in possesso anche di una gran voce:

Tracklist
1. Grace Beneath The Pines
2. Wedding Ring
3. Winning Streak
4. Her Mercy
5. McCormack’s Wall
6. Lowly Deserter
7. Paying My Way
8. My Little Ruin
9. Just To Be The One
10. Stay The Road

dave alvin and phil alvin lost time

Ormai sembrano averci preso gusto e vogliono recuperare il tempo perduto. Secondo disco in coppia per Dave Alvin & Phil Alvin, a poco più di un anno dal precedente Common Ground, uscito a giugno dello scorso anno e che celebrava la musica di Big Bill Broonzy, questo Lost Time è sempre un disco di blues, visto nell’ottica dei due ex Blasters, con brani di James Brown, Leadbelly, Willie Dixon, Blind Boy Fuller e Leroy Carr, e quattro pezzi dal repertorio del loro primo mentore, il grande Big Joe Turner:

1. Mister Kicks
2. World’s In A Bad Condition
3. Cherry Red Blues
4. Rattlesnakin’ Daddy
5. Hide And Seek
6. Papa’s On The House Top
7. In New Orleans (Rising Sun Blues)
8. Please Please Please
9. Sit Down Baby
10. Wee Baby Blues
11. Feeling Happy
12. If You See My Savior

A giudicare da un paio di brani che anticipano l’album in uscita per la Yep Rock, sempre il 18 settembre, hanno fatto centro ancora una volta.

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robert forster songs to play

Altro musicista che mi piace moltissimo è l’australiano Robert Forster, prima gloria nazionale nei grandissimi Go-Betweens, insieme all’altrettanto grande Grant McLennan, scomparso per un attacco di cuore nel 2006. Forster, era dal 2008, anno in cui venne pubblicato The Evangelist (peraltro molto bello, come sempre), che non pubblicava un disco nuovo e ora rompe il silenzio con questo Songs To Play che uscirà su etichetta Tapete Records (?1?), etichetta tedesca che ha distribuito anche gli ultimi album di Lloyd Cole, antologie escluse, a dimostrazione di un certo buon gusto. Vado sulla fiducia, poi in occasione dell’uscita effettiva ci sarà un post più sostanzioso, visto che nel Blog in passato non si è mai parlato di questa musicista.

Anche per oggi è tutto, alla prossima.

Bruno Conti

Ripassi Per Le Vacanze 5: Succedeva Circa Un Anno Fa! Lucky Peterson – Live In Marciac July 28th 2014

lucky peterson live in marciac

Lucky Peterson – Live In Marciac July 28th 2014 – Jazz Village/Harmonia Mundi CD+DVD

Lucky Peterson è un buon musicista, altrettanto a suo agio all’organo come alla chitarra, che peraltro predilige; ha una produzione copiosa, spesso di album dal vivo, magari nel formato CD+DVD, come questo Live In Marciac, registrato lo scorso anno, e pure il multiplo Live At 55 Arts Club Berlin del 2012 lo era http://discoclub.myblog.it/2012/12/23/bravo-fortunato-e-tiene-famiglia-ma-the-lucky-peterson-band/ . In mezzo un album di studio come The Son Of A Bluesman, pubblicato sempre dalla stessa Jazz Village, un CD dedicato alla figura del padre James https://www.youtube.com/watch?v=Rc4Qg5XiuVA , anche lui Bluesman, negli anni ’60 proprietario di un locale a Buffalo, dove Willie Dixon, che vi passava spesso, prese sotto la sua ala protettrice il bambino “Judge Kenneth”, che forse sarebbe diventato “Lucky” Peterson anche per questo. Come molti bambini prodigio (con le eccezioni di Stevie Wonder, Steve Winwood e Michael Jackson, che però sappiamo la fine che hanno fatto a livello qualitativo) Peterson è rimasto sempre nel “gruppone” dei musicisti di culto, forse anche per la sua indecisione nello scegliere decisamente uno stile tra il soul e il blues (con abbondanti dosi di funky, rock e jazz), che però potrebbe essere pure uno dei suoi pregi. Anche il nuovo capitolo, molto buono, registrato a Marciac, (nel continente europeo dove è decisamente più popolare che in patria) conferma i pregi e, in questo caso, i (pochi) difetti del musicista nero: fluidità e facilità di tocco sia alle tastiere che alla chitarra, con la “strana” presenza nella formazione di un secondo tastierista, Marvin Hollie, e del fido Shawn Kellerman alla seconda chitarra, particolare inconsueto per uno così bravo ad entrambi gli strumenti, e pure vocalist dalla voce ora potente, ora felpata.

Per l’occasione non c’è la moglie Tamara (mi dispiace dire, meglio), ma nell’ultimo brano, come ospite, appare Joe Satriani (!?). Se devo essere sincero ho una decisa preferenza per il Peterson blues-rocker, ma anche quello che si dedica con fervore al funky e al soul non è male: e quindi il concerto parte con Boogie Thang, un vecchio brano di Matt “Guitar” Murphy (quello dei Blues Brothers, avete presente, il “marito” di Aretha Franklin nel film), dal poderoso drive chitarristico, dove Peterson, ottimamente coadiuvato dalla sua band, mette subito in chiaro di essere un chitarrista di quelli tosti e un cantante istrionico di grande potenza, in grado di infiammare subito il pubblico, con quasi undici minuti tra rock e blues che di solito si conservano per la fine del concerto. Ma evidentemente il nostro Lucky vuole il pubblico bello caldo e le sue scorribande alla solista sono difficili da ignorare (e anche Kellerman ci mette del suo): sto recensendo il concerto dal CD e quindi non ho avuto modo di vedere “ufficialmente” se non alcuni spezzoni del video (ma in rete ce n’è uno completo, come vedete sotto), in ogni caso l’energia si percepisce comunque, quando il gruppo prende il groove di Funky Broadway del “vecchio” Wicked” Wilson Pickett, il soul e il R&B vengono sparati a mille e poi reiterati in una eccellente (e nuovamente assai lunga) I Can See Clearly Now, il brano di Johnny Nash,  coinvolgente come pochi in una versione presa a tutta velocità, in un tripudio di chitarre, organo e la voce poderosa di Peterson.

