Novità Prossime Venture 12. Proseguono Le Ristampe Deluxe Per Il 50° Anniversario Degli Album Dei Doors, Il 1° Novembre Tocca A The Soft Parade

doors soft parade

The Doors – The Soft Parade – 3CD/1LP Deluxe Edition Limited And Numbered 15.000 copie- Elektra/Rhino 01-11-2019

A settembre dello scorso anno era uscita la ristampa del terzo album dei Doors https://discoclub.myblog.it/2018/10/02/con-il-terzo-cinquantenario-arriva-anche-qualche-misero-inedito-the-doors-waiting-for-the-sun-50th-anniversary/ , e per la prima volta nel cofanetto, come potete leggere qui sopra nel Post di Marc, erano stati inseriti alcuni inediti, diciamo in quantità se non congrua comunque incoraggiante, pur se persisteva pervicacemente l’abitudine di inserire il vinile dell’album originale nella confezione, invece di pubblicarlo separatamente, scontentando sia gli appassionati degli LP che quelli dei CD. Anticipo che purtroppo anche per The Soft Parade, quarto album della loro discografia, uscito in origine nel 1969, si è applicata ancora perversamente questa abitudine, ma quantomeno, scorrendo i contenuti del box, questa volta ci sono parecchi brani interessanti, una dozzina in totale, mai pubblicati prima, tra i quali uno in particolare è veramente fantastico. La versione completa ed integrale della famosa jam Rock Is Dead, un’ora, dicasi 60 minuti (!!!), di improvvisazioni di Jim Morrison e soci sulla storia della musica rock, dal blues alla musica surf fino ad arrivare alla “morte del rock”: apparsa in passato su alcuni bootleg non era mai stata pubblicata a livello ufficiale.

Sempre nel CD 3 ci sono anche Seminary School Chaos, altri brani inediti, mentre nel secondo CD ci sono ulteriori tre brani molto interessanti, tra cui una prima versione alternativa di Roadhouse Blues, che uscirà solo l’anno successivo su Morrison Hotel, tutti e tre cantati da Screamin’ Ray Daniels (ovvero Ray Manzarek), oltre a cinque brani estratti dall’album del 1969 che però appaiono nella versione “pulita”, cioè senza le aggiunte di archi e fiati; e ancora tre brani con nuove parti di chitarra aggiunte da Robby Krieger. Quindi come si suol dire stavolta c’è molta trippa per gatti. Ma ecco la lista completa dei contenuti, con i brani inediti e rari evidenziati.

CD1]
1. Tell All The People
2. Touch Me
3. Shaman’s Blues
4. Do It
5. Easy Ride
6. Wild Child
7. Runnin’ Blue
8. Wishful Sinful
9. The Soft Parade
Bonus Track:
10. Who Scared You – B-side

[CD2]
1. Tell All The People (Doors only mix) *
2. Touch Me (Doors only mix w/new Robby Krieger guitar overdub) *
3. Runnin’ Blue (Doors only mix w/new Robby Krieger guitar overdub) *
4. Wishful Sinful (Doors only mix w/new Robby Krieger guitar overdub) *
5. Who Scared You (Doors only mix) *
6. Roadhouse Blues – Screamin’ Ray Daniels (a.k.a. Ray Manzarek) on vocal *
7. (You Need Meat) Don’t Go No Further – Screamin’ Ray Daniels (a.k.a. Ray Manzarek) on vocal *
8. I’m Your Doctor – Screamin’ Ray Daniels (a.k.a. Ray Manzarek) on vocal *
9. Touch Me (Doors only mix) *
10. Runnin’ Blue (Doors only mix) *
11. Wishful Sinful (Doors only mix) *

[CD3]
1. I Am Troubled
2. Seminary School (aka Petition The Lord With Prayer) *
3. Rock Is Dead – Complete Version *
4. Chaos *

* previously unreleased

[LP]
1. Tell All The People
2. Touch Me
3. Shaman’s Blues
4. Do It
5. Easy Ride
6. Wild Child
7. Runnin’ Blue
8. Wishful Sinful
9. The Soft Parade

Il cofanetto uscirà il 18 ottobre p:v. e il prezzo indicativo sarà intorno ai 50-60 euro. Poi dopo l’uscita al solito recensione dettagliata del tutto a cura dell’amico Marco Verdi.

Bruno Conti

Un Riuscito Omaggio Alle Sue Radici, Anche Attraverso Una Serie Di Duetti. Rodney Crowell – Texas

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Rodney Crowell – Texas – RC1 Rodney Crowell Records

Il nostro amico viene dal Texas, come recita il titolo di uno dei suoi dischi degli anni 2000 The Houston Kid, ma si è trasferito a Nashville, Tennessee nel lontano 1972, dove dapprima è stato uno dei più apprezzati autori country per altri cantanti e poi nel 1978 ha iniziato la sua carriera solista con l’ottimo Ain’t Living Long Like This. Nel corso degli anni il suo stile, comunque country-rock, come testimonia la sua militanza nella Hot Band, il gruppo che ha accompagnato a lungo Emmylou Harris, si è progressivamente allargato con l’inserimento di elementi, folk, roots, Americana ed in generale cantautorali, anche grazie al sodalizio con Rosanne Cash, sposata nel 1979, e con cui ha collaborato a lungo anche a livello musicale, sia come produttore che come autore di canzoni. Quando la loro unione ha iniziato a sfaldarsi, ed in seguito dopo il divorzio, i due (un po’ come Richard e Linda Thompson) hanno tratto ispirazione dalle loro amare vicissitudini amorose e personali per realizzare alcuni dei dischi migliori delle rispettive carriere, anche se poi, appianate le divergenze, i due col passare del tempo sono rimasti amici e collaborano saltuariamente a livello musicale.

Tra l’altro Crowell, che ha comunque una discografia cospicua, con una ventina di album di studio pubblicati, questo Texas dovrebbe essere il n° 21, nell’ultima decade ha incrementato la sua produzione, e degli ultimi tre dischi si era occupato l’amico Marco, incluso uno natalizio https://discoclub.myblog.it/2018/11/11/per-un-natale-texano-diverso-rodney-crowell-christmas-everywhere/ , dove all’interno della recensione trovate il link per risalire ai precedenti e leggere quanto scritto su di lui nel Blog. Per cui non mi dilungo ulteriormente e passo a parlarvi del nuovo album: come ricorda il titolo del disco, oltre ad essere un omaggio al suo stato di origine questo Texas è un album quasi totalmente di duetti, prodotto dallo stesso Crowell con Ray Kennedy, e oltre agli ospiti che vediamo subito brano per brano, nel CD suona una pletora di musicisti veramente formidabile, decine di strumentisti che si alternano nelle varie canzoni. Alle chitarre tra gli altri troviamo Audley Freed, Jack Pearson, Jedd Hughes, John Jorgenson, Steuart Smith, al basso Dennis Crouch, Lex Price Michael Rhodes, alla batteria Fred Eltringham Greg Morrow, oltre a Ringo Starr, alle tastiere Jim Cox, oltre a violinisti, mandolinisti e suonatori di fisarmonica assortiti. Le canzoni, che formano una sorta di ciclo dedicato ai vari aspetti del Lone Star State, portano tutte la firma di Crowell, che per certi versi le ha anche adattate alle caratteristiche dei vari musicisti che partecipano all’album: l’iniziale Flatland Hillbillies è addirittura in trio, con Randy Rogers a rappresentare il “nuovo” movimento Red Dirt, ma anche il country-rock ed il southern, mentre Lee Ann Womack è l’unica (bella) voce femminile, ricorrente, visto che appare in due brani, e si tratta di un pezzo grintoso, bluesato, con il testo divertito e ricco di humor, le chitarre sudiste e vibranti sono quelle di Freed e Jorgenson.

Caw Caw Blues come da titolo è un altro brano di quelli tosti e tirati, con Vince Gill voce duettante che doppia quella di Crowell e soprattutto Jack Pearson alla solista, che amplifica il suono southern ripreso dalla sua militanza negli Allman Brothers, e addirittura il rock sudista tocca il suo apice in una poderosa 56 Fury, dove Billy F. Gibbons scatena il suo boogie-rock  in un pezzo che non ha nulla da invidiare alle migliori cavalcate degli ZZ Top, pure con Rodney Crowell intrippato alla grande. Deep In The Heart Of Uncertain Texas vede financo la presenza di tre vocalist ospiti nella stessa canzone, Willie Nelson, Lee Ann Womack Ronnie Dunnin un delizioso valzerone, dove si apprezzano la fisarmonica di Rory Hoffman, la Resonator guitar di Hughes, mandolino e violino, per una splendida canzone che profuma di Texas e country classico; Ringo Starr offre l’inconfondibile drive della sua batteria in una divertente e mossa, beatlesiana persino a tratti You’re Only Happy When You’re Miserable, con la tipica ironia delle canzoni di Crowell, mentre la band, di nuovo con uno scatenato Jorgenson alla chitarra e l’ottimo Cox al piano, tira di brutto. I’ll Show You non prevede ospiti, c’è ancora Pearson alla solista, il sound è sempre bluesy ed elettrico, sembra quasi un brano alla David Bromberg, laconico e rilassato, quasi in talking con l’ottimo Cox al piano e Tim Lauer all’organo e una atmosfera da saloon fumoso, What You Gonna Do Now, con l’amico Lyle Lovett, è un altro vivacissimo rock-blues con i due che si “lanciano” versi l’un l’altro con una grinta ed un divertimento veramente palpabili, mentre Steuart Smith rilascia un assolo breve ma incisivo, se musica texana deve essere, questo ne è uno dei migliori esempi.

