Rock Meneghino, Ma Made In California! Jaselli – Monster Moon

jaselli monster moon

Jaselli – Monster Moon – Universal Music 

Ogni tanto, dopo anni di onorata carriera ai margini della industria discografica, suonando (e cantando) sempre con passione e senza cedere ai compromessi dei talent show o alle lusinghe della lingua italiana, ma accumulando esperienza attraverso molti concerti dal vivo e qualche disco (un paio) pubblicati a livello indipendente, ti capita la botta di fortuna, di una major che “compra il pacchetto” così come è, senza precondizioni, e ti fornisce, ovviamente, le possibilità di una esposizione ben diversa da quella più “carbonara” precedente. In questo nuovo album ci sono cambiamenti evidenti rispetto ai dischi precedenti di Jack Jaselli, diciamo che dal rock elettroacustico alla Jack Johnson, Matt Costa o anche alla Ben Harper di I Need The Sea Because It Teaches Me https://www.youtube.com/watch?v=3K3olVVhiLo  e in precedenza a derive anche più funky, sporche e meticciate, si passa a questo nuovo album che unisce le varie anime, grazie alla produzione “californiana” del disco, che è stato registrato proprio a Los Angeles la scorsa estate negli studi Fonogenic di Rami Jaffee e Ran Pink (produttore di grido con i Wallflowers di Jacob Dylan, Dave Grohl, Band Of Horses, Pete Yorn).

Ovviamente il sound è diventato più rock, “lavorato”, vicino alle sonorità dei nomi citati, ma si sentono anche echi dei vecchi U2, del rock classico americano, grazie alla presenza di musicisti italiani innamorati di questo tipo di musica che suonano nel disco, Max Elli, chitarrista, arrangiatore e polistrumentista, Nik Taccori alla batteria, entrambi conosciuti da chi scrive grazie alla militanza anche nei Fargo, altra band milanese in cui opera l’amico Fabrizio Friggione, vecchio collaboratore di Jaselli, che aveva cantato a sua volta nei loro dischi (e di cui è in uscita un nuovo album http://discoclub.myblog.it/2016/06/20/fargo-nuovo-disco-invisible-violence-concerto-presentazione-al-rusty-garage-milano-il-23-giugno/?ref=HPn ). Diciamo che il disco ha un suono più “scuro”, tirato, decisamente rock, a tratti quasi da power trio (e infatti dal vivo appare ora al basso anche Chris Lavoro, sempre del giro Fargo), ma con agganci a quel rock americano mainstream che non ci si aspetterebbe da una band italiana. In effetti il fatto che si sia passati da un cantautore con gruppo al seguito ad una band, Jaselli, fatta e finita, è abbastanza palese: come dimostrano l’iniziale This City, una violenta botta di rock adrenalinico molto riffato, che potrebbe far pensare ai Foo Fighters, se non fosse per la voce potente ed espressiva di Jack, che rimanda anche al Bono degli U2 citati prima, I’m The Wolf più bluesata e con intrecci di chitarre acustiche ed elettriche, sempre pronta a scatenarsi in improvvise aperture rock, mentre Kintsukuroi è più atmosferica, raffinata, una bella ballata di “moderno” folk rock con una produzione molto complessa e ricca nei suoni e negli effetti (forse anche troppo, per i miei gusti), con un synth quasi alla PFM anni ’70.

The Road parte come un brano acustico e raccolto e poi accelera in un crescendo rock, con un lavoro ritmico eccellente di Taccori e delle chitarre di Elli, poi ribadito nella corale The End, il singolo dell’album, molto radiofonico grazie ad un refrain che rimane facilmente in testa, con Brightest Angel che rimanda al Jaselli cantautore più intimo e raccolto. Ma il rock tirato riprende il sopravvento nella chitarristica title track Monster Moon, per poi virare verso un brano quasi country-folk come la dolce One At A Time, dove una lap steel sognante quasi rimanda a Jeff Buckley; Hey Lorraine, con violino e organo aggiunti forse è di nuovo troppo “carica” di quel suono californiano attuale, un po’ di maniera, a tratti falsamente epico. My Baby è quasi una ninna nanna o una serenata elettrica e Good Goodnight una deliziosa traccia più intima con due chitarre acustiche ad incorniciare la bella voce di Jack Jaselli. Ebbene sì, sono italiani per caso, americani nel cuore e pure bravi.

Bruno Conti                                                                                                                                                                               

Un Buon “Debutto” Per Un Nuovo Duo! Shawn Colvin & Steve Earle – Colvin & Earle

shawn colvin & steve earle deluxe

Shawn Colvin & Steve Earle – Colvin & Earle – Fantasy/Universal CD

Nella sua ormai trentennale carriera Steve Earle ha sempre fatto quello che voleva senza perdere mai il bandolo, dal country-rock degli esordi, poi solo rock, reinventandosi folksinger dopo la parentesi in galera (lo splendido Train A-Comin’), cantante di protesta (The Revolution Starts Now), incidendo anche un disco di puro bluegrass (The Mountain, con la Del McCoury Band), un album tributo alla sua massima fonte d’ispirazione (Townes, dedicato a Van Zandt) ed anche blues (Terraplane), ma un CD di duetti non lo aveva mai fatto, neppure nel periodo in cui era sposato con la brava Allison Moorer. C’è voluta Shawn Colvin, cantautrice ed interprete raffinatissima, una che nella sua carriera ha sempre centellinato le uscite discografiche (solo nove album in 27 anni, con l’unico grande successo di A Few Small Repairs del 1996, che conteneva l’hit single Sunny Came Home, ed ancora “fresca di stampa” del bellissimo Uncovered dello scorso anno) per convincere Steve a riempire una delle poche caselle vuote del suo percorso di musicista: non so come sia nata questa collaborazione, ed ignoro se ci sia o meno del tenero tra i due (e visti i sette divorzi di Steve consiglierei a Shawn, che pure ha due matrimoni falliti alle spalle, di usare prudenza), ma dopo un attento ascolto devo dire che la strana coppia funziona, e Colvin & Earle è un disco piacevole e ben fatto (e ve lo dice uno che non impazzisce per gli album di duetti), una gradita divagazione alle rispettive carriere, un CD inciso probabilmente just for fun ma concepito in maniera assolutamente professionale. Dieci canzoni, delle quali sei sono originali scritti dai due leader (ma la mano di Steve è quella che si sente di più) e quattro sono cover scelte in maniera piuttosto eterogenea; la produzione è nelle mani di Buddy Miller, una garanzia dunque, il quale dona al disco un suono molto roots, in alcuni momenti quasi country, facendo risaltare il mood rilassato nel quale si sono svolte le sessions: oltre a Earle, Colvin e Miller, che si occupano delle chitarre, mandolini, bouzuki, ecc., abbiamo, sempre alle chitarre, Richard Bennett, già partner di Steve ma anche, fra gli altri, di Mark Knopfler e Neil Diamond, Fred Eltringham (ex Wallflowers) alla batteria e Chris Wood al basso.

Il sound del disco è elettroacustico, ed i brani sono tutti molto diretti e godibili, quasi una parentesi “leggera” nelle carriere dei due artisti, anche se i risultati più che buoni potrebbero far sperare in un seguito: il CD inizia con la gioiosa Come What May, dal ritmo saltellante, scritta a quattro mani ma direi tipicamente earliana, le due voci si trovano alla perfezione ed il brano è davvero gradevole, e ci riporta lo Steve country-rock degli esordi, solo un filo meno elettrico. Tell Moses è una canzone originale ma sembra un vecchio traditional, ed anche l’arrangiamento spoglio e rurale rimanda alle sonorità dei pionieri, se non fosse per la chitarrina di Miller che ogni tanto fa capolino: comunque i due sono sul pezzo, e sembra che non abbiano fatto altro che scrivere e cantare insieme negli anni precedenti. La prima cover del CD è Tobacco Road di John D. Loudermilk, una versione di grande forza ed impeto, con un mood country-blues ed una strumentazione molto asciutta e diretta, con Bennett e Miller che forniscono la parte rock arrotando le chitarre. Sapevo che Earle era un grande fan dei Rolling Stones, ma fra tutte le loro canzoni non avrei pensato un giorno di trovarmi davanti a Ruby Tuesday: Steve e Shawn attaccano subito la notissima melodia accompagnandosi solo con chitarra e contrabbasso, per poi essere raggiunti dal resto della band nel ritornello, una versione quindi molto simile all’originale (solo più roots), anche se si mantiene qualche gradino sotto a Jagger e soci.

The Way That We Do è una tenue e fluida ballata, nella quale i due per la prima volta si alternano alla voce solista invece di cantare all’unisono, uno di quegli slow che Steve infila sempre nei suoi dischi, mentre la breve Happy And Free è un brano countreggiante fresco e spedito, uno dei più immediati del lavoro. You Were On My Mind la conoscono tutti, è una popolarissima canzone scritta da Sylvia Fricker, la metà di Ian Tyson nel duo Ian & Sylvia (particolare curioso, il brano è stato scritto in una camera dell’Hotel Earle di New York, sarà per questo che Steve ha voluto farla?) ed incisa, oltre che dall’autrice col marito, da Barry McGuire, i We Five, Susanna Hoffs e, in Italia, dall’Equipe 84 (Io Ho In Mente Te): la rilettura qui presente è molto più folk-rock delle altre conosciute, anche se la melodia resta intatta ed i due cantano che è una meraviglia, una delle migliori del disco. La cadenzata You’re Right (I’m Wrong), dall’incedere leggermente minaccioso, è un’altra tipica Earle song, ed anche qui l’impasto strumentale elettroacustico è di prima qualità. Emmylou Harris non ha scritto moltissime canzoni nel corso della sua carriera, ma Raise The Dead è una di quelle (ed è pure bella), ed i nostri omaggiano la cantante dai capelli argento con una guizzante versione tutta da godere, con la voce di Steve un po’ nelle retrovie; il CD si chiude con You’re Still Gone, scritta a sei mani dai due con Julie Miller (brava cantautrice e moglie di Buddy), uno slow decisamente intenso e toccante, che dimostra che anche con solo due voci, magari nemmeno perfette, e pochi strumenti si possono regalare emozioni.

Poteva forse mancare la versione deluxe del disco? Assolutamente no, ed ecco quindi tre brani extra che partono con una versione a due voci del classico di Steve Someday (pubblicato anche dalla Colvin in passato su Cover Girl), toccante rilettura di una canzone sempre splendida, con solo la chitarra acustica all’inizio ed il resto del gruppo che entra piano piano; That Don’t Worry Me Now è invece un vecchio pezzo di Shawn, un brano delicato e folkie, puro esempio di songwriting di classe, mentre la parte deluxe è chiusa da una riproposizione di Baby’s In Black dei Beatles (d’altronde abbiamo avuto gli Stones), che ricalca molto l’originale, con Earle che fa Lennon e la Colvin nella parte di McCartney, e la steel a dare un tocco country.

