“Perle” Di Una Carriera Di Culto, Ri(suonate) Dal Vivo. Sophia – As We Make Our Way The Live Recordings

sophia as we make our way the live recordings

Sophia – As We Make Our Way (The Live Recordings) – 3 CD Flower Shop Recordings Limited Edition

Per dovere di informazione, lo dico subito e lo ammetto, per quanto riguarda i giudizi sui Sophia (come pure per altri artisti) sono di parte, in quanto sin dai primi vagiti dei God Machine, ho amato la voce particolare di Robin Proper-Sheppard, e questo amore nel tempo non mi ha mai lasciato. Questo cofanetto cartonato (a tiratura limitata e numerata, uscito qualche mese fa in 1000 copie, e venduto solo sul loro sito o Bandcamp e ai concerti) è composto da 3 CD, in cui le prime dieci tracce sono l’insieme dei brani dell’ultimo lavoro in studio As We Make Our Way https://discoclub.myblog.it/2016/04/22/musica-malinconica-sophia-as-we-make-our-way-unknown-harbours/ , con le restanti quindici canzoni (distribuite su 2 CD) che vengono recuperate dal catalogo passato dei Sophia, con la maggior parte dei brani, se possibile, ulteriormente migliorati, tutti registrati durante l’ultimo tour della band (durato all’incirca un paio d’anni), e che ha toccato mezza Europa, a partire da piazze piccole come Gand, Bruges, Lucerna, Groningen, Utrech, Le Mans, ma anche capitali e città importanti come Stoccolma, Bruxelles, Colonia, e Roma (quest’ultimo tenuto il 9/11/2016 al Monk).

I Sophia, la sera del 24 Marzo 2017 salgono sul palco di Gand con la consueta formazione composta dall’indiscusso leader Robin Proper-Sheppard alla chitarra e voce, da Jesse Maes alle chitarre, Bert Vliegen alle tastiere, Sander Verstraete al basso, e Jeff Townsin alla batteria e percussioni, e non potevano che iniziare con le note pianistiche e ossessive di Unknown Harbours, mentre la seguente Resisting viene riproposta in una versione più cruda e lacerante, per poi passare a melodiche ballate come The Drifter, e una struggente Don’t Ask, accompagnata da una batteria “spazzolata”. Si prosegue con Blame, che a differenza della versione in studio, diventa una melodia più tenera e lievemente meno “psichedelica”, seguita dalla sempre solare California (che mi ricorda il suono dei Low), per poi amplificare il suono delle chitarre nell’alt-rock di The Hustle, e mettere i synth in primo piano di una tambureggiante  You Say It’s Alright, cantata coralmente. Il set si chiude con l’acustica e minimale Baby, Hold On, e il meraviglioso duetto tra chitarra e pianoforte della struggente e evocativa It’s Easy To Be Lonely.

Il secondo CD si apre con uno dei brani di punta del loro splendido album d’esordio Fixed Water (96), una perfetta ballata d’atmosfera come So Slow, che viene bissata dalla lentissima e struggente If Only, recuperata da The Infinite Circle (98), cambiando rotta con la seguente Oh My Love, (era il brano di apertura di People Are Like Season (04), una moderna power-pop song con un basso che pompa alla God Machine. There Are No Goodbyes dall’album omonimo del ’09, invece diventa un brano più dolce e malinconico, mentre The Desert Song N° 2 e Darkness estratte sempre da People Are Like Season, mantengono una piacevole e rumorosa elettricità (figlia degli anni ’80), andando a chiudere il secondo set con il classico The River Song, recuperato dai solchi virtuali meravigliosi di De Nachten (01), una raccolta di materiale live (dove trovate anche la stratosferica The Sea, e la cover di Jealous Guy di John Lennon non presenti nel triplo). Il terzo e ultimo CD si apre nuovamente con due brani tratti dal citato Fixed Water: prima la leggerezza di una ballata come Last Night I Had A Dream, e a seguire il pop romantico di una sempre gradevole Another Friend, per poi riproporre sempre da De Nachten altre tre perle, la pianistica e sognante Ship In The Sand, una tesa murder ballad alla Nick Cave, come pure la funerea Bad Man, e una dolce ballad tipicamente alla Sophia con crescendo I Left You. Ci si avvia alla fine con uno dei brani principali di There Are No Goodbyes (09), una versione per certi versi migliorativa e definitiva di Razorblades, con una strumentazione molto più forte, complessa e piena dell’originale, e per chiudere il cerchio, quasi come da titolo, sempre da The Infinite Circle, ci propongono la bellezza abrasiva di Bastards, che inizia in modo quasi silenzioso e poi si sviluppa nel crescendo di un canto arrabbiato, destinato a deliziare il pubblico romano, con il brano  Directionless, arrangiato su un tessuto acustico dove il piano e il controcanto sussurrato di Robin Proper-Sheppard chiudono un concerto magnifico.

Ho sempre pensato che i Sophia fossero un gruppo che trae dalla sofferenze la propria forza, anche per la loro storia personale che si trascina dalla scomparsa del chitarrista Jimmy Fernandez dai tempi dei God Machine, e che coinvolge in primis il leader Robin Proper-Sheppard: in effetti questo As We Make Our Way (The Live Recordings), è l’ennesima conferma di come un live set decisamente sopra la media, e dove trovano spazio come sempre ballate stupende che sanguinano e rapiscono il cuore dell’ascoltatore, possano confermare Proper-Sheppard  autore di vaglia, dalla voce sofferta e malinconica, nonché personaggio di grande carisma.Quindi a riconciliare vecchi e potenziali nuovi ascoltatori dei Sophia, ci pensa la musica di questo triplo CD, con canzoni di altissimo livello, drammatiche e intense, brani che forse solo questa grande band è in grado di regalare al proprio pubblico, e in conclusione potrebbe essere proprio uno dei motivi per decidersi a conoscere ed acquistare il nuovo lavoro del gruppo britannico.

NDT conclusiva: Se proprio devo trovare una pecca a questo triplo CD, è quella di non aver inserito nella scaletta dei vari concerti, un brano magnifico come The Sea, la canzone perfetta che raffigura in toto il modo dei Sophia e del suo profeta Robin Proper-Sheppard.

Tino Montanari

“Perle” Di Una Carriera Di Culto, Ri(suonate) Dal Vivo. Sophia – As We Make Our Way The Live Recordingsultima modifica: 2018-05-25T15:21:13+02:00da bruno_conti
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