George Thorogood – Party Of One – Rounder/Universal
Quando, alcuni mesi fa, hanno cominciato a circolare le voci che parlavano di un disco acustico di George Thorogood, devo ammettere di essere rimasto perplesso: come ricordo nel titolo del Post, “acustico” e Thorogood sono due termini che per definizione fanno a botte. Se uno pensa al musicista del Delaware i termini che vengono in mente sono boogie, R&R, la potenza sonora della sua band, i Destroyers, e quindi “elettricità”, ma naturalmente il minimo comune denominatore è il Blues, con la B maiuscola. Perciò forse anche Party Of One comincia ad assumere un senso: certo nella musica del nostro, oltre ai classici dei grandi delle 12 battute, nel corso degli anni e nei suoi dischi e concerti, c’è sempre stato posto per brani scritti anche da musicisti che non frequentano quei lidi, da Hank Williams a Chuck Berry, Carl Perkins, gli Isley Brothers, ovviamente Bob Dylan, ma anche Zappa, John Hiatt, Merle Haggard, e moltissimi altri, visto che il buon George non è mai stato un autore prolifico. Anche del repertorio di Johnny Cash Thorogood era uso eseguire Cocaine Blues dal vivo, ma non ricordo cover di brani dei RollingStones suonate dal vivo o in studio dal chitarrista, anche se non escludo che ce ne siano state.
Partiamo proprio dalla cover di No Expectations inserita in questo disco: la canzone è già bella di suo, quindi si parte subito bene, ma la versione di George è comunque bellissima, mantiene lo spirito pastorale ed intimo di questa splendida ballata, suonata su una acustica in modalità slide, forse anche un dobro, Thorogood la canta con dolcezza e grande intensità, mostrando una finezza di tocco che non sempre si accosta al suo stile, il suono è intimo e raccolto, con Jim Gaines, di cui non sempre amo le produzioni, che ottiene un suono limpido e cristallino, per me il pezzo migliore dell’album. Mentre di Johnny Cash viene ripresa Bad News, una delle canzoni non tra le più note del “Man In Black”, di cui George adotta in pieno lo stile vocale, tra country e rock, tipico di Cash, con un arrangiamento incalzante ma non travolgente, chitarra acustica e dobro in evidenza, un pezzo più mosso, ma sempre suonato e cantato con gran classe. Questi sono i due brani al centro di questo Party Of One, ma l’album si apre con una I’m A Steady Rollin’ Man di Robert Johnson, che se non ha la potenza di fuoco tipica dei dischi con i Detroyers mantiene il tipico train sonoro di George, quell’incalzare inesorabile del ritmo, con la chitarra elettrica con bottleneck e la voce, temprata dallo scorrere del tempo, ma ancora gagliarda, che “spingono” la canzone, anche se l’ingresso della sezione ritmica che ti travolge un po’ mi manca.
Quando imbraccia l’acustica, in questo alternarsi di stili che caratterizza l’album, per interpretare Soft Spot, un pezzo del texano Gary Nicholson, l’atmosfera si fa rurale, tra country e folk, quasi da cantautore, per poi tornare al blues tirato di Tallahassee Woman, un brano di John Hammond Jr., che rende omaggio allo stile rigoroso del grande bluesman bianco, manca la sezione ritmica ma non la grinta, e il bottleneck viaggia che è un piacere. Wang Dang Doodle è uno dei super classici di Willie Dixon, pensi subito a Howlin’ Wolf o Koko Taylor, ma pure questa versione acustica, con Thorogood impegnato anche all’armonica, ha un suo perché, come pure la cover di Boogie Chillen, un brano che Thorogood ha suonato mille volte, in omaggio ad uno dei suoi maestri, quel John Lee Hooker di cui George è una sorta di discepolo, il tempo boogie è intricato anche nella versione acustica, che mostra ancora una volta l’estrema perizia del nostro pure in versione unplugged, per quanto, mi ripeto, Thorogood elettrico è una vera forza della natura, mentre in questa veste è “solo” un bravo musicista. Detto dei due brani nella parte centrale del CD, il disco prosegue con un inconsueto omaggio al primo Bob Dylan, quello di Freewheelin’, e lo fa con un brano non conosciutissimo, Down The Highway che però ben si sposa con lo stile travolgente del musicista di Wilmington, in definitiva un pezzo blues, che se mi passate il termine, viene “thorogoodato”!
Non poteva mancare un brano di un altro dei “Santi Protettori” di George, Elmore James, di cui viene coverizzata a tutta slide e grinta, la poderosa Got To Move, seguita dalla ancor più nota The Sky Is Crying, uno dei veri classici del blues, un pezzo che hanno suonato tutti, da Clapton a Stevie Ray Vaughan, Albert King, per non dire dello stesso George che l’aveva già incisa sia su Move It On Over che nel Live Thorogood, con il “collo di bottiglia” che fa piangere il cielo e il blues. In mezzo troviamo anche un brano di uno dei maestri del folk-blues, quel Brownie McGhee, di cui viene reinterpretata con gusto e classe una brillante Born With The Blues. Per il gran finale si torna a John Lee Hooker, di cui prima viene ripresa una non notissima, ma assai gradita, The Hookers (If You Miss ‘Im… Got ‘Im”), con il solito boogie di Hook, sospeso e sempre sul punto di esplodere, come pure nel grande cavallo di battaglia di entrambi, una One Bourbon, One Scotch, One Beer, questa volta in versione acustica ( e con tanto di citazione di Stevie Ray Vaughan aggiunta nel testo). In mezzo ai due brani una bella versione di Pictures From Life’s Other Side, una canzone country di Hank Williams che nella versione di George diventa quasi un brano alla Johnny Cash, con acustica e dobro che si intrecciano con brio e garbata finezza. In coda al CD, come bonus, un altro pezzo di Robert Johnson, Dynaflow Blues, ancora le classiche 12 battute che sono l’anima della musica di Thorogood.
Buon disco, come si evince dalla recensione, e ci mancherebbe, ma a parere di chi scrive e per parafrasare una famosa pubblicità, tra liscio e F….lle, lo preferisco comunque “gasato”, in tutti i sensi.
Pete Townshend – Scoop – 2 CD o 2 LP Pink Vinyl – Universal
Pete Townshend – Another Scoop – 2 CD o 2 LP Yellow Vinyl – Universal
Pete Townshend – Scoop 3 – 2 CD o 3 LP Light Blue Vinyl – Universal
A quasi un anno di distanza dalla precedente uscita http://discoclub.myblog.it/2016/09/25/novita-prossime-venture-autunno-2016-appendice-ristampe-pete-townshend-cofanetto-my-generation-degli-who/ , riprende la pubblicazione degli album solisti di Pete Townshend: questa volta tocca ai tre titoli della serie Scoop, ovvero gli album che raccolgono materiale estratto dagli archivi del chitarrista degli Who, usciti in origine, rispettivamente, nel 1983, 1987 e 2001, e poi ristampati negli anni 2000 come tre doppi CD. Ora la Universal, che ha acquisito i diritti del catalogo sia degli Who che di Townshend, li pubblica di nuovo, a prezzo economico, due al prezzo di uno, nonché in versioni limitate in vinile, colorate e molto più costose (il doppio dei CD in pratica, ma i collezionisti spendono). Si tratta di dischi che raccolgono molti demos dei brani degli Who suonati da Townshend, oltre a versioni alternative, e parecchie inedite registrate dal buon vecchio Pete. Se non li avete e non li conoscete sono comunque interessanti, per quanto indubbiamente indirizzati soprattutto ai fans, non indispensabili quindi, ma in ogni caso spesso più belli di molte versioni uscite sugli album della band, però ad un prezzo economico magari si può fare lo sforzo, e vi assicuro che ne vale la pena. Ecco la lista completa dei contenuti dei 3 CD (gli LP hanno gli stessi brani).