Un bel dischetto, per certi versi anche sorprendente: la coppia Earle-Colvin funziona, e prossimamente non mi dispiacerebbe vederli alla prova con un album dal vivo.

Marco Verdi

Fargo Nuovo Disco, Invisible Violence E Concerto Di Presentazione Al Rusty Garage Di Milano Il 23 Giugno

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Fargo – Invisible Violence – Greywolf Records

Terzo album per i Fargo, band milanese ormai sempre più solidamente incentrata sul duo Massimo Monti, paroliere, produttore esecutivo, eminenza grigia (vedasi etichetta) e appassionato di musica e Fabrizio Fargo Friggione, autore delle musiche, chitarrista, produttore artistico e in questo nuovo album Invisible Violence impegnato anche a tutti gli altri strumenti , ovvero chitarre acustiche, tastiere, basso, programming, lasciando solo il ruolo del batterista al “socio” storico Nick Taccori, con la presenza di Paolo Legramandi al basso in una traccia, Poison. Sono otto nuovi brani che nelle parole di Massimo Monti (e del loro ufficio Stampa) che cito alla lettera: «Invisible Violence ovvero trovarsi fuori e dentro lo specchio al medesimo tempo, cercare di vedere oltre e trovarsi a guardare la propria faccia. Le violenze che sono fuori di noi sono spesso solo riflessi di quelle che ci portiamo dentro, il plurale è d’obbligo perché esistono molteplici tipi di violenza quelle più pericolose sono quelle invisibili…  La nostra assuefazione alle ingiustizie, la nostra indifferenza al crescere delle disuguaglianze, il nostro acquiescere davanti alle altrui sofferenze nel nome del ‘così fan tutti’ di fatto equivalgono all’esercizio di violenza diretta e manifesta. Se vogliamo sfuggire alla trappola delle omissioni sempre in agguato dobbiamo imparare a convivere con le nostre contraddizioni, le nostre paure, i nostri difetti, le nostre angosce…accettare noi stessi per poter accettare gli altri. Cerchiamo di essere noi stessi solo così potremo essere anche gli altri. Siamo unici nella nostra specificità come tessere di un puzzle ma troviamo un senso solo nel contesto di un quadro complessivo e condiviso.».

fargo invisble violence

Nel libretto del CD che comprende anche i testi, che vi potrete gustare nella loro complessità, Massimo cita anche alcune delle fonti di ispirazione: Slavoj Zizek (che ammetto di non conoscere) filosofo e psicanalista sloveno che nel suo libro Violence tratta temi poi ripresi nella title-track Invisibile Violence, musicalmente un pezzo rock nel classico stile dei Fargo, che miscela influenze di rock americano classico, con melodie ariose, la voce profonda e risonante di Fabrizio e chitarre elettriche spiegate e ricorrenti. Chi legge questo Blog sa che i Fargo nei due dischi precedenti (uno uscito all’inizio con il precedente moniker di Psychic Twins e di cui potete leggere in questo post, dove all’interno trovate anche i link per leggere dei precedenti album http://discoclub.myblog.it/2015/03/24/fargo-eccoli-nuovo-concerto-special-edition-small-world-black-and-white/) hanno sempre proposto le loro influenze orgogliosamente: nel primo album con la copertina di Born To Run tra le mani a evocare il loro sentire springsteeniano (soprattutto di Massimo, amante anche del rock americano), ma con richiami ai Beatles, a Tom Petty e ad altre icone del rock internazionale, con qualche propensione di Fabrizio anche per la musica anni ’80 e ’90, per un certo blue-eyed soul e per un pop raffinato e al limite radiofonico. Tutte cose che si ritrovano anche in questo nuovo disco: sempre per le citazioni colte Massimo si ispira anche all’opera di Oliver Sacks per The Colour Blue, il brano che apre l’album, altro chiaro esempio dello stile musicale della band (o di Fabrizio, visto che suona quasi tutto lui, anche la programmazione della batteria, che lui sa io non amo particolarmente, ma è sviluppata comunque su scansioni rock e quindi accettabile anche ai rockers più accaniti), con stratificazioni di strumenti dove sono però sempre le chitarre e la voce a guidare il mood rock del pezzo e che dal vivo con suono full band dovrebbe fare un figurone https://www.youtube.com/watch?v=9w8UajnIw2s .

Noir Desir prende lo spunto sia dalla band francese di Bertrand Cantat quanto dal romanzo di Marguerite Yourcenar L’OUvre au noir (complimenti per le letture di Massimo), sviluppato a livello musicale in una sorta di blues elettroacustico, scuro e malinconico, con un synth inquietante, per quanto con le solite aperture melodiche e qualche accelerazione improvvisa.. It’s Just A Matter Of Time, con la presenza di Chiara Vergati alle armonie vocali, è stato completato, come la gran parte dei brani, nella trasferta californiana di Fabrizio ai Pacific Palisades di L.A., soprattutto a livello vocale, ed è uno dei pezzi rock più solari e, appunto, californiani, con un qualche afflato persino radiofonico nel suo DNA, grazie alle chitarre risonanti e agli intrecci vocali. Rimangono i brani dedicati a figure femminili, vogliano definirle in modo improprio “canzoni d’amore”? Poison, il pezzo più rock e tirato, basato su un riff ricorrente della chitarra che poi si prende i suoi spazi anche a livello solista, e qui si sente che che c’è un bassista vero e la batteria, molto più presente, non mi pare abbia ritmi costruiti in studio https://www.youtube.com/watch?v=PKL9Vm2OVGs. Anche Whitest Cloud ha il groove classico della musica targata Fargo, incalzante nel suo divenire, con la voce leggermente filtrata, carica di eco e compressa per darle un effetto più straniante, un inciso di chitarra quasi spagnoleggiante, ma poi in fondo “è solo R&R”! E nelle atmosfere un po’ anni ’80 di Bloody Heaven che poi si stemperano in un avvolgente pezzo rock di stampo classico, con belle aperture melodiche sottolineate dalla chitarra solista. Rimane Don’t Blame It On Me, costruito inizialmente su un giro di acustica su cui poi si inseriscono gli altri strumenti, le voci a strati di Fabrizio e della Vergati e arrangiamenti abbastanza complessi ancora di stampo pop, magari un po’ meno amati da chi scrive.

Comunque se volete giudicare di persona (e magari comprarvi pure il CD che sarà venduto per l’occasione, un po’ di “marketting”, lo ammetto) potete recarvi giovedì 23 giugno al Rusty Garage di Via Savona 127 B a Milano (apertura porte 18.30, ma il concerto dovrebbe iniziare un’oretta dopo e non ci sono partite dei Campionati Europei in serata). L’ingresso è gratuito e nello showcase di presentazione i Fargo si presenteranno nella nuova formazione da concerto: Michele Castellana al basso, già con la band nei predenti dischi in studio e i nuovi Antonio Marinelli alla chitarra e Alessandro Sironi alla batteria. Direi che è tutto.

Bruno Conti

Supplemento Della Domenica: E Anche Macca Dimostra Di Avere Il Braccino Corto! Paul McCartney – Pure McCartney

paul mccartney pure mccartney cover

Paul McCartney – Pure McCartney – Hear Music 2CD – 4CD Box Set – 4LP

Ed ecco che anche Paul McCartney, una delle figure cardine della musica mondiale, in concomitanza con uno dei suoi ormai tanti tour, esce con una nuova e sontuosa retrospettiva sulla carriera, anche se in un periodo strano per questo tipo di operazioni (a meno che in Gran Bretagna non abbiano anticipato il Natale a Giugno senza dirlo a nessuno).

*NDB L’estate, per il mercato discografico (come pure per i film) nel Regno Unito e negli USA, è uno dei periodi migliori dell’anno a livello di vendite, non è come in Italia, dove tutto cessa!

*NDB 2. Il video qui sopra è anche un tributo a Henry MCullough, il chitarrista nord-irlandese autore dell’assolo nel brano, anche lui scomparso in questi giorni, il 14 giugno. Prossimamente recensione della ristampa in CD del suo album del 1984 Hell Of A Record

Non è la prima volta che l’ex Beatles dà alle stampe un greatest hits, era già successo negli anni ’70 con Wings Greatest, poi nel 1987 con il doppio All The Best! e nel 2001 con l’intrigante doppio CD Wingspan, ma stavolta Macca ha fatto le cose in grande, almeno a livello di numero di canzoni selezionate. Pure McCartney (con una bellissima copertina raffigurante un barbuto Paul in chiaroscuro, direi primi anni settanta) è una collezione di canzoni scelte dal nostro in persona, con la scusa di avere qualcosa di piacevole da ascoltare in macchina o in casa come sottofondo (parole sue), che esce in grande tiratura in versione doppio CD con 39 pezzi, ed in edizione limitata di quattro dischetti (e 67 canzoni), in un pratico ed elegante boxettino fatto a libro (per i maniaci del vinile, esiste anche una costosa edizione in quadruplo LP con 41 canzoni ed una tracklist simile a quella del doppio CD).

Chiaramente, è sulla versione in quattro CD che vorrei spendere due parole, innanzitutto per constatare (e così riprendo il titolo del post) che non c’è nulla di inedito fra i brani selezionati, ed anche i brani usciti solo su 45 giri si trovano comodamente su precedenti antologie del musicista, con l’unica eccezione della discreta Hope For The Future, un singolo dello scorso anno uscito solo come download e quindi inedito su CD: devo dire che la cosa non mi sorprende più di tanto, in quanto ultimamente le antologie, anche quando multiple, servono più che altro ad introdurre un personaggio alle nuove leve piuttosto che a deliziare i fans di lungo corso, e di inediti non se ne trovano quasi mai (basti pensare a Grrrr! dei Rolling Stones o a Forever Man di Eric Clapton, tanto per citarne due recenti); detto ciò, non penso che il buon Macca avrebbe fatto un grosso sforzo a buttare dentro almeno una canzone nuova, o magari un paio di inediti dal vivo presi magari dal repertorio dei Fab Four. A parte questa considerazione, devo dire che il box è interessante per diversi motivi: oltre alla già citata presenza di Hope For The Future, è la prima antologia del nostro che comprende materiale uscito dopo il 1987 (e comunque i brani soprattutto degli ultimi quattro-cinque album, pur gradevoli, non passeranno alla storia, anche se Only Mama Knows e See The Changes sono due gran belle canzoni), ma Paul ha fatto scelte anche meno scontate, dato che oltre ai classici, che ci sono più o meno tutti, ha infilato diversi brani minori (i cosiddetti deep cuts) ma non per questo meno piacevoli, dato che stiamo pur sempre parlando di uno dei più grandi musicisti pop-rock di tutti i tempi. Per esempio, alzi la mano chi si ricorda di Warm And Beautiful, Big Barn Bed, Arrow Through Me, Bip Bop, Girlfriend, il medley Good Times Coming/Feel The Sun, Don’t Let It Bring You Down; e poi aver mescolato le date di pubblicazione, e non aver rispettato l’ordine cronologico, ha dato più vivacità al tutto.