Nuovamente soul, di quello nato nel profondo Sud per la It Ain’t Safe di George Jackson, con Marvin Hollie che giustifica la sua presenza alle tastiere con un ottimo lavoro e Lucky che incanta il pubblico con la sua notevole presenza scenica; anche quando i tempi rallentano per una eccellente versione di Trouble, il brano di Ray LaMontagne (canzone molto amata da Peterson che la aveva inserito anche nel precedente live) e che nelle mani, e nella voce, del nostro, diventa una deep soul ballad degna di quelle di Otis Redding. I brani originali, e forse questo è il piccolo difetto non citato prima, faticano a reggere con le ottime cover, ma Look Out Of Love, è un ottimo blues-rock, tirato e ad alta densità chitarristica, come pure Make My Move On You, dove Peterson inchioda un assolo spettacolare che poi sfocia in un breve ma sentito Tribute To Stevie Ray Vaughan; Nana Jarnell è uno slow blues strumentale hendrixiano notevole e I’m Still Here è puro Chicago Blues prima alla Buddy Guy e poi con continue variazioni tematiche, dove Peterson e Kellerman si sfidano alle soliste, prima di passare a una veloce capatina nel classico Goin’ Down Slow con Lucky all’organo, prima di una ulteriore furiosa ricaduta nel funky-soul-rock di Judy’s Got Your Girl and Gone, sempre con continui cambi di tempo che poi confluiscono in Boogie Woogie Blues Party, come da titolo una festa di ritmi scatenati. Se ne vanno, ma ritornano subito, con Joe Satriani, per un tuffo nei riff incontenibili di Johnny B. Goode, presi a velocità supersonica, esagerati, ma per una volta come è giusto che sia, persino Satriani sembra godere come un riccio, come pure tutto il pubblico!

La confezione doppia è disponibile dal 1° giugno.

Bruno Conti   

Novità Di Settembre Parte III. Marvin Gaye, Richard Hawley, Joe Ely, Mercury Rev, Dave Rawlings Machine

marvin gaye volume one

Ancora un paio di titoli in uscita l’11 settembre e poi passiamo a quelli del 18 settembre. Questo è un cofanetto molto interessante, già uscito mesi fa in versione vinile, contiene i primi sette album di Marvin Gaye, che verranno ristampati, sempre in LP, anche singolarmente. Si intitola Marvin Gaye Volume One 1961-1965 (e quindi fa presumere che si saranno dei seguiti con gli album successivi)  e conterrà i primi dischi usciti per la Tamla Motown:

THE SOULFUL MOODS OF MARVIN GAYE” (1961)
THAT STUBBORN KIND OF FELLOW” (1963)
“WHEN I’M ALONE I CRY” (1964)
“HELLO BROADWAY” (1964)
“TOGETHER” With MARY WELLS (1964)
“HOW SWEET IT IS TO BE LOVED BY YOU” (1965)
“A TRIBUTE TO THE GREAT NAT KING COLE” (1965)

Ovviamente distribuzione Universal e prezzo super speciale, dovrebbe costare una trentina di euro, poco più o poco meno.

richard hawley hollow meadows

Anche Richard Hawley, che ha militato per un breve periodo nei Pulp, pubblica il suo nuovo album, Hollow Meadows, decimo della serie contando anche un paio di mini e un live. L’etichetta è sempre la Parlophone distr. Warner, è stato registrato allo Yellow Arch Studio di Sheffield nella primavera del 2015 e contiene undici brani.Tra gli ospiti Martin Simpson, che suona slide e banjo in Long Time Down, Nancy Kerr, violino e viola in The World Looks Down, I Still Want You e Nothing Like A Friend, un brano ispirato dalla grande folksinger Norma Waterson, Heart of Oak e la partecipazione del vecchio amico Jarvis Cocker in Nothing Like A Friend.

Questo signore è veramente bravo e l’album promette bene.

joe ely panhandle rambler

Un altro signore che non ha bisogno di presentazioni è Joe Ely che pubblicherà il 18 settembre il suo nuovo album Panhandle Rambler su etichetta Rack’em Records. Ci sono poche informazioni sull’album al momento, vado sulla fiducia, anche se David Grissom che è tornato come chitarrista nell’ultimo tour americano non sarà nell’album, i solisti annunciati sono Lloyd Maines, Robbie Gjersoe e Jeff Plankenhorn , più Teye, Glenn Fukunaga al basso, Joel Guzman alla fisarmonica e sempre tra i musicisti anche Davis McLarty, Pat Manske, Warren Hood, questi i titoli delle canzoni:

01. Wounded Creek
02. Magdalene
03. Coyotes Are Howlin’
04. Where the Nights Are Cold
05. Early in the Morning
06. Southern Eyes
07. Four Ol’ Brokes
08. Wondering Where
09. Burden of Your Load
10. Here’s to the Weary
11. Cold Black Hammer
12. You Saved Me

Dave Marsh, che è uno di cui mi fido ha detto che l’album è un classico, e a giudicare dal brano d’apertura dovrebbe averci preso

mercury rev the light in you

Nuovo album anche per i Mercury Rev, titolo The Light In You, etichetta Bella Union, data di uscita sempre il 18 settembre. Non c’è più David Fridmann dietro alla console e quindi la band si autoproduce. Sono passati sette anni dal precedente disco, ma a giudicare da un paio di anticipazioni dal disco che ascoltate sotto, non sembrano avere perso il “tocco”-

dave rawlings machine nashville oboslete

Attribuito a Dave Rawlings Machine, questo nuovo Nashvile Obsolete, come si desume dalla copertina, vede anche la presenza di Gillian Welch, nonché di Paul Kowert (Punch Brothers) al basso, e Willie Watson,  ex Old Crow Medicine Show, alla voce e chitarra. Ospiti Brittany Haas (fiddle) e Jordan Tice (mandolino). Sono “solo” sette canzoni, ma niente paura non è un mini album. almeno a giudicare dalla durata dei brani:

1. The Weekend 5:29
2. Short Haired Woman Blues 6:43
3. The Trip 10:55
4. Bodysnatchers 5:56
5. The Last Pharaoh 3:37
6. Candy 4:10
7. Pilgrim (You Can’t Go Home) 7:57

Etichetta come al solito Acony Records e questa è una anticipazione live di un brano che sarà sul CD.

Questo è quanto ho fatto in tempo a preparare per oggi, il seguito nei prossimi giorni.

Bruno Conti

Anche Senza I Nocturnals Proprio Non Ci Siamo. Grace Potter – Midnight

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Grace Potter – Midnight – Hollywood Records

Avevo proposto al Tino Montanari di recensire l’esordio solista di Grace Potter Midnight, anzi gli avevo anche mandato i files in anteprima sull’uscita prevista per il 14 agosto, ma alla fine ha preferito declinare. Voi direte, perché? Perché il disco è veramente brutto, anche il sottoscritto che ha sempre avuto una particolare predisposizione per questa bionda rocker, amata da tutto il giro roots e jam che l’ha sempre chiamata a duettare con loro, autrice di vari album con il suo gruppo dei Nocturnals, che comunque raramente avevano raggiunto le vette delle sue esibizioni Live, anzi, già nel caso del disco omonimo del 2010 Grace Potter And The Nocturnals, prodotto da Mark Batson, “famoso” per i suoi lavori con Jay-z, Snoop Dog, Beyoncé, 50 Cent, Eminem (insomma, non proprio tra i miei favoriti) ci si era avvicinati molto al livello di guardia. Però alcuni episodi, grazie anche alla presenza della nuova bassista Catherine Popper, mostravano i vecchi splendori rock, estrinsecati nel Live In Skowhegan, in This Is Somewhere e in Nothing But The Water; e pure il successivo The Lion The Beast The Beat, recensito da chi vi scrive http://discoclub.myblog.it/2012/06/22/vecchio-rock-per-nuovi-talenti-grace-potter-the-nocturnals/ , non era malaccio, prodotto da Jim Scott, uno abituato a lavorare con Tom Petty, Wilco, Tedeschi Trucks Band, il disco roccava e rollava con richiami allo stile dei Fleetwood Mac, periodo Buckingham-Nicks.

