Non Solo Un Oscuro Songwriter Di Nashville. Steve Moakler – Steel Town

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Steve Moakler – Steel Town – Creative Nation CD

Steve Moakler, giovane songwriter originario di Pittsburgh, in Pennsylvania (deve ancora compiere trenta anni), ma da tempo residente a Nashville, è già ben conosciuto nell’ambiente, nonostante i suoi tre album pubblicati tra il 2009 ed il 2014,  in pratica autodistribuiti, non se li sia filati praticamente nessuno. Infatti Steve ha in attività una carriera remunerativa come autore per conto terzi, e non mezze calzette, ma artisti del calibro di Dierks Bentley, Eric Church e Jake Owen, un lavoro che gli ha permesso di sbarcare il lunario più che dignitosamente fino ad oggi. Ma Steve, che è in possesso di una buona voce, ha deciso di tentare in maniera seria anche la carriera in proprio firmando per la Creative Nation, una label di Nashville di proprietà di Luke Laird, altro songwriter per conto terzi dal pedigree imponente (Carrie Underwood, Lady Antebellum, Toby Keith, Tim McGraw e Blake Shelton, tutti nomi abbastanza lontani dai nostri gusti ma che garantiscono cospicui introiti) e produttore, tra gli altri, di Kacey Musgraves. Laird è anche alla consolle di Steel Town, che a questo punto può benissimo essere considerato il vero e proprio debutto per Moakler; e Steve decide di non percorrere la strada della musica da classifica, bensì decide di dare ai suoi brani un suono country-rock vero e ruspante, tra ballate ampie ed ariose e canzoni dal ritmo più sostenuto, una sorta di blue collar rock con marcati elementi country, con testi personali ispirati dalla sua città natale, Pittsburgh (che una volta era infatti la maggior produttrice di acciaio al mondo, ma la crisi economica mondiale ha colpito duro anche lì), ed una serie di musicisti preparati ma senza i grandi nomi che magari ti fanno vendere di più, ma dal punto di vista artistico aggiungono poco o niente.

Undici canzoni, a partire dalla title track, una ballata elettroacustica profonda e potente al tempo stesso, un heartland country-rock dal suono limpido e con un motivo ispirato e scorrevole. Suitcase è strutturata allo stesso modo della precedente, inizio lento, con la voce circondata da pochi strumenti, poi arriva il refrain, si inseriscono le chitarre elettriche e la canzone prende corpo, mentre Jealous Girl ha il ritmo sostenuto da subito ed un motivo diretto e piacevole, che rimanda a cieli tersi ed orizzonti a perdita d’occhio; Summer Without Her è più meditata, con una slide in sottofondo che le conferisce un sapore più rock, ma la saltellante e solare Love Drunk riporta il sereno nel CD, con un leggero retrogusto pop anni sessanta. Hearts Don’t Break That Way è ancora una ballata classica, di nuovo su territori country-rock, in puro stile californiano, Wheels offre un delicato intermezzo acustico, con percussioni appena accennate, chitarre arpeggiate con discrezione ed un motivo semplice e spontaneo, mentre Siddle’s Saloon è un rockin’ country quasi alla maniera texana, tra le più immediate del lavoro, con chitarre e violino in evidenza. L’album termina con la ruspante School, la rockeggiante Just Long Enough, ancora con un refrain di qualità, e con Gold, altra ballata elettrica sinuosa e discorsiva, un po’ il marchio di fabbrica del nostro.

Se Steve Moakler continuerà a guadagnare scrivendo canzoni su commissione per me va benissimo: l’importante è che continui anche a pubblicare dischi come Steel Town.

Marco Verdi

Non Solo Un Oscuro Songwriter Di Nashville. Steve Moakler – Steel Townultima modifica: 2017-06-05T19:16:52+02:00da bruno_conti
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