Quindi niente magagne? Sì, e anche abbastanza grandi: a parte la già citata assenza di inediti, mancano anche alcuni singoli rari o mai pubblicati su CD (penso a Give Ireland Back To The Irish, Spies Like Us, Tropic Island Hum o le b-sides Sally G e Girls’ School), la bellissima Once Upon A Long Ago, presente solo su All The Best! e che poteva prendere il posto dell’insulso singolo per bambini We All Stand Together ma, soprattutto, l’assenza completa di canzoni da ben due album interi, cosa incomprensibile data l’intenzione originaria di prendere almeno un pezzo per disco. Ma se la cosa si può capire per quanto riguarda Driving Rain, che oltre a non essere un grande album probabilmente a Paul ricorda troppo il periodo con la seconda moglie Heather Mills (matrimonio finito malissimo), risulta imperdonabile la totale assenza di canzoni da Flowers In The Dirt, uno dei migliori album in assoluto di Paul, con almeno una mezza dozzina di pezzi che avrebbero meritato di entrare. Ma se si pensa che proprio la versione ampliata di quell’album del 1989 sarà la prossima uscita, quest’autunno, degli archivi di Paul, allora il tutto assume i contorni di un’operazione di (basso) marketing, da censurare a mio parere, dato che chi comprerà questa antologia fra qualche anno non sarà a conoscenza della cosa e sarà privato dell’ascolto di canzoni bellissime come My Brave Face, We Got Married, Figure Of Eight, Put It There e This One.

Questa comunque la tracklist completa prima del doppio e poi del box quadruplo, a voi la scelta:

paul mccartney pure mccartney 2 cd

CD 1

  • 1. Maybe I’m Amazed (McCartney)
  • 2. Heart of the Country (Ram)
  • 3. Jet (Band on the Run)
  • 4. Warm and Beautiful (Wings at the Speed of Sound)
  • 5. Listen to What The Man Said (Venus and Mars)
  • 6. Dear Boy (Ram)
  • 7. Silly Love Songs (Wings at the Speed of Sound)
  • 8. The Song We Were Singing (Flaming Pie)
  • 9. Uncle Albert/Admiral Halsey (Ram)
  • 10. Another Day (non-album single)
  • 11. Sing The Changes (The Fireman – Electric Arguments)
  • 12. Jenny Wren (Chaos and Creation in the Back Yard)
  • 13. Save Us (New)
  • 14. Mrs Vandebilt (Band on the Run)
  • 15. Mull of Kintyre (non album single)
  • 16. Let ‘Em In (Wings at the Speed of Sound)
  • 17. Let Me Roll It (Band on the Run)
  • 18. Nineteen Hundred and Eighty Five (Band on the Run)
  • 19. Ebony and Ivory (Tug of War)

CD2 (20 tracks)

  • 20. Band on the Run (Band on the Run)
  • 21. Arrow Through Me (Back To The Egg)
  • 22. My Love (Red Rose Speedway)
  • 23. Live and Let Die (non-album single)
  • 24. Too Much Rain (Chaos and Creation in the Back Yard)
  • 25. Goodnight Tonight (non-album single)
  • 26. Say Say Say (2015 remix) (Pipes of Peace)
  • 27. My Valentine (Kisses on the Bottom)
  • 28. The World Tonight (Flaming Pie)
  • 29. Pipes of Peace (Pipes of Peace)
  • 40. Dance Tonight (Memory Almost Full)
  • 31. Here Today (Tug of War)
  • 32. Wanderlust (Tug of War)
  • 33. Great Day (Flaming Pie)
  • 34. Coming Up (McCartney II)
  • 35. No More Lonely Nights (Give My Regards to Broad Street)
  • 36. Only Mama Knows (Memory Almost Full)
  • 37. With A Little Luck (London Town)
  • 38. Hope For The Future (non-album single)
  • 39. Junk (McCartney

paul mccartney pure mccartney

 

CD 1

1 Maybe I’m Amazed (Remastered 2011)
by Paul McCartney

2 Heart Of The Country (Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

3 Jet (Remastered 2010)
by Paul McCartney And Wings

4 Warm And Beautiful (Remastered 2014)
by Wings

5 Listen To What The Man Said (Remastered 2014)
by Wings

6 Dear Boy (Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

7 Silly Love Songs (Remastered 2014)
by Wings

8 The Song We Were Singing (Remastered 2016)
by Paul McCartney

9 Uncle Albert / Admiral Halsey (Medley / Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

10 Early Days
by Paul McCartney

11 Big Barn Bed (Remastered 2016)
by Paul McCartney And Wings

12 Another Day (Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

13 Flaming Pie (Remastered 2016)
by Paul McCartney

14 Jenny Wren
by Paul McCartney

15 Too Many People (Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

16 Let Me Roll It (Remastered 2010)
by Paul McCartney And Wings

17 New
by Paul McCartney

CD2

18 Live And Let Die (Remastered 2016)
by Paul McCartney And Wings

19 English Tea
by Paul McCartney

20 Mull Of Kintyre (Remastered 2016)
by Wings

21 Save Us
by Paul McCartney

22 My Love (Remastered 2016)
by Wings

23 Bip Bop (Remastered 2016)
by Wings

24 Let ‘Em In (Remastered 2014)
by Wings

25 Nineteen Hundred And Eighty Five (Remastered 2010)
by Paul McCartney And Wings

26 Calico Skies (Remastered 2016)
by Paul McCartney

27 Hi, Hi, Hi (Remastered 2016)
by Wings

28 Waterfalls (Remastered 2011)
by Paul McCartney

29 Band On The Run (Remastered 2010)
by Paul McCartney And Wings

30 Appreciate
by Paul McCartney

31 Sing The Changes
by The Fireman

32 Arrow Through Me (Remastered 2016)
by Wings

33 Every Night (Remastered 2011)
by Paul McCartney

34 Junior’s Farm (Remastered 2014)
by Wings

35 Mrs Vandebilt (Remastered 2010)
by Paul McCartney And Wings

CD 3

36 Say Say Say (Radio Edit / 2015 Remix)
by Michael Jackson and Paul McCartney

37 My Valentine
by Paul McCartney

38 Pipes Of Peace (Remastered 2015)
by Paul McCartney

39 The World Tonight (Remastered 2016)
by Paul McCartney

40 Souvenir (Remastered 2016)
by Paul McCartney

41 Dance Tonight
by Paul McCartney

42 Ebony And Ivory (Remixed 2015)
by Paul McCartney

43 Fine Line
by Paul McCartney

44 Here Today (Remixed 2015)
by Paul McCartney

45 Press (Remastered 2016)
by Paul McCartney

46 Wanderlust (Remixed 2015)
by Paul McCartney

47 Winedark Open Sea (Remastered 2016)
by Paul McCartney

48 Beautiful Night (Remastered 2016)
by Paul McCartney

49 Girlfriend (Remastered 2016)
by Wings

50 Queenie Eye
by Paul McCartney

51 We All Stand Together (Remastered 2016)
by Paul McCartney

CD 4

52 Coming Up (Remastered 2011)
by Paul McCartney

53 Too Much Rain
by Paul McCartney

54 Good Times Coming / Feel The Sun (Medley / Remastered 2016)
by Paul McCartney

55 Goodnight Tonight (Remastered 2016)
by Wings

56 Baby’s Request (Remastered 2016)
by Wings

57 With A Little Luck (DJ Edit / Remastered 2016)
by Wings

58 Little Willow (Remastered 2016)
by Paul McCartney

59 Only Mama Knows
by Paul McCartney

60 Don’t Let It Bring You Down (Remastered 2016)
by Wings

61 The Back Seat Of My Car (Remastered 2012)
by Linda McCartney and Paul McCartney

62 No More Lonely Nights (7″ Single Version / Remastered 2016)
by Paul McCartney

63 Great Day (Remastered 2016)
by Paul McCartney

64 Venus And Mars / Rock Show (Medley / Remastered 2016)
by Wings

65 Temporary Secretary (Remastered 2011)
by Paul McCartney

66 Hope For The Future
by Paul McCartney

67 Junk (Remastered 2011)
by Paul McCartney

 

Una Bella Opportunità Per Chi Ancora Non Lo Conoscesse! Don Williams – In Ireland: The Gentle Giant In Concert

don williams in ireland don williams in ireland dvd

Don Williams – In Ireland: The Gentle Giant In Concert – Country House Records CD o DVD

Don Williams, musicista texano soprannominato The Gentle Giant per il suo stile pacato, in contrasto con l’aspetto fisico imponente (e quindi nulla a che vedere con il noto gruppo prog britannico), è oggi considerato quasi un outsider, ma c’è stato un lungo periodo in cui era uno degli artisti più popolari in ambito country. Negli anni settanta e parte degli ottanta Williams ha inanellato una serie impressionante di successi, diversi singoli entrati nella Top Ten country (e quasi una ventina di essi al numero uno), e lo stesso vale per gli album, specie nella decade 1973-1983. Col tempo la sua stella si è affievolita, ma lui non ha mai smesso di incidere né ha cambiato stile: un country gentile e garbato, brani dalla struttura classica e sempre molto piacevoli, suonati in maniera diretta e valorizzati dalla bellissima voce del nostro, un baritono dai toni caldi e morbidi che è sempre stata la ciliegina sulla torta. Canzoni semplici ma importanti dal punto di vista della scrittura, alcune diventati degli evergreen nel panorama country americano: You’re My Best Friend, ‘Til The Rivers All Run Dry, I Recall A Gypsy Woman, It Must Be Love, I Believe In You, Love Me Over Again sono solo alcuni dei titoli di una carriera ricca di soddisfazioni per un artista di cui oggi si parla molto poco.

In Ireland: The Gentle Giant In Concert è la testimonianza (uscita separatamente anche in DVD) dei concerti tenuti da Williams a Dublino e Belfast nel 2014, a seguito di Reflections, suo ultimo album di studio: un CD molto piacevole della durata di un’ora circa nella quale Don rivisita alcune delle pagine migliori del suo repertorio, accompagnato da un’ottima band di cinque elementi, nella quale spiccano la chitarra solista misurata e mai invadente di Billy Sanford e l’eccellente Chris Nole al piano. Diciannove canzoni, con molti dei classici di Williams, qualche sorpresa e ben sei pezzi scritti dal noto songwriter Bob McDill (uno le cui canzoni sono state incise da gente come Ray CharlesWaylon JenningsJoe CockerJerry Jeff Walker ed Alan Jackson), il tutto davanti ad un pubblico caldo e che conosce a memoria molti dei brani proposti. Canzoni come la fluida e scintillante Good Ole Boys Like Me, che apre benissimo il disco con le sue sonorità da classica country ballad anni settanta (e grande uso di pianoforte), subito seguita da Some Broken Hearts Never Mend, uno dei maggiori successi del nostro, andatura western, bella melodia, gran voce e classe pura. Qualcuno potrebbe trovare lo stile di Williams un po’ soporifero (come nella soft ballad She Never Knew Me), ma Don riesce ad equilibrare bene la scelta delle canzoni ed il risultato finale è indubbiamente piacevole.  

