Un’Altra Splendida (Quasi) Settantenne! Marianne Faithfull – No Exit

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Marianne Faithfull – No Exit – EarMusic DVD – BluRay – DVD + CD – BluRay + CD

Ormai quasi tutti i musicisti per i quali vibriamo stanno celebrando, o hanno già celebrato da qualche anno, i cinquanta anni di carriera. Anche Marianne Faithfull, cantante londinese musa nei sixties di Mick Jagger e Keith Richards (con Mick ha avuto anche una lunga e burrascosa relazione), oggi sessantanovenne (ne fa settanta a Dicembre), ha tagliato il traguardo due anni orsono, e ha festeggiato l’evento con una tournée che sulla carta doveva promuovere il suo ultimo disco di studio, l’ottimo Give My Love To London (uno dei suoi migliori, ma è già da diversi anni che la bionda Marianne fa solo dischi belli), ma in pratica è diventata un pretesto per rileggere pagine più o meno note del suo percorso d’artista. Molto famosa negli anni sessanta, anche per la sua maliziosa bellezza, Marianne ha avuto un crollo di popolarità nei seventies, anche in conseguenza di uno stile di vita non proprio da monaca: è arrivata fino a conoscere l’inferno, ma ha saputo risalire e reinventarsi, più o meno dall’album Broken English del 1979, come raffinata chanteuse ed interprete sopraffina (ma continua anche oggi a scrivere diverse canzoni di suo pugno), complice anche una metamorfosi vocale, causata da sigarette e stravizi, che ha aggiunto ancora più fascino alle sue canzoni, una voce quasi “brechtiana”; d’altronde la Faithfull ha origini mitteleuropee, essendo discendente da parte di madre della nobile dinastia dei Von Sacher – Masoch (un nome che solo a sentirlo fa venire in mente giarrettiere, guepières e frustini di pelle nera).

Oggi Marianne è una signora invecchiata e con qualche problema fisico (nel BluRay di cui mi accingo a parlare cammina accompagnata da un bastone e ha chiari problemi di movimento), ma il viso reca ancora tracce di quando faceva girare la testa a mezza Londra, e quando apre bocca, sia per introdurre in maniera pacata le canzoni sia per cantarle, rivela una classe immensa ed immutata, ad un livello che recentemente ho riscontrato solamente in Joan Baez e, parlando di uomini, in Leonard Cohen. No Exit è il suo nuovo DVD dal vivo (o BluRay, filmato in una splendida definizione), registrato a Budapest (quindi non lontano da dove discende), che mette in fila in un’ora e mezza precisa sedici brani scelti tra più o meno famosi con, nella versione doppia, una selezione di dieci pezzi dallo stesso concerto (due-tre in più ci stavano, se proprio non si voleva fare un CD doppio). Marianne sopperisce la scarsa forma fisica con una capacità interpretativa formidabile, con la sua voce figlia di mille battaglie che si staglia carismatica e fragile nello stesso tempo, una voce che è uno strumento in più aggiunto a quelli presenti sul palco: la band è ridotta, solo quattro elementi, ma suonano in maniera davvero sopraffina, specialmente lo straordinario pianista Ed Harcourt (che è anche un artista in proprio avendo già pubblicato sette album), dotato di un tocco e di una liquidità scintillante (e comunque gli altri tre non sono di molto inferiori: Rob McVey, chitarrista misurato e sempre funzionale alla canzone, mai una nota fuori posto, e la superba sezione ritmica formata da Jonny Bridgewood al basso e Rob Ellis alla batteria).

Il concerto si apre con la saltellante title track del disco di due anni fa, scritta insieme a Steve Earle, un brano dalla melodia immediata anche se ripetitiva, alla quale la voce di Marianne dona profondità; Falling Back (scritta con la cantautrice Anna Calvi) ha una splendida introduzione full band, con un suggestivo riff di pianoforte, ed il brano fa venire la pelle d’oca tanto è bello, grazie anche all’interpretazione da brividi di Marianne e la formidabile performance di Harcourt. Broken English non ha bisogno di presentazioni, è uno dei classici della Faithfull, e questa versione decisamente elettrica e pulsante le rende giustizia, una rinfrescata ad un brano che ha dato una svolta alla sua carriera; Witches Song, che Marianne dice di aver composto dopo aver visto Il Sabba Delle Streghe di Goya al Prado di Madrid, è un pezzo ritmato, vivace e più solare dei precedenti, con una chitarra acustica a scandire il ritmo ed il solito bel piano liquido, mentre Price Of  Love, una cover di un brano degli Everly Brothers, ha un arrangiamento “cattivo” e dai toni rock-blues. Marathon Kiss è invece stata scritta da Daniel Lanois (che aveva prodotto per Marianne il bellissimo Vagabond Ways), e presenta le tipiche sonorità rarefatte del musicista canadese, un gran bel pezzo che la Faithfull ci propone con un feeling enorme: si sente la fragilità della voce, ma proprio per questo il tutto risulta più vero e spontaneo. L’acustica ed intensa Love More Or Less (se non vi emozionate all’ascolto di brani come questo non siete umani) precede la classica As Tears Go By, il noto brano dei Rolling Stones che all’epoca Marianne fece sua, la canzone non perde un’oncia della sua bellezza, e la voce matura e profonda della leader ne offre la versione forse definitiva: brividi lungo la schiena.

Splendida anche la mossa Come And Stay With Me , un pezzo scritto per lei nel 1965 da Jackie DeShannon, caratterizzata da una melodia pop diretta e godibile; Mother Wolf ha invece una ritmica cupa e minacciosa, ed è meno immediata delle precedenti, ma poi è la volta della celeberrima Sister Morphine, il pezzo scritto dagli Stones pensando a lei (che è anche co-autrice), un brano ancora oggi drammatico e di una potenza emotiva incredibile, punteggiata dai lancinanti riff di chitarra di McVey (nell’originale degli Stones la suonava Ry Cooder). Bella ed intensa anche Late Victorian Holocaust di Nick Cave, un autore molto amato da Marianne; Sparrows Will Sing è invece stata donata alla Faithfull da Roger Waters, e ha una melodia tipica del suo autore, con un arrangiamento forte e molto rock ed una sezione ritmica pulsante, mentre The Ballad Of Lucy Jordan, del noto autore Shel Silverstein, è una grande canzone, una delle migliori del concerto, che dà il meglio di sé in questa resa acustica ma full band ed è ulteriormente valorizzata dalla voce incredibile di Marianne: una meraviglia. Il concerto si chiude con la rara Who Will Take My Dreams Away, ancora drammatica (ma che intensità!), e con Last Song, scritta con Damon Albarn dei Blur (una sera, dice Marianne, nella quale erano tutti e due ubriachi fradici), bellissima anche questa: applausi scroscianti e sipario. Come bonus, quattro pezzi tratti dalla performance alla Roundhouse di Londra, tre dei quali in comune con la serata di Budapest (Give My Love To London, Late Victorian Holocaust e Sister Morphine) ed una intima rilettura di It’s All Over Now, Baby Blue di Bob Dylan.

Assieme al settantacinquesimo di Joan Baez ed al Live In San Diego di Eric Clapton (ma di interessanti ne devono ancora uscire), questo No Exit è uno dei dischi dal vivo dell’anno.

Marco Verdi

Un’Altra Splendida (Quasi) Settantenne! Marianne Faithfull – No Exitultima modifica: 2016-10-06T17:51:31+02:00da bruno_conti
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