The Border, con John Jorgenson alla gut string guitar è proprio una atmosferica e bellissima ballata di frontiera, con Cox al piano, Hoffman alla fisa, elementi messicani e rimandi ai migliori Joe Ely o Tom Russell, Siobhan Kennedy alle armonie vocali aggiunge un tocco di classe; niente ospiti nella successiva Treetop Slim And Billy Lowgrass, una ondeggiante, swingante e vivace outlaw song, con Eamon McLoughlin a violino e mandolino, mentre in Brown And Root, Brown And Root, oltre che il mandolino, Steve Earle, chi altri, porta anche il suo vocione per una sorta di lezione di storia sul Texas dall’era della depressione alla guerra del Vietnam, nel brano più politicizzato, ma anche tra i più belli del disco, una sorta di folk song intensa e palpitante, dove si apprezzano anche la fisa e l’armonica di Rory Hoffman. In chiusura un altro brano senza ospiti Texas Drought Part 1, dove Crowell rende nuovamente omaggio al sound dei Beatles, quello dell’epoca di Let It Be O Abbey Road, belle armonie vocali (ancora Siobhan Kennedy) e una bella melodia che unisce il pop classico dei Beatles con la migliore musica americana.

Eccellente chiusura per un ennesimo ottimo album che conferma la classe immensa di questo grande cantautore.

Bruno Conti

Il Recupero Di Un “Raro” Ma Bellissimo Disco Dal Vivo Dal Passato. Richard Thompson – Across A Crowded Room Live At Barrymore’s 1985

richard thompson across a crowded room live

Richard Thompson – Across A Crowded Room Live At Barrymore’s 1985 – 2 CD Real Gone Music

Chi frequenta questo sito abitualmente sa della predilezione del sottoscritto (ma anche di Marco Verdi, l’altro collaboratore abituale del Blog) per Richard Thompson, che personalmente considero uno dei dieci musicisti più influenti nella storia del rock, e non solo tra quelli viventi, per cui vi risparmio sviolinate sulla sua bravura e neppure vi indico link relativi a sue opere precedenti, visto che all’interno dell’archivio ne trovate moltissime, al limite usate la funzione ricerca e scrivete Richard Thompson e trovate tutti gli articoli che gli sono stati dedicati nei dieci anni di vita di questo Blog (arrivano all’inizio di novembre, e ci avviciniamo anche ai 4000 Post pubblicati). Fatta un po’ di auto promozione veniamo a questo Across A Crowded Room Live At Barrymore’s 1985. Perché “raro” come dice il titolo? Perché incredibilmente questo splendido concerto, registrato quasi 35 anni fa, ai tempi uscì solo in formato VHS e Beta, oppure in Laserdisc, tutti formati obsoleti e non più in commercio da molto tempo, e prima d’ora non era mai stato pubblicato in versione CD audio (magari si poteva fare anche un bel DVD o Blu-ray, ma forse sarebbe stato troppo). Si tratta della registrazione di un concerto completo tenuto in un locale di Ottawa, in Canada, il 10 aprile 1985, e rispetto alla versione da 18 pezzi più completa del laserdisc, sono stati aggiunti ulteriori due brani non pubblicati all’epoca per rendere integrale l’esibizione. In quell’anno, proprio ad aprile, Richard Thompson aveva pubblicato un nuovo album Across A Crowded Room, al solito eccellente, benché non tra i suoi migliori in assoluto, registrato con l’aiuto dei Fairport Convention, all’epoca non attivi, Simon Nicol Dave Mattacks, mentre al basso c’era Bruce Lynch, più qualche ospite tra cui spiccavano Clive Gregson Christine Collister.

Proprio con questi due (di cui vi consiglio caldamente di cercare qualcuno dei bellissimi album registrati in coppia negli anni successivi, oppure il best uscito in CD nel 2007) e con l’aggiunta di Gerry Conway alla batteria e Rory McFarlane al basso, formarono una delle migliori, secondo molti la migliore, band in assoluto che ha accompagnato Thompson nel corso delle sue tournée: anche il repertorio è notevole e lo vediamo tra un attimo. Il suono, che era già eccellente, è stato ulteriormente migliorato dalla produzione di Bill Levenson (all’opera lo scorso anno sempre per la Real Gone sul doppio CD di Roy Buchanan Live At Town Hall) uno dei massimi specialisti mondiali nell’arte della ristampa, a cui dobbiamo le ripubblicazioni di molti capolavori di Allman Brothers, Cream, Eric Clapton, eccetera, restaurati a regola d’arte: anche se, per onestà, qualcuno dissente dicendo che il suono risulta a tratti cavernoso, in quanto la band, di soli 4 elementi più Richard, era dislocata su un palco enorme, ma a me non pare, forse a tratti nell’uso delle voci, per resto il suono mi pare limpido ed impetuoso, come certifica immediatamente la vorticosa Fire In The Engine Room, uno dei brani estratti dall’album di studio dell’epoca con la chitarra di Thompson che inizia subito a sventagliare note nel suo stile unico ed inimitabile. Anche She Twists The Knife Again, nuovamente dallo stesso album, e con il testo ancora incentrato sulla recente e dolorosa separazione dalla moglie Linda, è un ottimo esempio dello stile più rock e variegato del musicista inglese, con la chitarra sempre in evidenza. Shoot Out The Lights è proprio uno dei capolavori del sodalizio artistico di Richard & Linda Thompson, uno dei brani tratti dal disco del 1982, e tra quelli in cui si inizia ad apprezzare brevemente la bellissima voce della Collister, che fa le veci al controcanto di Linda, mentre la solista è acida e cattiva. Dal nuovo album arriva anche You Don’t Say, un brano cantato a due/tre voci che ricorda vagamente il suono dei Police più raffinati dell’epoca, ma sempre con la chitarra arpeggiata splendidamente in azione.

Warm Love Gold, uno dei due brani aggiunti, è lo spazio solista dedicato a Christine Collister, una canzone scritta da Peter Filleul dove si apprezza la voce profonda, espressiva e risonante di questa purtroppo sottovalutata grande interprete della musica inglese, mentre Thompson lavora di fino tra toni e timbriche inusuali con la sua solista in questo brano che supera gli otto minuti. Pure Wall Of Death arriva da Shoot Out The Lights, un brano gioioso nonostante il titolo, con le chitarre tintinnanti che molti indicano tra le influenze di gruppi dell’epoca come i R.E.M, bellissima versione; How I Wanted To, viene da Hand Of Kindness, il primo disco solista del 1983, una ballata lenta e malinconica di grande fascino, con le armonie vocali di Gregson e Collister che la abbelliscono, e un assolo, manco a dirlo, delizioso di Richard, mentre Little Blue Number viene sempre dal disco appena pubblicato, uno dei pezzi più rock e tirati del concerto, con la band nuovamente in grande spolvero, e ancora da quell’album uno dei brani più belli e dolenti, l’amara ma splendida When The Spell Is Broken, con un arrangiamento intricato e complesso che ne evidenzia il fascino, e un altro breve assolo da urlo. Altro brano dal disco del 1982 è la tetra e pessimistica Did She Jump Or Was She Pushed, canzone comunque affascinante grazie alle sua atmosfere sospese, alle armonie vocali sopraffine e con un finale in crescendo, e in conclusione del primo CD troviamo The Wrong Heartbeat, un brano rock mosso tratto da Hand Of Kindness, a cui fa seguito l’introduzione della band.