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Ma questo nuovo, obiettivamente, anche se è difficile parlare male di quella bionda che vedete qui sopra, è veramente indifendibile: prodotto da Eric Valentine, di cui vengono citati i lavori con i Queens Of The Stone Age (uscito peraltro 13 anni fa) e per l’ultimo della reunion dei Nickel Creek (che mi aveva fatto sperare, prima di ascoltare il disco), però è noto soprattutto per i dischi di 5 Seconds Of Summer, Smash Mouth, Dwarves, Keith Urban, Slash, Wombats e per molti dischi di remix che non cito per pudore, non proprio un paladino del roots rock. Ma questo è proprio pop-rock anni ’80, synth e batterie ovunque (perché il batterista dei Nocturnals, Matt Burr, essendo il marito di Grace è sempre presente anche in questo nuovo Midnight), e se in rarissimi momenti ricorda ancora Fleetwood Mac Heart, ma quelli più tamarri targati 80’s, addirittura scivolando verso il sound dei primi dischi di Madonna. Niente di male, questo genere ha i suoi estimatori, ma chi ne parla paragonandolo, come fa il sito di AllMusic, a gente come Patty Griffin, Sheryl Crow, Allison Moorer, Norah Jones, Tift Merritt, Serena Ryder, dovrebbe aggiungere un bel “una volta”, per evitare il linciaggio degli acquirenti inferociti.

Sinceramente ho provato ad ascoltarlo alcune volte ma non mi ricordo un brano che mi piace o mi è rimasto impresso. O meglio, me ne sono rimasti impressi molti, ma in senso negativo, Delirious sembra un pezzo di Madonna con delle chitarrone hard, altri brani ricordano perfino i Blondie più disco o band come i Quarterflash, Pat Benatar, ma quella danzereccia e comunque il sound che impera al momento nelle classifiche americane, con i brani che sono indistinguibili uno dall’altro https://www.youtube.com/watch?v=6cEKi_W4Vvg . Si è vero c’è la verve della rocker in gonnella, ma sepolta sotto una montagna di strumenti ed effetti, se poi vogliamo dire, come è stato scritto, che il disco è interessante perché varia il percorso musicale della Potter, diciamolo pure, però decisamente in peggio. Per essere generosi gli darei una stelletta. Se non mi credete ascoltatevi i video di alcuni brani che ho inserito nel Post, magari a qualcuno potrebbero anche piacere!

Non si può parlare bene sempre di tutti, peccato perché dal vivo è sempre bravissima, sentite la differenza tra il brano lIve https://www.youtube.com/watch?v=6cEKi_W4Vvg e quello in studio che trovate appena sopra! O quando canta (e suona l’organo) in I Shall Be Released, nel tributo a Levon Helm e anche in Gimme Shelter, lo scorso giugno a Minneapolis insieme agli Stones, con un abitino che vi raccomando!

Come diceva Fiorello/La Russa “veramente brutto”!

Bruno Conti

Novità Di Settembre Parte II. Gary Clark Jr., Shemekia Copeland, Hollywood Vampires, Craig Finn, Ben Folds, Stereophonics, Plainsong

gary clark jr. the story of sonny boy slim

Continuiamo con la presentazione delle novità in uscita il prossimo settembre, sempre in ordine cronologico, queste sono le pubblicazioni più interessanti dell’11 settembre, ovviamente se nel frattempo si paleseranno altre novità in uscita verranno recuperate, insieme a quelle sfuggite.

Partiamo con il poderoso chitarrista texano Gary Clark Jr, che pubblicherà il suo nuovo album di studio The Story Of Sonny Boy Slim, il secondo per la Warner https://www.youtube.com/watch?v=HP1Zf04X1Jc , oltre ad un fantastico doppio Live e ad una serie di EP. In precedenza ne erano usciti pure un paio a livello indipendente per la propria etichetta la Hotwire Unlimited. Se volete rock-blues, ballate soul, evoluzioni chitarristiche degne di Hendrix, Stevie Ray Vaughan e dei grandi bluesmen del passato, qui troverete di che soddisfare le vostre richieste https://www.youtube.com/watch?v=hUfEcbVfVng, forse questa volta, a giudicare dalle due tracce che anticipano l’uscita, con un tocco di “modernità” di troppo. Sentiremo meglio.

shemekia copeland outskirts

Per la figlia del grande Johnny, Shemekia Copeland, il problema non si pone, l’etichetta è Alligator, quindi parliamo di blues (anche con la giusta dose di elettricità rock): dopo l’uscita del recente e notevole nuovo album di Buddy Guy, in attesa del triplo Live di Robert Cray, previsto per 28 agosto e dell’ennesimo album di John Mayall, un altro “regalo” per gli amanti del blues di qualità. Nel caso di questo Outskirts Of Love, arricchito, come di consueto, da abbondanti dosi di soul e gospel, R&B e roots music, persino un accenno di country, con la voce della Copeland sempre in grado di emozionare l’ascoltatore. Ospiti illustri anche: Billy Gibbons degli ZZ Top, in una sapida rilettura di Jesus Just Left Chicago, Robert Randolph, Alvin “Youngblood” Hart Will Kimbrough. Produce Oliver Wood dei Wood Brothers, questi i brani:

1. Outskirts Of Love
2. Crossbone Beach
3. Devil’s Hand
4. Cardboard Box
5. Battle Is Over
6. Drivin’ Out Of Nashville
7. I Feel A Sin Coming On
8. Isn’t That So
9. Jesus Just Left Chicago
10. Long As I Can See The Light
11. Wrapped Up In Love Again
12. Lord Help The Poor And Needy

A conferma della ecletticità citata prima troviamo brani di tutti i tipi e di tutti gli autori: Solomon Burke (I Feel A Sin Coming On), Jesse Winchester (Isn’t That So), Brownie McGhee & Sonny Terry (The Battle Is Over), Creedence Clearwater Revival (Long As I Can See The Light), ZZ Top ( la già ricordata Jesus Just Left Chicago), Albert King (Wrapped Up In Love Again) e Jessie Mae Hemphill (Lord Help The Poor And Needy). Quindi un disco che almeno sulla carta promette bene, visto che per il momento non ci sono ancora video anteprime.

