Una Breve E Gustosa Storia Del Blues (Rock) Su Due Dischi. Nick Moss Band – From The Root To The Fruit

nick moss from the root

Nick Moss Band – From The Root To The Fruit – 2 CD Blue Bella Records                                                                     

Di questo corpulento signore avevo recensito nel 2011 l’ottimo Here I Am http://discoclub.myblog.it/2011/12/06/un-grosso-chitarrista-nick-moss-here-i-am/ , un album che aveva delle note di copertina firmate da Jimmy Thackery che tesseva le lodi di questo non più giovane musicista di Chicago (quest’anno sono 46), fautore di uno stile che partendo dal blues puro, con il passare del tempo, ha aggiunto elementi rock, funky, soul, southern, omaggi a Hendrix e altri rivoli di musica delle radici, creando un melting pot sonoro vario e stimolante. Da allora Nick Moss ha pubblicato altri tre album, arrivando a quota dodici (tutti pubblicati sulla propria etichetta Blue Bella): Time Ain’t Free del 2014, un recente Live And Luscious, che come lascia intuire il titolo è dal vivo e presenta anche versioni di brani che poi sono stati inseriti in questo From The Root To The Fruit. Il nuovo album è una sorta di concept album sulla storia del blues (e del rock), dalle origini (il primo disco) ai giorni nostri (il secondo CD), con deviazioni lungo il percorso anche verso sixties soul, garage e rock classico. Ovviamente a grandi linee e attraverso una serie di brani composti per l’occasione, con solo due cover e un traditional a rimpolpare il menu. Il nostro amico ha anche una eccellente band che lo accompagna, Michael Ledbetter alla chitarra ritmica e grande voce solista in molti dei brani, il tastierista Taylor Streiff e la sezione ritmica con Nick Fane al basso e Patrick Seals alla batteria. Più alcuni ospiti di pregio: Sax Gordon, ai fiati in tre brani. Jason Ricci all’armonica e David Hidalgo dei Los Lobos.

Il risultato, ancora una volta, è un disco fresco e pimpante, poderoso e rock a tratti, più rigoroso e vicino alla tradizione in altri, comunque sempre decisamente sopra la media per questo tipo di dischi, confermando Moss come uno dei migliori chitarristi attualmente in circolazione. Ci sono ben 27 brani nei due CD e quindi non ve li ricorderò tutti (o forse sì), ma vi segnalo l’uno-due iniziale, in puro Chicago style old school di Before The Night Is Through e Make Way For Me (più R&B, e con fiati aggiunti), con la bellissima voce di Ledbetter in evidenza e un sound che ricorda molto la Blues Jam at Chess dei Fleetwod Mac di Peter Green. Dead Man’s Hand, nella curva temporale del racconto, vira verso il R&R, Moss è anche voce solista (meno valido di Ledbetter) e comincia a scaldare la solista, ben coadiuvato dal piano di Streiff e dal sax di Gordon. La title-track è un blues duro e puro, con Moss che si districa con classe anche all’armonica, Haymarket Hop è uno strumentale in stile jump, divertente e scanzonato, mentre Symone è uno slow blues ben strutturato, seguita dalla latineggiante Love Me, un vecchio brano di Junior Wells. che segue il percorso temporale della narrazione, mentre Lost And Found è uno slow blues carnale ed intenso dove Moss e Ledbetter mettono in mostra il dualismo voce e chitarra, tipico di questi brani. Eccellenti anche I Dig e lo strumentale Rump Rush (sempre lato classico, siamo dalle parti di Freddie King, Magic Sam, Jimmy Dawkins); Long Tall Woman è la cover di un pezzo di Elmore James, seguita da The Woman I Love, dove si apprezza l’armonica di Jason Ricci e Walk Away, dove la chitarra con wah-wah di Moss ricorda certe sonorità alla Buddy Guy, mentre la breve traccia strumentale Cold Store conclude il primo disco e comincia ad introdurci al suono più blues-rock del secondo.

Che si apre sulle derive quasi psichedeliche di Catch Me I’m Falling e sul funky-rock sudista dell’ottima Jupiter Florida, entrambe cantate con piglio superbo da Ledbetter. Breakdown comincia ad alzare l’asticella rock e la band inizia a tirare di brutto, come ribadito nelle improvvisazioni della lunga Serves Me Right (Space Jam), grande brano dove si gustano appieno le evoluzioni della solista di Nick Moss, ma anche nello strumentale santaneggiante Ta Ta For Tay Tay e nella splendida rock’n’soul ballad Breathe Easy, dove sembra di sentire la Tedeschi Trucks Band, con tanto di voci femminili aggiunte. E quando David Hidalgo aggiunge la sua solista in Free Will si affacciano i Los Lobos più blues-rock. Grateful è un pezzo rock quasi stonesiano e in Shade Tree, di nuovo con derive soul, la voce di Ledbetter assume un timbro quasi alla Steve Winwood. Stuck ha quel’impeto garage ricordato in apertura e Stand By è un blues-rock gagliardo, quasi hendrixiano. Concludono questa fatica della Nick Moss Band il funky-rock meticciato di Speak Up e il sognante strumentale Heavy Water, dove Moss strapazza ancora una volta la sua chitarra. Bel disco, veramente variegato e ben suonato, con una nota di merito anche per la voce di Michael Ledbetter https://www.youtube.com/watch?v=g3QHVd9dH0I !

Bruno Conti

Una Breve E Gustosa Storia Del Blues (Rock) Su Due Dischi. Nick Moss Band – From The Root To The Fruitultima modifica: 2016-07-13T11:14:15+02:00da bruno_conti
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