Jorma Kaukonen E Gli Hot Tuna: 50 Anni Tra Blues E Rock, Parte I.

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JORMA KAUKONEN E GLI HOT TUNA. 50 ANNI TRA BLUES E ROCK!

Lo scorso anno è uscita Been So Long: My Life and Music, l’autobiografia di Jorma Kaukonen (con prefazione di Grace Slick): non ho avuto occasione di leggerla, salvo alcuni estratti qui e là, e le critiche sono state comunque abbastanza positive, segnalando il giusto spazio riservato alla sua storia personale e ai problemi con droga e alcol, anche se alcuni hanno lamentato una certa ripetitività, poco spazio dedicato ai rapporti interpersonali all’interno dei Jefferson Airplane e la mancanza di un approfondimento più dettagliato delle dinamiche musicali nel gruppo, privilegiando forse troppo il suo “altro” gruppo, gli Hot Tuna, ma d’altronde è forse giusto così, visto che con il “Tonno Bollente”, tra alti e bassi, lunghe pause, ma anche ritorni clamorosi, ha passato giusto 50 anni, che si festeggiano quest’anno, anche con la pubblicazione di un CD Bear’s Sonic Journals: Before We Were Them, a nome Jorma Kaukonen & Jack Casady, registrato da Owsley Stanley, il famoso “soundman” dei Grateful Dead, nel giugno del 1969, quindi prima della nascita degli Hot Tuna, e con la presenza di Joey Covington dei Jefferson alla batteria, quindi in veste elettrica, disco di cui leggete in altra parte del Blog https://discoclub.myblog.it/2019/02/14/nuovi-dischi-live-dal-passato-6-prima-di-essere-gli-hot-tuna-erano-gia-formidabili-jorma-kaukonen-jack-casady-bears-sonic-journals-before-we-were-them-live-june-2/. Per l’occasione ci occupiamo proprio della parte di carriera, la più consistente di Kaukonen, con gli Hot Tuna: una discografia non copiosa, soprattutto a livello di album di studio, solo sette in tutto, oltre a quasi una quindicina di Live, sia ufficiali, che dischi diciamo di “archivio”, nonché una dozzina di album solisti di studio e tre dal vivo.

Gli Inizi.

La storia dell’ultimo dei grandi chitarristi dell’era dell’acid rock e della musica psichedelica, inizia il 23 dicembre del 1940, quando Jorma nasce a Washington, da una famiglia di origini finlandesi da parte paterna, e ebree russe da parte della madre: il padre era un diplomatico, quindi la famiglia Kaukonen ha vissuto in giro per il mondo (con il piccolo Jack, come lo chiamavano genitori e il fratello Peter, anche lui futuro musicista), tra Pakistan, Filippine e molte altre località sparse per il globo terracqueo, fino al ritorno a Washington negli anni ’50 e l’incontro con l’amico di una vita, Jack Casady, con il quale inizia a suonare nelle prime band, i Triumphs in particolare, in cui Jack era il solista e Jorma suonava la ritmica. Negli anni delle scuole superiori si sposta a Yellow Springs, Ohio, dove frequenta l’Antioch College e viene iniziato ai misteri del blues e nello specifico dello stile fingerpicking del Reverend Gary Davis da un amico. Nel 1962 arriva nella Bay Area per studiare alla Santa Clara University, e per mantenersi dava lezioni di chitarra e si esibiva dal vivo nei locali della zona, dove incontra Janis Joplin, evento documentato nelle famose “Typewriter Tapes”, quelle dove si sente la prima moglie Margareta (perché nel frattempo si era già sposato) impegnata a scrivere sulla macchina da scrivere.

Ma già nel 1965 il compagno di classe Paul Kantner lo invita a un unirsi ad un gruppo che sta formando insieme a Marty Balin: anche se all’inizio Jorma era riluttante ad entrare in un gruppo dove lui, come autoproclamato purista del blues, avrebbe dovuto passare ad un suono elettrico, stimolato però nello stesso tempo dalle possibilità di esplorare appunto il suono della chitarra elettrica e delle nuove tipologie di suono. Però poi aderisce alla idea, anzi è lui stesso a suggerire il nome Jefferson Airplane, ispirato da un amico che aveva un cane che si chiamava “Blind Lemon Jefferson Airplane”. E già che c’era chiama a raccolta l’amico Jack Casady per suonare il basso nella nascente formazione: ma quella dei Jefferson + un’altra storia, quindi saltiamo al 1969.

Nascono gli Hot Tuna.

La genesi della band è in una serie di concerti a metà di quell’anno, quando il gruppo era in stand-by perché Grace Slick era stata operata alle corde vocali e non poteva cantare, quindi gli altri componenti del gruppo per rimanere in attività sperimentavano altri incroci: in alcuni concerti, oltre a Kaukonen e Casady, suonavano (e cantavano) con loro, anche Paul Kantner e Joey Covington (e ogni tanto pure Marty Balin), una delle date è quella del concerto inedito di cui sopra. Quando però gli Airplane tornano a fare concerti, gli Hot Tuna si sono ritagliati uno spazio all’interno degli spettacoli, diventando l’opening act di sé stessi, con un set di brani classici blues e qualche composizione di Jorma. Nel settembre del 1969 arrivano per una serie di concerti alla New Orleans House in Berkeley, California, dai quali nasce il leggendario primo disco del gruppo, l’omonimo Hot Tuna, pubblicato nel maggio del 1970.