hollywood vampires

La genesi degli Hollywood Vampires parte da un locale sul Sunset Strip di Los Angeles agli inizi degli anni ’70: fanno parte del club (di bevitori), il membro fondatore Alice Cooper, mentre gli altri “soci” sono Keith Moon, Harry Nilsson, John Lennon, Mickey Dolenz, Bernie Taupin e tra quelli occasionali ci sono anche Jimi Hendrix Jim Morrison. Pochi sono i sopravvissuti a quel periodo di eccessi, tra loro proprio quel Vincent Furnier che ha pensato bene di smettere di bere da oltre 30 anni e che oggi racconta di sentirsi meglio di quando di anni ne aveva 35 anni. Però non ha mai dimenticato gli amici di bevute e l’idea di dedicare loro un album di cover gli frullava in testa da parecchi anni, fino a che, due o tre anni fa, con l”aiuto di Johnny Depp e Joe Perry, il progetto non ha iniziato a prendere corpo. E quindi l’11 settembre uscirà il primo album degli Hollywood Vampires, con la produzione di Bob Ezrin, che aveva lavorato ai migliori dischi di Alice Cooper, etichetta YACA/YATA distribuzione Universal e la partecipazione di molti altri musicisti noti, oltre ai tre ideatori del progetto: tre batteristi, come Ringo Starr, il figlio Zak Starkey Dave Grohl (oggi diventato chitarrista), Sir Paul McCartney, Brian Johnson, Joe Walsh, Slash, Robbie Krieger, Perry Farrell e molti altri. Questi i brani contenuti, molte cover ma anche qualche canzone scritta per l’occasione, evidenziata in neretto:

 The Last Vampire’
‘Raise The Dead’
‘My Generation’
‘Whole Lotta Love’
‘I Got A Line’
‘Five to One/Break On Through’
‘One/Jump Into The Fire’
‘Come And Get It’
‘Jeepster’
‘Cold Turkey’
‘Manic Depression’
‘Itchycoo Park’
‘School’s Out/Another Brick in The Wall Pt 2’
‘Dead Drunk Friends’

Per il resto troviamo, in ordine di apparizione, brani degli Who, Led Zeppelin, Spirit, Doors, Harry Nilsson, Badfinger (canzone scritta da Paul McCartney, però), T.Rex, John Lennon, Jimi Hendrix, Small Faces, e un medley Alice Cooper/Pink Floyd.

Ovviamente la presenza di Johnny Depp garantirà ulteriore visibilità al progetto https://www.youtube.com/watch?v=bADuQ-Z33uc anche se si rischia la tavanata galattica https://www.youtube.com/watch?v=b05oefQp_PU, vedremo. Se non altro non sono previste edizioni Deluxe costosissime, con lo smacco dei collezionisti e fans a tutti i costi!

craig finn faith in the future

Cambiando totalmente genere, sempre lo stesso giorno uscirà anche il secondo album solista di Craig Finn, il leader degli Hold Steady, che alterna quindi la sua carriera di cantante della band newyorkese di adozione, dai tratti decisamente rock, a dischi più intimisti, come il precedente Clear Heart Full Eyes, peraltro molto bello, registrato a Austin con la produzione di Mike McCarthy, e ora questo Faith In Future, realizzato in quel di Woodstock, sotto la guida tecnica di Josh Kaufman, che nonostante il suo passato di ex vincitore della sesta edizione del “The Voice” americano non deponga a sua favore, sembra aver fatto un buon lavoro dietro la consolle, ma verificheremo, un brano è poco per capire. Esce per la Partisan Records.

ben folds so there

Altro personaggio eclettico è sicuramente Ben Folds, pure lui nelle vesti di solista per l’occasione di questo So There, che però per il suo debutto su New West si presenta con un disco che contiene otto canzoni di “pop da camera” https://www.youtube.com/watch?v=OJttpMjPClA  accompagnato dal yMusic Ensemble e un Concerto Per Piano E Orchestra (?!?) con la Nashville Symphony Orchestra.

Sul concerto, non avendolo sentito, non mi esprimo ma le canzoni da camera mi sembrano interessanti e piacevoli, il ragazzo ha classe e umorismo https://www.youtube.com/watch?v=v0JseMOZU5s.

stereophonics keep the village alive

Tornando alla discografia “normale”, quella che pubblica i dischi in versione normale e con l’immancabile Deluxe, questa volta doppia, a ruota, ecco il nuovo Stereophonics Keep The Village Alive, etichetta Ignition distribuita dalla Universal.

Questo il contenuto:

Tracklist
1. C’est La Vie
2. White Lies
3. Sing Little Sister
4. I Wanna Get Lost With You
5. Song For The Summer
6. Fight Or Flight
7. My Hero
8. Sunny
9. Into The World
10. Mr And Mrs Smith

Deluxe Edition Bonus CD2:
1. Ancient Rome
2. Let Me In
3. Blame (You Never Give Me Your Money)
4. You Are My Energy
5. You’re My Star (Acoustic 2015)
6. I Wanna Get Lost With You (Acoustic 2015)

plainson reinventing richard

Un altro gruppo “strano”, con un disco ancora più improbabile, ma meritorio. I Plainsong, da oltre 40 anni sono la creatura di Iain Matthews Andy Roberts, a cui in anni recenti si era aggiunto Mark Griffiths e nel passato ha fatto parte del gruppo anche Clive Gregson, che appare in un brano di questo Reinventing Richard: The Songs Of Richard Farina. Per chi non lo conoscesse, Richard Farina, che con la moglie Mimi (nata Baez) ha realizzato un trittico di stupendi album per la Vanguard, due nel 1965 e uno pubblicato postumo nel 1968, è stato uno dei grandi musicisti dell’epoca d’oro del Greenwich Village, contemporaneo ed amico di Dylan, ha sposato dapprima Carolyn Hester e poi in seconde nozze la 17enne Mimi Baez, la sorella di Joan. Richard Farina, che era anche un poeta e scrittore è scomparso in un incidente di motocicletta nel 1966, proprio mentre si recava ad un party per festeggiare il 21° compleanno della moglie. Comunque i due album che ha pubblicato sono fondamentali da avere https://www.youtube.com/watch?v=lYiYNg-pwD8 , con la partecipazione di musicisti come Bruce Langhorne (anche nei primi dischi elettrici di Dylan) alla solista, Felix Pappalardi al basso e John Hammond all’armonica, con Farina al dulcimer e anche una sezione ritmica https://www.youtube.com/watch?v=YiYTDqoO3TQ , hanno influenzato molto gli inizi dei Fairport Convention sull’altra sponda dell’oceano, con quello stile folk-rock che poi sarebbe rimasto impresso nello stile di Iain Matthews Sandy Denny, da sempre ammiratori del musicista americano. Ora a 50 anni dalle registrazioni originali i Plainsong rendono omaggio all’arte di Richard Farina con un album che esce per la Omnivore Recordings e comprende anche un brano inedito Sombre Winds. Un altro fatto curioso è che in teoria i Plainsong si sarebbero sciolti dopo il tour d’addio del 2012, ma in fondo meglio così.