Scoop (2 CDs)
Disc 1 So Sad About Us/Brrr Squeeze Box Zelda Politician Dirty Water Circles Piano: Tipperary Unused Piano: Quadrophenia Melancholia Bargain Popular Behind Blue Eyes Things Have Changed
Disc 2 The Magic Bus Cache Cache Cookin’ You’re So Clever Body Language Initial Machine Experiments Mary Recorders Goin’ Fishin’ To Barney Kessell You Came Back Love Reign O’er Me
Another Scoop (2-CDs)
Disc One You Better You Bet Girl In A Suitcase Brooklyn Kids Pinball Wizard Football Fugue Happy Jack Substitute Long Live Rock Call Me Lightning Holly Like Ivy Begin The Beguine Vicious Interlude La La La Lies Cat Snatch
Disc Two Prelude #556 Baraque Ippanese Praying The Game Driftin’ Blues Christmas Pictures Of Lily Don’t Let Go Of The Coat The Kids Are Alright Prelude, The Right to Write Never Ask Me Ask Yourself The Ferryman The Shout
Scoop 3 (2 CDs)
Disc One Can You See The Real Me Dirty Water Commonwealth Boys Theme 015 Marty Robbins I Like It The Way It Is Theme 016 No Way Out (However much I booze) Collings Parvardigar (German version) Sea & Sand 971104 Arpeggio Piano Theme 017 I Am Afraid Maxims For Lunch Wistful Eminence Front
Disc Two Prelude 970519 Iron Man Recitative Tough Boys Did You Steal My Money? Can You Really Dance? Variations On Dirty Jobs All lovers are deranged (Pete’s version) Elephants Wired To The Moon (part 2) How Can You Do It Alone? Poem Disturbed Squirm Squirm Outlive The Dinosaur Teresa Man And Machines It’s In Ya Lonely Words
Il tutto è previsto in uscita il 18 agosto nel Regno Unito e il 1° di settembre nel resto del mondo (Italia inclusa).
Lo scorso anno erano usciti quattro costosissimi cofanetti che raccoglievano tutti i singoli degli Who in versione vinile (proprio i 45 giri dell’epoca, con qualche rarità): al 27 ottobre sempre la Universal pubblicherà questo Box da 5 CD, Maximum As And Bs: The CompleteSingles, che avrà lo stesso contenuto dei quattro manufatti in vinile, con in ordine cronologico tutti i singoli, compreso il primo, ancora a nome High Numbers Zoot Suit’ b/w ‘I’m The Face, corredato da un libretto di 48 pagine, come vedete qui sopra, che ripercorrerà brano per brano la storia della loro discografia a 45 giri.
Il prezzo, molto indicativamente (visto che mancano ancora un paio di mesi all’uscita) dovrebbe essere abbastanza contenuto, tra i 50 e i 60 euro. Al solito ecco la tracklist completa dei contenuti:
[CD1] 1. Zoot Suit 2. I’m the Face 3. I Can’t Explain 4. Bald Headed Woman 5. Anyway, Anyhow, Anywhere 6. Daddy Rolling Stone 7. My Generation 8. Shout and Shimmy 9. Circles (AKA ‘Instant Party’) 10. Instant Party Mixture 11. A Legal Matter 12. The Kids Are Aright 13. The Ox 14. La-La-La-Lies 15. The Good’s Gone
[CD2] 1. Substitute 2. Circles 3. Waltz For A Pig 4. I’m A Boy 5. In The City 6. Disguises 7. Batman 8. Bucket T 9. Barbara Ann 10. Happy Jack 11. I’ve Been Away 12. Pictures Of Lily 13. Doctor, Doctor 14. The Last Time 15. Under My Thumb 16. I Can See For Miles 17. Someone’s Coming 18. Dogs 19. Call Me Lightning 20. Magic Bus 21. Dr Jekyll & Mr. Hyde
[CD3] 1. Pinball Wizard 2. Dogs Part Two 3. The Seeker 4. Here For More 5. Summertime Blues 6. Heaven And Hell 7. See Me Feel Me / Listening To You 8. Overture From Tommy 9. Christmas 10. I’m Free 11. Won’t Get Fooled Again 12. Don’t Know Myself 13. Let’s See Action 14. When I Was A Boy 15. Join Together 16. Baby Don’t You Do It 17. Relay 18. Wasp Man
[CD4] 1. 5:15 2. Water 3. Listening To You / See Me Feel Me (Soundtrack Version) 4. Overture (Soundtrack Version) 5. Squeeze Box 6. Success Story 7. Who Are You 8. Had Enough 9. Long Live Rock 10. My Wife (Live) 11. 5:15 (Soundtrack Version) 12. I’m One (Soundtrack Version) 13. You Better You Bet 14. The Quiet One 15. Don’t Let Go The Coat 16. You
[CD5] 1. Athena 2. A Man Is A Man 3. Eminence Front 4. It’s Your Turn 5. Twist And Shout (Live) 6. I Can’t Explain (Live) 7. Bony Maronie (Live) 8. Join Together (Live) 9. I Can See For Miles (Live) 10. Behind Blue Eyes (Live) 11. Real Good Looking Boy 12. Old Red Wine 13. Wire & Glass EP – Side A (5 x tracks) 14. Wire & Glass EP – Side B – Mirror Door 15. Be Lucky 16. I Can’t Explain (2014 Stereo remix)
Ci viene detto che parecchie versioni dei brani contenuti nel box appaiono in CD per la prima volta, e noi ci crediamo.
Shelby Lynne & Allison Moorer – Not Dark Yet – Silver Cross/Thirty Tigers CD – 18-08-2017
Non tutti sanno che Shelby Lynne ed Allison Moorer, oltre ad essere due belle ragazze (anzi donne, dato che vanno entrambe per la cinquantina) e due brave cantautrici, sono anche sorelle: infatti il nome completo della Lynne è Shelby Lynn Moorerhttp://discoclub.myblog.it/2010/05/19/un-disco-di-gran-classe-shelby-lynne-tears-lies-and-alibis/. A parte queste considerazioni di parentela, le due musiciste hanno sempre condotto due carriere parallele, con alterne soddisfazioni e senza mai neppure rischiare di diventare delle superstars al livello, per esempio, di una Trisha Yearwood o di una Reba McEntire: troppa qualità nella loro musica, e troppo poche concessioni al pop che a Nashville spacciano per country, anche se la Lynne qualcosa negli anni, ad inizio carriera, ha concesso (ed infatti ha venduto più della sorella, che ha sempre mantenuto la barra dritta, proponendo un country di stampo cantautorale di ottimo livello http://discoclub.myblog.it/2015/04/02/pene-damor-perduto-ritorno-alle-origini-del-suono-allison-moorer-down-to-believing/ ). Un disco insieme però non lo avevano mai fatto, almeno fino ad ora: Not Dark Yet è infatti il primo album di duetti delle due sorelle, che hanno deciso per questo loro “esordio” di riporre le rispettive penne (tranne in un caso) e di omaggiare una serie di autori da loro amati, scegliendo nove brani molto eterogenei, canzoni di provenienza non solo country, ma anche rock, folk e addirittura grunge (e privilegiando titoli tutt’altro che scontati), arrangiando il tutto in maniera raffinata e con sonorità pacate, gentili e meditate, a volte quasi notturne, con le due voci al centro di tutto ed un accompagnamento sempre di pochi strumenti.
