Stevie Ray Vaughan & Double Trouble – Rude Mood – FMIC
I giudizi continuano ad essere positivi, però è già il quarto live broadcast di Stevie Ray Vaughan che esce negli ultimi mesi, solita etichetta di fantasia e via pedalare. Però diciamo che finché la qualità rimane buona i fans del chitarrista texano possono fare un altro sacrificio e in questo caso ci siamo. Il concerto è registrato il 30 giugno del 1987 a Philadelphia al Mann Music Center e trasmesso ai tempi dall’emittente locale WMMR: siamo ancora nel tour per supportare il doppio ufficiale Alive, come nel caso del recente doppio Live…Texas 1987 http://discoclub.myblog.it/2015/11/13/se-fosse-anche-inciso-bene-sarebbe-perfetto-2-stevie-ray-vaughan-double-trouble-livetexas-87/ , con cui ha in comune buona parte del repertorio della serata, in una differente sequenza e con Rude Mood, l’ultimo bis, che nel concerto texano non c’era.
Anche in questo caso alcuni brani, tre per la precisione, erano presenti nel cofanetto ufficiale della Sony SRV che raccoglie parecchio materiale live inciso da Vaughan e mai pubblicato nella sua interezza. Anche questo CD non riporta tutto il concerto, ma solo la parte che è andata in onda alla radio e comunque come gli altri usciti ha i suoi momenti di notevole interesse: se la registrazione al Bumbershoot Arts Festival dell’85 aveva la particolarità della partecipazione di Bonnie Raitt nei due brani conclusivi http://discoclub.myblog.it/2015/11/07/preservato-i-posteri-stevie-ray-vaughan-featuring-bonnie-raitt-bumbershoot-arts-festival-1985/ , quello in Texas il fatto di essere il concerto completo, questo Rude Mood ha alcuni versioni di classici di SRV notevoli, oltre ad una eccellente qualità sonora, forse la migliore di quelli pubblicati finora. Il solito travolgente strumentale Scuttle Buttin’ posto in apertura, l’immancabile e vorticosa orgia di wah-wah Say what, una poderosa Look At Litte Sister, tutto l’armamentario è schierato in gran pompa con Vaughan e i compari dei Double Trouble che paiono in gran serata, concentrati e vogliosi di improvvisare come rare volte è dato di ascoltare.
Mary Had A Little Lamb è super funky e lo slow blues Ain’t Gone ‘N’Give Up On Love in una delle più intense versioni mai sentite con il mancino texano quasi trasfigurato dal suo rapporto con la chitarra solista. Ma tutto il concerto è ancora una volta fantastico, a conferma del fatto che Stevie Ray Vaughan è stato uno dei più grandi performer live della storia, quando i suoi problemi con droga e alcol non collidevano con la sua voglia di fare musica. Musica che scorre fluida e travolgente anche nella super hendrixiana Couldn’t Stand The Weather e in una versione monstre, oltre 14 minuti, di Life Without You, una delle vette dell’arte di improvvisare il blues del nostro, una slow ballad in crescendo, liquida e limpida come l’acqua, con la chitarra che raggiunge vette di eccellenza assoluta. Il trittico finale, Come On, Love Struck Baby e la citata Rude Mood conclude in gloria una serata per certi versi memorabile. Hendrix è stato il Maestro assoluto della chitarra elettrica (con Clapton, Page e Beck quasi suoi pari), Stevie Ray Vaughan uno dei suoi discepoli più grandi.
Bruno Conti