Questi i brani:

1. The Quiet Joys Of Brotherhood (Prelude)
2. Pack Up Your Sorrows
3. Sell-Out Agitation Waltz
4. One Way Ticket
5. Another Country
6. Lemonade Lady
7. Mainline Prosperity Blues
8. The Falcon
9. Almond Joy
10. Hard Loving Loser
11. Michael, Andrew And James
12. Children Of Darkness
13. Reflections In A Crystal Wind
14. Sombre Winds
15. The Quiet Joys Of Brotherhood (Conclusion)

Per gli amanti del genere, assolutamente da non mancare, potrebbe essere una sorpresa, e magari giù che ci siete andate a recuperarvi quel piccolo capolavoro di country-folk-rock che si chiama In Search Of Amelia Earheart https://www.youtube.com/watch?v=2_PjxrEUtO8 , uscito nel lontano 1972 per la Elektra e ristampato più volte in CD.

Continua…

Bruno Conti

Novità Di Settembre (E Di Fine Agosto) Parte I. John Mayall, PIL, The Arcs, Leo Sayer, The Strypes, Jackie Greene, Nathaniel Rateliff

john mayall find a way

Come al solito a metà agosto facciamo un piccolo giro sulle principali (almeno per chi scrive) novità discografiche in uscita durante il mese di settembre, oltre a qualche titolo che sarà pubblicato nella parte finale di agosto, esclusi quelli di cui si è già parlato sul Blog, tipo il box dei Taste e altro. Nei prossimi giorni comunque non mancheranno le recensioni di alcuni dei titoli più interessanti usciti in queste giornate ferragostane e i soliti “recuperi per le vacanze”. Ho cercato di mantenere le uscite di settembre in ordine cronologico, con l’eccezione dei quattro titoli in uscita tra il 21 e il 28 agosto che trovate alla fine del post. Per cui possiamo partire.

Iniziamo con il nuovo album di John Mayall Find A Way To Care, etichetta Forty Below Records, stessa formazione del precedente A Special Life, un ottimo album che aveva segnalato una sorta di nuova vita (musicale) per Mayall, la terza o la quarta, come avete potuto leggere sul Blog http://discoclub.myblog.it/2014/06/05/vere-leggende-del-blues-john-mayall-special-life/. Diciamo subito che il nuovo album conferma questa ritrovata vena e aggiunge una sezione fiati per variare ulteriormente il menu. Esce il 4 settembre.

pil what the world needs now

Nuovo titolo anche per i PIL Public Image Ltd di John Lydon, What The World Needs Now…, che non è il titolo della famosa canzone di Burt Bacharach, decimo album di studio per la band inglese, a tre anni dal precedente This Is Pil, registrato lo scorso anno negli studi Wincraft di proprietà di Steve Winwood, esce sempre il 4 settembre per la loro etichetta Pil Official Limited.

the arcs yours dreamily

The Arcs Yours Dreamily, è il nuovo album della “nuova” band fondata da Dan Auerbach dei Black Keys con un gruppo eterogeneo di musicisti che spazia da Leon Michels, fondatore dell’etichetta Truth And Soul Records (quella di Lee Fields And Expressions, Aloe Blacc e di alcuni remix americani di Amy Winehouse, quindi parliamo di soul), Richard Swift, il bassista per i tour dei Black Keys, Homer Steinweiss della Menahan Street Band, altro gruppo funk & soul, Nick Movshon, collaboratore della Winehouse, l’ottimo chitarrista Kenny Vaughan e per finire la band femminile Mariachi Flor de Toloache. Risultato del disco che uscirà il 4 settembre per la Nonesuch? Giudicate voi… https://www.youtube.com/watch?v=3CyjGhVua_s

Così a occhio, anzi a orecchio mi sembra molto meglio delle ultime cose dei Black Keys.

leo sayer restless years

Altro ritorno inatteso. Nuovo disco anche per Leo Sayer, il cantante inglese, con oltre ottanta milioni di dischi venduti nella sua carriera, pubblica questo nuovo Restless Years per la Right Tracks UK, ma attenzione perché il disco, il primo di studio di Sayer da sei anni a questa parte, per i misteri dell’industria discografica, è già in circolazione da alcuni mesi per il mercato australiano, dove il nostro Leo è molto popolare.

  https://www.youtube.com/watch?v=VtjNJj1Ta_A

Passiamo alle tre uscite di agosto.

jackie greene back to birth


Jackie Greene, oltre ad essere stato la chitarra solista negli ultimi anni dei Black Crowes, al momento in congedo, speriamo non illimitato, era un cantautore con una ottima carriera solista, che ora riprende con Back To Birth, il suo ottavo album di studio, pubblicato dalla Yep Rock il 21 agosto, con la produzione di Steve Berlin. Questi i titoli dei brani:

1. Silver Lining https://www.youtube.com/watch?v=ITXcL89cZ5I
2. Now I Can See For Miles
3. A Face Among The Crowd
4. Light Up Your Window https://www.youtube.com/watch?v=ju-k30jOJv0
5. Trust Somebody
6. Motorhome
7. Hallelujah
8. The King is Dead
9. Where The Downhearted Go
10. You Can’t Have Bad Luck All The Time
11. Back To Birth

Per chi conosce già una conferma, agli altri consiglio di investigare, questo è uno di quelli bravi.

nathaniel rateliff and the night sweats

Sempre il 21 agosto (ma per il mercato italiano esce il 28) nuovo album su Stax/Universal per Nathaniel Rateliff. Già l’etichetta fa presagire un cambio di sound per questo Nathaniel Rateliff & The Night Sweats, ma, sempre per chi non conosce, la bravura del soggetto, elogiato più volte in passato su questo blog: http://discoclub.myblog.it/2010/09/26/un-altra-cosa-da-fare-a-denver-nathaniel-rateliff/ e http://discoclub.myblog.it/2014/02/23/il-ritorno-del-giardiniere-nathaniel-rateliff-falling-faster-than-you-can-run/. Come per Greene vale l’avviso, “trattasi di uno bravo”! Take a look and listen https://www.youtube.com/watch?v=daOC7Lz3FiU :

e

strypes little victories deluxe edition strypes little victories cd

Altro gruppo che ispira al passato con ottimi risultati è quello dei giovanissimi irlandesi The Strypes, che giungono al secondo disco Little Victories, dopo che il disco di esordio Snapshot, su etichetta Virgin/EMI/Universal, come questo nuovo, era arrivato fino al 5° posto delle classifiche inglesi (e al n° 2 in Irlanda). Esce in due versioni, sempre il 21 in UK e il 28 agosto da noi, con la Deluxe che avrà quattro bonus tracks:

1. Get Into It  https://www.youtube.com/watch?v=MCdxkq7DHxM
2. I Need To Be Your Only  https://www.youtube.com/watch?v=K7x98Ai4uUg 
3. A Good Night’s Sleep And A Cab Fare Home
4. Eighty-Four
5. Queen Of The Half Crown
6. (I Wanna Be Your) Everyday
7. Best Man
8. Three Streets And A Village Green
9. Now She’s Gone
10. Cruel Brunette
11. Status Update
12. Scumbag City
[Deluxe Edition Bonus Tracks]
13. Fill The Spaces In
14. Lovers Leave
15. Rejection
16. G.O.V.