I momenti migliori sono, a mio parere, la mossa Younger Days, dallo squisito motivo solare (la vedrei bene in un disco di Jimmy Buffett), la saltellante Elise, nella quale il nostro fa uscire il Texas che è in lui, l’intensa How Did You Do It, la bellissima If Hollywood Don’t Need You, che potrebbe provenire da un album di Willie Nelson, il quasi cajun Imagine That e la romantica (ed applauditissima) ‘Til The Rivers All Run Dry. Poi ci sono grandi canzoni più note in versioni altrui, come Tulsa Time, meno rock’n’roll e più country di come la faceva Eric Clapton, e Amanda, un intenso slow che è stato anche un noto successo di Waylon JenningsIl concerto termina in crescendo con una bella serie di classici, dalla splendida You’re My Best Friend, che il pubblico irlandese conosce a menadito, a Lord I Hope This Day Is Good, pura western music (e che classe), per finire con l’irresistibile I Recall A Gypsy Woman, dove Don ricalca le orme del miglior Jennings, e con la vibrante e ritmata Louisiana Saturday Night (di Tom T. Hall), altro singalong perfetto per uscire di scena tra gli applausi.                                                         

Applausi, bisogna dirlo, meritatissimi.

Marco Verdi

Blues Cantato In Spagnolo? Niente Male Comunque La Tipa! Evelyn Rubio Con La Orquesta De Blues De Calvin Owens – Hombres

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Evelyn Rubio Con La Orquesta De Blues De Calvin Owens – Hombres -EvelynRubio.Com

Ammetto che la cantante di blues che canta in spagnolo mi mancava (ma anche una controparte maschile se è per questo). Di solito le dodici battute non si adattano molto a lingue che non siano l’inglese, gli stessi Los Lobos, che brani in spagnolo ne hanno incisi non pochi, quando suonano il blues lo fanno con testi in lingua inglese. Ma lo spagnolo è una lingua che ha un bacino enorme presso le popolazioni latine, anche quelle che vivono negli Stati Uniti, e quindi il caso di cantanti di lingua madre spagnola che hanno avuto successo presso il popolo del rock è molto ampio, oltre ai citati Los Lobos, i Santana, ma anche cantanti come Carlos Vives, Susana Baca o Lila Downs vengono subito alla mente. Evelyn Rubio, come la Downs, è messicana, ma vive da parecchi anni a Houston, Texas, dove la cantante (e sassofonista) suonava e cantava con la Calvin Owens Orchestra (ma ora ha cambiato band), e aveva già registrato con loro un disco che si chiamava La Mujer Que Canta Blues nel 2007, quindi non è una novellina.

Il nuovo disco, registrato proprio a Houston, la vede di nuovo in azione con la Calvin Owens Orchstra, un combo in pista da molti anni, e che come molti nuclei storici mantiene il nome del fondatore anche se questi è scomparso da parecchi anni (pensate alla Duke Ellington Orchestra o a quella di Glenn Miller, entrambe ancora in azione, i cui titolari non ci sono più da decenni): però il fondatore ha lasciato un imprinting profondo sulla sua orchestra, non per nulla era stato per lunghi anni il band leader e trombettista del gruppo di B.B. King, e lo stile è proprio rimasto a grandi linee quello, un blues sincopato, ricco di fiati, molto vicino a quello che per anni ha caratterizzato il grande B.B. La Rubio, bisogna dirlo, ha una ottima voce https://www.youtube.com/watch?v=3e9PF3uvANE (come dimostra in questa cover di Great Gig In The Sky dei Pink Floyd) , e una volta passato lo sconcerto di sentire il blues cantato in spagnolo (ma se proprio non ce la fate, esiste una versione in lingua inglese del CD https://www.youtube.com/watch?v=G-iAfWIkw4I ), il disco si ascolta con grande piacere, e scorre pimpante, grazie al suo suono pieno e corposo, come evidenzia subito l’iniziale Hombres, dove si gusta anche il lavoro della solista di Mark May, uno dei vari chitarristi che si alternano nell’album e che si ispirano molto al suono del maestro Riley Blues Boy, ma pure organo e naturalmente, fiati, sono sempre presenti alla bisogna, con un assolo di tromba di Owens?! Non mi era chiaro come fosse possibile la presenza di Calvin Owens, come trombettista, arrangiatore e compositore delle musiche, essendo il nostro scomparso nel 2008, ma poi ho letto che questo album è stato completato nel 2014, aggiungendo nuove registrazioni a quelle già esistenti e il risultato ha avuto notevole successo sia di critica che di pubblico, entrando anche nelle classifiche di Latin Pop.

La Rubio che scrive i testi delle canzoni, è a suo agio anche nei classici lenti jazzati del disco, come la calda (o dovrei dire caliente?) Fue Asi dove rilascia un bel solo di sax alto, ma pure nella santaneggiante Tienes Que Seguir, dove la chitarra solista è di Kenny Cordray.  Comunque il suono è quasi sempre orientato verso quel blues fiatistico alla King, come nella vivace Si Me Quieres Para Ti, questa volta tocca alla pungente chitarra di Marty Townsend dividere gli spazi solisti con il sax della Rubio, Ogni tanto si scade nell’easy listening come nello strumentale leggerino Libre, che è più dalle parti di Kenny G o Grover Washington, ma poi ci si riabilita nello slow blues, di nuovo con Cordray, Te Voy Amar, anche se la lingua spagnola fa virare il brano verso un suono crossover meno valido per le mie orecchie, troppo sopra le righe, mentre Mi saxofon, come da titolo, è un funky blues latineggiante che si allontana dal suono di B.B e Nadie Come Tu è un brano da “crooner” (non saprei come chiamare la controparte femminile). Tu Decision, di nuovo con la tromba di Calvin Owens riesumata dall’aldilà, è più grintosa e a tratti R&B, mentre la fisarmonica, anzi l’acordion, di Jabo, presentato come il “Texas Prince Of Zydeco” (ma non lo avevo mai sentito nominare), è protagonista nella bilingue Con El Gringo, un chiaro esempio di fusione di  tex-mex di frontiera con blues. Tan Facil Es, posta in conclusione, e con l’aggiunta degli archi, è una di quelle ballate melodrammatiche che tanto piacevano a B.B. King e conclude su una nota positiva l’album.

Bruno Conti

Anche Solo In Quattro Si Davano Da Fare Alla Grande! Fairport Convention – Live In Finland 1971

fairport convention live in finland 1971

Fairport Convention – Live In Finland 1971 – Real Gone Music CD

I Fairport Convention, il gruppo folk-rock inglese per antonomasia (ancora attivo oggi, ed in maniera più che dignitosa), ha una delle discografie più ampie della nostra musica, sia in studio che dal vivo, con non infrequenti ristampe di concerti già editi sotto altri titoli. Però c’è una breve fase della loro carriera che non è molto nota, ed è quasi considerata di transizione: mi riferisco all’anno 1971 allorquando, in seguito all’uscita dalla band da parte di Richard Thompson dopo l’album Full House (uscita che seguì altre due defezioni “pesanti” come quelle di Sandy Denny ed Ashley Hutchings all’indomani del capolavoro Liege And Lief), i nostri rimasero in un’inedita formazione a quattro, composta da Simon Nicol alla chitarra e dulcimer, Dave Swarbrick a violino e viola, Dave Pegg al basso e Dave Mattacks alla batteria. In questa configurazione i Fairport pubblicarono due dischi in un anno (il 1971 appunto), il sottovalutato e poco noto Angel Delight ed il più conosciuto Babbacombe Lee.

Poi anche Nicol lascerà (momentaneamente) il gruppo per raggiungere Hutchings nella Albion Band, e sarà sostituito da Jerry Donahue e Trevor Lucas (entrambi ex Fotheringay) per gli ottimi Rosie e Nine, mossa che preluderà al gran rientro di Sandy Denny (nel frattempo divenuta moglie di Lucas) per Rising For The Moon, operazione che però non darà i frutti sperati e si rivelerà dunque estemporanea, ponendo fine alla seconda fase del gruppo e lasciandolo ad un passo dallo scioglimento.

Ma torniamo ai Fairport in formato quartetto, in quanto esce in questi giorni questo interessante Live In Finland 1971 per la Real Gone (quindi un live ufficiale, non uno dei soliti bootleg travestiti da broadcast radiofonici, anche se la copertina un po’ approssimativa e l’assenza dei classici caratteri con cui è abitualmente scritto il moniker del gruppo lo farebbero pensare), che colma finalmente una lacuna presentandoci la band in uno dei suoi momenti più “oscuri”. Sette canzoni per 35 minuti di musica (da questo punto di vista si poteva forse fare di più), il tour è quello di Angel Delight ed il periodo in cui i nostri transitarono nel paese delle renne è il mese di Agosto: tre brani sono tratti dall’album in questione (un disco da rivalutare a mio parere), mentre uno viene da Full House, uno da Liege And Lief, uno da un lato B di un singolo ed uno è un traditional inedito in studio. Il CD è inciso ottimamente, ed anche il livello della performance è decisamente alto: un concerto molto rock ed elettrico, ma con il violino di Swarbrick grande protagonista e spesso strumento solista (Dave era una delle massime autorità mondiali dello strumento, parlo al passato in quanto come sapete è da pochi giorni passato a miglior vita dopo anni di malattia http://discoclub.myblog.it/2016/06/03/volta-morto-davvero-purtroppo-75-anni-oggi-ci-ha-lasciato-anche-dave-swarbrick/ ), le voci sono in palla (cantano tutti) ed i brani vengono dilatati fino ad assumere talvolta i contorni di una jam session, con i nostri che ci danno dentro come dei matti, come se avessero uno stimolo in più nel non far rimpiangere l’assenza di un gigante come Thompson.