E per quanto riguarda la scelta dei musicisti sono state fatte le cose in grande: la produzione è infatti nelle mani del bravo Teddy Thompson (figlio di Richard e Linda), che ha riunito una superband formata da Doug Pettibone e Val McCallum alle chitarre (entrambi a lungo con Lucinda Williams), Don Heffington e Michael Jerome alla batteria, Taras Prodaniuk al basso e soprattutto il formidabile Benmont Tench (degli Heartbreakers di Tom Petty, ma che ve lo dico a fare?) protagonista in quasi tutti i brani con il suo splendido pianoforte, essenziale per il suono di questo disco, a volte quasi al livello delle voci delle due leader. Il resto lo fanno le canzoni e la bravura di Shelby ed Allison nell’interpretarle, a partire dall’iniziale My List, un brano della rock band di Las Vegas The Killers: non conosco l’originale, ma qui siamo di fronte ad una intensa ballata, intima e toccante, con le due voci che si alternano fino all’ingresso della band, momento in cui il suono si fa pieno e con il predominio di piano, chitarre ed organo, davvero una bellissima canzone. Every Time You Leave è un brano dei Louvin Brothers, affrontato in modo classico, voci all’unisono ed arrangiamento di puro ed incontaminato stampo country, sullo stile del trio formato da Emmylou Harris, Dolly Parton e Linda Ronstadt, ancora con uno splendido pianoforte; Not Dark Yet è una delle più grandi canzoni degli ultimi vent’anni di Bob Dylan, ed è materia dunque pericolosa: le due ragazze scelgono intelligentemente di non variare più di tanto l’arrangiamento, lasciando il mood malinconico dell’originale ma rendendo l’atmosfera meno cupa ed accelerando leggermente il ritmo.
E poi una grande canzone, se sei bravo, resta sempre una grande canzone. I’m Looking For Blue Eyes è un’altra intensa slow ballad scritta da Jessi Colter, ancora con piano, chitarra e le due voci in gran spolvero; splendida Lungs, di Townes Van Zandt, una western tune perfetta per le due sorelle, con lo spirito del grande texano presente in ogni nota, un uso geniale del piano e l’atmosfera tesa e drammatica tipica del suo autore, mentre The Color Of A Cloudy Day è il brano più recente della raccolta, essendo del duo marito e moglie Jason Isbell/Amanda Shires, ed è l’ennesima bellissima canzone del CD, anzi direi una delle più belle, con una melodia di cristallina purezza: complimenti per la scelta. Silver Wings di Merle Haggard è forse la più nota tra le cover presenti, e le Moorer Sisters la trattano coi guanti di velluto, mantenendo arrangiamento e melodia originali ma aggiungendo il loro tocco femminile, mentre Into My Arms è una sontuosa ballata di Nick Cave (apriva il bellissimo The Boatman’s Call), riproposta con grande classe e finezza, e con una dose di dolcezza e sensualità che obiettivamente al songwriter australiano mancano. Il CD, che è quindi tra le cose migliori delle due protagoniste, si chiude con una sorprendente Lithium dei Nirvana, che è il brano più elettrico della raccolta anche se siamo distanti anni luce dal suono di Cobain e soci (ed è comunque la scelta che mi convince meno), e con Is ItToo Much, unico brano nuovo scritto dalle due, un pezzo notturno e suggestivo il cui suono a base di chitarra sullo sfondo e pianoforte cupo fa venire in mente le atmosfere di Daniel Lanois: un finale che, oltre a confermare la bontà del disco, dimostra che se volessero le due sorelle potrebbero bissare con un intero album di brani autografi dello stesso livello.
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band – DVD o Blu-ray – Shout! Factory – 26-09-2017
Non c’è proprio fine al peggio! Ristampano pure questo film musicale con Peter Frampton nella parte di Billy Shears e i Bee Gees in quella degli Hendersons: giuro. parola di Giovane Marmotta. Ed è pure peggio di quello che sembra sulla carta: già la colonna sonora in doppio LP e poi CD, non è mai stata il massimo della vita, con le sue “spettacolari e sbalorditive” reinterpretazioni di classici dei Beatles (o così recita il promo della presentazione), ma anche i livelli recitativi del film sfiorano il ridicolo e quindi giustamente colonna sonora e film nel 1978 furono un flop clamoroso, anche se sia Frampton che i Bee Gees erano al massimo della loro popolarità. Una specie di Magical Mystery Tour ma venti volte peggio!
Il film non credo di essere mai riuscito a vederlo per intero (e non credo lo farò neppure ora) ma pure la colonna sonora, nonostante le canzoni splendide, è il festival della pacchianeria. E nel cast musicale c’erano pure Earth, Wind & Fire, Aerosmith, Billy Preston, Alice Cooper, Sandy Farina, George Burns, Steve Martin e molti altri. Forse gli unici che si salvavano erano gli Earth, Wind & Fire con Got To Get Into My Life e una versione decente di Come Together degli Aerosmith, e forse anche Get Back di Billy Prestone nel cast Paul Nicholas, uno dei principali interpreti di musical inglesi. Sul resto stendiamo un velo pietoso (anche se confesso che qualche armonizzazione vocale dei Bee Gees non è così orribile, per esempio in Nowhere Man e A Day In The Life, ma sono canzoni talmente belle e io sono di parte): comunque se volete farvi del male uscirà il 26 settembre per la Shout! Factory in DVD e Blu-ray. Provate per credere, qui sopra potete ascoltare più o meno tutte le canzoni.
Dr. John – The Atco Albums Collection – 7 CD Atco/Rhino – 15-09-2017
Giusto ieri mentre preparavo il Post per questo Box di Dr. John, girando per la rete per vedere se fosse morto qualche altro artista importante,ho letto della dipartita di Glenn Campbell, di cui leggete in un altro Post a parte, e come conseguenza mi è venuto in mente di intitolare questo articolo “Prima che sia troppo tardi”, che tra l’altro sarebbe sempre una rubrica che mi ronza per la testa da un po’ di tempo, e in cui si vorrebbe parlare di artisti di “culto”, gente che ha fatto la storia del rock (e dei generi collegati), ma che spesso viene ricordata solo al momento della morte. Mi rendo conto che ha connotati “iettatori” per cui mi trattengo sempre, ma di tanto in tanto almeno una segnalazione per le uscite interessanti è d’uopo.
Come nel caso di questo nuovo cofanetto dedicato a Mac Rebennack, alias Dr. John, uno dei musicisti più importanti della scena musicale della Louisiana, mai troppo lodato per la sua musica, il vero New Orleans Funk: anche se lo scorso anno è uscito un bellissimo tributo a lui dedicato http://discoclub.myblog.it/2016/08/26/altro-tributo-formidabile-the-musical-mojo-of-dr-john-celebrating-mac-and-his-music/, e, volendo, la sua discografia era comunque ben rappresentata anche dal cofanetto effigiato qui sopra, Dr. John Original Album Series , che in 5 CD a prezzo speciale raccoglieva alcuni degli album incisi da Rebennack negli anni ’70: non tutti, appunto solo 5 dei 7 incisi per la Atco tra il 1968 e il 1974. Ora questo nuova remastered edizione, sempre a prezzo speciale, corregge la piccola pecca e in unico box raccoglie tutta la sua produzione per l’etichetta del gruppo Warner, almeno quelli del primo periodo classico.
