Carole King, The Queen Of Classic Pop: Una Breve Cronistoria, Seconda Parte.

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Seconda Parte.

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Music – 1971 Ode/Epic – ***1/2

E per la serie l’ispirazione inarrestabile non finisce mica qui, a dicembre dello stesso 1971 ecco già pronto un altro album Music, sempre prodotto da Lou Adler, con il consueto nucleo di musicisti dei dischi precedenti, a cui si aggiungono Bobbye Hall alle percussioni e un nutrito gruppo di fiatisti. Non è un altro capolavoro, e come potrebbe essere, ma ancora un ottimo album. Proprio nell’iniziale Brother, Brother si apprezzano le percussioni di Mrs. Hall che danno quasi un’impronta soul alla Marvin Gaye al sound, con il sax in bella evidenza, It’s Going To Take Some Time, uno dei tre brani scritti con la Stern, ha la allure delle migliori canzoni di Carole, anche se la qualità non raggiunge le vette celestiali del precedente album, pur se una certa serenità di fondo traspare anche nella musica.

Deliziose anche Sweet Seasons e la ripresa della dolcissima Some Kind Of Wonderful, un brano targato Goffin/King che fu un successo proprio per Marvin Gaye. Larkey lavora sempre di fino al basso e il suono complessivo del LP ricorda da vicino quello che anche Laura Nyro stava sviluppando in quegli anni, per esempio nella raffinatissima Surely e nella pianistica title-track Music, graziata anche da uno splendido assolo del sax di Curtis Amy, mentre Song Of Long Ago è una sorta di duetto con la King e James Taylor che vocalizzano insieme nello stile West Coast tipico di Carole che rimane una costante di molte canzoni.

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Rhymes And Reasons – 1972 Ode/Epic ***1/2

Come il precedente anche Rhymes And Reasons arriva ai primissimi posti della classifica Usa: Music al 1° e questo al 2°, ma la qualità rimane sempre altissima. Alla batteria arriva Harvey Mason, David T. Walker si alterna a Kortchmar come chitarrista, Carole King oltre che al pianoforte è impegnata anche a clavinet, Wurlitzer e Fender Rhodes,  e i fiati e gli archi sono sempre presenti nella produzione di Adler. Per l’occasione c’è solo una canzone della coppia Goffin/King, ma ben quattro scritte con Toni Stern, le prime  del disco. Piacevole ma non memorabile per i suoi standard, però l’iniziale Come Down Easy, Peace In The Valley, l’orchestrata First Day In August, la ritmata Bitter With The Sweet e Been To Canaan, quasi alla Bacharach, confermano la classe innata.

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Fantasy – 1973 Epic/Ode – ***1/2

E’ una specie di concept album, anzi un song cycle, che viene portato in tour, pure in Europa, e lo ritroviamo nel bellissimo CD/DVD Live At Montreux 1973, di cui leggete la recensione in altra parte del Blog https://discoclub.myblog.it/2019/09/05/dal-passato-di-una-delle-piu-grandi-cantautrici-di-sempre-una-perla-sconosciuta-carole-king-live-at-montreux-1973/, un disco ancora una volta molto influenzato dalla black music, e dal funky leggero ma con tocchi jazz, visto che è accompagnata da una band “nera”, qualche titolo dei brani migliori lo trovate proprio nella recensione.

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Wrap Around Joy – 1974 Epic/Ode – ***

E’ l’ultimo disco in cui appare Larkey, neppure in tutti I brani, visto che nell’album suonano in metà di mille: comunque ancora un buon disco, in cui troviamo l’iniziale deliziosa Nightingale, un singolo di successo come Jazzman, e un paio di ballate Change in Mind, Change of Heart e We Are In All This Together, ma nell’insieme il disco, con la presenza delle figlie Louise e Sherry alle armonie vocali, è fin troppo lavorato e “zuccherino” in molti brani.

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Se volete crearvi la vostra discografia perfetta di Carole King aggiungete questo box a prezzo speciale con gli album del periodo Ode e aggiungete Tapestry e avrete tutto l’indispensabile della prima parte della carriera.

Vediamo Il Meglio ( E Il Peggio) del Resto.

Mentre invece per gli anni successivi il meglio del periodo seguente lo trovate in questo piccolo cofanetto qui sopra sempre a prezzo speciale.

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In effetti Thoroughbred (1976 -***) sarebbe l’ultimo album per la Ode, ancora con Adler alla produzione, e sulla carta, visti i musicisti presenti, a fianco di Kunkel e Kootch Kortchmar ci sono Waddy Wachtel, Lee Sklar, David Crosby, Graham Nash, James Taylor, JD Souther, Tom Scott, dovrebbe essere eccellente, ma a parte qualche brano, come l’iniziale So Many Ways, Daughter Of Light, il singolo Only Love Is Real, There’s Space Between Us, ogni tanto si sfiora l’easy listening, sia pure di gran classe. Nel 1977 firma con la Capitol, ma si sposa anche con Rick Evers, un tossico, ex homeless, che abusa anche fisicamente di lei, per quanto si dica che pure lei avesse il suo caratterino e rapporti difficili con gli altri ex e con gli “amici”. Dopo una serie di album deludenti giustamente decide di rivolgersi al meglio del suo repertorio passato e pubblica nel 1980 Pearls: Songs of Goffin and King  (Capitol 1980 – ***1/2) dove rivisita dieci canzoni del suo songbook, con l’aiuto del cantautore Mark Hallman, che produce l’album. Non male anche One To One – Atlantic -*** del 1982, sempre prodotto da Hallman, con i rientranti Kortchmar e Larkey, ma poi è notte fonda, City Streets suono orrido anni ’80, vede nel 1989 la presenza di Eric Clapton e Branford Marsalis, ma stenderei un velo pietoso.  Negli anni ’90 esce solo Colour Of Your Dreams, disco del 1993 con Slash alla solista, e ho detto tutto.

Negli anni 2000 ricordiamo il discreto disco natalizio del 2011 A Holiday Carole e soprattutto alcuni notevoli  dischi dal vivo, The Living Room Tour (2005 Hear Music  -***), l’ottimo Live At The Troubadour con James Taylor (2010 Concord ***1/2), registrato nel 2007 e l’eccellente Tapestry: Live In Hyde Park (Sony Legacy 2017 – ****) , registrato nel 2016 per festeggiare i 45 anni del suo disco più bello https://discoclub.myblog.it/2017/10/15/uno-dei-dischi-piu-belli-della-storia-della-musica-rock-anche-in-versione-dal-vivo-carole-king-tapestry-live-at-hyde-park/ .

Direi che questo è quanto.

Bruno Conti

Carole King, The Queen Of Classic Pop: Una Breve Cronistoria, Seconda Parte.ultima modifica: 2019-09-08T09:59:49+02:00da bruno_conti
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