Il secondo CD si apre con Summer Rain, la canzone solista di Clive Gregson (che ricordiamo anche come leader degli Any Trouble), una ballata dalla bella melodia, sottolineata dal finissimo lavoro della chitarra di Thompson, che poi si riprende la scena con una superba versione di For Shame Of Doing Wrong, un’altra canzone estratta dal suo sodalizio con la moglie Linda e sempre da quel passato glorioso arriva una sontuosa I Want To See The Bright Lights Tonight, entrambe graziate dall’eccellente lavoro dei contrappunti vocali della coppia Collister e Gregson che stimolano Richard a dare il meglio di sé, anche con una serie di assoli superbi, soprattutto quello in Shame Of Doing Wrong.da ascoltare per credere, difficile fare meglio. Nearly In Love sarebbe uscita solo l’anno dopo su Daring Adventures, ma è già una bella canzone perfettamente formata, con Love Is A Faithless Country, altro brano incentrato sulla sua difficile separazione con Linda, in una versione avvincente e superba, quasi rabbiosa nel tempestoso lavoro della chitarra solista (a questo punto mi sa che devo rivalutare il disco di studio, non me lo ricordavo così bello, dovrò risentirlo meglio, visto che anche questa canzone viene dall’album del 1985). Come pure la incalzante I Am Doing To Drag My Feet No More, ancora spettacolare, ma forse dipende dalla qualità complessiva esibita in questo concerto, che si sublima ulteriormente in una versione travolgente di Tear Stained Letter, con una lunghissima parte strumentale ai limiti del paranormale con Thompson che fa veramente il bello e il cattivo tempo alla solista. I due bis finali sono Withered And Died, altra ballata epocale del 1974, eseguita solo per voce e chitarra elettrica, e il quasi R&R puro di una potentissima cover di Skull And Bones che trasuda una ferocia sonora fantastica e che chiude in gloria un concerto eccezionale. Non aggiungo altro.

Bruno Conti

Un Trio Di Delizie Blues Alligator Per L’Estate 3. Nick Moss Band – Lucky Guy

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Nick Moss Band – Lucky Guy! – Alligator Records/Ird

Per molti anni la Nick Moss Band è stata una delle migliori realtà della scena blues di Chicago (tra il 2010 e il 2016 hanno registrato cinque album, l’ultimo dei quali l’ottimo doppio https://discoclub.myblog.it/2016/07/13/breve-gustosa-storia-del-blues-rock-due-dischi-nick-moss-band-from-the-root-to-the-fruit/ ), ma in precedenza Nick aveva registrato vari dischi solisti oppure come Nick Moss And The Flip Tops, e prima ancora aveva fatto una lunga gavetta nelle band di Buddy Scott, Jimmy Dawkins, la Legendary Blues Band Jimmy Rogers, proponendo un blues elettrico e vibrante ma di stampo classico. Mentre nella Nick Moss Band lo stile del gruppo aveva iniziato ad incorporare elementi rock-blues, psych e jam, grazie anche alla presenza del formidabile vocalist Mike Ledbetter, che poi appunto nel 2016 aveva lasciato per formare un proprio gruppo insieme a Monster Mike Welch, autori di un eccellente disco nell’estate del 2017, https://discoclub.myblog.it/2017/06/09/sempre-piu-un-mostro-della-chitarra-monster-mike-welch-and-mike-ledbetter-right-place-right-time/, ma purtroppo all’inizio del 2019, a soli 33 anni Ledbetter ci ha lasciati per le complicazioni dovute ad un attacco di epilessia. Tornando a Moss, il “grosso” chitarrista nel frattempo aveva deciso di tornare ad un suono più classico tra electric e jump blues, formando un sodalizio con l’armonicista Dennis Gruenling (a sua volta autore di nove album solisti), e firmando per la Alligator Records, affidandosi alla produzione di Kid Andersen che lo scorso anno ha pubblicato l’eccellente  https://discoclub.myblog.it/2018/03/19/un-grande-bluesman-di-peso-ma-anche-di-spessore-the-nick-moss-band-featuring-dennis-gruenling-the-high-cost-of-low-living/.

Poco più di un anno e mezzo dopo ecco il secondo disco per la Alligator Lucky Guy, altro fulgido esempio dello scintillante ed eclettico stile di Moss e della sua band. Come si usa dire, squadra vincente non si cambia, e quindi il produttore è nuovamente Kid Andersen (insieme a Nick), all’armonica e autore di due brani che canta anche, Dennis Gruenling: l’ ottimoTaylor Streiff è sempre alle tastiere, Patrick Seals alla batteria, l’unica variazione è il nuovo bassista Rodrigo Mantovani che ha sostituito Nick Fane. Ancora una volta il nostro amico, pur rimanendo ancorato ad uno stile molto legato alla tradizione, lo fa proponendo un repertorio originale con ben undici brani a firma propria. che comunque vanno a toccare le varie sfumature del Chicago blues e non solo. Moss non ha forse la voce fantastica di Ledbetter, ma è comunque più che adeguata alla bisogna e peraltro compensata dalla sua travolgente tecnica chitarristica. Non sarà un caso se ai Blues Music Awards di maggio 2019 Michael Ledbetter ha vinto come miglior vocalist e B.B. King Entertainer, la Welch-Leadbetter Band miglior gruppo e Monster Mike Welch miglior chitarrista. Dennis Gruenling miglior armonicista e Nick Moss miglior musicista Blues tradizionale uomo dell’anno.

Il disco si apre con 312 Blood (si tratta del numero del prefisso telefonico dell’area di Chicago), un brillante shuffle mid-tempo dove Nick canta con voce declamatoria e partecipe della sua città natia e la sua band suona con impeto, il piano elettrico di Streiff, l’armonica di Gruenling e la stessa chitarra di Moss intervengono con brevi ma efficaci assoli; Ugly Woman è l’unica oscura cover, di tale Johnny O’Neal Johnson, un corposo jump blues à la Louis Jordan, con aggiunta di fiati e divertente call on response con il resto del gruppo, un brano mosso e contagioso, con il pianino scatenato di Streiff e la voce del nostro che mi ha ricordato vagamente quella di Peter Green nella sua trasferta nella Windy City, e anche la solista non scherza con un intervento pungente. La title track prevede una parte cantata molto raffinata di Moss, mentre chitarra ed armonica si lasciano andare a continui ficcanti assoli sul groove swingante del brano, per poi “raccogliersi” in un lentone d’atmosfera come Sanctified, Holy, And Hateful, solenne e scandito dalle volute del piano di Streiff, cantato veramente bene da Nick Moss, con l’armonica di contrappunto di Griuenling che fa quasi la parte dei fiati, prima di un assolo mozzafiato della Gibson del nostro.

Il primo dei due brani composti da Dennis Gruenling è una travolgente e pimpante Moving On My Way, di nuovo con tutta la band a rispondere a livello vocale al canto ruvido di Dennis, mentre all’assolo di Moss se ne aggiunge uno anche di Kid Andersen, con i due chitarristi che si rispondono dai canali dello stereo, per poi lasciare spazio nel finale all’armonica. Tell Me There’s Nothing Wrong, con Andersen alla baritone guitar è un Chicago blues diciamo più “normale”, buono senza essere memorabile, anche se i vari solisti sono sempre efficaci ai loro strumenti, stesso discorso anche per Full Moon Ache, che però in più ha un frenetico tempo che è spesso sull’orlo di trasformarsi in un rockabilly che ricorda certe cose dei Blasters più tradizionalisti, con un paio di divertenti “ululati” di Moss nel finale. Me And My Friends va di R&B alla grande, canzone appunto ritmata e molto coinvolgente, con il “solito” assolo sferzante della chitarra del nostro amico. Non manca un omaggio allo stile unico di Booker T. & The Mg’s con il fantastico strumentale Hot Zucchini, ancorati da un colossale groove del basso di Mantovani, l’organo di Streiff e la chitarra di Moss ripropongono i vecchi duelli di Jones e Cropper con classe cristallina, pure con fiati d’ordinanza sullo sfondo.

Simple Minded è un altro pezzo in puro Chicago style con piano, chitarra e il mandolino di Andersen a ricreare le atmosfere classiche delle 12 battute,  sulle quali si adagia l’armonica di Gruenling, che poi propone il suo secondo brano, Wait And See, altro limpido esempio del miglior blues che esce dalle strade della città dell’Illinois, ruvido e corposo, come prevede lo stile di Dennis, che comunque lascia spazio anche ad un ficcante assolo di Nick. Ci avviciniamo al finale con As Good It Gets un breve boogie semiacustico solo con armonica, chitarra, il contrabbasso slappato di Mantovani e la voce implorante di Moss, che poi lascia spazio alla notturna e jazzata Cutting The Monkey’s Tail, uno strumentale swingante e filante che è una ennesima occasione per ascoltare in azione i magnifici solisti di questa band, che poi si fanno più pensosi nell’ultimo brano. Una sentita The Comet ,dedicata all’amico scomparso Mike Ledbetter, cantata splendidamente da Moss, la canzone si avvale di un finissimo lavoro della chitarra solista di Monster Mike Welch, mentre Nick si limita ad accompagnare alla acustica in questo brano che rievoca le atmosfere del blues primigenio in arrivo dalle sponde del Delta del Mississippi https://www.youtube.com/watch?v=dN0iUMWDNwU  e che chiude in gloria questo ulteriore ottimo lavoro della Alligator, una etichetta, una garanzia di qualità.