Ecco la tracklist completa, brano per brano:
[CD1: Gris-Gris] 1. Gris-Gris Gumbo Ya Ya 2. Danse Kalinda Ba Doom 3. Mama Roux 4. Danse Fambeaux 5. Croker Courtbullion 6. Jump Sturdy 7. I Walk On Guilded Splinters
[CD2: Babylon] 1. Babylon 2. Glowin’ 3. Black Widow Spider 4. Barefoot Lady (Single) 5. Twilight Zone 6. The Patriotic Flag-Waver 7. The Lonesome Guitar Stangler
[CD3: Remedies] 1. Loop Garoo 2. What Comes Around Goes Around 3. Wash, Mama, Wash 4. Chippy, Chippy 5. Mardi Gras Day 6. Angola Anthem
[CD4: The Sun, Moon & Herbs] 1. Black John The Conqueror 2. Where Ya At Mule 3. Craney Crow 4. Familiar Reality – Opening 5. Pots on Fiyo (File Gumbo)/Who I Got To Fall On (If The Pot Get Heavy) 6. Zu Zu Manou 7. Familiar Reality – Reprise
[CD5: Dr. John’s Gumbo] 1. Iko Iko 2. Blow Wind Blow 3. Big Chief 4. Somebody Changed The Lock 5. Mess Around 6. Let The Good Times Roll 7. Junko Partner 8. Stack-A-Lee 9. Tipitina 10. Those Lonely Lonely Nights 11. Huey “Piano” Smith Medley 12. Little Liza Jane
[CD6: In The Right Place] 1. Right Place Wrong Time 2. Same Old Same Old 3. Just The Same 4. Qualified 5. Traveling Mood 6. Peace Brother Peace 7. Life 8. Such A Night 9. Shoo Fly Marches On 10. I Been Hoodood 11. Cold Cold Cold (Single)
[CD7: Desitively Bonnaroo] 1. Quitters Never Win 2. Stealin’ 3. What Comes Around (Goes Around) 4. Me Minus You Equals Loneliness 5. Mos’ Scocious 6. (Everybody Wanna Get Rich) Rite Away 7. Let’s Make A Better World 8. R U 4 Real 9. Sing Along Song 10. Can’t Get Enuff 11. Go Tell The People 12. Desitively Bonnaroo
Augurando lunga vita a Dr. John che, nonostante le condizioni di salute diciamo non splendide, quest’anno è stato uno dei protagonisti del tour che ha girato gli States per festeggiare i 40 anni di Last Waltz, direi che questo box, previsto per il 15 settembre, è l’ideale per colmare eventuali lacune nelle vostre discoteche alla lettera D. Senza dimenticare che in quegli album, oltre alla crema dei musicisti della Crescent Music, si trovano come ospiti, sparsi nei vari dischi, musicisti come Eric Clapton, Graham Bond, Mick Jagger, Bobby Keys, Jim Price, gli altri Derek And The Dominos, i Meters, Allen Toussaint e così via. Prima che sia troppo tardi!
Come forse avrete letto l’8 agosto anche Glen Campbell se ne è andato, aveva 81 anni e dopo una lunga battaglia con l’Alzheimer durata ben sei anni è morto a Nashville l’altro ieri. Prima di lasciarci ha fatto comunque in tempo a regalarci un ultimo album Adios, del quale a seguire mi sembra doveroso riproporre come omaggio alla sua arte la recensione pubblicata circa un mese, recensione che conteneva anche una breve cronistoria della sua carriera musicale.
Glen Campbell – Adios – 2 CD Deluxe Universal Music Enterprises
Una premessa doverosa, se conoscete le circostanze che hanno dato vita a questo disco: l’album è veramente bello, forse addirittura il migliore, o tra i migliori in assoluto, della carriera di Glen Campbell. Si diceva delle circostanze: all’inizio del 2011 al musicista di Billstown, Arkansas, viene diagnosticata una forma già sviluppata di Alzheimer (che forse era in corso da prima), ma in effetti già l’anno precedente Campbell aveva registrato un disco Ghost On The Canvas, poi pubblicato nell’agosto del 2011, che doveva essere il suo album di addio; a seguito della pubblicazione Glen si imbarca anche nel suo “Tour d’addio”, nel corso del quale viene annunciata pubblicamente la malattia, anche per giustificare le sue perdite di memoria o eventuali discorsi sconnessi sul palco, che sono tra i sintomi dell’Alzheimer. Nel 2013 poi esce See You There, un ulteriore disco con tracce vocali registrate durante le stesse sessions del 2009-2010 a cui è stata aggiunta una nuova base strumentale. Tra l’altro entrambi gli album erano piuttosto piacevoli e ben suonati e cantati; la malattia ha poi proseguito il suo corso e attualmente Campbell è in una clinica in quelle che paiono le fasi finali del suo male, ma, come poi ha rivelato la moglie Kim, dopo il tour di commiato, il cantante era entrato in studio ancora, tra il novembre del 2012 e il gennaio del 2013, per registrare l’album di cui stiamo parlando, il suo vero commiato, questo Adios, per chi non conoscesse Campbell, allegato al CD “nuovo”, c’è anche una raccolta di successi, con 16 brani non in ordine cronologico, che tracciano la storia di uno dei grandi della musica americana.
Chiamiamolo un “crooner country”, ma è stato anche un formidabile chitarrista, uno dei membri della “Wrecking Crew”, Beach Boys onorario (ha sostituito spesso Brian Wilson nei tour e ha suonato su Pet Sounds), con una serie impressionante di dischi di studio registrati nella sua carriera, questo è il n° 64 (neanche Johnny Cash o Dylan credo sono stati così prolifici, nel 1968 il suo anno d’oro sono usciti ben cinque album): nella raccolta troviamo gli splendidi brani scritti da Jimmy Webb, tra cui By The Time I Get To Phoenix, Wichita Lineman, Galveston, ma anche il suo più grande successo, Gentle On My Mind, la canzone di John Hartford, in una versione scevra di archi, per un brano che era il diretto antenato di Everybody’s Talkin’ (in cui Campbell aveva suonato la chitarra), e ancora True Grit, il tema di “Il Grinta”, il film di John Wayne, una Southern Nights di Allen Toussaint, che sembra un pezzo della Nitty Gritty o di Loggins & Messina, e anche cover dei Foo Fighters o di Jackson Browne, incise negli ultimi album, il tutto cantato con una voce splendida ed espressiva, calda ed avvolgente, e se ogni tanto gli arrangiamenti di archi sono forse eccessivi, erano comunque un segno dei tempi, le canzoni rimangono bellissime.
Per questo capitolo finale Glen Campbell, aiutato dal suo produttore abituale, l’ottimo cantante e musicista Carl Jackson, ha voluto incidere alcune cover di celebri brani che non aveva mai affrontato nella sua carriera (non è del tutto vero, ma lo vediamo tra un attimo): sono con lui i tre figli, oltre ad un manipolo di ottimi musicisti, tra cui spiccano Aubrey Haynie al violino e mandolino, Mike Johnson alla steel guitar, Catherine Marx al piano, oltre allo stesso Jackson alla chitarra acustica (visto che Campbell non riusciva più a suonarla) ed alcuni ospiti di nome. Il disco ha un suono eccellente, raramente o mai sopra le righe, Glen per essere all’epoca un 76enne malato ha ancora una voce quasi uguale a quella degli anni d’oro e le canzoni sono molto belle: dall’iniziale Everybody’s Talkin’, il tema dell’Uomo Da Marciapiede, di Harry Nilsson (ma scritta da Fred Neil), qui in una versione leggermente accelerata, che non diminuisce il fascino del pezzo, con il banjo della figlia di Glen, Ashley Campbell, in bella evidenza a sottolineare la matura e vissuta voce del babbo, ancora in grado di arditi falsetti.
Il primo brano scelto di Jimmy Webb è la delicata Just Like Always, una romantica ballata con uso di pedal steel, seguita dal duetto con Willie Nelson (poteva mancare?) Funny How Time Slips Away, più di 150 anni in due, ma che classe, non so chi canta meglio; Arkansas Farmboy è un pezzo di Carl Jackson, una specie di biografia della gioventù di Glen, a tempo di valzerone country, con una strumentazione acustica parca, ma ricca di dettagli sonori. Am I All Alone di Roger Miller viene prima presentata in un breve frammento dell’originale e poi nella nuova versione con Vince Gill alle armonie vocali, bellissima pure questa; It Won’t Bring Her Back, il secondo brano di Webb, ancora con una magnifica weeping steel è un’altra country tune di grande fascino, degna dei grandi balladeer americani, avvolgente e ad alto tasso emotivo, sempre con splendide armonie vocali della famiglia Campbell, sembra quasi un pezzo degli Eagles. E pure la versione di Don’t Think Twice, It’s Allright di Dylan è da applausi, ispirata da quella country di Jerry Reed, con dell’ottimo picking dei musicisti; She Tinks I Still Care in effetti l’aveva già incisa in un album del 1972, ma è un classico della country music, con decine di riletture fatte da grandi nomi (da George Jones in giù), talmente bello che una nuova versione, tra l’altro di ottima fattura, ci sta proprio bene.