Apre il CD Bridge Over The River Ash, uno strumentale per violino solista, e quindi con Swarb grande protagonista e gli altri tre che sembrano quasi accordare gli strumenti, praticamente una breve introduzione per scaldare il pubblico; con The Journeyman’s Grace si inizia a fare sul serio: il pezzo, unico originale del disco (è scritto da Swarbrick e Thompson) è un perfetto showcase per le evoluzioni di Dave al violino e Simon alla chitarra, i quali, dopo un paio di strofe cantate a due voci, iniziano a darci dentro di brutto, ben seguiti dalla sezione ritmica di Pegg e Mattacks. Già da questo brano si intuisce che la leadership del gruppo, dopo la partenza di Thompson, comincia ad essere saldamente nelle mani di Swarbrick, cosa che sarà poi palese in Rosie. Mason’s Apron non appare su nessun disco dei Fairport, ed è una giga velocissima e trascinante, mi chiedo come facesse Dave a suonare con tale rapidità, è evidente all’ascolto la fatica che fanno gli altri tre a stargli dietro (ma alla fine ce la fanno): il suono è buono, anche se non eccelso, ma si può comunque ritenere più che soddisfacente. A metà canzone, Nicol dà il cambio a Dave concedendogli un po’ di riposo e facendo parlare la sua chitarra, ma poco dopo Swarb riprende in mano il pezzo per il gran finale e stende tutti. Sir Patrick Spens è, insieme a Sloth, Walk Awhile e Dirty Linen (praticamente tutti quindi) uno dei brani di punta di Full House: bella versione corale, con la melodia tipicamente tradizionale che viene fuori alla grande (anche con qualche stonatura qua e là) ed ottimo finale strumentale che vede come protagonista, indovinate…il violino! Matty Groves è un classico nelle esibizioni del gruppo, e viene suonato ancora oggi: con Nicol come voce solista, i quattro ci fanno sentire di che pasta erano fatti quando si trattava di lasciare andare gli strumenti; dopo aver proposto le strofe una dietro l’altra, i nostri si producono in una lunga fantastica jam elettrica durante la quale violino e chitarra letteralmente si urlano dietro, ma anche basso e batteria non perdono un colpo, sono in quattro ma sembrano in dieci.

La poco conosciuta Sir B. McKenzie’s Daughter’s Lament (versione accorciata di uno dei titoli più lunghi della storia, Sir B. McKenzie’s Daughter’s Lament For The 77th Mounted Lancers Retreat From The Straits Of Loch Knombe, In The Year Of Our Lord 1727, On The Occasion Of The Announcement Of Her Marriage To The Laird Of Kinleakie, praticamente un post a parte) è una gradevole giga strumentale, molto più folk oriented delle precedenti, ma con il ritmo sempre altissimo ed una tensione elettrica mai sopita. Il CD si chiude con Sir William Gower, un pezzo chitarristico e decisamente fluido, molto più rock che folk, con un grande Mattacks che picchia sui tamburi con la foga di un John Bonham o Keith Moon e Swarbrick per una volta nelle retrovie. Forse non il migliore live della carriera dei Fairport Convention, ma comunque un documento prezioso che finalmente fa luce su un periodo meno noto del combo britannico, ancor più apprezzato perché ci permette di ascoltare una volta di più quel geniale folletto del violino che era Dave Swarbrick.

Marco Verdi

Un Armonicista Molto Indaffarato, Con Alcuni Amici. Mark Hummel & Golden State Lone Star Blues Revue

mark hummel golden state lone star revue

Mark Hummel – Golden State Lone Star Blues Revue – Electro-fi Records

Il disco, per essere onesti, non è attribuito a Mark Hummel ma alla Golden State Lone Star Blues Revue, comunque visto che il fattore trainante del disco è proprio l’armonicista e cantante di New Haven nel Connecticut (come tutti gli altri i musicisti presenti nell’album, da lungo residente nella soleggiata California o comunque nella West Coast in generale, di cui sono rappresentanti della scena blues locale) in molti elenchi risulta a suo nome. Il disco è stato registrato nell’aprile del 2015 ai Greaseland Studios di San Jose, con la produzione di Chris “Kid” Andersen, e nella formazione, al fianco di Hummel, troviamo i due chitarristi Anson Funderburgh e Little Charlie Baty, entrambi con un recente passato di leaders di ottime formazioni blues, e la sezione ritmica di R.W. Grigsby e Wes Starr, insieme dai tempi in cui suonavano negli album di Sam Myers/Anson & The Rockets, ma tutti i vari musicisti, in diverse combinazioni, nel corso degli anni hanno suonato insieme, però mai globalmente nello stesso disco, con l’eccezione di cui tra un attimo. Tra gli ospiti aggiunti l’eccellente Jim Pugh (Robert Cray, Etta James, Tracy Nelson e Chris Isaak) alle tastiere, più una piccola sezioni fiati di due elementi, Eric Spaulding e Jack Sanford, quando serve. Per essere ancora più onesti, il precedente disco di Hummel The Hustle Is Really On, uscito nel 2014 sempre per la Electro-fi http://discoclub.myblog.it/2014/05/26/hummel-sai-cosa-ti-aspetta-mark-hummel-the-hustle-is-really-on/ , come vi dicevo un attimo fa, vedeva in azione già la stessa formazione, anche se era, in quel caso, solo per la metà dell’album, comunque attribuito al solo Mark.

Quindi se non è una novità sentire i cinque suonare insieme è comunque sempre un piacere: la “chimica” tra i musicisti è evidente fin dall’iniziale Texas blues Midnight Hour del grande Clarence “Gatemouth” Brown, con le due chitarre soliste a dividersi gli spazi con Hummel, il pianino di Pugh e la sincopata sezione fiati, Here’s My Picture è un vecchio brano di Billy Boy Arnold dai tratti latineggianti che permette all’armonica di Hummel di mettersi in evidenza, mentre Prove It To You è un originale swingante di Hummel con il classico ritmo da “train time”, organo vintage e chitarrine pimpanti, e la seguente Cool To Be Your Fool è una slow blues ballad pianistica tra Randy Newman e una sorta di “after hours” di classe. Check Yourself di Lowell Fulson, benché sempre con un suono raffinato e demodé è comunque più sanguigna, con Stop This World di Mose Allison che sfiora il cool jazz del suo autore, per poi rituffarci nel blues con uno shuffle di Jimmy McCracklin come Take A Chance, dove la chitarra di Funderburgh e l’organo di Pugh hanno il giusto spazio per esprimersi, sempre con i fiati sullo sfondo. Lucky Kewpie Dog è un divertente “blues da spiaggia” a trazione chitarristica di nuovo a firma Hummel, molto piacevole e coinvolgente, seguito da Pepper Man un tradizionale arrangiato da Mark, che si pone all’intersezione tra Chicago e Texas blues, e ancora da un altro shuffle come Walking Mr. Lee, appunto di Lee Allen, brano strumentale dove Mark Hummel si prende i suoi giusti spazi all’armonica https://www.youtube.com/watch?v=WR3pjmwGVeo.

Detroit Blues è una composizione del bassista R.W. Grigsby, piacevole ma abbastanza “innocua”, come altri brani di questo CD, a tratti privo di quel nerbo che ci aspetterebbe da siffatti musicisti. Che invece si distinguono nella poderosa Georgia Slop, altro brano di McCracklin, dove il ritmo tra R&B e R&R è vorticoso, con sezione ritmica e fiati che swingano di brutto, mentre i solisti si danno un gran da fare, e pure nella successiva Dim Lights, un pezzo di JB Hutto, tutti i musicisti ci danno dentro di nuovo alla grande, con una nota di merito per la slide di Charlie Baty, finalmente “letale”, per poi concludere, giustamente, lo dice pure il titolo, con End Of The World, il pezzo più lungo della raccolta, un blues lento ad alta densità emotiva, dove piano, armonica e chitarre, oltre alla voce di Hummel, contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa di grande fascino e dalla qualità che avremmo gradito anche in altri momenti di questo comunque soddisfacente Golden State Lone Star Blues Revue.

Bruno Conti

E’ Sempre Stato Difficile “Fermare” Van Morrison, Ma In Questa Nuova Versione Espansa Ancora di Più, Si Ferma Il Tempo Per Uno Dei Live Più Belli Di Sempre: It’s Too Late To Stop Now II, III, IV & DVD

van morrison it's too late 3cd+dvd

Van Morrison – It’s Too Late To Stop Now II, III, IV & DV – 3 CD + DVD Sony Legacy

Chi legge abitualmente questo Blog o mi segue anche sul Buscadero sa che Van Morrison è sempre stato uno dei miei musicisti prediletti in assoluto (nella Top 10 delle preferenze, in passato anche tra i primi cinque, per esempio all’epoca della versione originale di questo splendido It’s Too Late To Stop Now, il doppio vinile che uscì per la Warner Bros nel lontano 1974). Un disco dal vivo incredibile, registrato tra il maggio ed il luglio 1973 in tre diverse locations (e anche questo doppio è stato ristampato in CD rimasterizzato), Troubadour di Los Angeles, Santa Monica Civic Auditorium, sempre in California e al Rainbow di Londra, con una selezione di 18 brani tratti dai tre concerti. Giustamente quel disco viene considerato uno dei dischi dal vivo più belli di tutti i tempi, insieme al Fillmore degli Allman Brothers, Waiting For Columbus dei Little Feat, Rock Of Ages Last Waltz della Band, Johnny Cash At Folsom Prison, James Brown Live At The Apollo, Lou Reed Rock’n’Roll Animal, gli Who Live At Leeds, Rolling Stones Get Yer Ya-ya’s Out, qualche titolo a scelta di Jimi Hendrix, In The West, Monterey Winterland, CSN & Y Four Way Street o il recente 1974, Bob Dylan & The Band Before The Flood, Woodstock, qualche bootleg di Springsteen del tour 1978 e qualche altro titolo, tipo Bob Seger, Grateful Dead Live/Dead Europe ’72, Led Zeppelin How The West Was Won più che The Song Remains The Same, Sam Cooke Live At The Harlem Square Club, Elvis Presley il Comeback Special del 1968, gli MC5 Kick Out the Jams, BB King Live At The Regal, Aretha Franklin At Fillmore West, e potremmo andare avanti per delle ore ma mi fermo. Comunque questo di Van Morrison è degno di rientrare a pieno merito in questa lista, soprattutto ora in questa versione riveduta e corretta, che contiene anche il filmato originale del concerto del Rainbow di Londra che ai tempi fu visibile solo al cinema o alla televisione (persino sulla Rai), ma mai in VHS o DVD. E comunque in rete si trovano altri concerti splendidi dell’epoca, tipo questo che vedete sotto, tratto dallo stesso tour 1973-74.