Bruno Conti

Tra Blues, Gospel E Rock, Un Chitarrista Eccezionale Con La Produzione Di Dave Cobb. Robert Randolph & Family Band – Brighter Days

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Robert Randolph & The Family Band  – Brighter Days – Mascot/Provogue Records – 23-08-2019

La primissima impressione che ho avuto nell’ascoltare Baptise Me, la traccia di apertura di questo Brighter Days, (ottavo album per il musicista del New Jersey, e primo per la nuova etichetta Provogue), è stata quella di un tuffo nel passato, ad inizio anni ’70, all’epoca dei primi dischi di Eric Clapton, quelli con Delaney & Bonnie o anche Derek & The Dominos, quel tipo di suono: caldo, avvolgente, con la pedal steel di Robert Randolph in grande evidenza nel ruolo che fu della solista di Manolenta, ma anche la voce ben delineata, con tutte le sfumature e le coloriture dei migliori gospel e soul, fusi con il rock, e qui c’è sicuramente lo zampino del produttore Dave Cobb, maestro nel cogliere questi aspetti “naturali” della musica con estrema facilità e nitidezza (anche se in passato Randolph era stato prodotto da T-Bone Burnett e aveva avuto come ingegneri del suono Jim Scott e Eddie Kramer). Ovviamente il gospel e la “Sacred steel music” sono sempre stati tra gli ingredienti principali della musica di Randolph, ma questi anni di frequentazione proprio con Clapton (uno dei suoi primi estimatori), ma anche con i North Mississippi Allstars (anche in The Word), Buddy Guy, Santana, Robbie Robertson, hanno aumentato la quota rock nella sua musica, dove il quoziente virtuosistico ha sempre avuto una parte decisamente importante, non a caso per il sottoscritto Randolph è una sorta di Jimi Hendrix della pedal steel, in grado di estrarre dal suo attrezzo, anche in modo istrionico, soprattutto dal vivo, sonorità incredibili che in molti casi poco hanno a che spartire con il sound della pedal steel classica, per esempio nel country.

Brighter Days viene presentato come una sorta di ritorno alle radici della sua musica, anche se a ben vedere gli interpreti sono sempre stati quelli: la Family Band, ovvero i cugini Danyel Morgan al basso e Marcus Randolph alla batteria, oltre alla sorella Lenesha alle armonie vocali, ma anche cantante in alcuni brani. Tra le fonti di ispirazione ci sono sempre gli amati Staple Singers e Sly & Family Stone, il gospel screziato di rock, ma per l’occasione (da quello che so, perché ho scritto la recensione parecchio tempo prima dell’uscita, prevista per il 31 maggio e poi rinviata ulteriormente al 23 agosto) non ci sono ospiti importanti. Cobb, come detto, opta per un suono più organico e meno esplosivo:  anche se nella citata Baptise Me si capta il suono di una seconda chitarra e delle tastiere, oltre a Lenesha che al solito stimola il fratello a dare il meglio anche a livello vocale; Simple Man, l’unica cover, è proprio un pezzo di Pops Staples, una blues ballad che si trovava su Father Father, un disco solista del 1994, un brano molto misurato anche per l’approccio quasi minimale della pedal steel, meno esplosiva del solito https://www.youtube.com/watch?v=EwBiqdPtOaY . In Cry Over Me, altra intensa ballata, questa volta di impronta “deep south” soul, canta con impeto Lenesha Randolph, organo e piano evidenziano  le radici sudiste del suono e la pedal steel è sempre in grado di sorprendere con le sue sonorità uniche e una serie di assoli micidiali.

Second Hand Man è decisamente più funky, con la pedal steel quasi a sostenere il ruolo dei fiati e un clavinet ad aumentare la quota ritmica, mentre Randolph imperversa sempre con il suo strumento; la più riflessiva Have Mercy è una splendida ballata, che definirei country got soul, con i due fratelli a duettare tra loro in modo intenso e pregnante, con intarsi corali degni della migliore musica gospel ed un afflato melodico che non guasta. I Need You è una soffusa ballata pianistica, ancora degna della migliore tradizione del gospel più estatico, con una bella melodia ed interventi misurati della pedal steel di Randoplh, un pezzo che ricorda certe cose del vecchio Stevie Wonder anni ’70, quello “bravo” per intenderci; I’m Living Off The Love You Give vira decisamente verso un suono più rock e grintoso, senza dimenticare la lezione degli amati Sly And The Family Stone, con armonie vocali importanti e le solite folate della chitarra di Randoplh, e Cut Em Loose accentua vieppiù questo suono potente, tirato e carico, sempre attraversato dalla pedal steel minacciosa del nostro amico che non manca di sorprendere con sonorità quasi “impossibili”. La travolgente e impetuosa Don’t Fight It, tra boogie e R&R, ha un ritmo ancor più frenetico e coinvolgente, con finale in ulteriore crescendo, prima di lasciare spazio ad un ennesimo tuffo nel rock-blues chitarristico più ruvido ed intrippato, grazie ad una potentissima Strange Train che nel finale permette al nostro amico di esplorare e superare ancora una volta i limiti improvvisativi e sonori del suo incredibile strumento.

Finora uno dei migliori dischi del 2019.

Bruno Conti

Novità Prossime Venture 11. Grateful Dead, Il “Solito” Box Di Inizio Autunno: Il 27 Settembre Esce Saint Of Circumstance, Giants Stadium, East Rutherford, NJ, 6/17/91

grateful dead saint of circumstances 3 cd

The Grateful Dead – Saint Of Circumstance: Giants Stadium, East Rutherford, NJ, 6/17/91″ 3CD set Rhino/Warner – 27-09-2019

In fondo eravamo un po’ preoccupati, a parte la ristampa di https://discoclub.myblog.it/2019/06/20/prosegue-la-serie-di-ristampeproiettata-molto-nel-futuro-grateful-dead-aoxomoxoa-50th-anniversary/ , non c’erano stati nel 2019 annunci di altre uscite dal leggendario archivio di materiale dal vivo dei Grateful Dead. L’ultimo ad uscire, più o meno un anno fa, era stato https://discoclub.myblog.it/2018/10/03/finalmente-anche-i-dead-pubblicano-un-disco-dal-vivo-grateful-dead-pacific-northwest-73-74-believe-it-if-you-need-it/ , come al solito gestito dalla Rhino del gruppo Warner che, se non escono mega cofanetti pubblicati dalla etichetta personale del gruppo (e lo scorso anno proprio dei concerti di Pacific Nothwest era uscito un box da 19 CD), di solito gestisce la commercializzazione dei concerti della band californiana. Naturalmente anche questo Saint Of Circumstance viene annunciato come uno dei più “eccitanti, ispirati e grandi” show dell’ultima decade del gruppo, ma quale non lo è stato? Benché in questo caso sembra vero, come potete verificare dai brani inseriti nel Post: d’altronde è la legge del marketing, anche se i Dead hanno un gruppo di fedelissimi in giro per il mondo che comprano tutto quello che esce.

Comunque questo concerto presenta diversi punti di interesse: tra i brani raramente eseguiti dal vivo spiccano appunto Saint Of Circumstance (una canzone estratta da Go To Heaven del 1980, non proprio uno dei loro dischi migliori), oltre a Might As Well, New Speedway Boogie, e China Doll, Altra particolarità è una ricorrente Dark Star, che viene divisa addirittura in quattro parti proposte nel corso di diversi momenti della serata. Infine tra le chicche di questo live, il bis finale, che è una bellissima rilettura di The Weight della Band. Come al solito ecco il contenuto completo del triplo.

CD1]
1. Eyes Of The World
2. Walkin’ Blues
3. Brown-Eyed Women
4. Dark Star (Pt. 1)
5. When I Paint My Masterpiece
6. Loose Lucy
7. Cassidy
8. Might As Well

[CD2]
1. Saint Of Circumstance
2. Ship Of Fools
3. Dark Star (Pt. 2)
4. Truckin’

5. New Speedway Boogie
6. Dark Star (Pt. 3)
7. Uncle John’s Band
8. Dark Star (Pt. 4)
9. Drums

[CD3]
1. Space
2. China Doll
3. Playing In The Band
4. Sugar Magnolia
5. The Weight

L’uscita è prevista per il 27 settembre.