Anche Postcards From Paris, sempre di Jimmy Webb, era già apparsa su See You There, ma questa nuova versione di una grande canzone, con i figli che intonano “I Wish You Were Here”. manda un groppo giù per la gola, sembra quasi una canzone di James Taylor e pure di quelle belle. Jerry Reed appare anche come autore, di un brano che è stato uno dei grandi successi di Johnny Cash (soprattutto in Europa) A Thing Called Love, altro pezzo dal fascino inalterato nel tempo, ancora con Campbell in pieno controllo vocale ed emotivo. Se deve essere Addio, l’ultimo pezzo di Jimmy Webb scelto, è proprio la title track Adios, una ballata di una bellezza struggente, cantata con grande trasporto da Glen Campbell che pone l’ultimo sigillo alla sua carriera e ci saluta con malinconia ma anche un senso di profonda serenità. Forse solo Warren Zevon con The Wind e la canzone Keep Me In Your Heart in particolare, aveva saputo salutare i suoi fans, conscio della fine imminente, con un testamento sonoro di tale fattura ed intensità. La versione doppia del CD è quasi d’obbligo.
Luke Combs – This One’s For You – River House/Sony CD
La performance di vendita di This One’s For You, album d’esordio del giovane countryman della Carolina del Nord Luke Combs (dopo un paio di EP autodistribuiti), andato al numero uno della classifica country di Billboard ad una sola settimana dall’uscita, è emblematica dello stato desolante in cui versa il panorama discografico americano. Con questo non voglio dire che il disco sia brutto, anzi è un buon album di moderna country music, dal suono sufficientemente elettrico e chitarristico, e con diversi punti di contatto con la musica del Sud, ma è anche un CD assolutamente normale, senza brani sottotono ma neppure strepitosi, uno di quei lavori dei quali ad ascolto ultimato non ti rimane in testa alcunché. Di buono c’è che Combs scrive tutti i brani di suo pugno (anche se in collaborazione con altri), ha un buon ritmo e gusto per le melodie fruibili, ed i ritornelli sono quasi sempre diretti e brillanti, senza troppe concessioni a sonorità commerciali od edulcorate (la produzione di Scott Moffatt è molto classica, senza guizzi ma neppure cadute di tono), però va anche detto che se questo album fosse uscito quando i dischi si vendevano ancora, forse avrebbe visto a malapena la Top 20 (e sono generoso).
Out There è un bell’inizio, un brano elettrico e potente, con un bel ritornello che affianca una struttura tipicamente country ad un buon sapore southern; Memories Are Made Of ha un refrain ancora migliore, coniuga fruibilità e qualità, e potrebbe essere un singolo vincente, mentre Lonely One è il primo slow, ma gli strumenti sono quelli giusti e lo spirito sudista non manca neppure qua. Beer Can è un midtempo con chitarre in primo piano ed il solito motivo centrale orecchiabile, anche se il testo ricicla temi un po’ stereotipati di donne e bevute, Hurricane è il primo singolo e si sente, in quanto fino ad ora è il brano più “prodotto” (spunta anche un synth, seppur leggero), mentre One Number Away è una ballata che suona già sentita, anche rispetto ad altri brani di questo disco, come d’altronde la roccata Don’t Tempt Me. Il problema, se di problema si può parlare, è proprio questo: i pezzi di questo CD sono tutti di buon livello, suonati e cantati nel modo giusto, ma alla fine finiscono per assomigliarsi un po’ l’un l’altro, con le possibili eccezioni della ritmata e coinvolgente When It Rains It Pours, una delle più dirette ed immediate, e della conclusiva Honky Tonk Highway, un rockin’ country saltellante e festoso.
Quindi un discreto album, al quale però manca ancora qualcosa per fare il grande salto: per carità, stiamo parlando di un esordio e c’è tutto il tempo per Luke Combs di crescere e salire di livello, anche se temo che il conseguimento della prima posizione in classifica potrebbe fargli credere di essere già arrivato al top e quindi convincerlo ad accontentarsi.
Rolling Stones – Their Satanic Majesties Request 50th Anniversary Edition – 2LP/2CD – ABCKO/Universal – 22-09-2017
Questa è la risposta degli Stones all’edizione del cinquantenario di Sgt. Pepper’s dei Beatles, ma come Their Satanic Majesties Request fu una “delusione” rispetto al disco epocale dei quattro di Liverpool (non un brutto disco, anzi, ma questo tentativo di psichedelia alla Stones non funzionò molto, però era il 1967), questa nuova edizione, oltre ad essere molto costosa, ma questa non è una sorpresa, ormai ci stiamo abituando, è pure deludente. Una sola edizione, della serie “prendere o lasciare” con due LP e due SACD, con un prezzo che andrà tra i 75 e gli 80 euro, nessuna bonus, e le versioni mono e stereo dell’album ripetute.
Questo è il contenuto, in inglese, così fa più scena:
50th Anniversary Special Audiophile Edition limited hand numbered. Special Edition foldout packaging includes restored original Lenticular, not available for over 30 years. 180gm Vinyl and Hybrid SACD versions of both Mono and Stereo versions of the album. Both recordings newly remastered by Bob Ludwig at Gateway Mastering. 20-page book, with essay by Rob Bowman, includes Michael Cooper’s photos from original cover shoot. Lacquer cutting by Sean Magee at Abbey Road Studios.
Traducendo: copertina originale apribile e “lenticolare”, come nell’album in vinile originale, nuove masterizzazioni fatte per l’occasione, ma neppure l’aggiunta del singolo dell’epoca We Love You/Dandelion: non dico alternate takes a go-go come per il cofanetto dei Beatles, ma zero assoluto neppure…Comunque ecco il contenuto in dettaglio, un po’ triste, perché sono le stesse dieci canzoni ripetute per quattro volte:
Disc: 1 1. Sing This All Together 2. Citadel 3. In Another Land 4. 2000 Man 5. Sing This All Together (See What Happens) 6. She’s A Rainbow 7. The Lantern 8. Gomper 9. 2000 Light Years From Home 10. On With The Show
Disc: 2 1. Sing This All Together 2. Citadel 3. In Another Land 4. 2000 Man 5. Sing This All Together (See What Happens) 6. She’s A Rainbow 7. The Lantern 8. Gomper 9. 2000 Light Years From Home 10. On With The Show
Disc: 3 1. Sing This All Together 2. Citadel 3. In Another Land 4. 2000 Man 5. Sing This All Together (See What Happens) 6. She’s A Rainbow 7. The Lantern 8. Gomper 9. 2000 Light Years From Home 10. On With The Show
Disc: 4 1. Sing This All Together 2. Citadel 3. In Another Land 4. 2000 Man 5. Sing This All Together (See What Happens) 6. She’s A Rainbow 7. The Lantern 8. Gomper 9. 2000 Light Years From Home 10. On With The Show
Rolling Stones – Sticky Fingers Live At The Fonda Theatre 2015 – DVD – Blu-Ray – CD+DVD – 3LP + DVD e, solo per gli Stati Uniti, CD+Blu-ray – 29-09-2017
Molto più interessante questa uscita: si tratta del famoso concerto tenuto al Fonda Theatre di Hollywood, Los Angeles, California, il 20 maggio del 2015, una serata solo ad inviti, circa 1.200 persone, in cui i Rolling Stones, in occasione della ripubblicazione di Sticky Fingers, eseguirono per l’unica volta nella loro carriera tutto l’album nella sua interezza, per quanto non con la stessa sequenza delle canzoni del disco originale. Per l’occasione poi l’album venne venduto solo per il download sulla piattaforma iTunes, ma con i dieci brani dell’album, senza le altre sei canzoni che vennero eseguite nella serata, come testimonia la Setlist originale del concerto.
