Un Altro Talento In Azione, Giovane Di Nome E Di Fatto! Austin Young Band – Not So Simple

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Austin Young Band – Not So Simple – VizzTone Label Group

Il nostro amico Austin, oltre che di cognome, è giovane anche di fatto: quando usciva il suo primo album Blues As Can Be del 2013, come Austin Young & No Difference, di anni ne aveva addirittura 17, ma anche oggi non è che sia particolarmente anziano. Guardando le foto, si direbbe che il bassista Alex Goldberg, di quella che nel frattempo è diventata la Austin Young Band, di anni ne abbia ancora meno, e pure il batterista Forrest Raup, per quanto già insegni “drumming” quando non è impegnato con il gruppo, non sembra particolarmente anziano. Nella prima versione della band il batterista era Tim Young, il babbo di Austin, genitore e mentore, scomparso all’inizio dell’anno a 57 anni, sono un poco quelle storie da libro Cuore che riscaldano i sentimenti. Vengono dal Colorado, non il primo stato a cui si pensa parlando di blues, ma l’etichetta che pubblica i loro lavori è la VizzTone di Chicago, quella di Bob Margolin, Cathy Lemons, Debbie Davies, in passato dei Trampled Under Foot e della James Montgomery Band, quindi i nostri sono portatori sani delle 12 battute classiche e nello stesso tempo un nome nuovo che si affaccia sulle scene: lui cita tra le sue influenze Albert King e Hubert Sumlin, ma anche Gary Clark Jr., Eric Gales e Joe Bonamassa, e nel primo album c’era un brano Miss You Moore che era dedicato a Gary Moore.

Quindi Austin potrebbe aggiungersi alla lista degli artisti che si sono fatti un nome da molto giovani, oltre al citato Bonamassa, Monster Mike Welch, Johnny Lang, Kenny Wayne Shepherd, Eric Steckel e molti altri: poi vedremo se manterrà le promesse, per il momento questo Not To Simple è un ottimo biglietto da visita. Tutti i brani sono firmati dalla band e dimostrano che la guida spirituale affidata al babbo scomparso (a cui è dedicata la conclusiva struggente Angel Flying Home) e a Stevie Ray Vaughan (non lo avevamo ancora citato), è ben riposta. Le tracce sono dodici in tutto ed il sound, a differenza di quello abituale della Vizztone, è bello tosto e tirato, un rock-blues vigoroso da power trio, che si apprezza subito fin dall’iniziale Take Me Away, dove Young comincia subito a strapazzare la sua solista, con uno stile da consumato performer, suoni pieni ed atmosfere gagliarde anche per l’insieme della band, con la chitarra, ma anche la voce, sicure e degne di nota, ricche di tecnica ma dal tocco elegante e con continue dimostrazioni del suo virtuosismo nell’ambito rock-blues dell’album, come dimostrato  nella successiva Barren Road Blues, che rimanda anche al sound di Robben Ford o Jeff Healey, come pure di gruppi di classico 70’s hard rock, ben coadiuvati da un organista non citato nelle note, sentite come rilanciano il groove del brano di continuo. Non manca anche un sapore sudista, come nella brillante Something More, dove entra in scena anche una sezione fiati, e la lezione di Albert King sembra più evidente, con il suono rotondo del basso e l’agile lavoro della batteria molto godibili, mentre accompagnano le eleganti evoluzioni della chitarra, insomma forse niente di nuovo, potremmo rientrare nella sezione inventori dell’acqua calda, ma il suono, anche per questo, ti scalda.

La voce è ancora a tratti acerba, specie quando si cimenta con ballate come la title track Not So Simple, dove comunque la chitarra scorre fluida e gentile, ma, ripeto, la stoffa c’è, se amate il genere ovviamente, se no passate oltre. Sets Me Free, Heal My Heart, Letting Me Go, nella loro varietà di stili, confermano che c’è un talento in azione, da costruire, ma dal notevole potenziale, se non altro godibile per l’indubbia freschezza dell’approccio. Non mancano il classico shuffle, Moving On, con uso di slide e lo slow blues intenso e lancinante, ma anche ricco di melodia, di Mountains On Fire e di nuovo il suono rock 70’s della mossa Free, poi replicato in un potente strumentale come Whirlwind (forse il pezzo migliore), che dimostra che nella discoteca del nostro amico ci deve essere anche qualche disco degli Zeppelin, o in difetto di Joe Bonamassa. A concludere la delicata Angel Flying Home dedicata al padre, un brano solo voce e chitarra acustica arpeggiata, poi arricchita da un assolo di elettrica toccante e molto sentito. Se insisterà possiamo aspettarci buone cose anche per il futuro.

Bruno Conti

Un Altro Talento In Azione, Giovane Di Nome E Di Fatto! Austin Young Band – Not So Simpleultima modifica: 2016-11-02T12:58:10+01:00da bruno_conti
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