Bruno Conti

Prima Delle “Disavventure” Andava Ancora Come Un Treno! The Dickey Betts Band – Ramblin’ Man: Live At The St. George Theatre

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Dickey Betts Band – Ramblin’ Man: Live At The St. George Theatre – BMG CD/BluRay – 2LP

Lo scorso anno Dickey Betts, cioè l’ultimo baluardo di quel gruppo leggendario che è stata la Allman Brothers Band, ha seriamente rischiato di andare a far compagnia a Gregg Allman: prima, in Agosto, un leggero ictus che non gli ha fortunatamente causato grossi problemi, e poco dopo un brutto incidente domestico (pare avvenuto mentre giocava con il suo cane) che gli ha provocato una frattura del cranio con conseguente versamento sanguigno cerebrale. Sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, Betts si è ripreso benissimo, ma ha dovuto cancellare le date del tour previste per Novembre e a tutt’oggi non sappiamo se sarà in grado di esibirsi ancora (anche l’età, a Dicembre 2019 saranno 76 anni, non lo aiuta). Per fortuna Dickey aveva fatto in tempo a registrare la serata del 21 Luglio al St. George Theatre di Staten Island a New York, concerto facente parte del suo ultimo tour con la Dickey Betts Band, e così oggi possiamo godere di questa fantastica performance. Ramblin’ Man: Live At The St. George Theatre è quindi il resoconto di quella splendida serata, un CD con accluso BluRay (non c’è la versione in DVD, ma per gli amanti del vinile esiste anche in doppio LP) che ci mostra appunto un Betts in forma ancora smagliante dal punto di vista chitarristico e buona dal lato vocale.

Accompagnato da un gruppo formidabile di sei elementi che vede al suo interno altre due chitarre soliste (in piena tradizione sudista), una del figlio Duane Betts e l’altra di Damon Fowler (musicista che in carriera ha collaborato con gente del calibro di Buddy Guy, i fratelli Johnny ed Edgar Winter, Jeff Beck, Jimmie Vaughan e lo stesso Gregg Allman, oltre ad avere all’attivo una pregevole discografia da solista https://discoclub.myblog.it/2018/11/13/uno-dei-dischi-rock-blues-piu-belli-dellanno-damon-fowler-the-whiskey-bayou-session/ ), la sezione ritmica formata dal bassista Pedro Arevalo e dai due batteristi Frankie Lombardi e Steve Camilleri, per finire con il bravissimo pianista/organista Mike Kach, uno dei protagonisti del suono della band. Un concerto potente, vitale e pulsante, nettamente sbilanciato verso il repertorio della ABB (peccato manchi Seven Turns, una delle mie preferite): se questo sarà il canto del cigno del Dickey Betts performer (che qui sfoggia un’inedita barba bianca) potremo dire che ha deposto le armi in grande stile. Il CD dura 71 minuti e contiene sette canzoni, mentre il BluRay ne dura 94 e presenta tre brani in più, cioè gli unici due pezzi appartenenti al periodo solista di Betts (My Getaway e Nothing You Can Do) e la classica Statesboro Blues che pur essendo di Blind Willie McTell è da sempre legata a doppio filo alla ABB: non avendo avuto ancora modo e tempo di vedere la parte video, la recensione è fatta in base all’ascolto del CD, che comunque basta e avanza (e che avrebbe potuto essere allungato di uno dei tre pezzi in più del BluRay, lo spazio c’era).

Le sonorità calde di Hot’Lanta riempiono subito l’ambiente, con le sue atmosfere tra rock e jazz ed il tipico timbro pulito e melodico della chitarra del leader ma anche con il notevole organo di Kach: Dickey piazza subito un assolo di quelli che ti stendono, così tanto per cominciare, ben doppiato dal figlio Duane. Blue Sky è sempre stata splendida, una delle più belle canzoni degli Allman, e Betts dimostra di non aver perso il tocco magico, intrattenendo per dieci minuti di grande musica: introduzione inedita con echi quasi dei Grateful Dead, poi al secondo minuto arriva il celebre riff ed il brano prende il volo (nonostante il nostro palesi una voce non più limpida come un tempo), con un’altra eccellente prova di Kach questa volta al piano. E’ poi la volta dell’omaggio al compagno di mille avventure Gregg Allman, con una fluida versione di Midnight Rider affidata alla voce (e chitarra) del figlio di Gregg, Devon Allman (da lì a poco partner di Duane nella Allman Betts Band https://discoclub.myblog.it/2019/07/16/questi-cognomi-mi-dicono-qualcosa-the-allman-betts-band-down-to-the-river/ ), ospite speciale solo in questo pezzo: grande canzone e rilettura solida e perfettamente riuscita.

I seguenti 21 minuti sono occupati da una fulgida resa della formidabile In Memory Of Elizabeth Reed, una delle signature songs di Betts: atmosfera sudista al 100%, sonorità calde e coinvolgenti e solite magistrali prestazioni chitarristiche del trio di axemen, oltre ad un altro grandissimo assolo di piano, qui influenzato dalla musica jazz (e non mancano i momenti in cui anche le batterie ed il basso si esprimono in perfetta solitudine); il momento magico della serata prosegue con una roboante Whipping Post, altri dieci minuti abbondanti di vero southern rock di classe, inimitabile in quanto eseguito da uno degli inventori del genere. Chiusura con una tonica Ramblin’ Man, splendida canzone in puro stile country-rock in cui Dickey cerca di fare del suo meglio dal punto di vista vocale (da quello chitarristico ci riesce ancora senza problemi), e con una strepitosa Jessica, introdotta dal famoso riff e caratterizzata da un muro del suono rock di altissimo livello, in cui ogni strumento fa la sua parte alla grande (ancora con lo spettacolare piano di Kach sugli scudi). Degno finale per una serata da ricordare a lungo, soprattutto nel caso non dovessimo più riuscire a vedere Dickey Betts salire su un palco.

Marco Verdi

Sempre Uno Dei “Maestri” Del Blues E Del Soul, In Tutte Le Sue Coniugazioni. Delbert McClinton And Self-Made Men + Dana – Tall, Dark And Handsome

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Delbert McClinton And Self-Made Men + Dana – Tall, Dark And Handsome – Hot Shot Records/Thirty Tigers

E al blues e al soul, potremmo aggiungere Americana music, roots rock, country e tutti gli stili che ci girano intorno e vi vengono in mente. Perché il texano Delbert McClinton (come orgogliosamente dichiara lo sticker sulla copertina del CD, che ricorda le sue tre vittorie ai Grammy) nel corso degli anni ha frequentato tutti questi generi, quasi sempre sapientemente miscelati in una serie di album che toccavano tutte queste diverse anime musicali del nostro amico, che non a caso ha vinto un Grammy nel 1992 in ambito rock, in coppia con Bonnie Raitt, un’altra che conosce bene la materia, e due nella categoria Contemporary Blues, nel 2002 e 2006, totalizzando sette nominations complessive. Il musicista di Lubbock è salito per la prima volta su un palco nel 1957 e da allora ha sempre cantato dal vivo,  soprattutto negli States, senza peraltro mai raggiungere la grande fama, visto che il suo album di maggior successo, The Jealous Kind del 1980, è arrivato solo al n° 34 delle classifiche di vendita di Billboard. Ma ancora oggi a quasi 79 anni, li compirà a novembre, è considerato uno dei migliori stilisti e vocalist in circolazione, molto considerato da appassionati, critica e colleghi.

All’inizio di carriera, nel 1972 e 1973, faceva coppia, come Delbert & Glen, con Glen Clark, con cui ha realizzato una eccellente reunion negli anni 2000 , che è stata la sua ultima fatica con la New West https://discoclub.myblog.it/2013/07/07/sembra-quasi-un-disco-di-delbert-mcclinton-delbert-and-glen/, prima di dovere anche lui diventare “indipendente”, fondando una propria etichetta, la Hot Shot Records distribuita da Thirty Tigers, con cui ha pubblicato prima Prick Of The Litter nel 2017, e ora questo Tall, Dark And Handsome, sempre accompagnato dalla sua nuova formazione i Self-Made Men, ai quali si è aggiunta per l’occasione la sassofonista Dana Robbins. il disco è co-prodotto con McCClinton dai suoi abituali collaboratori Kevin McKendree, che è anche il tastierista della band, e Bob Britt, il chitarrista (nonché marito di Etta, che nel 2015 ha dedicato un delizioso disco a McClinton https://discoclub.myblog.it/2015/01/09/amica-delbert-mcclinton-etta-britt-etta-does-delbert/ ). Entrambi i musicisti sono anche i co-autori della gran parte delle canzoni, mentre il disco è stato registrato alla Rock House di Franklin, Tennessee, stato in cui il nostro amico vive ormai da moltissimo tempo. A completare la formazione, oltre alla Robbins, Mike Joyce al basso, Jack Bruno alla batteria e Quentin Ware alla tromba, più diversi altri musicisti e vecchi collaboratori che appaiono solo in alcuni brani.