Sempre per i soliti motivi misteriosi, le varie edizioni avranno il seguente contenuto:
DVD Track Listing 1) Start Me Up 2) Sway 3) Dead Flowers 4) Wild Horses 5) Sister Morphine 6) You Gotta Move 7) Bitch 8) Can t You Hear Me Knocking 9) I Got The Blues 10) Moonlight Mile 11) Brown Sugar 12) Rock Me Baby 13) Jumpin’ Jack Flash
CD Track Listing 1) Start Me Up 2) When The Whip Comes Down 3) All Down The Line 4) Sway 5) Dead Flowers 6) Wild Horses 7) Sister Morphine 8) You Gotta Move 9) Bitch 10) Can t You Hear Me Knocking 11) I Got The Blues 12) Moonlight Mile 13) Brown Sugar 14) Rock Me Baby 15) Jumpin’ Jack Flash 16) I Can’t Turn You Loose
DVD Bonus Features Tracks cut from the concert film: 1) All Down The Line 2) When The Whip Comes Down 3) I Can’t Turn You Loose
In pratica il concerto nella sequenza esatta in cui fu eseguito è solo nella versione CD, mentre come si rileva dalla lista dei brani qui sopra riportata, alcuni di loro sono disponibili solo come bonus nelle versioni DVD e Blu-ray, che comunque pare avranno anche interviste inserite tra un brano e l’altro ad interrompere lo scorrere dei brani. “Misteri” cronologici a parte il concerto sembra ottimo a livello musicale. Esce il 29 settembre.
Eli Young Band – Fingerprints – Big Machine Label Group/Universal
Vengono presentati ancora come una “giovane band”, ma in effetti Mike Eli e James Young, ovvero la Eli Young Band dovrebbero essere intorno alla quarantina, e sono in pista dall’inizio anni ’00, avendo già pubblicato sei album di studio, oltre ad alcuni EP e un album dal vivo, a livello indipendente: vengono da Denton, nel nord della Texas, ma ormai da parecchi anni fanno parte della scena country(rock) di Nashville, e quindi anche loro ogni tanto sono soggetti alle sirene del suono più becero della Music City, di solito evitandolo, anche se nel precedente 10,000 Towns, come da loro ammesso, qualche segnale c’era stato, e, temo, anche in questo nuovo. Comunque per lunghi tratti il sound è quello giusto e le canzoni anche, collaborano come autori con gente come Shane McAnally (Miranda Lambert, Brandy Clark, e altri molto meno raccomandabili) e soprattutto in un pezzo, con la brava Lori McKenna; tutte le undici canzoni sono scritte ad hoc per questo progetto, niente cover.
I due co-produttori Ross Copperman (che suona anche un tot di strumenti aggiunti e firma cinque brani) e Jeremy Stover, sono due “professionisti” della scena di Nashville, e tra i sessionmen si segnala Dan Dugmore alla steel. Insomma un onesto e ben fatto album di country-rock, che cerca di mediare tra il sound texano e quello nashvilliano, buone armonie vocali, chitarre anche spiegate a tratti, un mix tra la musica radiofonica commerciale e quella più ruspante: la firma e voce solista principale con otto brani è Mike Eli, James Young è co-autore in tre. Salwater Gospel è una buona partenza, un moderato country-rock dei buoni sentimenti, con piacevoli intrecci vocali, un ritornello che resta facilmente in mente, anche radiofonico, ma nei limiti della decenza, uno di quei brani in equilibrio tra i due mondi sonori del gruppo. La title track è più grintosa, un riff “sudista”, chitarre più arrotate, anche slide, ritmo incalzante, con un sound più “old school”, come lo definiscono loro, rispetto al disco precedente, mentre Never Again, che va di groove, è decisamente più commerciale, niente di criminale tipo l’ultimo NEEDTOBREATHE, ma non entusiasma, per usare un eufemismo. Old Songs, con Young all’armonica e un bel uso di chitarre acustiche ed elettriche, armonie vocali a profusione (anche la voce femminile di Carolyn Dawn Johnson) e un insieme che ricorda molto il country rock classico, sia quello anni ’70, che quello anni ’90 di Jayhawks e Blue Rodeo.
Per rimanere nel tema decadi, Drive è un innocuo rockettino AOR anni ’80, Skin And Bones, scritta con Lori McKenna è uno di quelle morbide ballate midtempo che sono nel DNA della band,con la bella voce di Mike Eli in evidenza, una love song dedicata alla moglie che è anche il primo singolo tratto dall’album; ancora dal lato radiofonico, ma con giudizio, viene A Heart Needs A Break, quei pezzi vagamente antemici che sono croce e delizia di chi non ama troppo il sound dell’attuale country di Nashville. Once, ancora con un approccio più rock, è nuovamente un brano che probabilmente piacerà molto ai fans dal vivo, con un bel tiro delle chitarre, da sentire magari in macchina a volume elevato (se potete sulle Highway americane, se no vanno bene anche le nostre autostrade) e pure Never Land non si distacca di molto dal canovaccio, country poco, rock (un filo commerciale), anche troppo, insomma i tempi di Life At Best sembrano passati http://discoclub.myblog.it/2011/08/22/buon-country-rock-dal-texas-via-nashville-eli-young-band-lif/ , gli arrangiamenti mi sembrano fin troppo pompati.
In God Love The Rain, tornano le chitarre acustiche e i buoni sentimenti di Old Songs, di nuovo con la voce di supporto della Johnson e il tempo della ballata a prevalere, eseguita con diligenza ma senza quel quid che anche nell’ambito dei “revivalisti” distingue il compitino dalla canzone di classe, che è poi comunque anche la cifra di tutto il disco. Per esempio la conclusiva The Days I Feel Alone, che non è una brutta canzone, ricorda un po’ gli ultimi Coldplay con una steel aggiunta e se facessero country, che non so se è una offesa o un complimento, fate voi. Il titolo del Post è simile a quello di sei anni fa, ho solo aggiunto un paio di parentesi intorno a rock!
Fairport Convention – Come All Ye: The First Ten Years – UMC/Universal 7CD Box Set
DISC ONE
01: Time Will Show The Wiser ( 3:05 ) from Fairport Convention 02: Decameron ( 3:42 ) from Fairport Convention 03: Jack O’ Diamonds ( 3:30 ) from Fairport Convention 04: One Sure Thing ( 2:53 ) from Fairport Convention 05: I Don’t Know Where I Stand ( 3:38 ) from John Peel’s Top Gear programme 2/6/1968 06: You Never Wanted Me ( 3:15 ) from John Peel’s Top Gear programme 2/6/1968 07: Fotheringay ( 3:04 ) from What We Did On Our Holidays 08: I’ll Keep It With Mine ( 5:53 ) from What We Did On Our Holidays 09: Mr Lacey ( Sandy on Vocals ) ( 2:55 ) from the Sandy Denny box set 10: Eastern Rain ( Sandy on Vocals ) ( 3:48 ) – Previously Unreleased 11: Nottamun Town – A Capella version ( 1:48 ) – Previously Unreleased 12: Meet On The Ledge ( 2:50 ) from What We Did On Our Holidays 13: Throwaway Street Puzzle ( 3:27 ) – B Side on What We Did On Our Holidays remastered 14: Reno Nevada ( 2:23 ) from the David Symonds radio show 6/1/1969 15: Suzanne ( 5:25 ) from John Peel’s Top Gear programme 1/9/1968 16: A Sailor’s Life ( without Swarb ) ( 11:23 ) from the Sandy Denny box set 17: Genesis Hall ( 3:35 ) from Unhalfbricking 18: Autopsy – Alt Take ( 4:33 ) – Previously Unreleased 19: Who Knows Where The Time Goes ? – Alt Take ( 5:19 ) – Previously Unreleased
DISC TWO
01: Dear Landlord ( 4:08 ) from Unhalfbricking 02: Si Tu Doir Partir ( 2:25 ) from John Peel’s Top Gear programme 6/4/1969 03: Percy’s Song ( 5:28 ) from John Peel’s Top Gear programme 1/9/1968 04: Ballad of Easy Rider ( 4:54 ) – Guitar Vocal 05: The Deserter – Rehearsal version ( 4:40 ) – Previously Unreleased 06: Come All Ye – Alt Take ( 5:27 ) from the Sandy Denny box set 07: Reynardine ( 4:31 ) from Liege and Lief 08: Matty Groves – Alt Take ( 7:43 ) from the Sandy Denny box set 09: Farewell Farewell ( 2:38 ) from Liege and Lief 10: Quiet Joys Of Brotherhood – Take 1 edit ( 6:42 ) from Liege & Lief Deluxe Edition 11: Tam Lin ( 7:46 ) from John Peel’s Top Gear programme 27/9/1969 12: Sir Patrick Spens ( 3:44 ) from John Peel’s Top Gear programme 27/9/1969 13: The Lark In The Morning medley ( 4:12 ) from John Peel’s Top Gear 27/9/1969 14: Bonny Bunch Of Roses ( 10:48 ) – Full House Out-Take
