Neil Young – Songs For Judy – Reprise/Warner CD – 2LP
Nuovo episodio delle Performance Series di Neil Young a pochi mesi di distanza da Roxy: Tonight’s The Night Live https://discoclub.myblog.it/2018/04/26/nessun-paradosso-solo-grande-musica-neil-young-roxy-tonights-the-night-live/ (ed entrambi i live probabilmente ce li ritroveremo anche sul prossimo volume degli Archivi, che a quanto dice il musicista canadese potrebbero uscire la prossima primavera, ma chissà perché non mi fido): Songs For Judy, si tratta di un live registrato nel novembre del 1976 durante una breve tournée che prevedeva una prima parte acustica prima di essere raggiunto sul palco dai Crazy Horse per concludere le esibizioni, ed è un disco che i fans del Bisonte favoleggiavano da anni, e che è anche noto come The Bernstein Tapes, in quanto molte delle canzoni presenti erano state incise su una cassetta di proprietà del celebre fotografo rock Joel Bernstein. Il 1976 era stato un anno molto impegnativo per Neil, che prima aveva pubblicato Zuma insieme ai Crazy Horse, uno dei suoi album migliori della decade, e poi aveva registrato l’acustico Hitchhiker, rimasto però nei cassetti fino al Settembre del 2017; Songs For Judy è come ho detto prima un album che vede il solo Young sul palco accompagnarsi con chitarra, armonica, pianoforte ed organo, non riferito ad un solo concerto ma bensì ad un collage del meglio di diverse date americane.
Ed il CD è notevole: Neil è in ottima forma, suona e canta con forza e partecipazione, senza le incertezze e le occasionali stonature presenti nei tour precedenti (ed anche all’interno del pur ottimo Roxy: Tonight’s The Night Live), e ci consegna un album lungo (quasi 80 minuti) ma che si ascolta tutto d’un fiato. Una performance dunque ricca di feeling e con più di un momento all’insegna della grande musica, nel quale il nostro ripercorre in 22 tracce la sua carriera fino a quel momento, inserendo anche diverse chicche e brani all’epoca inediti. Il titolo del CD non si riferisce a Judy Collins (che tra l’altro l’inciucio sentimentale lo aveva avuto con Stephen Stills), ma all’attrice Judy Garland, che oltre a comparire sull’immagine di copertina è anche la protagonista di un surreale e scherzoso racconto narrato da Neil ad inizio concerto. Le note del libretto interno sono a cura del già citato Bernstein, che era a seguito del tour, e del regista Cameron Crowe, che all’epoca scriveva come giornalista per la rivista Rolling Stone (ed appare anche nella foto interna del CD). Parlando del contenuto musicale, non mancano certo le hits ed i brani più noti del canadese, come Heart Of Gold, accolta da un prevedibile boato, la magnifica e sempre toccante After The Gold Rush, una Mr. Soul eseguita con grande forza (unico rimando al periodo Buffalo Springfield), la deliziosa Harvest, la drammatica The Needle And The Damage Done e la countreggiante Roll Another Number. C’è anche qualche classico minore: una applauditissima Tell Me Why, la maestosa A Man Needs A Maid, resa ancora più struggente dall’introduzione suonata con l’organo a pompa, Mellow My Mind, tra le più intense dell’album Tonight’s The Night, e Sugar Mountain posta in chiusura, che nonostante fosse in origine un lato B è molto popolare.
Chiaramente, dato che stiamo parlando di Neil Young, trovano spazio nella setlist anche canzoni più oscure, come The Laughing Lady e Here We Are In The Years dal suo primo album, Journey Through The Past, che non proviene dal film con lo stesso titolo ma dal live Time Fades Away, la fluida Give Me Strength, che non è inedita solo perché è stata pubblicata lo scorso anno su Hitchhiker, o The Losing End, che è uno dei pezzi meno conosciuti di quel capolavoro che è Everybody Knows This Is Nowhere; per la verità un inedito assoluto c’è, ed è una ballatona pianistica tipica del nostro intitolata No One Seems To Know, un brano discreto anche se non memorabile. E poi, dulcis in fundo, abbiamo un bel gruppetto di brani che all’epoca di questi concerti erano inediti, e che Neil renderà ufficiali solo in seguito, come il pezzo messo in apertura, Too Far Gone, una country song pura e bellissima che finirà su Freedom nel 1989, White Line, che in versione molto diversa e decisamente più rock andrà nel 1991 su Ragged Glory, la nota Human Highway, da anni già nel repertorio live di Neil, ma messa solo due anni dopo su Comes A Time, la già splendida Pocahontas, una delle migliori canzoni del lato acustico di Rust Never Sleeps (già presente anche su Hitchhiker), e due pezzi che di lì a pochi mesi Young inserirà tra gli inediti della compilation Decade, cioè la militaresca Campaigner e Love Is A Rose, che il pubblico mostra di conoscere in quanto l’anno prima era stata un successo per Linda Ronstadt.
Songs For Judy è il quinto live acustico pubblicato da Neil Young nell’ambito dei suoi concerti d’archivio e, sia per la scaletta che per la qualità della performance, può essere tranquillamente considerato uno dei migliori.
Marco Verdi