Quello “Bravo” Dei Boston Era L’Altro, Comunque Non Male. Barry Goudreau’s Engine Room – Full Steam Ahead

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Barry Goudreau’s Engine Room – Full Steam Ahead – BarryGoudreausEngineRoom.Com

Dunque vediamo, invento, Enciclopedia della Musica Rock, lettera B: Barry Goudreau’s Engine Room, vecchio chitarrista della formazione dei Boston (sempre lettera B) dal 1976 al 1981, quindi i primi due dischi: però non era quello “bravo”, ovvero Tom Scholz, che suonava quasi tutto, ma il chitarrista ritmico nel primo album omonimo e poi come secondo solista in Don’t Look Back, ma mai incluso nelle rare reunion successive, inclusa quella del 2013, dalla quale mancava pure Brad Delp, il cantante originale, che era scomparso nel 2007. Goudreau nel frattempo ha proseguito la sua carriera sia come solista che in alcune band abbastanza oscure (una anche con Delp), fino ad approdare nel 2017 (ebbene sì, il CD è uscito da qualche tempo, ma con reperibilità assai scarsa) a questo Full Steam Ahead, dove anche lui si scopre appassionato e praticante del  (rock)blues inizio anni ’70, quello del tardo periodo del British Blues per intenderci, e l‘album bisogna dire che non è per niente male, niente di straordinario o memorabile, ma molto meglio di quelli di artisti ben più celebrati.

Con Goudreau alla solista e il vecchio pard Brian Maes al canto e alle tastiere (a lungo anche insieme a Peter Wolf): gli altri, poco noti, non li citiamo, a parte James Montgomery presente all’armonica in un pezzo, comunque una onesta sezione ritmica  e alcune voci femminili di supporto, il tutto per 11 canzoni scritte per l’occasione ma che suonano tutte “vagamente” come classici perduti del rock-blues dell’epoca d’oro. Dall’iniziale Need, l’unico brano firmato da Maes, che sembra un brano dei Savoy Brown di inizio anni ’70 (o dei Foghat se preferite), ma anche con rimandi al suono del classico rock americano dei Boston anni ’70 (ci mancherebbe), con chitarre pimpanti e sound FM https://www.youtube.com/watch?v=DpWfYDb1HC0Layin’ It Down In Beantown, il pezzo con Montgomery all’armonica, invece è un solido e gagliardo blues-rock con le ragazze che si agitano sullo sfondo e Montgomery che soffia di gusto nello strumento, mentre gli assoli di Barry sono ficcanti e ben calibrati; Time è una bella e suggestiva blues ballad d’atmosfera, dalle armonie avvolgenti e “vagamente” pink floydiane, con  Maes che la canta veramente bene.

Treat You Right è un gagliardo boogie-rock molto “riffato” con qualche rimando agli ZZ Top, mentre Dirty vira verso il classico hard rock made in the 70’s. Keep The Faith va di slide alla grande, un barrelhouse blues sempre energico e con il classico call and response tra Maes e le coriste, Don’t Stop Please viaggia di nuovo dalle parti di Foghat, Humble Pie e altre band dell’epoca che proponevano un rock energico e grintoso, prima di lasciare spazio a Why, altra piacevole ballata elettroacustica, dai retrogusti soul. Ball Keeps Rollin’, come da titolo, è un altro brano energico e ad alta densità di rock https://www.youtube.com/watch?v=J78BRh6kxmI , con Barry Goudreau che si cimenta anche al talkbox, ricordando il Joe Walsh degli inizi, ma anche Peter Frampton. Reason To Rhyme parte come una ballata acustica e poi in crescendo  viaggia dalle parti del progressive rock dei Kansas, ma anche nuovamente del sound dei vecchi Boston, con la solista di Barry sempre ben in evidenza https://www.youtube.com/watch?v=v5znwE1c48Q . A chiudere All Mine, un blues acustico con Maes alla seconda chitarra e Goudreau al bottleneck, una armonica non accreditata, mentre le coriste conferiscono un tocco quasi gospel all’insieme. Le coordinate sonore sono quelle descritte, fate vobis.

Bruno Conti