Se volete saperne di più andate a leggervi quanto detto dal sottoscritto per il precedente album http://discoclub.myblog.it/tag/strypes/, vale anche per questo, c’è ancora speranza per il futuro!

End of part one, alla prossima!

Bruno Conti

Sembra Nuovo Ma… The House Is Rockin’ – A Tribute To Stevie Ray Vaughan

the house is rockin' tribute to srv

The House Is Rockin’ – A Tribute To Stevie Ray Vaughan – Deadline/Cleopatra 

Tre stellette di stima e anche per i contenuti, in parte, visto il soggetto di questo ennesimo tributo curato da una etichetta del gruppo Cleopatra Records (uhm!). Come avrete intuito da quanto scritto in passato dal sottoscritto non sempre le operazioni curate dalla casa discografica californiana mi fanno impazzire: alcuni tributi sono buoni, penso a quello sui Creedence dello scorso anno http://discoclub.myblog.it/2014/09/03/la-difficile-arte-del-disco-tributo-blues-tribute-to-creedence-clearwater-revival/, anche quello recente acustico ai Beatles non è male, come pure quello “Psych” agli Stones, ma in altri casi si fanno tributi a capocchia a chiunque, anche con brani già apparsi altrove, giusto per tenere in azione gli artisti sotto contratto con l’etichetta. Nell’ambito ristampe della Cleopatra/Purple Pyramid, penso a quelle dei Quicksilver http://discoclub.myblog.it/2015/05/01/cera-volta-lacid-rock-quicksilver-messenger-service-live-san-jose-1966/  o dei Canned Heat http://discoclub.myblog.it/2015/06/07/canned-heat-live-tira-laltro-stockholm-1973/ , ma anche al giro Vanilla Fudge/Cactus http://discoclub.myblog.it/2010/09/14/un-disco-del-cactus-ultra-sonic-boogie-1971/ , decisamente meglio, peraltro in molti casi, tipo questo del tributo a Stevie Ray Vaughan, sembrerebbe che dei nomi scelti a caso vengano inseriti in una vecchia urna delle estrazioni del lotto e il bambino bendato, nel frattempo cresciuto, estrae i nomi dei partecipanti alla suddetta celebrazione. John Sykes, Scott Hill, Mark Kendall, Doug Aldrich, Richie Kotzen, Steve Stevens? Tutti ex metallari più o meno pentiti (niente contro la categoria, ma come direbbe qualcuno. Che c’azzecca?) scelti a scapito, che so, cito a caso, di ZZ Top, del fratello Jimmy Vaughan i primi che mi vengono in mente, ma anche Jeff Beck, Eric Clapton  Buddy Guy, Robert Cray, Lonnie Mack, Robben Ford,  un “discepolo” come Chris Duarte, ce ne sarebbero altri a decine, magari anche coinvolgere i Double Trouble, un colpo forse troppo geniale! Costano troppo? Allora non fate il tributo, magari qualcuno sarebbe venuto anche gratis (Come dite? L’hanno già fatto, uscito per la Epic nel lontano 1996, con il titolo A Tribute To Stevie Ray Vaughan, cè pure il film https://vimeo.com/71091763 ). Che pignoli!

a tribute to stevie ray vaughan

Comunque nel disco della Deadline troviamo anche nomi validi, gente come Albert Lee, Steve Morse, Walter Trout o uno Stanley Jordan, che come stile non c’entrerebbe, ma a livello di tecnica pura non si discute. Perfino il sudafricano Trevor Rabin, ex Yes, famoso soprattutto per avere scritto Owner Of A Lonely Heart, non se la cava male nell’iniziale Tightrope, e anche alcuni dei bistrattati (da me) ospiti potrebbero sorprendervi. Ma andiamo con ordine. Produce Billy Sherwood, altro pseudo Yes degli anni ’90, pure al basso nel disco, con Jay Schellen, alla batteria, altra presenza costante in questi tributi, alla voce, ove occorra, Ron Young e Dante Marchi, e chi sono, mah (comunque per essere onesti, la parte cantata è buona)? Piccolo particolare non trascurabile, anche questo album era però già uscito nel 1996, contenuto identico, come Crossfire – A Salute To Stevie per la Blues Bureau (quindi la Cleopatra ha colpito ancora, visto che non è scritto da nessuna parte nella “nuova “ edizione).

crossfire a salute to srv

Per chi non l’avesse preso ai tempi, confermo che la versione di Tightrope, con la solista di Rabin in bella evidenza non è affatto male https://www.youtube.com/watch?v=6Na_8hTAU_E , come pure Cold Shot con uno Steve Stevens forse un tantinello esagerato in un’orgia di wah-wah https://www.youtube.com/watch?v=ZZQl6el76gc . Travis Walk evidenzia la grande perizia tecnica di Steve Morse, al meglio delle sue possibilità, con un pianino malandrino non accreditato (come in generale le altre tastiere presenti) ad aumentare il fascino di questo brano strumentale https://www.youtube.com/watch?v=HwEl4Td6-KA . Eccellente l’approccio più country twang e rilassato in Empty Arms, con Albert Lee che era già in pista nel mondo della musica quando SRV andava ancora alle elementari https://www.youtube.com/watch?v=9EZCl6BqlKY . Pride And Joy dell’ex Tyger Of Pan Tang e Thin Lizzy John Sykes è troppo esagerata e ridondante, con i suoi lick quasi metal, mentre Scott Hill che tra i suoi meriti vanta una militanza nei Fu Manchu (?!?) fa comunque un buon lavoro in Couldn’t Stand The Weather, quasi alla Bonamassa ante litteram in modalità hendrixiana. Ain’t Gone And Give Up On Love è un brano meno conosciuto di Stevie che appariva su Soul To Soul, uno slow blues preso su una tonalità troppo heavy dal solista dei Great White, Mark Kendall. E pure Doug Aldrich non ha un approccio che mi piace verso The House Is Rockin’, la band suona R&R, lui è metallurgia pura https://www.youtube.com/watch?v=InZAKBwwDeo , e così sarebbe pure per Richie Kotzen, altro solista diciamo esuberante che invece centra alla perfezione lo spirito di Honey Bee, come pure Walter Trout, che pur virando su un sound decisamente tirato (ma ci sta) rende onore a Say What, altro celebre cavallo di battaglia di Vaughan https://www.youtube.com/watch?v=1kjcyKj6dyM . Chiude Stanley Jordan che con un tapping elaboratissimo rilegge da par suo la jazzata Riviera Paradise https://www.youtube.com/watch?v=K9glnLiDO7A . 

