Il Tassello Mancante (In CD) Di Una Splendida Carriera. David Bromberg – Long Way From Here

david bromberg long way from here

David Bromberg – Long Way From Here – Wounded Bird/Concord CD

Negli anni dal 1971 ad oggi quasi tutti i dischi pubblicati da David Bromberg, uno dei più brillanti musicisti e musicologi americani di sempre, sono poi stati ristampati in CD, anche se non dovete aspettarvi di trovarli nel negozio sotto casa. Vi era però un’eccezione, e cioè l’album Long Way From Here, uscito originariamente nel 1986, mancanza alla quale la Wounded Bird ha finalmente riparato un paio di mesi fa, con una riedizione senza bonus tracks ma con una rimasterizzazione perfetta. Long Way From Here è sempre stato un episodio particolare nella discografia del musicista nato a Philadelphia, in quanto pubblicato in origine dalla Fantasy per concludere il contratto con David, ed utilizzando materiale inedito registrato tra il 1976 ed il 1979, e senza l’autorizzazione dell’artista stesso. Un lavoro quindi molto poco considerato da Bromberg, ma in generale anche dai suoi estimatori, che però si rivela essere in realtà un disco coi fiocchi, non di certo inferiore agli album pubblicati all’epoca di queste incisioni (Reckless Abandon, Bandit In A Bathing Suit e My Own House). La Fantasy non aveva voluto danneggiare l’artista (al contrario di quanto fatto ad esempio dalla Columbia nel 1973 con Bob Dylan, allorquando aveva pubblicato la raccolta di scarti Dylan come rappresaglia a seguito del passaggio di Bob alla Asylum), ma bensì omaggiarlo con un’ultima testimonianza della sua arte.

Long Way From Here è in gran parte un album dal vivo, in quanto ben sette brani su dieci sono stati registrati tra Denver e San Francisco, ma si tratta comunque di canzoni che David non aveva mai messo su dischi precedenti (mentre i restanti tre pezzi sono inediti di studio): il disco funziona comunque alla grande, non suonando per nulla frammentario ma quasi come se fosse il prodotto di un’unica session. Ad accompagnare David c’è la sua band dell’epoca, che comprende vere e proprie eccellenze come Dick Fegy alla chitarra, George Kindler al violino, Hugh McDonald e Lance Dickerson rispettivamente al basso e batteria, oltre ad una splendida sezione fiati protagonista in gran parte dei brani, e che vede tra i vari componenti Peter Ecklund, John Firmin e Curtis Linberg. L’album parte con la trascinante The Viper, un movimentato pezzo scritto da Charles McPherson e suonato in puro stile jazz-swing, con i fiati sugli scudi, ritmo alto e deliziosi assoli di David all’acustica e Fegy all’elettrica (ma anche ogni altro strumento presente ha una parte solista): irresistibile. Loaded And Laid, di David McKenzie, è una country song dal deciso sapore vintage, alla quale i fiati donano un mood jazzato, con David che canta con la sua caratteristica voce modulata ed il gruppo che lo segue con classe sopraffina; Kitchen Girl è uno strumentale che vede all’opera solo Bromberg e Kindler entrambi al violino e Fegy al banjo, un bluegrass tradizionale che si muove a metà tra America ed Irlanda, un’altra notevole prova di bravura.

Long Afternoons è una delicata ballata di Paul Siebel, profonda e distesa, cantata dal nostro con voce confidenziale ed accompagnata in punta di dita dalla band, mentre Jelly Jaw Joe, primo brano firmato da David, è uno degli highlights del disco, una saltellante folk song in cui il leader più che cantare parla (e qui essere di madrelingua aiuterebbe), ma con una parte strumentale splendida che si trascina senza annoiare per quasi dieci minuti, in puro stile old-time music. Nashville Again, ancora di Siebel, è una limpida e toccante country ballad, ovviamente suonata benissimo, Suffer To Sing The Blues (seconda canzone originale) è come suggerisce il titolo un blues annerito e con i fiati ancora in prima fila, un pezzo decisamente godibile e dallo sviluppo disteso, con David che dice la sua anche alla chitarra elettrica in un coinvolgente botta e risposta con la tromba di Ecklund. Davvero squisita anche When I Was A Cowboy, country song dal bel ritornello corale (c’è anche la moglie di Bromberg, Nancy) ed ottimi assoli di chitarra elettrica, sia normale che slide; il disco si chiude con il noto standard folk-blues Make Me A Pallet On The Floor, riletto in maniera splendida e con un uso sensazionale dei fiati (sentire per credere), e con la gentile Trying To Get Home, una gentile ballata acustica che è anche l’ultimo dei tre pezzi scritti dal nostro.

Scommetto che scavando a fondo tra gli archivi di David Bromberg almeno un altro album del livello di Long Way From Here può sicuramente saltare fuori, ma al momento accontentiamoci di questo (ed è certamente un bel accontentarsi).

Marco Verdi

Il Tassello Mancante (In CD) Di Una Splendida Carriera. David Bromberg – Long Way From Hereultima modifica: 2019-01-29T19:09:42+01:00da bruno_conti
Reposta per primo quest’articolo