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Hot Tuna – Rca Victor  1970 ****

Nel concerto, come ospite, appare anche Will Scarlett all’armonica, e nella ristampa Deluxe in doppio CD pubblicata dalla Iconoclassic nel 2012, oltre all’album originale con le cinque bonus aggiunte, c’è anche un secondo dischetto con il concerto completo della serata del 19 settembre 1969, che è anche uscito, da solo, prima per Collector’s Choice e Friday Music, di recente per la Floating World, con un’altra sequenza dei brani e con il titolo Live At New Orleans House, Berkeley Ca 9/69. Come lo si voglia girare questo disco (e i relativi seguitii) rimane un piccolo capolavoro di equilibri sonori, suonato in modo splendido da Kaukonen e Casady che vanno ad esplorare le radici del blues in versioni impeccabili di classici come Hesitation Blues, dove si apprezzano il fingerpicking di Jorma, il contrabbasso secco e quasi percussivo di Jack e la voce particolare e unica di Kaukonen, non eccezionale ma ricca di calore ed umanità, splendida anche How Long Blues, dagli intricati arabeschi sonori dell’acustica, come pure Uncle Sam Blues, con Scarlett all’armonica, e il rumore di vetri infranti durante l’esibizione che darà al disco il soprannome di “breaking glass album”.

Ma tutto il disco è sontuoso, con il blues acustico suonato con una verve ed una solarità che è difficile riscontrare in molti album del genere: Death Don’t Have No Mercy del Rev. Gary Davis, con uno degli incipit più celebri delle 12 battute, l’incalzante traditional I Know You Rider, di nuovo con uno scintillante intreccio tra chitarra ed armonica, Winin’ Boy Blues, uno dei due brani ragtime di Jelly Roll Morton. Significativo che un disco per certi versi così rigoroso arriverà fino al 30° posto delle classifiche di Billboard, risultando il più venduto nella storia del gruppo.

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First Pull Up Then Pulled Down – Rca Victor 1971 ***1/2

Per il secondo disco, uscito nel 1971, la band svolta con un approccio elettrico, con Papa John Creach aggiunto al violino elettrico e Sammy Piazza alla batteria (oltre al solito Scarlett all’armonica). Di nuovo registrato dal vivo, questa volta allo Chateau Liberté di Los Gatos, California, il disco pesca ancora a piene mani nel repertorio blues, ma il suono è elettrico e vibrante, con il violino guizzante di Papa John Creach subito in azione nello strumentale vorticoso John’s Other, dove anche Kaukonen e Casady ci danno dentro alla grande e  si distingue con la sua armonica Will Scarlett, segue un altro brano dell’amato Rev. Gary Davis.

la deliziosa Candy Man cantata con la solita voce “lamentosa” da Jorma, sempre con il violino in grande evidenza e assolo di basso di Casady incorporato, Been So Long (titolo della sua autobiografia) è uno dei rari brani originali di Kaukonen del periodo, un classico pezzo dalla struttura rock. Non mancano vivaci e lunghe versioni elettriche di Keep Your Lamp Trimmed And Burning e Come Back Baby, dove si ascolta quasi il chitarrista acido e psych dei Jefferson, per brani  già apparsi in veste acustica nelle edizioni espanse del primo disco.

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Burgers – Grunt 1971 ****

Probabilmente il capolavoro assoluto degli Hot Tuna, un disco magnifico dove Kaukonen si rivela anche autore di notevole spessore, a cavallo tra folk-rock, blues-rock e canzone d’autore, con una serie di canzoni veramente incantevoli, dove la melodia si sposa ad arrangiamenti perfetti per un disco che ancora oggi si ascolta con grande piacere, una sorta di antesignano della Americana e roots music dei giorni nostri. In True Religion, dove l’interazione tra strumenti  acustici ed elettrici, le chitarre di Jorma e il violino ispiratissimo di Papa John Creach, ma anche il piano e l’organo di Nick Buck, è pressoché perfetta, si ottiene un suono caldo ed avvolgente, anche con un pizzico di influenze gospel; molto bella pure Highway Song, una canzone dove le armonie vocali sono di David Crosby, e le atmosfere ricordano quelle della Band o dei Creedence più rurali. Non manca il blues in 99 Year Blues, dalla pigra e ciondolante andatura, e quello più acido e psichedelico, a tutto wah-wah della vigorosa Ode For Billy Dean, in odore di Jefferson Airplane.

Ma anche il solito Rev. Gary Davis d’annata in una Let Us Get Together Right Down Here dove non mancano elementi country. Per non dire del rock vibrante di Sea Child e della deliziosa Keep On Truckin, sempre a cavallo tra blues, country e rock, oltre a due brani strumentali, la cristallina Water Song, con le chitarre acustiche a duettare con il basso di Casady, e Sunny Day Strut, una sferzata elettrica, sempre con assolo fiammeggiante di wah-wah che conferma lo status complessivo di album  di culto per questo Burgers, disco che non verrà più superato.

Fine della prima parte.

Bruno Conti

Jorma Kaukonen E Gli Hot Tuna: 50 Anni Tra Blues E Rock, Parte I.ultima modifica: 2019-02-23T10:27:40+01:00da bruno_conti
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