Visto che vent’anni fa (anzi 19) il Blog non c’era ancora, facciamo finta che sia un disco nuovo, in fondo non è brutto!

Bruno Conti

Ripassi Per Le Vacanze 4. Da “Partner” Di Norah Jones Al Red Rocks Di Denver ! Amos Lee – Live At Red Rocks

amos lee live at red rocks

Amos Lee – Live At Red Rocks With The Colorado Symphony – Ato Records

Ryan Anthony Massaro, in arte Amos Lee, è un nome che sta crescendo disco dopo disco, e questo viene ulteriormente certificate dal fatto che nell’Agosto del 2014 ha radunato nella mitica location dell’Anfiteatro di Denver una folla oceanica, per registrare un album dal vivo, accompagnato dai 100 musicisti della orchestra sinfonica Colorado Symphony. Amos Lee è un cantautore americano, prodotto di quella Philadelphia che ha sempre vantato una delle più alte percentuali di popolazione afroamericana, salito alla ribalta del grande pubblico nel 2004 per le sue collaborazioni con la cantante jazz-pop Norah Jones, aprendo i tour di artisti come la citata Jones, Elvis Costello, Bob Dylan, trovando in una sua canzone Colors (in duetto con Norah e usata nelle serie televisive Dr.House e Grey’s Anatomy) la chiave di volta della sua carriera. L’esordio discografico avviene con l’omonimo Amos Lee (05), a cui fanno seguito il folk-soul cristallino di Supply And Demand (06), il delizioso rhythm’n’ blues di Last Days At The Lodge (08), l’ottimo e composito Mission Bell (11) con la produzione di Joey Burns e la partecipazione dei Calexico che l’accompagnano nel disco, con la presenza di ospiti del calibro di Willie Nelson, Iron & Wine, e Lucinda Williams, per proseguire con un disco maturo e dalla bella scrittura come Mountains Of Sorrow Rivers Of Song (13), fino ad arrivare a questo disco dal vivo, dove ripercorre in quattordici tracce il suo intero percorso artistico, pescando dai suoi lavori in studio, includendo ovviamente i  brani di maggior successo, rivisitati appositamente con i fiati, gli archi e le percussioni della Colorado Symphony Orchestra.

L’apertura lo vede subito presentarsi con “singoli” di successo come Windows Are Rolled Down e Jesus (li trovate in Mission Bell), interpretati con la sua distintiva voce “soulful” e una coralità à la Staples Singers, a cui fanno seguito gli archi pizzicati di Keep It Loose, Keep It Tight, le armonie latine di El Camino, le deliziose traiettorie vocali di Violin e la “famosa” Colors, introdotta da magistrali tocchi di pianoforte che accompagnano la voce in falsetto di Lee, mentre la ritmata Tricksters, Hucksters, And Scamps è una divertente “galoppata” con gli svolazzi dell’Orchestra. Si continua con il mid-tempo di una rarefatta Flowers, per poi rispolverare un lento rhythm’n’blues come Won’t Let Me Go, sostenuto da una spolverata di archi romantici e da una chitarra “sensuale”, i fiati di una divertente Sweet Pea, cantata da Amos in stile “New Orleans”, per poi passare alla spavalderia musicale di Street Corner Preacher, e l’imperioso intermezzo di Game Of Thrones Theme con un arrangiamento orchestrale vagamente alla Led Zeppelin, prima dello stordimento finale con la sontuosa ballata Black River (una delle canzoni migliori del suo repertorio, cercatela nell’album d’esordio), qui cantata in coppia con la sua nuova bassista Annie Clements, andando a chiudere il tutto nuovamente con le armonie “soul” di una Arms Of A Woman dove emerge tutta la forza dell’Orchestra al seguito. Applausi!

Questo Live At Red Rocks With The Colorado Symphony è certamente un punto di arrivo, ma anche di ripartenza, per Amos Lee, un artista con un suo stile personale, in possesso di una voce molto espressiva e dalla tonalità limpida, che si rifà dichiaratamente a cantautori folk-soul tipo i grandi Bill Withers e Donny Hathaway, a testimonianza di un talento capace di coniugare melodia e capacità di scrittura e che lo ha portato giustamente a esibirsi sotto le stelle nella cornice spettacolare dell’Anfiteatro di Denver, una delle “location” più belle al mondo.

NDT: Le canzoni sono talmente belle che le porto in vacanza con me, e non vedo l’ora di ascoltarle di nuovo. Alla prossima e per il momento fine dei ripassi per le vacanze da parte del sottoscritto!

Tino Montanari

Ripassi Per Le Vacanze 3. Montgomery Gentry – Folks Like Us

montgomery gentry folks like us

Montgomery Gentry – Folks Like Us – Blaster Records 

L’abbigliamento in copertina lascia chiaramente intendere che genere facciano Eddie Montgomery e Troy Gentry, quindi giochiamo subito a carte scoperte, siamo di fronte a un duo di notevole successo nell’ambito del country americano. O quanto meno lo sono stati: in pista dalla metà degli anni ’90, quando insieme al fratello maggiore di Eddie, John Michael Montgomery, avevano fondato un gruppo di scarso successo. Poi le strade si sono divise, John Michael ha avuto un successo strepitoso nelle classifiche di settore, i Montgomery Gentry invece, pure: dal 1999 al 2011, sette album tutti nelle Top 10 delle charts country e ottimi risultati di vendita, con milioni di dischi venduti nel corso degli anni. Adesso che i CD si vendono molto meno vedremo se questo Folks Like Us, che è il secondo ad uscire per una etichetta indipendente, ripeterà i numeri dei precedenti, soprattutto i 6 usciti per la Columbia. Il gruppo o duo, chiamatelo come volete, ha comunque sempre mantenuto nella propria carriera un tipo di sound che, oltre al mainstream di Nashville, si avvicina a stilemi decisamente vicini al southern rock, quindi molte chitarre elettriche, impasti vocali notevoli, energia, senza mai dimenticare l’uso delle ballate o comunque quel pizzico, più o meno grande, di appeal commerciale e radiofonico.