Accompagnato dalla Caledonia Soul Orchestra, ovvero una delle migliori formazioni con cui Morrison abbia mai suonato, e li citiamo tutti, perché meritano: John Platania, chitarra, David Hayes, basso, Jeff Labes, piano e organo, Dahaud Shaar (David Shaw), batteria, più la sezione fiati, con Jack Schroer ai sassofoni e Bill Atwood alla tromba, e gli archi affidati a Nathan Rubin, Tom Halpin, Tim Kovatch, Nancy Williams Teressa Adams. Prodotto da Van Morrison Ted Templeman. Nella nuova edizione ci sono 45, dicasi quarantacinque brani inediti, alcuni in più versioni, non apparsi nel doppio vinile originale e nelle ristampe successive, distribuiti sui 3 CD, ciascuno con un concerto. E andiamo a vedere i contenuti dei compact, con i singoli brani:

CD1: Recorded live at The Troubadour, Los Angeles, May 23, 1973

1. Come Running è una partenza sparata con una sincopata e breve versione di uno dei brani più belli capolavoro Moondance, e si capisce subito che sarà una grande serata, Van Morrison è in forma vocale strepitosa e la band gira subito a mille. 2. These Dreams of You sempre dallo stesso album è un’altra scarica di adrenalinico celtic soul, con i fiati in fibrillazione 3. The Way Young Lovers Do viene da un altro capolavoro di Morrison, quel Astral Weeks che rientra, come Moondance, tra i più bei dischi di ogni tempo, versione jazzata, con gli archi che si unsicono ai fiati e al piano per creare una atmosfera sonora ancora più raffinata , e allora il grande Van usava ancora ringraziare il pubblico 4. Snow in San Anselmo viene da Hard Nose The Highway, l’album che uscirà poco dopo nell’agosto 1973, inferiore ai precedenti, si fa per dire perché siamo comunque a livelli stratosferici, ma con alcune punte di eccellenza, tra cui questo brano , bellissimo ed in una versione da brividi, con continui cambi di tempo, accelerazioni improvvise e poi quiete assoluta, mentre la voce di Morrison regala brividi di piacere 5. I Just Want to Make Love to You, brano firmato da Willie Dixon, è il primo omaggio dell’irlandese a quella musica nera tanto amata, in questo caso sia il blues, nella versione di Muddy Waters, sia il soul in quella di Etta James, con Van the Man che incita il pubblico a cantare e poi stende tutti con la sua voce incredibile (come sapete da anni sostengo che Morrison da bambino abbia ingoiato un microfono, perché pare impossibile che abbia una voce così potente) prima di lasciare il proscenio a John Platania, autore di un assolo di chitarra splendido e e persino presentato dal suo boss. 6. Bring It on Home to Me Questa è una delle canzoni più belle di tutti i tempi, scritta e cantata da Sam Cooke, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi, amatissimo dal nostro che gli rende giustizia con una versione felpata ed emozionante 7. Purple Heather è un brano “minore”, sempre tratto da Hard Nose The Highway, una ballata lenta ed avvolgente che molti ucciderebbero per poterla scrivere 8. Hey, Good Lookin’ il brano di Hank Williams è l’omaggio del nostro amico alla musica country, altro genere molto amato, in una versione pimpante e “soulizzata” , 9. Bein’ Green un brano scritto da Joe Raposo, viene sempre dall’album di quell’anno, un’altra intensa ballata alla Van Morrison, con Platania di nuovo in evidenza 

10. Brown Eyed Girl  è uno dei brani più amati (e più coinvolgenti) da sempre della sua discografia, e qui appare in una delle versioni più belle che abbia mai sentito, con David  Hayes strepitoso al basso (ma lo è in tutti i concerti, forse il più bravo bassista che abbia mai suonato con Van Morrison), anche lui ringraziato nel corso del brano 11. Listen to the Lion è uno dei momenti top di questo concerto, il pezzo tratto da Saint Dominic’s Preview è uno dei brani in cui il rosso irlandese lascia andare la voce in piena libertà in un crescendo inarrestabile, una delle canzoni che preferisco in assoluto, tra tante meravigliose 12. Hard Nose the Highway ma c’è un brano brutto, la title-track del disco del 1973 non lo è di sicuro, con il fluido piano di Jeff Labes a sottolineare il tutto 13. Moondance è solo Moondance, che altro si può dire di questa canzone che non sia stato detto? Forse versione classica? 14. Cyprus Avenue Un’altra perla tratta da Astral Weeks, in una versione “magica” , con i crescendo e i momenti di quiete che sono unici nei brani di Van Morrison.15. Caravan E per concludere la serata del 23 maggio una versione di questo pezzo che definire esuberante è fare un torto all’aggettivo, con il gruppo che macina musica in modo splendido e viene presentato con tutti i crismi, come si conviene ad un gruppo di musicisti formidabile, per un altro dei brani “perfetti” della sua discografia, in una versione da manuale del soul.

CD2: Recorded live at the Santa Monica Civic, California, June 29, 1973

Un mese e mezzo dopo il nostro è di nuovo in California per un altro concerto memorabile: 1. I’ve Been Working  Questa serata si apre con un brano preso da His Band And The Street Choirsolita versione sincopata, con l’organo di Labes in evidenza 2. There There Child è uno dei rari brani scritti da Morrison in coppia con John Platania, per anni rimasta inedita è stata pubblicata su The Philosopher’s Stone nel 1998, bella canzone  3. No Way è un pezzo jazzato scritto da Jeff Labes che fino ad oggi non avevo mai senitito, non indispensabile 4. Since I Fell for You Anche questo brano che porta la firma di Buddy Johnson appartiene al repertorio più jazz dell’irlandese, forse ripreso dal repertorio di Charles Brown, grande classe e grinta 5. Wild Night E qui torniamo ai super classici, era il brano che apriva Tupelo Honey, il disco del 1971, il pubblico lo riconosce subito e Van li premia con una versione travolgente 6. I Paid the Price Anche questa, scritta dall’accoppiata Morrison/Platania non la ricordavo, splendida ballata in crescendo vocale del canone morrisoniano con le sue tipiche scansioni sonore, una bella (ri)scoperta 7. Domino era anche questa su His Band And The Street Choir, uno dei due dischi di Van Morrison del 1970, erano proprio altri tempi, due album lo stesso anno e uno più bello dell’altro, versione gagliarda, che poi sfocia in una breve ma intensa

8. Gloria, stranamente posta a metà concerto, ma sempre irresistibile grazie al suo riff inconfondile e ad un ritornello tra i più cantabili della storia del rock 9. Buona Sera se aggiungiamo Signorina, in Italia la conosciamo per la versone di Fred Buscaglione, ma il primo ad inciderla fu Louis Prima nel 1950 e Van Morrison l’ha sempre amata moltissimo ed eseguita spesso dal vivo in versioni vorticose, come quella che appare in questo concerto 10. Moonshine Whiskey di nuovo da Tupelo Honey, è un’altra di quelle canzoni splendide che viaggiano su continui cambi di tempo e inserti vocali da brivido, anche in questa versione dal vivo 11. Ain’t Nothing You Can Do viene dal repertorio di Bobby “Blue” Bland, uno dei musicisti più amati in assoluto da Van, ed è un altro inno alla soul music più genuina, con Hayes che pompa sul suo basso come un disperato, fiati in overdrive, chitarra slide tagliente di Platania e il gruppo tutto che tira come un treno 12. Take Your Hand Out of My Pocket è un blues classico di Sonny Boy Williamson, altro mito per Van The Man, qui in una versione con di nuovo Platania in evidenza e anche l’armonica del nostro13. Sweet Thing è un altro dei capolavori assoluti di Astral Weeks che mancava ancora all’appello, altra versione splendida, con Platania che ribadisce la sua classe assoluta di chitarrista raffinatissimo, seguita da 14. Into the Mystic, altro brano memorabile tratto da Moondance, canzone tra le più belle mai scritte dal nostro George Ivan, mistica e “mitica” la versione, come pure quella di 15. I Believe to My Soul, il brano di Ray Charles “The Genius” che è la quintessenza della soul music e conclude in modo splendido il secondo CD, che forse è una anticchia inferiore al primo, ma sono quisquilie (anche se forse a completare il pantheon dei “numi tutelari” di Morrison manca qualcosa di John Lee Hooker Jimmy Witherspoon, che verranno omaggiati anni dopo in A Night In San Francisco).

CD3: Recorded live at The Rainbow, London, July 23 & 24, 1973

Alla fine di luglio di quell’anno splendido Mr. Van Morrison approda al Rainbow di Londra per due serate consecutive, preservate per i posteri sia in versione audio che in video. Inevitabilmente nei concerti londinesi i brani si ripetono rispetto ai concerti californiani, ma in versioni spesso diverse e comunque memorabili. Solo tre brani, Everyone, Wild Children e Here Comes The Night non appaiono nei due CD precedenti

1. Listen to the Lion Più breve, ma ancora più calda ed intensa della versione “americana” 2. I Paid the Price Anche questa versione londinese è magnifica, tra l’altro il sound sembra ancora più brillante in questo terzo CD, più definito e con una presenza sonora incredibile, e il gruppo suona sempre in modo impeccabile. Con la sequenza jazzy di 3. Bein’ Green e 4. Since I Fell for You di grande impatto sonoro. Bellissima anche 5. Into the Mystic mentre 6. Everyone un altro dei brani tratti da Moondance non lo ricordavo così bello, una sorta di minuetto soul, dolce ed intrigante, seguita da una versione più breve di 7. I Believe to My Soul, sempre con i fiati e gli archi che elevano la loro preghiera con veemenza, fino all’esplosione della tromba di Bill Atwood 8. Sweet Thing il pubblico la riconosce subito e la versione rilasciata da  Morrison è sempre splendida, con Platania ancora una volta sugli scudi, tutti brani che non ti stancheresti mai di ascoltare 9. I Just Want to Make Love to You è il Blues con la B magnifica, mentre10. Wild Children è un altro dei brani “nuovi” tratti da Hard Nose The Highway che uscirà da lì a poco, un’altra canzone che in questa versione Live acquista una nuova vita  11. Here Comes the Night è l’altro grande brano tratto dal repertorio dei Them, anche questa illustra il lato ludico e di puro divertimento della musica di “Van The Man” , altro riff memorabile e gioia pura, stesso discorso per una più succinta e rapida 12. Buona Sera, con 13. Domino che completa il trittico della music for fun, prima di lanciarsi a rotta di collo nel gran finale, prima 14. Caravan, sempre in versione lunghissima e di grande fascino con gli equilibrismi vocali del musicista irlandese che lascia il pubblico con il fiato sospeso, chiamando al proscenio i suoi splendidi solisti, prima di stenderlo definitivamente con una 15. Cyprus Avenue tra sacro e profano che quando accelera i ritmi già frenetici della serata e reitera il suo canto poderoso è di nuovo pura magia sonora, le ultime parole del concerto sono “It’s Too Late To Stop Now” e mai furono più vere. E non ho esagerato, come potete rilevare anche dalla visione del DVD allegato a questo cofanetto, altra goduria superba!