In fondo, per riepilogare, potremmo definire il suo stile “roadhouse music”, un posto dove ti ristori l’animo lungo la strada e ascolti della buona musica: forse questo nuovo album non è il migliore della sua carriera ( per quanto siamo almeno ai livelli più che rispettabili del precedente), ma è comunque un disco solido, tutto incentrato, come è abitudine del nostro, su nuove canzoni scritte per l’occasione. L’iniziale Mr. Smith è uno shuffle jazz blues per big band, oppure sempre per abbreviare Texas swing ( e si capisce perché i Blues Brothers lo amavano), con fiati impazziti, vocalist di supporto (Vicki Hampton, Wendy Moten, Robert Bailey) molto impegnati, come pure McKendree al piano e la Robbins e Jim Hoke al sax, lui canta alla grande come sempre; la breve If I Hock My Guitar sta giusto a metà strada tra il R&R di Chuck Berry, con la chitarra di Britt in bella evidenza, e un errebì carnale che va molto di groove. No Chicken On The Bone è un divertente western swing con uso violino (Stuart Duncan), sempre con la voce granulosa e sporca (ma è sempre stata così, non è l’effetto dell’età) di McClinton titillata dalle sue coriste.

Altro cambio di atmosfera per Let’s Get Down Like We Used To, l’unico brano firmato insieme a Al Anderson degli NRBQ Pat McLaughlin, un pigro e carnale funky-blues con assolo di clarinetto di Hoke, e McKendree sempre elegante al piano elettrico, Gone To Mexico è una delle tre canzoni scritta in solitaria da Delbert, era già apparsa su un disco del 2010 di uno dei figli, Clay McClinton (con quattro dischi nel suo carnet) ed un’altra figlia, Delaney, è una delle coriste impiegate in questo album, brano molto ritmato e percussivo, dagli accenti latini e qualche tocco di salsa, con trombe, fiati e la fisarmonica dell’eclettico Jim Hoke in azione. Lulu è molto jazzy, mi ricorda, anche vocalmente, il Tom Waits anni ’70, raffinata e notturna, sulle ali di piano, chitarra e contrabbasso, mentre Loud Mouth è un blues chitarristico, con il figlio di McKendree, Yates, alla solista, una atmosfera che rimanda molto anche allo stile del Randy Newman più mosso, con le mani di McKendree che volano sul pianoforte https://www.youtube.com/watch?v=duL9um3cbvI , e anche la quasi omonima Down In the Mouth, un altro dei brani firmati in solitaria da McClinton, è un altro Texas blues shuffle di grande appeal https://www.youtube.com/watch?v=45bZwxicVTMRuby And Jules, tra piano jazz e R&B anni ’50 è un’altra delizia per i nostri padiglioni auricolari, sempre con quella voce sublime a sottolinearla, con Any Other Way che è l’unica ballata del disco, struggente e laconica, qualche profumo di New Orleans e nuovamente di Randy Newman, suonata sempre divinamente dai magnifici musicisti di questo disco e con assolo di sax d’ordinanza.

A Fool Like Me, rocca, rolla e swinga di brutto con tutta la band che lo segue come un sol uomo, manco fossero i Little Feat degli anni d’oro;: mentre almeno a livello di testo, come dice lo stesso Delbert, Can’t Get Up,  fa parte dei brani “non ho più l’età per fare queste cose”, ma invece ce l’ha eccome e lo fa benissimo, con McKendree che per l’occasione sfodera un organo Hammond vintage e malandrino per spalleggiarlo. Temporarily Insane è una strana canzone, molto waitsiana dell’ultimo periodo, mezza parlata e senza una melodia definita a sostenerla, non c’entra molto con il resto del CD, ma ha un suo fascino malato. Chiude la brevissima A Poem, altro brano strano che, come direbbe Tonino Di Pietro non ci azzecca molto con con il resto dell’album, un minuto dissonante e frammentario che non inficia comunque l’ottima qualità del resto del disco.

Bruno Conti

 

Ferragosto Con Paul. Good Rockin’ Tonight: Le Ristampe Live Di McCartney.

wings over america 2019paul mccartney chocba b cccp

paul mccartney paul is live paul mccartney amoeba gig

Paul McCartney & Wings – Wings Over America – Capitol 2CD – 3LP

Paul McCartney – CHOBA B CCCP – Capitol CD – LP

Paul McCartney – Paul Is Live – Capitol CD – 2LP

Paul McCartney – Amoeba Gig – Capitol CD – 2LP

Lo scorso 12 Luglio la Capitol ha ristampato quattro live albums della discografia di Paul McCartney, in CD digipak ed in vinile, sia nero che colorato per i collezionisti più avidi. La scelta è stata fatta optando per un album da ogni decade (esclusa la presente, anche perché negli anni dal 2010 ad oggi il buon Paul dal vivo non ha pubblicato alcunché), ed è quindi corretto presumere che i dischi in questione non beneficeranno in futuro delle edizioni super deluxe dedicate al catalogo dell’ex Beatle. In realtà la prima di queste ristampe, Wings Over America, era già uscita in formato cofanetto, e quindi questa nuova riedizione senza bonus tracks è di scarsissimo interesse e quindi riterrei opportuno bypassarla prendendo in esame le altre tre (probabilmente l’hanno scelta in quanto unico live ufficiale di Macca negli anni settanta, e non hanno voluto fare i “bastardi” mettendo fuori il Wings Over Europe disponibile solo nel mega-box dello scorso Dicembre con Wild Life e Red Rose Speedway).

CHOBA B CCCP è il famoso “album russo” che Paul pubblicò nel 1988 solo per il mercato sovietico, in piena Perestrojka: un lavoro composto unicamente da classici del rock’n’roll che Paul incise nell’87 con l’ausilio di una band essenziale, chitarra-piano-basso-batteria (con gente come Henry Spinetti, Chris Whitten, Nick Garvey dei Motors e Mike Gallagher dei Blockheads di Ian Dury): la ragione per cui lo troviamo inserito in un gruppo di album dal vivo è dovuto al fatto che gli undici brani presenti sono stati registrati in presa diretta e senza sovraincisioni, buona la prima e via. (NDM: questo album a grande richiesta fu poi pubblicato anche nel resto del mondo nel 1991 e con tre brani in più, ma questa è la versione originale con tanto di note di copertina in cirillico). Ed il disco è un piacere anche a distanza di anni, con un Paul in forma vocale strepitosa accompagnato da una band solida e senza fronzoli, un album che si ascolta tutto d’un fiato e che vede il nostro sciorinare eccellenti performance di classici del rock’n’roll come Kansas City (già incisa dai Beatles) ed una scatenata Lucille entrambe dal repertorio di Little Richard, un doppio Elvis (That’s Alright Mama e Just Because), due ottime rese di evergreen rispettivamente di Eddie Cochran e Lloyd Price (Twenty Flight Rock e Lawdy, Miss Clawdy), una vibrante Crackin’ Up di Bo Diddley e perfino Duke Ellington (Don’t Get Around Much Anymore). A mio parere però gli highlights sono una rilettura di gran classe di Bring It On Home To Me di Sam Cooke, una formidabile Ain’t That A Shame di Fats Domino ed una versione del traditional Midnight Special godibilissima e leggermente country. Spontaneo e diretto, uno dei dischi più piacevoli di Macca.

Paul Is Live, il prescelto per gli anni novanta, è invece un album del 1993 registrato in varie locations in giro per il mondo durante il tour di Off The Ground, scelta che mi fa pensare che il bellissimo Tripping The Live Fantastic del 1990 ed il delizioso Unplugged del 1991 potranno beneficiare in futuro del trattamento deluxe. Paul Is Live (il titolo e la divertente copertina erano una parodia sia della celebre immagine di Abbey Road che della leggenda metropolitana del “Paul è morto”) vedeva il nostro accompagnato dalla stessa band del tour precedente, in seguito del celebrato Flowers In The Dirt, con Robbie McIntosh e Hamish Stuart (ex Average White Band) alle chitarre, Paul Wickens e la moglie di Paul, Linda McCartney, alle tastiere e Blair Cunningham alla batteria. Paul Is Live è un buon disco, che però ha il difetto di venire solo tre anni dopo il trionfale Tripping The Live Fantastic, che era pieno zeppo di classici dei Beatles e di Paul solista, oltre che dei brani migliori di Flowers In The Dirt che era un album decisamente migliore rispetto a Off The Ground: qui la scelta è stata di non ripetere le canzoni presenti su Tripping (a parte Live And Let Die), con la conseguenza di avere una maggioranza di brani “minori”. Anche se per definire minori pezzi del calibro di Drive My Car, Let Me Roll It, All My Loving, We Can Work It Out, Michelle, Here, There And Everywhere, Lady Madonna, Paperback Writer e Penny Lane ci vuole una certa dose di coraggio. Da Off The Ground sono ripresi cinque brani ma mancano i due migliori (la title track ed il rock’n’roll Get Out Of My Way), anche se Hope Of Deliverance è una piacevole pop song tipica del nostro; c’è una buona versione della classica My Love, due vitali rock’n’roll come Good Rockin’ Tonight (acustica ma coinvolgente) e Kansas City ed un paio di improvvisazioni registrate durante il soundcheck (Hotel In Benidorm, A Fine Day). Ripeto, un buon live che ha l’unico “difetto” di venire dopo lo splendido Tripping The Live Fantastic ed un gioiellino come Unplugged.

