Il Supplemento Della Domenica Dello Springsteen: Dagli Archivi Live Del Boss: Ottimo Anche Senza La Band! Bruce Springsteen – The Christic Shows 1990

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Un po’ di tempo fa, in un post dedicato al riepilogo dei CD dal vivo tratti dagli archivi di Bruce Springsteen http://discoclub.myblog.it/2016/02/14/supplemento-della-domenica-bruce-springsteen-sempre-comunque-grandissimo-performer-il-punto-sugli-archivi-live-del-boss/ , alla fine mi domandavo quale sarebbe stato il prossimo episodio, ma non avrei mai immaginato che ci si sarebbe rivolti ad un momento così particolare come i due show acustici che il Boss tenne allo Shrine Auditorium di Los Angeles il 16 e 17 Novembre del 1990, due spettacoli benefici conosciuti come The Christic Shows, dal nome dell’associazione no profit Christic Institute, una sorta di studio legale che si occupa (esiste ancora) di cause e class actions dedicate a problemi a sfondo ambientale e sociale ed azioni a favore di gruppi o soggetti vittime di soprusi (una cosa che fa molto romanzo di John Grisham). Questi due spettacoli sono sempre stati tenuti in grande considerazione dai fans di Bruce (ed i bootleg di queste due rare serate erano tra i più ricercati), in quanto furono i suoi primi spettacoli acustici di sempre, dato che dopo Nebraska non c’era stato alcun tour e dischi come Tom Joad e Devils & Dust e relativi concerti in solitario erano di là da venire, ma anche perché rompevano un periodo di silenzio che durava da due anni (e ne sarebbe durato ancora due), nel quale il Boss aveva sciolto la E Street Band e non aveva ancora formato il gruppo che lo avrebbe accompagnato a supporto dei futuri album Human Touch e Lucky Town.

Ma la cosa forse più importante da dire riguardo a queste due serate è che Bruce è in forma eccellente, è ispirato e voglioso di suonare (oltre alla chitarra e armonica, si esibisce anche al piano), ma anche di sperimentare arrangiamenti diversi per canzoni famose in altra veste sonora, oltre al fatto che in entrambe le serate presenta alcuni pezzi in anteprima da Human Touch, qualche inedito e, last but not least, una sorpresa finale particolarmente gradita. Due concerti decisamente intensi e coinvolgenti quindi, che non lasciano affiorare la noia neppure per un minuto, merito senz’altro della bellezza delle canzoni ma anche della bravura del nostro come intrattenitore, anche senza l’ausilio di una band alle spalle (forse l’unico pezzo che risente un pochino dell’assenza di un gruppo è Brilliant Disguise, che apre entrambe le serate): i due concerti, più corti delle solite maratone a cui Bruce ci ha abituati (17 canzoni il primo, 18 il secondo), stanno comodamente su tre CD, ordinabili come anche gli altri volumi della serie su una sezione del sito di Springsteen (mentre, per i più tecnologici, c’è la possibilità di scaricare i live in diversi formati). E’ chiaro che la dimensione acustica giova particolarmente ai (molti) brani che Bruce prende da Nebraska nel corso dei due shows (la title track, Mansion On The Hill, State Trooper, la quasi mai eseguita, ma bella, My Father’s House, Reason To Believe, Atlantic City), ma anche all’allora inedita Red Headed Woman, all’intensa Wild Billy’s Circus Story (una rarità, era nel secondo album) ed alla sempre toccante Thunder Road, qui eseguita al piano.

Poi ci sono, come già detto, alcuni brani che dopo due anni compariranno sul controverso Human Touch, come la vibrante Real World, meglio forse in questa versione, la sofferta Soul Driver ed il futuro singolo 57 Channels (And Nothin’ On), che in studio era un vero pastrocchio mentre questa veste spoglia la dona un gradevole sapore rock’n’roll. Alcuni pezzi cambiano volto, come Darkness On The Edge Of Town che riconosco solo quando arriva il ritornello, una curiosa Tenth Avenue Freeze-Out pianistica ma sempre coinvolgente, una My Hometown decisamente più riuscita della versione mainstream apparsa su Born In The U.S.A., ma soprattutto, nel secondo show, una Tougher Than The Rest, ancora al pianoforte, semplicemente da brividi, una rilettura di grande valore per quello che già in origine era il brano più bello di Tunnel Of Love. Tra gli inediti, due canzoni che dopo qualche anno Bruce pubblicherà nel cofanetto Tracks: When The Lights Go Out, non eccelsa, e The Wish, decisamente meglio.

Il doppio CD sarebbe già stato ottimo ed abbondante così, ma poi, in tutte e due le serate, abbiamo lo stesso tipo di finale, e che finale: Bruce viene infatti raggiunto sul palco da Jackson Browne e Bonnie Raitt (i promotori dell’iniziativa benefica), che accompagnano il Boss prima in una versione trascinante di Highway 61 Revisited di Bob Dylan, riletta in puro stile boogie acustico con Bruce all’armonica, Jackson alla chitarra e Bonnie al tamburino (e Browne, per l’arrangiamento che dona al brano, viene scherzosamente soprannominato Jackson Lee Hooker dagli altri due), per finire con una emozionante Across The Borderline, con il bellissimo brano scritto da John Hiatt con Ry Cooder e Jim Dickinson che viene deliziosamente rifatto con il Boss che riprende la chitarra, Browne che si sposta al piano e la Raitt che imbraccia la sua slide. Nell’attesa di godermi l’atteso uno-due di Springsteen a San Siro, questo The Christic Shows 1990 è un validissimo, seppur acustico, antipasto.

Marco Verdi

*NDB Non a caso questo Post viene pubblicato nel giorno del primo dei due concerti di Bruce Springsteen allo stadio di San Siro!

Il Supplemento Della Domenica Dello Springsteen: Dagli Archivi Live Del Boss: Ottimo Anche Senza La Band! Bruce Springsteen – The Christic Shows 1990ultima modifica: 2016-07-03T10:21:46+02:00da bruno_conti

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