DVD: Recorded live at The Rainbow, London, July 24, 1973

1. Here Comes the Night 2. I Just Want to Make Love to You 3. Brown Eyed Girl 4. Moonshine Whiskey 5. Moondance 6. Help Me 7. Domino 8. Caravan 9. Cyprus Avenue

Forse dopo questo album termina uno dei periodi di creatività artistica più straordinari della storia della musica rock (anche se la carriera di Van Morrison avrà altri momenti di grande ispirazione non raggiungerà più questi vertici), ma tra il 1968 e il 1973 si è ritagliato uno spazio nell’Olimpo dei grandi e questo cofanetto, assolutamente imperdibile, ne è il giusto coronamento. Il classico disco da cinque stellette: ristampa Live dell’anno!

Bruno Conti

Novità Di Giugno, Seconda Decade. Allen Toussaint, Radiohead, Case/Lang/Veirs, Kris Kristofferson, Jake Bugg, Mumford And Sons, Bruce Hornsby & The Noisemakers, Sarah Jarosz, Red Hot Chili Peppers, Margaret Glaspy, Augustines

allen toussaint american tunes

Ecco la lista dei titoli più importanti ed interessanti in uscita nella seconda decade di giugno, quasi tutti il giorno 17, con un paio di recuperi di uscite del 10 giugno che erano sfuggite e vi segnalo che il nuovo Neil Young Earth, doppio dal vivo con i Promise Of The Real, che ha una data di uscita ballerina: prima doveva uscire al 17 giugno, poi posticipato al 24, adesso pare confermato che anche l’uscita europea sarà lo stesso giorno e quindi ne parliamo poi nella prossima lista.

Iniziamo con quello che sarà probabilmente l’ultimo album di Allen Toussaint (che come sapete è scomparso il 10 novembre del 2015, mentre era in tour in Europa): questo nuovo American Tunes, uscito per la Nonesuch negli States e nel Regno Unito lo scorso 10 e in pubblicazione in Italia il 17 giugno, è stato registrato in due diverse sessions, una di solo piano nello studio privato di Toussaint in quel di new Orleans nel 2013, l’altra a ottobre 2015 a Los Angeles nello studio di Joe Henry, che produce il disco, con la sezione ritmica di Jay Bellerose David Piltch e la partecipazione di vari ospiti: Bill Frisell, Charles Lloyd, Greg Leisz, Rhiannon Giddens e Van Dyke Parks. I pezzi in solitaria vengono dal repertorio di Professor Longhair, quelli con il gruppo da autori diversi, Duke Ellington, Fats Waller, Paul Simon, lo stesso Toussaint e altri.

Ecco i brani:

1. Delores’ Boyfriend
2. Viper’s Drag
3. Confessin’ (That I Love You)
4. Mardi Gras In New Orleans
5. Lotus Blossom
6. Waltz For Debby
7. Big Chief
8. Rocks In My Bed
9. Danza, Op. 33
10. Hey Little Girl
11. Rosetta
12. Come Sunday
13. Southern Nights
14. American Tune

Inutile dire che si tratta di uno splendido disco e di un commiato adeguato di uno dei grandi, non solo della musica di New Orleans ma della musica americana in generale https://www.youtube.com/watch?v=u6Mv0X-1qLA .

radiohead a moon shaped pool

La versione per il download è già disponibile da alcune settimane (8 maggio), ma il disco fisico del nuovo Radiohead A Moon Shaped Pool, sarà distribuito dalla XL Recordings in CD o doppio vinile il prossimo 17 giugno. Si tratta del disco che, per certi versi, segnala il ritorno del gruppo di Thom Yorke ad una forma canzone più fruibile e meno sperimentale pur mantenendo un certo spirito innovativo tipico della band inglese.

Ecco i titoli degli 11 pezzi contenuti nell’album:

1. Burn The Witch
2. Daydreaming
3. Decks Dark
4. Desert Island Disk
5. Ful Stop
6. Glass Eyes
7. Identikit
8. The Numbers
9. Present Tense
10. Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief
11. True Love Waits

case lang veirs

Annunciato da parecchi mesi, il prossimo venerdì esce il disco di Case/Lang/Veirs, in rigoroso ordine alfabetico le tre cantautrici Neko Case, Kd Lang Laura Veirs, con la produzione del marito di quest’ultima, Tucker Martine, pubblicano per la Anti il loro primo album collaborativo, e non si tratta di un disco dove ognuna si ritaglia il proprio spazio nelle varie canzoni, ma, mantenendo ciascuna le proprie caratteristiche e peculiarità, l’album è proprio un disco d’assieme. Quindi armonie a go-go, tre voci che spesso si intersecano, brani più raffinati ed altri di impostazione più pop, ma nell’insieme, da quanto ascoltato finora e dalle primi critiche molto positive, parrebbe un esperimento riuscito.

Questi sono i titoli delle canzoni:

 1. Atomic Number https://www.youtube.com/watch?v=1rq-AHTFxOU
2. Honey and Smoke
3. Song for Judee
4. Blue Fires
5. Delirium
6. Greens of June
7. Behind the Armory
8. Best Kept Secret
9. 1000 Miles Away
10. Supermoon
11. I Want To Be Here
12. Down
13. Why Do We Fight
14. Georgia Stars

jake bugg on my one

Non sono stato mai un grande fan del giovane cantautore inglese Jake Bugg (a 23 anni già al terzo album), presentato di volta in volta come l’erede di Bob Dylan o degli Stones e degli Who, ma quantomeno i primi due dischi, dei quali l’ultimo prodotto da Rick Rubin avevano motivi di interesse a livello musicale. Ora con questo On My One, in uscita per la Virgin/Universal sempre il 17 giugno, il nostro amico decide di prodursi da solo, a parte tre brani prodotti da Jacknife Lee. E i risultati non mi sembrano particolarmente eccitanti, tra derive danzerecce, fiati e archi sintetici, inserti rap, si trovano anche brani dove vive ancora lo spirito dylaniano o tracce country-rock, ma per un disco presentato come un album di blues a mio parere non ci siamo. Dei due singoli, di cui potete vedere ed ascoltare i video, il primo mi sembra una tavanata galattica e Love, Hope And Misery, che vedete qui sotto, per quanto migliore non mi sembra questo capolavoro.

La title-track, anche in versione acustica, mi pare decisamente migliore https://www.youtube.com/watch?v=WZ0U8WNkA2k, speriamo decida di percorrere questa strada in futuro. 

mumford and sons johannesburg

Altro gruppo britannico che dopo la svolta “rockista” e commerciale dell’ultimo Wilder pensavo si fossero persi per strada sono i Mumford And Sons. Dopo le chitarre elettriche e le tastiere a manetta dell’ultimo album ora, in modo ondivago, tentano un’altra strada in questo Johannesburg EP, che è una collaborazione con il musicista africano Baba Maal e con la band sudafricane The Very Best Beatenberg. 

Solo cinque pezzi:

 1. There Will Be Time feat. Baaba Maal
2. Wona feat. Baaba Maal, Beatenberg and The Very Best
3. Fool You’ve Landed feat. Beatenberg and The Very Best
4. Ngamila feat. Baaba Maal and The Very Best
5. Si Tu Veux feat. Baaba Maal and The Very Best

che mi sembrano migliori di quelli contenuti nell’ultimo album, anche se la presenza, come co-produttore, di quello che viene presentato come “The Very Best’s Swedish electronic music maestro”, Johan Hugo, non depone del tutto a loro favore. Comunque è in uscita sempre il 17 su etichetta Island/Universal, e se non altro costa poco. Sentiremo.

kris kristofferson complete columbia & monument collection kris kristofferson the carr creek sessions

Due nuove uscite, quasi in contemporanea, per Kris Kristofferson. La prima, uscita lo scorso 10 giugno per la Sony Legacy The Complete Monument And Columbia Album Collection. è relativa ad un fantastico cofanetto di 16 CD, qui sotto effigiato

kris kristofferson complete columbia & monument collection box

E con questo contenuto, ricco anche di materiale inedito:

[CD1: Kristofferson]
1. Blame It On the Stones
2. To Beat the Devil
3. Me and Bobby McGee
4. Best of All Possible Worlds
5. Help Me Make It Through the Night
6. The Law Is for Protection of the People
7. Casey’s Last Ride
8. Just the Other Side of Nowhere
9. Darby’s Castle
10. For the Good Times
11. Duvalier’s Dream
12. Sunday Mornin’ Comin’ Down

[CD2: The Silver Tongued Devil and I]
1. The Silver Tongued Devil and I
2. Jody and the Kid
3. Billy Dee
4. Good Christian Soldier
5. Breakdown (A Long Way from Home)
6. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again)
7. The Taker
8. When I Loved Her
9. The Pilgrim, Chapter 33
10. Epitaph (Black and Blue)

[CD3: Border Lord]
1. Josie
2. Burden of Freedom
3. Stagger Mountain Tragedy
4. Border Lord
5. Somebody Nobody Knows
6. Little Girl Lost
7. Smokey Put the Sweat On Me
8. When She’s Wrong
9. Gettin’ By, High and Strange
10. Kiss the World Goodbye

[CD4: Jesus Was a Capricorn]
1. Jesus Was a Capricorn (Owed to John Prine)
2. Nobody Wins
3. It Sure Was (Love) – Kris Kristofferson with Rita Coolidge
4. Enough for You
5. Help Me – Kris Kristofferson with Larry Gatlin
6. Jesse Younger
7. Give It Time to Be Tender – Kris Kristofferson with Rita Coolidge
8. Out of Mind, Out of Sight
9. Sugar Man
10. Why Me

[CD5: Spooky Lady’s Sideshow]
1. Same Old Song
2. Broken Freedom Song
3. Shandy (The Perfect Disguise)
4. Star-Spangled Bummer (Whores Die Hard)
5. The Lights of Magdala
6. I May Smoke Too Much
7. One for the Money
8. Late Again (Gettin’ Over You)
9. Stairway to the Bottom
10. Rescue Mission
11. Smile at Me Again
12. Rock and Roll Time

[CD6: Breakaway]
1. Lover Please – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
2. We Must Have Been Out of Our Minds – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
3. Dakota (The Dancing Bear) – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
4. What’cha Gonna Do – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
5. The Things I Might Have Been – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
6. Slow Down – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
7. Rain – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
8. Sweet Susannah – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
9. I’ve Got to Have You – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
10. I’d Rather Be Sorry – Kris Kristofferson & Rita Coolidge
11. Crippled Crow – Kris Kristofferson & Rita Coolidge

[CD7: Who’s to Bless and Who’s to Blame]
1. The Year 2000 Minus 25
2. If It’s All the Same to You
3. Easy, Come On
4. Stallion
5. Rocket to Stardom
6. Stranger
7. Who’s to Bless and Who’s to Blame
8. Don’t Cuss the Fiddle
9. Silver (The Hunger)

[CD8: Surreal Thing]
1. You Show Me Yours (And I’ll Show You Mine)
2. Killing Time
3. The Prisoner
4. Eddie the Eunuch
5. It’s Never Gonna Be the Same Again
6. I Got a Life of My Own
7. The Stranger I Love
8. The Golden Idol
9. Bad Love Story
10. If You Don’t Like Hank Williams