E veniamo al pezzo forte di questo gruppo di ristampe, cioè Amoeba Gig, che documenta uno show del 2007 molto particolare, registrato all’interno dell’immenso negozio di dischi Amoeba di Hollywood (io sono stato in quello di San Francisco, in zona Haight-Asbury, ed è un vero paradiso per gli appassionati) con la band dell’epoca (Rusty Anderson, Brian Ray, David Arch ed Abe Laboriel Jr., forse il gruppo migliore che Paul abbia mai avuto, Wings compresi, e quello con il suono più rock) per promuovere il nuovo album Memory Almost Full. All’epoca era uscito un EP di appena quattro brani intitolato Amoeba’s Secret, mentre nel 2010 il settimanale britannico Mail On Sunday aveva allegato ad una delle sue uscite una limitatissima versione con 12 pezzi chiamata Live In Los Angeles. Ora finalmente con Amoeba Gig possiamo godere dell’esibizione completa di 21 brani (nella versione in vinile c’è anche una Coming Up proveniente dal soundcheck), un live album in pratica nuovo che presenta un Paul in forma smagliante e più disinvolto che mai, autore di una prova decisamente energica e con una scaletta decisamente sbilanciata verso pezzi dall’approccio rock. Memory Almost Full è solo un pretesto, in quanto Macca ne suona solo cinque pezzi (tra cui i due più riusciti, la bella e potente Only Mama Knows e la piacevole e coinvolgente pop song Dance Tonight); il passato solista di Paul è riassunto nella deliziosa C Moon, la tenue Calico Skies ed il toccante omaggio a John Lennon di Here Today (c’è anche una breve ripresa di Baby Face, cover di un brano popolare degli anni venti che il nostro aveva già eseguito nei seventies durante uno special televisivo). Il resto è tutto Beatles, con un paio di pezzi acustici (I’ll Follow The Sun dal ritmo accelerato e quasi country e Blackbird), tre ballate (un’intensa The Long And Winding Road e le straordinarie Hey Jude e Let It Be), ma soprattutto tantissimo rock’n’roll, con titoli come Drive My Car, Back In The USSR, I’ve Got A Feeling (strepitosa), Matchbox (di Carl Perkins, nei Fab Four la cantava Ringo), Get Back ed un finale travolgente con Lady Madonna e I Saw Her Standing There.

Quindi due ristampe interessanti visto il suono rimasterizzato (CHOBA B CCCP e Paul Is Live), una inutile (Wings Over America) ed Amoeba Gig, imperdibile sia per il fatto di essere praticamente un live nuovo di zecca che per la qualità della performance.

Marco Verdi

Replay. Succedeva Giusto 50 Anni Fa! La Rhino Ha Pubblicato Il 2 Agosto Il Mega Cofanetto Del Secolo: Edizione Limitata E Numerata in 38 CD Per Woodstock Back To The Garden The Definitive 50th Anniversary Archive

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Woodstock – Back To The Garden: The Definitive 50th Anniversary Archive – 38 CD + 1 Blu-ray – Rhino Tiratura Limitata E Numerata 1969 Copie!! – 02-08-2019

Quest’anno è il 50° Anniversario Dei Famosi “3 Giorni Di Pace E Musica” che si tennero in quel di Woodstock dal 15 al 18 agosto del 1969 (in effetti quattro perché alcune esibizioni, tra cui quella conclusiva di Jimi Hendrix, si tennero la mattina di lunedì 18 agosto, e per essere ancora più precisi il luogo esatto fu Bethel, una piccola località nei pressi di New York, vicina appunto alla cittadina di Woodstock). Come avrete letto o sentito era stata annunciata da Michael Lang, l’organizzatore della manifestazione originale, una edizione per festeggiare il 50° Anniversario Dell’Evento da tenersi a Watkins Glen tra il 16 ed il 18 agosto del 2019, ma poi il 29 aprile molti degli sponsors e degli investitori coinvolti nel finanziamento della produzione hanno annunciato che il Festival era stato cancellato. Ma Lang e gli altri organizzatori hanno cercato lungamente di tenere ugualmente lo spettacolo, ma poi all’inizio di agosto il “nuovo” Fesival è stato definitavamente cancellato. Tra i musicisti annunciati c’erano anche alcuni dei principali protagonisti della Woodstock originale: John Fogerty (dei Creedence Clearwater Revival), Carlos Santana (dei Santana), David Crosby (in rappresentanza di Crosby, Stills & Nash), Melanie, John Sebastian, Country Joe McDonald, 3 dei Grateful Dead sopravvissuti (come Dead & Company), i Canned Heat, e gli Hot Tuna (con due dei Jefferson Airplane originali). Alla fine però, come detto, non se ne è fatto nella, per cui occupiamoci della notizia certa.

La Rhino ha pubblicato il 2 agosto, con vendita solo sul proprio sito, questa mega versione “definitiva” che contiene le esibizioni complete di tutti gli artisti che si esibirono al Festival, quasi, perché mancano 2 brani di JImi Hendrix, la cui famiglia non ha dato l’autorizzazione alla pubblicazione, e uno degli Sha Na Na, per problemi tecnici: un totale di 432 brani, 267 mai pubblicati prima, divisi su 38 CD, più il Blu-ray della Director’s Cut ampliata del film, un libro rilegato con la storia del Festival raccontata da Michael Lang, la replica del poster e dei programmi originali, le stampe delle foto di Henry Diltz e una tracolla per chitarra. Il tutto inserito in una confezione di legno compensato e tela con copertina serigrafata, in tiratura limitata e numerata, manco a dirlo, di 1969 copie. Questa edizione costava, per quei pochi che se la sono potuta permettere in giro per il mondo, la modica cifra di 799.98 dollari (per noi europei ed italiani, tradotto e maggiorato con l’aggiunta di spese di spedizione, spese doganali, tasse e quant’altro, voleva dire circa 1000 euro presumo, ed è andata comunque completamente esaurita, ebbene sì! La lista completa dei brani non è stata annunciata (comunque si trovava facilmente in rete), ma gli artisti presenti, in rigoroso ordine cronologico di apparizione sono i seguenti.

 Richie Havens

Sweetwater

Bert Sommer

Tim Hardin

Ravi Shankar

Melanie

Arlo Guthrie

Joan Baez

Quill

Country Joe McDonald

Santana

John B. Sebastian

The Keef Hartley Band

The Incredible String Band

Canned Heat

Mountain

Grateful Dead

Creedence Clearwater Revival

Janis Joplin

Sly & The Family Stone

The Who

Jefferson Airplane

Joe Cocker

Country Joe & The Fish

Ten Years After

The Band

Johnny Winter

Blood, Sweat & Tears

Crosby, Stills & Nash

Crosby, Stills, Nash & Young

The Butterfield Blues Band

Sha Na Na

Jimi Hendrix

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Per fortuna la Rhino per i più poveri ha pubblicato anche due versioni (tre con il vinile quintuplo) “normali” con degli estratti dalla edizione completa. In uscita il 28 giugno abbiamo quindi avuto un cofanetto da 10 CD, definito Experience, con 162 brani a rappresentare con almeno un pezzo, anche in questo caso per la prima volta, tutti i gruppi e i solisti che si esibirono nei tre giorni. Questa versione costa “solo” circa 125 dollari o euro, mentre quella da 3 CD, definita Collection, con 42 delle più belle canzoni estratte dall’integrale, intorno ai 20 euro; “stranamente” sempre senza Jimi Hendrix in quella tripla, mi è cascato subito l’occhio leggendo la lista dei contenuti, che comunque trovate qui sotto, prima quella da 10 CD.

