Non E’ Texano, Ma Non Ditelo A Nessuno! Frank Foster – ‘Til I’m Gone

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Frank Foster – ‘Til I’m Gone – Lone Chief CD

Frank Foster, country-rocker nato in Louisiana 36 anni fa, è l’esempio vivente che si può fare dell’ottimo country indipendente e non compromesso con il suono pop di Nashville, ritagliandosi a poco a poco una discreta fetta di mercato. Il nostro infatti ha esordito nel 2011 con Rowdy Reputation, creandosi un seguito non indifferente a forza di un disco all’anno, il tutto incidendo e distribuendo i propri lavori senza il supporto di una major (ed ogni album ha venduto qualcosa in più del precedente). In più, Foster fa del vero country, elettrico, grintoso, chitarristico e coinvolgente, per nulla commerciale, ed anche nelle ballate non scende mai sotto il livello di guardia: Good Country Music, il suo penultimo album uscito all’incirca un anno fa, aveva nel titolo l’essenza della sua proposta, una musica di livello egregio, suonata e cantata come ogni vero countryman dovrebbe fare https://discoclub.myblog.it/2017/02/28/buona-musica-countryil-titolo-fa-fede-frank-foster-good-country-music/ .

Til I’m Gone è il titolo del nuovo disco di Frank, che non cambia di una virgola il contenuto: country-rock diretto e sanguigno, dieci canzoni ben scritte da Foster stesso e suonate da un gruppo di gente tosta quanto sconosciuta, con i due chitarristi Rob O’Block e Topher Petersen a guidare le danze, ben coadiuvati dalla sezione ritmica di Caleb Hooper (basso) e Jeremy Warren (batteria), dalle tastiere di James Farrell e dall’ottima steel di Kyle Everson. La title track apre il CD, ma è anche il brano meno interessante: la voce è country, l’accompagnamento decisamente elettrico e chitarristico, ma il ritmo non è particolarmente elevato ed il tutto sembra sempre sul punto di accelerare ma la cosa non avviene, dando una sensazione di staticità. Something ‘Bout Being Free si apre con un jingle-jangle byrdsiano, subito seguito da una chitarra ruspante ed una ritmica stavolta sì sostenuta, un rock’n’roll davvero godibile che ci fa dimenticare l’inizio incerto (e non sono estranei elementi sudisti); divertente e piacevole anche #3 Sticker, altro rockin’ country vigoroso e trascinante, con un sound chitarristico di quelli che piacciono a noi, e che dal vivo sono in grado di far saltare tutta la sala.

Pure Homebody Ramblin’ Man Blues è elettrica e cadenzata, ma la steel la rende più country, anche se lo spirito rock’n’roll non rimane certo nelle retrovie, mentre Playin’ For Drinks è puro honky-tonk, suonato e cantato a regola d’arte, un suono texano al 100% (anche se, come detto, Frank non proviene dal Lone Star State) e con la steel più in palla che mai. About The Beer ha una ritmica spezzettata, quasi funky, un organo caldo che le dona un sapore sudista ed un refrain diretto, Beer Drinkin’ Buddies è una ballatona ancora di stampo texano, lenta, vibrante e senza il minimo accenno di mollezze, anzi anche qui la strumentazione è decisamente elettrica, mentre This Evenin’, sempre con le chitarre in primo piano, è più attendista ma ha uno sviluppo fluido e disteso. Il disco si chiude con lo slow acustico Age, invero molto breve, e con la country-rock song d’atmosfera In The Wind, altro pezzo con il Sud nel sangue ed una bella slide a commentare i passaggi vocali del leader.

Con ‘Til I’m Gone Frank Foster si conferma un countryman di ottimo livello, ed il fatto di pubblicare un disco all’anno non gli sta pesando affatto in termini di qualità.

Marco Verdi

Non E’ Texano, Ma Non Ditelo A Nessuno! Frank Foster – ‘Til I’m Goneultima modifica: 2018-12-22T09:06:29+01:00da bruno_conti
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