DISC THREE
01: Walk Awhile ( 3:51 ) – Live in Concert on Pop2 – 5/12/1970 – Previously Unreleased 02: Dirty Linen ( 3:55) – Live in Concert on Pop2 – 5/12/1970 – Previously Unreleased 03: Sloth ( 12:17 ) – Live in Concert on Pop2 – 5/12/1970 – Previously Unreleased 04: Journeyman’s Grace ( 4:47 ) – Live on Pop2 – 5/12/1970 – Previously Unreleased 05: Sir B.McKenzie ( 4:29) – Live in Concert on Pop2 – 5/12/1970 – Previously Unreleased 06: Flatback Caper – Live 1970 ( 5:57 ) – Previously Unreleased 07: Doctor of Physick – Live 1970 ( 3:52 ) – Previously Unreleased 08: Poor Will and The Jolly Hangman (5:34 ) from Guitar, Vocal 09: Bonnie Black Hare – Alt Take ( 3:04 ) – Previously Unreleased 10: Lord Marlborough ( 3:24 ) from Angel Delight 11: Banks of the Sweet Primroses ( 4:11 ) from Angel Delight 12: Breakfast In Mayfair ( 3:07 ) from Babbacombe Lee 13: Little Did I Think ( 1:52 ) from The Man They Could Not Hang – Previously Unreleased 14: John Lee ( 1:48 ) from The Man They Could Not Hang – Previously Unreleased 15: Cell Song ( 4:27 ) from The Man They Could Not Hang – Previously Unreleased 16: Time Is Near ( 2:49 ) from The Man They Could Not Hang – Previously Unreleased 17: Dream Song ( 4:14 ) from The Man They Could Not Hang – Previously Unreleased 18: Farewell To A Poor Man’s Son ( 5:16 ) from The Man They Could Not Hang
DISC FOUR
01: Sweet Little Rock ‘n’ Roller – Live at the LA Troubadour ( 3:55 ) from Guitar Vocal 02: That’ll Be The Day ( 2:02 ) from The Bunch 03: Think It Over – Sandy Denny rehearsal version ( 2:31 ) – Previously Unreleased 04: Maverick Child ( 4:03 ) Previously Unreleased 05: Sad Song aka As Long As It Is Mine ( 5:06 ) Previously Unreleased 06: Matthew, Mark, Luke & John ( 3:05 ) Previously Unreleased 07: Rattle Trap ( 2:05 ) Previously Unreleased 08: Sheep In The Meadow ( 4:10 ) Previously Unreleased 09: Rosie ( 3:34 ) Previously Unreleased 10: Country Judy Jane ( 2:36 ) Previously Unreleased 11: Me With You ( 3:23 ) Previously Unreleased 12: My Girl ( 4:05 ) Previously Unreleased 13: To Althea from Prison ( 2:25 ) Previously Unreleased 14: Knights Of The Road ( 3:52 ) from Rosie 15: The Plainsman ( 3:19 ) from Rosie 16: Matthew, Mark, Luke & John from the Old Grey Whistle Test ( 3:44 ) Previously Unreleased 17: Brilliancy medley from the Old Grey Whistle Test ( 3:55 ) Previously Unreleased 18: Polly On The Shore ( 4:53 ) from Nine 19: Fiddlestix (The Devil In The Kitchen) without orchestra ( 2:49 ) Previously Unreleased 20: Possibly Parsons Green ( 3:41 ) – OZ 7” single mix Previously Unreleased 21: Bring Em Down ( 5:55 ) from Nine
DISC FIVE
01: Sloth – Live in Sydney ( 11:31 ) from Live Convention 02: John The Gun ( 5:05 ) – John Peel session 6/8/1974 03: Down In The Flood ( 3:27 ) – John Peel session 6/8/1974 04: Rising For The Moon ( 4:18 ) – John Peel session 6/8/1974 05: After Halloween ( 2:54 ) Byfield Demo – Alt Take Previously Unreleased 06: Restless ( 3:59 ) from Rising For The Moon 07: White Dress ( 3:24 ) Live on LWT (on Rising for the Moon deluxe edition) 08: Stranger To Himself ( 2:52 ) from Rising For The Moon 09: Dawn – Alt version ( 4:09 ) from the Sandy Denny box set 10: One More Chance – Alt Take ( 7:52 ) Previously Unreleased 11: All Along The Watchtower – Live in Oslo in 1975 ( 4:22 ) 12: When First Into This Country ( 2:28 ) from Gottle O’ Geer 13: Sandy’s Song aka Take Away The Load ( 3:34 ) from Gottle O’Geer 14: Royal Seleccion No 13 ( 4:24 ) from A World of Music: Anne Lorne Gillies 26/11/1976 Previously Unreleased 15: Adieu Adieu ( 2:35 ) from A World of Music: Anne Lorne Gillies 26/11/1976 Previously Unreleased 16: Reynard The Fox ( 2:59 ) from Tipplers Tales 17: Poor Ditching Boy ( 3:46 ) from In Concert – STV 1976 Previously Unreleased 18: Flowers Of The Forest ( 3:50 ) from In Concert – STV 1976 Previously Unreleased
DISC SIX – Live at Fairfield Hall 16/12/1973
01: Polly On The Shore ( 5:12 ) Previously Unreleased 02: Furs and Feathers ( 5:11 ) Previously Unreleased 03: Tokyo ( 3:09 ) Previously Unreleased 04: Cell Song ( 5:05 ) Previously Unreleased 05: The Claw ( 3:01 ) Previously Unreleased 06: Far From Me ( Old Broken Bottle ) ( 3:47 ) Previously Unreleased 07: Brilliancy medley / Cherokee Shuffle ( 4:14 ) Previously Unreleased 08: Days of 49 ( 6:20 ) Previously Unreleased 09: Fiddlestix (The Devil In The Kitchen) ( 3:07 ) Previously Unreleased 10: Dirty Linen ( 4:33 ) Previously Unreleased 11: Matthew, Mark, Luke & John ( 6:34 ) Previously Unreleased 12: Possibly Parsons Green ( 3:39 ) Previously Unreleased 13: Sir B. McKenzie ( 6:21 ) Previously Unreleased 14: Down In The Flood – Full version ( 3:45 ) Previously Unreleased 15: Something You’ve Got- Full version ( 3:00 ) Previously Unreleased
DISC SEVEN – Live at the LA Troubadour 1/2/1974
01: Down In The Flood ( 3:13 ) 02: The Ballad Of Ned Kelly ( 3:59 ) 03: Solo ( 5:34 ) 04: It’ll Take A Long Time ( 5:35 ) 05: She Moves Through The Fair ( 4:15 ) 06: The Hens March Through The Midden & The Four Poster Bed ( 3:17 ) 07: The Hexamshire Lass ( 2:44 ) 08: Knockin’ On Heaven’s Door ( 4:33 ) 09: Six Days On The Road ( 3:44 ) 10: Like An Old Fashioned Waltz ( 4:20 ) 11: John The Gun ( 5:10 ) 12: Down Where The Drunkards Roll – Alt Take ( 4:30 ) Previously Unreleased 13: Crazy Lady Blues ( 4:02 ) 14: Who Knows Where The Time Goes ( 6:54 ) 15: Matty Groves ( 7:05 ) 16: That’ll Be The Day ( 3:23 )
Devo riconoscere che essere fan dei Fairport Convention, categoria alla quale mi onoro di appartenere, è una vera pacchia, in quanto nei 50 anni di carriera dello storico gruppo folk-rock britannico non sono mai mancate le sorprese. Infatti, oltre ad avere una corposa discografia sia studio che live, i Fairport sono stati negli anni oggetto di grande attenzione per quanto riguarda gli archivi, tra cofanetti (imperdibile Fairport Unconventional, ma bellissimi anche Cropredy Capers e quello dedicato alle BBC Sessions), antologie con inediti e ripubblicazioni di vecchi album con bonus tracks, senza dimenticare tutti gli inediti disseminati nei vari box sets dedicati ai componenti del gruppo (principalmente Richard Thompson e Sandy Denny, ma anche Ashley Hutchings e Dave Swarbrick). Non nascondo quindi di aver avuto un moto di gioia quando è stato annunciato che, per festeggiare ulteriormente i loro primi 50 anni (dopo il nuovo album 50:50@50http://discoclub.myblog.it/2017/01/30/il-mezzo-secolo-di-una-band-leggendaria-fairport-convention-505050/), sarebbe uscito questo nuovo cofanetto intitolato Come All Ye che, come fa notare il sottotitolo The First Ten Years, riepiloga in ben sette CD il meglio della prima fase della loro carriera, che poi è anche la migliore, cioè dal 1968 al 1978 (i 50 anni ricorrono quest’anno in quanto il gruppo si formò nel 1967, ma il loro esordio discografico è dell’anno successivo, e comunque non per essere pignoli ma dal 1968 al 1978 gli anni sono undici…).