E non c’è nulla di male: in effetti scorrendo i nomi dei musicisti che suonano anche in questo nuovo album sono all’incirca gli stessi che si trovano nei dischi di Jason Aldean, Alabama, Tracy Lawrence, Trace Adkins  e simili, molto amati dagli appassionati più osservanti, ma meno da chi scrive, compreso il produttore Michael Knox, che nel caso in questione confeziona un prodotto dove le ballate elettriche e i pezzi southern sono decisamente più energici di quelli, che so, di Brooks And Dunn, o almeno da quelle parti come sound. In effetti i due non è che si scrivano i brani, salvo rare eccezioni, non suonano strumenti, e quindi le origini del Kentucky, appena sopra il Tennessee, sono un mero dato statistico. Comunque, come la si voglia vedere, il risultato è più che accettabile: We Were Here è una bella ballata elettrica, con i due che si alternano come voce solista e poi armonizzano, la sezione ritmica è grintosa, le chitarre si fanno sentire, le tastiere hanno un suono “umano” e sono giusto le melodie ad avvicinarli a tratti al classico Nashville Sound commerciale di oggi, perché quando le soliste guidano le danze la loro vena sudista viene a galla https://www.youtube.com/watch?v=JRnSjShh89g . Anche Headlights è un brano quasi rock, con riff di chitarra a destra e a manca e continue aperture delle due soliste di Kurt Allison e Adam Shoenfeld, che sono il tratto distintivo di tutto il disco e di questo brano in particolare.

Anche quando il suono si ammorbidisce come nell’ottima ballata In A Small Town, l’intreccio di voci e chitarre acustiche e slide ad affiancare le elettriche potrebbe rimandarci a gente come la Eli Young Band, un gruppo di buon country-rock http://discoclub.myblog.it/2011/08/22/buon-country-rock-dal-texas-via-nashville-eli-young-band-lif/ . Quando appare a duettare con loro anche Chris Robertson della band southern/hard rock dei Black Stone Cherry, in un brano come Back On A Dirt Road, abbiamo la conferma che siamo lontani dalle mollezze della Nashville più bieca. I due non saranno dei fautori del roots rock o del genere Americana, ma si lasciano ascoltare, non male anche l’energica Two Old Friends e e la tirata Folks Like Us, sempre con le chitarre spianate in primo piano. Non manca una ballatona ruffiana come Pain, ma fa parte dello stile del duo, che poi si redime subito, con un boogie southern come Hillbilly Hippies che ha il cuore, e anche il resto, al posto giusto https://www.youtube.com/watch?v=QIvSQiA2VuI  e Better For It, altra ballata tipicamente country, non è malaccio, una steel qui, un tocco di organo là e il risultato non supera il tasso glicemico più di tanto. E pure la conclusiva That’s Just Living, canzone di impianto rock radiofonico americano AOR, si salva sempre grazie all’uso massiccio delle chitarre. Per gli amanti del genere: belle canzoni, belle voci, chitarre a tutto riff, poteva andarci peggio, visto quello che circola al momento nelle classifiche americane di settore.

Bruno Conti

Ripassi Per Le Vacanze 2: Un Disco Ambizioso Che Seduce ! Danny Schmidt – Owls

danny schmidt owls

Danny Schmidt – Owls – Live Once Records

Danny Schmidt (per chi ancora non lo conoscesse), potrebbe richiamare, a prima vista, l’ennesimo songwriter arrivato dal nulla, ma nel caso in questione la sua storia è un pochino diversa. A Schmidt, una vita “on the road” e parecchi mestieri alle spalle, sul più bello viene diagnosticata una grave malattia che lo sorprende privo di una assicurazione sanitaria (succede nella democratica America), e quindi il buon Danny (con le spalle al muro) si interroga su quale sia il metodo più veloce e concreto per fare qualche soldo e salvarsi la vita, ed è così che decide di rispolverare la chitarra e realizzare i primi album autoprodotti, Live At The Prism Coffeehouse (99), Enjoying The Fall (01), Make Right The Time (03), Parables & Primes (05), che vende a fans ed amici, quanto basta per pagarsi le spese mediche, sbarcare il lunario e capire che il “cantautore” è il lavoro che deve fare da grande. Con il successivo Little Grey Ship (07) calamita l’attenzione degli addetti ai lavori (e della Red House Records), che lo mette sotto contratto per l’ottimo Instead The Forest Rose To Sing (09) e Man Of Many Moons (11), a cui fa seguito la collaborazione con la compagna della sua vita, Carrie Elkin, in For Keeps (14), e qui la favola a lieto fine sarebbe finita se non vi dovessi parlare anche di questo Owls.

Da tempo ormai la scuola di Austin è sinonimo di garanzia, un fulcro dinamico di musica, ed è qui che negli studi Fire Station in San Marcos, Texas, sotto la produzione di David Goodrich (Chris Smither, Peter Mulvey, Jeffrey Foucault), anche a chitarre e piano, Danny ha radunato una valida schiera di eccellenti musicisti, a partire dal grande Lyod Maines alla steel guitar (la sua impronta si nota in tutto il percorso dell’album), Mike Meadows alla batteria e percussioni, Andrew Pressman al basso, Keith Gary al pianoforte, e naturalmente non poteva mancare la moglie Carrie alle armonie vocali, con il contributo di Daniel Thomas Phipps e Ali Holder, il risultato sono undici ballate intense e suonate in modo coinvolgente.

Le “gufate” partono con la romantica, lenta e triste Girl With Lantern Eyes, su un tessuto di chitarra spagnola, e proseguono con la bella e robusta The Guns & The Crazy Ones (siamo dalle parti del migliore Ray LaMontagne), il folk-blues ritmico di Soon The Earth Shall Swallow, per poi passare alle mai dimenticate atmosfere “harvestiane” di Faith Will Always Rise, e il folk inquieto e scarno di una Bad Year For Cane. Si cambia ritmo con Looks Like God, una ballata meravigliosa dove la band suona tutta all’unisono, mentre la seguente e sognante Cries Of Shadows viene valorizzata dal controcanto della Elkin https://www.youtube.com/watch?v=ObChGHcDDjk , con la coppia che si ripropone nelle dolcezze folk di All The More To Wonder e Cry On The Flowers, mentre si va a chiudere alla grande con Paper Cranes, brano con accenti “psichedelici” che rimandano al folk inglese https://www.youtube.com/watch?v=JaaGQcD5v1A , e il vigoroso sostegno di una band elettrica in una “dylaniana” Wings Of No Restraint, una spettacolare cavalcata tra folk e tradizione.

Nel corso degli ultimi anni, Danny Schmidt ha guadagnato una forte connotazione di cantautore di “culto” per la profonda liricità della sua scrittura, abbinata a delle melodie di una bellezza intensa che attirano immediatamente l’ascoltatore, e questo nuovo lavoro Owls, credetemi, è cantato e suonato con il cuore. Niente male per un artista che abbiamo rischiato di perdere o non di conoscere mai!

Tino Montanari