Uno Splendido Commiato Per Una Grandissima Artista! Joan Baez – Whistle Down The Wind

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Joan Baez – Whistle Down The Wind – Proper CD

Alla veneranda età di 77 anni, anche Joan Baez, dopo decenni di battaglie, ha deciso di appendere la chitarra al chiodo in grande stile, e cioè con un ultimo disco ed un ultimo tour. La storia della nostra musica è piena di finti addii, ma ultimamente certi annunci sono (purtroppo) diventati credibili, un po’ per problemi di salute (vedi il caso recente di Neil Diamond, affetto dal Parkinson), un po’ a causa della carta d’identità, come nel caso proprio della Baez. C’è da dire che Joan negli ultimi anni non è stata particolarmente attiva discograficamente: il suo ultimo album di studio, Day After Tomorrow, risale a ben un decennio fa, mentre due anni orsono venivamo deliziati dal bellissimo live autocelebrativo 75th Birthday Celebration. Per il suo ultimo disco, Joan ha fatto le cose in grande, prendendosi tutto il tempo necessario ma consegnandoci uno dei suoi lavori più belli in assoluto: Whistle Down The Wire è infatti un album splendido, con dieci canzoni scelte personalmente dalla Baez nel repertorio di altri artisti contemporanei (Joan è sempre stata principalmente un’interprete, anche se la sua Diamonds And Rust è una delle canzoni più belle degli anni settanta), eseguite con una classe che con l’età è ulteriormente aumentata. La voce non è più potente come negli anni sessanta (quando si diceva che potesse rompere un bicchiere di cristallo con un acuto), ma la limpidezza è rimasta inalterata, ed il tempo le ha conferito una profondità ed una serie di sfumature che prima erano meno evidenti.

Come produttore, Joan ha scelto uno dei migliori sulla piazza: Joe Henry, supremo architetto di suoni e grande musicista a sua volta, che ha portato in session un manipolo di strumentisti formidabili, tra cui il fido batterista Jay Bellerose, il bassista David Piltch e, soprattutto, il bravissimo Tyler Chester al piano (strumento chiave nel suono del disco) e gli altrettanto validi Greg Leisz e Mark Goldenberg alle chitarre. Il resto lo fa Joan, ancora perfettamente in grado di regalare emozioni nonostante l’età, a partire dalla title track, un brano di Tom Waits arrangiato in modo splendido, una folk ballad straordinaria, toccante, profonda, con la nostra che emana classe e carisma ogni volta che apre bocca. Con un inizio così il resto del CD è in discesa: Be Of Good Heart è un brano di Josh Ritter, e la Baez lo ripropone con una veste sonora molto classica: voce, una chitarra, mandolino, ottimi rintocchi di piano a riempire gli spazi (qui c’è lo zampino di Henry) ed una percussione leggera, e la bellezza della melodia fa il resto. Another World è una scelta sorprendente, in quanto è un pezzo di Anohni (cioè Anthony Hegarty, uno che personalmente non ho mai sopportato, fin dai tempi in cui faceva il controcanto a Lou Reed): Joan spoglia il brano da ogni orpello e lo riduce all’essenziale, voce, chitarra e percussione, riuscendo a farla sua senza problemi (non dimentichiamo che la Baez è anche una brava chitarrista), anche se come songwriting non è tra le mie preferite. Splendida per contro Civil War, una canzone portata in dote proprio da Joe Henry, una struggente ballata pianistica, suonata alla grande e cantata da Joan al meglio delle sue possibilità (che sono ancora altissime).

Mary Chapin Carpenter è una delle cantautrici più apprezzate dalla Baez, e la sua The Things We Are Made Of riceve dalla nostra un trattamento regale: la canzone, già bella di suo, viene impreziosita da un’interpretazione di grande intensità, con i soliti noti che ricamano di fino sullo sfondo (domina Leisz, un fenomeno). Zoe Mulford è un’autrice non molto conosciuta, in cui Joan si è imbattuta per caso sentendo un giorno alla radio (mentre era in macchina) la sua The President Sang Amazing Grace, restandone folgorata a tal punto che ha deciso di farla sua: canzone splendida, dal sapore leggermente gospel, lenta, pianistica e con una performance da pelle d’oca da parte della Baez, probabilmente il brano migliore del disco, sentire per credere. Dopo un pezzo del genere era dura mantenersi sullo stesso livello, ma Joan ci riesce con una versione sentita e molto folkeggiante di Last Leaf, secondo brano di Tom Waits. Anche Ritter fa il bis come autore, e Silver Blade è, manco a dirlo, interpretata da Joan in maniera scintillante, e resa quasi drammatica dall’accompagnamento forte e quasi marziale da parte della band. Per gli ultimi due brani la nostra musicista dai capelli d’argento si rivolge a due autori meno noti, Elisa Gilkyson e Tim Eriksen: The Great Correction è tra le più dirette ed orecchiabili, un pezzo dal sapore quasi country che si ascolta tutto d’un fiato, mentre I Wish The Wars Were All Over (un titolo emblematico per chiudere l’ultimo album di una che ha fatto del pacifismo una ragione di vita) è puro folk d’altri tempi, con un marcato feeling irlandese.

Un disco straordinario questo Whistle Down The Wind, che chiude alla grande una delle carriere più luminose della storia della nostra musica, e proprio per questo ancora più prezioso.

Marco Verdi

Uno Splendido Commiato Per Una Grandissima Artista! Joan Baez – Whistle Down The Windultima modifica: 2018-03-12T18:03:45+01:00da bruno_conti
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