La cosa saliente del box è però il fatto che, su 121 canzoni totali, ben 55 sono inedite, un numero impressionante soprattutto considerando che negli anni passati, come ho già scritto, i FC sono sempre stati generosi nell’elargire brani unreleased: un box quindi da avere assolutamente, nonostante il costo relativamente importante, anche perché, dei brani editi, la maggior parte è comunque rara, in quanto proviene da varie antologie e box del passato, e non solo del gruppo (per esempio ci sono canzoni prese dal meraviglioso cofanetto di 19 CD del 2010 dedicato a Sandy Denny, ed anche dalla rara compilation anni settanta di Richard ThompsonGuitar, Vocal), limitando al minimo i pezzi tratti dai dischi originali. Il box è corredato da un bel libretto con copertina dura di una cinquantina di pagine, ricco di foto, due saggi e le note di tutti i brani (anche se manca l’indicazione delle fonti originali di provenienza, che sono quindi indicate nella tracklist all’inizio del Post). Ecco quindi una veloce disamina dei contenuti, nella quale privilegerò chiaramente i pezzi mai sentiti prima.
I primi due CD documentano gli anni sessanta dei Fairport, la loro golden age, arrivando fino a Full House del 1970: sono anche i due dischi con meno inediti (quattro nel primo, tra cui una Nottamun Town a cappella e due belle versioni alternate di Autopsy e Who Knows Where The Time Goes?, ed uno sul secondo), ma l’ascolto è comunque consigliabile in quanto, oltre a contenere, come già detto, diversi pezzi provenienti da BBC Sessions, cofanetti e deluxe editions del passato, vedono anche ala presenza di Iain Matthews e Ashley Hutchings: e poi il secondo dischetto per i contenuti musicali è da cinque stelle. Il terzo CD comincia con cinque brani dal vivo mai sentiti, per il programma Pop Deux, del Dicembre 1970, importanti in quanto gli ultimi con Thompson in formazione (se ne andrà infatti di lì a un mese): la qualità sonora è da bootleg, ma la performance è notevole, con due Sloth e Journeyman’s Grace da urlo grazie soprattutto a Richard, ed una altrettanto strepitosa Sir B. McKenzie, dove Swarbrick si prende la rivincita. Gli altri inediti sono due versioni dal vivo ancora con la stessa lineup (ma incisi molto meglio) delle poco note Flatback Caper e Doctor Of Physick, ed i sei brani finali del dischetto, tratti dallo special del 1975 The Man They Could Not Hang, cinque dei quali tratti appunto dal concept album di quattro anni prima Babbacombe Lee (bellissima ed intensa Time Is Near), oltre alla ballad Farewell To A Poor Man’s Son, scritta da Swarb per l’occasione.
Il quarto CD è anche il più interessante in quanto, a parte una versione inedita di Think It Over di Buddy Holly non utilizzata per il progetto collaterale The Bunch ed il rarissimo singolo uscito solo in Australia comprendente Fiddlestix e Possibly Parsons Green, include per la prima volta in via ufficiale tutti i dieci brani del mitizzato Manor Album, cioè il disco che Swarbrick e Dave Pegg, all’epoca (1972) ridotti a duo, avevano inciso con il cantautore canadese David Rea alla voce e chitarra e Tom Farnell alla batteria, una lineup che durò solo sei mesi e che non lasciò tracce ufficiali della sua esistenza. Molti di questi pezzi finiranno su dischi futuri del gruppo, a partire dal seguente Rosie (tra cui la title track, qui cantata da Rea), altri resteranno inediti (Sad Song, Rattle Trap e Sheep In The Meadow). Dieci brani interessanti, anche se si sente che non sono rifiniti, ed alcuni sono quasi a livello di demo (Rosie, la canzone, non vale un’unghia dell’originale, e Rea non era adatto a stare nei Fairport, infatti durò poco), e che tutto sommato i nostri fecero bene a non mettere su disco, anche se la loro pubblicazione odierna è comunque una chicca notevole. Il quinto dischetto si occupa degli anni finali, e c’è all’interno molto materiale con Sandy Denny, che nel 1974 era rientrata nel gruppo raggiungendo il marito Trevor Lucas, ma ci sono anche cose meno note dagli ultimi tre album dei seventies: gli inediti sono pochi (non male il medley strumentale Royal Selection No. 43), ma uno di essi vale gran parte del prezzo richiesto, cioè una versione alternata, e meno elettrica, della meravigliosa One More Chance, una delle canzoni più belle degli anni settanta e secondo me uno degli highlights assoluti della Denny come songwriter: forse ancora più bella di quella finita su Rising For The Moon (piccolo appunto: ma sul box di 19 CD dedicato a Sandy non doveva esserci tutto, ma proprio tutto quello da lei inciso in carriera? Evidentemente no…). Non sono inedite, ma decisamente rare una splendida White Dress dal vivo ed una insolita All Along The Watchtower di Bob Dylan live ad Oslo.
Ed eccoci al sesto dischetto, il più interessante insieme al quarto, in quanto presenta un concerto totalmente inedito del Dicembre del 1973 a Fairfield Halls: il tour è quello di Nine, e la band è quella con il suono più “americano” di sempre, grazie soprattutto al chitarrista Jerry Donahue. Un concerto bello e vibrante, con pochi classici ma rarità assolute come lo strumentale di Jerry Reed The Claw (eccellente Jerry alla solista acustica), il traditional Days Of 49 e soprattutto la splendida Far From Me di John Prine, che all’epoca era ancora sconosciuto ai più. Nei due bis di Down In The Flood e Something You’ve Got sale a sorpresa sul palco Sandy Denny, che l’anno seguente rientrerà nel gruppo in pianta stabile, anche se solo per un biennio. Il settimo ed ultimo CD è forse l’unica delusione del box: si tratta di un concerto del 1974 al Troubadour di Los Angeles, un live splendido e con Sandy in forma strepitosa, un disco migliore di quello uscito all’epoca…peccato che fosse già stato incluso nella versione deluxe doppia di Rising For TheMoon della Denny,uscita nel 2013 (con l’unica differenza di una versione alternata ed inedita di Down Where The Drunkards Roll, probabilmente presa da un’altra serata), una cosa che penso si potesse evitare in quanto non credo manchino registrazioni dal vivo di buon livello del gruppo. Un neo però che non cambia il giudizio finale: un cofanetto imperdibile, un altro gradito episodio della saga infinita dei Fairport Convention.