Forse Non E’ Bravo Come Il Fratello, Ma La Classe Non E’ Acqua! Luka Bloom – Frugalisto

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Luka Bloom – Frugalisto – BigSky Records/V2

Dopo Head And The Heart, il disco del 2014 composto quasi esclusivamente da cover http://discoclub.myblog.it/2014/04/30/il-solito-disco-luka-bloom-fortuna-head-heart/ , torna Luka Bloom, con questo Frugalisto che è il seguito dell’eccellente This New Morning del 2012, un album che secondo chi scrive conteneva due o tre piccoli gioielli di scrittura folk contemporanea, come la splendida A Seed Was Sown dedicato all’incontro tra la Regina Elisabetta e la presidentessa irlandese dell’epoca, The Race Runs, sulla storia della campionessa olimpionica di maratona irlandese Sonia O’Sullivan che Luka dice ha assistito di persona ad un suo concerto nel recente tour australiano (quello per inciso che segna l’addio dalle scene concertistiche della grande Mary Black), e Gaman, un brano sulla tragedia della centrale nucleare di Fukushima. Quindi brani incentrati spesso su fatti veri e non solo di finzione o storie d’amore, come da sempre è stato per Bloom e anche per il fratello maggiore Christy Moore http://discoclub.myblog.it/2016/05/29/ecco-altro-che-dischi-brutti-ne-fa-christy-moore-lily/ , entrambi comunque legati alla tradizione della musica popolare della loro isola.

Luka Bloom ha da poco compiuto 60 anni e come lui stesso scherzando dice – questo Frugalisto è il mio primo album da molti anni a questa parte che entra nelle classifiche olandesi, all’89° posto, quindi avrà venduto 45 copie, per un “vecchio” folksinger è un buon segno, ci siamo ancora! – Ribadisco che i dischi del periodo Warner americano degli anni ’90 sono irraggiungibili a livello qualitativo, ma gli album del nostro sono comunque di buon valore, con alcune canzoni di pregio e altre meno, in ogni caso sempre oltre la media. E anche in questo Frugalisto (titolo criptico che non so cosa significhi, forse un parente del mitico “sarchiapone”?) Bloom ci regala dodici nuove canzoni, registrate in quel di Timoleague, contea di Cork, Irlanda, con una bella pattuglia di musicisti ad aiutarlo, perché i suoi dischi,  per quanto di chiara impronta acustica, hanno comunque sempre una strumentazione ricca e variegata, con più di una decina di musicisti impiegati, tra chitarre, banjo, ukulele, organo, violino, flauto e una sezione ritmica con contrabbasso e percussioni varie, i nomi non ve li cito, non sono famosi, ma sono ricordati nella ricca confezione digipack (o nel vinile) che contiene anche un libretto con tutti i testi delle canzoni, fattore non secondario vista l’importanza delle liriche negli album di Luka.

La title-track ci proietta subito nella musica dell’artista irlandese, una melodia semplice, tra folk e musica d’autore, con la bella voce di Bloom, forse meno risonante di quella del fratello Christy, circondata da un bell’intreccio di strumenti acustici, chitarre, ma anche tastiere, un tocco di chitarra elettrica e percussioni non invadenti ma ben presenti e un contrabbasso che marca il tempo, un brano semplice, sereno, ottimista, che predispone il cuore alla musica evocativa del cantautore, “piccola magia” che si ripete anche in Warrior, sempre intrisa delle atmosfere che si respiravano in quello studio del nord Irlanda, con gli strumenti a corda che circondano il cantato di stampo folk di Luka Bloom. Atmosfere del Nord che prevalgono pure nelle melodie della suadente January Blues, atte a rievocare oltre 40 anni di frequentazioni con i venti e le piogge che caratterizzano quelle fredde regioni ancora libere ed incontaminate. No Fear Here segnata dai delicati arpeggi della chitarra acustica del cantautore, è più buia e malinconica, direi più raccolta, anche se il violino e il flauto le donano dei tratti quasi celtici, mentre la lunga Oh Sahara ci porta in un lungo viaggio tra Europa ed Africa nei lontani anni ’70, sempre con il tipico mood delle canzoni di Bloom, con la strumentazione ad accompagnare il tessuto narrativo del brano, senza particolari scossoni, ma comunque con un arrangiamento che tiene viva l’attenzione dell’ascoltatore, anche se forse un  maggiore brio non guasterebbe.

Isabelle è la storia di una giovane sognatrice nelle Fiandre del 1914, ma è un brano contro tutte le guerre, di allora come di oggi, una delicata folk song tipica del repertorio del nostro amico, e anche Lowland Brothers ha quella rassegnata serenità malinconica che scorre abitualmente nei suoi pezzi, con l’acustica che contrassegna il mood della canzone. Berkeley Lullaby con i florilegi della chitarra e gli interventi di violino ed altri strumenti, è uno strumentale che ci rimanda ai lavori di Bert Jansch e di altri autori del folk britannico, con Jiggy Jig Jig che aggiungendo un banjo alla strumentazione e con basso e batteria più marcati, ha una dimensione più folk blues, forse leggermente irrisolta; Give It A Go è un sogno ad occhi aperti sul desiderio di diventare un surfer nella mezza età, più mossa e incalzante, anche se manca sempre quel quid che molti suoi brani avevano nel passato. Invece presente nella bellissima ballata acustica che risponde al nome di Australia, del tutto degna dei suoi migliori pezzi, non così per la cupa e scarna Wave Up To The Shore che chiude il disco.

Bruno Conti

Forse Non E’ Bravo Come Il Fratello, Ma La Classe Non E’ Acqua! Luka Bloom – Frugalistoultima modifica: 2016-06-08T00:27:59+02:00da bruno_conti
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