[CD9: Easter Island]
1. Risky Bizness
2. How Do You Feel (About Foolin’ Around)
3. Forever In Your Love
4. The Sabre and the Rose
5. Spooky Lady’s Revenge
6. Easter Island
7. The Bigger the Fool (The Harder the Fall)
8. Lay Me Down (And Love the World Away)
9. The Fighter
10. Living Legend

[CD10: Shake Hands with the Devil]
1. Shake Hands With the Devil
2. Prove It to You One More Time Again
3. Whiskey, Whiskey
4. Lucky In Love
5. Seadream
6. Killer Barracuda
7. Come Sundown
8. Michoacan
9. Once More with Feeling
10. Fallen Angel

[CD11: To the Bone]
1. Magdalene
2. Star-Crossed
3. Blessing In Disguise
4. The Devil to Pay
5. Daddy’s Song
6. Snakebit
7. Nobody Loves Anybody Anymore
8. Maybe You Heard
9. The Last Time
10. I’ll Take Any Chance I Can with You

[CD12]
1. If You Don’t Like Hank Williams
2. The Law Is for Protection of the People
3. Band Introduction
4. The Pilgrim, Chapter 33
5. Duvalier’s Dream
6. Help Me Make It Through the Night
7. Shake Hands With the Devil
8. To Beat the Devil
9. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again)
10. Sunday Mornin’ Comin’ Down
11. Me & Bobby McGee

[CD13]
1. Duvalier’s Dream
2. When I Loved Her
3. Jesus Was a Capricorn (Owed to John Prine)
4. Same Old Song
5. Band Introductions
6. Smile at Me Again
7. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again)
8. Casey’s Last Ride
9. Billy Dee
10. The Law Is for the Protection of the People
11. Sunday Mornin’ Comin’ Down
12. Help Me Make It Through the Night

[CD14: Live at the Philharmonic]
1. Late John Garfield Blues
2. Jesus Was a Capricorn
3. Nobody Wins
4. Jesse Younger
5. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again)
6. Late Again (Gettin’ Over You)
7. Out of Mind, Out of Sight
8. Sugar Man
9. Billy Dee
10. The Law Is for the Protection of the People
11. For the Good Times
12. Sunday Mornin’ Comin’ Down
13. Okie from Muskogee
14. Border Lord
15. Ain’t It Funny How Time Slips Away – Willie Nelson
16. Night Life – Willie Nelson
17. Me and Paul – Willie Nelson
18. Mountain Dew – Willie Nelson
19. The Pilgrim, Chapter 33
20. Rainbow Road
21. It Sure Was (Love) – Kris Kristofferson with Rita Coolidge
22. Help Me – Kris Kristofferson with Larry Gatlin
23. Me and Bobby McGee – Kris Kristofferson with Rita Coolidge
24. Whiskey, Whiskey – Kris Kristofferson with Rita Coolidge

[CD15]
1. Golden Idol
2. Killing Time
3. Hello In There – Kris Kristofferson With Joan Baez
4. The Junkie and the Juicehead, Minus Me
5. Shadows of Her Mind
6. The Lady’s Not for Sale
7. From the Bottle to the Bottom
8. The Bandits of Beverly Hills
9. Here Comes That Rainbow Again
10. The Bigger the Fool, The Harder the Fall – Kris Kristofferson & Brenda Lee
11. Help Me Make It Through the Night – Kris Kristofferson & Brenda Lee
12. Born to Love Me – Kris Kristofferson & Brenda Lee
13. Put It Off Until Tomorrow – Dolly Parton & Kris Kristofferson
14. Ping Pong – Dolly Parton & Kris Kristofferson
15. Casey’s Last Ride – Kris Kristofferson with Willie Nelson
16. To Make a Long Story Short, She’s Gone – Willie Nelson & Kris Kristofferson
17. How Do You Feel About Foolin’ Around – Kris Kristofferson with Willie Nelson
18. Eye of the Storm – Kris Kristofferson with Willie Nelson
19. Crossing the Border
20. Down to Her Socks
21. Under the Gun
22. The Final Attraction
23. I’ll Be Your Baby Tonight

[CD16]
1. Gypsy Rose and I Don’t Give a Curse
2. I Believe That I Believe
3. Born to Die Alone
4. The Hurricane and the Helicopter
5. Bread for the Body (And Food for the Soul)
6. I Can Be Had
7. The Table, The Glass, The Wine
8. A Stitch in the Hand
9. File It Under Sick and Wrong
10. Where She Stops Nobody Knows
11. Lonesome Way of Dying
12. Good for Nothing Blues
13. Fallen Woman
14. No One’s Gonna Miss Me
15. Hitting Close to Home

Il 17 giugno per l’etichetta personale di Kris Krisofferson, KK, è in uscita anche un nuovo The Cedar Creek Sessions, doppio CD registrato in presa diretta il  23, 24 e 25 giugno, 2014 ai Cedar Creek Recording Studios di Austin, Texas, con una ottima band composta da Shawn Camp chitarra, Kevin Smith basso,  Michael Ramos tastiere, Mike Meadows batteria, e con la partecipazione di Sheryl Crow che duetta con Kris in The Loving Gift, un vecchio brano famoso nella versione di Johnny Cash June Carter, ma mai incisa in precedenza dal suo autore. Il resto del contenuto riguarda alcune delle migliori composizioni di Kristofferson scelte personalmente dall’autore. Ecco la tracklist completa:

[CD1]
1. Duvalier’s Dream
2. The Loving Gift (with special guest Sheryl Crow)
3. The Sabre and the Rose
4. The Law is for the Protection of the People
5. It No Longer Matters What I Do
6. Stagger Mountain Tragedy
7. The Wife You Save
8. Lay Me Down and Love the World Away
9. The Bigger the Fool (The Harder the Fall)
10. Sunday Mornin’ Comin’ Down
11. Spooky Lady’s Revenge
12. Forever In Your Love
13. Winter

[CD2]
1. Darby’s Castle
2. Me and Bobby McGee
3. Broken Freedom Song
4. Casey’s Last Ride
5. Billy Dee
6. Easter Island
7. For the Good Times
8. Help Me Make It Through the Night
9. Jody and the Kid
10. Loving Her Was Easier (Than Anything I’ll Ever Do Again)
11. Risky Business
12. To Beat the Devil

bruce hornsby & the noisemakers rehab reunion

Dopo la collaborazione dello scorso anno nel tour Fare Thee Well dei Grateful Dead e al recente tributo Day Of The Dead, nuovo album anche per Bruce Hornsby, questa volta impegnato non al piano ma al dulcimer, e accompagnato dai Noisemakers, per questo Rehab Reunion: sono con lui J.T. Thomas (organo), J.V. Collier (basso), Sonny Emory (washboard, cajon, batteria), Gibb Droll (chitarre) e Ross Holmes (violino e mandolino), oltre agli ospiti Justin Vernon, alias Bob Iver Mavis Staples. Il disco dovrebbe uscire per la 429 Records negli States il 17 giugno, mentre in Italia, come Caroline/Universal sarà disponibile dal 15 luglio in Italia.

1. Over the Rise (with Justin Vernon)
2. Soon Enough
3. M.I.A. in M.I.A.M.I.
4. Tipping
5. Rehab Reunion
6. Hey Kafka
7. Tropical Cashmere Sweater
8. T.S.A. Man
9. Valley Road
10. Celestial Road (with Mavis Staples)

Si può ascoltare integralmente in streaming a questo link

http://www.npr.org/2016/06/03/480611453/first-listen-bruce-hornsby-and-the-noisemakers-rehab-reunion

Sembra uno dei suoi migliori lavori in assoluto.

sarah jarosz undercurrent

Sempre per il gruppo Universal, ma su etichetta Sugar Hill, il 17 giugno negli USA e Regno Unito e la settimana dopo in Italia, esce il quarto CD in studio per Sarah Jarosz, la cantante e virtuosa di mandolino e banjo di origine texana, ancora una volta pubblica un ottimo album, Undercurrent, che mischia musica da cantautrice, folk e bluegrass progressivo. Il tutto all’età di soli 25 anni compiuti da poco, con il suo esordio Song Up In Her Head, pubblicato nel 2009 quando aveva solo 18 anni.

Se vi piacciono Gillian Welch, Alison Krauss e i Nickel Creek.

margaret galspy emotions and math

https://www.youtube.com/watch?v=B94FCLbWtCU

Ogni tanto mi piace segnalarvi qualche nome nuovo in questa rubrica delle novità. Margaret Glaspy è una nuova cantautrice, originaria della Califonia, già autrice di un paio di EP, ma all’esordio con album completo, questo Emotions And Math, che verrà pubblicato dalla ATO records, sempre il fatidico 17 giugno. Una vocalist interessante che mescola indie rock angolare e chitarristico e influenze folk alla Joni Mitchell, come si arguisce dai due differenti video che potete vedere (e ascoltare) sopra e sotto, oppure anche su Spotify potete trovare alcuni brani da ascoltare, puree dai vecchi EP.

red hot chili peppers the getaway

Solo una segnalazione. Per i pochi che non lo sanno, sempre il 17 esce su warner anche il nuovo album dei Red Hot Chili Peppers, in versione CD o doppio LP, niente versioni Deluxe, queste le canzoni dell’album:

 1. The Getaway
2. Dark Necessities
3. We Turn Red
4. The Longest Wave
5. Goodbye Angels
6. Sick Love
7. Go Robot
8. Feasting On The Flowers
9. Detroit
10. This Ticonderoga
11. Encore
12. The Hunter
13. Dreams Of A Samurai

augustines this is your life

Questo CD, che è già uscito la settimana scorsa, in teoria ve lo segnalo per starne alla larga. Si tratta del nuovo disco degli Augustines This Is Your Life: esce come Pias America negli Stati Uniti il 24 giugno, ma in Europa ed Italia è già disponibile su etichetta Caroline/Universal e come direbbe Fiorello/La Russa, per me, parere personale, “è veramente brutto”, a meno che non amiate le sonorità anni ’80, fin troppo cariche e pompate, anche elettroniche e sintetiche, più che nell’album precedente.

I primi due dischi We Are Augustines del 2012 (e la successiva cover di Mama. You Been On My Mind nell’album tributo a Dylan, Chimes Of Freedom) e, già meno, l’omonimo Augustines del 2014 erano belli, anche grazie alla voce espressiva di Bill McCarthy, qui si vira verso un sound tipo gli ultimi Mumford And Sons o gli U2 più enfatici e anche peggio. Però a chi piacciono, lo segnalo.

 https://www.youtube.com/watch?v=hRU8Gfi5mDU

Ci sentiamo tra una decina di giorni per le uscite della terza decade, e ovviamente domani e nei giorni a seguire con le recensioni dettagliate delle uscite più interessanti.

Bruno Conti