Disc One

Richie Havens

1. Hello!

2. “From The Prison>Get Together>From The Prison”

3. “High Flying Bird”

4. “With A Little Help From My Friends”

5. “Handsome Johnny”

6. “Freedom”

7. It seems there are a few cars blocking the road – John Morris

Sweetwater

8. “Look Out”

9. “Day Song”

10. “Two Worlds”

Bert Sommer

11. “Jennifer”

12. “And When It’s Over”

13. “America”

14. “Smile”

15. Let’s see how bright it can be – John Morris

Tim Hardin

16. “How Can We Hang On To A Dream”

17. “If I Were A Carpenter”

18. “Reason To Believe”

19. “Misty Roses”

20. We’re a pretty big city right now– John Morris

 

Disc Two

1. Somebody, somewhere is giving out some flat blue acid – John Morris

Ravi Shankar

2. “Raga Manj Kmahaj”

Melanie

3. “Momma Momma”

4. “Beautiful People”

5. “Mr. Tambourine Man”

6. “Birthday Of The Sun”

7. It’s a free concert from now on – John Morris

Arlo Guthrie

8. “Coming Into Los Angeles”

9. Lotta freaks!

10. “Wheel Of Fortune”

11. “Walking Down The Line”

12. “Every Hand In The Land”

13. Let’s just make the festival, not the other stuff – John Morris

Joan Baez

14. “The Last Thing On My Mind”

15. “I Shall Be Released”

16. He already had a very, very good hunger strike going

17. “Joe Hill”

18. “Drug Store Truck Drivin’ Man” – featuring Jeffrey Shurtleff

19. That brings us fairly close to the dawn – John Morris

20. I guess the reason we’re here is music – John Morris

Quill

21. “They Live The Life”

22. “That’s How I Eat”

 

Disc Three

1. Can those of you in the back hear well? – Chip Monck

Country Joe McDonald

2. “Janis”

3. “Donovan’s Reef”

4. “The “Fish” Cheer/I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag”

5. Those wishing to be lost, those wishing to be found – Chip Monck

Santana

6. “Savor”

7. “Jingo”

8. “Persuasion”

9. “Soul Sacrifice”

10. An exciting set is understandable – Chip Monck

John B. Sebastian

11. “How Have You Been”

12. “Rainbows All Over Your Blues”

13. “I Had A Dream”

14. “Darling Be Home Soon”

The Keef Hartley Band

15. Halfbreed Medley: “Sinning For You>Leaving Trunk>Just To Cry>Sinning For You”

16. Bring Jerry’s nitroglycerin pills to the Indian Pavilion – Chip Monck

 

Disc Four

1. Go to Mr. Lang’s office right away – Chip Monck

The Incredible String Band

2. “Invocation”

3. “The Letter”

4. “Gather ‘Round”

5. “When You Find Out Who You Are”

6. If things aren’t going well for you or whatever – Chip Monck & Hugh Romney

Canned Heat

7. “Going Up The Country”

8. “Woodstock Boogie”

9. Can we have a little juice on this other microphone, please? – Bob Hite & Chip Monck

10. “On The Road Again”

11. It’s your own trip – Chip Monck

 

Disc Five

1. We’ll take care of that right away – Chip Monck

Mountain

2. “Theme For An Imaginary Western”

3. “Long Red”

4. “Who Am I But You And The Sun (For Yasgur’s Farm)”

5. “Southbound Train”

6. Open your eyes wide – Chip Monck & Joshua White

7. So many people have been able to participate in such a debacle – Ken Babbs

Grateful Dead

8. “Mama Tried”

9. It’s a sinister plot! – Ken Babbs, Country Joe McDonald, et al

10. “Dark Star”

11. “High Time”

12. You’re carrying Janis’s wah-wah pedals – John Morris

Creedence Clearwater Revival

13. “Green River”

14. “Bad Moon Rising”

15. “I Put A Spell On You”

16. It’s going to be a very long evening – Chip Monck

 

Disc Six

Janis Joplin

1. “To Love Somebody”

2. “Kozmic Blues”

3. “Piece Of My Heart”

4. Music’s for grooving, man

5. “Ball And Chain”

6. Just in case you should get any ideas about leaving – Chip Monck

Sly & The Family Stone

7. Medley: “Everyday People>Dance To The Music>Music Lover>I Want To Take You Higher”

8. Are you supposed to be up there rapping? No, man. – Abbie Hoffman & stagehand

The Who

9. “I Can’t Explain”

10. “Pinball Wizard”

11. I can dig it – Abbie Hoffman & Pete Townshend

12. “We’re Not Gonna Take It”

13. “Shakin’ All Over”

14. “My Generation”

15. Welcome this new day – Chip Monck

 

Disc Seven

Jefferson Airplane

1. “The Other Side Of This Life”

2. “Somebody To Love”

3. Let’s play it out of tune – Grace Slick

4. “3/5 Of A Mile In 10 Seconds”

5. “Won’t You Try/Saturday Afternoon”

6. We got a whole lot of orange and it was fine – Grace Slick

7. “Plastic Fantastic Lover”

8. “Volunteers”

9. If you’re too tired to chew, pass it on – Hugh Romney

10. The roads are fairly clear now – John Morris

11. This is the largest group of people ever assembled in one place – Max Yasgur

Joe Cocker

12. “Dear Landlord”

13. “Feelin’ Alright”

14. “Let’s Go Get Stoned”

15. “Hitchcock Railway”

16. “With A Little Help From My Friends”

17. Isn’t the rain beautiful? – John Morris, Barry Melton, rainstorm & audience

 

Disc Eight

Country Joe & The Fish

1. “Rock And Soul Music”

2. “Love”

3. “Silver And Gold”

4. “Rock And Soul Music” (Reprise)

Ten Years After

5. “Help Me”

6. “I’m Going Home”

7. Come down and say hello to us – Chip Monck

The Band

8. “Chest Fever”

9. “Tears Of Rage”

10. “This Wheel’s On Fire”

11. “I Shall Be Released”

12. “The Weight”

13. We’ve just had a slight change in running order – Chip Monck

 

Disc Nine

1. It’s really a drag – Chip Monck

Johnny Winter

2. “Leland Mississippi Blues”

3. “Mean Town Blues”

4. “Johnny B. Goode”

5. It just doesn’t seem to be necessary – Chip Monck

Blood, Sweat & Tears

6. “More And More”

7. “Spinning Wheel”

8. “Smiling Phases”

9. “You’ve Made Me So Very Happy”

Crosby, Stills & Nash

10. Tell ‘em who we are, man

11. “Suite: Judy Blue Eyes”

12. “Blackbird”

13. “Marrakesh Express”

Crosby, Stills, Nash & Young

14. “Sea Of Madness”

15. “Wooden Ships”

16. Bummer!

17. “49 Bye-Byes”

 

Disc Ten

The Butterfield Blues Band

1. “No Amount Of Loving”

2. “Love March”

3. “Everything’s Gonna Be Alright”

Sha Na Na

4. Test – Chip Monck & Sha Na Na

5. “Get A Job”

6. “Come Go With Me”

7. “Silhouettes”

8. “At The Hop”

9. “Duke Of Earl”

10. “Get A Job” (Reprise)

11. Thank you for making all this possible – Chip Monck

Jimi Hendrix

12. “Hear My Train A Comin’”

13. “Izabella”

14. “The Star Spangled Banner>Purple Haze”

15. Good wishes, good day, and a good life – Chip Monck

E poi, quella da 3 CD:

Disc One

1. “Handsome Johnny” – Richie Havens

2. “Freedom (Motherless Child)” – Richie Havens

3. Everybody’s ground getting comfortable? – John Morris

4. “Reason To Believe” – Tim Hardin

5. It’s deadly serious, man – John Morris

6. “Coming Into Los Angeles” – Arlo Guthrie

7. Lotta Freaks! – Arlo Guthrie

8. “Drug Store Truck Drivin’ Man” – Joan Baez With Jeffrey Shurtleff

9. Please come down – Chip Monck

10. “The “Fish” Cheer/I-Feel-Like-I’m-Fixin’-To-Die Rag” – Country Joe McDonald

11. “Jingo” – Santana

12. “Soul Sacrifice” – Santana

13. Helen Savage, please call your father – Chip Monck

14. “Darling Be Home Soon” – John B. Sebastian

15. It’s not poison! – Hugh Romney

16. “Going Up The Country” – Canned Heat

17. “On The Road Again” – Canned Heat

 

Disc Two

1. Country common sense! – Chip Monck, Country Joe Mcdonald, Ken Babbs

2. “Dark Star” – Grateful Dead

3. We’ve got the keys to your house – John Morris

4. “Bad Moon Rising” – Creedence Clearwater Revival

5. “I Put A Spell On You” – Creedence Clearwater Revival

6. “Kozmic Blues” – Janis Joplin

7. “Piece Of My Heart” – Janis Joplin

8. Medley: “Dance To The Music>Music Lover>I Want To Take You Higher” – Sly & The Family Stone

9. “We’re Not Gonna Take It” – The Who

10. “My Generation” – The Who

11. “Somebody To Love” – Jefferson Airplane

12. “Volunteers” – Jefferson Airplane

13. We must be in heaven, man! – Hugh Romney

 

Disc Three

1. I think you people have proven something to the world – Max Yasgur

2. “With A Little Help From My Friends” – Joe Cocker

3. Looks like we’re gonna get a little bit of rain – John Morris

4. “I’m Going Home” – Ten Years After

5. “The Weight” – The Band

6. “Spinning Wheel” – Blood, Sweat & Tears

7. “Suite: Judy Blue Eyes” – Crosby, Stills & Nash

8. “Sea Of Madness” – Crosby, Stills, Nash & Young

9. “Wooden Ships” – Crosby, Stills, Nash & Young

10. “Love March” – The Butterfield Blues Band

11. “At The Hop” – Sha Na Na

12. It’s been a delight seeing you – Chip Monck

Come avrebbe detto Totò “Alla faccia del bicarbonato di sodio”! Non male per una manifestazione che era nata contro il consumismo.

Bruno Conti