Del Sano Rock Americano Da Un Nome “Familiare”! Javier Escovedo – Kicked Out Of Eden

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Javier Escovedo – Kicked Out Of Eden – Saustex Records

Ovviamente quello familiare, in questo caso, è il cognome; Javier Escovedo fa parte di una sorta di dinastia, i fratelli Pete Coke, entrambi percussionisti, il secondo a lungo con i Santana, la nipote Sheila E., che grazie alla liaison con Prince ha avuto i suoi 15 minuti di notorietà, ma soprattutto l’altro fratello Alejandro, il più famoso (e anche il più bravo) con cui ha fondato, più o meno a metà anni ’80, i True Believers, una delle band più interessanti e sfortunate del periodo, dalla storia discografica travagliatissima, che non ripercorriamo per l’occasione https://www.youtube.com/watch?v=lF0TUs361Ik . I due fratelli Escovedo venivano entrambi da un background punk, Alejandro, prima nei Nuns e poi con il cow-punk dei Rank And File, Javier con i Zeros, anche loro tra i precursori del movimento punk della West Coast. Nei True Believers i due fratelli si dividevano i compiti sia alla chitarra come alla voce, con una front line poi ampliata dall’ingresso di Jon Dee Graham, e Javier era un “socio” alla pari: bella voce, chitarra “pesante”, buona penna, anche se poi allo scioglimento del gruppo si sono perse le sue tracce per vari problemi legati alle sue dipendenze da sostanze varie. Agli inizi degli anni 2000, dopo un periodo di “riabilitazione”, finalmente riesce ad eliminare i suoi demoni, ma prima di pubblicare il suo primo album solista bisogna arrivare al 2012 quando esce City Lights, un buon disco di rock californiano alternativo, di cui francamente mi ero perso l’uscita.

Ora, ad inizio 2016, esce questo Kicked Out Of Eden, 9 brani per circa mezz’ora di musica, ma l’aria di famiglia non si è persa: tra sventagliate rock, riff granitici, ma anche ballate di spessore Javier Escovedo si conferma (o meglio si rivela) come autore e rocker da tenere d’occhio, niente di indimenticabile, solo del sano rock da gustare con piacere in questo inizio d’anno: coadiuvato da una band dove il chitarrista è Brad Rice, uno che ha suonato nella Keith Urban Band, ma anche con Jason Boland e nei Whiskeytown, al basso si alternano Joe Bass (con quel nome), già con Posies, Walkabouts Lake Street Dive, Tom Kitsos Michael Traylor, Matt Hubbard, che forse qualcuno ricorda nei 7 Walkers, è alle tastiere, dove si alterna con Brian Le Barton, pure lui con una lista di collaborazioni lunga come le pagine gialle, se ci fossero ancora. e non abbiamo citato i batteristi, ce ne sono tre, di cui il più noto è Hector Nunoz, presente in quasi tutti i dischi di fratel Alejandro. Aggiungiamo i cantautori Eric Hisaw Chrissy Flatt e il risultato è un disco disco solido che si apre sulla tiratissima Downtown, dal riff che ti becca sui denti a tempo di boogie e rock, grazie al dualismo chitarra-piano e alla voce grintosa di Javier, tra Georgia Satellites e i gloriosi True Believers, ancora più evidente quando le chitarre cominciano a ruggire nella parte centrale del brano, e anche It Ain’t Easy non scherza a livello rock, una slide si aggiunge, con un tocco bluesy, come pure la voce femminile di Chrissy Flatt, mentre il pianino intrigante non demorde e il sound è quasi stonesiano. Beaujolais ha un suono più denso e garage, grazie all’organo che prende il post del piano, mentre le chitarre continuano a deragliare con grinta e potenza macinando riff e soli senza pietà. Drivin’ Around, viceversa, è un bellissimo mid-tempo, una sorta di ballata vagamente country, più gentile e melodica dei brani che l’hanno preceduta, ma sempre ricca di qualità musicali, grazie anche agli intrecci sonori delle armonie vocali, molto raffinate.

Molto bella anche Just Like All The Rest, un brano byrdsiano, grazie al jingle-jangle delle chitarre e alla voce alla McGuinn di Escovedo, poi si ritorna al rock con la poderosa Just Like All The Rest, dalla costruzione sonora che potrebbe ricordare i Replacements, ma anche alcune cose dei True Believers, loro contemporanei, e, perché no, anche gli Stones, “babbi” di tutti, comunque lo prendi, altro gran bel brano. Diciamo che la parte centrale del disco è la migliore, ma anche Bad And Good, che urla “viulenza” con le sue chitarre cattive e la batteria in overdrive non fa calare la tensione, Poi ribadita in una Gypsy Son che non ha nulla da invidiare agli episodi più duri di Green On Red Dream Syndicate e che ha un riff di chitarra (e non solo quello) che mi ha ricordato Paranoid dei Black Sabbath https://www.youtube.com/watch?v=uKfVeVTopJY . La conclusione è affidata a Searchin’ For You, ballatona elettroacustica che potrebbe ricordare tanto alcuni brani di Elliott Murphy, molto bello l’uso della doppia tastiera e della chitarra acustica, quanto i brani più raccolti del fratello Alejandro, in ogni caso altra canzone sopra la media. Cataloghiamo sotto sorprese di inizio anno (e ce ne saranno altre nei prossimi giorni, visto che ho individuato alcuni album interessanti da proporvi).

Bruno Conti       

Del Sano Rock Americano Da Un Nome “Familiare”! Javier Escovedo – Kicked Out Of Edenultima modifica: 2016-01-21T11:59:50+01:00da bruno_conti
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